Note: attenzione, non ho completato il pezzo del viaggio in
Italia, saltando avanti di qualche mese.
Comunque non era indispensabile finire quella parte per scrivere
questa, altrimenti non sarei riuscita a scriverne. Potete leggerla
tranquillamente senza temere spoiler strani.
Per
istinto e pensiero
di ellephedre
Inizio maggio 1997 -Mercurio
Ami rimirò il cielo.
Le stelle erano meno nitide sopra
Tokyo,
offuscate dalle luci della città. A lei non
importava: nei suoi ricordi
erano moltiplicate per cento, come nell'immensa volta celeste che aveva
ammirato a Capo Nord. Era stato un viaggio breve ma intenso. Lei e
Alexander avevano
resistito per un'ora nel freddo norvegese di aprile, coperti da capo a
piedi con due strati di calze, cappotti, maglioni, guanti. Ne era valsa
la pena. Si era sentita a un passo dal cielo, capace di toccarlo con un
dito se solo si fosse sporta in avanti.
Il vento polare le aveva
fatto colare liquido dal naso. Se n'era accorta solo quando Alexander
glielo aveva asciugato con un fazzoletto, battendo i denti per il
freddo. Avevano riso e si erano stretti più
forte. Andandosene, si
erano messi d'accordo per ripetere quel viaggio, magari in agosto,
quando le temperature fossero diventate più accessibili.
«Che cosa stai sognando?»
Quasi cascò giù dal ramo su cui si era salita. Si
aggrappò al tronco dell'albero.
«Niente.»
Usagi incombeva sopra la sua testa. «Andiamo,
confidati!»
L'equilibrio
di Usagi era perfetto. Nemmeno lei si accorgeva che non stava
sostenendo per intero il peso sulle gambe. Ami non
riuscì a farglielo
notare.
«Suu, Ami-chan! Voglio sapere cosa ti fa brillare gli occhi!
Sono curiosa!»
Makoto balzò sul ramo opposto al loro, i nastri del costume
Sailor che le sfioravano le gambe. «Di cosa
chiacchierate?»
«Di amore!»
«Ma
no!» chiarì Ami. Usagi aveva un unico pensiero in
testa. «Stavo
ricordando il
viaggio che ho fatto con Alexander questo weekend. Voglio tornarci. Il
cielo
in quel punto della Terra offre una vista unica!»
«Sei così fortunata!» esclamò
Makoto. «Nell'ultimo mese tu e Alex avete fatto il giro del
mondo.»
Sì,
nei ritagli di tempo, soprattutto nei fine settimana.
«Abbiamo deciso
di focalizzarci su posti che difficilmente raggiungeremmo
con aerei o macchine. Capo Nord presentava ancora un insediamento
umano, ma dalla prossima volta saremo più
coraggiosi.»
Makoto si
preoccupò. «Se andate in luoghi troppo isolati,
rimani
trasformata. Potrebbero esserci animali selvaggi nei paraggi.»
Lei ne aveva tenuto conto. «Terrò in
piedi la mia
barriera, così saremo al sicuro.»
«Che
invidia!» Usagi aveva incrociato le braccia, emettendo un
sospiro. «Ma
perché fate questi viaggi soli soletti? Per una volta non
potremmo fare
una mega-gita di gruppo?»
«Ah... certo.» Sarebbe stato complicato far
coincidere gli orari di tutti, ma...
Makoto era dubbiosa. «Riusciresti a teletrasportarci tutti
insieme, Ami?»
Bisognava pure che si allenasse a farlo, no? In battaglia sarebbe
risultato utile un giorno. «Ci proverò.»
«EHI!»
Chinarono tutte la testa. Rei le chiamava dal suolo, le mani sui
fianchi. «Sono rimasta sola ad allenarmi!»
«Scusa.»
Ami si strinse nelle spalle e scese a terra. «Ti ho vista
molto
concentrata.» L'aveva lasciata mentre produceva una
piccola
luce rossa tra le mani. In quel lume di fuoco Ami aveva percepito
un'immensità di potere.
«Sì, sì» le fece eco Usagi,
atterrando vicino. «Se avessimo fatto volare una mosca ci
avresti incenerito!»
Rei non la prese bene. «Tutte scuse! La verità
è che dopo un po' allenarti ti annoia!»
Usagi fece spallucce, beffarda. «Che ci posso fare se non
siete più alla mia altezza?»
Rei ringhiò. «Makoto. Falla fuori.»
Makoto soffocò una risatina. «Non sono un
cane.»
«Sei l'unico pianeta tra noi oltre a Minako. Qualcuno deve
pur darle una lezione!»
Makoto si massaggiò il mento. «Da sola
è ancora difficile, ma se io e Minako ci
unissimo...»
«Non servirebbe a niente» dichiarò
sicura Usagi.
Rei sfoderò il comunicatore. «Adesso chiamo Haruka
e Michiru. E Hotaru.»
Usagi fece una smorfia. «Perché mi volete
male?!»
«Perché sei arrogante!» Rei la
picchiettò sulla testa, poi la risata di entrambe si sciolse
in un abbraccio comune.
Ami le osservò, serena. «Si sta facendo tardi.
Vorrei fare un ultimo combattimento prima di andare a casa.»
«Contro
di me!» Rei si indicò con la mano. «Ho
deciso di diventare così forte
da impedire alla tua acqua di spegnere il mio fuoco!»
Era un ottimo proposito. «Superare la natura elementale dei
nostri poteri ci porterà su un piano di forza
superiore.»
Rei sbatté una mano in aria. «Lo preferisco come
l'ho detto io.»
Usagi
e Makoto fecero loro spazio nella radura che avevano scelto come luogo
di allenamento. Unendo le mani all'altezza dello stomaco, Ami si
caricò
di energia, estraneandosi. Di fronte a lei Rei venne avvolta dalla
fiamme.
Ami sobbalzò.
«Sto bene, non preoccuparti! Prova ad
attaccarmi!»
Incredula Ami si scambiò un'occhiata estasiata con Usagi e
Makoto.
«Cos'è
questa condiscendenza, ragazze? Ho fatto esplodere un vulcano in mezzo
alla città, era normale che prima o poi mi
ripetessi!»
Ami cercò di distinguere il volto di Rei oltre le lingue di
fuoco. Sapeva cosa voleva lei.
Invece di pensare ancora, le offrì la sfida che bramava.
«Mercury Aqua Mirage!»
Le
sue sfere d'acqua attaccarono Rei da diversi punti, cercando di trovare
un varco tra le fiamme. Il fuoco continuò ad ardere
imperterrito,
proteggendola.
Rei si gettò in avanti.
«Ora tocca a me!»
Ami erse la
propria barriera trasparente, impedendo a Rei di vederla
finché non vi
si scontrò con la faccia. Il fuoco attorno al suo corpo
svanì di colpo
ma Ami non ebbe pietà. «Mercury!»
Aprì la mano in aria, dando vita al
simbolo del suo pianeta. Intorno alla sua mano si creò
un vortice
d'acqua.
Rei era stata altrettanto veloce. «Flame Sniper!»
Scoccò
una freccia di fuoco contro la mano di lei, disintegrando il suo
simbolo.
Ami balzò all'indietro, optando per una strategia difensiva.
«Shabon Spray!»
La nebbia riempì la radura.
In mezzo alla coltre umida Ami vide una fiammata improvvisa. Venne
investita da una vampata di calore.
«Te l'ho detto!» Rei era trionfante.
«Fuoco batte acqua!»
La sua nebbia si era diradata!
Le restava un'unica possibilità. Mercury Aqua Rhapsody!
Non dichiarò più ad alta voce il nome
dell'attacco, lo fece apparire
nella mano, iniziando a suonare l'arpa di energia. Usò i
nastri d'acqua
come barriera mentre Rei la attaccava.
«Dannazione!»
Aveva respinto la forza di Marte, ma per sopraffarla Rei si accese di
nuovo, una torcia umana che le fu addosso.
Ami
provò dentro di sé una paura atavica, inattesa.
Cadde dal sedile
immaginario su cui si era posata, il suo attacco che svaniva nel nulla.
Vide la mano accesa di Rei che si avvicinava a lei, il calore pronto a
bruciarla.
«No!» Mosse un braccio per scacciarla e si
sentì...
svanire. Osservò la propria mano in movimento che si
scioglieva,
diventando pura acqua nel colpire le dita di Rei. A contatto terminato
la sua mano si ricompose, le dita di Rei spente - per la sorpresa, o
forse perché avevano incontrato la sua energia.
«Che cosa-?»
Rei tornò normale. Si inginocchiò
accantò a lei. «Come ci sei riuscita?»
«Non lo so.» Col petto in affanno, Ami
studiò la sensazione che si irrorava dal centro del suo
essere. Potere.
Mercurio era uscito ad aiutarla.
Rei era preoccupata. «Ti avrei solo sfiorato, Ami. Ma... sei
stata grandiosa. Io mi sono ricoperta di fuoco, tu sei diventata
acqua.»
Non era stato il suo scopo. Era una capacità che la
spaventava.
Usagi e Makoto le avevano raggiunte. «Tutto bene?»
Ami annuì per riflesso.
Usagi
stavano sgranando gli occhi. «Ami! Hai raggiunto un picco di
potere
altissimo! Lo sento anche ora, mentre si dirada.»
Eh?
«Ti sei allenata in gran segreto?»
Usagi sorrideva e non capiva che non era divertente. Se
persino lei riusciva a percepire
Mercurio...
Ami tornò in piedi.
Makoto aveva chinato la testa, per scrutarla meglio. «Non
l'hai fatto apposta, vero?»
«No.»
Usagi
posò una mano sulla sua spalla. «Dài,
non ti scioglierai in una
pozzanghera!» Ridacchiò. «È
solo una nuova capacità. È una cosa
positiva.»
Non se lei non la controllava.
Rei la guardava seria, come se avesse compreso la ragione del suo
disagio. «Mercurio è uscito fuori senza il tuo
consenso.»
«È
successo anche a me.» Usagi cercava di tranquillizzarla.
«Può essere
una cosa spaventosa, ma quando la temi fai vincere l'inquietudine.
Invece i nostri poteri fanno parte di noi, anche quando si manifestano
in questi modi assurdi.»
Ami era talmente occupata a pensare da non riuscire a risponderle.
Makoto aveva capito. Scuoteva la testa. «Usagi, non ricordi?
Ami ci tiene a non diventare Mercurio troppo presto.»
«Ma perché...? Ah. Oh.»
Rimasero in silenzio nella radura, le sue amiche a chiuderla in un
piccolo cerchio.
«Ti ho fatto così paura?»
domandò Rei.
Era
difficile spiegarlo. «Non ho provato paura come Ami, ma
come... Sailor
Mercury.» Come se il suo potere volesse provare timore,
trovandosi in
una situazione di battaglia, per scatenarsi. Il terrore si era
mischiato a una goccia di eccitazione.
«Allora Mercurio ha solo colto il momento giusto?»
Ami
annuì. «Non lo sentivo forte come oggi
da...»
Dalla battaglia contro Nemesis.
«È strano. Non ho fatto allenamenti speciali in
questo periodo.»
Come mai il suo pianeta si era manifestato con tanta forza,
all'improvviso? Lei
non aveva fatto nulla di diverso da... «Il
teletrasporto» comprese.
Le sue amiche la ascoltavano, attente.
«In
queste settimane mi sono teletrasportata tante volte.» Non
solo per
lunghi viaggi, ma anche per andare da Alexander, persino per
tornare a casa dall'università una volta, per non perdere
tempo. Aveva
sostituito gli spostamenti normali col teletrasporto. «Quando
mi sposto mi
devo
concentrare per tenere insieme la mia essenza e quella di chi mi
accompagna.» Ormai era diventato quasi
naturale per
lei. Tuttavia ogni volta cercava di migliorare il processo,
snellendolo, tenendone a mente le fasi per ripeterlo più
velocemente.
Comprese il suo più grande errore. «Ieri
ho provato a
teletrasportarmi senza trasformazione.»
Usagi sgranò gli occhi. «Ci sei
riuscita?»
Ami
scosse la testa. Il teletrasporto non era neppure iniziato
senza il
potere di Mercurio a supportarla, ma nella sua mente si era aperta la
tasca dimensionale necessaria allo spostamento. Lo aveva percepito, si
era lievemente inquietata, ma alla fine ne aveva sorriso, ignara. Per
lei teletrasportarsi stava diventando normale come correre.
Si strinse nelle braccia.
Makoto
le accarezzò un gomito. «Torna a casa, Ami. Chiama
Alex e usate insieme
il computer per studiare la situazione. È l'unica cosa che
ti farà
stare tranquilla.»
Ami annuì e indietreggiò di un passo.
«Hai
ragione. Allora per stasera vi saluto. Adesso vado a-...» Si
interruppe, chiudendo di botto la dimensione spaziale che aveva aperto
nella sua testa, per istinto.
Rei la guardava, comprensiva. «È meglio se per
oggi ti sposti come i comuni mortali.»
Makoto e Usagi sciolsero insieme la trasformazione. «Ti
accompagniamo noi!»
Usagi la prese a braccetto mentre il costume di Sailor Mercury spariva
dal suo corpo.
«Torni a passeggiare come tutti, Ami-chan. Non
è così male, ricordi?»
Forzando
un sorriso, Ami salutò Rei. Uscì dal tempio con
Usagi e Makoto,
ascoltando i loro discorsi incoraggianti, pensati per rasserenarla.
Per
tutto il tragitto fino a casa non smise per un momento di pensare.
Andò
da Alexander solo il giorno successivo. Lo incontrò ad un
tavolo del
ristorante universitario, in un angolino nascosto che lui aveva
scoperto da tempo e che finalmente anche lei poteva frequentare a pieno
titolo, come studentessa della Todai.
Lui era impegnato nella lettura di un fascicolo.
Per
necessità lei aveva riflettuto da sola quella notte. Appena
si era resa
conto delle conseguenze che si poteva portare dietro il suo problema,
aveva
preferito non coinvolgere Alexander. Averlo accanto l'avrebbe
distratta. Presto avrebbe potuto stargli
lontana molto a lungo.
«Ciao» disse piano.
Lui alzò gli occhi, illuminandosi nel vederla.
Ami cedette, smettendo di controllarsi. Gli andò incontro,
circondandogli la testa con le braccia.
«Ehi.» Lui fece scivolare una mano sulla sua
schiena. «Tutto a posto?»
Ami chinò il viso. Lo baciò su una guancia.
«Mi sei mancato.» Mi mancherai.
Per la sorpresa a
lui sfuggì un minuscolo ansito. Cercò le sue
labbra con la bocca, la
baciò.
Ad Ami non importò che fossero fuori, che
qualcuno potesse
vederli. Si tenne stretta a lui, assaporando il contatto.
Sedato,
felice, Alexander si staccò e le indicò i fogli
che aveva lasciato sul
tavolo. «Guarda cosa mi hanno dato oggi.» Le fece
vedere il fascicolo.
Ami scorse rapidamente il titolo.
MIT - scelta
dei corsi
universitari per studenti in scambio.
Si sedette al tavolo.
«Me n'ero quasi dimenticato. Entro due settimane devo
scegliere quali corsi frequentare negli States a settembre. Leggi
qui.»
Ami lo fece. Fisica
Sperimentale II, Fisica Quantistica II, Variabili complesse con
Applicazioni, Fisica Nucleare, Fisica Quantistica II e III.
La lista andava avanti per metà foglio.
«Hanno
messo i nomi dei titolari delle cattedre. Conosco questi professori di
fama.» Alexander riprese in mano il foglio, estasiato.
«È il paese
delle meraviglie, Ami. Potrò studiare davvero con questa
gente.»
Da quanto lei non lo sentiva tanto entusiasta? Dai tempi in
cui lui voleva specializzarsi in astrofisica negli
Stati Uniti, ricordò. Allora Alexander aveva desiderato
stare via per tre anni, non solo per tre mesi.
Mi mancherai, pensò di nuovo.
Per
un momento provò a non essere tanto certa che le sue
conclusioni
fossero giuste. Aveva bisogno di confrontarsi con lui, oltre che
fare altre analisi.
Alexander si era accorto del suo silenzio. «Che
cos'hai?»
C'era
un modo per comunicare la notizia senza rovinare l'entusiasmo di lui
per la futura partenza: doveva semplicemente spiegare le circostanze,
essere analitica e esporre la probabilità delle sue
conclusioni. «Ieri, mentre mi allenavo con le
ragazze, è
successa una cosa.»
Fu così che gli disse che, forse, non avrebbe più
potuto teletrasportarsi.
Inizio maggio
1997 - Mercurio - FINE
NdA: Yeah! Finalmente ho scritto questo capitolo di raccordo
che
avevo necessità di buttare giù per mandare avanti
questa
storia! Ora inizia la parte centrale di questa raccolta, in
cui
Alexander ed Ami districheranno il nodo centrale della loro relazione
per come è adesso, un problema che ho fatto intuire in molti
dei
capitoli precedenti.
Ripeto: finalmente. Non vedevo l'ora ;)
P.S. Non escludo di tornare a raccontare di quanto è
successo
nei mesi di fine marzo e aprile - anzi, lo prevedo, in particolare con
riguardo al trasferimento di Alexander nella sua nuova casa, ma era
importante proseguire la linea principale della storia.
Grazie di aver letto!
ellephedre
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Moon, Verso l'alba e oltre...