Il gusto dell'osservare

di CostiWednesday
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Oggi sull'otto ho incontrato un uomo alquanto strano. Portava una vecchia giacca scura e nella tasca destra aveva una bottiglia di vino praticamente vuota. Vicino a lui riposava una specie di scettro con il busto di plastica contenente una sostanza bianca (sperma? Sicuramente era l'intuizione comune di chi gli stava intorno) e che in cima aveva tante foglie di piante diverse.
Lo sperma è un fertilizzante? Chi lo sa.
Comunque, quest'uomo si guardava intorno e tutti si voltavano dall'altra parte, lanciando il loro sguardo il più lontano possibile da lui, dopo averlo rivolto in sua direzione lanciandogli quasi inconsciamente i peggiori anatemi.
Ha guardato anche me, io gli ho sorriso. I suoi occhi si sono ridotti a due fessure,
Il mio intento era di fargli capire che io non lo disprezzavo e che non l'avrei voluto uccidere ne vederlo soffrire, che non avevo niente in contrario a come si presentava. Volevo separarmi da loro, dimostrarmi diversa da loro: più comprensiva, libera, aperta, empatica.
Ma lui deve aver pensato che non avevo motivo di ammirare un ubriacone e che dovevo essere una ragazzina scema facilmente affascinabile convinta che la sua fosse una vita alternativa,ai confini del mondo, da ammirare. Forse aveva ragione.
Ha infilato la mano nella tasca interna del cappotto e io ho pensato che stesse per tirare fuori qualcosa destinato a me, o che volesse anche solo rivolgermi la parola.
Intanto io mi ero persa nelle mie osservazioni, accorgendomi che nessuno guarda il soffitto dell'otto nonostante sia il modo più sicuro per evadere dagli sguardi altrui e che da dove ero seduta c'era una visuale molto insolita, ma piacevole (ero sull'otto verso Piazza Venezia, nella parte in cui ci sono tre posti paralleli ad altri tre, seduta sul prima a destra guardando verso le porte che si aprivano lasciando uscire ed entrare chi aveva preso una decisione).
Il signore ha tirato fuori solo un pacchetto di sigarette e dopo aver bevuto l'ultimo sorso di vino superstite, se ne è infilata una in bocca, tra lo sdegno di tutti. Però poi non l'ha accesa nel tram, è sceso alla mia fermata, piazza Belli. Io dovevo andare al cinema. Lui non so.
Ho avuto la tentazione di seguirlo e potrei trovare mille scuse che non mi sembrano plausibili (nonostante comunemente si pensi che lo siano sul serio) ma che per me non lo sono affatto. Ho pensato che avesse messo la sigaretta tra le labbra solo per il gusto di farlo, forse perchè le reazioni degli altri lo divertono, forse per mettere alla prova il mondo e vedere se è disposto a perdonarlo. 
La cosa buffa è che ci crediamo veramente capaci di perdonare, eppure non andiamo mai oltre le apparenze se questo vuol dire mettere anche un millesimo della nostra immagine e di noi stessi in pericolo. Riusciamo sempre a trovare delle scuse per non aver avuto ancora il coraggio di manomettere i nostri freni, anzi, ce li teniamo stretti,li chiudiamo in una cassaforte perchè la nostra più grande paura è perdere il controllo.




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