La nostra
estate
«Abbiamo
fatto scandalo?»
Michael
si ridestò da quella
specie di torpore in cui era caduto dopo che, tra un bacio appassionato
e
l’altro, Marco aveva deciso che andava bene accoccolarsi con
la schiena contro
il suo petto e restare abbracciati come fossero da sempre uniti in uno,
da due.
Michael per poco non era morto d’infarto di fronte a tanta
tenerezza e si era
ritrovato a ringraziare mentalmente sua madre per essere venuta a
fargli la
predica proprio quando Marco poteva sentirla: finalmente, aveva capito
che il
sentimento nutrito nei suoi confronti era vero e, esattamente come si
sperava,
era ricambiato.
Per
un attimo, un crudele
attimo di terrore, non era stato sicuro che Marco fosse innamorato:
dinanzi
alla sfrontata sicurezza di sua madre, era arrivato a dubitare perfino
che
qualcuno potesse realmente amarlo.
Tempo
sei per me
Il
migliore che ho
Gli
sembrava tanto di
rivivere quel momento di tre anni prima a Dublino, quando qualcosa tra
loro era
scattato. Quando avevano acceso la fiamma, quella pericolosa,
bellissima fiamma
d’amore.
«Marco, possiamo noi
parlare?»
Marco scuote la testa. Mi sento
morire dentro: non mi
parla perché vicino a noi ci sono tecnici, cameraman,
stagisti, tutti presenti
per vederci all’opera durante gli Home Visit di questa
settima edizione di X
Factor.
«Vadiamo da altra parte» dico.
La sua faccia terrorizzata mi getta
nello sconforto,
ma a volte a questo ragazzo bisogna dare uno scossone se si vuole che
reagisca.
Lo prendo per un polso e lo porto in una stanza isolata dello Shane
Castle, un antico
castello irlandese nonché albergo a cinque stelle, tranne
oggi che è stato
chiuso al pubblico solo per noi: le riprese di un programma di tale
livello
necessitano di un luogo appropriato.
Chiusi in quella camera sfarzosa,
potremo finalmente
parlare.
«Che cosa è
successo, Marco?»
Sgrana gli occhi, quei meravigliosi
occhi scuri, che
mai avevo visto in vita mia prima di conoscerlo. Spalanca la bocca, un
ovale
rosso vivo.
«Tu, a me...»
balbetta, come fa quasi sempre, «mi hai
baciato! Come hai fatto a baciarmi?»
Mi astengo dal dirgli quanto sia
semplice e,
soprattutto, quanto in questo momento vorrei avventarmi su
quell’ovale
scarlatto così invitante.
Sorrido al pensiero.
«Bocca su bocca, così io bacio.
Tu come fa?»
«Non è questo
il momento di scherzare» farfuglia, poi
inizia a misurare a grandi passi la stanza. «Io ero fuori a
fumare una
sigaretta in santa pace, avevamo appena parlato della tua convivenza
con Tim,
qualcuno poteva vederci!»
«Marco, tu
respiri» lo prendo per le spalle e lo
costringo a guardarmi. «Tu pensi una cosa per la volta,
ok?»
Annuisce, con il fiato corto.
«Io non vado con gli
uomini fidanzati. Non faccio l’amante, soprattutto di uno che
è impegnato da
più di sette anni.»
Capisco perfettamente cosa voglia
dire. Dio solo sa
quante volte sono stato io, l’amante della situazione.
«Io e Tim vuole molto
bene» cerco di spiegare, «ma
cose è così fredde tra noi. Sono tanti mesi che
io ti pensa, ti guarda, ti
vuole tutte le volte che io è con lui. Oggi, io ho avuto il
coraggio di darti
un bacio, finalmente.»
Sta per dirmi che sono una persona
orribile, lo so.
Che dovrei lasciare Tim se c’è qualcosa che non
funziona e che, sicuramente,
lui non vuole essere secondo a nessuno. Ma qualcosa, una sensazione che
ho
dentro, mi fa sperare in una reazione positiva. D’altronde,
la sintonia che c’è
tra di noi è a dir poco palese. Qualcuno la chiama, qui in
Italia, “alchimia”.
«Noi ha la
alchimia» aggiungo, ricordandomi di quella
parola tanto bella che associo immediatamente a qualcosa di magico e
misterioso, un po’ come il segreto dell’amore: non
sai quando nasce né perché,
ma quando arriva lo riconosci benissimo.
Marco mi interrompe, con voce
flebile e incerta.
«Anche io ti ho sempre pensato, nei mesi in cui ci sentivamo
spesso.»
Sorrido e il cuore mi si gonfia nel
petto dopo un
orribile momento di timore e incertezza.
Oh, sì, questo
è proprio amore.
«Scandalo?»
Il
più breve che c'è ad ogni passo sento che
Sarò
con te sotto un cielo leggero
Marco
si voltò leggermente
per guardarlo. «Con la tua famiglia, dico. Stando a quanto
dice tua madre,
nessun Penniman si è mai messo con un italiano»
l’ultima parola venne
pronunciata di fretta, quasi senza respirare, evitando che aleggi
nell’aria e
la appesantisca.
Così Michael, percependone il timore, andò in
soccorso del suo uomo. «Sì, io
sono il primo Penniman che sta con un italiano»
ricalcò quel termine, onde
evitare che divenisse un tabù, «ma se pensi che li
miei fratelli sono tutte
single, ma Paloma ha un compagno e non vuole sposare...»
«Lo
scandalo è la norma in
casa vostra, ho capito» sorrise.
«La
mamma ci chiama i garnements, che
è come dire “bambini
monelli”» scosse la testa con un sorriso amaro.
Sapeva che sua madre aveva
fatto tutto quel trambusto solo per il suo bene, ma sapeva anche, dopo
anni a
stretto contatto con lei, che se non le si poneva un freno era capace
di far
spostare le montagne a suon di urlacci.
Marco
iniziò a torcersi le
mani, fissandole come se in quel tramestio di dita vi fosse il coraggio
per
esprimere chiaramente a parole i suoi turbolenti pensieri.Michael
fermò quel
moto nervoso, poggiando la sua grande mano su quelle, altrettanto
grandi, di
Marco. Sospirò.
«Se
io sono un problema, se
tua madre... se io non dovessi piacerle...»
«Stop»
fece, tirandosi a
sedere.
Marco
emulò quel gesto e lo
guardò negli occhi, terrorizzato: aveva forse detto qualcosa
di male?
«Tu
non sei mai il problema»
replicò, con un sorriso. «Tu sei la
soluzione.»
Su
un abisso profondo
Cambieranno
tutti gli orizzonti
intorno a noi
Di
fronte al dolce rossore di
Marco, non poté fare a meno che prendergli il viso tra le
mani e baciarlo di
nuovo.
Lo sto baciando di nuovo.
Stavolta è stato Marco a
dirmi che potevo, anzi, ha
fatto di più: mi ha baciato per primo. Certo, è
stato un bacio a stampo minuscolo
e fugace, ma ha spianato la strada a ben altro.
Marco è un uomo da
baciare all’infinito, con quelle
labbra rosse e calde, perfette per essere prese a morsi. Ma non voglio
ancora
spingermi oltre, ho paura di spaventarlo.
E poi, non sappiamo di preciso cosa
ci stia accadendo.
Prima mi era venuto spontaneo baciarlo, adesso è un atto
deliberatamente
fedifrago: sto tradendo Tim in piena regola, Marco è
insicuro ma consenziente e
nulla si frappone tra di noi eccetto quella stilla di dubbio che ancora
ci tiene
i cuori stretti in una morsa gelida che va disciolta. Poggio le mani
sul suo
petto, lo accarezzo e scaldo quel gelo.
Solo
tu non cambierai
Scaldo lui.
«Ti
scaldo la carne?»
Michael
lo abbracciò da
dietro, posando delicatamente le labbra sul suo collo. Stavolta, invece
di
divincolarsi, chinò il collo di lato e fece spazio a quelle
labbra che, se
prima erano parse malefiche e tentatrici, ora erano semplicemente
dolci, tenere
e leggermente dispettose. Il sorriso di Marco dinnanzi a quelle
attenzioni avrebbe
potuto riscaldare i ghiacci artici, tanto era radioso e irradiava
tepore.
«Questa
è la mia casa» gli
fece notare Michael. «È io che cucino per te, non
al contrario.»
Marco
si voltò, stavolta
osservandolo in pieno viso. Posò le mani sul suo petto,
carezzandolo
dolcemente.
«Per
favore, lascia che
faccia qualcosa per te» quasi lo implorò.
Obbediente,
l’uno si sedete e
l’altro proseguì, intento a preparare quel pranzo
casalingo propostogli pocanzi
da Michael.
Tra
loro aleggiava uno strano
silenzio, fatto di malinconia e cose non dette. Perfino la
più solida delle
case viene intaccata dalla tempesta e la loro, il loro piccolo rifugio
d’amore,
nella tempesta si andava ancora costruendo.
«Mi
sento in colpa» sbottò
tutt’a un tratto, gettando il mestolo nella padella.
«In questi mesi non ho
fatto che starti lontano e darti addosso per evitare che tu mi facessi
del
male. Solo adesso ho capito quanto io ne ho fatto a te e, a causa mia,
quanto
ancora dovrai soffrire. Questo non è giusto.»
Sospirarono
entrambi, parlando
il linguaggio del rimorso. Con i sospiri si parlava soltanto in due
occasioni,
una delle quali era il classico rammarico di coloro che vorrebbero
rifare
tutto, potendo tornare indietro.
Quest’ultimo
non sapeva bene
cosa dire. Marco aveva bisogno della verità nuda e cruda e,
sì, il suo
comportamento gli aveva fatto male, ma la colpa era stata sua, per
primo.
Si
maledisse non una, non
cento, ma mille e più volte. Si erano fatti tanto male a
vicenda, e le loro
azioni parevano andare più in là dei loro cuori
se il passato ancora tormentava
la mente di Marco. Quel ragazzo dolce e fragile era terrorizzato
all’idea di
fargli del male e, quel che più contava, la consapevolezza
di avergliene già
fatto lo faceva tremare d’ira e di vergogna, scuotendo le
vene e i polsi con
forti brividi.
Marco è scosso dai
brividi. È così bello, così
fragile, ho paura quasi di romperlo.
«Non essere
spaventato» gli raccomando, mentre lo
aiuto a sfilarsi quell’elegantissima, ma assolutamente
scomoda, camicia a body
che indossa.
«La fai facile,
tu» trema come se avesse freddo,
nonostante la temperatura all’interno della stanza sia del
tutto estiva.
Gli prendo il viso tra le mani e
poggio la fronte alla
sua, piantando i miei occhi nei suoi. Deve sapere di essere al sicuro,
con me.
Che non gli farei mai nulla che lui non voglia o che non desideri tanto
quanto
me.
E
mentre gli altri sono solo un attimo
Tu
da sempre sei e per sempre sarai
Marco mi abbraccia, quasi
commuovendomi. Sembra un
ragazzino alla sua prima volta e io, quello che definirebbero un
animale da
letto, mi sento addosso una responsabilità enorme. Se
farò troppo o troppo
poco, se gli farò male per troppa paura o per troppa
spavalderia, se farò un
passo falso, ricadrà tutto su Marco e questo non lo voglio.
Lo circondo con le mie braccia e me
lo stringo sul
petto, tenendolo più che posso, e così uniti ci
distendiamo assieme sulle
lenzuola di cotone egiziano, tanto bianco da far apparire la pelle di
Marco,
già di per sé olivastra, ancor più
scura. Ancor più sensuale.
Oh, i londinesi non hanno questo
aspetto. Carini,
alcuni belli, tutti chiari, biondi come il grano di giugno o castano
scuro con
la pelle gremita di lentiggini. Per lo più, scialbi.
L’Italia sembra la terra
della tentazione, con quei
corpi scolpiti e quel capelli folti, gli incarnati scuri, al limite del
mulatto, le barbe ispide e incolte.
E poi c’è
Marco. Marco è il tipico uomo italiano e mi
fa impazzire. Come se già non amassi abbastanza questo
paese, mi ritrovo ad
amare un italiano. Quale sorpresa per uno come me.
Ne amo il corpo, tanto quanto il
cuore, la mente,
l’anima.
Questo ragazzo è mio.
«Mio.»
«Cosa?»
Michael
allungò una mano al
fornello e abbassò la fiamma fino a spegnerla del tutto. La
carne si sarebbe
inacidita, marcendo e creando un olezzo nauseabondo. In quel momento,
però,
l’unico odore presente era quello dolce di un Michael che
aveva da poche ore
lasciato il calore di un letto ancora sfatto, letto che ancora ne
portava
l’impronta e il profumo di iris e cannella tipico di quella
casa.
«Tu
sei mio» disse Michael.
Marco
non osò voltarsi,
sicché egli lo strinse da dietro e nel suo orecchio, una
colata di miele si
riversò nella forma di parole d’amore.
«Tu
sei mio, tutto. Le tue
paure, i tuoi dispiaceri, i tuoi errori, anche. L’amore
è prendere tutto,
quello che è brutto e quello che è bello di una
persona. Tu hai preso me, con
tutti i miei grandi sbagli, li hai portati via. Ora io prendo te con i
tuoi e
cancello da noi.»
Tu
sei e resterai l'estate mia migliore
Tu
sei e resterai l'estate mia migliore
Una
volta che ebbe finito di
parlare, prese Marco per mano e, preso atto dello stupore di lui,
capì cosa
doveva fare.
Lo
condusse nella camera da
letto, dove trovarono quest’ultimo ancora soffice e
disordinato, con l’impronta
di Michael ben impressa nel materasso. Si sedettero l’uno
accanto all’altro e
così con trasporto si diedero un altro bacio, in cui Marco
riversò ogni singolo
timore e, sulla bocca di Michael, ciascuno di essi mutò in
una nuova sicurezza.
Le loro labbra si fusero con tanta e tale passione che
l’ultimo dei segreti
venne a galla e uscì dalle labbra di Marco in un gemito.
Michael
sapeva cosa doveva
fare per cancellare le paure e le insicurezze di Marco: si trattava di
affidarsi alla natura dell’uomo e di giacere insieme su quel
letto, ancora una
volta, dopo mesi di malinconia.
Tornando
a vivere.
Forse
avrebbero dovuto
aspettare, pensò Marco, tra i dubbi. La prima volta che la
passione li aveva
colti, sotto i cieli d’Irlanda, era stata tanto travolgente
da passare su di
loro come un uragano e lasciarli, stretti, scarmigliati e madidi di
sudore, a
chiedersi cosa fosse accaduto. Una catastrofe sublime. Un bellissimo
disastro.
Quante
cose, però, erano
cambiate da allora.
Poi
ci rifletté.
Avrebbero
dovuto fare l’amore
dal primo momento in cui si erano rivisti dopo tutti quei mesi di
lontananza.
Avrebbe dovuto prenderlo lì, su quel tavolo, di fronte ai
suoi colleghi e ai
produttori di X Factor e nessuno avrebbe avuto niente da ridirci,
ché la loro
passione sarebbe cresciuta e avrebbe occupato tutto lo spazio della
stanza,
scacciando via gli indesiderati –e, quando stavano insieme,
chiunque era
indesiderato eccetto loro due. Avrebbe dovuto assecondare
l’impulso di Michael
quando, la notte della sua festa di fidanzamento fallita, in quel
piccolo motel
londinese, erano andati vicino a unirsi di nuovo. E quante altre
occasioni
avevano avuto, da quel momento in poi. La notte passata insieme a casa
di
Marco, i momenti in cui uscivano dagli studi di X Factor per avere dei
momenti
da soli.
La
verità era che Marco e
Michael avevano aspettato abbastanza.
Sei
tutto quello che so
L'assenza
di ogni però
Si
girò per affrontarlo.
Lo
voleva, eccome se lo
voleva.
Parlarono
il linguaggio dei
sospiri, ma stavolta per un motivo diverso dal rammarico.
L’altro, l’unico
motivo possibile.
«Non è
impossibile.»
«Ah, no?»
balbetta. «Chiedilo al mio...»
«No» sorrido,
capendo perfettamente. «Ma giuro che io
non fa, capito?»
Marco annuisce e mi fa una tale
tenerezza. Ha una
paura matta del dolore visto che, a detta sua, tutti quelli che prima
di me lo
hanno avuto (oh, li cancellerei uno per uno dalla sua memoria, tanta
è la mia
voglia di averlo solo per me) gli hanno procurato dolore, tanto che
dopo le
prime volte, è stato lui ad avere gli altri.
Se non potrò essere il
primo per lui, per lo meno,
intendo dargli una prima volta di piacere senza dolore.
So bene come fare e,
sarò sincero, non vedo l’ora di
avere di fronte la reazione di Marco, quando capirà quanto
è bello provare
unicamente goduria.
Poi, come se stessi svelando il
più segreto dei
misteri, gli slaccio la cintura, gliela sfilo dai passanti dei
pantaloni e la
uso per attirarlo a me.
Con mano dolce e leggermente
curiosa, mi slaccia la
camicia e me la fa scivolare dalle spalle, facendomi fremere dalla
voglia di
farlo subito mio. Come chi trova e scopre un territorio vergine, Marco
osserva
il mio torace nudo, e presto esso si congiunge alle sue labbra e una
pioggia di
baci lambisce il mio petto e il mio addome, in modo soave, quasi
onorando la
mia pelle con i suoi baci. Non resisto oltre e gli sfilo quei pantaloni
blu,
che ormai sono decisamente di troppo. Svelo la sua erezione, ben
visibile anche
sotto i boxer. Sono sbalordito dalla sua prestanza fisica, che mi
lascia senza
fiato.
«Non ti
piaccio?» mi chiede prontamente, a metà tra la
preoccupazione e il desiderio.
Tutto ciò che potrei
desiderare.
«Sì»
lo rassicuro, «tu è semplicemente perfecto.»
«Semplicemente
perfetto»
sentenziò Marco.
Marco
osservò il petto di
Michael alzarsi e abbassarsi ritmicamente, mentre pian piano scopriva
il suo
ventre e lo liberava da quella maglia di cotone fino, troppo opprimente
per i
suoi gusti.
Michael
arrossì, cosa che non
faceva spesso. I complimenti, diceva sempre, lo mettevano a disagio,
perché
sentiva di non meritarne neppure uno.
Con
Marco, però, le cose
erano diverse e ogni volta che quel folle uomo contemplava il suo
aspetto, non
aveva forza né cuore di contraddirlo. Amava il suono di
quella voce e con
quella poteva dire ciò che voleva, gli avrebbe concesso di
tutto pur di
continuare ad ascoltarlo.
«Non
sei cambiato di un
giorno» continuò. «Sei sempre
così tonico, e liscio.»
E
lo spettacolo di fulmini che accende il buio
Baciò
Michael proprio sotto
l’ombelico, facendolo scalciare leggermente e al contempo
rilassare
dappertutto. Marco era così: non aveva nessuna tecnica di
seduzione e di certo
non seguiva quelle tradizionali. Il galateo del sesso prevedeva che si
iniziasse a tentare il partner a partire dal collo, o dalla nuca,
tutt’al più
dalla schiena. Marco, invece, aveva iniziato a baciarlo proprio
là, sopra il
punto in cui il suo desiderio pulsava, con una tale naturalezza che
sembrava
non aspettare altro da secoli.
Quella
sensazione, non solo
di essere voluto, ma di essere bramato con una tale
intensità, rese quei baci,
già di per sé eccitanti, la più
erotica esperienza che potesse anche solo
immaginare.
Per
quanto incantato da quel
delizioso trattamento, ebbe abbastanza lucidità da sfilare
la maglia a Marco,
il quale si interruppe solo per gettarla via. Chinatosi di nuovo per
seguire il
contorno dei suoi addominali con la lingua, offrì a Michael
una splendida
visuale della sua schiena nuda. Poi egli gettò la testa
all’indietro, e chiuse
gli occhi per concentrarsi sulle sensazioni meravigliose che sentiva.
Non può reggere oltre.
Siamo entrambi sul letto, ci stiamo
baciando con una
tale foga che potremmo addirittura sfondare il materasso.
I nostri corpi strusciano
l’uno all’altro, creando
quella frizione, quella che mi fa impazzire, che mi fa venir voglia,
sostanzialmente, di violentarlo in un modo che lui gradirebbe. Ma come
potrei
farmi guidare dai miei istinti più bassi, proprio ora che
Marco ha bisogno di
essere rassicurato e confortato?
Non sa bene quello che fa, lo
capisco dalla sua
erezione, talmente gonfia che credo gli stia dolendo sotto la stoffa
dei boxer,
eppure non riesce a fare alcunché, se non continuare ad
amoreggiare, con il
rischio che venga così, senza aver sperimentato il piacere
che intendo
donargli.
«Se
continui così» gemette
Michael, la voce arrochita dalla lussuria, «io vengo in li
miei pantaloni.»
Marco
sorrise e osservò con
venerazione il suo bassoventre, poi gli sfilò i pantaloni e
i boxer, tutti e
due assieme, con un solo colpo secco che lo fece urlare come una
vergine alla
prima notte.
«Ti
ho fatto male?» domandò
immediatamente, a metà tra la preoccupazione e la voglia
incontrollabile.
Sgranarono
gli occhi.
Michael
venne colto da un
forte senso di déjà-vu.
Capì
che nulla sarebbe andato
storto e, in quel preciso istante, anche Marco lo capì,
quando si sentì
rispondere: «Neanche per sogno.»
Strade
sai ce n'è
Ma
nessuna che so mi allontana da te
Lo
fece voltare a pancia in
giù, poi sfilò i suoi ultimi indumenti rimasti e
iniziò a massaggiare le
natiche di Michael con gentilezza. Quest’ultimo morse le
lenzuola, che tutto
desiderava in quell’istante meno che la gentilezza, eppure
non avrebbe
desiderato nient’altro che quello. Oh, la
contraddittorietà dell’amore, i due
volti della passione, quella sensazione che varca la soglia della
sofferenza
per sfociare nella libidine più sfrenata.
Questo
era ciò che implorava
da Marco.
«Non resisto»
implora, finalmente.
Iniziavo a pensare che non lo
avrebbe chiesto più.
Lo faccio voltare, in modo da porlo
nella posizione
più agevole possibile: niente dolore, il massimo della
goduria.
Inumiditomi due dita di saliva,
inizio introducendo
nel suo orifizio un primo dito. Lo sento agitarsi e irrigidirsi,
così inizio a
esplorare le sue pareti per farlo rilassare, cercando i punti
più sensibili
della sua carne.
Ma dalle reazioni incontrollate che
seguono i miei
movimenti, capisco che ogni puto di quest’uomo è
fatto per essere toccato da
me. Questa sensazione di potere mi rende egoista e al contempo mi muove
ad
avere quanto più riguardo possibile per quel dolce uomo.
Così, continuando, lo
preparo.
Marco
lo preparò con un dito
ben lubrificato.
Michael
aveva preso il suo
dito in bocca, succhiandolo come sapeva avrebbe fatto in altre
circostanze e in
modo altrettanto sensuale.
Poi
Marco lo aveva introdotto
nella sua apertura e il viaggio verso l’estasi di Michael era
iniziato.
Si
accorse, con somma gioia,
che egli si premurò di compiere movimenti lenti e circolari,
esplorando ogni
singolo punto per trovare quello che lo avrebbe fatto impazzire. Aveva
imparato
l’arte da Michael, ma questi si accorse ben presto che, nelle
sue mani, era
divenuta cosa divina, rendendo quell’uomo, così
timido fuori dalle lenzuola, un
vero e proprio dio. Un dio baciato da Cupido e da Priapo.
Lanciava
dei flebili urli,
simili a lieti lamenti, ogniqualvolta Marco andava toccando determinate
zone
che lo facevano sobbalzare e stringersi al materasso, e in esso
dibattersi,
mostrando tutto il suo gradimento.
Una
volta che fu
adeguatamente preparato, le braccia di Marco lo circondarono e lo
strinsero,
facendo aderire quel petto forte e muscoloso alla sua candida, liscia
schiena.
Voltatosi leggermente, Michael lo baciò con
avidità e quel bacio venne
ricambiato con altrettanta cupidigia.
Poi,
con un gesto preciso,
sensuale e voluttuoso, Marco entrò dentro di lui.
Entro dentro Marco con tutta la
delicatezza di cui
dispongo.
Lotto contro il desiderio di
appropriarmi delle sue
carni con prontezza fulminea. Ma mi bastano i suoi gemiti, ben lontani
dall’essere urla di dolore, a fermarmi dai miei crudeli
propositi.
È bello dentro Marco.
È caldo, morbido, è casa.
Ogni
secondo sembra troppo fragile
Ma
se divento un momento è un ricordo perché
Lo cingo con le braccia e bacio il
suo collo da
dietro. I suoi muscoli si rilassano e, se possibile, nella mia stretta
di
accuccia, rendendosi più amabile e allettante ai miei occhi.
Si sente al sicuro
con me.
Vorrei piangere dalla
felicità.
Michael
sprigionò la sua
felicità con un urlo liberatorio.
Aveva
pregato giorno e notte
per quel miracolo e ora Marco lo aveva trasformato nella più
bella e
incredibile delle verità, cogliendolo quasi alla sprovvista.
Ma le braccia di
lui erano forti e lo tenevano stretto a sé, come a volerlo
tenere al sicuro in
quel viaggio sorprendente che tolse a Michael il respiro e a Marco il
senno,
ché prese a spingere con potenza non appena sentì
Michael abituarsi alla sua
presenza.
Aspetto che si abitui a me, dentro
di lui, poi inizio
a muoversi.
Come direbbe un artista che io
adoro, vado e vengo
dalle sue reni.
Anche
un passo piccolissimo
Importante
se sopporta il peso delle nuvole
Sempre sospirando e urlando, come
se realmente nessun
uomo avesse mai prima d’ora colto il suo primo fiore,
asseconda i miei
movimenti con spinte del bacino che mi incoraggiano ad affondare di
più.
Marco
affondò completamente
tra i dolci fianchi di Michael, facendolo mugolare e ansimare.
Incantevole era
la sua voce mentre cantava il piacere, e presto entrambi furono
inebriati da
quella dolce melodia che presto iniziò ad avere il suono
della fatica e del
sudore, dell’avidità di avere e
dell’ingordigia di volere di più.
«Di
più» ansima Marco, col volto premuto sulla
coperta.
Lo risollevo quanto basta per
lasciare che il nostro
bacio infinito prosegua, mentre mi muovo con più decisione,
più veemenza. Lo
sento godere e questo mi consuma lentamente, con il sesso che diventa
sempre
più simile a fare l’amore.
«Amore»
gemette.
Marco
morse il suo orecchio e
torturò il suo lobo con i canini, succhiandolo a tratti. Oh,
dentro la sua
carne quell’uomo fu così sfrontato da farlo
imporporare nelle guance. Con le
mani, ancora più stringeva il corpo dell’amato e
ne faceva oggetto di
attenzioni e onori, lo faceva sentire a dir poco indispensabile.
Un
esercito di sogni siamo io e te
Che
da sempre c'è e per sempre sarà
Come
sete, come fame, come il
più basso istinto dell’uomo che si trasforma nel
più alto degli atti d’amore,
così Michael godette, così Marco si
sentì.
Così si dovrebbe sempre
amare.
Come la sete, come un uomo perduto
nel deserto che
incontra un fiore tra le dune e, per quanto pungano le sue spine, egli
lo
stringerà a sé e berrà dalla sua fonte
facendone suo amante.
Come la fame che coglie
all’improvviso e pare che non
possa essa mai essere saziata fino in fondo.
Così Marco mi fa sentire.
Tu
sei e resterai l'estate mia migliore
Tu
sei e resterai l'estate mia migliore
Così lo avverto,
tremante e nella goduria, artigliare
le lenzuola con le unghie fin quasi a strapparle, e provando
l’estasi di essere
una parte di lui, così io percepisco il suo orgasmo
arrivare, lui invece non riesce
a fare altrettanto e l’urlo che esce dalla sua bella bocca
è del piacere più
intenso e della sorpresa che gli mozza il fiato.
Quando
Marco iniziò a
spingere con tutta la passione che aveva in corpo, cosa che quasi mai
osava
fare, conoscendo bene la forza che possedeva, la vista di Michael si
annebbiò,
tanto forti erano le sensazioni che provava. Marco prese a stimolarlo
con le
dita, e la pressione del suo palmo contro quella del letto, il corpo di
Marco
schiacciato contro il suo, quel membro turgido e imponente che pulsava
fuori e
dentro di lui, furono più di quanto Michael potesse
sopportare.
Gettò
la testa all’indietro, e boccheggiando nel tentativo di
prendere l’aria
necessaria, in quel modo lanciò l’urlo che
accompagnò uno degli orgasmi più
forti della sua vita.
E riversandomi dentro di lui, tale
è il piacere che
questo ragazzo mi causa, che sento di aver avuto l’orgasmo
più bello di tutta
la mia vita.
Sei
quello che porterò negli occhi
Ovunque
sarò
Strinse
le pareti della sua
apertura attorno al suo membro, mentre si lasciava andare.
A
Marco bastò sentire che
Michael era venuto perché le vene pulsassero più
forte e le unghia graffiassero
i suoi fianchi efebici e nel momento in cui sentì le dita
dei piedi arricciarsi
chiamò il suo nome.
«Michael.»
E
venne dentro il corpo che
aveva fatto suo.
Il
tempo mio migliore
Cos'è
che ci fa partire per poi ritornare
«Michael»
chiama il mio nome.
Subito gli prendo il volto tra le
mani. «Ti ho fatto
male?»
«Neanche per
sogno» sospira flebilmente, sorridendo.
Marco
continuò a tenerlo
stretto a sé, sollevando per un attimo il viso, per guardalo
meglio in volto. «Come
stai?»
«Meglio
che sempre» riprese
fiato, affaticato, ma pago di piacere.
Torno a stringerlo a me.
Sono ancora dentro di lui, siamo
sudati e nessuno dei
due ricorda ancora bene come si respira.
Vorrei vivere così ogni
mio giorno.
Quello
fu il giorno più bello
della vita di entrambi.
Marco
aveva ritrovato un
amore perduto, finalmente aveva smesso di mentire al proprio cuore e lo
aveva
liberato dalle catene del dubbio e della paura, lasciandolo libero di
afferrare
la mano di Michael.
Il mio cuore, oh, quello potrei
benissimo cavarmelo
dal petto. Ho trovato l’amore di una vita e ora il mio cuore
appartiene a lui.
Penserà forse che io non sia serio se dico ciò
solo dopo averlo avuto. Ma, per
me, non esiste gesto d’amore più alto che questo.
Quindi, potrebbe strapparmi
il cuore e io neppure me ne avvedrei.
«Michael.»
Una
risposta ce l'ho
Una
risposta ce l'ho
Il
modo in cui Marco chiamò
il suo nome lo mise in allarme. Si voltò, facendolo uscire
da lui, e lo trovò
perduto tra le lacrime. Ma sul suo volto scorse anche un radioso
sorriso.
Gli
prese il viso tra le
mani. «Marco, cosa hai?»
Alzò
le spalle, facendolo
accoccolare sul suo petto. «Niente, è
l’emozione.»
Michael
dovette fare appello
a tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a piangere
come un bambino.
«Per me, è
questa la mia vera prima volta» sospira.
Dopo qualche secondo, sento
nuovamente la sua voce:
«Sono così felice.»
Una
risposta ce l'ho
Marco lo dice con le lacrime agli
occhi. Il suo viso,
entusiasta, mi implora di non asciugarle e io per poco,
d’altronde, non faccio
la stessa cosa. Non ho bisogno di prove o per capire, non ho alcun
dubbio che
lui mi ami. Questa verità mi coglie di sorpresa e causa
scosse come terremoti
dentro il mio cuore. Oh, sì, so che mi ama e lo
saprò fino alla fine del nostro
amore.
Non
gli asciugò le lacrime,
piuttosto gliele baciò.
Tra
quei baci sul suo viso,
tra l’amore che per poco non aveva infranto le pareti del
loro rifugio d’amore,
Marco rise liberando un singhiozzo.
«È
stato come riavere la
nostra prima volta.»
Tu
sei e resterai l'estate mia migliore
Tu
sei e resterai l'estate mia migliore
Lì,
Michael affondò nel suo petto, e rise.
Non
perché ci fosse qualcosa di divertente, ma perché
parole più vere non avevano
mai raggiunto le sue orecchie. L’aveva vissuta ancora, attimo
per attimo, con
il suo amato.
Rise
fino a non avere più
fiato in corpo, rise finché Marco non lo baciò e
la sua risata divenne un
mugolio sommesso, intriso di tutta la contentezza possibile.
Marco,
in quel momento, capì
una cosa.
Se
c’era qualcuno a questo
mondo per cui valeva la pena rischiare, soffrire, tentare, era Michael.
Tu
sei e resterai l'estate mia migliore
Erano
i suoi fianchi, il
sapore della sua pelle, il colore dei suoi occhi, il suono della sua
risata,
l’odore dei suoi riccioli, il cuore che ogni giorno gli
apriva, l’anima che
volava assieme alla sua. Ogni singola estate passata al suo fianco.
«Marco»
stavolta fu lui a
chiamarlo.
«Shhh»
gli accarezzò le
labbra, ancora dolcemente commosso da quell’amplesso e dalle
emozioni che esso
aveva portato con sé. «Anche io,
Michael.»
L'estate mia migliore
La
soffitta dell’autrice:
Gli
Home
Visit di Dublino. Vi sarete ormai stancati perché
sarà tipo la quarta volta che
li inserisco in una fan fiction. Ma, sapete, per me questo è
il topos dei
Mirco, quindi abituatevi, perché in ogni mia singola storia
avrete un capitolo
hot e un riferimento a Dublino.
Sopportatemi.
Nello
scorso capitolo mi sono scordata di dire che comeunangeloallinferno94,
che
ringrazio, non è soltanto la mia beta. Lei è
praticamente la co-autrice di
tutti i miei capitoli, in quanto mi dà consigli e mi aiuta a
fare taglia e cuci
di ogni punto. Questa creatura è sua quanto mia e per questo
non ho davvero parole
per esprimere la mia gratitudine.
Un bacio.
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