Note: non è un vero nuovo capitolo, lo
avevo già pubblicato nella raccolta
Red Lemon 2. Finalmente sono arrivata a coprire temporalmente il
periodo tra la fine di Verso l'alba e questo episodio, quindi ora ho
potuto pubblicarlo nel punto giusto :) Presto lo eliminerò
dall'altra
storia, appena avrò capito come fare a non perdere tutta la
fanfic -
dato che quello è il primo capitolo pubblicato ;P
Per
istinto e pensiero
di ellephedre
Luglio 1997 - Dubbi
In una sera di inizio luglio Ami aveva deciso di arrivare a
casa di Alexander prima di lui. Usando la propria copia della
chiave era entrata, trovando tutte le finestre spalancate.
Alex non aveva ancora compreso che con quel metodo
riscaldava l'ambiente invece di rinfrescarlo. Aveva trascorso tutta la
vita in un appartamento situato sulla sommità di un
grattacielo, uno spazio che non si era affidato alle finestre per il
ricambio dell'aria.
Da quando era arrivata l'estate, lui apriva spesso
le ante della sua nuova casa, nella convinzione di disperdere il calore
invece di farlo entrare nelle stanze.
Ami serrò tutte le finestre. Dop aver acceso il
condizionatore, si guardò attorno. Come aveva
temuto, l'azione di Shoko-san era stata
fondamentale in passato per organizzare casa Foster.
C'erano una penna sul bancone della cucina, un libro accanto
al televisore, un bicchiere sul comò. Una maglietta -
sospirò - abbandonata sul divano. Il tavolino al centro
del salotto ospitava sempre un paio di fogli - in quel caso una
pubblicità e una bolletta da pagare. Quel giorno c'era anche
la confezione aperta di un cd, senza il disco. Accanto al tavolo faceva
mostra di sé una bottiglia d'acqua posizionata a terra,
vuota.
Alexander aveva cercato di spiegarsi. «Io
rimetto a posto, ma poi ho
sempre tante cose in testa. Solo quando torno a guardare la stanza noto
che ho
lasciato in giro un mucchio di oggetti.»
Non erano esattamente tanti - Ami aveva visto ben altro tipo
di caos, ad esempio dove era passata Usagi - ma per lei non c'era
ordine finché ogni cosa non era al proprio posto.
Riordinò per istinto, passando dal salotto alla
camera da letto. Lì la sua attenzione venne attirata da un
depliant aperto sulla scrivania.
Esperienza di scambio
internazionale al MIT
Sfogliò le pagine, leggendo.
Il
Massachusetts Institute of Technology si premurava di
offrire il meglio ai suoi studenti: 5 biblioteche, innumerevoli aule
studio, spazi per esperimenti, corsi all'avanguardia in ogni settore.
"Chiediamo ai nostri studenti in scambio di dare il meglio di
sé. Vi troverete in un ambiente competitivo che
stimolerà al massimo le vostre capacità. Siamo
qui per formare la vostra mente, aprendola al futuro. In gruppo o da
soli, vi verrà chiesto di applicare ogni
vostra conoscenza al fine di creare qualcosa di innovativo. Uscirete
cambiati da questa università,
pronti a plasmare il mondo."
Seguiva il commento di una studentessa australiana.
"Sono arrivata al MIT pensando di specializzarmi in ingegneria
aerospaziale. Il corso del professor Koch ha rivoluzionato le mie
aspirazioni: le nanotecnologie sono la chiave per il progresso.
Mi sono trasferita definitivamente negli States. Una volta assaggiato
questo ambiente,
non si può più starne lontani. Ora so cosa voglio
per il mio futuro."
La testimonianza di uno studente cinese aveva toni simili.
"Il MIT è IL posto dove coltivare il sapere. Non
per i professori premi nobel, ma per i compagni di studio che
incontrerete. L'ambiente brulica di idee, di passione, di invenzioni a
un passo dall'essere realizzate. Durante un assignment di gruppo ho
sviluppato un software con due amici europei. Sei mesi dopo eravamo in
Silicon Valley a vendere la nostra start-up a un investitore. Il MIT ti
trasforma da studente a realizzatore."
Il commento che colpì maggiormente Ami fu l'ultimo.
"Volevo studiare astrofisica sin da quando ero bambino,
arrivare al MIT era il mio sogno. Non mi ero reso conto che era solo
un punto di partenza. Ho abbandonato la vita che conoscevo per lo scopo
per cui ho scoperto di essere nato: andare nello spazio. Senza il MIT
mi sarei accontentato. È il luogo dove ho imparato che non
esiste
limite che non possa essere valicato. - Marshall Whitaker, pilota
dell'Aeronautica Militare degli Stati Uniti."
Ami sollevò gli occhi dalla pagina.
Pensò.
Qualche minuto dopo riprese a leggere, sfogliando il depliant
fino all'ultima riga.
Da quel giorno guardò il calendario con occhi
nuovi: alla partenza di Alexander mancavano meno di due mesi. Anche lui
aveva iniziato a pensarci.
«Mi sono informato sulle tariffe telefoniche verso
l'estero dagli States.»
Distratta, lei si era voltata a guardarlo.
«Ho calcolato un'ora di telefonata al
giorno.»
Ami aveva riso. «Non avrai tempo per
altro!»
«Già so che quei minuti mi sembreranno
pochi. Comunque, prevengo con settimane di anticipo le tue obiezioni:
non dovrai preoccuparti dei costi, so già quali sono.
Ti ho detto che mi sta andando bene al lavoro? Prenderò il
bonus.»
Lei lo aveva accarezzato in volto. «Te lo sei
meritato.»
Lui aveva annuito, baciandola. «Basterà a
pagare tutte le nostre lunghe chiamate. Potremo sentirci quando
vorremo.»
Lei aveva pensato agli orari. «Mi
sveglierò presto per chiamarti di mattina. Da te
sarà tardo pomeriggio e avrai finito da poco le lezioni. O,
se sarai occupato, potremo la sentirci la sera tardi, appena ti svegli
tu. Per esempio saranno le 21 da me...»
«E le 7 dove sto io» aveva concluso
Alexander. Le aveva stretto le mani. «Sarà come se
non fossi mai andato via. Anche se non abbiamo
più il tuo teletrasporto.»
Quando lui diceva cose simili, in lei si riaccendevano domande
che non voleva ascoltare.
'Sarà come se
non
fossi mai andato via.'
Alexander intendeva partire solo con metà testa:
l'altra metà sarebbe rimasta in Giappone, con lei.
Ogni
tanto lui accennava a quando sarebbe tornato - una promessa che le
faceva dall'inverno precedente. Stava per andare a studiare in
una delle migliori
università del mondo e già si preoccupava di
tornare
indietro. Prima di sapere di guerre interplanetarie e di
guerriere
Sailor, le sue idee erano state molto diverse.
«Ho un piano sin da quando vado alle
medie.»
Lei lo aveva ascoltato con attenzione in un pomeriggio
dell'anno precedente.
«Diploma col massimo dei voti, poi ingresso alla
Todai, al primo posto in classifica.» Alexander aveva
scrollato le
spalle, pentito solo a metà. «Su questo
mi sono fatto battere, ma al corso ho fatto capire chi è il
migliore. Farò uso di quella sfilza di 100: voglio poter
frequentare qualunque università desideri, in qualunque
parte del mondo. Sono rimasto in Giappone a studiare Fisica
perché non volevo andare via troppo presto da casa, ma... il
mio futuro
non è qui. Io non voglio solo studiare, Ami, voglio fare.
Andrò in un posto dove le mie ricerche abbiano uno scopo.
Questo
spazio in cui siamo nati, questa galassia... Quando toccheremo
l'infinito con mano, io voglio esserci. Sarò una delle
persone che lo hanno reso possibile.»
Tutto in lei aveva compreso a cosa anelava lo spirito di lui.
Alexander lo aveva capito. «E tu, love? Davvero non
vorresti partire? Io so che un giorno, su una nuova scoperta medica,
vedrò il tuo nome.»
Per un momento Ami si era permessa di sognare con lui. Si era
concessa di immaginare di essere una ragazza comune, che non aveva
obblighi né limiti.
«Ogni tanto leggo articoli sulla John
Hopkins...»
Alexander era stato molto felice di sentirlo.
Qualche
mese lui dopo aveva scoperto la verità, e tutte
le sue idee sul futuro erano cambiate.
«Quando tornerò, da gennaio dell'anno
prossimo, saremo liberi di programmare i mesi che verranno. Dopo la
laurea a marzo ho
già questo lavoro assicurato.» Aveva sorriso,
indicando il tetto sopra le loro teste. «Ho anche la
casa.»
Lui pensava all'inizio di una vita insieme, con un legame
ufficiale e duraturo. Pensava a una famiglia. A costringerlo a quei
progetti erano stati lei e le
condizioni del suo futuro.
Alexander lavorava coi numeri in una banca di investimento -
una banca,
il ragazzo che aveva sognato da sempre di trovare posto alla NASA.
Di quell'impiego a lui piaceva soprattutto lo stipendio. Non
si
annoiava durante le lunghissime giornate di lavoro - 'C'è
sempre una nuova sfida', diceva - ma il suo appartamento era pieno di
libri di fisica che non servivano come preparazione agli esami. Ami li
trovava persino in bagno.
Alexander aveva smesso di leggere narrativa, non ne aveva
più il tempo. Passava le sue ore libere a svagarsi con la
passione su cui in passato aveva voluto incentrare la sua esistenza.
Ami aveva iniziato a sentirsi una ladra.
Poteva l'amore togliere tanto a una persona?
Era
contenta che lui andasse via: Alex aveva diritto di tornare a
essere uno studente che si focalizzava su ciò che amava
davvero.
Poi abbandonerà
tutto e tornerà da me.
Col passare dei giorni il suo senso di colpa non faceva che
aumentare.
Provò a non pensarci. Cercò di ascoltare
lui e quello che le diceva: era così felice con lei.
Eppure,
Alex non era mai stato
davvero vicino al suo sogno. Da settembre in poi ne avrebbe avuto un
assaggio.
Studenti geniali come lui avevano cambiato la direzione della
loro vita dopo aver frequentato l'università a cui sarebbe
andato.
... e se anche lui avesse cambiato idea?
Se avesse provato il
desiderio di restare?
Ami aveva una certezza: Alexander sarebbe tornato comunque,
per lei.
Forse anche solo per le promesse che aveva fatto.
Più lo ascoltava parlare di come avrebbero gestito
la lontananza - chiamandosi ogni giorno, contando le settimane fino al
suo ritorno - più notava che lui non aveva intenzione di
farsi coinvolgere dall'esperienza che stava per fare. La considerava un
excursus, una divagazione temporanea rispetto a un percorso
già deciso che andava in una direzione opposto.
Solo per quello, non sarebbe stato giusto da parte sua
incoraggiarlo.
"Sono tre mesi e mezzo in cui potrai vivere la vita che avevi
desiderato" aveva voglia di dirgli. "Non dovresti pensare a quando
tornerai indietro. Dovresti permetterti di..."
Sognare.
Lui non aveva vincoli. Non aveva doveri. Se in quel
posto, al MIT, avesse avuto un'illuminazione su
come voleva che fosse il suo futuro... sarebbe stato libero di
cambiare tutte le sue decisioni.
Non lo farai.
Non lo farai?
Parlandogli tutti i giorni lei avrebbe mantenuto viva nella
mente di lui la
realtà di loro due. Lo avrebbe fatto tornare indietro.
Ma un giorno Alexander si
sarebbe pentito se avesse rinunciato adesso a grandi
opportunità.
Nel presente si sarebbe
lasciato trascinare da lei - perché l'amava tantissimo - ma
un
giorno...
Erano pensieri logoranti.
Alla fine, non
riuscì più a rifletterci da sola. Stava pensando
alla vita di lui, perciò doveva ascoltare cosa aveva da dire
Alexander.
«Alex?»
Riposavano sul letto, dopo cena, guardando quel poco di stelle
che si vedevano dalle finestre.
A lui mancavano le alte pareti
di vetro della sua vecchia casa. Teneva un braccio dietro la testa.
«Hm?»
«Hai pensato a come sarà stare
là?»
«In America?»
«Sì.»
Nella penombra Ami intuì il suono di un sorriso.
«Sarà entusiasmante.
Sai, più passa il tempo, più mi
convinco che sia stato un bene scegliere di andare. Mi mancherai
da
morire, love, ma... potrò dare un'occhiata al mondo in cui
volevo entrare. Mi riempiranno di idee e progetti. Tornerò
più sereno qui, sapendo cosa potrò fare in
futuro, tra uno o due decenni.»
Sentirlo alludere all'insoddisfazione del proprio
presente, per quanto alla lontana, confermò tutti i suoi
dubbi. Se lui voleva tornare
indietro più sereno significava che al momento non lo era
completamente. «E se là trovassi qualcosa
che ti
coinvolge molto?»
«Per esempio?»
«Magari una ricerca, un'idea. Come quella
di... proseguire gli
studi.»
Alexander diede vita a un lungo silenzio.
«Tornerò indietro.»
Non suonava come un'obiezione, né come una
risposta. «So cosa hai detto. Ma se sapessi di non
dover
tornare qui a tutti i costi e ti venisse voglia di
rimanere?»
Non vedeva con esattezza
l'espressione di lui, ma sapeva di avere tutta la sua attenzione.
«Stai pensando di trasferirti negli
States?»
No. Ma aveva capito a quale passaggio logico si era affidato:
credeva che gli avesse fatto quella domanda solo perché
c'era una possibilità che entrambi lasciassero il
Giappone.
Ami chiarì. «Anche se decidessi che posso
farlo, tra due anni e
mezzo entrerò appieno nel mio ruolo di guerriera Sailor.
Né io né te avremmo tempo di completare un ciclo
di studi.»
«Infatti. Poi c'è il resto.»
Confuso, Alexander scosse la testa. «Cosa stai cercando di
chiedermi?»
«Voglio sapere cosa faresti se, stando
lì,
capissi che ci sono altre cose che vuoi fare nella tua vita. Subito,
non tra dieci anni.»
La riflessione di lui non fu così lunga, ma a lei
parve infinita.
«Penserei a quello che sto perdendo e tornerei
indietro.»
Non mi perderesti.
«Perché mi fai queste domande,
Ami?»
«Se tu cambiassi idea, non smetterei di
amarti.»
«Love...»
«Il fatto che ci amiamo non può essere un
vincolo che ti costringe a rinunciare a-»
«Di cosa stiamo parlando? Anche tu hai detto che non
avrei il tempo di terminare una specializzazione prima che arrivi la
nuova guerra e cambi tutto. Non servirebbe a niente che rimanessi in
America, visto che dopo voglio stare con te. Non avrei modo di
completare quella specializzazione né di trovare un lavoro
nel campo che desidero. Nel frattempo avremmo solo perso due anni.
È tempo prezioso di cui abbiamo bisogno,
no?»
... per un bambino. Per farlo diventare padre a ventidue,
ventitré anni - solo perché non potevano
aspettare oltre, non perché lo desiderassero in assoluto
tanto presto.
Per un momento lei non disse nulla.
Alexander emise un breve sbuffo. «Ragioni troppo per
ipotesi.»
«Mi piacerebbe che ti sentissi libero.»
«Io lo sono.»
Non avresti
deviato tanto dalla tua strada se non fosse stato per me. «Il
lavoro che hai adesso non è quello che sognavi.»
«Ci pago questa casa. La mia indipendenza economica.
Non fare la martire, non mi sto sacrificando per te.»
Ami si ammutolì.
Alexander si alzò dal letto e uscì dalla
stanza. Lei sentì scorrere l'acqua del rubinetto in bagno.
Lo aveva fatto arrabbiare.
Dopo qualche secondo, lui tornò in camera.
Prima di parlare si sedette sul letto, calmandosi.
«Riesco a
pensare a me stesso, Ami. So quello che sto facendo. Non so
perché credi che non abbia riflettuto cento volte su
tutto.»
«Non è questo...»
«Allora non sei sicura di quello che
provo.»
«No.»
«Se pensi bene alle tue domande, lo
sembra.»
Lei lo toccò con una mano. «No. Penso a
queste cose perché... sarà un periodo davvero
importante per te, per quello che volevi e che ancora sei. Io volevo...
Vorrei...»
Lui appoggiò la fronte sulla sua.
«Io sono felice di andare. E sono felice di sapere che ti
sentirò così spesso che sarà come se
fossi lì con me. Sarebbe stato meglio solo se ti fossi
potuta
teletrasportare a trovarmi, ma già ora...» Alex
posò un bacio sulla sua pelle. «Non c'è
niente che mi causi dubbi o infelicità. Te lo
direi.»
... lui glielo avrebbe detto?
Alexander la spinse a sdraiarsi sul letto,
insieme. «Saprai
tutto quello che mi passa per la testa. Promesso.»
Ami volle crederci.
«Sai cosa c'è di vero e giusto? Ora,
quando sarò in America, e tra tanti e tanti anni?»
Sì. «I
love you with all my heart.» Lo amava con tutto
il suo cuore, con tutti i suoi dubbi e i suoi timori.
Il respiro di lui era tornato sereno. «Non so come
puoi credere che io possa vivere senza sentirlo. Senza
viverlo.»
GIà, non lo sapeva. Non sapeva come un
amore così grande non potesse
essere una favola, dove non era possibile fare del male, in qualunque
modo, a una persona per cui avrebbe dato la vita.
Ricette un bacio, serrò gli occhi.
Non mi importa.
Fu egoista, amò. Adesso
non voglio che mi importi di niente.
Luglio 1997 - Dubbi
- FINE
Note: Questa è una necessaria introduzione a
ciò che verrà dopo. Come spero sia
chiaro, Ami non sente placati i propri dubbi. Per ora li sta solo
silenziando.
Alexander sa come trattarla, ma l'argomento lo infastidisce.
Avete avuto un assaggio del tipo di tono che può usare
quando è davvero irritato. Se ricordate da Verso l'alba,
può diventare sarcastico, chiuso. Crudele?
Continuate a seguire la raccolta e lo saprete ;) Punto a far
capire meglio anche il punto di vista di lui. A sua volta ha dei
timori, di altro tipo.
Grazie di aver letto e mi raccomando, fatemi sapere che ne
pensate! Mi aiuta sempre a scrivere e a migliorarmi :)
Elle
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Moon, Verso l'alba e oltre...