Parole in
circolo
«No.»
«Per
favore. Sai meglio di me
che non ho scelta.»
«Potevi
evitare di far casino
fin dal principio, per dirne una.»
«Marta...»
«No,
okay? Una cosa è essere
riservati, una cosa è dire una bugia bella e
buona!»
«Non
sei sempre stata tu a
dirmi che nascondermi era meglio?»
«Non
rigirare la frittata,
Marco. Io ti ho detto che nascondere le tue inclinazioni sarebbe stato preferibile, e tu sei stato
d’accordo
perché non ti andava di rendere pubblica la tua vita
privata. Ma non farò finta
di essere la tua fidanzatina solo per pararti il culo, è
chiaro?»
«Forse
non ci siamo capiti.
Se non mi dai una mano, la mia carriera è rovinata, la mia
reputazione è
rovinata, perdiamo il lavoro tutti e due.»
Un
sospiro.
«Marco,
io ti voglio bene e
giuro, te lo dico nel miglior modo possibile, ma stai raccogliendo
quello che
hai seminato. Sotterfugi, tradimenti, bugie... So che è un
rischio quello che
stai correndo, e sarò ben felice di reggere il gioco se
troverai un’altra
ragazza disposta a vendersi in questo modo. Ma quella non sono io, mi
dispiace.»
Click.
Chiamata
terminata.
Credo
che ognuno abbia il suo modo di star bene
In
questo mondo che ci ha intossicato l'anima
Marco
si gettò sul letto
perfettamente rifatto della camera d’albergo, accasciandosi
proprio vicino alla
valigia già pronta.
Michael
lo guardò con una
smorfia di disappunto. «Marta ha detto no?»
«Marta
ha detto no» confermò,
tristemente. «Ha detto che mi sta bene perché
negli ultimi anni non ho fatto
che raccontare balle.»
Nel
dire questo, allungò una
mano per carezzare i riccioli bruni dell’altro, trovando in
essi il conforto
sperato.
«Lei
non è una donna gentile»
constatò. Non poté ovviamente dire di Marta che
fosse cattiva, né che fosse
bugiarda: aveva semplicemente detto la verità e si era
rifiutata di mentire.
Dopo tante menzogne, la sincerità pareva così
strana a entrambi.
«Io
posso dire a una di mie
sorelle.»
Fece
una risatina amara.
«Sbaglio o la tua famiglia ancora non ti ha perdonato per
aver scelto un
qualunque italiano invece di Tim?»
Michael
si sporse verso di
lui, zittendolo con un bacio intenso e profondo. Marco sapeva quanto
lui
detestasse sentirgli parlare di se stesso in quei termini, ma a volte
proprio
non riusciva a farne a meno: per come la vedeva lui, era impensabile
che il
giovane rampollo di una ricca famiglia preferisse un uomo qualsiasi,
né bello
né interessante, a un altro giovane rampollo di una famiglia
altrettanto ricca.
Avrebbe voluto urlare al mondo intero la sua fortuna e, invece, si
ritrovava
costretto a mentire per proteggerla.
«Oh,
idea!» Michael
praticamente urlò sulle labbra del suo amato.
«Claudia, tua vecchia fidanzata!»
Marco
gli prese il viso tra
le mani, carezzandogli una guancia, sistemandogli un ricciolo ribelle,
sfiorandogli il mento e le labbra. «Non credo: era la mia
ragazza, sì, ma
avevamo quindici anni e ci siamo lasciati dopo qualche mese. E lei sa
perché.»
«Perché
tu ha capito che tu
ami gli uomini?»
«Indovinato.»
Il
sorriso di Michael, con
quel nasino amabilmente arricciato e gli occhi socchiusi, lo
trasportò in un
altro mondo, un mondo in cui potevano andare per mano ovunque
volessero,
affinché tutta la gente che li circondava potesse ammirare
il loro amore e, con
un po’ di fortuna, guardare a esso con benevolenza.
Si
morse le labbra. «Potrei
fare diversamente. Potrei andare alla conferenza stampa e fare una
dichiarazione d’amore nei suoi confronti, senza per forza
dire che stiamo
insieme.»
«Grande
idea» esultò Michael.
«Così tu fa cosa dolce, gente pensa che tu
è romantico e molto straight,
così anche se lei dice no,
sembra che tu è grande amatore di donne!»
Il
suo entusiasmo apparve
agli occhi di Marco come ricoperto da un sottile strato di polvere,
soffocato
dall’inevitabile malinconia.
«Ti
amo» fece Marco
all’improvviso. Glielo aveva ripetuto spesso dalla notte
scorsa, come se
volesse rassicurarlo ogni secondo della loro vita che fingersi etero
non
avrebbe minimamente intaccato ciò che provavano
l’uno per l’altro.
«Io
ti amo, anche» sorrise
l’altro, ben sapendo che avrebbe sofferto le pene
dell’inferno nel vedere il
suo amato dichiararsi a un’altra persona.
Per
un lungo, folle attimo,
mentre indugiava sulle labbra di Michael, Marco pensò di
farla a lui, quella
dichiarazione d’amore. Sì, si sarebbe presentato
alla conferenza stampa e,
dinnanzi ai flash dei paparazzi e ai microfoni dei giornalisti, si
sarebbe
gettato ai piedi di Michael, gli avrebbe detto quanto lo amava e che
dei
giudizi della gente gli importava ben poco. Sarebbero stati felici e si
sarebbero amati alla luce del sole, come nelle migliori fiabe.
E
poi, cosa sarebbe accaduto?
E
devi crederci per coltivare un sogno
Su
questa terra spaventosamente arida
Tim
avrebbe sicuramente confessato
tutto, ossia che la loro era stata una storia d’amore
clandestina durata tre
anni, che Marco aveva rovinato il suo matrimonio, che erano due
traditori e che
probabilmente questo li rendeva perfetti l’uno per
l’altro. Entrambi avrebbero
perduto la loro dignità e, probabilmente, la loro carriera
ne avrebbe
risentito. Non potevano neanche immaginare una vita senza la musica: si
sarebbero sentiti due involucri vuoti, due gusci rotti, senza
più nulla da
custodire al propri interno.
Si
sarebbero dissolti come
cenere al vento.
Per
questo Marco gli diede un
bacio talmente forte da far mugolare Michael in un misto di piacere e
dolore:
per esprimere senza esitazione tutto l’amore che provava e
che, nonostante
tutto, avrebbe sempre provato.
Michael
gli afferrò le
braccia per avvicinarlo ancora di più a sé, poi
si mise su di lui e rese quel
bacio ancora più disperato.
Marco
avrebbe solo finto, non
si sarebbero di certo lasciati solo per una falsa dichiarazione.
Ma
allora, se le cose stavano
così, perché quello parve a entrambi un bacio
d’addio?
«Marco!»
Toc toc!
Il
rumore della porta li fece
sobbalzare entrambi, soprattutto Michael che, dopo un trauma risalente
a
qualche anno prima, odiava che gli altri bussassero alle porte.
«Sì?»
fece Marco, mentre
accarezzava a palmi distesi le spalle di Michael, affinché
si rilassasse.
Irene
urlò per farsi sentire
da dietro la porta. «È ora di andare, ti
aspettiamo tutti alla reception.»
«D’accordo.»
Attesero
qualche secondo poi,
quando furono sicuri che Irene fosse andata via, fecero per baciarsi di
nuovo.
Ma
desistettero.
Non
volevano provare di nuovo
quella triste, lacerante sensazione.
«Quindi»
ripeté Marco, «io
vado alla conferenza e mi dichiaro a Claudia?»
«Sì.»
«Andiamo,
ora?»
«Okay.»
In
quella camera d’albero ci
avrebbero lasciato l’odio e l’amore.
Io
l'ho vista sai, la vita degli illusi
Con
le loro dosi di avidità e superbia
L’odio
per Tim che,
nonostante una comprensibile delusione e una rabbia che ardeva come
fuoco sulla
carne viva, aveva scelto la via più ignobile per cercare di
placare quel
bruciore incessante: la vendetta. Che illuso, se pensava che quello lo
avrebbe
fatto sentire meglio. Avrebbe solo rovinato qualche vita in
più, senza per
quello ottenere nulla di ciò che sperava.
L’amore
l’uno verso l’altro,
di chi proprio non riesce a rimanere a lungo separato. Loro erano
l’archetipo
degli amanti: divisi non sarebbero sopravvissuti, insieme avrebbero
subito solo
affanni. Non erano riusciti a restare a lungo lontani e sarebbero
rimasti
insieme, benché distrutti, ma comunque uniti.
Perché, semplicemente, non
avrebbero potuto fare altrimenti.
Marco
e Michael si presero
per mano come se vi fossero abituati, come se le loro mani fossero nate
per
stringersi l’una l’altra e, insieme, andarono verso
la porta.
Da
quella porta, uscirono
divisi.
Non
si separarono un solo
istante in quei cinque giorni. Dal momento in cui misero nuovamente
piede a
Milano, Michael insistette affinché Marco stesse da lui,
nella sua casa. Se
fosse il timore che dopo la finta dichiarazione le cose tra di loro
sarebbero
cambiate, oppure un moto di tenera protezione nei suoi confronti, Marco
non lo
seppe mai.
Che
per combatterli, ti giuro, basta poco
Devi
interdirli con un po' di gentilezza
Ebbe
appena il tempo di passare
a prendere qualche cosa dal suo appartamento, lo stretto
indispensabile, che
Michael si presentò sotto casa sua e suonò il
campanello finché non vide Marco comparire
dal portone, con un borsone pieno zeppo che fece sorridere il libanese,
con
tanto di fossette.
Poi,
una volta trasferitosi,
Michael non fece che ricoprirlo di attenzioni: dalla colazione a letto
alle
camice perfettamente stirate, dalle cene cucinate da lui in persona
alle notti
di fuoco.
Il
quarto giorno di quel
paradiso, Marco si svegliò con la sensazione di aver vinto
alla lotteria, ma di
avere le ore contate.
Era
tutto perfetto, dolce,
romantico e... passeggero. Era bellissimo, ma non sarebbe durato e
quella
consapevolezza rovinò le premure di Michael.
L’uomo
gli dormiva accanto,
quel giorno. Era molto più pigro di quanto Marco non
ricordasse, e quel particolare
gli sembrò adorabile.
Appariva
quasi innocente.
Un'alluvione
mi ha forgiato nel carattere
Però
il sorriso dei miei mi ha fatto crescere
Marco
si mise a osservarlo a
lungo, contando tutto ciò che lo rendeva perfetto.
Quell’uomo
era pura tempesta,
ma quando dormiva aveva la pace stampata in volto e contemplare il suo
viso era
per Marco fonte di pura meraviglia. I capelli aggrovigliati e soffici
come
nuvola lo incantavano, la pelle liscia e candida invitava a sfiorarla
in eterno
con le dita, la bocca dischiusa era fatta per essere baciata e, sotto
le
palpebre chiuse, Marco sapeva quanto fossero belli i suoi occhi dal
colore
cangiante e dalla luce perenne. Si ritrovò addirittura ad
ammirare quegli
adorabili nei sul collo, quando si rese conto che, di
quell’uomo, Marco amava
proprio tutto.
Aveva
un carattere autoritario,
quasi prepotente alle volte, e Marco, timido ma testardo, spesso aveva
avuto
assaggi di cosa voleva dire scontrarsi con lui. Non aveva filtri e
diceva quel
che pensava senza timore di ferire la gente. Usciva senza avvertire e
tornava a
orari improponibili alle volte, ma mai ubriaco, né di alcol
né di sesso.
Semplicemente, era come un bambino troppo cresciuto e un po’
viziato.
Marco
amava quei difetti,
semplicemente perché rendevano quell’uomo il suo uomo, che conosceva perfettamente e
che amava alla follia:
quelle debolezze, quelle peculiarità, gli altri non le
vedevano, per questo le
amava. Erano cose sue, e solo sue. Solo lui in tutto il mondo poteva
conoscerle
e apprezzarle, nessun altro lo avrebbe mai fatto e di certo Marco le
custodiva
gelosamente.
Se
qualche volta ho anche perso la testa
Però
l'amore mi ha cambiato l'esistenza
Per
un secondo, gli occhi gli
si velarono di lacrime al pensiero di poter perdere tutto quello:
l’amore lo
colse alla bocca dello stomaco, così forte da fargli male.
Strinse le labbra
per trattenere la brama di pianto e, per trovare conforto, si
rannicchiò contro
Michael e inspirò forte il suo profumo.
Un
sospiro più forte degli
altri fece comprendere a Marco che il suo amore si era svegliato.
Sollevò il
capo e lo vide con gli occhi socchiusi, gravidi di luce, e un sorriso
sempre
pronto per lui.
Il
dolore si dissipò per far
spazio a una sensazione ben più lieta e dolce.
«Buongiorno,
piccolo» mormorò,
cingendolo con un braccio.
«Buongiorno,
grande» lo prese
in giro.
Quante
cose fai che ti perdi in un attimo?
Michael
gli stampò un lieve
bacio sulle labbra, tipico di chi ha appena lasciato il caldo abbraccio
del
sonno e ne cerca un altro in cui rifugiarsi. Neanche a dirlo, Marco lo
circondò
con le sue braccia possenti nelle quali l’altro si
accoccolò, proprio come il
bambino troppo cresciuto al quale Marco stava pensando pocanzi.
«Io
ti ho sognato, stanotte»
mugugnò, con la voce ancora impastata. «Tu era
vestito da banana e cantava Sbucciami.»
Una
risata eruppe senza
volerlo dalla gola di Marco, posto dinnanzi a un’immagine a
dir poco
esilarante.
«Ti
prego, dimmi che almeno
mi hai sbucciato.»
Quanti
amici hai che se chiami rispondono?
Stavolta
toccò a Michael
ridere. «Io non volevo rovinare il vestito di
banana.»
Le
loro risate divennero una,
riecheggiando nei loro petti e intrecciandosi nell’aria.
Quando si placarono,
Marco osservò ancora una volta, incantato, il volto di
Michael.
Quest’ultimo,
dopo qualche
secondo, arrossì. «Che tu guarda?»
«Che
sei bello» rispose
semplicemente.
«Io
non sono, tu sei.»
«Guarda,
in effetti non te lo
volevo dire, ma ultimamente la trippa fa tanto “Uomo sexy
dell’anno.»
Gli
occhi di Michael
divennero improvvisamente seri: nessuno poteva dire nulla di cattivo su
Marco,
nemmeno Marco.
Quanti
sbagli fai prima di ammettere che hai
torto?
Così,
prima ancora che
quest’ultimo potesse protestare, egli si infilò
sotto le coperte, si diede un
secondo per orientarsi e poi si dedicò alle
rotondità di Marco, il quale non
comprese ciò che quel matto intendesse fare
finché non sentì i denti premergli
sul fianco.
Quanti
gesti fai per cambiare in meglio il
mondo?
Non
che fosse poi così abbondante
da potersi permettere certe lamentele, ma era un dato di fatto che
aveva della
carne sulle ossa. Se paragonato a Michael, poi, si sentiva
più che in dovere di
sentirsi a disagio con quell’aspetto leggermente
più paffuto.
Michael,
che cercava ogni
scusa per prendersi libertà sul corpo di Marco, colse la
palla al balzo per
aggrapparsi ai suoi fianchi e iniziare a morsicare la sua pancia,
attorno
all’ombelico. Marco sobbalzò e iniziò a
dimenarsi come un’anguilla sotto quei
denti, ma chiaramente questo venne interpretato come un segnale di alto
gradimento e l’opera di tortura venne proseguita. Da sadico
aguzzino, Michael
alternò i morsi a qualche sopradico, ma sensuale, colpo di
lingua, che
regolarmente faceva contorcere Marco. Quest’ultimo si impose
di resistere, ma
non ebbe scampo quando sentì le sue sensuali labbra
succhiare la pelle che
sovrastava l’inguine: un gemito gli sfuggì di
bocca e Michael seppe di averlo
in pugno. Se l’intento era quello di fargli amare quelle
parti del suo corpo,
ci stava riuscendo.
Spuntò
da sotto le coperte
per godersi lo spettacolo di un Marco rosso in viso, con le labbra
vermiglie dei
propri morsi e le pupille che scintillavano di desiderio. Lo
baciò sensualmente,
prendendosi tutto il tempo per togliergli il respiro a dovere. Entrambi
chiusero gli occhi, godendosi quell’istante di estasi e
perfezione.
Libero,
libero, libero, mi sento libero
Canto
di tutto quello che mi ha dato un brivido
Poi,
all’improvviso, Marco lo
sovrastò con la sua figura robusta. Proseguì quel
bacio, spostandolo prima alla
gola di Michael, poi facendolo scivolare al suo addome, e da
lì andò sempre più
giù, con una lentezza disarmante che fece ansimare Michael
di sorpresa e di
piacere. Iniziò ad essere percosso da teneri spasmi, reagiva
senza controllo e
Marco si inebriava di avere quel potere sul suo corpo.
Affondò il viso nel suo
inguine, inspirando quell’odore di sesso che lo uccideva
regolarmente di
voglia.
Schiuse
le cosce di Michael
e, leggera come una piuma, la punta della sua lingua andò a
stuzzicare quel
punto che separava le cosce dal resto del bacino e scoprì
quella zona
particolarmente dolce e sensibile al suo tocco. Dispettosa, la sua
lingua vi si
infilò in mezzo e prese a disegnare allegramente ghirigori e
cerchi
concentrici, guizzando da tutte le parti, alle volte sfiorando
l’interno coscia,
altre volte il suo membro. Dopo qualche minuto di quel supplizio, i
gemiti di Michael
erano divenuti sempre più spezzati dal desiderio e la sua
erezione era ormai
pronta per essere gustata. Marco la assalì come un frutto
prelibato,
godendosene ogni centimetro e percorrendone ogni vena.
E
odio e ti amo e poi amo e ti odio
Finché
ti sento nell'anima non c'è pericolo
In
quel lasso di tempo, Michael
era diventato scarlatto sulle gote, mentre un ampio sorriso si faceva
strada
tra le sue labbra e le sue membra, senza più rispondere ai
suoi comandi, si
agitavano chiedendo sempre di più. Fu solo quando Marco
prese completamene in
bocca il suo membro che poté lanciare un urlo di sollievo e
di soddisfazione.
Infilò le dita tra i suoi capelli setosi e li strinse
leggermente, lottando
contro l’impulso di spingerlo il più possibile
vicino al desiderio.
Quando
Marco lo trattava in
quel modo, quando venerava il suo corpo come il più prezioso
dei doni, quasi
sentiva di poter amare se stesso, se il suo uomo lo apprezzava con
tanta e tale
devozione.
Quest’ultimo
prese a
lappargli sistematicamente la punta, stringendo il resto con forza.
«Marco»
ansimò, e non ebbe
bisogno di dire altro.
Marco
aveva già capito.
Stretta il più possibile la sua eccitazione, richiuse la
punta nella sua bocca
e la succhiò con avidità.
Accogliente,
umida, sensuale:
la bocca di Marco gli provocò una marea di sensazioni, tutte
altrettanto
meravigliose, che investirono Michael come spuma marina e come
quand’essa si
infrange sullo scoglio in mille spruzzi, così il piacere lo
travolse con un
urlo.
Marco
ingoiò tutto il suo seme,
facendolo arrossire leggermente quando si leccò le labbra e
sospirò, ghiotto.
Michael,
esausto ma pago,
allungò la mano verso di lui per accarezzargli il viso. Quel
gesto lo sospinse
a strusciarsi teneramente contro la mano di Michael, più e
più volte, come un
gatto che fa le fusa, fino a ritrovarsi con il capo dolcemente poggiato
sul suo
addome.
Dopo
qualche minuto, Marco
avvertì in corpo sotto la sua guancia tremare leggermente.
Si sollevò per
osservarlo meglio e intravide due familiari luccichii sulle guance di
Michael.
«Amore»
lo chiamò,
preoccupato. «Che cosa c’è?»
Lo
guardò. Piangeva.
«Niente»
farfugliò, «solo io
pensava che oggi era domenica ma è lunedì,
invece.»
Per
un attimo, mentre gli
asciugava le guance, Marco si chiese cosa ci fosse di tanto tragico
nell’essersi sbagliato circa i giorni della settimana.
Poi
capì.
L’indomani
ci sarebbe stata
la conferenza stampa.
Dicono
che è un'altra ottica, se resti in
bilico
L’indomani
Michael avrebbe
visto Marco dichiararsi di fronte alla nazione intera nei confronti di
un’altra
persona.
Dicono
che più si complica, più il fato è
ciclico
L’indomani
tutto sarebbe
finito, sogni, speranze e illusioni.
Marco
lo strinse fortissimo a
sé, mentre comprendeva il motivo della tristezza di Michael.
Dicono,
dicono, dicono, parole in circolo
Pensava
che avrebbe avuto più
tempo.
Parole in circolo
«Ricorda
che deve sorridere
mentre ti dichiara» gli raccomandò Michael,
sistemandogli la cravatta.
«Tu
devi essere sorpreso,
invece. Ricordati che tu non ne sai nulla» ribatté
Marco, mentre gli
abbottonava la giacca.
Credo
che ognuno abbia una strada da percorrere
Ma
può succedere che non ci sia un arrivo
Il
fatidico giorno era
giunto, tra poco ci sarebbe stata la conferenza stampa che avrebbe
preceduto la
messa in onda dei provini, dei bootcamp e, infine, degli Home Visit.
Cinque
settimane appena alla diretta, non sembrava quasi vero che fosse
passato così
tanto tempo.
I
due si stavano preparando
nel camerino che la produzione aveva assegnato loro. Teoricamente
avrebbero dovuto
dividerlo con Elio, ma quest’ultimo aveva preferito
prepararsi a casa e
arrivare elegantemente in ritardo: probabilmente stava indossando
qualche
strampalato completo appositamente per l’occasione e non
voleva rovinare la
sorpresa a nessuno.
Si
ritrovarono dunque soli
nello stesso camerino, così poterono darsi una mano a
vicenda nel vestirsi. Si
vietarono vicendevolmente di usare qualunque tipo di fissante per
capelli,
visto che si piacevano l’un l’altro selvaggi e
naturali. Marco aveva insistito
affinché Michael indossasse un completo bianco, non facendo
altro che ripetere
quanto quel colore gli donasse. Michael invece si era impuntato sui
jeans, che
addosso a Marco facevano un figurone. Era un giorno importante, quello,
e
dovevano apparire al meglio. Stavano giusto finendo di prepararsi e di
ripassare ciò che avrebbero dovuto dire e fare durante
quella bizzarra diretta,
quando Marco venne colto da un dubbio atroce.
«E
se l’intervista non va a
parare dove vogliamo noi?» domandò.
«Insomma, se nessuno mi chiede nulla sulla
mia vita amorosa?»
Michael
sorrise. «Tu deve
fare sempre la faccia assente, così tu fa sempre il stupido
finché non ti
chiede tutti cosa tu ha. A quel punto,» e imitò la
sua voce: «“Oh, Claudia, io
te sempre amata! Da che avevemo
quindici ani.”»
«“Anni”,
Michael, ti prego»
ridacchiò per lo strafalcione.
Le
loro risate e i loro
volti, perfino le loro raccomandazioni parevano aver perduto il
consueto colore.
«Come
tu dice» ribatté. «E io
poi fa “Oooh, che una sorpresa!»
«Starai
bene?» gli chiese, a
bruciapelo.
Gli
occhi tristi di Michael
si posarono su di lui. Con le mani sulle sue spalle, strinse
leggermente la
stoffa scura della sua camicia, come a trattenersi, come a celare una
risposta.
Come a reprimere quell’urlo nero che non poteva lasciar
uscire.
Non
vedeva Michael così
sofferente da quella mattina in cui ammise di aver rotto il
fidanzamento e
questo gli causò una morsa dritta al cuore.
E
quanti piedi che s'incroceranno andando,
Ma
solo un paio avranno il tuo stesso cammino
«Certo,
sicuro» rispose, con
un sorriso tanto affabile quanto falso. «E tu?»
Marco
si strinse nelle
spalle. «Starò come te.»
Si
guardarono a lungo.
Nessuno dei due sarebbe mai più stato lo stesso e lo
sapevano entrambi.
Perché
Marco avrebbe
spudoratamente mentito, senza fare come aveva sempre fatto: ritenere
l’amore
una faccenda privata che non andava sbandierata in pubblico. Si sarebbe
venduto, avrebbe imboccato la via più facile,
perché non poteva fare
altrimenti. E Michael avrebbe minimizzato i futuri tentativi di Tim di
far
capire a tutti che il vero amante di Marco era proprio lui, il suo ex
fidanzato: lo avrebbe messo in ridicolo con la sua solita ironia, e
sarebbe
finito tutto bene.
Tranne
che per il loro amore.
Non
potevano che sperare di
resistere a un tale scossone.
Marco
prese il viso di
Michael tra le sue mani e in quel momento si sentì peggio
che mai. Trattenevano
entrambi le lacrime.
«Ti
prego» lo supplicò,
«fammi un sorriso. Non riesco a respirare se tu non mi
sorridi come fai
sempre.»
Detto
fatto, Michael gli
regalò il più grande sorriso che poté.
Era tremolante e incerto, e tendeva
verso il basso, nella parodia di un sorriso dei suoi. Non
c’era calore, non
c’era gioia, non c’era niente. Erano solo denti e
labbra.
«Grazie.»
Ne
conosco gente che sta ancora in viaggio
E
non si è mai chiesta in fondo quale sia la
meta
E,
detto questo, gli diede un
bacio. Disperato, forte, intenso, e doloroso come un uncino che
arpionò il
cuore di Michael e lo tirò verso il proprio.
Era
certo che sarebbero
rimasti ancora insieme, ma non sapevano se sarebbero mai più
stati felici. Sia
nel lasciarsi che nel tenersi uniti c’era dolore, eppure
separarsi parve così
assurdo, così impensabile, che soffrirono al solo pensiero e
più si strinsero
nelle loro braccia cercando inutile conforto.
«Chi
è di scena» fece una
voce da dietro la porta del camerino.
Ma
nessuno dei due si mosse.
Era
finita. Era finita per
davvero quella volta.
Uscirono
dal camerino e si
diressero, con i denti stretti e lo sguardo gelido, verso il luogo in
cui i quattro
giudici si sarebbero lanciati nel loro servizio fotografico. Quegli
istanti
durarono un’eternità. Perfino quanto Elio si
presentò vestito da Fred
Flintstone, con tanto di clava e piedi nudi, le loro risate furono
forzate e
inutili.
Speravano
solo che finisse
tutto in modo rapido e indolore.
Come
essere giustiziati.
Alla
fine entrarono nella
grande sala, si sedettero sulle poltroncine di velluto color crema e si
misero
a rispondere a tutte quelle solite domande banali e scontate. Come vi
sentite?
Emozionati? Puntate alla vittoria o l’importante è
partecipare? Diteci come
sarà quest’edizione in una parola.
Marco
guardava spesso i volti
degli altri giudici: Irene era eccitata, poiché era la prima
volta che
rispondeva a domande del genere, mentre Michael aveva l’aria
annoiata, di
fronte a tutta quell’inutile ridondanza. Elio era
semplicemente Elio.
Lui,
invece, venne richiamato
un paio di volte, poiché spesso non si accorse che gli
rivolgevano delle
domande. Questo fu un bene, perché dopo il terzo richiamo
iniziarono a
chiedergli se ci fosse qualcosa che non andava, quali pensieri avesse
per la
testa.
Sarà
che forse dentro sono un po' Re Magio
E
cerco anche in cielo una stella cometa
Era
tutto come nei suoi
incubi peggiori: ogni cosa era piatta, nebulosa e monocolore. Tutto
perfettamente studiato e calcolato, non una risposta partiva spontanea
da loro.
Erano come automi.
Era
peggio dell’inferno.
«Allora,
Elio» fece una
signorina, tutta pimpante. «Tua moglie è o non
è gelosissima? Insomma, la tua
squadra è quella delle ragazze giovani, il gossip
avrà di che sbizzarrirsi.»
«Guarda»
la rimbeccò lui per
quell’infelice domanda, «l’unica cosa che
il gossip può dire è che una di loro
potrebbe essere la mia futura figlia adottiva.»
Risate
generali. Oh, Elio,
sei terribile.
Noia,
prevedibilità. Marco si
sentiva letteralmente soffocare.
«E
tu, Marco?»
«Io
che?»
Si
era distratto un’altra
volta.
«Beh,
tu sei molto fortunato,
Marco. La tua squadra è piena zeppa di ragazze, tutte molto
giovani e
graziose.»
«Sì,
alcune sono molto, molto
giovani» constatò.
Con
aria maliziosa, quella
proseguì: «Un paio di anni fa, Victoria Cabello
affermò di voler trovare
l’amore tra i concorrenti di X Factor, un po’ come
aveva fatto l’ex giudice
Morgan, tempo addietro. Sei del loro stesso avviso? Oppure preferisci
mantenere
il distacco professionale?»
L’aria
si appesantì tutta
l’un colpo.
Ecco,
era quello il momento.
Il
momento di salvare la sua
musica, il suo amore. Tutto quello a cui teneva.
Tutto,
fuorché la verità.
Nonostante
gli occhi gli
pungessero da dietro, si costrinse ad apparire naturale mentre diceva:
«No, non
sono interessato ad altre persone.»
Una
passione mi ha cambiato nella testa
Ma
sono un sognatore con i piedi a terra
Un
coro di “oooh”
sgomenti fu la conseguenza ideale alla sua
dichiarazione.
«Altre?
Vuoi dire che c’è già
una persona speciale nel tuo cuore?»
Silenzio.
Attesa.
Paura
di sbagliare. Paura di
far bene.
Marco
in quel momento neppure
pensava. Poi, il chiacchiericcio del pubblico lo risvegliò
da quella trance.
Forza, Marco, ora o mai
più.
Dovette
sforzare la lingua e
la bocca per compiere quei movimenti che lo portarono alla
più dolorosa delle
menzogne.
«Sì.
Sono innamorato. Ma non
so se lei ricambia i miei sentimenti.»
Lei?
Lei!
Lei.
Marco
osservò la gente
voltarsi a chiacchierare con chiunque gli capitasse a tiro, anche
persone che
tra loro si conoscevano poco e niente, o niente affatto, presero a
parlare, a
ipotizzare, a parlare di lui. Chi era questa lei? Dunque gli piacevano
le
ragazze. Che scoop! Perché non lo aveva mai confessato prima?
Cerco
di trarre da ogni storia un'esperienza
E
di sorridere battendo la tristezza
«Sì,
ecco» cercò di
sovrastare quel brusio, che catturò la sua attenzione.
«Lei è...»
La
gente non la smetteva di
parlare, parlare, parlare. Non appena finiva di proferire con la
persona alla
sua destra, si voltava a sinistra per poterne discutere ancora, e poi
avanti,
indietro, dappertutto. Un paio di signore si alzarono per poter fare
conversazione con i tecnici, i quali parlarono agli intervistatori.
Sentì
perfino Elio e Irene che borbottavano qualcosa a mezza bocca.
«Lei?»
lo incoraggiò
l’intervistatrice.
«Già
tempo fa stavamo
insieme, ma poi è finita» disse, senza dare un
vero senso alle sue parole. Era
solo fiato, vibrare di corde vocali.
Guardava
quella massa confusa
di persone, quelle bocche che non la piantavano di muoversi e produrre
un
insopportabile mormorio di massa.
Cosa
c’era di tanto
interessante? Qual era il punto? Sì, era innamorato: nulla
per cui
scandalizzarsi, di certo nulla che fosse degno di quella reazione
spropositata.
Due cameraman da una parte all’altra della sala si fissarono
increduli,
parlandosi a gesti.
E,
di colpo, capì.
Quante
cose fai che ti perdi in un attimo?
Non era ciò
che diceva.
Quanti
amici hai che se chiami rispondono?
Era
chi lo diceva.
Quanti
sbagli fai prima di ammettere che hai
torto?
Sentì
la signorina chiedergli
qualcos’altro, ma a quel punto non ascoltava più.
Chiacchiere.
Lui
era solo fonte di
chiacchiere.
Quanti
gesti fai per cambiare in meglio il
mondo?
La
gente avrebbe parlato di
lui qualunque cosa avesse detto. Aveva appena dichiarato di essere
ancora
innamorato di una sua vecchia fiamma e tutti si sentivano sotto effetto
di
chissà quale arcaico incantesimo che li spingeva a chiedersi
chi, cosa, da
quanto, perché, perché no.
Era
stanco, al limite della
sopportazione.
Voleva
urlare a tutti di
starsene in silenzio, che tutto quello stupore inutile era da imputarsi
a una
stupida bugia. Se avessero saputo la verità allora...
Allora?
Libero,
libero, libero, mi sento libero
Canto
di tutto quello che mi ha dato un brivido
Non
avrebbe fatto alcuna
differenza.
Avrebbero
avuto comunque di
che parlare.
Avrebbero
continuato a dirne
di cotte e di crude su di lui, a ipotizzare, a fantasticare. A rendere
la sua
vita oggetto di chiacchiere vuote e inutili.
A
che scopo?
Avrebbe
potuto dire qualunque cosa, le persone avrebbero comunque parlato di
lui e ne avrebbero dette di tutti i colori.
Si
ritrovò a chiedersi quale
fosse il reale problema per cui si nascondeva.
«Marco?»
Si
voltò, con calma
disarmante. Osservò la signorina, che gli tendeva il
microfono, e senza
riflettere neppure per un istante, dichiarò:
«Non
è vero.»
«Cosa?»
Per
un attimo aprì la bocca,
poi la richiuse.
Non
era semplice. Ma cosa lo
era mai stato? Non lo avrebbe mai saputo se non avesse tentato.
«Quello
che ho detto. In
realtà, non cerco l’amore, perché sto
già felicemente con...»
Sentì
tutti gli occhi, gli
sguardi, i pensieri convogliare su di lui.
Con?
Odio
e ti amo e poi amo e ti odio
Adesso.
«Con
un uomo.»
Finché
ti sento
nell'anima non c'è pericolo
E
la gente lì esplose in
talmente tante parole e sospiri ed esclamazioni e chi più ne
ha più ne metta,
che Marco per poco non si mise a ridere.
Che
parlassero, che ne
dicessero di tutti i colori. Non gli importava più,
perché finalmente aveva
capito.
Tanto,
avrebbero parlato
comunque, qualunque cosa avesse detto, purché la dicesse lui.
Si
voltò per vedere la
reazione dei suoi colleghi.
Irene
era a bocca aperta,
mentre Elio sorrideva di soddisfazione, quasi fosse orgoglioso che
Marco avesse
detto la verità.
Michael
aveva gli occhi
talmente sgranati che Marco poté distinguere ogni singola
emozione che essi
custodivano.
Paura.
Incredulità. Emozione.
Sconcerto. Scandalo. Amore. Amore. Amore.
Dicono
che è un'altra ottica, se resti in
bilico
Dopo
essersi ripresa dallo
shock, l’intervistatrice divenne più giuliva che
mai.
«Marco,
con un uomo? Questo
sì che è un pettegolezzo! Puoi dirci che
è lui? Da quanto tempo state insieme? Perché
hai mentito dicendo che era una lei?»
«Quanto
rumore» commentò. Non
seppe dire da quando, esattamente, ma aveva smesso di balbettare e di
indugiare
sui suoi molteplici intercalare. Era privo di incertezza.
«Sono un uomo
innamorato. Cosa c’è da dire? Sono una persona
come tante, chi amo non fa
alcuna differenza. Potrei anche stare qui a dirvi come, dove e
perché. Ma non
dirò nulla. Non so neanche se questo è
ciò che lui vuole. Perciò mettetevi
l’anima in pace, non cercate di scoprire chi è e,
soprattutto, piantatela con
questo sottofondo di parole inutili. Accontentatevi di sapere che sono
innamorato e sono felice. Fine della storia.»
Dicono
che più si complica più il fato è
ciclico
L’applauso
che seguì fu
talmente forte che sentì vibrare la sedia sotto di
sé.
Fu
allora che realizzò cosa
aveva fatto.
Aveva
detto a tutti di essere
omosessuale.
Per
poco non scoppiò a
piangere.
Si
premette una mano sul
volto, per non mostrare a tutti la sua confusione.
Finalmente
si era liberato di
quel fardello che lo aveva tenuto prigioniero una vita intera e che,
durante i
sette anni della sua carriera, era stato il più grande dei
tabù. Si era sentito
sbagliato, emarginato, discriminato, pressato, odiato, idolatrato,
tutto in
virtù di ciò che la persona che amava aveva tra
le gambe.
Non
lo aveva mai sopportato.
Dicono,
dicono, dicono, parole in circolo
Parole
in circolo
Non
pensava di poterlo dire,
ma diamine, stava così dannatamente bene.
Una
volta tanto, si sentiva
libero.
«È
quello che lui vuole.»
Oh, mio Dio.
Era
la voce di Michael quella
che aveva sentito?
Libero,
libero, libero, mi sento libero
Canto
di tutto quello che mi ha dato un brivido
Si
voltò immediatamente,
tanto emozionato e con il cuore talmente impazzito che dovette reggersi
ai
braccioli della poltrona per non cadere, tanto si era sporto a
guardarlo.
Il
volto di Michael era tinto
di un amabile rosso, rideva con gli occhi lucidi.
Stava
facendo un altro passo.
Stavano
camminando insieme
verso la libertà.
Era
pericoloso, inebriante e
bellissimo.
Marco
pianse senza tentare di
nasconderlo.
«Lo
vuole davvero? Anche se
dovesse passare i guai? Anche se questa cosa potrebbe
danneggiarlo?»
Odio
e ti amo e poi amo e ti odio
Finché
ti sento nell'anima non c'è pericolo
Michael
si alzò. Lo guardò
dritto negli occhi, avanzò verso di lui e con un gran
sorriso esclamò:
«Chissenefrega!»
Lo disse
così, tutto d’un
fiato.
Dicono che è
un’altra ottica, se resti in bilico
Poi,
di fiato, nessuno dei
due ne ebbe più.
Si
chinò verso di lui.
Poggiò
le mani sulle sue.
Chiusero
entrambi gli occhi.
Dicono che più
si complica più il fato è ciclico
E
Michael baciò Marco.
E
fu scandalo e fragore di
voci sgomente, e battito di mani e urla e rumore assordante.
E
fu amore, e fu rivoluzione.
Fu libertà, fu verità, fu gioia.
Per
un attimo Marco ebbe
paura che tutto quello fosse solo un sogno e che presto si sarebbe
svegliato.
Scostò
Michael da sé
tenendolo saldamente per le spalle e gli restituì uno
sguardo incredulo.
Non
era affatto un sogno.
«Lo
abbiamo fatto veramente?»
«Yes, we did!»
E
andava bene in quel modo.
Dicono, dicono, dicono,
parole in circolo
Perché,
a dispetto di tutte
le parole in circolo in quella stanza, finalmente Marco e Michael
avevano
ottenuto tutte le cose che non avevano mai avuto.
Sincerità.
Felicità.
Amore
alla luce del sole.
Avevano
l’uno l’altro, e
nulla avrebbe avuto più importanza da quel momento in avanti.
Erano
liberi.
Parole in
circolo.
La soffitta dell’autrice:
QUESTA
FANFICTION AVRÀ UN
SEQUEL
Perfetto,
ora ho la vostra
attenzione.
Oh,
mio Dio. Non ci credo
che l’ho finita!
Sapete,
nel corso di questa fan fiction non ho fatto altro che ripetermi che
dovevo il più possibile creare una cosa verosimile... ma ho
scoperto che più
scivolavo nell’assurdo e più mi divertivo.
Così,
è con sommo piacere
che annuncio un futuro per questa storia. Non oggi, né
domani, probabilmente
dopo l’estate, ma QUESTA FANFICTION AVRÀ UN
SEQUEL, per davvero. La mia beta e
coautrice è e sarà sempre la mia amata
comeunangeloallinferno94, anche lei
autrice di una bellissima storia sui Mirco.
E...
che dire? Ringrazio
tutti voi che mi avete letta, recensita e sostenuta. Ringrazio tutte le
Mirco
shipper e ringrazio quei due piccoli idioti che mi ispirano, nonostante
tutto.
Alla
fine, non mi interessa
il risultato, se questa è una bella storia o no.
L’importante è averci messo
dentro le mie emozioni.
Tutto
il resto, non sono che
parole in circolo.
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