Ricominciare
“Non vai da
lui?”
La voce di Sakura
sembrò svegliarlo da uno stato di torpore in cui Sasuke non
pensava nemmeno di essere caduto. Per un attimo pensò che
suo fratello fosse riuscito a metterlo sotto illusione anche senza
occhi e senza nemmeno voltarsi verso di lui. Ma era ovvio che
così non fosse… semplicemente Sasuke si era
imbambolato a fissare la figura di Itachi che se ne stava ferma sul
limitare del precipizio. La verità è che non
sapeva che fare…
“Non saprei
che dirgli…” rispose quindi con una
sincerità che spiazzò anche lui. Aveva anche
scordato il suo proposito di informare il fratello della distruzione e
rinnovamento della loro casa.
Sakura
sospirò alternando velocemente lo sguardo tra i due Uchiha.
“Forse non
c’è bisogno che tu dica
nulla…” ribadì lei, notando il
perdurare di Sasuke nel voler rimane li fermo, accovacciato
sull‘albero. Solo a quelle parole il ragazzo si
voltò con fare interrogativo. Sakura allora sorrise e si
sedette più comodamente su ramo.
“Sai -
cominciò - conosco poco Itachi-san, ma di una cosa sono
certa. C’è una cosa in cui io e lui siamo
uguali.” sentenziò con sicurezza.
Sasuke
continuò a guardarla, sguardo fisso, quasi a squadrarla, nel
tentativo di sondare in cosa suo fratello potesse essere simile alla
ragazza che gli sedeva accanto. Sembrò pensarci ma non
riuscì a trovare nulla che potesse essere rilevante.
“Non capisci
di che parlo?” chiese lei, un po’ delusa.
Il giovane rimase ancora
una volta immobile, gli occhi sembravano due fessure, ma erano ancora
color dell’ebano quindi Sakura si sentì tranquilla
quando semplicemente alzò il dito indicando proprio Sasuke.
Se possibile
l’espressione dell’Uchiha diventò ancor
più interrogativa e la ragazza si trovò costretta
ad elaborare.
“Noi ti amiamo
Sasuke-kun. In modo diverso, ma non meno intensamente…
quindi se tu ci sei accanto, se tu stai bene, allora anche noi stiamo
bene. Per quello dico che tutto ciò di cui tuo fratello
potrebbe aver bisogno ora è la tua sola presenza. Potrai non
credermi ma so che significa sentirsi soli ed è per quello
che ringrazierò sempre Naruto per averti riportato da
me…” concluse la kunoichi senza togliere gli occhi
da quelli di Sasuke, ansiosa di una qualche reazione. Attese per
più tempo di quanto pensasse fosse richiesto per articolare
una risposta, ma questa non arrivò. Sakura cedette,
reclinando il capo in avanti con un sonoro sospiro deluso.
“Aaaah
vabbè’” disse quindi alzandosi in piedi
“almeno hai trovato tuo fratello… Ora decidi tu
che fare…”
La ragazza si tolse la
polvere dal vestito con qualche veloce pacca e si voltò
saltando sul un ramo vicino, pronta per tornare indietro. Fece due
salti prima che una voce non ne fermasse la ritirata.
“Grazie”
Si voltò
verso Sasuke e lo vide sorridere. Quanto tempo era passato da quando
aveva visto quel sorriso? Troppo, decisamente troppo,
constatò, quando una lacrima le scivolò lungo la
guancia. Alzò una mano per asciugarsela ma Sasuke le si
materializzò vicino e fu più rapido di lei nel
gesto. Fu talmente veloce che Sakura quasi non se ne accorse, se non
fosse stato per il lieve tocco delle dita del ragazzo sulla sua guancia.
“Scusa
… per tutto” disse poi, a bassa voce, osservando
le sue dita che si sfregavano facendo svanire la lacrima rubata.
Sakura fece del suo
meglio per trattenere le altre che sentiva nascere agli angoli degli
occhi e per aiutarsi strinse forte un pugno facendolo finire senza
tante cerimonie contro lo stomaco del ragazzo.
“Puoi dirlo
forte!” decretò, mentre Sasuke si abbassava, le
mani li dove Sakura ancora teneva il pugno stretto, colto alla
sprovvista da un attacco decisamente non forte da metterlo ko ma
abbastanza da togliergli il fiato per un attimo.
Quando lei tolse la
mano, Sasuke notò come non fosse solo il braccio di lei a
tremare. Alzò gli occhi quando il dolore allo stomaco
cominciò a scemare e la vide in lacrime, vinta dal tentativo
di non piangere.
“Va al
diavolo! Scemo!” si sfogò alla fine accucciandosi
nuovamente sul ramo nascondendosi il volto con le mani.
Sasuke rimase a
guardarla per un po’ … poi sorrise e
portò due dita a toccarle la fronte.
“sei proprio
noiosa…” disse con un mezzo sorriso prima di
sparire e ricomparire ai piedi dell’albero.
Sakura si
toccò la fronte, le lacrime ancora le rigavano il viso, ma
l’espressione sul suo volto era di profonda sorpresa. Aveva
visto Itachi fare quello stesso gesto nei confronti di Sasuke quando i
due erano in ospedale. E ogni volta che riceveva quel buffetto Sasuke
assumeva un’espressione che lei non gli aveva mai visto e che
probabilmente Sasuke stesso ignorava di aver mai mostrato, se non
davanti al fratello. Sakura si ricordò si essersi sentita
una spiona di bassa lega, ma nonostante quella sensazione non era
riuscita a distogliere lo sguardo dalla scena. E il fatto che ora lui
riproponesse quel gesto nei suoi confronti la fece sentire speciale.
Speciale abbastanza da poter tornare a sperare… ancora una
volta.
Lo guardò
camminare verso la radura, sorrise mentre ancora le pareva di sentire
quella leggera pressione sulla fronte. Forse avrebbe dovuto ringraziare
il ritorno di Itachi-san anche per quella piccola nuova
speranza…
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Gli arrivò
alle spalle facendo meno rumore di un alito di vento, ma Sasuke non si
stupì quando Itachi fece cenno di averlo sentito.
“Perché
sono tornato in vita Sasuke?” chiese all’improvviso
senza nemmeno voltarsi.
Il minore si
sentì morire sul posto e, senza pensarci due volte,
scattò in avanti, prendendo il fratello per il polso per
paura che Itachi potesse gettarsi di sotto.
Itachi sembrò
intuire la paura del fratello e, forse per tranquillizzarlo, gli pose
l’altra mano sopra quella che gli stava afferrando il polso.
“Non voglio
suicidarmi, non potrei mai farlo. Tsunade Hime ha dato la sua vita per
darmi una seconda possibilità. Ciò che mi
domandavo - continuò mentre con la mano convinceva il
più piccolo a lasciarlo andare - cosa dovrei fare con questa
mia seconda vita?”
Sasuke sembrò
convincersi a lasciare la presa al polso, ma rimase comunque vicino al
fratello, quando questo tornò a voltarsi verso il baratro.
“Lo stavi
chiedendo a Shisui-san?” chiese a bassa voce quasi nel
tentativo di non farsi sentire. Ma Itachi annuì.
Avrebbe fatto qualsiasi
cosa per alleviare la sofferenza che era certo suo fratello provasse in
quel momento. Avrebbe voluto dirgli che sarebbe stato disposto ad usare
l’Edo Tensei oppure ad usare il rinnegan per potergli
permettere di parlare con Shisui, ma vedendo il fratello fermo sul
bordo del precipizio gli sembrarono entrambe due possibilità
da non menzionare nemmeno.
Allora gli tornarono
alla mente le parole di Sakura e decise quindi di rimanere zitto,
mettendosi anch’egli ad osservare il baratro sotto di loro.
L’acqua
scorreva veloce nel fiume Naka. Era di un azzurro così
intenso da poter rivaleggiare con il cielo. Stranamente
quell’immagine lo fece ripensare a Naruto. Per il villaggio
lui ora era il sole, era il cielo, azzurro e limpido come i suoi occhi.
Il clan Uchiha invece era, e sarebbe sempre stato visto, come
l’oscurità, come il nero delle loro iridi che ne
copriva il rosso sangue.
Fu in quel momento che
il ragazzo ricordò la sua motivazione iniziale del mattino.
“Nii-san
ricostruiamo casa!” proclamò quindi senza
anticipazioni di sorta.
Itachi si sorprese non
poco da quella uscita del fratello. “Ricostruire casa? Ma non
lo avevi fatto fare proprio ieri al capitano Yamato?”
“No No -
scosse la testa il più piccolo - intendo ricostruirla ex
novo. Senza nessun rimando o ricordo al passato…”
Itachi sembrava
continuare a non capire quindi Sasuke decise di spiegare il
perché di quella decisione. Non voleva che tra loro ci
fossero ancora incomprensioni.
“Ho notato
come hai girato per casa ieri quando siamo entrati… Non ho
pensato che è stato in quella casa che hai…si,
insomma…”
“…ucciso
mamma e papà…” concluse il
più grande con tono piatto.
Sasuke annuì,
lo sguardo nuovamente sulle onde azzurre del movimentato fiume sotto di
loro.
Preso
com’è era a non guardare Itachi, Sasuke non vide
le dita del fratello avvicinarsi se non quando toccarono la sua fronte.
“Sciocco di un
fratello…non hai capito nulla”
Il ragazzo
alzò la testa mentre la mano andava a massaggiarsi la fronte
in un gesto automatico. Sul volto di Itachi vide un sorriso triste.
“Che vuoi
dire?” chiese.
“Non era a me
che pensavo ieri, mentre girovagavo per casa dopo tanto tempo. In
realtà stavo pensando a te… Ho realizzato che nel
tentativo di salvarti ti ho lasciato in una casa tanto grande e
silenziosa, in compagnia di soli dolorosi ricordi. Pensavo di salvarti,
ma ho capito che non ti ho salvato per nulla, tutto ciò che
ho fatto è stato unicamente non
ucciderti…”
Sasuke non rispose e non
disse nulla nemmeno quando sentì la mano del fratello
accarezzargli la guancia.
“Non ho ucciso
il tuo corpo, ma ho ucciso il tuo animo. Cercando di salvarti, colui a
cui ho fatto più male sei proprio tu…”
Sasuke scattò
in quell’istante, le mani sulla bocca del fratello.
“Non dirlo!
Giuro che se lo dici ti lancio io di sotto!”
Il
‘perdonami’ aleggiò tra i due, ma
nessuno lo pronunciò. Itachi alzò una mano
incrociando le dita per far capire che aveva inteso
l’avvertimento e solo a quel gesto Sasuke spostò
le mani.
Rimasero entrambi
comunque in silenzio. L’unico rumore erano le fronde degli
alberi mosse dal vento, qualche verso di uccelli e il lontano scorrere
dell’acqua del fiume.
Poi, dopo qualche
minuto, Sasuke decise che non ne poteva più di quel silenzio
e cercò di romperlo.
“Allora per la
casa…” inziò.
“…se
per te non è un problema lasciamola
così” decretò il fratello maggiore.
“ma…”
“non
preoccuparti Sasuke, poi in fondo è meglio così.
Me la ricordo bene e in questo modo eviterò di andare a
sbattere da qualche parte.”
Sasuke
incrociò le braccia. “Tu sei come un pipistrello
Nii-san, non andresti a sbattere sul muro nemmeno se questo ti venisse
lanciato contro”
“Eh? Perche
dici così?”
“Ma come
perché?…sei arrivato fin qui da solo…
per arrivare io e Sakura abbiamo attraversato il bosco…non
è esattamente un tragitto facile per un cieco. Eppure se
qui. Come ci sei arrivato?”
“Ah
beh… non so” rispose il maggiore in effetti
ignorando il perché. Aveva semplicemente seguito il suo
istinto seguendo il suono dell’acqua. “Forse
è che sono abituato a vederci poco e quindi anche senza
vista riesco comunque a orientarmi in altro modo.”
Sasuke
ascoltò le parole del fratello e subito dopo gli venne un
dubbio che non riuscì a frenare dal far uscire a voce.
“Quando
abbiamo combattuto tu quanto male vedevi?”
Itachi si
voltò verso di lui e Sasuke capì subito che il
fratello non avrebbe voluto rispondere, ma ciò non lo
fermò dal chiederlo nuovamente.
“La
verità…” domandò
semplicemente.
Itachi
sospirò tornando di nuovo a volgere lo sguardo che non aveva
al fiume sotto di loro.
“Vedevo solo
una sagoma sfuocata. Ho visto il tuo volto attuale solo quando sono
stato riportato in vita con l’Edo Tensei”
“Avrei dovuto
immaginarlo…Eppure in quel momento non mi era passato
nemmeno per l’anticamera del cervello. Ripensandoci ora
avresti potuto battermi in un attimo. Ma tu volevi liberarmi dal
marchio, vero?”
“Prevedibile
eh?…” rispose l’altro con un mezzo
sorriso.
“Ora
si… E voglio che tu continui ad esserlo d’ora in
avanti. - disse il più piccolo prima di volgere gli occhi al
terreno - Non voglio più essere
ingannato…”
Itachi sorrise
nuovamente. Era strano come nella sua mente gli si fosse formata
l’immagine del broncio di Sasuke, ed era sicuro che non fosse
poi tanto diversa dalla versione reale che aveva davanti. Gli
poggiò una mano sulla testa scompigliandogli i capelli che
le dita sentivano ancora lisci ma non finissimi quanto i propri.
Stava per rispondere
quando un frusciò catturò l’attenzione
di entrambi.
Naruto sbucò
dalla foresta con un leggero fiatone. “Eccovi
finalmente.” disse avvicinandosi lentamente.
“Naruto? Che
succede?”
L’Hogake si
guardò alle spalle velocemente prima di rivolgere di nuovo
lo sguardo verso i due Uchiha.
“Abbiamo un
problema” rispose con semplicità, incrociando le
braccia al petto…
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