19 - Capodanno
AVVISO: questo capitolo,
trattandosi di una festa di Capodanno, contiene una buona parte delle
scene dove i protagonisti agiscono sotto gli effetti dell'alcool. Non
è ovviamente mia intenzione inneggiare all'uso smoderato di
alcolici o altro, ho solo voluto descrivere una situazione verosimile,
in un contesto in cui i protagonisti hanno comunque un'età
compresa tra i 16 e i 17 anni (che corrisponde alla maggiore
età, nel mondo dei maghi).
Il capitolo è comunque tranquillo, ma ci tenevo a precisare nel
caso in cui qualcuno fosse molto sensibile a certe tematiche (la storia
ha pur sempre un rating arancione).
Ps: vi ricordo che
l'incantesimo è ancora attivo su tutta Londra, quindi anche a
mezzanotte la città è illuminata come se fosse pieno
giorno
Detto ciò, buona lettura! ;)
- Capodanno a Villa Black -
L'enorme villa che si stagliava sulla collina emergeva in tutta la sua bellezza e maestosità.
Nessuno dimorava più lì da tempo, ma nonostante
ciò ogni singolo angolo, ogni minimo particolare, era
perfettamente curato. Esattamente come se migliaia di persone ogni
giorno se ne prendessero cura. Oppure come per magia.
Eppure, nessuno abitava più lì da anni.
Gli ultimi proprietari, Cepheus e Ara Black, erano morti quasi
cinquant'anni prima, senza lasciare figli e senza lasciare un
testamento scritto. Scatenando così una forte diatriba
familiare.
Non si capiva più se la villa dovesse passare al fratello di
Cepheus, che aveva sposato la cugina di Ara, oppure alla nipote di Ara,
che aveva sposato il cugino di Cepheus. O forse era stata la sorella di
Ara a sposare il nipote di Cepheus?
Alla lite si aggiunsero successivamente molte altre famiglie, tutte in
qualche modo imparentate tra loro. Complicando solo la situazione.
Molte delle pretese vennero successivamente cancellate dalla Seconda
Guerra Magica, che spazzò via buona parte di quelle
famiglie.
Erano rimaste così solo in pochi a poterne rivendicare la proprietà.
I Freeman, che però si erano nel frattempo trasferiti in
Francia, rinunciando così ad ogni diritto. I Black - Grimm, che
però non erano affatto interessati alla cosa. I Richardson, che
erano però troppo occupati a cercare la figlia fuggiasca in
Italia. E i Malfoy.
Narcissa Black, che nel frattempo era diventata nonna, si era perciò accordata con Augustus.
La casa non sarebbe appartenuta a nessuno di loro.
Tutti quelli imparentati con i proprietari originari però, si
sarebbero impegnati a mantenerla integra ed intatta, sempre pronta
all'uso. Sarebbero stati i loro nipoti ad usare la casa a turno,
condividendola. E in futuro, quando sarebbero stati abbastanza grandi
per scegliere da soli, si sarebbero anche potuti accordare in maniera
diversa.
Chissà quante feste avrebbero potuto organizzarci, lì dentro.
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28 Dicembre 2020, Villa Black, Dependance
Page
aprì uno scatolone, iniziando ad estrarre un po' di cose
contenute al suo interno. Con un colpo di bacchetta, le mise in ordine
per la stanza. "Sei proprio sicuro Micah, di volerti trasferire qui?"
Chiese al ragazzo dietro di lei, che con un incantesimo di levitazione
era mezzo metro sollevato da terra, intento a disporre diverse mensole
alle pareti.
"Assolutamente sì." Le rispose il Corvonero di ottimo umore.
La dependance di Villa Black era diventata ufficialmente casa Price. La sua casa.
Quella mattina, il magiavvocato che lo seguiva lo aveva contattato.
Micah, in un primo momento, aveva pensato che lo avesse fatto per dargli notizie di suo nonno.
Invece l'uomo gli aveva consegnato un contratto magico vincolante,
sottoscritto dai gemelli Freeman, dai gemelli Suarez, da Eleonore e
Hansel e da Draco Malfoy in quanto rappresentante legale per il figlio
Scorpius, che era ancora minorenne. Tutto per donargli e renderlo unico
proprietario di Villa Black.
"Accetto ad una sola condizione." Aveva detto lui, profondamente commosso. "Non voglio la villa. Mi basta la dependance."
Francisco, con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, gli
aveva battuto una pacca sulla spalla. "Te ne aggiungo un'altra allora,
di condizione. Voglio in mano la gestione totale per la festa che
organizzeremo alla Villa per Capodanno!" Esclamò, facendo
comparire espressioni preoccupate sui volti di tutti i presenti.
Feste e Francisco Suarez. Un binomio che non andava mai a buon fine!
"Non mi serviva la villa." Spiegò il ragazzo alla
fidanzata. "Già questa è grande tre volte una casa
normale. Non saprei proprio come gestirla Villa Black!" Esclamò.
"E poi dove si terrebbero tutte le feste, se ci trasferissimo
lì?" Chiese sovrappensiero, senza rendersi conto
esattamente di ciò che stava dicendo. Aveva appena parlato al plurale.
Page bloccò l'azione che stava svolgendo a metà, quando capì cosa Micah si era appena lasciato scappare.
Lo fissò con occhi sgranati, mentre il suo respiro accelerava e il cuore le batteva forte.
"Trasferissimo?" Chiese con un filo di voce.
Il ragazzo deglutì mentre si malediva mentalmente. Come diamine aveva fatto a farsi scappare una cosa simile?
Solo che avere Page lì intorno, mentre sistemava le cose in
quella casa, gli sembrava una cosa così giusta e semplice.
Così naturale. La voleva avere intorno sempre.
"Cioè... se mi trasferissi qui... e tu venissi a
trovarmi... e poi magari, in futuro, volessi venire sempre più
spesso... e..." Farneticò per un po', sempre più teso e
sempre più rosso.
Dove diamine era tutta la sua intelligenza Corvonero quando ne aveva bisogno?
La ragazza non lo lasciò finire. Ridendo, gli si buttò tra le braccia, trascinandolo per terra.
Poco dopo, mentre i primi vestiti atterravano sul pavimento, Micah pensò che non c'era proprio modo migliore per chiudere l'anno. E per inaugurare una nuova casa.
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31 Dicembre 2020, Villa Black
Caos
riempì velocemente una decina di bicchieri con un mix di
alcolici di provenienza sia babbana che magica e li lanciò sul
bancone adibito alla zona bar. Almeno due volarono a terra,
perchè i proprietari erano troppo ubriachi per riuscire a
prenderli al volo, ma la maggioranza di loro arrivarono integri a
destinazione.
Suo fratello Enea aveva un bar e il Tassorosso ci aveva passato le
estati ad aiutarlo, quando si trovava ancora in Italia. Per questo
motivo, quando aveva saputo della festa di Capodanno, si era subito
proposto di dare una mano lì.
Stava preparando l'ennesimo cocktail, quando una voce lo interruppe.
"Ehy! Hai un secondo?" Virginia quasi urlò, per farsi sentire e
per sovrastare la musica che risuonava nell'ambiente a tutto volume.
Già Caos era perso di suo, figurarsi con tutto quel caos
attorno. E sembrava davvero concentrato, mentre elaborava quei
cocktail.
Miracolosamente, il ragazzo alzò subito lo sguardo verso di lei.
"Ciao Gin!" La salutò allegramente, lasciando perdere il
bicchiere che aveva in mano. "Arrangiatevi un po', voialtri!"
Esclamò all'indirizzo di alcuni ragazzi che avevano aperto bocca
per protestare. "Andiamo." Commentò afferrandola delicatamente
per un braccio e trascinandola in un angolo appena più
appartato. "Sono tutt'orecchi!" Esclamò allegramente,
rivolgendole un ampio sorriso.
"Volevo solo ringraziarti." Iniziò lei. "Non avevo ancora avuto
il tempo di farlo, ma se non ci fossi stato tu, al Ministero,
probabilmente non sarei qui, adesso. Avrei fatto la fine di Robin... o
addirittura di Diamante." Concluse tristemente.
Un'ombra passò anche sul volto del ragazzo, mentre ripensava a
sua volta a ciò che era accaduto. Robin era morta. E Diamante
era ricoverata al San Mungo in coma - forse in modo perenne. Non erano
sue amiche - era lì da troppo poco tempo per essersi davvero
affezionato a qualcuno - ma era impossibile rimanere impassibili di
fronte ad episodi del genere.
Si accorse però incredibilmente che - se la stessa cosa fosse accaduta a Virginia - lui ci sarebbe rimasto ancora più male. Era così bella - e piena di vita - in quel momento, lì davanti a lui.
"Figurati." Riuscì solo a sussurrare fissandola.
Forse fu l'alchool ad agire al suo posto - ne aveva bevuto parecchio,
mentre creava i cocktails per gli altri. Un attimo prima le stava
rispondendo e un attimo dopo l'aveva attirata a sè per baciarla.
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Anastasia,
con un sospiro, chiuse la porta dell'enorme villa dietro di sè.
Forse non era una buona idea, per lei, girare da sola - poteva essere
soggetta ad una visione da un momento all'altro - ma non sarebbe
riuscita a rimanere lì dentro un secondo di
più.
Non era neanche mezzanotte ed erano già tutti ubriachi. Come
facevano a festeggiare con tutto quello che era successo solo pochi
giorni prima?
Sapeva che molti vedevano in quella festa solo uno sfogo, un modo per
non pensarci. Ma lei non riusciva proprio a pensarla allo stesso modo.
Joseph era morto. E non solo lui. E lei non riusciva a smettere di tormentarsi per questo.
Stava camminando lentamente, in quella notte rischiarata completamente
a giorno, quando udì delle voci a lei note provenire da un punto
preciso del cortile. Automaticamente, i suoi piedi si diressero in
quella direzione.
E fu così che trovò Michael e Fabian seduti sull'erba a
gambe incrociate, con un'espressione in viso non molto dissimile dalla
sua.
I due Tassorosso si girarono contemporaneamente verso di lei, al
rumore dei suoi passi. E Fabian, con un cenno della mano, la
invitò a sedersi accanto a loro. "Vieni Ani, accomodati."
"Anche tu non hai molta voglia di festeggiare vero?" Le chiese Michael in tono lugubre.
"Come state?" Trovò la forza di chiedere loro Anastasia.
Domanda vuota per risposte ancora più vuote. Già lo
sapeva come stavano. Ma non voleva che li circondasse solo il silenzio.
"Oh, io me la sono cavata con poco." Proferì il ragazzo "Una
pozione rimpolpasangue ed ero di nuovo in piedi. Ma Diamante..."
Sussurrò mentre la sua voce si spegneva.
Fabian neanche trovò la forza di risponderle. Era a casa sua,
dove aveva proposto di passare tutti insieme Natale, che si era
consumata la tragedia. Non poteva far altro che sentirsi profondamente
in colpa.
La Corvonero sembrò leggergli nel pensiero. "Non è colpa
tua Fabian, ma mia... se lo avessi ascoltato... se non fossi corsa al
piano di sopra... se..." Ma non riuscì a finire. 'Se non mi avesse seguito adesso sarei io sottoterra al suo posto' Pensò soltanto scoppiando in lacrime.
Percepì delle braccia stringerla e la voce di Fabian sussurrarle
all'orecchio parole vuote. Che non era neanche colpa sua. E prometterle
che tutto sarebbe andato bene, che tutto si sarebbe sistemato.
"A cosa serve essere una hexenbiest se non so neanche prevedere le
morti delle persone che amo?" Ululò in preda ai singhiozzi.
Michael estrasse una fiaschetta e la passò ad entrambi.
Senza neanche chiedere cosa contenesse, Anastasia ne trangugiò
una lunga sorsata. Un gusto amaro le riempì la bocca, mentre la
allungava senza fiatare a Fabian. Vide il ragazzo compiere lo stesso
gesto e poi ripassarla a Michael, che la alzò in aria verso di
loro, come per fare un brindisi.
"Alla nostra. Lasciamoci alle spalle questo anno orribile."
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Milly e Alex stavano ballando abbracciati in mezzo alla pista, immersi in una bolla tutta loro.
La Grifondoro si sentiva la testa leggera mentre volteggiava tra le
braccia del ragazzo. Non aveva idea di quanto avesse bevuto fino a quel
momento - ogni volta che si trovava in mano un bicchiere, lo
trangugiava senza pensare - e i suoi pensieri iniziavano ad
essere sempre più confusi.
Senza pensare a ciò che stava facendo, si allungò per
baciare il Tassorosso, che la strinse ancora più forte.
Percepì le mani del ragazzo iniziare a scenderle lungo la
schiena, in maniera sempre più audace e non fece assolutamente
nulla per fermarlo.
Ad interromperli, ci pensò la voce di Brian Hunt, che si
sollevò all'improvviso in mezzo alla sala. "RAGAZZI! MANCA
SOLTANTO UN MINUTO ALLA MEZZANOTTE!" Esclamò dopo aver applicato
un incantesimo di sonorizzazione alla sua gola, esattamente come aveva
fatto alla partita di Quidditch.
"Credo che qualcuno farà partire dei fuochi d'artificio dal
cortile." Sentì la voce del ragazzo sussurrarle all'orecchio.
"Andiamo a dare un'occhiata?"
La ragazza annuì felice, mentre un coro festante e urlante intorno a loro iniziava il count-down.
"DIECI! NOVE! OTTO!..."
Milly e Alex arrivarono in cortile appena in tempo, trascinati in parte anche da tutti gli altri.
"TRE! DUE! UNO!"
Nonostante fosse pieno giorno, i fuochi d'artificio dei Tiri Vispi
Weasley vennero comunque attivati, creando uno spettacolo di luci molto
particolare.
"BUON ANNOOOO!!!"
Il Tassorosso la attirò di nuovo verso di sè, riprendendo esattamente da dove erano stai interrotti.
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Lex si smaterializzò nel cortile della villa pochi minuti dopo la mezzanotte.
Era rimasta con il branco fino a poco prima, ma voleva tornare anche a Londra per capire cosa stesse effettivamente succedendo.
Senza contare che l'1 gennaio - quindi quel giorno stesso - era anche
il compleanno di Eleonore. Perciò voleva farle una sorpresa. Ma la sorpresa la ebbe lei, vedendo che era pieno giorno.
"Ma che Merlino...?" Esclamò esterrefatta guardando verso l'alto.
Quando aveva lasciato Chris - solo pochi minuti prima - era notte fonda!
"Lex!" La chiamò una voce sorpresa dietro di lei. "Credevo di
rivederti direttamente a scuola!" Esclamò Brian Hunt, comparendo
nella sua visuale con una ragazza bionda tra le mani. Caroline.
"Sono tornata in anticipo..." Iniziò a spiegare la Serpeverde.
"Volevo fare una sorpresa ad Elly... ma a quanto pare la sorpresa l'ho
avuta io!" Esclamò, indicando il sole che si ergeva sulle loro teste. "Tu
me lo sai spiegare cosa cavolo sta succedendo?" Chiese facendo sgranare
gli occhi al Corvonero.
"Come sarebbe a dire che non lo sai? La notizia ha fatto il giro del
mondo! Anche i babbani lo sanno!" Commentò incredulo.
"I licantropi non vivono in mezzo alla civiltà, ma nel bosco. E
sono rimasta isolata da tutto e tutti in questi giorni." Spiegò
lei. "Quindi pensi di fare il pesce lesso oppure mi puoi aggiornare?"
"Ehm... ok."
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Daniel guardò Eleonore, in parte preoccupato e in parte divertito.
Erano entrambi al settimo bicchiere di whisky incendiario, solo che
lui, a differenza della Corvonero, l'alchool lo sapeva reggere. La
ragazza invece, aveva iniziato a mostrare i primi segni di cedimento al
terzo.
Al quarto si era issata su un tavolo, in mezzo ad altri studenti, iniziando a ballare.
Gli altri li aveva consumati direttamente lì sopra. Da come
ondeggiava sui tacchi, il Tassorosso si stava chiedendo come avesse
effettivamente fatto a bere tutto il contenuto del bicchiere, senza
rovesciarne neanche una goccia.
Anche da ubriaca riusciva a mantenere una propria dignità.
"Londra è ancora circondata
dall'incantesimo di protezione, quindi non avremo problemi di Dempiries
stasera." Gli aveva detto qualche ora prima, prima di baciarlo.
"Perciò voglio pensare soltanto a divertirmi." Aveva poi
concluso quando si erano staccati.
Dignità che andò a puttane quando un'altra ragazza,
ubriaca più di lei, le cascò addosso, trascinandola
inevitabilmente con sè. Sarebbe atterrata sul pavimento se
Daniel non l'avesse afferrata al volo. "Presa!"
"Il mio principe azzurro!" Sbiascicò prima di circondandogli il collo con le braccia e baciarlo.
"Se proprio vuoi ballare Elly, quantomeno fallo a terra, con me."
La invitò lui guidandola verso la pista. "Almeno potrò
afferrarti al volo, se de..." Ma il Tassorosso venne interrotto a
metà dalla Caposcuola, che si girò per baciarlo di nuovo.
Azione alla quale il ragazzo rispose subito con entusiasmo. La
attirò di più verso di sè, facendo scorrere le
mani sulla sua schiena, coperta solo da una canottiera leggera - si era
già tolta gran parte del vestiario nel corso della serata:
più beveva più sentiva caldo. Le loro lingue iniziarono a
giocare, mentre entrambi approfondivano il bacio.
Furono interrotti da un fischio proveniente dalle loro spalle. Era Francisco che con un bicchiere di tequila in mano -
le feste organizzate da lui avevano sempre una dose abbondante di
alcolici sia magici che babbani - e Federica nell'altra commentò
divertito "Ehy! Prendete una stanza voi due!"
Eleonore, scocciata per essere stata interrotta, gli sottrasse velocemente il bicchiere, con l'intenzione di trangugiarlo.
"Elly! E' mio quello!" Protestò il Grifondoro, cercando di
riprenderselo, mentre la Serpeverde al suo fianco rideva per la
scenetta.
"No, tu hai bevuto abbastanza per stasera." Fu il commento di Daniel,
prima di appropriarsi del bicchiere a sua volta e buttare giù
tutto il contenuto in un solo sorso - sghignazzando di fronte alle
facce sconvolte di tutti e tre.
"Maddaaaiiii!" Disapprovò la Corvonero.
"Non puoi bere ancora... sei già caduta dal tavolo!" La prese in
giro, circondandole la vita col braccio e riattirandola verso di
sè. Aveva già dimenticato che Francisco e Federica si
trovavano a pochissima distanza da loro. "Però l'idea della
stanza non è male..." Le sussurrò all'orecchio con tono
malizioso prima di depositarle una scia di baci sul collo, sentendola
rabbrividire.
La Serpeverde tappò con la mano la bocca del suo ragazzo, che
stava per interromperli di nuovo, poi lo trascinò via. "Quando
ti ci metti sei davvero un rompiballe!"
"Quella è la mia migliore amica!" Protestò il Grifondoro. "Mia sorella, mia..."
"Sì certo... e Daniel è l'orco cattivo che approfitta del
fatto che è ubriaca!" Lo apostrofò lei interrompendolo e
prendendolo in giro. "Stanno insieme da due anni!"
"Ma lo so! Altrimenti perchè gli avrei detto di prendersi una
camera? Chiunque altro avrebbe ricevuto un pugno sul naso."
Borbottò il ragazzo, aggiungendo qualcosa sulle fidanzate
insensibili.
Federica, capendo che non c'era altro modo per farlo desistere, lo attirò verso di sè per baciarlo.
"Guarda che non sono ubria..." Iniziò a protestare Eleonore
qualche metro più in là, prima di essere interrotta da un
altro bacio di Daniel. "... però l'idea di Francisco piace anche
a me." Commentò con un sospiro quando si staccarono. "Andiamo."
Decise quindi prendendolo per mano e iniziando a guidarlo tra la folla,
ondeggiando leggermente.
Daniel non si fece di certo pregare. Le cinse la vita con un braccio,
sostenendola, per essere sicuro che non cadesse camminando.
La ragazza poteva negarlo fino alla morte, ma era davvero ubriaca.
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Raphael, con la mente completamente annebbiata dall'alchool, attirò ancora di più la ragazza bionda verso di lui.
Le fece scorrere una mano lungo la spina dorsale, mentre affondava l'altra tra i suoi capelli lunghi e mossi.
Intanto continuava a baciarla in maniera sempre più appassionata mentre lei gli circondava le braccia attorno al collo.
Stava per proporle di andare a rintanarsi in un luogo più
appartato, quando si sentì trascinato via da delle mani. E si
beccò anche un pugno in pieno volto.
Mentre cercava di capire cosa diavolo stesse succedendo, da un luogo
lontano - forse un altro mondo - sentì la voce del gemello
Michelangelo "Che cazzo stai facendo?", mentre il volto infuriato di
Francisco faceva la sua comparsa prima di assestargli un altro pugno.
"Dovresti chiederlo a lui che cazzo sta facendo Mic! Non a me!"
Urlò arrabbiato il Serpeverde. "Capisco che sia sua sorella..."
Pronunciò con voce impastata "Ma non può avere un attacco
di gelosia così spropositato!" Concluse portandosi una mano alla
guancia dolorante.
Peccato che suo fratello non la pensasse allo stesso modo. Lo prese per
le braccia, dandogli una energica scrollata. "Sei talmente ubriaco che
non riesci neanche a distinguere la tua ragazza da una perfetta
sconosciuta!" Esclamò.
Raphael sentì il mondo crollargli addosso.
Non voleva credere alle parole del gemello.
Lentamente, si girò verso la ragazza che fino a pochi secondi prima aveva baciato con passione, fissandola sconvolto. Non assomigliava neanche lontanamente a Gabriela.
Come diavolo aveva fatto a confonderle? Era tutto così confuso...
Mentre si rigirava, vide la vera Gabriela Suarez fissarlo con gli occhi appannati di lacrime, prima di scappare via.
Provò a rincorrerla, ci provò davvero. Ma non aveva la minima idea di dove fosse andata.
Arrivato in cortile, sentì le forze abbandonarlo di punto in bianco.
Lottando contro le lacrime che minacciavano di uscire, crollò in ginocchio e vomitò anche l'anima.
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Mattina 1 Gennaio 2021, Villa Black
Daniel - mezzo rincoglionito e con un forte mal di testa - aprì un occhio e si guardò attorno.
Dov'era finito?
Allungò un braccio sul materasso, alla ricerca di Eleonore, ma quella parte del letto era vuota.
Si tirò così su di scatto per cercare di capire almeno in
quale parte della villa si trovasse. A quanto pareva, erano finiti
nella Sala dell'Albero. Chiamata così perchè attaccato al
muro era presente l'albero genealogico della famiglia Black.
E proprio lì davanti si trovava la ragazza, avvolta in una
coperta che usava come mantello, con una tazza in mano, mentre scrutava
l'enorme arazzo.
"Spero che quello sia caffè." Esclamò il Tassorosso raggiungendola.
"Ovviamente." Gli rispose lei allungandogli la tazza. "Si riempie automaticamente, quindi serviti pure."
Daniel ne bevve una lunga sorsata prima di circondarle il busto con un
braccio, girarla verso di sè e darle il suo personale
buongiorno. Cosa ci poteva essere di meglio contro il mal di testa? "Buon compleanno amore!"
"Cosa c'è di tanto interessante in quel vecchio arazzo?" Le chiese dopo un po'.
"Il fatto che segnala che siamo imparentati, in qualche modo." Rispose
lei, mentre con un dito percorreva la linea che legava Lyra Black,
la nonna paterna di Daniel, a suo nonno Augustus.
"Se è per questo, anche la mia bisnonna materna Cassandra era
una Black." Aggiunse lui, indicando un altro ramo. "Tutte le famiglie
purosangue sono imparentate, l'abbiamo sempre saputo no?"
Eleonore annuì pensierosa. "Mancano dei nomi però." Con
la punta dell'indice, sfiorò un cerchio bruciato. "Qui ci
dovrebbe essere Camille, insieme a Fran e Gaby. E qui zia Andromeda,
insieme a Ninphadora e Ted." Aggiunse spostando la mano un po'
più in là, dove c'era solo un enorme spazio vuoto. "Senza
contare che qui manca anche Harry Potter, l'uomo che ha eliminato Lord
Voldemort dalla faccia della terra!" Concluse indicando un altro punto.
*
"Dove vuoi arrivare amore?" Chiese depositandole un bacio sulla tempia.
Non riusciva proprio a starle lontano quando era nelle sue vicinanze.
Lo attirava come una calamita.
"Voglio arrivare al fatto che chissà quante persone ci sono al
mondo che hanno agito, che magari hanno cambiato anche la storia e
delle quali non è rimasta alcuna traccia solo perchè
ritenuti indegni!" Esclamò infervorata.
Per un solo secondo, Daniel si chiese se la sera prima fosse lei, tra
loro due, quella davvero ubriaca. Non poteva avere una
reattività così elevata di prima mattina, dopo la sbornia
presa. "Stiamo ancora parlando dell'albero genealogico?" Domandò
dubbioso "Perchè mi sembra che Harry Potter ne abbia lasciate di
tracce... sai com'è, è presente in metà dei libri
di storia della magia oltre che... beh ovunque." Concluse in tono
ironico.
Quel commento la riportò alla realtà. "Sì...
cioè no... è più che altro una constatazione per
un ragionamento che ho fatto con papà qualche giorno fa."
Spiegò.
"Allora davanti a Brian Grimm mi arrendo." Commentò Daniel,
alzando scherzosamente le mani verso l'alto in segno di resa.
"E mi stavo chiedendo se fosse possibile ripararli, gli alberi genealogici." Continuò Eleonore sovrappensiero.
"Non credo che un reparo sia sufficiente in effetti." Le rispose lui,
allungando una mano verso l'arazzo, sfiorando il suo nome. "Credo che
funzionino con un meccanismo legato al sangue, papà me l'ha
spiegato una volta, quando ero piccolo, ma non mi sono mai troppo
interessato a queste cose. Lo sai che per me la faccenda dell'essere
purosangue non conta."
La Corvonero annuì, allungando a sua volta il braccio verso la
mano del ragazzo. Nel momento in cui le loro dita si intrecciarono,
sfiorando con il dorso l'arazzo, una piccola scintilla dorata
scaturì dalle loro mani, saltando verso l'albero genealogico,
che la assorbì.
Davanti ai loro occhi, i rami contenenti i loro nomi e volti iniziarono
a muoversi, avvicinandosi sempre di più l'uno all'altro,
esattamente come i proprietari. Questo diede un'idea a Daniel.
"E se provassimo ad ordinarglielo?" Chiese a mezzavoce.
"Come?"
"Ci ha già riconosciuti." Iniziò a spiegare. "E' bastato
sfiorarlo per fargli capire che apparteniamo alla famiglia Black e si
è attivato. Lo sai che voglio diventare uno spezzaincantesimi...
nel momento in cui uno della famiglia brucia un altro componente, di
fatto l'albero smette di generare quel ramo. Ma se qualcun altro della
stessa famiglia - che sia ufficialmente riconosciuto - gli ordinasse di
ricrearsi? Se si spezza il blocco, il ramo dovrebbe rigenerarsi da
solo." Ragionò.
"Tuo padre ha detto che il meccanismo è legato al sangue?"
Chiese a quel punto lei, con gli occhi che le brillavano.
"Mi pare proprio di sì."
"Perchè è sempre tutto legato al sangue?" Borbottò la Corvonero a mezza voce, estraendo una lama da non si sa bene dove e incidendosi decisa il palmo della mano.
"Elly!"
Ignorandolo, strisciò il sangue sull'arazzo, lasciandone un po'
in un tutti i punti bruciati. Poi scandì per bene la formula
"Reparo."
Per qualche minuto non successe assolutamente niente, poi - quando
ormai entrambi erano sicuri che non avesse funzionato - l'albero
genealogico dei Black germogliò di colpo di fronte a loro.
"Adesso mi spieghi perchè ti interessa così tanto
l'argomento all'improvviso?" Chiese Daniel con un sorriso soddisfatto,
mentre attirava la mano ferita della ragazza verso di lui e la fasciava
con un colpo di bacchetta.
"Perchè se è stato possibile riparare l'albero
genealogico dei Black, sarà possibile farlo anche con quello dei
Grimm."
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* nella prima versione della Rowling, nell'albero genealogico della
famiglia Black compare James Potter (il padre di Harry) come figlio di
Charlus Potter e Dorea Black. Successivamente la scrittrice ha cambiato
idea, dicendo che il padre di James si chiamava Flemount (o qualcosa del genere) e nella madre non c'era traccia dei Black . Io mi attengo alla prima versione.
Domanda della settimana (risposte entro giovedì):
per il ritorno ad Hogwarts volete un capitolo col viaggio in treno oppure salto direttamente al Castello?
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