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-POV LIV-
Per
l'ennesima volta in quella mattinata mi voltai. Avevo come la netta
sensazione che qualcuno mi spiasse, ma quando mi guardavo intorno non
c'era nessuno, forse me lo stavo immaginando. Mi ero recata a comprare
il mio pranzo, avevo l'ora libera e non avevo la minima intenzione di
mangiare quello che avevano servito in mensa, ma se un giorno avessi
voluto morire avvelenata o procurarmi un'intossicazione alimentare, lo
avrei fatto. Ero ad un supermercato lì vicino, avevo preso un
tramezzino e una bottiglia d'acqua, qualcosa di molto semplice e facile
da digerire. Mandai un veloce messaggio al mio ragazzo per assicurargli
che stavo bene e mi avviai alla cassa. Mentre aspettavo il mio turno,
portai il mio sguardo verso la cassa adiacente, e fu lì che vidi
duo occhi scuri guardarmi. La bottiglia mi cadde dalle mani e alcune
persone mi fissarono stranite. Mi chinai velocemente a raccoglierla e
cercai di restare calma, calma, dovevo restare calma. Mi affrettai a
pagare quelle due uniche cose che avevo comprato e uscì da quel
posto tirando un sospiro di sollievo. Forse ero solo troppo stressata,
magari quel ragazzo mi aveva trovato carina, molto probabilmente avevo
frainteso, fatto sta che mi ero lasciata prendere dal panico per
qualcosa frutto della mia immaginazione. Per il resto delle lezioni non
fui poi così tanto attenta, passai le ore a girare a rigirare la
matita fra le dita e a chiedermi che cosa non andasse in me. Quando
abbracciai Justin che venne a prendermi, mi sentì finalmente al
sicuro, non feci altro che inalare il suo profumo. "Hey hey piano." mi
prese il viso fra le mani e mi baciò con calma, sorrisi "Andiamo
a casa." conclusi i convenevoli e salì in macchina "Fretta di
tornare?" mi chiese mettendo in moto "Si, mi sento esausta." mi feci
una crocchia disordinata e volta la testa verso Justin, da quella
posizione potevo ammirare il suo profilo perfetto; gli occhi sembravano
più lucidi alla luce del sole pomeridiano, e le sue labbra erano
umide , segno che le aveva bagnate di recente. Spostai lo sguardo oltre
le sue spalle e vidi il sole trovarsi sempre più giù nel
cielo. Le giornate cominciavano ad accorciarsi, e cominciavo a sentire
l'avvicinarsi del freddo. "A che cosa pensi?" mi chiese di punto in
bianco continuando a guidare "Ti amo." dissi ignorando la sua domanda,
mi fece un sorriso a trentadue denti e mi sentì sciogliere. Mi
piaceva pensare che aveva deciso di venire a scusarsi e mettere da
parte l'orgoglio, ero consapevole del fatto che lo avevo istigato
parecchio nella nostra ultima discussione, e mi sentivo tremendamente
in colpa. "Justin." lo chiamai decisa a fare quello che era giusto
"Mmh..." mormorò parcheggiando davanti casa mia "Volevo scusarmi
per quello che è successo-presi a giocare con il mio
braccialetto- non dovevo arrabbiarmi con te, è stata tutta colpa
mia.. non volevo portarti a fare una cosa del genere, però non
devi preoccuparti, Mason è solo un ragazzo che frequenta il mio
stesso corso di storia, nient'altro." conclusi le mie scuse con
sicurezza, non volevo che si facesse strane idee "Non importa, andiamo
avanti." annuì più leggera, avevo tolto un peso dallo
stomaco "Mamma e Rob tornano più tardi, resti?" chiesi sperando
che dicesse si.
-POV JUSTIN-
Mi
piaceva fare l'amore con lei e poi restare abbracciati, avvinghiati
l'uno all'altra, mi piaceva toccarle i capelli e lasciare dei teneri
baci sulla sua spalla. Liv aveva la testa poggiata sul mio petto, il
respiro calmo e il battito cardiaco regolare. "Ti capita mai di pensare
di essere seguito?" mi chiese con un filo di voce. Non capitava spesso
che mi facesse queste domande, ma quando capitava, sapevo che c'era
qualcosa che nascondeva e che aveva paura di dirmi. "No, perchè
a te succede?" domandai continuando a giocare con i suoi capelli, non
volevo che pensasse che adesso sospettavo qualcosa. Alzò la
testa e mi guardò dritto negli occhi "Credi che sia diventata
pazza?" sussurrò quando delle lacrime scesero giù dalle
sue guance. Ma che cosa stava succedendo alla mia piccola, dolce Liv?
"No no no. Non lo penso e mai lo faro!" mi affrettai a dire
accarezzandole il viso "Allora perchè ho l'impressione che
qualcuno continui a spiarmi ovunque io vada?" nei suoi occhi leggevo il
terrore, la paura..non ce la facevo a vederla così, mi si
spezzava il cuore "Quando è successo?" mi alzai dal letto ed
infilai velocemente i miei pantaloni "D-dove vai?" balbettò
asciugandosi le lacrime e mettendosi seduta, le mani strette attorno al
lenzuolo per coprire la sua nudità "E' importante che adesso tu
mi dica chi credi che ti spii." infilai la maglietta, i suoi occhi
erano furtivi "Justin ti prego dimmi dove vai, non voglio che ti metta
in pericolo.." mise le mani sulla fronte e respirò cercando di
smettere di piangere "Liv cazzo parla." sbottai nervoso. Se c'era
qualcosa che dovevo fare era proteggerla, fare di tutto per evitare che
le succedesse qualcosa , altrimenti non me lo sarei mai perdonato; la
mia priorità era lei, il mio mondo girava intorno a lei. "Non lo
so, non lo so.. un ragazzo credo." disse indossando il reggiseno, poi
si alzò e corse all'armadio "Che stai facendo Liv , non ti
lascerò venire con me." dissi con voce sicura "No Justin, non
dipende da te okay? Non ti lascerò andare da solo a fare
qualcosa che poi non si potrà aggiustare, non voglio che ti
faccia male.. inoltre non ho nessuna intenzione di restare qui da
sola." ecco che ritornava la Liv forte, quella che prendeva la
situazione in mano. Riusciva a cambiare mille stati d'animo in
pochissimo tempo, ma era un lato di lei che amavo ed odiavo allo stesso
tempo. "Non voglio mettermi nei guai, devo solo chiedere ad un amico di
capire chi è questa persona che non smette di seguirti."
spiegai, non c'era bisogno che venisse, era meglio che restasse a casa
e che smettesse di pensare a tutto quello che stava succedendo. "Un
motivo in più per venire."
-POV LIV-
Eravamo
a qualche chilometro fuori Seattle, il cielo stava diventando scuro,
segno che avrebbe piovuto di lì a poco. Justin aveva
parcheggiato in una stradina isolata, quel posto faceva rabbrividire.
Conosceva tutte persone con una fedina penale discutibile. Entrammo in
un negozio di antiquariato dall'aria cupa e sporca, il perfetto
nascondiglio per un ricercato dalla polizia. "Non mi piace." dissi
prendendo la sua mano e stringendola forte, nell'aria c'era la puzza
della polvere e del vecchio "Te lo avevo detto di non venire , ma tu
vuoi fare sempre di testa tua." mi rimproverò "Charlie."
chiamò Justin , nessuno rispose. Mi guardai intorno, c'erano
vasi, specchi , cappelli e cianfrusaglie varie. "Hey amico, come mai da
queste parti?" chiese un ragazzo molto più grande di Justin di
quasi dieci anni. Era uscito da una porta dietro al bancone, non era
molto alto. "Ho un problema e ho bisogno del tuo aiuto." il ragazzo mi
guardò ed intuì sicuramente qualcosa "C'entra con la tua
ragazza?" domandò con un cenno del capo "Si , ha l'impressione
che qualcuno la segua, ed ho intenzione di scoprire chi è."
raccontò com'era la situazione e Charlie ascoltò senza
dire nulla "Hai già idea di chi possa essere?" Justin
annuì. Se sapeva chi poteva essere perchè non me lo aveva
detto? "Proprio perchè immagino chi possa essere ho bisogno di
una risposta al più presto."strinsi la mano a Justin "Certo,
tutto quello che vuoi- Charlie mi guardò intensamente per
qualche istante- ho bisogno di alcune tue foto, per un po' di tempo ci
saranno dei ragazzi che ti osserveranno da lontano, ma tu non
preoccuparti, di loro ti puoi fidare." concluse gesticolando. Sembrava
una situazione surreale, una scena da film, non potevo crederci. "Fa
tutto quello che puoi, conto su di te." Justin strinse la mano a
Charlie, e dopo un saluto da parte mia uscimmo dal negozio. "Lo
troveremo Liv." mi sussurrò Justin baciandomi la fronte "Ne sono
sicura." risposi cominciando a camminare con il braccio di lui attorno
alle spalle. " La macchina era qui giusto prima?" mi chiese Justin
leggermente allarmato guardandosi intorno "Mi pare di si.." lasciai in
sospeso la frase senza sapere che altro dire "E dove cazzo è
adesso?" urlò, sobbalzai sentendo la sua voce forte. Da quella
parte passavano solo alcune macchine veloci di tanto in tanto,ma non
c'erano molte abitazioni. "Cazzo cazzo." si mise le mani nei capelli ed
imprecò ripetutamente, lo guardavo non aprendo bocca, sapevo che
qualsiasi cosa avrei detto avrebbe solo alimentato la sua rabbia. Avevo
imparato a tacere quando era nervoso. Prese velocemente il telefono e
compose un numero "Qualcuno mi ha rubato la macchina, devi venire a
prendermi. No, non so chi sia stato, no. Si , vieni e basta." era
furioso ed era per colpa mia. Se avessi tenuto per me quello che gli
avevo detto, adesso non saremmo stati qui. Un lampo seguito da un tuono
sconquassò il cielo "Bene, ci mancava solo un temporale."
sospirai tanto stanca, Justin mi guardò gelido "Non fiatare." mi
disse brusco "Sta calmo okay?" risposi alzando gli occhi al cielo, mi
si avvicinò minaccioso "Devo stare calmo?Devo stare calmo? Mi
hanno appena rubato la macchina che mi è costata un mucchio di
soldi Liv, sai che cosa vuol dire? Io non credo proprio. Tutto questo
è successo perchè la mia ragazza crede di essere
seguita.. sorpresa sorpresa: quello che ci rimette sono sempre e solo
io." mi inveì contro, lo guardai sconcertata "Non è colpa
mia se ti hanno rubato la macchina. Avresti dovuto sapere che in questa
zona sarebbe potuto succede.. ti voglio ricordare che tu sei voluto
venire qui." marcai di più la voce quando pronunciai l'ultima
frase. La pioggia cominciò a scendere sulle nostre teste e ci
inzuppò da capo a piedi "Mi hai creato solo problemi, dal primo
giorno che ci siamo incontrati, e mi sono stancato." sputò
cattivo. Mi sentì bruciare la gola, ma non avrei pianto, non
adesso. "I problemi me li hai procurati tu, io dovrei essere quella
stanca. Se non fosse stato per te, adesso sarei a casa a studiare, e il
mio unico pensiero sarebbe che cosa indossare per una qualche festa
alla quale sarei andata,e non uscire fuori di testa o tremare ogni
volta che qualcuno che conosci mi guarda." urlai furibonda, ne avevo
abbastanza, la pioggia continuava a scendere fitta. Il mio telefono
prese a squilla , ma lo ignorai "Sapevi a quello che andavi incontro
quando mi hai conosciuto, ma nonostante tutto sei andata avanti con me,
ti sei innamorata di me- picchiettò il suo dito alla mia tempia-
questa tua testolina contorta ha voluto tutto questo, quindi non ti
lamentare di niente." dalle sue ciglia scendevano goccioline d'acqua,
il telefono continuava a suonare "Rispondi a questo dannato telefono."
sbraitò infastidito, presi il telefono e risposi quasi urlando
"Mamma sto bene..sono con Justin, sto arrivando." staccai la chiamata
senza sentire altre domande dalla mia 'Ansia personale' o quantomeno un
saluto "Il nostro problema è che siamo troppo diversi, e per
quanto cerchiamo di far funzionare le cose, non funzioneranno mai."
affermai togliendo i capelli che mi si erano appiccicati al viso "No
mia cara, le cose potrebbero andare benissimo." mi guardava di
traverso"Smettetela di litigare e salite in macchina." la voce di
Marcus ci interruppe, eravamo così presi ad urlarci contro che
non ci eravamo accorti di lui. Emisi un verso di rabbia ed entrai in
macchina con un sapore amaro in bocca. "E io che credevo che con Claire
litigassi parecchio, ma vi siete visti?" chiese Marcus alzando un
sopracciglio incredulo. Nessun dei due si prese la briga di rispondere,
e nessuno fiatò quando scesi dall'auto di fronte casa mia dopo
aver detto grazie.
-POV JUSTIN-
"Hai
una brutta cera." disse mia madre quando entrai dalla porta di casa
"Non ho una brutta cera, sono solo bagnato e arrabbiato con tutto
quello che mi gira intorno." tolsi le scarpe zuppe e la maglia
"Problemi con Liv?" domandò baciandomi la guancia, sospirai non
volendone davvero parlare "Non lo so." andai in camera mia dove inviai
le foto di Liv a Charlie con il suo indirizzo e la sua scuola. Charlie
mi mandò dopo qualche minuto un messaggio sul quale c'era
scritto che aveva già mandato qualcuno a controllare la zona.
Benissimo. Dopo aver fatto la doccia raggiunsi mia madre a tavola. "Che
bello averti a cena." disse con un sorriso soddisfatto "Che bello
averti a casa." risposi di rimando. Il lavoro di mia madre le rubava
tanto tempo, e di conseguenza non passavamo molto tempo insieme. "Non
ho visto la macchina in garage, dove l'hai parcheggiata?" mi chiese
bevendo un sorso d'acqua, deglutì per poi respirare "E' questo
il problema-presi una forchetta e me la rigirai tra le mani- qualcuno
mi ha rubato la macchina, Marcus è venuto a prendermi e mi ha
portato a casa." conclusi la spiegazione mangiando un po' di pasta,
l'unica cosa positiva di quella giornata. Mia madre spalancò la
bocca "E lo dici così?" non poteva capire che avevo già
dato sfogo alla mia rabbia con qualcun'altro, avevo sprecato tutte le
mie energie "Come dovrei dirlo? Non posso rifare nulla per riavere la
mia auto, questo è quanto." alzai le spalle anche annoiato da
tutte quelle domande e risposte "Che cosa ti sta succedendo eh?- mise
le mani nei capelli nervosa- Justin io ti voglio bene, ma certe volte
metti davvero a dura prova la pazienza di tutti, lo sai questo vero?"
lo sapevo benissimo, non era facile sopportarmi, ma non capivo dove
volesse arrivare "Non preoccuparti, riuscirò a comprare una
nuova macchina e a trovare chi ha rubato quella vecchia. Pensa al tuo
lavoro e non badare a me." era davvero quello che avrei fatto, avrei
trovato chi aveva rubato la mia macchina e fine della storia. "E'
perchè penso troppo al mio lavoro e poco a te che non riesco
più a capire che cosa ne stai facendo della tua vita. Ti vedo
sempre con abiti nuovi, un telefono costoso, ma so che non hai un
lavoro, quindi come è possibile?" si era svegliata finalmente.
Dopo tre anni se era decisa ad osservarmi. "Non penso che ti farebbe
piacere saperlo." scossi la testa alzandomi "Justin." mi
richiamò alzandosi di conseguenza e seguendomi in salotto
"Poker." dissi semplicemente, si appoggiò allo schienale del
divano per reggersi "Non dire nulla, ti prego. So che è
sbagliato, ho già Liv a ripetermelo ogni singolo secondo della
mia esistenza. Questa è la mia vita, e sarà così
per un bel po' di tempo." misi in chiaro la situazione anche in modo
sgarbato,ma era l'unico modo per farle capire di non mettermi
pressione. "Se con Liv le cose vanno male per questa ragione, non puoi
fare altro che accettarlo- cercò le parole guardandomi dritto
negli occhi- quando ti renderai conto, un giorno forse, che avrai perso
tutte le persone delle quali non puoi fare a meno per qualcosa che non
ti porterà ad essere un vero uomo, capirai che sarà solo
colpa tua." fu lei quella che mi lasciò da solo quella sera, non
il contrario.
-POV LIV-
Quella
mattina avevo saltato scuola, e lo avrei fatto per i prossimi giorni. A
causa della pioggia e dei freddo che avevo preso, mi era salita la
febbre. La dottoressa di casa mia mi aveva rimpinzato di medicinali e
non si era fatta mancare le sue solite domande fastidiose. Avevo
spiegato quello che era successo tralasciando alcuni particolari
abbastanza inutili come: Il problema del tizio che non smetteva di
seguirmi, ma che vuoi che sia. Quando quel pomeriggio mi lasciò
sola , mi barricai in camera sotto le coperte. La testa pulsava, e
pareva non andare via quel male atroce. Avevo sbalzi di temperatura, e
il mio naso non permetteva all'aria di entrare nei miei polmoni
costringendomi a respirare con la bocca. Chiusi gli occhi cercando di
dormire visto che la notte non lo avevo fatto molto, ma invano. Con
calma raggiunsi il piano terra dove mi stesi sul divano e guardai uno
dei film che trasmettevano, e in un modo o nell'altro riuscì ad
addormentarmi.
Quando
aprì gli occhi, vidi sbiadito per un istante e credetti di aver
visto Justin seduto su una sedia di casa mia. Strofinai gli occhi e mi
misi a sedere notando davvero la sua presenza. Vedendomi sveglia mi si
avvicinò e portò una mano sulla mia fronte. "E' ancora
molto alta." tossì poco sorpresa che si preoccupasse per me. Una
parte del mio cuore si era sollevata nel vederlo, mi faceva così
bene agli occhi. "Justin che sei venuto a fare?" chiesi con voce roca
"Charlie stamattina mi ha chiamato, e ha scoperto che non ti sbagliavi.
Qualcuno si è appostato fuori casa tua ieri sera dopo che sei
rientrata." mi spiegò sedendosi sul divano. La cosa positiva di
quella situazione era che avevo avuto la conferma di non star
diventando pazza. "E chi è?" chiesi alzandomi dal divano "Liv
sdraiati, ti prendo io quello di cui hai bisogno." nella sua voce c'era
rimprovero. Ebbene si , neanche in quel caso smetteva di essere
antipatico, era malata e non c'era dolcezza. "Ho bisogno di te-
alzò il capo verso la mia direzione e mi sentì a d'un
tratto a disagio- dell'acqua , ho bisogno di un bicchiere d'acqua." mi
affrettai a dire sedendomi di nuovo sul divano. Scosse la testa
sorridendo convinto che non potessi vederlo, ma lo avevo visto
benissimo. Soddisfò la mia richiesta quasi subito e mi
guardò attentamente bere. "Non fissarmi, mi metti in imbarazzo-
strinsi le gambe al petto- dimmi piuttosto chi è il ragazzo che
mi spiava." si grattò la tempia "La domanda giusta è: chi
lo ha mandato? La risposta è stata facile da trovare. Quando
hanno preso il ragazzo, non ha messo molto tempo a confessare che lo
aveva mandato Brenton Foster. Ha anche detto che in questo ultimo
periodo sei quasi diventata una vera e propria ossessione per qual
maniaco perverso di Foster." rabbrividì, che cosa poteva mai
volere da me. "Come la mettiamo adesso, come lo fermiamo?" domandai in
agitazione "Non faremo assolutamente nulla, aspetteremo che attacchi-
guardò verso la finestra stringendo gli occhi a una fessura- e
giuro che ti proteggerò, e ti proteggerò perchè
nessuno può sfiorare l'amore della mia vita.
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