Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: MissJB2501    07/05/2016    1 recensioni
"Ci ripetono che l'amore è il sentimento più forte e puro che un essere umano possa provare in tutta la sua esistenza. Non ci credevo, o almeno è quello che mi imponevo di credere. Dopo le mie storielle da quattro soldi ero arrivata a pensare che forse non avrei mai provato amore per qualcuno, che non avrei provato tutte quelle sensazioni che erano scritte nei libri. Adesso posso garantire che mi sbagliavo perchè l'amore, quello vero, è anche meglio di come viene descritto , va oltre l'immaginario. Ma dobbiamo anche ricordare che l'amore è sofferenza e che amare vuol dire distruggere e che essere amati vuol dire essere distrutti."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-POV LIV-

Per l'ennesima volta in quella mattinata mi voltai. Avevo come la netta sensazione che qualcuno mi spiasse, ma quando mi guardavo intorno non c'era nessuno, forse me lo stavo immaginando. Mi ero recata a comprare il mio pranzo, avevo l'ora libera e non avevo la minima intenzione di mangiare quello che avevano servito in mensa, ma se un giorno avessi voluto morire avvelenata o procurarmi un'intossicazione alimentare, lo avrei fatto. Ero ad un supermercato lì vicino, avevo preso un tramezzino e una bottiglia d'acqua, qualcosa di molto semplice e facile da digerire. Mandai un veloce messaggio al mio ragazzo per assicurargli che stavo bene e mi avviai alla cassa. Mentre aspettavo il mio turno, portai il mio sguardo verso la cassa adiacente, e fu lì che vidi duo occhi scuri guardarmi. La bottiglia mi cadde dalle mani e alcune persone mi fissarono stranite. Mi chinai velocemente a raccoglierla e cercai di restare calma, calma, dovevo restare calma. Mi affrettai a pagare quelle due uniche cose che avevo comprato e uscì da quel posto tirando un sospiro di sollievo. Forse ero solo troppo stressata, magari quel ragazzo mi aveva trovato carina, molto probabilmente avevo frainteso, fatto sta che mi ero lasciata prendere dal panico per qualcosa frutto della mia immaginazione. Per il resto delle lezioni non fui poi così tanto attenta, passai le ore a girare a rigirare la matita fra le dita e a chiedermi che cosa non andasse in me. Quando abbracciai Justin che venne a prendermi, mi sentì finalmente al sicuro, non feci altro che inalare il suo profumo. "Hey hey piano." mi prese il viso fra le mani e mi baciò con calma, sorrisi "Andiamo a casa." conclusi i convenevoli e salì in macchina "Fretta di tornare?" mi chiese mettendo in moto "Si, mi sento esausta." mi feci una crocchia disordinata e volta la testa verso Justin, da quella posizione potevo ammirare il suo profilo perfetto; gli occhi sembravano più lucidi alla luce del sole pomeridiano, e le sue labbra erano umide , segno che le aveva bagnate di recente. Spostai lo sguardo oltre le sue spalle e vidi il sole trovarsi sempre più giù nel cielo. Le giornate cominciavano ad accorciarsi, e cominciavo a sentire l'avvicinarsi del freddo. "A che cosa pensi?" mi chiese di punto in bianco continuando a guidare "Ti amo." dissi ignorando la sua domanda, mi fece un sorriso a trentadue denti e mi sentì sciogliere. Mi piaceva pensare che aveva deciso di venire a scusarsi e mettere da parte l'orgoglio, ero consapevole del fatto che lo avevo istigato parecchio nella nostra ultima discussione, e mi sentivo tremendamente in colpa. "Justin." lo chiamai decisa a fare quello che era giusto "Mmh..." mormorò parcheggiando davanti casa mia "Volevo scusarmi per quello che è successo-presi a giocare con il mio braccialetto- non dovevo arrabbiarmi con te, è stata tutta colpa mia.. non volevo portarti a fare una cosa del genere, però non devi preoccuparti, Mason è solo un ragazzo che frequenta il mio stesso corso di storia, nient'altro." conclusi le mie scuse con sicurezza, non volevo che si facesse strane idee "Non importa, andiamo avanti." annuì più leggera, avevo tolto un peso dallo stomaco "Mamma e Rob tornano più tardi, resti?" chiesi sperando che dicesse si.

-POV JUSTIN-

Mi piaceva fare l'amore con lei e poi restare abbracciati, avvinghiati l'uno all'altra, mi piaceva toccarle i capelli e lasciare dei teneri baci sulla sua spalla. Liv aveva la testa poggiata sul mio petto, il respiro calmo e il battito cardiaco regolare. "Ti capita mai di pensare di essere seguito?" mi chiese con un filo di voce. Non capitava spesso che mi facesse queste domande, ma quando capitava, sapevo che c'era qualcosa che nascondeva e che aveva paura di dirmi. "No, perchè a te succede?" domandai continuando a giocare con i suoi capelli, non volevo che pensasse che adesso sospettavo qualcosa. Alzò la testa e mi guardò dritto negli occhi "Credi che sia diventata pazza?" sussurrò quando delle lacrime scesero giù dalle sue guance. Ma che cosa stava succedendo alla mia piccola, dolce Liv? "No no no. Non lo penso e mai lo faro!" mi affrettai a dire accarezzandole il viso "Allora perchè ho l'impressione che qualcuno continui a spiarmi ovunque io vada?" nei suoi occhi leggevo il terrore, la paura..non ce la facevo a vederla così, mi si spezzava il cuore "Quando è successo?" mi alzai dal letto ed infilai velocemente i miei pantaloni "D-dove vai?" balbettò asciugandosi le lacrime e mettendosi seduta, le mani strette attorno al lenzuolo per coprire la sua nudità "E' importante che adesso tu mi dica chi credi che ti spii." infilai la maglietta, i suoi occhi erano furtivi "Justin ti prego dimmi dove vai, non voglio che ti metta in pericolo.." mise le mani sulla fronte e respirò cercando di smettere di piangere "Liv cazzo parla." sbottai nervoso. Se c'era qualcosa che dovevo fare era proteggerla, fare di tutto per evitare che le succedesse qualcosa , altrimenti non me lo sarei mai perdonato; la mia priorità era lei, il mio mondo girava intorno a lei. "Non lo so, non lo so.. un ragazzo credo." disse indossando il reggiseno, poi si alzò e corse all'armadio "Che stai facendo Liv , non ti lascerò venire con me." dissi con voce sicura "No Justin, non dipende da te okay? Non ti lascerò andare da solo a fare qualcosa che poi non si potrà aggiustare, non voglio che ti faccia male.. inoltre non ho nessuna intenzione di restare qui da sola." ecco che ritornava la Liv forte, quella che prendeva la situazione in mano. Riusciva a cambiare mille stati d'animo in pochissimo tempo, ma era un lato di lei che amavo ed odiavo allo stesso tempo. "Non voglio mettermi nei guai, devo solo chiedere ad un amico di capire chi è questa persona che non smette di seguirti." spiegai, non c'era bisogno che venisse, era meglio che restasse a casa e che smettesse di pensare a tutto quello che stava succedendo. "Un motivo in più per venire."

-POV LIV-

Eravamo a qualche chilometro fuori Seattle, il cielo stava diventando scuro, segno che avrebbe piovuto di lì a poco. Justin aveva parcheggiato in una stradina isolata, quel posto faceva rabbrividire. Conosceva tutte persone con una fedina penale discutibile. Entrammo in un negozio di antiquariato dall'aria cupa e sporca, il perfetto nascondiglio per un ricercato dalla polizia. "Non mi piace." dissi prendendo la sua mano e stringendola forte, nell'aria c'era la puzza della polvere e del vecchio "Te lo avevo detto di non venire , ma tu vuoi fare sempre di testa tua." mi rimproverò "Charlie." chiamò Justin , nessuno rispose. Mi guardai intorno, c'erano vasi, specchi , cappelli e cianfrusaglie varie. "Hey amico, come mai da queste parti?" chiese un ragazzo molto più grande di Justin di quasi dieci anni. Era uscito da una porta dietro al bancone, non era molto alto. "Ho un problema e ho bisogno del tuo aiuto." il ragazzo mi guardò ed intuì sicuramente qualcosa "C'entra con la tua ragazza?" domandò con un cenno del capo "Si , ha l'impressione che qualcuno la segua, ed ho intenzione di scoprire chi è." raccontò com'era la situazione e Charlie ascoltò senza dire nulla "Hai già idea di chi possa essere?" Justin annuì. Se sapeva chi poteva essere perchè non me lo aveva detto? "Proprio perchè immagino chi possa essere ho bisogno di una risposta al più presto."strinsi la mano a Justin "Certo, tutto quello che vuoi- Charlie mi guardò intensamente per qualche istante- ho bisogno di alcune tue foto, per un po' di tempo ci saranno dei ragazzi che ti osserveranno da lontano, ma tu non preoccuparti, di loro ti puoi fidare." concluse gesticolando. Sembrava una situazione surreale, una scena da film, non potevo crederci. "Fa tutto quello che puoi, conto su di te." Justin strinse la mano a Charlie, e dopo un saluto da parte mia uscimmo dal negozio. "Lo troveremo Liv." mi sussurrò Justin baciandomi la fronte "Ne sono sicura." risposi cominciando a camminare con il braccio di lui attorno alle spalle. " La macchina era qui giusto prima?" mi chiese Justin leggermente allarmato guardandosi intorno "Mi pare di si.." lasciai in sospeso la frase senza sapere che altro dire "E dove cazzo è adesso?" urlò, sobbalzai sentendo la sua voce forte. Da quella parte passavano solo alcune macchine veloci di tanto in tanto,ma non c'erano molte abitazioni. "Cazzo cazzo." si mise le mani nei capelli ed imprecò ripetutamente, lo guardavo non aprendo bocca, sapevo che qualsiasi cosa avrei detto avrebbe solo alimentato la sua rabbia. Avevo imparato a tacere quando era nervoso. Prese velocemente il telefono e compose un numero "Qualcuno mi ha rubato la macchina, devi venire a prendermi. No, non so chi sia stato, no. Si , vieni e basta." era furioso ed era per colpa mia. Se avessi tenuto per me quello che gli avevo detto, adesso non saremmo stati qui. Un lampo seguito da un tuono sconquassò il cielo "Bene, ci mancava solo un temporale." sospirai tanto stanca, Justin mi guardò gelido "Non fiatare." mi disse brusco "Sta calmo okay?" risposi alzando gli occhi al cielo, mi si avvicinò minaccioso "Devo stare calmo?Devo stare calmo? Mi hanno appena rubato la macchina che mi è costata un mucchio di soldi Liv, sai che cosa vuol dire? Io non credo proprio. Tutto questo è successo perchè la mia ragazza crede di essere seguita.. sorpresa sorpresa: quello che ci rimette sono sempre e solo io." mi inveì contro, lo guardai sconcertata "Non è colpa mia se ti hanno rubato la macchina. Avresti dovuto sapere che in questa zona sarebbe potuto succede.. ti voglio ricordare che tu sei voluto venire qui." marcai di più la voce quando pronunciai l'ultima frase. La pioggia cominciò a scendere sulle nostre teste e ci inzuppò da capo a piedi "Mi hai creato solo problemi, dal primo giorno che ci siamo incontrati, e mi sono stancato." sputò cattivo. Mi sentì bruciare la gola, ma non avrei pianto, non adesso. "I problemi me li hai procurati tu, io dovrei essere quella stanca. Se non fosse stato per te, adesso sarei a casa a studiare, e il mio unico pensiero sarebbe che cosa indossare per una qualche festa alla quale sarei andata,e non uscire fuori di testa o tremare ogni volta che qualcuno che conosci mi guarda." urlai furibonda, ne avevo abbastanza, la pioggia continuava a scendere fitta. Il mio telefono prese a squilla , ma lo ignorai "Sapevi a quello che andavi incontro quando mi hai conosciuto, ma nonostante tutto sei andata avanti con me, ti sei innamorata di me- picchiettò il suo dito alla mia tempia- questa tua testolina contorta ha voluto tutto questo, quindi non ti lamentare di niente." dalle sue ciglia scendevano goccioline d'acqua, il telefono continuava a suonare "Rispondi a questo dannato telefono." sbraitò infastidito, presi il telefono e risposi quasi urlando "Mamma sto bene..sono con Justin, sto arrivando." staccai la chiamata senza sentire altre domande dalla mia 'Ansia personale' o quantomeno un saluto "Il nostro problema è che siamo troppo diversi, e per quanto cerchiamo di far funzionare le cose, non funzioneranno mai." affermai togliendo i capelli che mi si erano appiccicati al viso "No mia cara, le cose potrebbero andare benissimo." mi guardava di traverso"Smettetela di litigare e salite in macchina." la voce di Marcus ci interruppe, eravamo così presi ad urlarci contro che non ci eravamo accorti di lui. Emisi un verso di rabbia ed entrai in macchina con un sapore amaro in bocca. "E io che credevo che con Claire litigassi parecchio, ma vi siete visti?" chiese Marcus alzando un sopracciglio incredulo. Nessun dei due si prese la briga di rispondere, e nessuno fiatò quando scesi dall'auto di fronte casa mia dopo aver detto grazie.

-POV JUSTIN-

"Hai una brutta cera." disse mia madre quando entrai dalla porta di casa "Non ho una brutta cera, sono solo bagnato e arrabbiato con tutto quello che mi gira intorno." tolsi le scarpe zuppe e la maglia "Problemi con Liv?" domandò baciandomi la guancia, sospirai non volendone davvero parlare "Non lo so." andai in camera mia dove inviai le foto di Liv a Charlie con il suo indirizzo e la sua scuola. Charlie mi mandò dopo qualche minuto un messaggio sul quale c'era scritto che aveva già mandato qualcuno a controllare la zona. Benissimo. Dopo aver fatto la doccia raggiunsi mia madre a tavola. "Che bello averti a cena." disse con un sorriso soddisfatto "Che bello averti a casa." risposi di rimando. Il lavoro di mia madre le rubava tanto tempo, e di conseguenza non passavamo molto tempo insieme. "Non ho visto la macchina in garage, dove l'hai parcheggiata?" mi chiese bevendo un sorso d'acqua, deglutì per poi respirare "E' questo il problema-presi una forchetta e me la rigirai tra le mani- qualcuno mi ha rubato la macchina, Marcus è venuto a prendermi e mi ha portato a casa." conclusi la spiegazione mangiando un po' di pasta, l'unica cosa positiva di quella giornata. Mia madre spalancò la bocca "E lo dici così?" non poteva capire che avevo già dato sfogo alla mia rabbia con qualcun'altro, avevo sprecato tutte le mie energie "Come dovrei dirlo? Non posso rifare nulla per riavere la mia auto, questo è quanto." alzai le spalle anche annoiato da tutte quelle domande e risposte "Che cosa ti sta succedendo eh?- mise le mani nei capelli nervosa- Justin io ti voglio bene, ma certe volte metti davvero a dura prova la pazienza di tutti, lo sai questo vero?" lo sapevo benissimo, non era facile sopportarmi, ma non capivo dove volesse arrivare "Non preoccuparti, riuscirò a comprare una nuova macchina e a trovare chi ha rubato quella vecchia. Pensa al tuo lavoro e non badare a me." era davvero quello che avrei fatto, avrei trovato chi aveva rubato la mia macchina e fine della storia. "E' perchè penso troppo al mio lavoro e poco a te che non riesco più a capire che cosa ne stai facendo della tua vita. Ti vedo sempre con abiti nuovi, un telefono costoso, ma so che non hai un lavoro, quindi come è possibile?" si era svegliata finalmente. Dopo tre anni se era decisa ad osservarmi. "Non penso che ti farebbe piacere saperlo." scossi la testa alzandomi "Justin." mi richiamò alzandosi di conseguenza e seguendomi in salotto "Poker." dissi semplicemente, si appoggiò allo schienale del divano per reggersi "Non dire nulla, ti prego. So che è sbagliato, ho già Liv a ripetermelo ogni singolo secondo della mia esistenza. Questa è la mia vita, e sarà così per un bel po' di tempo." misi in chiaro la situazione anche in modo sgarbato,ma era l'unico modo per farle capire di non mettermi pressione. "Se con Liv le cose vanno male per questa ragione, non puoi fare altro che accettarlo- cercò le parole guardandomi dritto negli occhi- quando ti renderai conto, un giorno forse, che avrai perso tutte le persone delle quali non puoi fare a meno per qualcosa che non ti porterà ad essere un vero uomo, capirai che sarà solo colpa tua." fu lei quella che mi lasciò da solo quella sera, non il contrario.

-POV LIV-

Quella mattina avevo saltato scuola, e lo avrei fatto per i prossimi giorni. A causa della pioggia e dei freddo che avevo preso, mi era salita la febbre. La dottoressa di casa mia mi aveva rimpinzato di medicinali e non si era fatta mancare le sue solite domande fastidiose. Avevo spiegato quello che era successo tralasciando alcuni particolari abbastanza inutili come: Il problema del tizio che non smetteva di seguirmi, ma che vuoi che sia. Quando quel pomeriggio mi lasciò sola , mi barricai in camera sotto le coperte. La testa pulsava, e pareva non andare via quel male atroce. Avevo sbalzi di temperatura, e il mio naso non permetteva all'aria di entrare nei miei polmoni costringendomi a respirare con la bocca. Chiusi gli occhi cercando di dormire visto che la notte non lo avevo fatto molto, ma invano. Con calma raggiunsi il piano terra dove mi stesi sul divano e guardai uno dei film che trasmettevano, e in un modo o nell'altro riuscì ad addormentarmi.

Quando aprì gli occhi, vidi sbiadito per un istante e credetti di aver visto Justin seduto su una sedia di casa mia. Strofinai gli occhi e mi misi a sedere notando davvero la sua presenza. Vedendomi sveglia mi si avvicinò e portò una mano sulla mia fronte. "E' ancora molto alta." tossì poco sorpresa che si preoccupasse per me. Una parte del mio cuore si era sollevata nel vederlo, mi faceva così bene agli occhi. "Justin che sei venuto a fare?" chiesi con voce roca "Charlie stamattina mi ha chiamato, e ha scoperto che non ti sbagliavi. Qualcuno si è appostato fuori casa tua ieri sera dopo che sei rientrata." mi spiegò sedendosi sul divano. La cosa positiva di quella situazione era che avevo avuto la conferma di non star diventando pazza. "E chi è?" chiesi alzandomi dal divano "Liv sdraiati, ti prendo io quello di cui hai bisogno." nella sua voce c'era rimprovero. Ebbene si , neanche in quel caso smetteva di essere antipatico, era malata e non c'era dolcezza. "Ho bisogno di te- alzò il capo verso la mia direzione e mi sentì a d'un tratto a disagio- dell'acqua , ho bisogno di un bicchiere d'acqua." mi affrettai a dire sedendomi di nuovo sul divano. Scosse la testa sorridendo convinto che non potessi vederlo, ma lo avevo visto benissimo. Soddisfò la mia richiesta quasi subito e mi guardò attentamente bere. "Non fissarmi, mi metti in imbarazzo- strinsi le gambe al petto- dimmi piuttosto chi è il ragazzo che mi spiava." si grattò la tempia "La domanda giusta è: chi lo ha mandato? La risposta è stata facile da trovare. Quando hanno preso il ragazzo, non ha messo molto tempo a confessare che lo aveva mandato Brenton Foster. Ha anche detto che in questo ultimo periodo sei quasi diventata una vera e propria ossessione per qual maniaco perverso di Foster." rabbrividì, che cosa poteva mai volere da me. "Come la mettiamo adesso, come lo fermiamo?" domandai in agitazione "Non faremo assolutamente nulla, aspetteremo che attacchi- guardò verso la finestra stringendo gli occhi a una fessura- e giuro che ti proteggerò, e ti proteggerò perchè nessuno può sfiorare l'amore della mia vita.


   
 
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