Destino e Coincidenza

di HatoKosui
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CAPITOLO 8: NON CI CREDO

 

 

La prima cosa che ho fatto dopo essere uscita da quel palazzo infernale è stata chiamare Hibiki, ma stranamente lei non mi ha risposto. Sul telefono ho trovato un suo messaggio, con un numero di telefono scritto senza altre indicazioni. Ho pensato subito che fosse di Kise, ma non ho avuto il coraggio di chiamarlo. Sono tornata a casa, mi sono buttata sul letto ed ho fissato il soffitto fino a questo momento, fino al sorgere del sole.

“Mi sento male. Oggi a scuola non ci vado”

Penso, mentre fisso con occhi pesanti il soffitto. “Chissà se mamma mi lascia in pace...”

Mi alzo e vado a dirglielo. In realtà, con mia madre non ci ho mai parlato più di tanto. Lei fa la pediatra e mio padre... diciamo che è un medico anche lui. Quindi spesso e volentieri non ci sono a casa e quando invece ci troviamo tutti insieme si chiudono nel loro bellissimo universo di discorsi fuori dalla mia portata che evito di ascoltare. Mio fratello, invece, ne è appassionato, tanto che da un po' di tempo a questa parte ha iniziato anche lui a farne di suoi. Una rottura.

Perciò di solito mi chiudo in camera e mi faccio gli affari miei.

Scendo appena in tempo, beccando mia madre ferma sull'uscio, pronta per uscire, mentre sistema la giacca sulle spalle di papà, anche lui perfetto.

-Ah, Mayori, ancora non sei pronta?

Mi dice mia madre, spostandosi i capelli dal viso.

-No... io... - Non so bene come chiederle di lasciarmi a casa. Perciò esito e giro gli occhi al soffitto.

-Mayori, vuoi rimanere a casa?

Mi anticipa mio padre ed io lo ringrazio silenziosamente, annuendo. Mia madre mi lancia uno sguardo duro e severo, che poi svanisce in un lungo sospiro.

-Fa come vuoi, ma conta che noi non ci saremo fino a questa sera tardi, i tuoi fratelli sono da degli amici, perciò dovrai cucinare pranzo e cena da sola.

L'idea non mi piace, ma non dico nulla, alzo le spalle. I due mi salutano, chiudono la porta e mi abbandonano al silenzio della casa vuota.

“Beata tranquillità”

E torno a dormire.

 

°°°
 

In lontananza sento il campanello suonare una o due volte. Mi tiro su a forza dal letto, spostandomi i capelli dal viso e scendo le scale come uno zombie.

“Chi diavolo è?”

Non mi fermo neanche a guardare dallo spioncino, tanto sono frastornata ed apro istintivamente la porta. Mi trovo davanti la figura femminile di Hashi, con tanto di vestito colorato e capelli ordinati che mi saluta sorridente.

-Ehi, ciao! Ti disturbo?

Io apro gli occhi, la metto bene a fuoco e poi richiudo la porta, con velocità. Probabilmente ci sarà rimasta male.

-E...ehi...?!

Dice, ed io mi giro verso lo specchio che è in corridoio per legarmi almeno i capelli. Mi schiaffeggio veloce le guance e riapro la porta. Il viso di Hashi è sorpreso, ma ci mette pochissimo per riprendere a sorridere. -Guarda che andavi bene anche come prima!
Io le faccio spazio per entrare e mormoro infastidita -Entra e basta.

Le faccio strada e prendendo la sua torta preparo alla belle e meglio il tavolo della cucina, così ci sediamo una davanti all'altra.

-è proprio una bella casa la tua- Dice, guardandosi in torno. Io taglio la torta al cioccolato che è probabilmente l'unica cosa che mi ferma dall'urlarle contro “Esci e lasciami in pace con la mia depressione”. Gli passo il piatto e lo fisso, prendendo un boccone.

-Allora- dico, atona –che ci fai qui?

Lei sorride, ma non mi guarda. -Ecco... penso di essere venuta per... ehm, direi per... curiosità?

Dice, io alzo un sopracciglio. -Come scusa?

I suoi occhi incontrano i miei e ne leggo dentro uno buona dose di vergogna così inzio a preoccuparmi e mi poggio bene sulla sedia. -Che intendi?

-Si, beh, ho saputo che ieri...

“Ha saputo dell'incontro con quei due?”

-Si, beh, ho saputo che sei andata a casa di Himuro con Murasakibara e... ecco, io mi stavo chiedendo...

La batto sul tempo, abituata forse a quelle domande -Non sono andata a divertirmi, né tanto meno mi piace uno dei due. Io... sono andata lì per studiare.

Questa volta sono io ad abbassare gli occhi, perché in fondo, a quelle parole, non ci credo neanche io. E la cosa mi fa davvero star male.

-Non metto in dubbio questo, ma vorrei sapere se... Murasakibara sta bene.

Il mio sguardo si alza sul suo, ma rimango sbigottita dall'osservare quelle gote rosse ed il suo sguardo nervoso che si sposta di qua e di la. Il mio volto rimane fermo, ma per qualche stano motivo, una vocina dentro di me mi parla e la curiosità esplode tutto d'un tratto.

-Sta bene si...- biascico, ma poi continuo, sorpresa. -Non dirmi che a te, Hashi, piace... Murasakibara?

Quel nome mi viene fuori come se tessi pronunciando la soluzione ad uno dei dette misteri del mondo. Lei si tira su piccata, il volto le va in fiamme, inizia a gesticolare davanti a se, velocemente.

-Ah, ma no, no, no! Ti pare? D...dico, ti pare possibile che ad una come me possa piacere lui?

Emette una risatella nervosa e la situazione diventa ironica. “Lei non si stava dichiarando a Himuro. Le piace Murasakibara... ma dai... come sono stupida”

Mi viene da ridere, una risata di sfogo che sale ed esplode all'improvviso shoccando la ragazza davanti a me che si calma e mi fissa.

-Hahahaha, ma perché non glielo hai detto?

-Ma ti pare che possa dirglielo?!

-Ah, ma allora è proprio vero che ti piace!

Si gira piccata. -Accidenti...

-E allora? Che cosa ti piace di uno così?

“Sono curiosa.”

Lei esita, guardando il pezzo di torta nel piatto. Io aspetto.

-Mayori-chan, hai mai visto Murasakibara giocare a basket?

I suoi occhi sono persi in qualcosa che non so decifrare. -Direi di no.

Sul suo viso nasce un sorriso dolce, qualcosa che le calza a pennello e le fa risplendere gli occhi.

-Oh, se tu lo vedessi... lui è meravigliosamente bravo. E come una quercia che imponente si fa spazio e protegge la sua area, ha dei riflessi veloci e nessuno riesce a passare oltre la sua barriera... neanche Himuro! È così ipnotico e... ha delle belle mani... così grandi...

Il suo viso si colora di rosso ed io rimango sorpresa da quegli occhi così sognanti. “Le piacciono le sue mani?” Penso, ed i miei occhi si spostano sulle mie, poi mi vengono in mente quelle di Kise e quel sogno fatto in precedenza ed allora è il mio volto ad andare in fiamme. Lei se ne accorge subito e rimane sorpresa, io mi giro di scatto, prendendo un boccone di torta e sperando che lei rimanga in silenzio.

-Mayori-chan, tu... sei innamorata?

Io le rivolgo uno sguardo piccato e scuoto energicamente la testa. -Certo che no!

Lei si fa avanti con il capo. -Neanche di Murasakibara?

Io alzo un sopracciglio, completamente seria, avvicinandomi a mia volta. -Assolutamente no, neanche se fossi impazzita. Io... - mi tiro su ed incrocio le mani al petto- io non amo i tipi come lui, io amo i ragazzi mediamente alti, di bell'aspetto e ordinati, si.

Annuisco senza pensare più di tanto a quello che sto dicendo, visto che in realtà penso solamente al contrario del Gigante. Così sento un piccolo sospiro di Hashi, ma quando lei fa per aprire bocca il campanello suona, interrompendola.

-Chi diavolo è ancora?

Dico spazientita. Hashi si gira e mi sorride. -Non vai ad aprire?

Io mangio un pezzo di torta. - No, penso proprio di no. Il mio istinto mi dice che non devo farlo.

La ragazza si alza e con aria divertita si avvia alla porta -Penso che quella sia solo pigrizia, non istinto.

E scompare oltre il muro. Sento la porta che si apre, ma non avverto voci. Continuo a mangiare, ma la cosa mi sta mettendo ansia, perché per aprire una porta ci vuole poco, qualche minuto ed Hashi non è la tipa che fa le cose con estrema calma, cioè lei è calma, ma non così calma.

Improvvisamente la vedo comparire da dietro il muro.

-Ehm, Mayori-chan... - Si avvicina velocemente, troppo velocemente, ed io la fisso senza capire il perché, ma lei mi sorride in modo tirato e con gli occhi fa una qualche smorfia, che io non comprendo -Ora capisco perché non ti piace Murasakibara...

-Cosa..? Ma che stai-

-Ehi, ciao!

Il mio cuore si ferma, si ferma per un bel po'. Dietro la figura di Hashi che ha ripreso le sue cose come se stesse per andarsene, compare lui, l'unica persona che mai avrei creduto potesse entrare in casa mia.

-K...kise?

Dico a mezza bocca, probabilmente con la faccia più ebete che io abbi amai avuto. Hashi si gira e lo guarda sorridendo. Poi mi guarda ed io la fisso spaventata.

-Io me ne vado, vi lascio un po' da soli...

Dice ed ha un'espressione divertita, i suoi occhi mi sorridono e dicono “Divertiti” ma io non so davvero essere contenta, rimango solo con la mia forchetta a mezz'aria e la faccia di chi ha appena visto un orso attaccare un essere umano.

-Ciao...- Dice Hashi passando accanto a Kise, mentre lui la saluta con un languido sorriso compiaciuto e la mano alzata. Sento ancora la porta sbattere e mi rendo conto che mi ha dato fastidio.

“Io non sono fidanzata, io non mi diverto, io non sono innamorata di lui! Maledizione, perché l'ha guardata in quel modo?!”

Abbasso gli occhi veloce, ingoio la torta che mi era rimasta a mezz'aria nella gola e senza rendermene conto sbatto la forchetta sul piatto, per poi alzarmi e metterlo nel lavandino, dandogli le spalle.

-Ehi, Nishiyoricchi.

Dice lui, quella sua voce mi trapassa il cervello e sono costretta a chiudere gli occhi mentre lavo il piatto usato, ma in realtà non so davvero che cosa sto facendo. Non rispondo e lo sento avvicinarsi, sento i suoi passi e l'ansia mi assale, ho paura di girarmi e di ritrovarmelo vicino, ho paura di guardarlo e provare quei brividi che provo ogni notte, nei miei sogni.

-Sei da sola in casa?

Mi chiede, io annuisco piano. “Sono da sola, che cosa vuoi fare?”

Mi verrebbe da chiedergli, ma la voce non mi assiste. Lui emette una risata sommessa e lo sento sedersi al tavolo.

“Ok, ce la posso fare è lontano. Ce la posso fare”

-Quindi hai deciso davvero di ignorarmi?

Io resto ferma in apnea. “Lo sto davvero ignorando? Si, è un pervertito. No?”

-Mi ha mandato la tua amica, Hibiki.

Le mie mani si muovono da sole, il piatto urta il lavandino ed emette un suono metallico mentre io mi giro di scatto.

-Cosa?!

Lui mi fissa, seduto sulla sedia, con una gamba accavallata e gli occhi fissi e scintillanti. Io rimango ferma, specchiata in quel colore così acceso.

-Si, mi ha mandato il tuo indirizzo. In fondo tu non mi hai richiamato...

Io mi sposto i capelli dalla fronte, senza preoccuparmi troppo del mio aspetto, forse perché sono troppo presa da quel fastidio che sento a livello dello stomaco.

-Io non ci posso credere... Io non ero costretta a richiamarti. E tu... tu non eri costretto a venire qui. Non eri per niente costretto!

-Ma ormai sono qui.

Dice, alzando le spalle, non curante della situazione. Poi aggiunge, prendendo la torta: -Anzi, sai che ho fame? Ti dispiace se ne mangio un pezzo?

E mentre io rimango ferma a fissarlo, lui prende la mia forchetta ancora lì sul tavolo, infilza la torta e ne mangia un pezzo, con la mia forchetta. La mia.

-Ah, no!- D'istinto mi avvicino, per fermarlo, per impedirgli di... mischiarsi con me, ma sembra tutta una coreografia studiata, tutto un suo piano malvagio, perché ora sono davanti a lui, a pochi centimetri e lui mi fissa divertito.

-Vuoi favorire?

Mi chiede sorridendo ed io sento di arrossire. Lo guardo per innumerevoli minuti, mi sento veramente stupida, in difficoltà, mi sento arrabbiata, ho un sacco di domande per la testa e non voglio avercelo li, non voglio avercelo!

-Ah, maledizione!

Quasi urlo e le mie gambe si muovono da sole, perché sono nervosa e quando sono nervosa le mie gambe non mi rispondono, i miei occhi diventano lucidi, la bocca mi si impasta e divento allergica alla gente, io odio tutti quando sono nervosa. Mi giro, me ne vado e lo sento che mi chiama, dice qualcosa come “Ehi, dove vai?!” ma io non mi fermo, salgo le scale del soggiorno, voglio andarmene in camera, o in bagno.

“Io sono solamente arrabbiata con Hibiki e con lui. Io non volevo vederlo, io non volevo vederlo!”

Chiudo la porta alle mie spalle e credo di averlo quasi preso in piena faccia. Mi sorprende che sia così veloce, mi sorprende che un modello abbia quell'agilità. Mi lascio scivolare sul pavimento del bagno, prendo le mie ginocchia e ci appoggio il volto.

-Nishiyoricchi...

-Vattene.

-Andiamo, prometto di non dire nulla sul tuo aspetto se è per quello che...

-Non è per quello, sai quanto me ne frega!

Lo sento trasalire, forse non è abituato a certe cose. Magari tutte le sue ragazze sono state alte, formose e sistemate, senza grassi in eccesso e senza una specie di dipendenza dai dolci.

-E allora perché?

Mi fermo un attimo perché la sua voce sembra più bassa. Sto per dire qualcosa, ma lui mi anticipa.

-Sono stato frettoloso, lo so. Ti chiedo scusa, se ti ho offesa...- sembra che ci stia pensando – Kasamatsu dice che ti ho oppressa.

Io aggrotto le sopracciglia al solo sentire quel nome. Mi giro verso la porta, ma rimango in silenzio.

-Ti ho oppressa?

Mi chiede ed io non so per quale motivo, soffoco una risata perché quel tono di voce mi sembra molto simile a quello impacciato di mio padre quando durante l'anniversario di matrimonio dell'anno scorso regalò una scatola di cioccolatini alla mamma. Beh, quando lui le chiese “Ti piacciono... no?” lei scoppiò a ridere urlandogli che ne era allergica. Ridemmo tutti, quel giorno.

Beh, Kise mi sembra veramente alla stessa stregua di mio padre.

-Si, mi hai oppressa.

Dico, anche se so che non è vero. Che cosa avrebbe mai fatto di così oppressivo, se non seguirmi nelle mie fantasie più oscure?

-Ah... Oh, beh, scusa.

Mi tiro su, molto più calma e poggio una mano sulla maniglia.

-Togliti, sto per aprire.

Faccio pressione ed apro, apro e lo trovo lì, in piedi davanti a me, con le mani in tasca ed un mezzo sorriso sulla bocca.

-Ciao

Dice piano, piegando la testa da un lato. Io lo guardo con ammirazione per quella bellezza perfetta e poi distolgo lo sguardo.

-Posso sapere perché Hibiki ti ha mandato qui ad opprimermi?

-La tua amica è veramente una tipa sveglia. Ha detto che vorrebbe che tu e lei vi vedeste tra quindici giorni qui.

E mi fa vedere un biglietto preso dalla sua tasca, con su impresso un logo che io conosco molto bene. Lo prendo tra le mani e rimango sorpresa.

-Perchè...?

-Ero sicuro che tu giocassi a basket.

Alzo veloce gli occhi sbarrati e lo fisso mentre i suoi occhi si fanno più affilati, mentre il suo viso sorride, un sorriso furbo e malizioso.

-E sentiamo da che cosa lo avresti mai dedotto?

-Istinto.

-Tu segui molto il tuo istinto non è così?

Chiedo scettica, lui si mette a ridere.

-Già! Non sono molto maturo sotto questo punto di vista...

Dice, portandosi una mano dietro la testa e guardando altrove, come se questo fosse un suo punto debole. Lo guardo e mi sembra per un attimo di rivedere una mia amica delle medie, così sorrido e annuisco.

-Non penso che sia una cosa sbagliata, l'istinto è un buon consigliere.

-Tu segui il tuo istinto quando giochi, Nishiyoricchi?

-Io non gioco più, ormai. Possiamo cambiare discorso?

Kise mi guarda ed aggrotta le sopracciglia. -Perché?

-Perché non gioco più.

-Ti sei fatta male?

-No e non provare a farmi altre domande.

Mi metto a camminare con il biglietto in mano, diretta verso le scale. Lui mi segue ed intanto domanda:

-Scommetto che giocavi come ala!

-No, ero un playmaker.

-Non dirmi che eri il capitano!
Io mi giro e lo fisso con sguardo superiore, prendendolo in giro.

-Certo, con chi credi di avere a che fare?

Lui si illumina. Il suo volto si stira in una espressione di gioia, di eccitazione, nei suoi occhi brilla ancora una volta quella luce, quel qualcosa di magico e dannatamente attraente. Così attraente da farmi dimenticare delle scale.

-ATTENTA!

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





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