12 - Ritorno a casa
Sono sicura che questo capitolo farà molto felice FuriaBianca. XD
- Ritorno a casa? -
Gennaio 1998, Salem, Casa Grimm
Alice McFoster Edward Fuler
Brian Grimm e Talisia Black
"Siete pazzi! Voi due siete una coppia di pazzi!" Esclamò Brian,
guardando storto sia Alice che Edward. "Siete appena scappati da
là, avete attirato un Mangiamorte qui e adesso volte tornare in
Inghilterra?" Chiese con tono incredulo. "No, non vi appoggerò
in questa follia!"
"La mia famiglia è rimasta là!" Gli rispose Edward. "Li
ho nascosti, prima di aiutare Alice a scappare, ma se hanno trovato lei
possono trovare anche loro, sempre se non l'hanno già fatto! ...
No, non ci voglio neanche pensare!" Continuò cercando di
rimanere calmo. Era preoccupato a morte per loro.
"Affari tuoi." Borbottò Brian. "Vi ho ospitato volentieri qui, ma non aspettatevi altro aiuto da me." Chiuse il discorso.
"Ed, ha ragione." Intervenne Alice, poggiando una mano sulla spalla del
suo ragazzo per cercare di calmarlo. "Non possiamo chiedergli anche
questo. Arrivando qui, abbiamo già messo in pericolo Lis. Non
voglio creare altri danni."
Edward si girò incredulo verso di lei. "Ah, quindi se devo
salvare te va bene tutto, ma se si tratta della mia famiglia che si
arrangino? E' così che la pensi Alice?" Ringhiò
sentendosi tradito.
"NO!" Boccheggiò lei "Ed, non è così! Lo sai che non è così!"
Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzato, Talisia si schiarì la voce.
"Brian... potresti... potresti almeno fornirgli un passaggio fino
là? Solo quello, senza intervenire... poi una volta là si
arrangerranno..." Cominciò titubante. Non voleva che la sua
migliore amica se ne andasse. Ma al contempo sapeva che non sarebbe
potuta rimanere lì per sempre.
Il ragazzo, a quell'affermazione, sgranò gli occhi. "Un
passaggio? Black, sei impazzita? Sono scappati a fatica e vuoi
ributtarli nella gabbia dei leoni? Pensavo stessimo parlando della tua
migliore amica!"
"Proprio perchè sono la sua migliore amica - iniziò a
ribattere Alice - ce ne dobbiamo andare. Abbiamo attirato qua mio
padre, un Mangiamorte, e potrebbero arrivarne altri. Se facciamo in
modo che vengano a sapere che siamo in Inghilterra, non mi cercheranno
più qui. E voi due sareste lasciati in pace."
"E come vorresti fare per farglielo sapere? Vai davanti a casa e gli
fai 'ciao ciao' dalla finestra? E voi sareste dei Corvonero?"
Commentò ironicamente il Grimm.
"Questo ancora non lo so." Ammise Alice, abbassando la testa sconfortata.
"Ho rimosso e modificato personalmente la memoria a tuo padre, quindi
di certo non tornerà qui. Così come non verrà
nessun altro." Affermò Brian. "E se dovessero arrivare... sarei pronto ad accoglierli." Aggiunse in tono di sfida.
"Resta il fatto che non possiamo restare qui a vita." Borbottò
Edward. "Potremmo... tornare in Inghilterra e unirci all'Ordine."
Propose con tono incerto.
L'altro ragazzo, a quelle parole, emise uno sbuffo a metà tra
l'esasperato e il divertito. "Ma certo! Come abbiamo fatto a non
pensarci prima? Dovete soltanto tornare in Inghilterra, trovare
l'Ordine Fantasma e unirvi alle sue file! Senza contare che prima,
durante e dopo dovrete scappare dai Mangiamorte che vi daranno la
caccia come se non ci fosse un domani." Disse ironico.
"Brian la pianti?" Intervenne
Talisia a quel punto "Non solo non li stai aiutando, ma stai anche
demolendo senza pietà tutte le loro proposte!"
Proclamò incrociando le braccia al petto arrabbiata, gettandogli un'occhiataccia.
Il Grimm, per tutta risposta, soffocò un'imprecazione
nascondendo il viso tra le mani. "Come diamine fai a dire che non li
sto aiutando? Dopo tutto quello che ho fatto per loro?" Chiese con voce
soffocata. Non ci si poteva mettere anche lei! "Mi state facendo venire il mal di testa voi tre." Commentò esasperato, iniziando a massaggiarsi le tempie.
La Fenice, con un sorrisetto, gli si avvicinò. In modo dolce, ma
deciso, sostituì le mani del ragazzo con le proprie.
"Non sto dicendo che tu non li abbia aiutati... Alice non sarebbe
neanche viva, se non fossi intervenuto tu!" Sostenne "Dico solo che,
proprio per quello che hai fatto fino ad ora e che so che sai fare...
mi sembra davvero impossibile che tu non abbia idee - e soprattutto le
capacità - per aiutarli!" Concluse.
Maledetta serpe! Si ritrovò a pensare lui.
In quel momento avrebbe preso volentieri a testate il muro, piuttosto che subire quella tortura.
Aveva perfettamente capito il giochino portato avanti dalla Black. Ma purtroppo, contro di lei, non aveva armi. E perciò non sarebbe riuscito a dirle di no. Già lo sapeva.
Talisia Black, di fatto, lo teneva in pugno da quando gli era volata tra le braccia la prima volta.
Aspettò comunque un po' di tempo, prima di rispondere.
Se la ragazza era intenzionata a corromperlo in quel modo, gli andava
più che bene, ma se la sarebbe dovuta comunque sudare.
Almeno un po'.
Perciò rimase fermo immobile in quella posizione, elaborando per
bene l'unica idea che gli era venuta in mente sin dall'inizio, ma che
non era certo di poter davvero attuare.
Lei avrebbe potuto anche dirgli di no, avrebbe potuto rifiutare. E allora cosa avrebbe detto a Talisia?
Quando concluse il ragionamento, alzò gli occhi al cielo, sbuffando come una ciminiera.
"E va bene..." Cedette alla fine.
Immediatamente le mani della ragazza si arrestarono, mentre concentrava
tutta l'attenzione su ciò che Brian stava per dire.
"Forse e ripeto FORSE una soluzione ce l'avrei per aiutarvi. Ma non ne sono sicuro. Devo contattare delle persone. E mi serviranno alcuni giorni." Concluse tenendosi sul vago.
La Fenice, a quelle parole, gli buttò le braccia al collo. Poi lo attirò a sè per baciarlo.
"Black... sei in debito."
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Gennaio 1998, Inghilterra
Gretel Grimm ed Erin Burckart
Gretel Grimm stava riempiendo un vaso di vetro con dell'acqua, quando un patronus si materializzò davanti a lei.
Ancora prima di ascoltare la voce che ne uscì, riconobbe la tigre come quella di suo nipote.
"Ciao zia! Scusa il disturbo!"
Rimbombò la voce imbarazzata del ragazzo nella stanza. "Sono qui
fuori, a qualche centinaio di metri della casa. Ho visto le protezioni
che sono attive, quindi mi stavo chiedendo se posso entrare in casa tua
senza finire squartato in mille pezzi. Rimango in attesa."
La ragazza si accorse troppo tardi che, per l'agitazione, aveva rovesciato buona parte dell'acqua.
Non sentiva nessuno dei Grimm da... da secoli.
Velocemente, appellò a sè il mantello. Poi uscì nel cortile.
Da lì potè vedere chiaramente Brian - che era sempre
stato il suo nipote preferito - con le braccia incrociate, appoggiato
ad un tronco d'albero, mentre guardava fisso nella sua direzione.
Com'era cresciuto dall'ultima volta che l'aveva visto! Era diventato un uomo.
Con un colpo di bacchetta, annullò tutte le protezioni presenti. Almeno per lui.
"Passa pure." Commentò facendogli un cenno con la mano. "Ma
sappi che se ci sono altri Grimm in giro, non potranno fare
altrettanto." Aggiunse con tono di sfida.
"Sono solo." Le rispose il ragazzo con tono serio. "E nessuno dei Grimm
sa che sono qui." Per rafforzare la sua tesi e dimostrare che veniva in
pace, le allungò la bacchetta. "Questa prendila tu."
Gretel lo scrutò per qualche secondo.
"No" Decise alla fine. "Tienila. Ho già deciso di fidarmi di te nel momento in cui ti ho fatto entrare."
Senza aggiungere altro, lo condusse dentro casa.
Quando raggiunsero il salotto, lo invitò ad accomodarsi sul divano con un cenno del capo.
"Cosa ti porta qui Brian?" Domandò arrivando dritta al punto.
"Le ultime notizie che avevo di te ti davano negli Stati Uniti... cosa
ti conduce qui in Inghilterra?"
Dopo qualche secondo di silenzio, lui domandò stupito "Come fai a sapere che sto lavorando a Salem?"
Gretel, con un gesto della mano, appellò una teiera e due tazze.
"Anche se non sono più in contatto con i Grimm, ho comunque le
mie fonti." Rispose tranquilla, riempiendone una e passandogliela. "Ma
tu non hai ancora risposto."
Il ragazzo, dopo aver preso un enorme respiro, trovò il coraggio
di confessare. "Mi servirebbe il tuo aiuto. Ma è una cosa
complicata, perciò sei libera di rifiutare. Capirò."
Aveva appena finito di dirlo, quando una bambina entrò come un tornado nella stanza ridendo.
Si bloccò alla vista dello sconosciuto.
"Chi è, mamma?" Chiese
fissandolo, mentre la madre si irrigidiva impercettibilmente. Un conto
era lei, che sapeva difendersi. Un altro la figlia.
Ma i suoi peggiori timori vennero disattesi quando al ragazzo
scappò un sorriso: adorava i bambini, li considerava l'unica
cosa davvero pura al mondo. Se erano bambine poi, la sua simpatia
immediata poteva solo aumentare.
Allungando una mano nella sua direzione, le rispose dolcemente, "Brian Grimm al tuo servizio, piccola principessa. Con chi ho l'onore di parlare?"
"Grimm come la mia mamma?" Chiese lei osservandolo meglio, mentre si avvicinava lentamente, divorata dalla curiosità.
Un leggero rossore le imporporò le guance. Non aveva mai conosciuto dei parenti di sua madre.
"Comunque io sono Erin. Erin Burckart." Si presentò come le era stato insegnato.
"Direi proprio di sì." Confermò lui. "Tua mamma è
mia zia... e io sono tuo cugino." Commentò lui, sempre
più divertito. "Sai che hai davvero dei bellissimi occhi?"
Aggiunse scrutandoli.
Erano di un colore indefinito, un misto tra il grigio, il verde e l'azzurro.
"Anche tu." Sussurrò lei in risposta, arrossendo furiosamente.
Poi, di punto in bianco, scappò via.
Ma sia Brian che Gretel percepirono i suoi passi arrestarsi in un punto imprecisato poco in là. Probabilmente dove pensava di poter ascoltare senza essere vista.
"Quanti anni ha?" Chiese a quel punto lui, incuriosito.
"Sette." Gli rispose sua zia con un sospiro. "E ha fatto la sua prima magia involontaria due anni fa." Aggiunse in tono cupo. Avrebbe quasi preferito che lei non li ereditasse, i poteri.
"La stessa età di Celia e James." Commentò il ragazzo, mentre un'ombra scura gli passava sul volto.
Sua cugina Celia. La stessa che, secondo le regole della famiglia Grimm, lui avrebbe dovuto sposare.
Come diamine avrebbe potuto sposare una bambina che aveva dodici anni
in meno di lui? Una bambina della stessa età di quella che aveva
avuto di fronte fino a pochi minuti prima?
Facendogli segno di attendere, Gretel si alzò in piedi,
dirigendosi verso il punto dove i passi della figlia si erano
arrestati. Cinque secondi dopo, Brian sentì nuovamente un rumore
di corsa e la voce della donna intimare alla figlia di raggiungere il
padre.
"Allora... perchè sei qui?" Gli chiese nuovamente la donna, quando tornò.
Brian tentennò un momento.
Adesso che aveva visto quella bambina, non era più sicuro di volerglielo veramente chiedere.
Gretel aveva già i suoi problemi. Ripudiata dalla famiglia, cresceva in Inghilterra una figlia avuta da un nato babbano nell'era di Lord Voldemort.
Per un solo attimo, fu tentato di chiedere a sua zia di seguirlo negli Stati Uniti, anzichè di aiutarlo da lì.
"Avanti!" Lo incitò però la donna. "Qualsiasi cosa tu mi
voglia chiedere non potrà essere peggio di quello che ho dovuto
affrontare con Jakob."
Fu così che il ragazzo sputò il rospo. "Dovresti aiutarmi
a nascondere un nato babbano, la sua famiglia e la sua fidanzata
purosangue, il cui padre è un Mangiamorte." Ammise tutto d'un fiato, facendosi piccolo piccolo.
Si aspettava qualsiasi reazione da parte di Gretel.
Che lo cacciasse, che urlasse, che si rifiutasse.
Tutte, tranne quello che effettivamente fece.
Scoppiò a ridere.
"Ah ecco, lo dicevo che avevi un'aria diversa." Commentò
divertita quando fu in grado di parlare di nuovo. "Di' un po'... di chi ti sei innamorato?"
Chiese senza giri di parole, facendogli andare di traverso il the.
"Perchè se sei passato dall'essere un Grimm al voler nascondere
una famiglia di babbani, c'è per forza di mezzo una donna. Spero
non la stessa ragazza che vuoi nascondere!"
"Io non sono innamorato proprio di nessuno." Borbottò subito, di riflesso.
Davanti allo sguardo penetrante della donna, però, fece parziale
marcia indietro. "Okay, sono fortemente attratto da una ragazza - che
tra parentesi non è quella che pensi tu ma la sua migliore
amica. Però non sono assolutamente innamorato di nessuno." Decretò cercando di mantenere un tono sostenuto.
"Raccontamene un'altra Brian." Lo prese in giro lei. "Non ci vediamo da anni, ma ti conosco ancora come le mie tasche."
Ma lui non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Perciò
sostenne per tutto il tempo lo sguardo di sua zia, mentre un leggero
rossore gli imporporava le guance.
"In ogni caso okay. Sarò pazza, ma ti aiuterò." Commentò alla fine del lungo scambio di sguardi Gretel. "Però..." Aggiunse mentre il ragazzo si alzava dal divano, con uno sguardo vittorioso negli occhi. "Voglio conoscerla."
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* Per saperne di più su Erin qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3404436
e qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3439582
ebbene sì, sono tre storie collegate XD
A presto!
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