Deal With The Evil.
6
Capitolo - The Evil In My Heart..
Panico.
Era in pieno panico.
Lui, il ragazzo dalla notevole calma e dai capelli costantemente
brillantinati, era assurdamente e insensatamente preda di una crisi
isterica.
E poco gli interessava se il motivo non era poi così
importante, non riusciva a calmarsi.
Aveva già chiamato Ragnor e Raphael per chiedere loro aiuto
- interrompendoli in qualcosa di veramente osceno, dato le
imprecazioni decisamente colorite di quest’ultimo - e,
l’avevano rassicurato sul fatto che sarebbero giunti da lui
il prima possibile. Beh, in realtà Ragnor l’aveva
fatto, l’altro continuava solo a ripetergli di riagganciare.
Prima possibile un corno
però, erano già passati venti minuti!
Si portò una mano tra i capelli, scompigliandoseli e
impasticciandosi le dita di glitter, ma, al momento quello era davvero
l’ultimo dei suoi problemi.
Cosa avrebbe fatto se avesse dovuto presentarsi da Alec in quelle
condizioni per colpa loro?
Non ci voleva nemmeno pensare, era troppo bello e fantastico per essere
messo in manette in qualche squallida prigione per tentato omicidio.
E poi, privare il mondo della sua ineguagliabile figura, sarebbe stato
un vero affronto oltre che un totale spreco.
Perciò no, non sarebbe assolutamente accaduto, ne andava
della sua sanità mentale.
Era sicuro che il moro sarebbe stato perfetto come sempre e, lui non
doveva essere di certo da meno.
Un dolce sorriso gli si dipinse sulle labbra quando ripensò
all’espressione di Alec mentre, dopo essersi tolto la
maglietta, avanzava verso di lui.
Per un attimo, si era perso a fissare il suo viso estremamente serio,
le labbra tese in una smorfia che aveva catalogato come seducente; poi, il
suo sguardo si era posato su quei bicipiti, sul petto solido e
sull’addome decisamente scolpito.
Per Lilith.
In pochi secondi Magnus si era ritrovato completamente sudato e
accaldato.
Soggiogato dalle movenze di Alec, incatenato alla sua figura,
dipendente da quel corpo e desideroso di far scorrere le sue dita sulla
sua schiena, sulle braccia, sul suo viso, assaporando attimo dopo
attimo.
Aveva fatto uno sforzo sovrumano per non commettere azioni di cui poi
si sarebbe sicuramente pentito.
Perché lui non poteva,
non doveva.
Scosse la testa, ripensando al modo in cui i fratelli del moro si erano
parati davanti quest'ultimo, mettendolo spalle al muro.
Sebbene in un primo momento si fosse preoccupato per lui, ora, a mente
lucida ed essendo a conoscenza dell’identità dei
due, gli veniva solo da ridere.
Non si sarebbe mai aspettato di ritrovarseli lì a quel modo,
e di certo, non avrebbe mai pensato di finire a parlargli lui stesso,
come se fossero vecchi amici.
E, nel momento in cui Izzy gli aveva rivelato divertita quanto Alec
fosse cotto di lui, non aveva potuto evitare di sentire le farfalle
nello stomaco per un breve attimo.
O per un lungo momento,
dipendeva tutto dai punti di vista ovviamente.
Tuttavia, aveva deciso di lasciarli parlare da soli in modo tale da
evitare al moro altre brutte figure che avrebbero solo finito con
l'aumentare il senso di protezione che provava nei suoi confronti.
Cosa che non andava
affatto bene.
E, nonostante la curiosità lo stesse divorando vivo, aveva
deciso di non ascoltare nemmeno una parola di quello che si sarebbero
detti, dando loro un po’ di privacy.
A fine serata, quando Alec stava pulendo dal pavimento una chiazza
bluastra e Magnus contava gli incassi, aveva deciso di parlargli.
« Sei sicuro che ti vada realmente bene? Infondo è
casa tua, i tuoi genitori non.. » si era interrotto non
sapendo bene come continuare.
Alec si era voltato a fissarlo con i suoi bellissimi occhi blu e, con
un sorriso dolce, l’aveva rassicurato: « I miei non
ci sono, se tutto va bene li rivedrò a fine mese. Non che mi
senta poi così pronto per riaffrontarli, s'intende.
»
Magnus aveva avvertito un’ennesima stretta al cuore,
percependo il dolore nella voce di Alec.
Gli dispiaceva da morire vederlo in quelle condizioni,
perché sapeva benissimo cosa provava.
Capiva,
cosa voleva dire essere rifiutato dalla propria famiglia.
Aveva richiuso la cassa con un leggero scatto, poi l’aveva
raggiunto in poche falcate aggraziate.
Come a voler scacciare via quell’ombra che gli aveva scurito
gli occhi, gli aveva rivolto uno dei sorrisi più
rassicuranti che fosse in grado di fare: « Non devi
preoccupartene ora, Alexander. »
Il tono era così comprensivo, che Alec si sentì
in dovere di cambiare discorso.
Magnus aveva detto che aveva avuto un’esperienza simile alla
sua e, di certo non avrebbe voluto rattristarlo in quel momento con i
suoi problemi.
« Come ti sono sembrati quei due? » gli aveva
chiesto dunque, nascondendo un sussulto quando gli angoli della bocca
di Magnus si era nuovamente piegati verso l’alto.
« Due pazzi a dire il vero. Ma sono simpatici, tua sorella la
adoro di già. »
Alec l’aveva guardato con malcelato orgoglio.
Sua sorella faceva quell’effetto a molti e non se ne stupiva
praticamente più.
« Ti ricrederai, so già che ne faranno di tutti i
colori domani. » l’aveva avvertito, amareggiato.
« Non vedo l'ora, allora. »
Il rumore del campanello lo riscosse improvvisamente.
Per un attimo cercò di far mente locale, scacciando la
figura di Alexander dai suoi pensieri, poi si ricordò.
Guardò verso l’orologio, spalancando la bocca
scioccato.
Mezz’ora.
Avevano impiegato mezz’ora solo per venire lì!
Nervoso, raggiunse velocemente la porta, preparandosi mentalmente una
sfuriata degna della sua persona, cercando di trovare le parole
adeguate per esprimergli la propria ira.
Appena l’ebbe spalancata, aprì la bocca per
riversargli addosso il proprio disappunto ma, venne prontamente
interrotto da un trafelato Ragnor che si catapultò
letteralmente nella casa, seguito da un alquanto scocciato Raphael.
Non che fosse una
novità, comunque.
« Allora?! Dove stava l'ultima volta che l'hai visto? Se non
mi dai informazioni non posso aiutarti! » cominciò
a sbraitare, accucciandosi a terra per guardare sotto il divano del
salone.
Magnus lo guardò stralunato, inarcando un sopracciglio folto
ma curato.
« Parli del tuo cervello? Pensavo l'avessi gettato in mare
anni fa. » gli rispose ironico, incrociando le braccia al
petto e guardandolo saccente.
Ragnor scosse la testa, come a voler scacciare l’eventuale
litigio che si sarebbe potuto creare.
« Strano che tu sia così calmo, di solito dai di
matto! » continuò a gridare, nemmeno fosse a
chissà quanta distanza da lui.
Di fatti gli fece cenno di ridurre il volume, guardandolo sempre
più scocciato.
« Mi spieghi cosa stai cercando esattamente? » gli
chiese allora, al limite della sopportazione.
L’amico lo guardò come se fosse completamente
pazzo o avesse sbattuto da qualche parte la testa, perdendo la memoria.
« Chairman Meow, e chi sennò! » gli
rispose come se fosse ovvio, scostando le tende dalla finestra per
vedere se fosse nascosto lì.
Il glitterato sbatté le palpebre perplesso: « Cosa
vuoi da Presidente, scusa? »
Raphael, che se ne era stato immobile e in silenzio da quando era
entrato, gli rivolse un occhiata indecifrabile: « Ovviamente
sta cercando il micio scomparso. Ho sempre preferito lui a te, sai?
»
Magnus fece una smorfia più che evidente: ne sarebbe uscito
pazzo da quella situazione, ne era certo.
Prese un grosso respiro, poi gli parlò come si era soliti
rivolgersi a dei bambini piccoli per insegnargli qualcosa: «
Non so cosa vi siate messi in testa, ma Presidente sta benissimo e sta
dormendo. Sono io che ho un problema. »
Ragnor sembrò rilassarsi notevolmente, mentre
l’altro prese a camminare verso di lui con aria piuttosto
minacciosa.
« Vuoi dirmi che tu, mi hai fatto venire qui solo per i tuoi
egoistici problemi? Per colpa tua, ho dovuto rimandare una delle
più belle scopate della mia vita. » gli
sibilò contro.
Magnus alzò un sopracciglio, sorridendo malizioso:
« Avrai altre occasioni suvvia. » gli disse,
sventolandogli una mano di fronte al viso.
Ragnor scosse la testa, osservandoli con un misto tra divertimento e
rassegnazione.
Quei due, sebbene a primo impatto sembrassero accomunati solo da un
malcelato disprezzo per l’altro, si volevano davvero bene.
« Allora, siamo tutti orecchi, qual è il problema?
» gli chiese Ragnor, sedendosi senza troppe cerimonie su di
una poltrona poco distante.
Il glitterato lo guardò come se fosse estremamente ovvio,
tuttavia, notando lo sguardo altamente sbigottito degli altri due, si
indicò, come se quel semplice gesto avesse potuto dissipare
ogni dubbio.
Raphael stava seriamente perdendo la pazienza e, Magnus non si sarebbe
affatto stupito se l’avesse preso a sberle da un momento
all'altro.
Non che potesse permettergli di rovinargli il suo bel faccino,
ovviamente avrebbe utilizzato Ragnor come scudo, in quel caso.
« Oh ma dai Magnus, non sei proprio da buttare. Non
è ancora arrivato il momento di rifarsi la faccia, magari
tra qualche anno ne possiamo riparlare. » disse
quest’ultimo, assolutamente serio.
Magnus spalancò la bocca completamente indignato: non era
proprio da buttare?!
« Ho fatto male, molto
male a chiamarvi. » sputò acido,
rivolgendo un’occhiata truce ad entrambi.
Lui si fidava, avrebbe dato persino la vita per loro.
Ma sapevano essere così ottusi e poco accomodanti che non
riusciva a credere a volte che fossero migliori amici da praticamente
una vita.
Si girò offeso, dirigendosi verso la porta
d’ingresso che aprì, per poi fare un cenno con la
mano che stava ad indicare “bene, siete inutili quindi
riprendete da dove vi ho interrotto, fuori di qui.”
« Madre de Dios, dame paciencia, que si me das la fuerza lo mato. » cominciò Raphael, cercando di calmarsi
per non commettere un omicidio.
Magnus lo guardò confuso: « Smettila di parlarmi
francese, lo sai che non lo capisco. » gli sbuffò
contro, incrociando le braccia al petto.
« Veramente non capisci niente a prescindere. È
spagnolo razza di pony multicolore. » ribatté
l’altro, con un ghigno.
Magnus pestò i piedi, indicando di nuovo l’uscio.
« Fuori.
Chiamerò Catarina, voi siete praticamente inutili. Anzi, a
pensarci bene era quello che dovevo fare fin dal principio. Ha
sicuramente più gusto di voi. » disse,
mentre Raphael veniva trattenuto per le braccia da Ragnor, sul punto di
prenderlo a pugni.
« Vuoi dire che ci hai fatto venire fin qui, per nulla?
» sbatté perplesso le palpebre,
quest’ultimo.
Il glitterato alzò le spalle, come a voler scrollarsi
l’intera questione di dosso.
« Lasciami, yo quiero matarlo! »
cercò di divincolarsi lo spagnolo, con la chiara intenzione
di strozzarlo.
Ragnor lo condusse fuori prima che la situazione diventasse
insostenibile, ma non prima di essersi rivolto a Magnus con un:
« Ha ragione, sei un coglione. »
Si guardò allo specchio un'ultima volta, cercando di
lisciare la maglia spiegazzata che aveva indosso.
Non che pensasse veramente di rendersi più presentabile,
semplicemente aveva bisogno di qualcosa da fare per tenere sotto
controllo i nervi che minacciavano di sopraffarlo da un momento
all'altro.
Aveva passato le ultime ore a pentirsi di quella sua decisione;
perché non aveva annullato tutto?
Facile, sua sorella non glielo avrebbe mai permesso, non quando era
così presa nel ruolo di cupido.
Come evocata dai suoi pensieri, Isabelle si catapultò nella
sua stanza come una furia, restando poi immobile a guardarlo
completamente inorridita.
« Lo sapevo, ho fatto bene a venirti a controllare. Ma che
accidenti ti sei messo addosso?! » gli chiese sconvolta,
squadrandolo da capo a piedi.
Alec si guardò confuso la t-shirt grigia e i jeans sbiaditi.
Certo, non era propriamente un modello, ma quelli erano da sempre i
suoi soliti
abiti.
Quindi che problema
c'era?
« Iz che c'è che non va? » le chiese,
lasciandola a bocca aperta.
« Alec, che diamine! Il ragazzo che ti piace viene a cena a
casa tua e tu ti vesti come uno straccione? Come speri di fare colpo in
quelle condizioni? » ribatté subito Izzy
esasperata, alzando gli occhi al cielo.
Senza neanche dargli il tempo di rispondere, si avviò verso
il suo armadio quasi tuffandocisi dentro, cercando chissà
cosa.
« Iz, che fai? E' tutto inutile, non c'è niente di
decente lì dentro. » le disse sconsolato.
Lei riemerse subito dopo, con in mano una camicia blu che gli aveva
regalato l'anno prima per Natale.
« Ah no, eh? Mettiti questa, ti starà un incanto e
ti metterà in risalto gli occhi. »
esclamò, lanciandogliela
praticamente contro.
Alec aprì la bocca, con l'intenzione di protestare, ma alla
fine ci rinunciò; conoscendola, sarebbe stata capace di
infilargliela a forza, se solo l'avesse contraddetta.
« Va bene, esci: almeno posso cambiarmi. » le
disse, sbuffando sonoramente per manifestare il suo dissenso.
Iz lo guardò soddisfatta.
« Scelta molto saggia. Ci vediamo giù. »
gli rispose, prima di uscire sbattendosi la porta alle spalle.
Come se potessi
veramente fare colpo su qualcuno, pensò, mentre
indossava quello che sua sorella aveva scelto per lui.
Avrebbe potuto presentarsi anche nudo, in ogni caso a Magnus la cosa
non avrebbe fatto nessun effetto. Figuriamoci.
Una volta vestito, decise di scendere a cercare Iz, sperando di
distrarsi.
La trovò in cucina, intenta a trafficare ai fornelli.
Oh per l'angelo, questa
davvero non ci voleva.
Isabelle era fantastica in tutto, ma le sue doti culinarie rasentavano
lo zero; avrebbe potuto tranquillamente avvelenarli tutti, senza
rendersene minimamente conto.
« Ti prego, dimmi che quella non è la cena di
stasera. » iniziò in tono supplicante, sperando
che si trattasse di uno scherzo.
La ragazza gli scoccò un occhiataccia da sopra la spalla.
« Possibile che tutte le volte che voglio cucinare per voi,
tu e Jace dobbiate fare queste scene? Non sono poi così
male. » replicò stizzita.
Alec la guardò aggrottando le sopracciglia, chiedendosi se
avesse mai assaggiato uno dei suoi piatti.
« Hai ragione Iz, non sei tanto male. Sei orripilante.
» le rispose al massimo della serietà.
Isabelle lo ignorò, continuando a buttare ingredienti, non
meglio identificati, nella pentola; sembrava quasi una qualche pozione
magica mal riuscita.
« Se la metti così, non mi lasci altra scelta.
Sono costretto a chiamare i rinforzi. » le disse,
affacciandosi subito dopo alla porta.
Chiese gli occhi, prendendendo un bel respiro profondo.
« JACE, CORRI! VIENI QUI IMMEDIATAMENTE, AIUTAMI! »
si mise a gridare a pieni polmoni.
Isabelle lo fissò costernata, spalancando la bocca per lo
shock.
Che fratelli disgraziati.
« Che bisogno c'era di mettersi ad urlare in quel modo? Non
sto mica cercando di ucciderti con.. » iniziò Iz
seccata, ma venne interrotta dall'apparizione di Jace.
Il ragazzo, completamente scarmigliato, aveva i capelli biondi sparati
in tutte le direzioni e, la faccia di chi è stato appena
buttato giù dal letto con violenza.
Ma la cosa che più lasciò Alec perplesso, era il
fatto che avesse in mano i suoi nunchaku.
« STA INDIETRO FRATELLO, TI SALVO IO! DOV'E' LA
SCHIFOSA BESTIACCIA? » si mise ad urlare anche lui,
totalmente fuori di sé e guardandosi intorno allarmato, con
gli occhi spalancati.
Dopo alcuni istanti, però, dovette rendersi conto che non
c'era nessuna minaccia imminente; guardò alternativamente i
due ragazzi con aria scocciata, cercando di darsi un tono.
« Alec, si può sapere perché diavolo ti
sei messo ad urlare in quel modo, quando non c'è nessuna
anatra che ti sta attaccando? » gli chiese, con un occhiata
assassina.
In circostanza normali, il moro avrebbe riso fino alle lacrime
dell'insensata fobia dell'altro ma, immaginando Magnus che assaggiava
il cibo preparato da sua sorella, riuscì a restare serio.
« Jace, abbiamo problemi più grandi. Isabelle
vuole cucinare. » gli rispose, dando più enfasi
possibile alle ultime parole, in modo tale che l'altro si rendesse
conto dell'entità del problema.
Iz sbuffò indignata, mentre Jace si voltava a guardarla
preoccupato.
« Oh, no. Che cosa ti avremmo mai fatto di tanto brutto?
Posso capire noi due, ma risparmia almeno il povero ospite. »
le disse, portandosi una mano al petto.
Izzy per qualche secondo sembrò sul punto di prenderli
entrambi a schiaffi.
Poi si voltò e, togliendo la pentola dal fuoco,
svuotò il suo contenuto - una zuppa verdognola che, alla
sola vista, fece venire la nausea ai due ragazzi - nel lavandino.
« Siete soddisfatti, adesso? » chiese loro
ironicamente, portandosi le mani sui fianchi.
« Enormemente. » le risposero in coro, scoppiando a
ridere subito dopo.
Isabelle li guardò scuotendo la testa, rassegnata al fatto
che il suo talento non sarebbe mai stato apprezzato.
« Che ne dite, di ordinare qualcosa al ristorante giapponese
qui accanto? »
***
Ma chi glielo aveva
fatto fare.
Solo negli ultimi minuti se l'era ripetuto un infinità di
volte, desiderando di fuggire il più lontano possibile da
lì.
Quando la sera prima a sua sorella era venuta quell'idea strampalata,
sapeva che la cosa si sarebbe trasformata in un assoluto disastro, solo
non immaginava fino a che punto.
Fin dal momento in cui Magnus aveva messo piede in casa, non c'era
stata una sola cosa che fosse andata per il verso giusto.
Alec era andato ad aprire, terribilmente imbarazzato da tutta quella
faccenda e, senza smettere di farfugliare, lo aveva condotto in sala da
pranzo.
In quel momento Isabelle era entrata quasi correndo, con in mano un
vassoio di onigiri(*) e, inciampando nella soglia che separava le due
stanze, si era fermata a pochi centimetri dalla camicia di Magnus.
Probabilmente, senza l'intervento provvidenziale di Jace che l'aveva
afferrata all'ultimo secondo, il poveretto sarebbe stato ricoperto da
capo a piedi di polpette di riso.
E se non fosse stato lui stesso sconvolto dalla situazione, avrebbe
senz'altro immortalato l'espressione allibita di Magnus con una foto.
Izzy, con assoluta nonchalance, aveva cercato poi di rimediare alla
figuraccia appena commessa, salutando allegramente il povero ospite
sventurato con un: « Ehi Magnus, ti trovo ancora
più scintillante del solito! »
Peccato che si trovasse con il vassoio ad un palmo dal suo
naso, cosa che rese solo più ridicola la scena.
Dopo lo shock iniziale, Alec aveva deciso che fosse meglio condurlo a
tavola, onde evitare ulteriori incidenti di percorso.
Tuttavia, anche quell'operazione risultò essere alquanto
pericolosa: nel momento in cui Magnus fece per sedersi, la sedia
iniziò a scricchiolare in maniera inquietante.
Il moro aveva ignorato la cosa ma, non aveva avuto neanche il tempo di
formulare un qualsivoglia pensiero che, in pochi secondi, il ragazzo
era sparito dalla sua visuale.
Per alcuni istanti era rimasto a guardare la scena perplesso,
chiedendosi se per caso Magnus fosse stato improvvisamente risucchiato
dalla terra.
Poi, rendendosi conto dell'idiozia di quel pensiero e della
gravità della situazione, si era immediatamente alzato a
soccorrerlo.
Con un espressione ancora più scioccata della sua, Magnus
era steso sul pavimento con le gambe all'aria.
Quest'ultimo, una volta ripresosi e rimesso in piedi, aveva cominciato
ad indietreggiare, guardando alternativamente i tre fratelli allarmato.
« Adesso capisco.. Voi! Mi avete invitato qui per
farmi fuori non è vero? Era tutto organizzato! »
esclamò, puntandogli un dito contro.
Alec si sentì sprofondare: non era certo quella
l'impressione che voleva l'altro avesse sulla serata.
« Magnus sono mortificato. Ti giuro che non.. »
iniziò a balbettare, assumendo impensabili
tonalità di rosso.
« Non provarci nemmeno Alexander. Non dopo questi chiari
attentati alla mia vita. Non sono certo finito steso come un salame,
perché morivo dalla voglia di abbracciare il pavimento. L'avete fatto apposta.
» rispose immediatamente Magnus, guardandolo truce.
Non poteva certo biasimarlo se la pensava in quel modo; non dopo che,
nel giro di cinque minuti, sua sorella lo aveva quasi investito in
pieno e, aveva rischiato di rompersi l'osso del collo.
Alec era certo che vista da fuori la situazione doveva apparire
alquanto esilarante, il che spiegava perché Iz e Jace erano
diventati paonazzi nel tentativo di soffocare le risate.
Peccato che lui non si stesse divertendo affatto.
« Non attenterei mai alla tua vita! Sono stati solo degli
incidenti.. » iniziò a dire, avvicinandosi
lentamente al ragazzo.
« Fermo lì, non avvicinarti. Me ne vado,
estremamente deluso da te. Non avrei mai pensato che potessi farmi
questo. » annunciò l'altro con aria melodrammatica.
Alec restò impietrito per alcuni istanti, iniziando, subito
dopo, ad incespicare frasi di scuse senza senso.
Troppo occupato a chiedere perdono, ci mise un po' per notare la
reazione di Magnus: quel disgraziato se la stava ridacchiando
beatamente, mentre lui era quasi sull'orlo di un collasso.
« Magnus! Ti sembrano scherzi da fare?!» gli
gridò contro indignato.
L'altro, vedendolo così sconvolto, non riuscì
più a trattenersi e scoppiò in una fragorosa
risata, subito imitato da quei due traditori dei suoi fratelli.
« Oh santo cielo.. Avresti dovuto vedere la tua faccia!
Scusami tanto fiorellino, non ho saputo resistere. »
riuscì a rispondergli, una volta che si fu un minimo
calmato.
Alec avrebbe tanto voluto avercela con lui per lo spavento che gli
aveva fatto prendere, ma il sorriso che l'altro gli rivolse sciolse
immediatamente qualsiasi risentimento.
« Non sei stato affatto carino, potrei anche ritenermi
offeso. » gli rispose, mentre il suo volto si apriva in un
sorriso, contraddicendo le sue parole.
Magnus gli andò davanti, ancora palesemente divertito.
« Oh fiorellino, è sempre così facile
prenderti in giro! Comunque mi fa piacere sapere che non attenteresti mai alla mia
vita. » esordì, facendo chiaro
riferimento a quello che Alec aveva detto poco prima, cosa che
finì col fare arrossire nuovamente quest'ultimo.
« Continua così e potrei sempre ripensarci.
» borbottò il moro, dirigendosi nuovamente verso
la tavola.
Magnus lo seguì recuperando un'altra sedia e, dopo essersi
assicurato che questa volta non sarebbe finito con la schiena a terra
nel giro di un secondo scarso, si sedette accanto a lui.
Da quel momento le cose erano sembrate girare per il verso giusto,
tanto che Alec si illuse che il resto della cena si sarebbe concluso
senza intoppi, con Magnus e i suoi fratelli che chiacchieravano
allegramente del più e del meno tra una portata e l'altra.
Speranze vane.
Tutti i suoi sogni vennero infranti da Jace, che decise di aprire
bocca, ponendo la domanda che più aveva temuto di sentirgli
fare.
« Allora, si può sapere che cosa c'è
esattamente tra voi due? » chiese, scrutando i due ragazzi,
quasi a voler carpire la verità dalle loro facce.
Alec arrossì di botto e, si mise a guardare il piatto di
fronte a lui con un intensità tale che Magnus temette
potesse aprirci una voragine con lo sguardo.
Izzy diede uno schiaffo sulla nuca al biondino, scoccandogli un
occhiataccia.
« Oh andiamo, ti sembra una domanda da fare questa? »
esclamò subito dopo, lasciando il ragazzo perplesso.
Non era certo da lei tirarsi indietro, non quando si trattava di
stuzzicare Alec.
E infatti..
« Quanto in là vi siete spinti? Prima uscita?
Primo bacio? » iniziò a domandare a raffica, quasi
senza mai riprendere fiato.
Alec sobbalzò, facendo cadere metà del vino
contenuto nel suo bicchiere sulla tovaglia bianca.
Vedendo la reazione di suo fratello, Isabelle iniziò a
gridare, saltellando su e giù come un ossessa.
« Per l'angelo! Siete già andati oltre?! Non posso
crederci, voglio tutti i dettagli! »
Alec fece del suo meglio per scomparire mentre l'altro, che non
sembrava minimamente toccato da tutta quella faccenda, faceva cenno ad
Iz con la mano di calmarsi.
« Mi dispiace deluderti biscottino, ma non è
successo proprio niente di niente. Non vedo, dunque, che dettagli
potrei fornirti. E, detto tra noi, in ogni caso avremmo dovuto parlarne
in privato, onde evitare che ad Alexander venisse un infarto.
» le rispose, studiandosi con estremo interesse le unghie
smaltate.
Izzy sbuffò delusa, ma non si arrese di certo di fronte a
quell'affermazione.
« Cosa intendi con
niente di niente? - disse scimmiottando la voce dell'altro
- qualcosa deve essere successo per forza! » tornò
alla carica la ragazza, immediatamente dopo.
« Isabelle adesso smettila! » le sibilò
Alec, ancora rosso in viso.
Lei lo ignorò, tornando a rivolgere la sua attenzione a
Magnus, in chiara attesa della sua risposta.
Quest'ultimo la guardò inarcando un sopracciglio, cosa che -
almeno per il moro -, lo rese ancora più affascinante.
« Cosa vuoi che ti dica, di grazia? Non c'è nulla
da dire, non c'è quel tipo di rapporto tra di noi.
» le rispose, guardandola scettico.
Jace aprì la bocca sorpreso, spostando lo sguardo da lui a
sua sorella, quasi cercando di capire se aveva sentito bene.
« Tu stai dicendo, seriamente, che tra voi due non
c'è niente? » chiese conferma subito dopo, il
biondino.
Magnus annuì convinto.
« Certo, io e tuo fratello siamo solo ed esclusivamente buoni
amici. » ribadì, dando mostra di essere il
più tranquillo e disinvolto possibile.
Solo buoni amici.
A quelle parole Alec abbassò lo sguardo, incapace di
nascondere la delusione.
La parte più razionale di lui, sapeva benissimo che non
avrebbe mai potuto esserci niente, ma sentire Magnus mentre lo diceva
con tanta tranquillità lo ferì ugualmente.
Beh, sempre meglio saperlo adesso, in modo tale da non farsi illusioni.
Direi che è
un po' troppo tardi per quello, gli
ricordò una fastidiosa vocina nella sua mente.
Scosse la testa, cercando di scacciare quel pensiero: doveva solo
sopravvivere alla serata, poi avrebbe potuto pensare ai suoi sentimenti
non corrisposti.
Sospirò, cercando poi di concentrarsi nuovamente sulla
conversazione.
In quel momento si accorse dell'occhiata penetrante che Isabelle gli
stava rivolgendo.
Qualsiasi cosa si stesse chiedendo, alla fine dovette trovare una
soluzione; Alec vide un sorrisetto perfido delinearsi sul suo viso.
« Sai Magnus, sono veramente felice che mio fratello abbia
qualcuno con cui parlare, al di fuori della famiglia. Sarebbe stato
bello se vi foste conosciuti quando aveva ancora la sua cotta per Jace!
» esclamò infatti Iz, poggiando una mano sul
braccio del ragazzo.
Quest'ultimo si immobilizzò, col bicchiere a pochi
centimetri dalla bocca.
« La sua che
cosa?! » chiese spalancando gli occhi dallo
shock.
Jace guardò sua sorella confuso, ma si riprese in fretta.
« Oh già. Modestamente parlando sono davvero
irresistibile. » gongolò il biondino.
Magnus li guardava sconvolto.
Si voltò verso Alec, sperando di vederlo smentire, ma il
ragazzo stava farfugliando chissà cosa completamente rosso
in viso; non avrebbe potuto esserci una conferma migliore di quella.
« Quindi ti piaceva davvero. Nessuno ti hai mai detto che i
biondi sono decisamente sopravvalutati? » gli chiese laconico.
Alec arrossì ancora di più, tentando di
controbattere ma, nonostante i suoi tentativi, non sembrava in grado di
spiccicare parola.
Avevano per caso deciso di farlo morire d'imbarazzo?
Non riusciva a capire perché, quei due, stessero tirando
fuori quel discorso.
Erano mesi che nessuno di loro faceva più riferimento a
quella storia ed ora, davanti a Magnus, sentivano la
necessità di parlarne?
Si allungò per dare un calcio negli stinchi a Jace sotto il
tavolo, sperando che l'altro capisse l'antifona.
Non aveva tenuto conto però di sua sorella : mentre il
biondino squittiva un "Ahia!", massaggiandosi la parte lesa, la ragazza
era tornata nuovamente all'attacco.
« Oh, eccome
se gli piaceva. Avresti dovuto vedere come sbavava sui suoi addominali
quando si allenavano insieme! » continuò Izzy con
fare cospiratore.
Magnus fece la faccia di uno a cui hanno appena dato un pugno nello
stomaco.
« Ah sì, è.. molto interessante.
» replicò seccamente, dopo alcuni istanti.
Isabelle gongolò, soddisfatta da quella sua reazione,
tuttavia.. si poteva sempre fare di meglio.
« Strano che non te ne abbia mai parlato, dato che siete buoni amici. Ad
ogni modo, può darsi che prima o poi ti capiterà
di dover fare il confidente. Sai, tutta quella storia per cui il primo
amore non si scorda mai. E per di più, vivendo sotto lo
stesso tetto.. chi lo sa! » esclamò infatti con
una risata, guardando maliziosamente Alec.
Quest'ultimo riuscì finalmente a reagire.
« Oh no, questo mai! Smettila Iz. »
esordì infatti, guardandola furioso.
Jace sorrise sardonico, guardandolo in un modo che al moro non piacque
affatto: era la sua espressione tipica prima di combinare qualche guaio.
« Mai dire mai, Alexander. Vuoi dire che non ti piacerebbe
avermi tutto per te?» gli chiese infatti, sfiorandogli il
braccio.
Alec si ritrasse, guardandolo inorridito. Era per caso impazzito?
Smise di interrogarsi sulla sanità mentale di suo fratello,
riportato alla realtà dal rumore di una sedia portata
indietro con violenza.
Magnus si era alzato, buttando stizzito un tovagliolo sul tavolo.
« Se volete scusarmi, a questo punto dovrei fare una
telefonata. » dichiarò secco, avviandosi subito
dopo verso la porta.
« Aspetta, se vuoi io.. » iniziò Alec,
anche lui sul punto di mettersi in piedi.
« Credo di poter tranquillamente trovare l'uscita e tornare
senza bisogno di alcun aiuto, grazie. » replicò
l'altro in un tono brusco che il ragazzo non gli aveva mai sentito
usare.
Pochi secondi dopo, sentirono sbattere la porta d'ingresso.
In quel preciso istante Iz e Jace si diedero il cinque, ridendo
soddisfatti sotto lo sguardo allibito di Alec.
« Ma io dico, avete completamente perso il senno per caso?
Come accidenti vi è venuto in mente di comportarvi
così di fronte a lui? L'avete infastidito! »
gridò quest'ultimo in direzione dei suoi fratelli.
I due lo guardarono, per poi scoppiare a ridere fragorosamente.
Era incredibile quanto Alec potesse essere ingenuo a volte.
« L'abbiamo fatto per te idiota! Ora, hai avuto la tua
risposta. Fatti avanti fratello! » esclamò Jace
ancora sogghignando.
Il moro continuò a guardare dall'uno all'altro, incapace di
mettere insieme i pezzi.
Sua sorella dovette ben interpretare la sua espressione, considerando
che decise di spiegargli le cose in modo tale che gli fossero chiare.
« Ascoltami bene: tu sei innamorato di Magnus e no, non
negarlo. - disse subito, vedendo che suo fratello aveva intenzione di
replicare. - Lui però, si ostinava a dire di vederti solo
come un amico, e io avevo bisogno di capire se fosse davvero
così o se, come invece credevo, in realtà
provasse qualcosa per te. Per questo motivo ho tirato fuori la storia
di Jace, per vedere come avrebbe reagito. »
continuò la ragazza, lasciandolo letteralmente a bocca
aperta.
« E a giudicare dal modo in cui è uscito
sbattendo la porta, direi che è maledettamente geloso di te.
Alias, prova quello che provi tu! » concluse Jace, con un
gran sorriso.
Alec ci mise un po' a recepire fino in fondo quello che gli stavano
dicendo.
Magnus geloso
di lui? No, non era possibile.
L'eventualità che lui potesse ricambiarlo, era
decisamente troppo bella per essere vera.
Anche se, doveva ammettere, di non aver mai visto Magnus comportarsi in
quel modo e, stranamente, aveva iniziato ad innervosirsi solo quando
avevano parlato della sua cotta per Jace.
Ad uno che si considerava suo amico, almeno in teoria, non gliene
sarebbe dovuto importare niente, giusto?
Quasi contro la sua volontà iniziò a sorridere,
felice come non era da tempo.
Forse, dopotutto, i suoi fratelli avevano ragione.
Quando poco dopo Magnus rientrò, lo trovò ancora
sorridente e assorto nei suoi pensieri.
Starà ancora
esultando per la proposta di Jace, pensò
acidamente.
Tuttavia, questa volta, diede mostra di un contegno perfetto.
Aveva avuto bisogno di alcuni minuti per riacquistare completamente il
controllo, e non aveva intenzione di perderlo nuovamente.
Sapere che Alec, in passato, aveva provato qualcosa per Jace lo aveva
fatto infuriare.
C'era qualcosa di profondamente sbagliato nell'immagine del suo
bellissimo occhi blu, che andava dietro a quel biondino insipido.
Sbavava sui suoi addominali? Oh per favore, come se non ci fosse niente
di più importante in una persona; lui poteva senz'altro
avere di meglio rispetto a quello
lì.
Per non parlare del modo in cui quest'ultimo gli si era rivolto,
sfiorandogli il braccio.
A Magnus era venuta voglia di spaccargli il piatto in testa e di
gridargli che Alexander era il suo
fiorellino, e che lui non doveva permettersi di toccarlo in quel modo.
Grazie al cielo, era riuscito a trattenersi e ad uscire fuori da
lì, prima di fare qualcosa di veramente stupido.
Sapeva perfettamente che c'era una sola parola, in grado di
giustificare quei pensieri e quel suo atteggiamento completamente
irrazionale: gelosia.
Tuttavia, respinse quella considerazione il più lontano
possibile; accettare la cosa significava prendere consapevolezza dei
suoi sentimenti, cosa che non aveva nessuna intenzione di fare.
Facendo sfoggio di tutta la sua superiorità, si
appoggiò allo schienale della sedia, rivolgendosi ai tre con
un sorriso smagliante.
« Allora ragazzi, cosa mi sono perso? »
Alec sbatté la porta di ingresso alle sue spalle mentre
ancora si sentivano le voci dei suoi fratelli che salutavano Magnus e,
finalmente tirò un respiro di sollievo.
Quella serata infernale, alla fine si era conclusa.
Non che non fosse contento di aver trascorso un po' di tempo insieme al
ragazzo, ma Jace ed Iz lo avevo quasi fatto impazzire con le loro
uscite improbabili.
Di conseguenza, quando Magnus aveva annunciato che per lui era ora di
andare, era stato ben felice di accompagnarlo fuori, allontanandosi da
quei due.
Magari, sarebbe riuscito a rimanere qualche minuto da solo con lui.
Ed ora eccolo lì, a fissare rapito il fantastico ragazzo di
fronte a lui, reso ancora più bello dalla luce della luna
che illuminava i suoi lineamenti perfetti.
Alec, più volte, si era ritrovato a chiedersi come fosse
possibile per qualcuno essere così maledettamente perfetto,
con quegli occhi dorati e quelle labbra..
Si riscosse, rendendosi conto del fatto che Magnus lo stava guardando
divertito e, per una buona ragione; da bravo idiota, si era appena
fatto beccare a fissarlo sul punto di sbavare.
« Non che mi dispiacciano tutte queste attenzioni, ma
c'è forse qualcosa che vorresti dirmi? » gli
chiese, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi.
Alec avrebbe voluto rispondergli che quando il suo viso si illuminava
in quel modo, riusciva a malapena a respirare, figurarsi se poteva
mettere insieme una frase degna di questo nome.
Dopo un po', si rese conto che, probabilmente, a quel punto avrebbe
dovuto dire qualcosa.
« Beh è stata una bella serata, no? Voglio dire,
non ti sei divertito? » si ritrovò a farfugliare,
nel tentativo di uscire dalla bolla di silenzio imbarazzato che si era
creata.
Magnus aggrottò le sopracciglia, in un espressione confusa.
Probabilmente si stava chiedendo perché era ancora
lì, a perdere tempo con un simile imbranato.
« Direi che si potrebbe anche dire così. I tuoi
fratelli sono.. esuberanti.
Sei sicuro di avere il loro stesso sangue? » gli chiese,
cercando di restare serio, ma fallendo miseramente.
Alec sbuffò, pur rendendosi perfettamente conto del
perché l'altro gli avesse posto quella domanda: in confronto
agli altri due, sembrava lui quello adottato, non Jace.
Quando era più piccolo, si era ritrovato spesso ad
invidiare l'incoscienza di Jace e la faccia tosta si Isabelle,
desiderando essere un po' più simile a loro, o perlomeno, in
grado di tenere una conversazione con un estraneo senza farsi venire la
tachicardia.
Tuttavia, aveva abbandonato quel pensiero tanto tempo fa; era felice di
lasciare a loro tutta la gloria, restando nel suo comodo angolino al
riparo dal mondo.
« Incredibile a dirsi ma sì, beh almeno con Iz;
anche se Jace vive con noi da talmente tanti anni, che siamo abituati a
non pensare più a cose come il legame di sangue. »
gli rispose, chiedendosi quante volte ancora qualcuno avrebbe finito
col fargli quella domanda.
Magnus, inaspettatamente, si rabbuiò come se gli fosse
improvvisamente tornato in mente qualcosa che lo infastidiva.
Alec lo guardò confuso, cercando di capire cosa c'era nella
sua risposta che aveva potuto sortire quell'effetto, quando Magnus
decise di dar voce ai suoi pensieri.
« E così, avevi un debole per Jace eh? Non me lo
avevi mai detto. Forse perché è per lui, che stai
cercando di lavorare su te stesso? » gli chiese usando un
tono di voce strano, che l'altro non seppe interpretare.
Non che ci stesse provando più di tanto: alla domanda era
saltato indietro inorridito, guardandolo come se gli fosse spuntata una
seconda testa.
« Stai scherzando? Non è affatto così.
E comunque, Iz prima ha esagerato: credevo di provare qualcosa per lui,
ma poi ho capito, grazie all' aiuto di qualcuno, che non si trattava
altro se non di affetto fraterno.. » iniziò a
spiegare, rendendosi conto solo dopo di essersi messo in un situazione
scomoda.
Se gli avesse chiesto a chi stava facendo riferimento con
quell'affermazione, non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di dirgli
la verità.
Magnus sembrò rilassarsi, mentre un minuscolo sorriso faceva
capolino sul suo viso.
Aveva creduto che Alec potesse provare ancora qualcosa per quel
biondino, motivo per cui, sentirlo smentire la cosa, l'aveva in un
certo senso sollevato.
Anche se..
« E chi sarebbe questo qualcuno?
» gli chiese, cercando di apparire il più
disinvolto e calmo possibile.
L'ultima cosa che voleva, era far capire all'altro quanto si stesse
mangiando il fegato in quel momento, tuttavia era troppo curioso per
trattenersi.
Alec trasalì socchiudendo gli occhi; doveva aspettarsi una
domanda del genere, era naturale dopo quello che aveva detto.
Il problema era: doveva rispondere sinceramente?
« E' di te che stavo parlando, e non mi riferisco certo alle
"lezioni". Da quando ti ho conosciuto, tutto è cambiato.
» sputò fuori velocemente, temendo che se avesse
aspettato anche solo un altro istante, avrebbe finito col perdere il
coraggio.
Magnus lo guardò a bocca aperta. Tutto si sarebbe aspettato
tranne una cosa del genere.
Che cosa avrebbe dovuto rispondergli a quel
punto?
Una parte di lui voleva solo stringerlo tra le sue braccia e dirgli che
la pensava allo stesso modo su di lui, mentre l'altra, continuava a
fargli presente quanto fosse rischiosa quella situazione.
Alec, che subito dopo la sua confessione si stava arrovellando il
cervello con tutto ciò che Iz e Jace gli avevano detto,
vedendo l'espressione fragile e indecisa dell'altro, trovò
la forza di continuare.
« La verità è che prima di conoscere
te, non avevo idea di cosa significasse tenere veramente a qualcuno in quel modo. Quando
ho capito di essere gay sono andato completamente in crisi e ho finito
con l'aggrapparmi a Jace e a quello che credevo di provare per lui. -
iniziò con un sospiro, preparandosi mentalmente per la
seconda parte del discorso. - Ma con te.. Ho capito cosa si
prova a sentirsi costantemente sull'orlo di un precipizio per una
parola o un sorriso. Tu riesci a farmi stare bene, a farmi sentire
vivo. Quando sono con te, dimentico le paranoie sull'essere sbagliato,
sul non essere all'altezza; dimentico di essere quello che gli altri si
aspettano che io sia, e provo solo ad essere quello che tu vedi, quando
mi guardi. »
Magnus era sul punto di mettersi a piangere.
Quella era, quasi senza ombra di dubbio, la cosa più bella,
più dolce e più vera che qualcuno gli avesse mai
detto.
Aveva avuto una sola relazione importante, il resto erano state solo
tutte conquiste che, per un periodo di tempo l’avevano fatto
sentire meno solo.
Alec lo guardava speranzoso, mentre con un’ansia che gli si
poteva leggere chiaramente negl’occhi, si mordeva il labbro
inferiore.
Tuttavia, non aveva intenzione di cambiare idea.
Non poteva.
Era quasi sicuro che la vocina nella sua mente lo stesse ricoprendo del
maggior numero di improperi mai visto, ma non voleva certo soffermarsi
a pensarci.
Se lo avesse fatto, avrebbe finito col cedere.
« Oh mio dolcissimo Alexander.. non hai idea di quanto mi
senta onorato per quello che mi hai appena detto. Tu sei una delle
persone migliori che abbia mai conosciuto in vita mia e, davvero, devi
credermi, non c'è assolutamente niente che non vada in te.
Ma io.. non ho intenzione di aver quel genere di rapporto con nessuno,
non potrò mai darti altro che amicizia. Ti prego, facciamo
conto che questa conversazione non sia mai avvenuta e lasciamo le cose
come sono. » gli rispose, cercando di usare tutta la
gentilezza e l'affetto di cui disponeva.
L'ultima cosa che voleva era ferirlo ancora più di quanto
stesse già facendo.
Alec abbassò lo sguardo, per impedire a Magnus di cogliere a
pieno la sua espressione.
« Oh va bene, capisco. Non preoccuparti non c'è
problema. » esordì con un tono che
sembrò debole e distante alle sue stesse orecchie.
Era impossibile che l'altro ci avesse creduto veramente, tuttavia non
commentò in alcun modo, né, cosa di cui gli fu
grato, cercò di farlo sentire meglio.
L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era essere
compatito.
« Beh, in questo caso.. Buonanotte Alexander. » gli
rispose Magnus, per poi allontanarsi a grandi passi, sparendo nella
notte.
Alec restò a lungo a guardare il punto in cui l'altro era
stato poco prima, cercando di capacitarsi di ciò che era
appena successo.
Era stato rifiutato.
Per la prima volta nella sua vita, si era fidato abbastanza di qualcuno
da aprirgli il suo cuore, ed ecco il bel risultato.
"Passerà,
andrà tutto bene, non è niente",
continuava a ripetersi in continuazione, sperando che quelle parole
potessero veramente cambiare la realtà, annullando il dolore
che sentiva dentro.
Se è davvero
così però, perché fa così
male?
#«
Madre de Dios, dame paciencia, que si me das la fuerza lo mato.
», significa semplicemente "Madre di Dio, dammi la pazienza,
che se mi dai la forza lo ammazzo!"
(*) onigiri, per chi non lo sapesse, sono una pietanza-spuntino
giapponese piuttosto famosa, composte da polpette di riso e da un'alga
commestibile di nome Alga Nori :D
Ehm.. HeLLo! :D
Sto pregando tutti i santi possibili per evitare che non possiate
uccidermi dopo questa uscita e.. spero mi ascoltino!
No seriamente, ecco a voi anche il sesto capitolo! :D
Lo so che molte di voi al momento vorrebbero ammazzarmi(se non tutte),
ma c'è una spiegazione più che logica a tutto
questo che, per adesso non posso spiegarvi.. abbiate pietà
ahahah >_<
Dunque, ora cosa succederà? Io credo mi rifuggerò
in qualche paese sconosciuto mentre, attenderò con ansia(e
paura hahah) le vostre opinioni!
Non ho nient'altro da aggiungere sinceramente, penso che il capitolo
parli da solo ahhaha :D
Come al solito ringrazio tutte quelle persone che sono arrivate fin qui
e, tutte quelle che sprecano anche solo pochi minuti del loro tempo per
farmi sapere cosa ne pensano! Grazie! <3
Vi rinnovo anche la proposta ad iscrivervi al mio gruppo facebook,
dove potremmo discutere sì della storia(dubbi,
perplessità, spoiler ecc.), ma anche della saga in generale
:D
Il link è questo------> https://www.facebook.com/groups/1695283824068412/
Bye! <3
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