capitolo 6
Note della traduttrice:
Capitolo più breve del solito, ma il contenuto rimedia
largamente alla lunghezza... meglio che vada a sbrodolare cuoricini da
un'altra parte, va' <3
Capitolo 6
Molte
persone credono che l’espressione “vederci rosso” sia solo una metafora, ma per
Heiwajima Shizuo non era così. L’intero mondo si deformava sotto l’influsso
della sua furia: i suoni aumentavano d’intensità, il tempo rallentava, e
l’istinto si affinava fino a diventare più acuminato delle lame puntate contro
di lui. Si accorgeva a malapena dei suoi stessi movimenti, basandosi solo su
ciò che il suo corpo riteneva fosse la cosa migliore da fare, e non pensava
assolutamente a niente. In quei momenti nella sua testa c’era il vuoto totale.
Qualcuno lo
aveva chiamato e lui si era girato. Aveva lasciato la presa sulla panchina che
stringeva tra le braccia, e poi l’aveva vista sfrecciare a tutta velocità verso
uno snello ragazzo dai capelli scuri e gli occhi cremisi…
Shizuo sentì
il mondo fermarsi, e la rabbia scivolò fuori da lui a tempo di record. Non poté
fare altro che stare a guardare, orripilato, scorgendo i suoi occhi spalancati
riflessi in quelli del ragazzo di fronte a lui. Lo shock gli deformò i tratti
del viso e si ritrovò a serrare le palpebre di fronte a quella scena, mentre le
gambe gli cedevano e un sospiro soffocato gli scivolava fuori dalle labbra.
“No.”
Gli
bruciavano gli angoli delle palpebre ed era in preda alle vertigini. Che
diamine aveva combinato? Aveva ferito la persona che più avrebbe voluto
proteggere, e con le sue stesse mani. Era stato proprio lui, Shizuo, con la sua
forza mostruosa e la sua forza animale, con la sua infantile mancanza di auto
controllo. Come aveva potuto anche solo pensare
di poter offrire agli altri qualcosa che non fosse dolore?
Dopo
l’assordante schianto della panchina, passò un po’ di tempo prima che il biondo
riuscisse finalmente a sollevare lo sguardo dal punto in cui era caduto in
ginocchio. Scostò dal viso le mani con cui si era coperto gli occhi, sbirciando
tra le dita prima di lasciar cadere le braccia lungo i fianchi, e poi si alzò in
piedi, esitante.
«Izaya?»
chiamò, con la voce incerta quanto i suoi passi. Il ragazzo era sdraiato a
terra, ma respirava – anche se aveva il fiatone – e giaceva a pochi metri dalla
panchina distrutta. Ad un tratto i suoi occhi si aprirono e un riflesso cremisi
si irradiò dalle palpebre socchiuse; un piccolo sorriso gli strisciò sulle
labbra mentre si metteva a sedere, e Shizuo lasciò andare il respiro che fino a
quel momento aveva trattenuto.
«Avrei
gradito almeno un avvertimento, Shizu-chan» borbottò l’informatore, cercando senza
successo di rimettersi in piedi «Piantala di guardarmi così, sto bene.»
Shizuo si
sentì inondare di sollievo. Si inginocchiò davanti a lui e gli strinse forte le
spalle, appoggiando la fronte al suo petto.
«Mi
dispiace» mormorò, cercando di smettere di tremare «Cazzo, Izaya, mi dispiace
così tanto.»
Izaya guardò
in basso e appoggiò il mento ai capelli biondi di Shizuo, sollevando le braccia
per avvolgerle attorno alla schiena dell’altro ragazzo. Sospirò quando avvertì
una fitta acuta sotto il gomito destro; normalmente non avrebbe mai e poi mai
mostrato a Shizuo il dolore fisico che gli procuravano i suoi attacchi, perché
preferiva nasconderlo sotto uno spesso strato di sfacciata noncuranza e
guardare la furia del biondo crescere di fronte alla sua apparente
indistruttibilità. Provò a far finta che non ci fosse niente di diverso dal
solito, che il suo stoicismo fosse legato solo al non voler mostrare debolezza,
ma allora perché stava consolando Shizuo? Perché la sua mano gli accarezzava i
capelli? Perché mormorava rassicurazioni al suo orecchio?
Izaya spinse
via il ragazzo, si alzò e cercò di allontanarsi da lui. Aveva bisogno di tenere
le distanze per riuscire a schiarirsi le idee, ed evitò deliberatamente di
guardarlo, dato che non era pronto ad affrontare il suo inevitabile sguardo da
cucciolo ferito.
«Dovremmo
andare» disse, tentando di concentrarsi su come quella situazione fosse tutta
colpa di Shizuo. Si meritava di sentirsi fottutamente in colpa «Non sappiamo
quando quei tipi torneranno da queste parti.»
Non che
fosse davvero un problema, visto che le probabilità che quegli uomini si
facessero vedere prima di qualche ora erano infime, ma quell’eventualità
convinse Shizuo ad alzarsi da terra e a seguirlo mentre si avviava rapidamente
verso i cancelli del parco.
Camminarono
in silenzio e il biondo non chiese nemmeno spiegazioni quando Izaya si
arrampicò su un edificio lì vicino e cominciò a spostarsi sui tetti, invece di
proseguire sul marciapiede. Shizuo rimase leggermente indietro, seguendo la sua
guida fino all’ospedale. Il silenzio continuò finché non arrivarono sul tetto.
«Ti prego,
Izaya» cominciò, mentre il cuore gli batteva fastidiosamente forte nel petto,
andandosi a sommare a un principio di nausea «Ti prego, guardami.» Afferrò il
polso del ragazzo, ma si tirò subito indietro quando sentì un sibilo di dolore.
Abbassò lo sguardo e il cuore gli si fermò, non appena vide il brutto livido
che spuntava da sotto la manica di Izaya.
«Avevi detto
di stare bene» mormorò flebilmente. Non c’era traccia di accusa nella sua voce,
ma solo di una disperata incredulità.
«Non è
niente» minimizzò Izaya, abbassandosi il polsino della maglietta fino a coprire
il segno.
«Ti ho
fatto male» ormai il biondo aveva difficoltà perfino a respirare «Cazzo, Izaya,
sono stato io. Te l’ho fatto io.»
«Sto bene.»
«Smettila di
dire che non è niente, tu non stai bene. Non solo ti ho messo in pericolo con
quegli idioti» farneticò, gesticolando verso il punto da cui erano arrivati «Ti
ho messo in pericolo anche standoti vicino. Sono io il pericolo.»
«Ti ho detto
che sto bene, brutto idiota, vuoi chiudere il becco e ascoltarmi?» scoppiò
Izaya, voltandosi a fronteggiare Shizuo, con il viso ormai a pochi centimetri
dal suo «Questo non è niente» disse, alzando il braccio «Ne ho avuti di
peggiori. Non sono una principessina da proteggere, e se pensi di costituire
una qualche minaccia per me ti stai sopravvalutando di grosso. Mi hai colto di sorpresa,
lo ammetto. Eri arrabbiato, hai perso il controllo, non me ne frega niente, ma
non azzardarti a usarlo come scusa per buttarti ancora più giù. Sto bene,
questo livido guarirà e non sono arrabbiato con te per quello che è successo,
quindi fammi il favore di-»
Le parole di
Izaya vennero interrotte da qualcosa premuto contro la sua bocca. Nella
fattispecie, Shizuo.
Non ebbe
nemmeno il tempo di pensare: reagì istintivamente al bacio, chiudendo gli occhi
e spingendosi contro le labbra del biondo, mentre stringeva tra le dita il
retro del suo gilet. I suoi sensi erano interamente travolti dal calore; le
mani di Shizuo si persero tra i suoi capelli mentre lo stringeva a sé con
un’impetuosità calibrata, e poi scivolarono lungo la schiena fino a posarsi sui
suoi fianchi, mandandogli una scarica di brividi lungo la spina dorsale. Si
aggrappò a lui con ancora più forza e il biondo gemette nel bacio, un suono
basso e gutturale, quasi un ringhio. Izaya sollevò le braccia per avvolgerle
attorno al collo di Shizuo, intrecciando le dita ai suoi capelli biondi.
Alla fine si
separarono, con il respiro affannoso e tentando di riprendersi dalle vertigini
causate dalla mancanza d’aria. Izaya appoggiò la fronte contro il petto di
Shizuo e sentì la nuca del ragazzo adagiarsi sulla sua. Stava giusto pensando a
quanto fosse piacevole la sensazione del suo respiro caldo sulla pelle quando
il cervello gli si rimise in funzione.
Che
accidenti era successo? Izaya non era esattamente inesperto in campo sessuale,
ma era sempre stato in grado di mantenere il controllo. Non era certo il tipo
da lasciarsi andare, qualunque fosse la situazione, e non si era mai permesso
di mostrarsi così vulnerabile. Non riusciva a muoversi e i suoi muscoli non
obbedivano al suo disperato ordine di allontanarsi dal biondo, di correre via,
di prendere il primo volo per chissà dove e non tornare più indietro. Un attimo
prima stavano litigando, e appena un momento dopo… questo.
«Grazie»
disse Shizuo, interrompendo le invettive che Izaya si stava lanciando «Per
stasera, intendo. Mi sa che ho combinato un casino» ridacchiò «Ma è stato
bello. Mi piace passare del tempo con te, e mi piacerebbe farlo ancora, se ti
va.»
Indietreggiarono
entrambi, e gli occhi ambrati di Shizuo cercarono quelli dell’informatore
mentre si chinava su di lui, più esitante della prima volta. Una parte di Izaya
gli stava gridando di scappare, di estrarre il coltello, di saltare giù dal
fottuto edificio, di fare qualsiasi cosa tranne che restare fermo lì, e invece
inclinò la nuca, chiuse di nuovo gli occhi e si spinse contro Shizuo. Si
baciarono piano, più lentamente, e dopo pochi secondi di separano.
Izaya seppellì
il viso nel petto del biondo, strofinando il viso contro la sua giacca. Che
diavolo stava facendo? Sentì la mano di Shizuo accarezzargli i capelli e
sospirò. Era come se si fosse disconnesso da se stesso, come se la sua
coscienza stesse fluttuando un paio di metri sopra di lui, guardandolo
dall’alto, incapace di impedire al corpo di fare quello che voleva. Ma perfino
i suoi pensieri avevano cominciato a calmarsi, dicendosi che alla fine non era
troppo male; Shizuo era caldissimo contro di lui, il battito del suo cuore gli
rimbombava nel petto, ed era quasi piacevole
«La prossima
volta, però» disse, senza sollevare lo sguardo «Niente gangster.»
Sentì le
labbra di Shizuo posargli un bacio leggero sulla nuca.
«Niente
gangster» promise.
EXTRA:
Shizuo e Izaya
sedevano sul tetto dell’ospedale, dondolando le gambe oltre il bordo del
cornicione. Le loro mani giacevano vicine, sfiorandosi casualmente tra loro.
«Comunque,
cosa avevi fatto a quel tipo del parco?» domandò l’informatore, girandosi per
vedere Shizuo fare spallucce prima di rispondere.
«Gli ho
sbattuto la porta in faccia per sbaglio» disse con tono sprezzante «Quando ho
provato a scusarmi mi ha dato un pugno, così l’ho lanciato in mezzo al
traffico.»
Izaya lo
fissò, a metà tra il divertito e l’incredulo, e sbuffò una risatina.
«Non puoi
dire sul serio.»
Nel prossimo capitolo: Passarono un
paio d’ore prima che Izaya si svegliasse, e a quel punto il respiro di Shizuo
si era fatto pesante, e buona parte del suo peso gravava ormai sulla nuca
dell’informatore. Il ragazzo rimase immobile per un po’, prendendosi del tempo
per scendere a patti con quella situazione; non si era mai addormentato accanto
a qualcuno prima d’ora, non si era mai svegliato trovandosi avvolto dal calore
di un’altra persona. Era la vulnerabilità di quello scenario ad irritarlo, addormentarsi
vicino a qualcuno significava mostrarsi privi di difese, e soprattutto
significava fidarsi di quella persona.
[98% fluff e ancora più Izaya-gattino-confuso. Godetevi il fluff, ne avrete
bisogno quando l'angst tornerà alla ribalta]
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