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Autore: SuzuyaChan    04/06/2016    2 recensioni
Dopo aver orchestrato un incidente ferroviario ai danni di Shizuo, Izaya va a trovarlo in ospedale e scopre che il suo arci nemico non si ricorda di lui. Decide quindi di tormentarlo proprio ora che si trova all’apice della sua vulnerabilità, ma per qualche strano motivo… non ci riesce.
«Presumo» continuò Shizuo, attirando l’attenzione di Izaya con il suo tono esitante «che noi due fossimo amici.»
[Traduzione della fanfiction di SuzuyaChan]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 6
Original work by SuzuyaChan: Aletheia
Translated by: shirangel


Aletheia



Note della traduttrice: Capitolo più breve del solito, ma il contenuto rimedia largamente alla lunghezza... meglio che vada a sbrodolare cuoricini da un'altra parte, va' <3 

Capitolo 6

Molte persone credono che l’espressione “vederci rosso” sia solo una metafora, ma per Heiwajima Shizuo non era così. L’intero mondo si deformava sotto l’influsso della sua furia: i suoni aumentavano d’intensità, il tempo rallentava, e l’istinto si affinava fino a diventare più acuminato delle lame puntate contro di lui. Si accorgeva a malapena dei suoi stessi movimenti, basandosi solo su ciò che il suo corpo riteneva fosse la cosa migliore da fare, e non pensava assolutamente a niente. In quei momenti nella sua testa c’era il vuoto totale.

Qualcuno lo aveva chiamato e lui si era girato. Aveva lasciato la presa sulla panchina che stringeva tra le braccia, e poi l’aveva vista sfrecciare a tutta velocità verso uno snello ragazzo dai capelli scuri e gli occhi cremisi…

Shizuo sentì il mondo fermarsi, e la rabbia scivolò fuori da lui a tempo di record. Non poté fare altro che stare a guardare, orripilato, scorgendo i suoi occhi spalancati riflessi in quelli del ragazzo di fronte a lui. Lo shock gli deformò i tratti del viso e si ritrovò a serrare le palpebre di fronte a quella scena, mentre le gambe gli cedevano e un sospiro soffocato gli scivolava fuori dalle labbra.

“No.”

Gli bruciavano gli angoli delle palpebre ed era in preda alle vertigini. Che diamine aveva combinato? Aveva ferito la persona che più avrebbe voluto proteggere, e con le sue stesse mani. Era stato proprio lui, Shizuo, con la sua forza mostruosa e la sua forza animale, con la sua infantile mancanza di auto controllo. Come aveva potuto anche solo pensare di poter offrire agli altri qualcosa che non fosse dolore?

Dopo l’assordante schianto della panchina, passò un po’ di tempo prima che il biondo riuscisse finalmente a sollevare lo sguardo dal punto in cui era caduto in ginocchio. Scostò dal viso le mani con cui si era coperto gli occhi, sbirciando tra le dita prima di lasciar cadere le braccia lungo i fianchi, e poi si alzò in piedi, esitante.

«Izaya?» chiamò, con la voce incerta quanto i suoi passi. Il ragazzo era sdraiato a terra, ma respirava – anche se aveva il fiatone – e giaceva a pochi metri dalla panchina distrutta. Ad un tratto i suoi occhi si aprirono e un riflesso cremisi si irradiò dalle palpebre socchiuse; un piccolo sorriso gli strisciò sulle labbra mentre si metteva a sedere, e Shizuo lasciò andare il respiro che fino a quel momento aveva trattenuto.

«Avrei gradito almeno un avvertimento, Shizu-chan» borbottò l’informatore, cercando senza successo di rimettersi in piedi «Piantala di guardarmi così, sto bene.»

Shizuo si sentì inondare di sollievo. Si inginocchiò davanti a lui e gli strinse forte le spalle, appoggiando la fronte al suo petto.

«Mi dispiace» mormorò, cercando di smettere di tremare «Cazzo, Izaya, mi dispiace così tanto.»

Izaya guardò in basso e appoggiò il mento ai capelli biondi di Shizuo, sollevando le braccia per avvolgerle attorno alla schiena dell’altro ragazzo. Sospirò quando avvertì una fitta acuta sotto il gomito destro; normalmente non avrebbe mai e poi mai mostrato a Shizuo il dolore fisico che gli procuravano i suoi attacchi, perché preferiva nasconderlo sotto uno spesso strato di sfacciata noncuranza e guardare la furia del biondo crescere di fronte alla sua apparente indistruttibilità. Provò a far finta che non ci fosse niente di diverso dal solito, che il suo stoicismo fosse legato solo al non voler mostrare debolezza, ma allora perché stava consolando Shizuo? Perché la sua mano gli accarezzava i capelli? Perché mormorava rassicurazioni al suo orecchio?

Izaya spinse via il ragazzo, si alzò e cercò di allontanarsi da lui. Aveva bisogno di tenere le distanze per riuscire a schiarirsi le idee, ed evitò deliberatamente di guardarlo, dato che non era pronto ad affrontare il suo inevitabile sguardo da cucciolo ferito.

«Dovremmo andare» disse, tentando di concentrarsi su come quella situazione fosse tutta colpa di Shizuo. Si meritava di sentirsi fottutamente in colpa «Non sappiamo quando quei tipi torneranno da queste parti.»

Non che fosse davvero un problema, visto che le probabilità che quegli uomini si facessero vedere prima di qualche ora erano infime, ma quell’eventualità convinse Shizuo ad alzarsi da terra e a seguirlo mentre si avviava rapidamente verso i cancelli del parco.

Camminarono in silenzio e il biondo non chiese nemmeno spiegazioni quando Izaya si arrampicò su un edificio lì vicino e cominciò a spostarsi sui tetti, invece di proseguire sul marciapiede. Shizuo rimase leggermente indietro, seguendo la sua guida fino all’ospedale. Il silenzio continuò finché non arrivarono sul tetto.

«Ti prego, Izaya» cominciò, mentre il cuore gli batteva fastidiosamente forte nel petto, andandosi a sommare a un principio di nausea «Ti prego, guardami.» Afferrò il polso del ragazzo, ma si tirò subito indietro quando sentì un sibilo di dolore. Abbassò lo sguardo e il cuore gli si fermò, non appena vide il brutto livido che spuntava da sotto la manica di Izaya.

«Avevi detto di stare bene» mormorò flebilmente. Non c’era traccia di accusa nella sua voce, ma solo di una disperata incredulità.

«Non è niente» minimizzò Izaya, abbassandosi il polsino della maglietta fino a coprire il segno.

«Ti ho fatto male» ormai il biondo aveva difficoltà perfino a respirare «Cazzo, Izaya, sono stato io. Te l’ho fatto io.»

«Sto bene.»

«Smettila di dire che non è niente, tu non stai bene. Non solo ti ho messo in pericolo con quegli idioti» farneticò, gesticolando verso il punto da cui erano arrivati «Ti ho messo in pericolo anche standoti vicino. Sono io il pericolo.»

«Ti ho detto che sto bene, brutto idiota, vuoi chiudere il becco e ascoltarmi?» scoppiò Izaya, voltandosi a fronteggiare Shizuo, con il viso ormai a pochi centimetri dal suo «Questo non è niente» disse, alzando il braccio «Ne ho avuti di peggiori. Non sono una principessina da proteggere, e se pensi di costituire una qualche minaccia per me ti stai sopravvalutando di grosso. Mi hai colto di sorpresa, lo ammetto. Eri arrabbiato, hai perso il controllo, non me ne frega niente, ma non azzardarti a usarlo come scusa per buttarti ancora più giù. Sto bene, questo livido guarirà e non sono arrabbiato con te per quello che è successo, quindi fammi il favore di-»

Le parole di Izaya vennero interrotte da qualcosa premuto contro la sua bocca. Nella fattispecie, Shizuo.

Non ebbe nemmeno il tempo di pensare: reagì istintivamente al bacio, chiudendo gli occhi e spingendosi contro le labbra del biondo, mentre stringeva tra le dita il retro del suo gilet. I suoi sensi erano interamente travolti dal calore; le mani di Shizuo si persero tra i suoi capelli mentre lo stringeva a sé con un’impetuosità calibrata, e poi scivolarono lungo la schiena fino a posarsi sui suoi fianchi, mandandogli una scarica di brividi lungo la spina dorsale. Si aggrappò a lui con ancora più forza e il biondo gemette nel bacio, un suono basso e gutturale, quasi un ringhio. Izaya sollevò le braccia per avvolgerle attorno al collo di Shizuo, intrecciando le dita ai suoi capelli biondi.

Alla fine si separarono, con il respiro affannoso e tentando di riprendersi dalle vertigini causate dalla mancanza d’aria. Izaya appoggiò la fronte contro il petto di Shizuo e sentì la nuca del ragazzo adagiarsi sulla sua. Stava giusto pensando a quanto fosse piacevole la sensazione del suo respiro caldo sulla pelle quando il cervello gli si rimise in funzione.

Che accidenti era successo? Izaya non era esattamente inesperto in campo sessuale, ma era sempre stato in grado di mantenere il controllo. Non era certo il tipo da lasciarsi andare, qualunque fosse la situazione, e non si era mai permesso di mostrarsi così vulnerabile. Non riusciva a muoversi e i suoi muscoli non obbedivano al suo disperato ordine di allontanarsi dal biondo, di correre via, di prendere il primo volo per chissà dove e non tornare più indietro. Un attimo prima stavano litigando, e appena un momento dopo… questo.

«Grazie» disse Shizuo, interrompendo le invettive che Izaya si stava lanciando «Per stasera, intendo. Mi sa che ho combinato un casino» ridacchiò «Ma è stato bello. Mi piace passare del tempo con te, e mi piacerebbe farlo ancora, se ti va.»

Indietreggiarono entrambi, e gli occhi ambrati di Shizuo cercarono quelli dell’informatore mentre si chinava su di lui, più esitante della prima volta. Una parte di Izaya gli stava gridando di scappare, di estrarre il coltello, di saltare giù dal fottuto edificio, di fare qualsiasi cosa tranne che restare fermo lì, e invece inclinò la nuca, chiuse di nuovo gli occhi e si spinse contro Shizuo. Si baciarono piano, più lentamente, e dopo pochi secondi di separano.

Izaya seppellì il viso nel petto del biondo, strofinando il viso contro la sua giacca. Che diavolo stava facendo? Sentì la mano di Shizuo accarezzargli i capelli e sospirò. Era come se si fosse disconnesso da se stesso, come se la sua coscienza stesse fluttuando un paio di metri sopra di lui, guardandolo dall’alto, incapace di impedire al corpo di fare quello che voleva. Ma perfino i suoi pensieri avevano cominciato a calmarsi, dicendosi che alla fine non era troppo male; Shizuo era caldissimo contro di lui, il battito del suo cuore gli rimbombava nel petto, ed era quasi piacevole

«La prossima volta, però» disse, senza sollevare lo sguardo «Niente gangster.»

Sentì le labbra di Shizuo posargli un bacio leggero sulla nuca.

«Niente gangster» promise.

 

EXTRA:

Shizuo e Izaya sedevano sul tetto dell’ospedale, dondolando le gambe oltre il bordo del cornicione. Le loro mani giacevano vicine, sfiorandosi casualmente tra loro.

«Comunque, cosa avevi fatto a quel tipo del parco?» domandò l’informatore, girandosi per vedere Shizuo fare spallucce prima di rispondere.

«Gli ho sbattuto la porta in faccia per sbaglio» disse con tono sprezzante «Quando ho provato a scusarmi mi ha dato un pugno, così l’ho lanciato in mezzo al traffico.»

Izaya lo fissò, a metà tra il divertito e l’incredulo, e sbuffò una risatina.

«Non puoi dire sul serio.»

 

Nel prossimo capitolo: Passarono un paio d’ore prima che Izaya si svegliasse, e a quel punto il respiro di Shizuo si era fatto pesante, e buona parte del suo peso gravava ormai sulla nuca dell’informatore. Il ragazzo rimase immobile per un po’, prendendosi del tempo per scendere a patti con quella situazione; non si era mai addormentato accanto a qualcuno prima d’ora, non si era mai svegliato trovandosi avvolto dal calore di un’altra persona. Era la vulnerabilità di quello scenario ad irritarlo, addormentarsi vicino a qualcuno significava mostrarsi privi di difese, e soprattutto significava fidarsi di quella persona. 

[98% fluff e ancora più Izaya-gattino-confuso. Godetevi il fluff, ne avrete bisogno quando l'angst tornerà alla ribalta]

   
 
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