Sabato
22 novembre, ore 18.30
Terenzi era appena uscito dalla questura, dove si era tenuta la
conferenza stampa a conclusione del caso sull'omicidio Appiani e, di
conseguenza, su quello della banda di strozzini che imperversava in
città.
Aveva sopportato stoicamente quelle due ore che lo avevano visto
protagonista indiscusso sul ring dei botta e risposta dei giornalisti,
il fedele Ghirodelli di fianco a lui.
Il commissario aveva insistito perchè ci fosse anche il
resto della squadra che aveva partecipato all'esito favorevole delle
indagini: il vice ispettore Rossi, il brigadiere Di Biase, le agenti
Finotti e Maffei.
Dalle strette finestre sigillate dell'Aula Magna, in quei rarissimi
momenti di tregua, Terenzi ne aveva approfittato per scrutare le grosse
e pesanti gocce di pioggia sbattere insistentemente sulle vetrate.
A volte, l'attenzione calava, a causa delle monotone e
insistenti domande dei vari rappresentanti della carta stampata, e il
poliziotto faceva quasi fatica a concentrarsi nuovamente, complice
l'amarezza che quel caso gli aveva lasciato.
Dottor Terenzi, la
signora Camoletti otterrà gli arresti domiciliari? Vice
questore, quali saranno i reati che le contesterete? Omissione di
soccorso? Aggressione?
Mi scusi, ma come vi spiegate la massiccia dose di Lexotan emersa dalle
analisi tossicologiche? Quindi una cura per gli attacchi d'ansia di cui
soffriva la vittima? Interessante ...
Commissario, rimpatrierete Svetlana? E che cosa ne pensa della versione
fornita dalla ragazza? Crede sia attendibile?
Ah, dottore, come si è difeso Gianni Moretti dalle accuse
della sua giovane amante?
Ancora una domanda, vice questore, gli eredi dell'imprenditore
accetteranno di reggere le redini dell'azienda paterna oppure
lasceranno in favore di Carlo Della Robbia?
Terenzi e Ghirodelli risposero con puntigliosità e il
più cordialmente possibile: il ritrovamento del ciondolo
sulla scena del delitto non era stato reso noto, un modo per tutelare
la vedova, che già era stata presa sufficientemente di mira
dall'ex marito, così come avevano deciso di non divulgare la
notizia della sparizione del cestino nell'ufficio della vittima, quel
misterioso contenitore custode dei segreti più reconditi di
Appiani.
Dopotutto, Clelia Camoletti era apparsa sincera riguardo la spiegazione
che aveva fornito due giorni prima, ovvero sulla certezza che
la bizzarra cassaforte dell'assassinato era sparita già da
settimane, insieme ai documenti che essa custodiva mediante
l'inchiostro simpatico.
L'unica soddisfazione in
tutta questa storia, si ritrovò a riflettere
Terenzi, è
che non mi ero sbagliato nè su Della Robbia e nemmeno su
Agnese Rampi.
La donna, infatti, si trovava ancora ricoverata in Pneumologia, per
colpa di una complicata bronchite: quell'arpia senza cuore della madre
non gli aveva mentito.
All'uscita dalla questura, il poliziotto scrollò le spalle
avvolte nel pesante cappotto marrone foderato all'interno e
infilò le mani nelle tasche.
Scrutò con malfidenza l'immenso e nerastro cielo sopra di
lui, alla ricerca di un minimo segnale che lo avvisasse delle
condizioni metereologiche che, prima o poi, si augurava sarebbero
migliorate.
Aprì l'ombrello di un rosso tenue, in modo da ripararsi per
quei pochi metri che lo dividevano dalla Panda.
Salutò con una pacca su una spalla l'ispettore,
ripromettendosi mentalmente che lo avrebbe nuovamente segnalato per una
promozione, accomiatandosi con un cenno del capo dal resto della
squadra, pronta a disperdersi.
Poi, finalmente, il collo teso e lo stomaco in subbuglio,
salì in macchina: accese il motore e sfrecciò
fino a casa, in attesa della serata che lo avrebbe aspettato.
Ginevra e Terenzi avevano appena concluso una piacevole e divertente
serata in compagnia di Anna, l'amica della giovane archeologa, convinta
di aver personalmente risolto il caso su cui il commissario stava
indagando da mesi e mesi.
Era quasi mezzanotte ed entrambi i piccioncini sbadigliavano che era
una meraviglia.
-Per fortuna che domani è domenica e non devo andare al
museo ad allestire quella strabenedetta mostra!! Non vedo l'ora che
arrivi la prossima settimana, così tutto questo
finirà!-
La fuoriserie
dell'uomo stava sfrecciando a gran velocità verso il parco
del Valentino, nei pressi del quale abitava la fidanzata.
La pioggia cadeva in gocce timide e assotigliate, quasi invisibili: il
commissario azionò il tergicristalli al minimo livello,
solamente per fare qualcosa.
Era, infatti, piuttosto nervoso: Morfeo stava facendo di tutto per
indurlo a desistere, premendo con forza sulle sue palpebre,
però non poteva e non voleva cedere.
Accostò con uno stridore di gomme al primo marciapiede
libero, facendo sobbalzare Ginevra.
-Ale, ma che ti prende?! Eppure non hai bevuto quasi nulla! Io, invece,
ho gradito parecchio quel Moscato che Anna ha aperto con il dolce: era
squisito, fresco e pieno di bollicine ... - ricordò
sorridendo furbescamente.
Lui deglutì con una punta di imbarazzo, sperando che la
ragazza fosse abbastanza sobria da capire quello che le stava per dire.
-Gin, ascolta, devo parlarti-
-Oh no, ti prego, a quest'ora no!-
L'archeologa sottolineò il suo disappunto brandendo un
indice a mo' di rimprovero: contemporaneamente, come se non bastasse,
cominciò a singhiozzare e a ridere, due tipici segnali che
testimoniavano il suo essere irrimediabilmente brilla.
Per farla capitolare, infatti, le bastava mezzo bicchiere in
più di un alcolico assolutamente innocuo per il resto del
mondo.
-E' una cosa seria, credimi. E' da giorni che ci penso: adesso che ho
trovato il coraggio, non puoi fare così!-
La ragazza sbuffò contrariata e fece una faccia ridicola,
allo scopo di trattenere il fiato e farsi passare quel fastidiosissimo
singhiozzo che la stava sconquassando.
Quando terminò con quella difficile operazione di concetto,
annuì soddisfatta, acconsentendo a dar udienza al
malcapitato fidanzato.
-E va bene, ti ascolto ... ma ho sonno, almeno saliamo in casa-
Era già pronta con la mano sulla portiera, quando Terenzi la
bloccò.
-E' meglio se lo faccio qui ... -
Ginevra strabuzzò gli occhi e sbatté le palpebre
un paio di volte: c'era qualcosa che non riusciva a capire in tutto
quel discorso assurdo, qualcosa che la sua testolina annebbiata dai
bicchieri di vino le impediva di afferrare al volo.
Poi, ecco che la lampadina di Archimede si accese, e la sua espressione
di smarrimento si tinse di orrore.
-Non vorrai mica lasciarmi, vero?!-
-Ma no, che stai dicendo?!-
Il commissario scosse divertito il capo, smentendo all'istante
l'assurdità che aveva appena sentito.
La tranquillizzò con un bacio ed una carezza su una guancia,
quindi prese fiato e cominciò un monologo che, sperava
ardentemente, non assomigliasse ad uno sproloquio.
-Noi stiamo insieme da un anno e mezzo, giusto? Ecco, sono convinto che
due persone come noi, che arrivano a questo punto, in questo momento,
devono darsi del tempo per riflettere sul proprio futuro e decidere
quale strada intraprendere. Sai, con il lavoro che faccio è
importante sapersi organizzare, capire le priorità,
comprendere cosa è bene e cosa è male ... mi stai
seguendo fino a qui?-
Lei aprì la bocca come a voler dire qualcosa, ma la richiuse
quasi subito, dubbiosa sul da farsi.
-Sai, Ale, ho paura che ti sia risalita la febbre. Forse è
meglio se passi la notte da me: conciato così, non vorrei
che non arrivassi a casa ... -
-Oh ma insomma, Gin! Mi vuoi sposare, sì o no?!-
Ringraziando mentalmente che la luce dei lampioni e quella sbiadita
lunare impedissero di mostrare il rossore imporporargli le guance,
Terenzi attese, le palpitazioni a mille, una risposta possibilmente affermativa,
si disse, a rischio che le sue coronarie scoppiassero da un momento
all'altro.
-Tu mi vuoi sposare? Oh mio Dio, Ale, credo di sì,
cioè, non lo so, ma sì, sì, lo voglio,
ti voglio sposare, certo che lo voglio!-
La ragazza si dimenticò di tutta la stanchezza che aveva
avvertito solamente un attimo prima, e si tuffò tra le
braccia dell'amato, stampandogli baci e bacetti su bocca e viso.
Bene, se sapevo che era
così semplice, non avrei aspettato fino adesso, e mi sarei
risparmiato il mal di stomaco che da stamattina mi sta tenendo
compagnia!
Terenzi ricambiò entusiasta la dimostrazione d'affetto
dell'archeologa e, insieme, uscirono dalla
Panda, ridendo
e abbracciandosi come una moderna statua del Laocoonte: aprirono il
portone dello stabile in cui abitava Ginevra, salendo ubriachi
d'amore e di gioia le scale, i tacchi di lei che rimbombavano sui
gradini.
THE END
FINE
(ALMENO PER IL MOMENTO!!)
NOTA
DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti, carissimi lettori!
Eccoci arrivati alla fine di questa terza indagine letteraria di
Terenzi: cosa ne pensate? Vi è piaciuta la storia? Critiche,
riflessioni, pezzi che avreste cambiato? Il coronamento del sogno
d'amore tra il commissario e Ginevra è di vostro gradimento?
Insomma, fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa!
Sono curiosissima!
Ringrazio di cuore, di pancia e di mente i miei recensori amatissimi
per avermi accompagnata anche in questa avventura!!!
Un grande abbraccio!
A presto!
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