capitolo 6
Note della traduttrice:
Zan zan zaaaaaan - progressi! Personalmente mi piace molto questo
capitolo, nonostante il fluff ci saluti da lontano sventolando un
fazzoletto bianco (ci mancherai, Fluff-chan) perché Izaya
è pure più sfigato del solito. Ricordo che dopo
questo resteranno solo due capitoli, quindi siamo in dirittura
d'arrivo! <3
Capitolo
8
Shizuo
ebbe
a disposizione meno di dieci minuti per riflettere sulla strana piega
che aveva
preso la sua vita sentimentale. Non poteva essere sicuro di aver
già avuto una
relazione, ma aveva il vago sospetto che lui e Izaya non fossero stati
solo
amici, prima della sua perdita di memoria. Nonostante ciò
aveva deciso che,
proprio come aveva detto Izaya, non importava: non poteva cercare di
ricostruire il passato, poteva solo decidere cosa sarebbero stati in
futuro.
L’appuntamento della sera precedente era stato un successo,
se si escludeva l’intromissione
di quei teppisti; sebbene non si fosse ancora perdonato
l’incidente con la
panchina, involontario ma potenzialmente fatale, almeno non aveva
più paura di ferire
Izaya. Lo aveva visto scalare muri e saltare giù da un
palazzo, e di certo non
aveva bisogno di qualcuno che lo proteggesse. Non che Shizuo non ci
avrebbe
provato, se si fosse presentata l’occasione di farlo: gli
piaceva l’idea che la
sua forza sovraumana potesse essere usata per proteggere qualcuno che
amava, piuttosto
che finalizzarla alla distruzione.
In
quel
momento i suoi pensieri subirono una brusca svolta. Qualcuno
che amava. Aveva scelto quelle parole senza esitare, senza
nemmeno pensarci, ma era davvero così che si sentiva?
Immaginava che fosse
difficile etichettare quei sentimenti, dato che non aveva niente con
cui
confrontarli; certo, gli importava di Izaya, la sua presenza lo rendeva
felice,
e sentirsi addosso il calore del suo corpo era dannatamente bello, in
un modo
che non capiva a pieno. Probabilmente però era troppo presto
per tirare fuori
parole come amore: gli piaceva e
basta. Un sacco.
Gli
strani
percorsi intrapresi dai suoi pensieri vennero interrotti dalla porta
che si
spalancava all’improvviso, appena prima che Celty entrasse di
corsa nella
stanza; sembrava irrequieta, ma era difficile esserne sicuri, dato che
non
aveva una testa. Era venuta a trovarlo un paio di volte, e il suo
compagno
Shinra (o, come lo chiamava Shizuo, il
quattrocchi pazzo) l’aveva accompagnata per la
maggior parte delle sue
visite, borbottando qualcosa a proposito di come non poteva lasciare la
propria
fidanzata da sola con un uomo dagli addominali scolpiti. Gli aveva
anche fatto
un mucchio di domande idiote, come quante ossa pensava di riuscire a
rompere
usando solo il mignolo. La motociclista però sembrava
simpatica, a parte lo
shock iniziale dovuto alla spiegazione del perché non poteva
parlare; ben
presto Shizuo si era reso conto di non poterne farne un problema, dato
che lui
era sopravvissuto a un incidente ferroviario, ma aveva comunque deciso
che non
avere una testa era di certo parecchi livelli al di sopra della sua
resistenza
sovraumana. Andava
abbastanza d’accordo
con la Dullahan, che di certo era più tranquilla –
e stranamente più umana –
del suo partner che umano lo era per davvero.
Celty
rimase
a fissarlo per un po’, senza fare altro, prima di rilassarsi
un po’ e
cominciare a digitare qualcosa sul suo palmare. Mentre finiva di
comporre il
messaggio arrivò Shinra, ansimando e appoggiandosi alle
ginocchia con un pathos
esagerato.
«Celty?
Psico-Shinra? State bene?» chiese Shizuo, guardando la
motociclista scrivere
una risposta.
[Se
stiamo bene noi? E che mi dici di te?]
«Oh,
io sto
bene. Il mio corpo è completamente guarito, sono ancora qui
solo perché ci
potrebbe essere il rischio di qualche complicazione o cose del
genere.»
[Non
intendevo quello! L’ho appena visto
mentre se ne andava. Pensavo che fosse venuto qui.]
«Chi,
Izaya?» domandò Shizuo, dato che non aveva visto
nessun’altro quel giorno, però
gli sfuggiva il motivo per cui non sarebbe dovuto stare bene.
[Sì! Se
devo essere sincera, mi aspettavo più sangue. E qualche
mobile distrutto.]
Adesso
era
davvero a disagio. Sentiva che c’era qualcosa che loro due
sapevano, e che a
lui invece sfuggiva.
«Perché
avrebbe dovuto esserci del sangue?» chiese, quasi
più a se stesso che a Celty,
ma rimase relativamente calmo «Era solo Izaya.»
La
Dullahan
raggelò, e allungò il braccio verso di lui mentre
gli porgeva di nuovo il
palmare.
[Non
sembrava ferito. Non ero nemmeno sicura
che fossi ancora vivo.]
Shizuo
si limitò
a fissare il messaggio. Che cazzo succede?
Davvero non riusciva a capire cosa avrebbe dovuto significare; stavano
parlando
della stessa persona? Izaya non lo avrebbe mai messo in pericolo, Izaya
rideva
con lui, lo coccolava, lo baciava, non c’era violenza nella
loro relazione.
Sentì un peso gelido posizionarsi nel suo stomaco.
«Si
può
sapere cosa intendi?» domandò, e la sua rabbia
iniziò a emergere. Celty e
Shinra si scambiarono uno sguardo pieno di significato e Shizuo
cominciò a
trovare difficile restare calmo; odiava la sensazione che tutti in
quella
stanza sapessero qualcosa che lui ignorava.
«Che
c’è?»
chiese ancora. Era arrabbiato, ma dannazione, aveva tutto il diritto di
esserlo.
[Shizuo,
ma tu ti ricordi di Izaya?]
«No.
Eravamo
amici, e io ho dimenticato tutti i miei amici, ne avevamo
già parlato.»
Shinra
sembrò sul punto di ridere e il biondo fu davvero tentato di
fare in modo che
non fosse più in grado di emettere un suono, ma il dottore
era anche
impallidito e le sue sopracciglia erano corrugate in
un’espressione confusa.
Celty continuò a digitare, cancellare e poi riscrivere
qualcosa, prima di
mostrare finalmente lo schermo. Il biondo quasi desiderò che
non lo avesse mai
fatto.
[Non
eravate amici, Shizuo. Vi siete
conosciuti al liceo e avete passato buona parte degli ultimi otto anni
a
cercare di uccidervi a vicenda.]
[Quando
vi incontrate non fate altro che
insultarvi prima di cominciare a pestarvi. Ogni volta. Non so che gioco
stia
giocando con te, ma dovresti sapere che ti odia più di
qualsiasi altra cosa.]
[È
un informatore della malavita, lavora per
l’Awakusu-kai.]
[Ha
pagato dei criminali per tormentarti, ti
ha incastrato per omicidio, e… non so come dirtelo.]
[È
stato Izaya a causare il tuo incidente con
il treno]
Shizuo
rimase lì seduto per lungo tempo, incapace di dire qualsiasi
cosa. Non riusciva
a far collidere l’immagine di questo Izaya di cui parlava
Celty con quella che
conosceva lui. Una voce nella sua testa urlava che non poteva essere
vero, che
quei momenti vissuti insiemi erano reali, ma un’altra parte
di lui sussurrava
che “magari è solo bravo
a mentire”.
“Ti
odia più di qualsiasi altra cosa”
Shizuò
sentì
il proprio respiro accelerare e poi bloccarsi nella gola; non riusciva
a
respirare bene, riusciva solo a pensare a Izaya che sorrideva, che lo
guardava
negli occhi, a quando gli piaceva stringerlo a sé, al modo
in cui tremava ogni
volta che si baciavano.
«Sei…
sicura?» balbettò, sapendo di sembrare disperato,
ma senza curarsene. Celty
parve preoccupata dalla sua reazione, dato che evidentemente non si era
aspettata di ferirlo così tanto. Shinra, invece, ne era del
tutto ignaro.
«Ma
certo,
lo sanno tutti!» disse, un po’ troppo allegro. Se
Shizuo non fosse stato nel
bel mezzo di una crisi esistenziale, probabilmente gli avrebbe dato un
pugno.
Il biondo voleva dubitare delle loro parole, voleva davvero che si
fossero
sbagliati, ma quanti altri Izaya potevano essere passati vicino
all’ospedale
nel momento esatto in cui erano arrivati lì?
«Cazzo»
mormorò, premendosi una mano contro la fronte mentre ancora
respirava a
malapena «Cazzo, cazzo, cazzo.»
Shizuo
sapeva che Izaya gli aveva mentito, sapeva di essere stato manipolato
dalla
persona a cui teneva di più, e non c’era
nessun’altra spiegazione possibile.
Izaya aveva capito che era vulnerabile e ne aveva approfittato per
trarre
vantaggio dalla situazione: era stato solo un ingegnoso piano per
umiliarlo.
Cosa aveva intenzione di fare? Scoparlo e abbandonarlo? Farsi rivelare
tutti i suoi segreti e poi minacciarlo? Indurlo a una
falsa sensazione di sicurezza prima di attaccarlo alle spalle? Il suo
lavoro
era vendere informazioni che servivano a uccidere persone, e Shizuo non
pensava
che ci fosse qualcosa che non fosse disposto a fare.
Respirava
a
fatica e a intervalli brevi; provò a calmarsi, ma gli
sembrava che il petto gli
si stesse contraendo attorno ai polmoni. A occhi spalancati
ricambiò lo sguardo
degli altri due nella stanza. Sentiva Shinra dirgli di respirare
lentamente. Come se fosse facile, idiota.
Le luci
diventarono più luminose e serrò le palpebre,
desiderando di poter chiudere
fuori il rumore altrettanto facilmente. Aveva le vertigini e gli
tremavano le
dita, il suo intero corpo si era disconnesso dalla mente. Tentava di
calmarsi,
ma senza risultati: i polmoni gridavano per avere altro ossigeno. Stava
per
morire, lo sapeva. Si accorse a malapena che gli occhi gli si erano
inumiditi,
e provò a concentrarsi sulle lacrime che scivolavano lungo
la sua pelle.
Respirare ora era più facile, e il suo petto si
rilassò leggermente, mentre
arrivava il sollievo per il passato pericolo.
Ci
vollero
un paio di minuti prima che Shizuo potesse aprire le palpebre. Il
respiro ora
era regolare, ma si sentiva esausto: tutta la sua energia era stata
completamente prosciugata. Lanciò un’occhiata allo
schermo che Celty teneva
sollevato davanti a lui, tenendosi lontana per lasciargli il suo spazio.
[Stai
bene? Non pensavo che quella notizia ti
avrebbe sconvolto tanto.]
[Mi
dispiace.]
Shizuo
rispose con un’alzata di spalle. Non era colpa sua, ma non
gli andava di
parlarne, quindi spero che quella replica non verbale
l’avrebbe convinta a
lasciar cadere l’argomento. Vide che Shinra lo stava
guardando con
un’espressione interessata, senza tracce di empatia o
rammarico.
Maledetto
quattrocchi pazzo.
«Ti
è mai
successa una cosa del genere?» domandò, e Shizuo
scosse la testa, sperando che
non gli sarebbe ricapitato mai più «Interessante.
Hai appena avuto un attacco
di panico.»
«E
perché
sarebbe “interessante”?»
domandò il biondo, ma il veleno di cui aveva infuso la
sua voce passò del tutto inosservato.
«La
tua
reazione standard, quando non riesci ad affrontare emotivamente una
certa
situazione, è la rabbia. Eppure» si interruppe,
forse caricare le sue parole di
un effetto drammatico, e Shizuo pensò che il dottore doveva
ringraziare la sua
mancanza di energia se gli permetteva di comportarsi in modo
così dannatamente
egocentrico «Eppure adesso hai mostrato una reazione
completamente diversa! E
questo significa che-»
Ma
il biondo
non seppe mai cosa significava, perché Shinra venne
prontamente zittito da
molteplici gomitate di Celty. La motociclista doveva aver pensato che
qualcosa
di quella spiegazione avrebbe potuto infastidirlo.
[Sembri
stanco, dovresti provare a dormire un
po’. Noi adesso ce ne andiamo, ma torneremo a trovarti
presto, d’accordo?]
Shizuo
sorrise, perché la Dullahan sembrava davvero preoccupata per
lui e apprezzava
lo sforzo che stava facendo.
«Grazie»
rispose, aspettando che se ne andassero prima di seppellire la testa
nel
cuscino e tentare di dormire. L’attacco di panico era stato
orribile e sebbene
sperasse di non dover mai più provare una cosa simile,
almeno la stanchezza che
ne derivava aveva smorzato i suoi pensieri fino a renderli quasi
sopportabili.
C’erano un sacco di cose che non sapeva e c’erano
un sacco di cose di cui
avrebbe dovuto decidere come occuparsi, ma in quel momento aveva solo
bisogno
di dormire.
***
Izaya
era
seduto alla sua scrivania, fingendo di leggere uno dei vari fogli di
carta che
la ricoprivano. Non era riuscito a smettere di pensare a Shizuo da
quando se
n’era andato dall’ospedale, e
quell’ossessione lo stava solo confondendo ancora
di più – e lo stava anche un po’
eccitando. Quando era vicino a Shizuo si
sentiva diverso; diavolo, anche quando pensava
a Shizuo si sentiva diverso. Il biondo lo faceva infuriare, ma non come
una
volta: adesso era la sua assenza a infastidirlo, non la sua presenza.
L’unico
termine di paragone che era riuscito a trovare per quella sensazione
che provava
quando stavano insieme, era la soddisfazione di aver scoperto
un’informazione
particolarmente interessante.
Dio,
aveva
bisogno di aiuto.
Il
ragazzo
si chiese con cui avrebbe potuto parlare. Shinra? Non gli piaceva
l’idea di una
lezione sul rapporto che il dottore aveva con Celty, e
d’altra parte la
motociclista non sembrava averlo particolarmente in simpatia.
Però avrebbe
potuto parlare con…
«Per
quanto
tempo hai intenzione di continuare a fingere di leggere?»
chiese Namie, in
piedi di fronte alla scrivania. Sembrava piuttosto arrabbiata, o forse
era solo
annoiata, Izaya non era in grado di dirlo.
«Finché
non
avrò risolto i miei problemi di cuore» rispose,
sapendo che la segretaria
l’avrebbe presa per una battuta. Effettivamente la donna
sbuffò e l’informatore
intravide un lampo di disgusto nel suo sguardo.
«Immaginarti
in una relazione è ridicolo. E ripugnante.»
Izaya
si congratulò
con se stesso per essersi accorto dell’espressione nauseata
che per un attimo
aveva solcato il viso della donna. Non si era offeso, dato che la
pensava allo
stesso modo, ma si mostrò comunque ferito.
«Sai,
Namie,
anche le parole fanno male.»
Lei
roteò
gli occhi e Izaya realizzò che quella era la sua occasione:
finché Namie
pensava che stesse scherzando, avrebbe potuto dirle quello che aveva
bisogno di
confessare a qualcuno. A voler essere sinceri nessuno sano di mente le
avrebbe
chiesto consigli di cuore, ma lui non aveva così tante
opzioni tra cui
scegliere.
«Dovresti
essere più comprensiva» cominciò,
selezionando attentamente le parole «Sei
un’esperta di amori proibiti, in fondo.»
Lei
strinse
gli occhi e il suo viso si indurì.
«Non
paragonare il mio amore per Seiji alle tue… perversioni.»
«Capisci
di
essere fottuto quando la donna innamorata di suo fratello ti chiama
pervertito»
commentò Izaya, guadagnandosi una botta in testa con una
pila di fogli
arrotolati. Tuttavia la segretaria non se ne andò, quindi
l’informatore
presuppose di poter continuare «Non sono del tutto senza
cuore, sai? C’è una
persona che mi fa provare lo stesso brivido che mi provoca il rovinare
la vita degli
altri. E ci riesce senza fare niente, solo stando vicino a
me.»
«Che
cosa
romantica» rispose lei, asciutta, ma ora era chiaramente
interessata. Izaya
sperava solo che non fosse troppo
interessata; non aveva certo l’intenzione di ritornare
sull’argomento, una
volta risolta la questione «A quanto pare per gli strambi
è iniziata la
stagione degli amori» continuò, e
l’informatore riuscì a percepire dalla sua
voce quanto fosse soddisfatta di quella battuta.
«E
questo
cosa dovrebbe significare?» domandò. Stava
abboccando al suo amo, ma diavolo,
aveva fatto di peggio – baciare il suo peggior nemico, per
esempio.
«Heiwajima-san»
disse semplicemente lei, fermandosi per una pausa drammatica. Izaya
percepì le
proprie interiora contorcersi a quel nome e dovette ricomporsi per
assicurarsi
che la sua segretaria non capisse cosa gli stava passando per la testa.
«E
lui cosa
c’entra?»
«Davvero
non
lo sai? A quanto pare sei un informatore disinformato»
ribatté la donna, sospettosa,
ma Izaya la ignorò, troppo curioso di quello che aveva da
dire. Capendo che non
avrebbe replicato alla sua provocazione, la segretaria
continuò «Sembra che il
tuo protozoo abbia un fidanzato.»
«Un
fidanzato?» Izaya sentì uno spasimo di gelosia,
prima di realizzare che Namie stava
parlando di lui.
«È
tutto sul
forum dei Dollars. Qualcuno ha scritto di aver visto Heiwajima-san
proteggere
un ragazzo da una gang che li ha attaccati ieri sera. A quanto pare
l’ha quasi
ucciso e poi ha addirittura pianto,
mentre il fidanzato lo abbracciava. Personalmente credo che sarebbe
stata una
storia migliore, se l’avesse ucciso sul serio.»
Un
luccichio
sinistro negli occhi di Namie preoccupò Izaya, dato che da
quello sguardo non
veniva mai fuori nulla di buono, ma poi la donna si avviò
verso la sua
scrivania, e il ragazzo presuppose di essersi sbagliato.
Però all’improvviso la
sua segretaria si girò di nuovo verso di lui, con un piccolo
sorriso stampato sulle
labbra.
«A
proposito… dov’è che eri tu,
ieri
sera?»
Nel
prossimo capitolo:
L’espressione di Shizuo era molto
simile a
quelle che gli rivolgeva una volta, piene di furia e di violenza, ma
stavolta
c’era qualcosa di più, che Izaya pensò
potesse essere dolore. Sul suo volto era
impressa la sofferenza del tradimento.
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