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Autore: SuzuyaChan    18/06/2016    4 recensioni
Dopo aver orchestrato un incidente ferroviario ai danni di Shizuo, Izaya va a trovarlo in ospedale e scopre che il suo arci nemico non si ricorda di lui. Decide quindi di tormentarlo proprio ora che si trova all’apice della sua vulnerabilità, ma per qualche strano motivo… non ci riesce.
«Presumo» continuò Shizuo, attirando l’attenzione di Izaya con il suo tono esitante «che noi due fossimo amici.»
[Traduzione della fanfiction di SuzuyaChan]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 6
Original work by SuzuyaChan: Aletheia
Translated by: shirangel


Aletheia



Note della traduttrice: Zan zan zaaaaaan - progressi! Personalmente mi piace molto questo capitolo, nonostante il fluff ci saluti da lontano sventolando un fazzoletto bianco (ci mancherai, Fluff-chan) perché Izaya è pure più sfigato del solito. Ricordo che dopo questo resteranno solo due capitoli, quindi siamo in dirittura d'arrivo! <3

 

Capitolo 8

Shizuo ebbe a disposizione meno di dieci minuti per riflettere sulla strana piega che aveva preso la sua vita sentimentale. Non poteva essere sicuro di aver già avuto una relazione, ma aveva il vago sospetto che lui e Izaya non fossero stati solo amici, prima della sua perdita di memoria. Nonostante ciò aveva deciso che, proprio come aveva detto Izaya, non importava: non poteva cercare di ricostruire il passato, poteva solo decidere cosa sarebbero stati in futuro. L’appuntamento della sera precedente era stato un successo, se si escludeva l’intromissione di quei teppisti; sebbene non si fosse ancora perdonato l’incidente con la panchina, involontario ma potenzialmente fatale, almeno non aveva più paura di ferire Izaya. Lo aveva visto scalare muri e saltare giù da un palazzo, e di certo non aveva bisogno di qualcuno che lo proteggesse. Non che Shizuo non ci avrebbe provato, se si fosse presentata l’occasione di farlo: gli piaceva l’idea che la sua forza sovraumana potesse essere usata per proteggere qualcuno che amava, piuttosto che finalizzarla alla distruzione.

In quel momento i suoi pensieri subirono una brusca svolta. Qualcuno che amava. Aveva scelto quelle parole senza esitare, senza nemmeno pensarci, ma era davvero così che si sentiva? Immaginava che fosse difficile etichettare quei sentimenti, dato che non aveva niente con cui confrontarli; certo, gli importava di Izaya, la sua presenza lo rendeva felice, e sentirsi addosso il calore del suo corpo era dannatamente bello, in un modo che non capiva a pieno. Probabilmente però era troppo presto per tirare fuori parole come amore: gli piaceva e basta. Un sacco.

Gli strani percorsi intrapresi dai suoi pensieri vennero interrotti dalla porta che si spalancava all’improvviso, appena prima che Celty entrasse di corsa nella stanza; sembrava irrequieta, ma era difficile esserne sicuri, dato che non aveva una testa. Era venuta a trovarlo un paio di volte, e il suo compagno Shinra (o, come lo chiamava Shizuo, il quattrocchi pazzo) l’aveva accompagnata per la maggior parte delle sue visite, borbottando qualcosa a proposito di come non poteva lasciare la propria fidanzata da sola con un uomo dagli addominali scolpiti. Gli aveva anche fatto un mucchio di domande idiote, come quante ossa pensava di riuscire a rompere usando solo il mignolo. La motociclista però sembrava simpatica, a parte lo shock iniziale dovuto alla spiegazione del perché non poteva parlare; ben presto Shizuo si era reso conto di non poterne farne un problema, dato che lui era sopravvissuto a un incidente ferroviario, ma aveva comunque deciso che non avere una testa era di certo parecchi livelli al di sopra della sua resistenza sovraumana.  Andava abbastanza d’accordo con la Dullahan, che di certo era più tranquilla – e stranamente più umana – del suo partner che umano lo era per davvero.

Celty rimase a fissarlo per un po’, senza fare altro, prima di rilassarsi un po’ e cominciare a digitare qualcosa sul suo palmare. Mentre finiva di comporre il messaggio arrivò Shinra, ansimando e appoggiandosi alle ginocchia con un pathos esagerato.

«Celty? Psico-Shinra? State bene?» chiese Shizuo, guardando la motociclista scrivere una risposta.

[Se stiamo bene noi? E che mi dici di te?]

«Oh, io sto bene. Il mio corpo è completamente guarito, sono ancora qui solo perché ci potrebbe essere il rischio di qualche complicazione o cose del genere.»

[Non intendevo quello! L’ho appena visto mentre se ne andava. Pensavo che fosse venuto qui.]

«Chi, Izaya?» domandò Shizuo, dato che non aveva visto nessun’altro quel giorno, però gli sfuggiva il motivo per cui non sarebbe dovuto stare bene.

 [Sì! Se devo essere sincera, mi aspettavo più sangue. E qualche mobile distrutto.]

Adesso era davvero a disagio. Sentiva che c’era qualcosa che loro due sapevano, e che a lui invece sfuggiva.

«Perché avrebbe dovuto esserci del sangue?» chiese, quasi più a se stesso che a Celty, ma rimase relativamente calmo «Era solo Izaya.»

La Dullahan raggelò, e allungò il braccio verso di lui mentre gli porgeva di nuovo il palmare.

[Non sembrava ferito. Non ero nemmeno sicura che fossi ancora vivo.]

Shizuo si limitò a fissare il messaggio. Che cazzo succede? Davvero non riusciva a capire cosa avrebbe dovuto significare; stavano parlando della stessa persona? Izaya non lo avrebbe mai messo in pericolo, Izaya rideva con lui, lo coccolava, lo baciava, non c’era violenza nella loro relazione. Sentì un peso gelido posizionarsi nel suo stomaco.

«Si può sapere cosa intendi?» domandò, e la sua rabbia iniziò a emergere. Celty e Shinra si scambiarono uno sguardo pieno di significato e Shizuo cominciò a trovare difficile restare calmo; odiava la sensazione che tutti in quella stanza sapessero qualcosa che lui ignorava.

«Che c’è?» chiese ancora. Era arrabbiato, ma dannazione, aveva tutto il diritto di esserlo.

[Shizuo, ma tu ti ricordi di Izaya?]

«No. Eravamo amici, e io ho dimenticato tutti i miei amici, ne avevamo già parlato.»

Shinra sembrò sul punto di ridere e il biondo fu davvero tentato di fare in modo che non fosse più in grado di emettere un suono, ma il dottore era anche impallidito e le sue sopracciglia erano corrugate in un’espressione confusa. Celty continuò a digitare, cancellare e poi riscrivere qualcosa, prima di mostrare finalmente lo schermo. Il biondo quasi desiderò che non lo avesse mai fatto.

[Non eravate amici, Shizuo. Vi siete conosciuti al liceo e avete passato buona parte degli ultimi otto anni a cercare di uccidervi a vicenda.]

[Quando vi incontrate non fate altro che insultarvi prima di cominciare a pestarvi. Ogni volta. Non so che gioco stia giocando con te, ma dovresti sapere che ti odia più di qualsiasi altra cosa.]

[È un informatore della malavita, lavora per l’Awakusu-kai.]

[Ha pagato dei criminali per tormentarti, ti ha incastrato per omicidio, e… non so come dirtelo.]

[È stato Izaya a causare il tuo incidente con il treno]

Shizuo rimase lì seduto per lungo tempo, incapace di dire qualsiasi cosa. Non riusciva a far collidere l’immagine di questo Izaya di cui parlava Celty con quella che conosceva lui. Una voce nella sua testa urlava che non poteva essere vero, che quei momenti vissuti insiemi erano reali, ma un’altra parte di lui sussurrava che “magari è solo bravo a mentire”.

“Ti odia più di qualsiasi altra cosa”

Shizuò sentì il proprio respiro accelerare e poi bloccarsi nella gola; non riusciva a respirare bene, riusciva solo a pensare a Izaya che sorrideva, che lo guardava negli occhi, a quando gli piaceva stringerlo a sé, al modo in cui tremava ogni volta che si baciavano.

«Sei… sicura?» balbettò, sapendo di sembrare disperato, ma senza curarsene. Celty parve preoccupata dalla sua reazione, dato che evidentemente non si era aspettata di ferirlo così tanto. Shinra, invece, ne era del tutto ignaro.

«Ma certo, lo sanno tutti!» disse, un po’ troppo allegro. Se Shizuo non fosse stato nel bel mezzo di una crisi esistenziale, probabilmente gli avrebbe dato un pugno. Il biondo voleva dubitare delle loro parole, voleva davvero che si fossero sbagliati, ma quanti altri Izaya potevano essere passati vicino all’ospedale nel momento esatto in cui erano arrivati lì?

«Cazzo» mormorò, premendosi una mano contro la fronte mentre ancora respirava a malapena «Cazzo, cazzo, cazzo.»

Shizuo sapeva che Izaya gli aveva mentito, sapeva di essere stato manipolato dalla persona a cui teneva di più, e non c’era nessun’altra spiegazione possibile. Izaya aveva capito che era vulnerabile e ne aveva approfittato per trarre vantaggio dalla situazione: era stato solo un ingegnoso piano per umiliarlo. Cosa aveva intenzione di fare? Scoparlo e abbandonarlo? Farsi rivelare tutti i suoi segreti e poi minacciarlo? Indurlo a una falsa sensazione di sicurezza prima di attaccarlo alle spalle? Il suo lavoro era vendere informazioni che servivano a uccidere persone, e Shizuo non pensava che ci fosse qualcosa che non fosse disposto a fare.

Respirava a fatica e a intervalli brevi; provò a calmarsi, ma gli sembrava che il petto gli si stesse contraendo attorno ai polmoni. A occhi spalancati ricambiò lo sguardo degli altri due nella stanza. Sentiva Shinra dirgli di respirare lentamente. Come se fosse facile, idiota. Le luci diventarono più luminose e serrò le palpebre, desiderando di poter chiudere fuori il rumore altrettanto facilmente. Aveva le vertigini e gli tremavano le dita, il suo intero corpo si era disconnesso dalla mente. Tentava di calmarsi, ma senza risultati: i polmoni gridavano per avere altro ossigeno. Stava per morire, lo sapeva. Si accorse a malapena che gli occhi gli si erano inumiditi, e provò a concentrarsi sulle lacrime che scivolavano lungo la sua pelle. Respirare ora era più facile, e il suo petto si rilassò leggermente, mentre arrivava il sollievo per il passato pericolo.

Ci vollero un paio di minuti prima che Shizuo potesse aprire le palpebre. Il respiro ora era regolare, ma si sentiva esausto: tutta la sua energia era stata completamente prosciugata. Lanciò un’occhiata allo schermo che Celty teneva sollevato davanti a lui, tenendosi lontana per lasciargli il suo spazio.

[Stai bene? Non pensavo che quella notizia ti avrebbe sconvolto tanto.]

[Mi dispiace.]

Shizuo rispose con un’alzata di spalle. Non era colpa sua, ma non gli andava di parlarne, quindi spero che quella replica non verbale l’avrebbe convinta a lasciar cadere l’argomento. Vide che Shinra lo stava guardando con un’espressione interessata, senza tracce di empatia o rammarico.

Maledetto quattrocchi pazzo.

«Ti è mai successa una cosa del genere?» domandò, e Shizuo scosse la testa, sperando che non gli sarebbe ricapitato mai più «Interessante. Hai appena avuto un attacco di panico.»

«E perché sarebbe “interessante”?» domandò il biondo, ma il veleno di cui aveva infuso la sua voce passò del tutto inosservato.

«La tua reazione standard, quando non riesci ad affrontare emotivamente una certa situazione, è la rabbia. Eppure» si interruppe, forse caricare le sue parole di un effetto drammatico, e Shizuo pensò che il dottore doveva ringraziare la sua mancanza di energia se gli permetteva di comportarsi in modo così dannatamente egocentrico «Eppure adesso hai mostrato una reazione completamente diversa! E questo significa che-»

Ma il biondo non seppe mai cosa significava, perché Shinra venne prontamente zittito da molteplici gomitate di Celty. La motociclista doveva aver pensato che qualcosa di quella spiegazione avrebbe potuto infastidirlo.

[Sembri stanco, dovresti provare a dormire un po’. Noi adesso ce ne andiamo, ma torneremo a trovarti presto, d’accordo?]

Shizuo sorrise, perché la Dullahan sembrava davvero preoccupata per lui e apprezzava lo sforzo che stava facendo.

«Grazie» rispose, aspettando che se ne andassero prima di seppellire la testa nel cuscino e tentare di dormire. L’attacco di panico era stato orribile e sebbene sperasse di non dover mai più provare una cosa simile, almeno la stanchezza che ne derivava aveva smorzato i suoi pensieri fino a renderli quasi sopportabili. C’erano un sacco di cose che non sapeva e c’erano un sacco di cose di cui avrebbe dovuto decidere come occuparsi, ma in quel momento aveva solo bisogno di dormire.

 

***

 

Izaya era seduto alla sua scrivania, fingendo di leggere uno dei vari fogli di carta che la ricoprivano. Non era riuscito a smettere di pensare a Shizuo da quando se n’era andato dall’ospedale, e quell’ossessione lo stava solo confondendo ancora di più – e lo stava anche un po’ eccitando. Quando era vicino a Shizuo si sentiva diverso; diavolo, anche quando pensava a Shizuo si sentiva diverso. Il biondo lo faceva infuriare, ma non come una volta: adesso era la sua assenza a infastidirlo, non la sua presenza. L’unico termine di paragone che era riuscito a trovare per quella sensazione che provava quando stavano insieme, era la soddisfazione di aver scoperto un’informazione particolarmente interessante.

Dio, aveva bisogno di aiuto.

Il ragazzo si chiese con cui avrebbe potuto parlare. Shinra? Non gli piaceva l’idea di una lezione sul rapporto che il dottore aveva con Celty, e d’altra parte la motociclista non sembrava averlo particolarmente in simpatia. Però avrebbe potuto parlare con…

«Per quanto tempo hai intenzione di continuare a fingere di leggere?» chiese Namie, in piedi di fronte alla scrivania. Sembrava piuttosto arrabbiata, o forse era solo annoiata, Izaya non era in grado di dirlo.

«Finché non avrò risolto i miei problemi di cuore» rispose, sapendo che la segretaria l’avrebbe presa per una battuta. Effettivamente la donna sbuffò e l’informatore intravide un lampo di disgusto nel suo sguardo.

«Immaginarti in una relazione è ridicolo. E ripugnante.»

Izaya si congratulò con se stesso per essersi accorto dell’espressione nauseata che per un attimo aveva solcato il viso della donna. Non si era offeso, dato che la pensava allo stesso modo, ma si mostrò comunque ferito.

«Sai, Namie, anche le parole fanno male.»

Lei roteò gli occhi e Izaya realizzò che quella era la sua occasione: finché Namie pensava che stesse scherzando, avrebbe potuto dirle quello che aveva bisogno di confessare a qualcuno. A voler essere sinceri nessuno sano di mente le avrebbe chiesto consigli di cuore, ma lui non aveva così tante opzioni tra cui scegliere.

«Dovresti essere più comprensiva» cominciò, selezionando attentamente le parole «Sei un’esperta di amori proibiti, in fondo.»

Lei strinse gli occhi e il suo viso si indurì.

«Non paragonare il mio amore per Seiji alle tue… perversioni

«Capisci di essere fottuto quando la donna innamorata di suo fratello ti chiama pervertito» commentò Izaya, guadagnandosi una botta in testa con una pila di fogli arrotolati. Tuttavia la segretaria non se ne andò, quindi l’informatore presuppose di poter continuare «Non sono del tutto senza cuore, sai? C’è una persona che mi fa provare lo stesso brivido che mi provoca il rovinare la vita degli altri. E ci riesce senza fare niente, solo stando vicino a me.»

«Che cosa romantica» rispose lei, asciutta, ma ora era chiaramente interessata. Izaya sperava solo che non fosse troppo interessata; non aveva certo l’intenzione di ritornare sull’argomento, una volta risolta la questione «A quanto pare per gli strambi è iniziata la stagione degli amori» continuò, e l’informatore riuscì a percepire dalla sua voce quanto fosse soddisfatta di quella battuta.

«E questo cosa dovrebbe significare?» domandò. Stava abboccando al suo amo, ma diavolo, aveva fatto di peggio – baciare il suo peggior nemico, per esempio.

«Heiwajima-san» disse semplicemente lei, fermandosi per una pausa drammatica. Izaya percepì le proprie interiora contorcersi a quel nome e dovette ricomporsi per assicurarsi che la sua segretaria non capisse cosa gli stava passando per la testa.

«E lui cosa c’entra?»

«Davvero non lo sai? A quanto pare sei un informatore disinformato» ribatté la donna, sospettosa, ma Izaya la ignorò, troppo curioso di quello che aveva da dire. Capendo che non avrebbe replicato alla sua provocazione, la segretaria continuò «Sembra che il tuo protozoo abbia un fidanzato 

«Un fidanzato?» Izaya sentì uno spasimo di gelosia, prima di realizzare che Namie stava parlando di lui.

«È tutto sul forum dei Dollars. Qualcuno ha scritto di aver visto Heiwajima-san proteggere un ragazzo da una gang che li ha attaccati ieri sera. A quanto pare l’ha quasi ucciso e poi ha addirittura pianto, mentre il fidanzato lo abbracciava. Personalmente credo che sarebbe stata una storia migliore, se l’avesse ucciso sul serio.»

Un luccichio sinistro negli occhi di Namie preoccupò Izaya, dato che da quello sguardo non veniva mai fuori nulla di buono, ma poi la donna si avviò verso la sua scrivania, e il ragazzo presuppose di essersi sbagliato. Però all’improvviso la sua segretaria si girò di nuovo verso di lui, con un piccolo sorriso stampato sulle labbra.

«A proposito… dov’è che eri tu, ieri sera?»

 

Nel prossimo capitolo: L’espressione di Shizuo era molto simile a quelle che gli rivolgeva una volta, piene di furia e di violenza, ma stavolta c’era qualcosa di più, che Izaya pensò potesse essere dolore. Sul suo volto era impressa la sofferenza del tradimento.

 

   
 
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