Iliadeful, Libro IX:
L’ambasceria ad Achille
Per gli Achei si metteva male, anzi
malissimo, e ad Agamennone gli era presa paura e voleva andarsene a casina
bella. Allora convocò gli Achei e fece una delle sue solite figure di merda
mettendosi a piangere davanti a tutti, poro piccino. Allora parlò Diomede,
incazzato a bestia perché una volta Aghi l’aveva insultato. Diede ad Agamennone
dell’incapace e dell’ignorante, mica era una novità, era Achille che aveva
lanciato la moda. Per finire parlò Nestore che, come i capi degli Achei
adoravano fare, si autoinvitò a cena a casa di Agamennone.
I vecchiacci mangiarono nella tenda di
Agamennone, poi Aghi disse:
Agamennone: Saggi, non nego di aver
sbagliato…
Odisseo: E ci mancava anche credessi d’aver
fatto bene!
Poi Agamennone lo fulminò con gli occhi e
Odisseo s’accorse d’aver urlato.
Agamennone: Odisseo, visto che pari happy
stasera, perché non ci vai tu da Achille a chiedergli scusa?
Odisseo: dal mio Achille adorato? Capo,
quando vuoi!
Stava già muovendosi verso la porta quando
Nestore, il cavaliere geranio, disse:
Nestore: Odisseo, buone parole tu pronunci,
sopra ogni altro. Ma siamo seri: già ad Achille tu gli stai di molto sul culo,
poi in questi giorni gli girano anche quelli che non posso dire, secondo te in
quale stato ti riporterà qui il pietoso Patroclo?
Allora Fenice e Aiace si offrirono di andare
con lui, non tanto per proteggerlo perché non ci teneva nessuno, più che altro
per aiutare Patroclo a riportarlo indietr dopo che Achille lo avesse massacrato.
Quando arrivarono alla tenda del Pelide
trovaron Achille che con una cetra faceva una serenata a Patroclo. Allora per
non interrompere spudoratamente Odisseo tossicchiò, solo che a un certo punto
gli andò la saliva di traverso e per poco non ci rimase secco. Allora i due
piccioncini li fecero entrare in casa. Patroclo offrì un banchetto, come al
solito. I tre accettarono anche se avevano già mangiato. In genere ci voleva
mezz’ora solo per accendere il fuoco, ma in casa Pelide si erano modernizzati, e
quando Patroclo accese le braci i tre ambasciatori rimasero molto stupiti.
Odisseo&Fenice&Aiace: …cherosene!!
Quel giorno c’era sciopero dei buoi, sicché
non c’era verso d’ave carne fresca, ma Patroclo aveva tenuto da parte gli avanzi
del sacrificio del giorno prima e, cappellino da cuoco in testa, li fece saltare
in padella con un po’ di rosmarino. Gli ospiti apprezzarono (a parte Odisseo,
che odiava Patroclo), poi prese la parola Odi bello:
Odisseo: o Achille, gran bel pezzo di fico
che sei, lascia Patroclo, scappa via con me!! Io ti amo, posso darti tutto ciò
che desideri, lascia questo sfigato e sposami!
Achille ci rimase di marmo, non se
l’aspettava, infatti supponeva che almeno davanti a Patroclo Odisseo si sarebbe
trattenuto un po’. Allora sollevando la coppa disse:
Achille: Laerziade glorioso, quando mai lo
capirai? Io amo Patroclo, lui mi ama, siamo felici, non scapperò mai con te, ti
detesto, sei brutto e antipatico, egli è soave e piacevole a vedersi! Oltretutto
sei anche già sposato!
Odisseo: lascerò Penelope!
Achille: NONEE!!
Odisseo perse ogni reticenza e si buttò in
ginocchio ai piedi di Achi-chan.
Odisseo: ACHILLE SPOSAMI TI PREGO TI
SCONGIURO SEI L’AMORE DELLA MIA VITA!!
A quel punto Achilluccio bello perse la
pazienza, gli saltò addosso e lo pestò a sangue.
Poiché era maleducato macchiare di sangue il
tappeto in casa d’altri, e quindi non potevano lasciarlo lì, Fenice e Aiace si
alzarono e portarono via Odisseo moribondo.
Patroclo non andò con loro per aiutarli,
perché Achille doveva finire la serenata…
Fine Libro IX