Accidenti!
Chi
lo avrebbe mai detto che sarebbe finita così?!
Erano
trascorse molte lune dal loro primo incontro sancito da quella
maledetta promessa, proprio quella che li aveva condotti a quel
momento.
Tutto
era partito da lì!
In
realtà sapeva benissimo che quell’avvenimento non
aveva avuto
minimamente
importanza nel
percorso
di Monkey D Luffy e che la sua vita, nonché fine, sarebbe
stata la
medesima.
Ma
per lui era diverso.
Se
lo erano detti allora: un giorno,si sarebbero dovuti sfidare e avrebbero così
decretato chi tra i due sarebbe stato il più
forte!
Una
premonizione non del tutto corretta dato che non avevano mai avuto
l’onore di scontrarsi dall’alto dei ranghi che
avevano così
spasmodicamente raggiunto.
Quello
sarebbe stato il loro primo faccia a faccia da vice ammiraglio
e…
beh già
lo
chiamavano
Re dei Pirati, quindi lo era diventato a tutti gli effetti!
Ironico
il fatto che tale nomea gli fosse stata attribuita da appena una
settimana e non avesse nemmeno avuto il tempo di godersela, ma in fin
dei conti il sogno di Luffy si era realizzato a tutti gli effetti e
di ciò nessuno lo avrebbe privato.
Un
sogno pericoloso che lo avrebbe inevitabilmente condotto al mero
destino che gli si stagliava dinanzi e
nel luogo
in cui si trovava.
Luogo
in cui anch’egli si ritrovava a rimuginare.
Sorrise
amaro, Coby, mentre scendeva pesantemente le buie scale
dell’ultimo
livello della rinomata Impel Down, quasi si sentisse dei macigni al
posto dei piedi e ogni passo fosse una fatica immane.
Chissà
se anche Garp, sì oramai poteva permettersi di chiamarlo per
nome
quel vecchio pazzoide, avesse avuto le sue stesse sensazioni nel
medesimo istante in cui andò a visitare Pugno di Fuoco
così come
lui si apprestava alla cella dell’uomo che gli aveva motivato
la
vita.
È
dura essere un uomo di giustizia, poiché essa viene prima di
qualunque cosa; anche di un sentimento personale.
Lo
aveva sempre saputo che non poteva permettersi di stimare tanto un
uomo come Luffy.
Diamine,
era un pirata! Eppure, nel profondo del proprio animo, questa
emozione non aveva vacillato un solo secondo.
Era
grazie a lui se aveva trovato il coraggio di entrare in marina e,
ancor più, di rimanerci.
A
lui pensava durante i durissimi allenamenti del nonno che lo avevano
temprato nel fisico e verso di lui era debitore per aver scovato in
se stesso la forza di non mollare mai.
Sino
a diventare vice ammiraglio, ce l’aveva fatta!
Tutto
grazie a lui!
Al
suo esempio…
Ognuno
di noi dovrebbe avere un Luffy a darci quella botta sulla schiena
tanto forte da buttare quasi a terra, perché se ti rialzi
allora non
cadrai mai più!
Se
un amico ti schiaffeggia con tutte le tue paure e tu incassi il
colpo, il resto del mondo non fa più paura!
Stava
andando da lui a ringraziarlo?
Dire
grazie al Re dei Pirati?
Non
poteva… e Luffy lo avrebbe capito.
Eccolo!
Il
portone dietro il quale si trovava l’ultima dimora di Monkey
D.
Ritmando
il passo ad una cadenza sicura e decisa degna di un vice ammiraglio,
Coby tentò di celare il disagio dei
propri pensieri
ai secondini
di guardia
all’entrata.
Essi
scattarono
sull’attenti
alla vista
del superiore e
fissarono il
capo
in alto per non incrociare il suo sguardo in segno di rispetto.
_
Sono qui
per visionare lo
stato di benessere del prigioniero! _ si annunciò
l’uomo una volta
giunto dinanzi all’entrata.
_
Signore, ha
il permesso?_ rispose uno
dei
marine con voce squillante.
Con
fare vagamente risentito, Coby allungò un foglio di carta
ove erano
scritte un paio di righe che gli consentivano di varcare quella
soglia.
Verificato
il tutto, s’incamminò nuovamente e, esattamente
sotto lo stipite,
percepì una presa al cuore che tentò di soffocare
chinando il capo
sino ad appoggiare il mento sul petto.
Si
ritrovò a chiedersi in un fugace ragionamento se ci fossero
diversi
tipi di libertà in quel mondo. Se la sua fosse minimamente
paragonabile a quella di quell’uomo che, avanzando sempre
più,
scorse
dietro a fredde e
impassibili sbarre di agalmatolite.
Ovviamente,
gli sorrise.
Se
l’era aspettato…
Il
Re dei Pirati, il suo amico Luffy, condannato a morte in quei funesti
giorni che gli sorrideva!
Lui,
invece, aveva appena dovuto chiedere il consenso scritto per poter
far visita ad un amico.
Che
provasse invidia verso un uomo in procinto della propria fine?
_
Ciao!!_
Come
fosse la cosa più naturale possibile, così lo
salutò il
prigioniero. Con voce allegra, come felice di vederlo!
Quel
saluto gli perforò le orecchie come un pugnale: come poteva
comportarsi… così?
Inevitabilmente,
gli sfuggì un riso mentre si accomodava seduto per terra e
alzò lo
sguardo ad osservare il suo nemico per definizione.
Stava
bene: non avevano osato torcergli un capello!
Doveva
arrivare sul patibolo in tutta la sua fierezza affinché
l’esecuzione
avesse il significato desiderato dai nobili mondiali.
Potevi
essere chiunque, ma il mondo era nelle loro mani!
_
Tanti anni,
_ iniziò a
parlare Coby con voce grave _ tante battaglie e avventure, ma non sei
cambiato di una virgola, Luffy!_
_
Sono contento di vederti, Coby!_ ridacchiò l’altro.
Il
vice ammiraglio gli annuì di rimando e continuò :
_ Ci sei
riuscito! Sei il Re dei Pirati, amico mio… non ne avevo
dubbi! Ti
faccio le mie congratulazioni, se ignoriamo le circostanze..._
_
Hehehe… anche tu non sei cambiato! Sempre a fare mille
pensieri e
non agire per la troppa indecisione!_ lo rimbeccò Luffy
inclinando
il capo di lato.
_
Cosa ti aspettavi che facessi di preciso? Che ti liberassi?_ rispose
il marine leggermente stizzito.
_
No, ma magari che mi portassi un po di carne! Il mio stomaco
reclama!!_ si lagnò il moro silenziando
con le proprie parole un brontolio dello stomaco.
Incredibile!
Il
ricercato più pericoloso in assoluto era un bambino!!
_
A quanto mi
risulta, ti è
già stata consegnata la cena!_ esclamò Coby
reggendosi la fronte
con una mano.
_
Quello era uno spuntino!_ sentenziò Luffy
alzando gli occhi al soffitto di pietra.
Non
si trattenne più e il vice ammiraglio sentì
l’impellente bisogno
di avere una risposta a quella domanda fissa.
Quella
domanda che sarebbe sorta a chiunque e lui aveva la
possibilità di
porgergliela.
Il
tono della voce si fece più serio e chiese: _ Come? Come
fai? Perché
sorridi, quando sai di star per morire, Luffy?! Dimmelo,
perché io
non capisco e voglio saperlo prima che sia troppo tardi! La tua vita
sta per finire e tutto quello che mi dici è che hai fame?!_
Le
catene blindate ai polsi del Re dei Pirati suonarono vibranti mentre
costui si ergeva ritto con la schiena e fissava il proprio
interlocutore.
Il
suo viso si allargò nuovamente in una
letizia:
_ Coby, io
ho avuto tutto ciò
che desideravo e questo mio ultimo atto è la prova della mia
libertà! Sono perfettamente conscio di ciò che
sto facendo… _
_
Io non credo! _ lo interruppe il marine _ Capisco quello che dici!
Tutto inizia e tutto finisce e la tua grandezza sta proprio nel poter
decidere questo, ma come fai ad essere così egoista?! Non
pensi alle
persone che ti sono vicine? Il tuo successo è una strada che
hai
percorso lastricandola delle fatiche e patimenti delle persone che ti
hanno seguito e ora li abbandoni in questo modo? Non è un
comportamento meritevole!!_
Luffy
si limitò ad osservarlo in tutta la sua bontà e
gentilezza: la
marina non era degna di avere tra i propri ranghi una così
splendida
persona.
Non
voleva un suo ultimo ricordo dal sapore di disappunto.
Le
sue gesta sarebbero state chiare dopo e non aveva senso perdere fiato
per spiegarle in quel dato momento.
_
I tuoi
compagni! _ continuò
Coby alzando il tono _ La tua ciurma! Non pensi a loro? Si faranno
ammazzare pur di salvarti! Ciò che è successo in
occasione della
cattura di tuo fratello Ace non ti ha insegnato niente?!_
D’improvviso,
calò il silenzio.
L’aria
sembrò addensarsi e una spigolosa pressione
molestò le difese del
vice ammiraglio. Una forza improvvisa e mantenuta lieve: un
avvertimento della propria distruttività!
Poi,
come era apparsa così essa svanì tornando
all’origine.
L’haki
del Re conquistatore!
Non
l’aveva mai percepita prima e la cosa gli soffocò
le parole in
gola.
Forse
aveva osato troppo nominando la morte del fratello di Luffy, ma aveva
assistito anche lui a quella guerra! Lui c’era… e,
sì forse era
una ferita non del tutto rimarginata.
Non
era stato leale nell’andarla a toccare.
Aveva
ragione Luffy: non era cambiato!
Era
sempre lo stesso Coby di allora… timoroso
dell’ignoto.
Un
senso di rimorso gli fece mordere il labbro con forza e
rispettò il
silenzio in forma di pentimento.
Si
era sbagliato anche su un’altra cosa: Luffy non era lo stesso
di
sempre; forse, questa volta, sapeva esattamente cosa stava facendo!
In
quel momento capì quel sentimento provato poco prima.
Quell’invidia.
Non
era essenzialmente una gelosia verso un uomo in procinto della
propria fine, bensì ammirazione per colui che aveva vissuto
come
aveva desiderato, attimo dopo attimo, e che infine aveva deciso anche
l’ultima parola.
La
vista tornò incerta sul volto del prigioniero.
Sorrideva
di nuovo e sempre lo avrebbe fatto.
Perché
no?
Infondo,
libertà significa anche l’aver
diritto di dire
tutto ciò
che si vuole!
Perfino
la parola: _Basta! _
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