Toc
toc. “Posso?”
disse una voce
spavalda. “Entra” rispose Pietro. Quando Jacobi
fece un passo avanti,
si
accorse che il suo vecchio amico aveva l’aria stanca, e si
stava
massaggiando
le tempie con veemenza, ad occhi chiusi. “Allora amico mio,
quand’è che
mi
presenti la “siura”?” A queste parole
seguì un silenzio imbarazzante, e
una
nuvola di fumo lo colpì in pieno. Bruno non fece nemmeno in
tempo a
girarsi che
una mano curata gli si presentò davanti agli occhi.
L’uomo la sfiorò e
alzando
lo sguardo, la vide. Eccola Rose, finalmente. Anche la donna pareva
scrutarlo
interessata e per niente intimorita. “ La siura sarei io
signor…
signor?”
“Bruno Jacobi al vostro servizio”. “Mi
perdoni, il mio italiano è
alquanto
buono visto che sono italiana per metà, ma siura
è un termine che non
capisco”.
Un colpo di tosse fece girare i due. Ah già, Pietro era
ancora lì. “Mi
spiace
interrompere questo sfoggio di convenevoli, ma vorrei chiarire la
questione il
prima possibile”, rispose seccato Mori. Non era seccato per
le
smancerie di
Bruno, (non amava più Rose, l’aveva forse mai
amata davvero?) ma per
quello che
la moglie aveva detto. Aveva rivelato di essere per metà
italiana, cosa
che non
era sfuggita a Jacobi, sicuramente. Fu così che i tre si
misero a
confabulare
per quasi un’ora, di affari, azioni, di cosa spettava a chi.
Alla fine,
ciò che
ne uscì, fu un accordo niente male: per Jacobi non cambiava
assolutamente
nulla. Durante il colloquio era sembrato solo preso da Rose: la
squadrava con
vivo interesse, e le aveva offerto più di una sigaretta, con
somma
irritazione
di Pietro. Anche Rose era stata piuttosto accondiscendente e aveva
addirittura
smesso di seguire il discorso non appena l’accordo era stato
raggiunto:
Rose
avrebbe ricevuto la percentuale dei guadagni che provenivano dal
reparto di
cosmetica. Quando Jacobi si congedò,-non senza
l’ennesimo baciamano a
Rose-
Pietro realizzò che il momento tanto atteso e sperato da lui
era
arrivato. “Bè,
direi che adesso possiamo anche ragionare io e te.” Si,
ammetto che
l’idea del
reparto cosmetici è stata piuttosto brillante”,
affermò
Pietrò,azzardando
addirittura un sorriso”. “A queste parole, Rose
sfoderò i documenti per
il
divorzio, e senza tante cerimonie, firmò. Poi, rivolgendosi
a Pietro
disse”
Ecco fatto. Vedi, non è tanto difficile. Basta una firma
Pietro, una
firma, e
la Sacra Rota potrò procedere”. Pietro ci aveva
riflettuto tanto e si
lascò
sfuggire la domanda che l’aveva tormentato “Vorrei
sapere la
motivazione data per la richiesta… lo sia che la Sacra Rota
è piuttosto
restia a concedere
annullamenti”. Rose, leggermente in imbarazzo, rispose
balbettando”
Ecco, io…
visto che non abbiamo avuto figli… ho pensato
che… che…” A Pietro gelò
il
sangue. Seguì un minuto in cui i due si guardarono, forse
per la prima
volta,
intensamente negli occhi. Alcol, uno schiaffo, valigie, la
macchina…
tutto tornò alla mente
di Pietro. Senza una parola, si accinse a firmare quei documenti in
fretta e
furia. Prima cancellava il passato e prima avrebbe potuto rifarsi una
vita,
riprendersi Teresa. Consegnò le carte a Rose, che senza
guardarlo in
faccia,
visibilmente scossa, raggiunse la porta. Li si girò e
stranamente
parlò,
con voce roca” Hai fatto la scelta giusta. Spero che entrambi
saremmo
persone
libere presto. Buona giornata Pietro”. Gentile? Aveva voluto
essere
gentile?
Pietro sospirò, e, al telefono con Galli esclamò
con tono piatto ma
deciso” La
signorina Iorio subito da me. No, non mi interessa se non è
qui, la
rintracci”.
E riattaccò bruscamente.
Rose
tornò a casa tremante; era
ancora sconvolta per ciò che era successo. Lei aveva evitato
il discorso, ma
poi Pietro aveva nominato il motivo scritto nero su bianco per cui
chiedevano
l’annullamento. Che stupida era stata ad aver pensato anche
solo per un momento
di lasciar perdere, di concedergli l’annullamento senza nulla
in cambio, ma
soprattutto, senza dar retta al famigerato banchiere. Era
più forte di lei:
quella scena le tornò prepotentemente in testa.
Cerò invano di calmarsi, ma
quell’episodio così spiacevole si svolse di nuovo
davanti ai suoi occhi: Pietro
che le urlava contro, lei che ribatteva ferita, lo schiaffo,
“Nemmeno un figlio
sei stata in grado di darmi. Mi hai incastrato e nemmeno quello mi hai
dato.
Meno male che mi amavi”. Poi il buio.
Rose si ritrovò singhiozzante sul divano, con
il trucco sbavato e le
lacrime che le rigavano il volto in maniera copiosa. Glielo avrebbe
fatto
vedere di cosa era
in grado di fare,
forse quell’uomo non si sbagliava affatto sul conto di Pietro
Mori. Senza
esitazione allora si mise a sedere,si asciugò il viso, e con
la schiena diritta
e il volto di pietra, compose lentamente ma con determinazione il
numero del
suo avvocato. “Avvocato. Si, salve. La chiamo per quella
questione. Si, si
esatto… Riferisca al signor Mandelli che accetto. Ha capito
bene. Accetto. Non
so ancora come, ma lo farò. Grazie, arrivederci”. E con aria trionfale, al
donna misteriosa si
alzò e disse tra sé e sé, quasi
cercando di convincersi” Te lo meriti Pietro
Mori. Ti ho protetto una
volta, ma adesso basta. Non te la puoi cavare cosi”. La
vecchia Rose era ufficialmente
tornata.
Teresa
stava ancora scrutando il
negozio degli zii ormai chiuso, quando un Galli tutto trafelato
arrivò,asciugandosi la fronte. “Signorina Iorio,
mi dispiace disturbarla ma la
vuole il signor Mori. Subito. Mi è parso abbastanza
insistente.” Teresa lo
guardò allibita. Possibile? No, non ci voleva credere.
“Ha detto di che cosa si
tratta?” “No, signorina, ma pareva una cosa
abbastanza urgente a giudicare dal
tono di voce. Sa, speravo di trovarla qui, anche perché non
avrei saputo dove
cercarla altrimenti”. Teresa abbozzò un sorriso.
Certo, dove poteva essere se
non nel vecchio appartamento dove aveva vissuto,solo, per un
mese il povero Mario, ora? Per fortuna
aveva già portato giù le sue cose. Voleva andare
da Pietro, anche perché,
nonostante cercasse di negarlo, le mancava terribilmente. Ma voleva
andarci con
i piedi di piombo,voleva farlo aspettare. Dopotutto era lui che
l’aveva fatta
soffrire no? E se poi dalla sua bocca non fossero uscite le parole che
si
aspettava? Non avrebbe sopportato un’altra delusione. Galli
annuì e la lasciò
sola a riflettere. “Com’è gentile e
sensibile”, pensò la giovane.”Ha capito
tutto”. Teresa decise che sarebbe andata là a
mente fredda, o non avrebbe
risposto di sé stessa. Così, decise di passare da
Anna: era l’unica delle sue
amiche che non aveva ancora abbracciato, e un po’ se ne
pentiva. Il motivo
principale era che non voleva causarle ulteriore imbarazzo, andandola a
trovare
nell’appartamento che Massimo le aveva concesso. Ma adesso
sentiva la necessità
di andare da lei, e forse una chiacchierata non le avrebbe fatto male.
Anna
l’accolse a
braccia aperte,
in lacrime: cosa che Teresa non si aspettava minimamente. Si era
preparata
un’accoglienza fredda e invece il legame sembrava ancora
più forte di
prima.”Mi
sei mancata Teresa”, sussurrò Anna ancora
abbracciata a lei”. “Anche io
avevo
bisogno di te Anna, non sai quanto”. Le due amiche si
scambiarono
tenere
effusione per alcuni minuti, poi quando Teresa finalmente si
staccò
dall’abbraccio disse” Ma adesso fatti vedere! Oh
Anna, sei più bella
che mai”
“Credi?” rispose amaramente l’altra.
“Io mi vedo solo più grossa, e
chissà come
sarò a Gennaio”.”Non dire
così. Hai solo bisogno di uscire un po’. Ci
racconteremo tutto per strada”. Anna guardò
l’amica incredula:”Uscire?
No
Teresa, non posso! Ti rendi conto di quello che dici? Sono in cinque
mesi! La
pancia ormai si vede chiaramente, non c’è vestito
largo che tenga!” “ E
allora?
Non è un crimine aspettare un bambino Anna…e non
sei tu quella che deve
vergognarsi! Avanti dai, sei con me. Nessuno si azzarderà a
fare
commenti strani”.Dopo un quarto d’ora Anna si
decise a lasciare
l’appartamento. Non era
rilassata, e questo Teresa lo capiva: lo capiva da come
l’amica le
stringeva
forte il braccio, da come teneva a terra lo sguardo e da come
cercava
di minimizzare
il pancione che ormai era esploso. Le due ragazze camminarono
silenziosamente
per un po', assaporando l’aria tiepida di inizio Settembre.
Poi Teresa
parlò, e
raccontò come un fiume in piena tutto ciò che era
successo: il ritorno
della
moglie di Pietro, la proposta di lavorare ancora per il Paradiso, come
aveva
ripreso pian piano la sua vita a Milano, e di come Lucia e Silvana la
sostenevano, nonostante avessero anche loro dei problemi. Anna
ascoltava, dava
qualche parola di conforto,e solo quando si rilassò quasi
completamente, ebbe
perfino il coraggio di scherzare” Siamo entrambe in una
situazione
scandalosa.
Tu innamorata di un uomo sposato e io incinta di uno altrettanto
sposato”.A
quelle parole, Teresa e l’amica si misero a
ridere,perché in fondo,
quello era
l’unico momento in cui avrebbero mai potuto sdrammatizzare.
“Anna, è
tardi! E’
già pomeriggio inoltrato e io devo andare! Scusami ma ho
perso la
cognizione
del tempo… Anna? Ehi Anna, che hai? Dai, se qualcuno ti ha
indicata per
strada
non fa’ niente… Anna!” Teresa guardava
l’amica, che aveva smesso di
camminare e
guardare impietrita davanti a sé. Teresa, preoccupata
seguì lo sguardo
dell
‘alta e quello che vide le fece strabuzzare gli occhi.
Quinto,
decisamente
ubriaco se ne stava steso su di una panchina del parco,a braccia
aperte… Che
fosse ubriaco era evidente, perché il tanfo era
insopportabile. Inoltre
il
ragazzo teneva in mano una bottiglia e fissava a bocca aperta il cielo
che si
stagliava sopra di loro. “Tu resta qui, non muoverti, arrivo
subito”,
sussurrò
Teresa, la quale si avvicinò con cautela a Quinto. Dopo
alcune scosse,
il
ragazzo finalmente si degnò di guardarla, ma non rispose,
anzi,
continuò a
fissare il vuoto. “Quinto. Mio Dio, ma che ti succede? Come
ti sei
ridotto?”
Silenzio. “Quinto, mi senti? “.Anna non sapeva cosa
le stesse
succedendo, ma le
sue gambe le dicevano di non muoversi, di evitare che succedesse
qualcosa di
peggio. Vedeva solo Teresa che scuoteva Quinto, e il ragazzo che
continuava a
non muoversi. Quinto, dopo l’ennesimo strattone di Teresa si
alzò, e
anche se
aveva la testa che gli girava e non metteva bene a fuoco ogni cosa, la
vide. Fu
un attimo: i loro sguardi si incrociarono: Anna lo guardava con gli
occhi
sbarrati, pallida, immobile. Quinto invece la squadrava tutta. Il bel
volto
pieno, il seno, la pancia…. La pancia…
“PUTTANA!” urlò. “ Sei una
puttana. Mi
hai sentito???” continuò con voce impastata. Poi
biascicando parole
incomprensibili si accasciò e si
addormentò. Nel frattempo, alcune persone avevano visto la
scena,e ora
fissavano Anna come se fosse il demonio sceso in terra. Solo allora la
ragazza
si destò, come da uno stato di shock, e in lacrime corse
via.
P.S
Eccomi qua. Chiedo scusa per
l’assenza, ma la vita reale mi ha portato via un bel
po’ di tempo. Non so
ancora quanto tempo ci metterò ad aggiornare, ma almeno mi
sono rimessa un po’
in pista. Spero di non avervi deluso! A presto,spero. E pare che
finalmente ho imparato ad usare l'HTML :D
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