Note dell'autrice: Per
questo capitolo devo ringraziare MadogV che mi ha aiutata
nella parte iniziale grazie ai suoi studi in Giurisprudenza. Vi ricordo
che in questo racconto porto a termine solamente una delle trame stese,
quella dell'incidente, l'altra verrà affrontata nel sequel.
Siamo quasi in dirittura di arrivo per questa fanfiction, che
dire...un pò mi dispiace perché è un
racconto che mi porto dietro da anni ma, bando ai sentimentalismi, vi
auguro buona lettura!
Capitolo
21: Tutti i nodi vengono al pettine.
Haruka,
onde evitare
sospetti, era uscita dal bar con la cartellina nascosta in un
sacchetto: aveva deciso di dare un'occhiata al suo contenuto una
volta tornata a casa, prima di andare dall'avvocato. Aveva
appositamente ritardato di un'ora l'appuntamento per poter studiare
tutti i documenti con la calma necessaria. La sensazione che
l'investigatore le avesse consegnato informazioni che scottano si era
impossessata di lei nell'esatto momento in cui aveva ricevuto il
contenitore. Non vedeva dunque l'ora di poterne leggere il contenuto.
Ecco perché in quel momento era seduta al tavolo della sua
cucina,
con la cartellina aperta mentre afferrava il primo foglio in essa
contenuto.
Atto
di nascita
n. 3450
Nascituro:
Nome:
Seiya Cognome: Kou
Sesso:
Maschio
Nato
il: 30
Giugno 1998 a: Kyoto ore: 16.40
Cittadinanza:
Giapponese
Genitori:
Madre:
Nome:
Asami Cognome: Kou
Nato
il: 25
Aprile 1978 a: Tokyo
Cittadinanza:
Giapponese
Residenza:
1-10-5, Akasaka, Minato-ku, Tokyo 107 (, Japan)
Padre:
Nome:
// Cognome: //
Nato
il: // a: //
Cittadinanza:
//
Residenza:
//
Vogliono
dichiarare davanti alla legge il riconoscimento del nascituro ai
sensi della legge vigente.
Voltò
la pagina per
continuare a leggere i fogli successivi, anche se già
sospettava
cosa avrebbe trovato al loro interno, in quel modo tutto avrebbe
trovato senso e probabilmente avrebbe automaticamente trovato il
responsabile di tutto ciò che era capitato nelle ultime
settimane.
Non
è possibile, non ci
credo. Se tutto questo fosse vero, e visti i documenti lo è
sicuramente, non si tratta solamente di un incidente. Ma è
qualcosa
di molto, ma molto più grosso.
Devo
portare la
cartellina dall'avvocato, ma non devo farla vedere caso mai qualcuno
mi sta seguendo e tenendo d'occhio; ora forse ho capito chi
è il
vero mandante dell'incidente. Non è solo una sfida da parte
di
Takeshi. Michiru è una vittima quanto me, è tutto
un gioco tra
famiglie potenti e nessuna di noi due ne ha colpa. Ci deve essere un
modo per far venire a galla tutto. È solo una ripicca da
parte di
Seiya, perché probabilmente vorrebbe essere lui il
primogenito dei
Kaioh, e invece lui è il figlio nascosto.
Il
sottoscritto Mitsuo Kaioh nato il 20 Agosto 1960 a Kyoto ore
4.00 Sesso: maschio Cittadinanza: Giapponese
Residente
in Kyoto 150, Minami - Ku (Japan) .
Dichiara
che:
Vuole
riconoscere come figlio naturale :
Nome:
Seiya Cognome: Kou
Sesso:
Maschio
Nato
il: 30
Giugno 1998 a: Kyoto ore: 16.40
Cittadinanza:
Giapponese
Prendendosi
in
piena responsabilità e consapevolezza tutti gli oneri a cui
dovrà
adompiere come padre in seguito alla deposizione di questa
dichiarazione.
Il
suo sguardo fissò per
qualche istante il foglio sotto i suoi occhi, per cercare di
metabolizzare quanto aveva letto e il significato delle parole
stampate anni e anni prima sui fogli. Michiru e Seiya erano fratelli,
e a quanto pareva nessuno lo sapeva tranne i diretti genitori.
E
forse non lo sapevano
nemmeno entrambi. Si alzò velocemente dalla sedia e
riordinò i
fogli prima di chiuderli nella cartellina, doveva andare dal suo
avvocato il prima possibile per scegliere come muoversi.
Prese
la giacca sottile che
aveva indossato fino ad un'ora prima, quando era rientrata in casa,
prese le chiavi della moto, quelle di casa e il casco e si
precipitò
dalla porta di ingresso.
Chiuse
a chiave la porta, e
si diresse verso l'ascensore. L'attesa di quest'ultimo le
sembrò
durare un'infinità di tempo: non vedeva l'ora di poter
salire in
sella alla sua moto.
Devo
riuscire a fare
chiarezza, così forse tutto si sistemerà a
dovere. Nonostante
tutto, glielo devo a Michiru non posso lasciarla in balia di quel
tizio. Dovevo immaginarlo che era la sua famiglia ad essere dietro a
tutto.
Entrò
nell'ascensore, e
schiacciò immediatamente il tasto che l'avrebbe portata
direttamente
nel garage privato della palazzina. Per fortuna la discesa le
sembrò
durare molto meno e in pochi minuti era a destinazione, il parcheggio
era vuoto. Chissà quando avrebbe potuto comprarsi un'altra
auto, far
riparare quella dell'incidente non ne valeva la pena. Il parcheggio
vuoto le provocava una strana sensazione allo stomaco.
Indossò
il casco e chiuse
la giacca leggera nella sella del mezzo, poi infilò la
chiave e la
girò. Un potente ruggito risuonò nell'ambiente,
prima che lei
accelerasse per raggiungere l'ingresso e inserirsi nel traffico.
Un'ora
più tardi era
nell'ufficio del suo avvocato che aspettava di essere ricevuta, era
più nervosa del solito. Aveva trovato sul suo telefono una
chiamata
proprio dall'uomo ed era preoccupata sulle notizie che aveva da
dargli, non era mai capito che a seguito di un appuntamento lui la
chiamasse.
Come
sempre trovò la
segretaria che aveva incontrato già le volte precedenti,
questa
volta però le sembrava più indaffarata. Perse
qualche minuto a
fissarla, il volto concentrato di chi è messo sottopressione
da
qualche consegna imminente o problema da risolvere.
Tutto
sommato molto simile a
quello che sicuramente sfoderava lei nel momento in cui gareggiava
nelle gare automobilistiche.
La
porta si aprì e ne vide
uscire una donna piuttosto prosperosa, dalle curve ben definite. Se
non fosse che erano in uno studio di un avvocato probabilmente ci
avrebbe provato con lei senza troppi problemi, nell'ennesimo
tentativo di scacciare dalla sua mente Michiru che, nonostante tutto,
era ancora una presenza costante.
«Haruka».
L'uomo le fece
cenno di entrare, e lei lo seguì cercando di mantenere a
bada
l'euforia che sentiva all'idea di far supervisionare i documenti
all'avvocato.
«Accomodati
pure, mi ha
chiamato il capo della polizia che sta seguendo tutto il caso
dell'incidente con annessa corsa. Sembra che grazie ad alcune
telecamere siano riusciti a rintracciare chi era alla guida dell'auto
che vi inseguiva. » le disse prima di sedersi di fronte a
lei. «Uno
dei quali sembra avere un tatuaggio visibile anche se sgranato,
sicuramente il viso si vede meglio, grazie alla targa sono riusciti a
rintracciare il proprietario della macchina che a quanto sembra
può
essere lo stesso che compare nel video; i poliziotti pensano che sia
la medesima persona che ha aggredito tua sorella l'altra sera e per
questo servirà che lei si presti per un riconoscimento
». Spiegò.
« Però non riescono a trovare il
mandante.»
«Il
mandante mi sa che è
stato trovato dall'agente privato che ho ingaggiato per alcune
indagini». Rispose immediatamente la motociclista.
«Cioè?».
L'avvocato era
visibilmente sorpreso.
«Cioè
ha scoperto che
Michiru e Seiya sono in realtà fratellastri, da quanto ho
capito il
padre di lei ha fatto le corna alla moglie, e ha messo incinta una,
la madre di Kou». Esclamò, cercando di non vedere
la felicità di
aver fatto questa scoperta. « Facendo due più due
temo proprio che
Seiya abbia tentato di togliermi dalla piazza perché vuole
prendere
ciò che gli spetta di diritto dato che anche lui ha il
sangue dei
Kaioh che gli scorre nelle vene. Molto probabilmente vuole proprio
sposare Michiru o qualcosa di simile».
L'uomo
l'ascoltò
volentieri, in effetti tutto combaciava, poteva essere realmente
così
e in quel caso come difensore della parte lesa avrebbe potuto
proteggere il suo assistito molto facilmente. Doveva immediatamente
avvisare la polizia in modo tale che si muovesse prima che fosse
troppo tardi.
«Sei
disposta ad andare
fino in fondo? Hai ben presente che si alzerà un polverone
senza
eguali e tu ci rimarrai dentro esattamente come tutti gli altri?
Potresti risentirne anche a livello della tua carriera, uno scandalo
del genere in una città come Kyoto è
pesante».
«Si
ne sono consapevole e
per la carriera non mi importa, anzi sarà la volta buona che
mi
metto a lavorare seriamente, come dice mia madre». Quella
donna non
sarebbe mai cambiata. Nonostante tutti i soldi che guadagnava, per
lei quello non era comunque un lavoro serio.
«
Bene, chiamo in
commisariato e informo delle novità, dopo domani dovrete
riconoscere
per quanto vi è possibile chi era alla guida,
dovrà venire anche
tua sorella per vedere se le persone sono le stesse. Ovviamente ci
sarà anche Michiru per forza di cose, ti pregherei di
mantenere un
certo contegno qualsiasi cosa accada, io sarò presente e se
dovesse
succedere qualcosa vedremo come procedere per aggravare la posizione
dell'accusa».
Lei
si limitò ad annuire,
quando aveva sentito che avrebbe visto la violinista da li a poche
ora aveva smesso di seguire tutto il discorso.
Esisteva
lei e basta,
nient'altro. Anche se era da settimane ormai che non si rivolgevano
la parola.
Non
mi ha nemmeno
contattata via internet, e io spero ancora che a lei gliene freghi
qualcosa di me.
Era
proprio una cretina.
Nonostante tutto continuava ancora a illudersi. Sbuffò
stizzita.
***
«
Pronto mamma» . Rispose
al telefono Michiru, erano solamente due giorni che soggiornava dai
nonni e si sentiva leggermente meglio, non aveva la minima idea di
cosa avesse spinto sua madre a chiamarla.
«
Pronto Michiru, tutto
bene?» . Disse la donna al telefono.
«
Tutto a posto, come mai
mi hai chiamata? Vieni al punto per favore perché ho da fare
non ho
tempo da perdere ». Il suo tono di voce uscì
più secco del
dovuto, era certa che sua madre l'avesse chiamata per avvisarla di
qualcosa. In cuor suo sperò che non fosse un concerto
perché ancora
non era pronta ad affrontare il palcoscenico, si sentiva morta
dentro. Quasi spenta, e avrebbe dovuto per forza prima riprendersi,
ancora non sapeva come, e poi avrebbe pensato alla musica.
«
Hanno chiamato dal
comissariato, a quanto pare hanno preso i responsabili che hanno
causato l'incidente insieme a quella Haruka, e devi essere presente
per il riconoscimento. Loro non ti vedranno ovviamente, sarai te a
vedere loro..». Le fu spiegato. « Una volta fatto
puoi benissimo
ritornare dai nonni se lo ritieni necessario e ti fa stare meglio,
questo fino a quando non inizi la scuola».
La
rivedrò. Fu
il suo immediato pensiero, e non capì se era una reazione
positiva o
totalmente negativa.
«
Capito, cercherò di
esserci. Credo che io non abbia possibilità di decisione
». Mormorò in risposta.
«Benissimo,
alle quattro
del pomeriggio devi farti trovare in commissariato». Concluse
la
donna, prima di chiudere la comunicazione. Sospirò, il
pensiero di
trovarsi nuovamente faccia a faccia con la motociclista le
provocò
una sorta di inquietudine: non aveva la minima idea di come avrebbe
reagito.
Forse
era il caso che le
scrivesse su Skype, azione che avrebbe dovuto compiere molto tempo
prima per cui il coraggio che aveva, comunque molto poco, era andato
anche lui in vacanza.
Ma
sarebbe stata la scelta
giusta? Poi cosa le avrebbe detto? Metti che Seiya la scopriva
nuovamente a parlare con lei? Cosa sarebbe successo? Aveva troppo
paura che le vietassero anche il soggiorno dai nonni, del bruno non
poteva proprio fidarsi. Aveva già commesso quell'errore una
volta, e
se non lo avesse fatto probabilmente sarebbero tutti in altre
circostanze.
Forse
i miei avrebbero
accettato Haruka senza battere ciglio. Le
venne quasi da sorridere a quel pensiero: anche se fosse andata
diversamente loro non avrebbero mai accettato che uscisse con una
ragazza. Ammesso che avesse deciso di uscirci come coppia.
Cercò
di scacciare quei
pensieri dalla mente per concentrarsi nuovamente sul disegno che
stava portando a termine quel pomeriggio, iniziato il giorno
precedente. Ultimamente i suoi soggetti esprimevano alla perfezione
il suo stato d'animo, aveva abbandonato i colori e si era concentrata
sui disegni in scala di grigio con il solo ausilio della matita. Era
da tempo che non faceva più con quella tecnica, e il
pretesto era
buono per riprendere la mano. Stava lavorando alla rappresentazione
di una sirena dal viso e dalla postura triste e abbattuta.
***
Quando
scese dalla moto in
garage erano quasi le ventuno, non aveva ancora cenato ma dati gli
avvenimenti di quell'ultima giornata aveva lo stomaco chiuso per il
nervosismo e l'agitazione. La cartella l'aveva lasciata nello studio
dell'avvocato per permettergli di studiarsela e fare le dovute
ricerche in materia legislativa che meglio si applicavano al suo
caso.
Aver
lasciato quei documenti
nello studio l'aveva sollevata notevolmente, perchè nel caso
qualcuno avesse fatto la spia almeno non avrebbe corso il rischio che
glieli portassero via. Avrebbero probabilmente messo la casa
sottosopra, ma senza ottenere i risultati che speravano.
Si
diresse verso l'ascensore
che l'avrebbe accompagnata direttamente al piano in cui aveva la
residenza, non vedeva l'ora di farsi una doccia tiepida per
rinfrescarsi e cercare di rilassarsi anche se quest'ultimo intento
non sarebbe stato affatto facile.
Quando
però le porti
scorrevoli della cabina si aprirono, tutti i suoi intenti basati
sulla serata di relax andarono letteralmente a farsi benedire.
Aveva
degli ospiti in casa,
ed erano per certo ospiti indiserati.
E'
la volta buona che gli
spacco la faccia a sti pezzi di merda, devono solo pregare che io mi
fermi in tempo prima di mandarli all'altro mondo.
La
collera repressa a causa
di tutti gli ultimi avvenimenti le fece andare il sangue al cervello
mentre come una furia si diresse verso l'ingresso dell'appartamento.
Come
c'era da aspettarsi
l'abitazione non era affatto in ordine come l'aveva lasciata, anzi
era molto più disordinata.
Quello
che non si sarebbe
mai aspettata era stato il trovarsi il padre di Michiru seduto sul
divano del salotto, con un atteggiamento freddo e al limite della
straffottenza.
Sto
figlio di puttana
cosa ci fa a casa mia ora?
«
Haruka, che piacere
vederti». Esordì l'uomo senza perdere la sua
posizione composta.
Quel modo di fare calcolato la mandava ancora di più in
bestia, si
sentiva lontano un miglio che era una persona falsa.
«
Se le dicessi che anche
per me è un piacere mentirei». Rispose lei in un
soffio,
avvicinandosi all'uomo.
«
Non ne dubito, dopo tutto
l'educazione non saprai nemmeno cosa sia. Tuttavia non sono di certo
qui per parlarti di questo. Gradirei che dopo il riconoscimento dei
colpevoli tu sparisca dalla città e dalla vita di mia
figlia, la
nostra famiglia ha delle conoscenze negli USA mediante le quali
potrai far carriera nelle corse automobilistiche e sicuramente
permettere alla tua famiglia un tenore di vita più...
agiato.
Ovviamente non dovrai più cercare Michiru, mai
più».
Precisò
lui.
«
E lei pensa che queste
minacce velate mi impauriscano? Dopo che ho scoperto che lei quando
Michiru non era ancora nata si scopava la prima puttana di alto borgo
che ha trovato, e per giunta l'ha messa anche incinta? Lei che ha
rovinato la vita a Michiru vuole decidere anche della mia?».
Stava
perdendo la pazienza, e se inizialmente il suo tono era abbastanza
tranquillo e pacato, sul finire della frase stava decisamente
urlando. Quell'uomo le faceva schifo.
Un
ghigno si dipinse sulle
labbra di lui, che attese qualche attimo per risponderle.
«
Non mi fai paura, non mi
fa paura nemmeno quello che hai scoperto. Perchè tu dopo
domani non
ti presenterai a testimoniare o la tua famiglia perderà
tutto. Mi
sono informato su tua madre, basta una mia parola e verrà
licenziata. Lo stesso vale per te, sai so benissimo che hai preso il
posto di tuo fratello, e che nel panorama delle corse nessuno
è a
conoscenza che tu sia una donna..sarebbe davvero un bello scandalo
che ti distruggerebbe la carrier..». Non fece in tempo a
finire la
frase che un pugno lo colpì in pieno viso, proprio sul naso
provocandogli un dolore lancinante e insopportabile. Poco
sentì il
sangue scorrere nelle narici per trovare una fuga verso l'esterno.
«Una
reazione così me
l'aspettavo da una come te, cresciuta per la strada..probabilmente
tuo padre era anche un drogato. Ma sai non mi importa, e non ti
denuncerò nemmeno. Qua ci sono i biglietti di sola andata
per New
York, sul biglietto tutti i contatti della nostra famiglia che sono
già stati messi al corrente di tutto. A te la scelta, se
cambiare il
vostro destino in bene, o rovinare per sempre la reputazione di tua
madre». Continuò l'uomo, dopo aver bloccato un
secondo pugno da
parte della ragazza. «Mi puoi sorprendere una volta, non due
ragazzina».
Cercò
di fare ancora più
forza per arrivare di nuovo alla faccia di lui, ma tutto ciò
che
ottenne fu solo un forte tremore per lo sforzo che stava compiendo.
«
Mio padre non è mai
stato un drogato, e vedendo lei che tipo di padre è deve
solamente
lavarsi la bocca con la candeggina prima di nominare il mio».
Gli
disse prima di girarsi furente dall'altra parte.
Non
voglio partire, non
riuscirei mai a cambiare così radicalmente vita. Sopratutto
non
riesco minimamente a pensare di non vederla ne sentirla una volta che
lascio il Giappone. Non posso però rischiare di rovinare la
carriera
di mamma per le mie cazzate.
«
Beh io ti saluto, i
doveri mi chiamano e devo giusto sistemare alcune cose prima di
venire in commisariato domani. Ricorda, non fare parola con nessuno
del nostro incontro o la tua famiglia patirà la fame per il
resto
dei suoi giorni e tu con lei». La ammonì
nuovamente l'uomo
pulendosi con il bordo della camicia il sangue che gli segnava il
volto. Poi si diresse verso l'uscita dell'appartamento, indossando
nuovamente quella maschera fredda e indifferente che aveva
inizialmente quando era entrata nell'appartamento.
Haruka
lo fissò minacciosa
mentre scomparve dalla sua vista. Poi come se fosse stata liberata da
un incantesimo guardò intorno: il casino che aveva fatto non
aveva
uguali, probabilmente stava cercando la cartellina.
Quel
figlio di puttana mi
avrà sicuramente fatta seguire e tenere d'occhio altrimenti
non mi
capacito di come poteva sapere della cartellina. Per fortuna l'ho
lasciata all'avvocato.
Pensò
prima di iniziare a
mettere un pò di ordine nell'appartamento, non avrebbe fatto
comunque tutto perché aveva voglia solamente di rilassarsi
in quel
momento e scaricare la tensione con una bella doccia.
Doveva
anche riflettere bene
sul da farsi, non voleva assolutamente prendere decisioni affrettate
che avrebbero influenzato il suo futuro, ma sopratutto quello della
sua famiglia. Avevano patito già troppo per le perdite
importanti in
quegli ultimi anni, e non poteva assolutamente rischiare che la
situazione già precaria si aggravasse ancora di
più.
Dopo
tutto se avesse detto
ai giornali che lei in realtà era una donna le avrebbe
stroncato la
carriera senza nemmeno troppa fatica, e per sua madre e la sorella
sarebbe stato un duro colpo dal punto di vista economico. Era una
lotta tra cuore e mente la sua, e anche se si sforzava di trovare una
soluzione che potesse permetterle di accontentare entrambi sapeva che
non sarebbe stato possibile.
Sapeva
anche che, anche
questa volta, sarebbe toccato a lei sacrificarsi e a rinunciare a
Michiru. Soffrire e tentare di voltare pagina, a molti poteva essere
assurdo che stesse così male per una ragazza frequentata
così poco;
ma la realtà era che la violinista le era entrata nel cuore
fin da
subito.
E
rimandarla al mittente
sarebbe stata dura, se non impossibile.
Decise
di fare la doccia che
aveva messo in programma quando ancora doveva arrivare nei pressi di
casa. Andò perciò in bagno, si spogliò
e si infilò nella cabina
aprendo l'acqua e impostandola su tiepida.
Era
sicura che la sua vita
sarebbe solo stata un insieme di costrizioni e limitazioni, lei che
era sempre stata uno spirito libero da piccola era ora ridotta a
pensare agli altri sacrificando se stessa e la vita che avrebbe
voluto fare, ben lontana da quella che purtroppo il destino le aveva
donato.
Fratellino,
se tu fossi
ancora qui probabilmente sarebbe tutto diverso. Tu saresti impegnato
nelle gare, in cui sicuramente eccellevi più di me. E io
probabilmente ora sarei stata in giro per il mondo a suonare il
pianoforte con le orchestre più famose.
Un
nodo le si formò in
gola, mentre lacrime amare iniziarono a scorrere sul suo viso.
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