The
third page: through the night until dawn
L’Anima…
La
prova che una persona è realmente vissuta…
Le
gioie che l’hanno colmata ed i dolori che ha
sopportato…
Le
virtù ed i peccati commessi prima della venuta del sonno
eterno…
Era qualcosa di davvero
misterioso, molto più di qualunque oggetto fisico concepito
dalla mente umana che ha continuato ad evolversi nei secoli, e che allo
stesso tempo non poteva trovare per sé una definizione
completa e corretta: nessuna è uguale ad un’altra,
così come ogni persona è diversa da
un’altra.
Ognuno ha una sua
identità, qualcosa che gli permette di capire chi
è e cosa vuole fare, e che nell’arco della vita
entra a contatto con persone ed eventi che la rendono unica rispetto
alle altre. Nel bene o nel male, l’identità
è ciò di cui nessuno può fare a meno:
senza di essa, ognuno perderebbe un’importante parte di
sé, sentendosi così spaesato e insicuro di fronte
alle porte del mondo che gli si sono improvvisamente chiuse intorno.
Detto questo, un
individuo può benissimo accantonare consciamente o meno la
memoria di cattive azioni compiute e simulare di non ricordarsele, ma
quegli atti rimarranno per sempre immortalati in quel registro chiamato
“Anima”, in attesa di essere giudicato dopo la
morte per far sì che quella persona possa raggiungere il suo
posto nell’aldilà.
Per gli shinigami,
raccogliere le Anime serve però a qualcos’altro,
un motivo forse più egoistico ma fin troppo importante per
loro: ogni volta che una persona moriva, poteva esserne nata
un’altra da qualche altra parte. Per ogni inizio
c’era anche una fine, così come per ogni nuovo
nato sarebbe arrivata la morte un giorno; un fatto più che
risaputo, ma una materia molto delicata per un Triste Mietitore: la
loro “specie” (perché la maggior parte
di loro era guidata dal semplice istinto…
Dalla semplice necessità
di svolgere quel lavoro di “raccoglitori di anime”
per poter sopravvivere…
La maggior parte di loro non era diversa da un branco di animali che
cacciavano prede più piccole e deboli… Nulla di
più e nulla di meno) ha avuto origine in tempi che ormai
nessuno ricorda più, da particolari categorie di umani che
dopo la morte sin sono ritrovati catapultati in un’altra
realtà, privi delle loro precedenti identità e
con nuovi ruoli da portare avanti. Credevano di poter vivere senza
dover entrare più in contatto col mondo che si era
dimenticato di loro, ma non era così: la verità
è che loro erano come parassiti. Non potevano vivere senza
gli umani, o meglio, senza le Anime…
Potrebbe essere
difficile crederlo, ma il meccanismo della vita e della morte ad un
certo punto aveva generato una sorta di equilibrio tra il numero di
persone che nascevano e quelle che morivano, o più
precisamente tra il valore delle vite che hanno origine e quelle ormai
spente. Chi o cosa abbia stabilito tali criteri è rimasto
tuttora un mistero, ma le cose stavano così: se un certo
numero di persone od una che ha avuto un particolare valore per il
mondo moriva, un numero di anime corrispondenti al valore di quelle
perdute veniva generato; analogamente, se un’anima in qualche
modo riuscisse a sfuggire alla morte, altrettante che corrispondono a
quel valore andrebbero incontro ad una fine prematura.
Nascita e morte erano
piatti di una bilancia in perfetto equilibrio, la quale si serviva
degli shinigami per mantenere la propria stabilità e, nel
caso tale condizione fosse minata in qualche modo, avrebbero dovuto
porre rimedio in ogni
modo possibile e senza alcuna eccezione. Non era raro che
in questi casi particolari alcuni di loro finissero per scomparire, ma
non faceva molta differenza: se una persona rappresentava una
potenziale acquisizione tra le schiere dei Tristi Mietitori, si
procedeva in modo da cancellare ogni singola traccia della sua
esistenza da umano; l’essere dimenticati da amici, parenti e
conoscenti era una parte di questa nuova condizione. Che dire, non si
può ricevere qualcosa senza ottenerne un’altra,
cioè la perdita di ciò che sei stato come umano
in cambio dei poteri di cui può disporre uno shinigami;
molti di essi però non si rendevano conto della
gravità della perdita: come è già
stato detto, la maggior parte di loro non è diversa da un
branco di animali guidati dal puro istinto, in cui la perdita di un
componente comportava un rimpiazzo con un elemento altrettanto valido.
Era così che
avevano sempre funzionato le cose…
- è quasi un
peccato che io non sia come loro, altrimenti alcune cose sarebbero un
po’ più semplici. - si lamentò
mentalmente Kaguya, mentre sorvolava quelli che erano diventati dei
resti malandati della città. Malgrado le ali fossero un
altro elemento tipico degli shinigami (seppure Yuri le avesse alterate
anche solo d’aspetto per rallentare la corruzione del suo
corpo da parte dei poteri di Mietitore), era la loro volontà
che permetteva di usarle (altrimenti sarebbero state un elemento
decorativo piuttosto ingombrante) e lei cominciava a sentirsi piuttosto
stanca; questo perché chi l’ha salvata dalla morte
l’ha trasformata in un particolare tipo di Triste Mietitore
che, a differenza di quelli che ormai erano disseminati ovunque in
città a raccogliere le Anime che scomparivano subito dopo dentro i loro
mantelli scuri, percepiva stimoli fisici in modo non troppo differente
da un umano. Non era l’unica messa in quello stato, ma il
più delle volte si si ripeteva che era meglio
così: sapeva cosa erano di preciso quelli coi mantelli
scuri, e non l’idea di ridursi in quelle condizioni la
allettava meno di trovarsi davanti cibo ammuffito ed essere costretta a
mangiarlo.
In ogni caso, era
veramente stanca e la testa cominciava pure a farle male; erano passate
circa quattro ore da quando aveva lasciato l’orfanotrofio,
durante le quali una pioggia acida aveva cominciato a cadere, spegnendo
le fiamme e danneggiando a sua volta quello che era rimasto in piedi
dopo l’incendio, ma non aveva ancora trovato la fonte del
ruggito: per un attimo aveva creduto di esserselo immaginata a causa
dell’emicrania, ma poi lo sentì altre 5 volte e
decise di continuare per la strada; sfortunatamente, a parte lo
scenario post-apocalittico e la presenza dei suoi “colleghi
Mietitori”, non c’era nient’altro che
potesse rendere quel posto ancora più anormale di quanto non
lo fosse già…
Che avesse sbagliato
strada? Che dovesse continuare col suo compito? Ma non aveva altri
indizi oltre al primo foglio che Yuri le aveva mostrato…
- “Stiamo andando nella
direzione giusta. Ed è inutile continuare col lavoro:
dovremmo aver terminato dopo il tuo primo giretto turistico ed essere
tornati indietro all’orfanotrofio per recuperare gli
“avanzi”. Te lo dicevo io che quel posto aveva una
piccola base sotterranea di ricerca!”
– rispose il partner alla sua insicurezza, chiedendo poi
perplesso:
- “E poi non intendevi
seguire i succhia-sangue? Stiamo andando da tutt’altra parte!
Chiunque stai cercando di preciso sarà già stato
ucciso o portato via da quei tipi.” –
sentendo quelle parole, lei scosse energicamente la testa:
- Non può
essere! Tu-sai-chi ha detto che li avrei trovati e così
sarà! - quasi urlò alla poca fede
dell’altro, anche se non lo poteva vedere adesso.
Dopo aver cercato di
rimettersi a posto il cappuccio e le ciocche bagnate e scompigliate
(con scarsi risultati data la pioggia fitta), si diede un paio di
schiaffi leggeri per sfuggire ad un sonno che voleva ma non poteva
concedersi ancora e per distrarsi dal gelo che ormai sentiva fino alle
ossa.
- “Se fossi diventata
uno di quei cosi…” – una
scia di fumo rosso uscì di nuovo dalla fascia rossa per
indicare le figure incappucciate sotto di loro:
- “Questo problema non
lo avresti più.” –
Se lo avesse avuto
davanti e possibilmente non sotto forma di nebbiolina rossastra, gli
avrebbe dato volentieri un pugno. Ma che pensava quello!?
- E io ti ricordo che tu
finirai ancora peggio di come stiamo ora se ciò dovesse
succedere. – disse senza poter fare a meno di scherzarci un
po’ sopra e lasciarsi andare ad un risolino, riuscendo a
guadagnare uno sbuffo scocciato da parte dell’altro. Che non
osasse dimenticarsi che in quel gioco erano in due a partecipare, e
nessuno di loro voleva e tantomeno amava perdere.
- “Sì
sì come… Kaguya attenta! Stai
per…” - un rumore interruppe la sua
frase a metà, e con “rumore”
s’intende la sua partner che si era distratta quello che
bastava per non accorgersi di stare volando verso un aereo che era
caduto schiantandosi contro una delle ali del mezzo di trasporto,
sbattendo molto forte la testa. Non si era fatta chissà cosa
essendo un Triste Mietitore, ma un bel bernoccolo non glielo avrebbe
tolto nessuno, ovviamente per la felicità di Yuri che
scoppiò a ridere alla sbadataggine della sua collega e
ritirando le ali rosse, facendo cadere la castana
sull’abitacolo del mezzo di trasporto con un tonfo.
- Ahi ahi
ahi… - si lamentò lei massaggiandosi il capo e
appuntandosi mentalmente di non mettersi a chiacchierare nuovamente con
Yuri in volo se voleva risparmiarsi certe figure.
Si rialzò
lentamente, ma dopo pochi passi (durante i quali era ancora
disorientata per la “brutta sorpresa” di poco
prima) scivolò dall’abitacolo dell’aereo
per atterrare sul duro asfalto; provò a rimettersi
nuovamente in piedi, quando qualcos’altro catturò
la sua attenzione: come all’orfanotrofio Hyakuya, anche
lì c’era quell’odore… Quello di carta di libri…
Tuttavia, era chiaramente diverso da quello che aveva percepito in
precedenza. Era molto forte, segno che l’Anima da cui
proveniva era molto vicina, ma era quasi… piacevole: non era
pungente e non sembrava portare con sé il fetore di muffa o
tarme. Doveva ammettere che era abbastanza invitante: avrebbe avuto lo
stesso effetto di un dolce davanti ad un bambino goloso, e per gli
shinigami non esisteva nulla di più irresistibile
dell’odore di quel particolare tipo di Anime (quelle
più pure e giovani, cioè quelle che non finivano
spesso tra le loro grinfie, ed era meglio così).
Quell’odore
proveniva da non molto lontano da lì e, spinta dalla
curiosità di vedere se quel qualcuno se la fosse cavata o se
dovesse raggiungere le migliaia di morti di quella sera, si
allontanò dall’aereo distrutto con tutti i
cadaveri ormai prosciugati dalle Anime, non diversi da quelli che ormai
erano presenti in tutta la città;
s’imbatté in altri corpi dopo pochi minuti, ma
notò che erano diversi
da quelli che aveva visto finora: nomi e le durate vitali erano ancora
lì, segno che nessuno era ancora passato a raccogliere
quelle Anime (cosa strana visto che ormai gli altri Mietitori
dovrebbero aver concluso il “rastrellamento”
considerando in quanti erano arrivati nel Mondo Umano quella sera), ma
ciò che stupiva la ragazza era il fatto che sembrava che
qualcuno avesse passato una gomma sopra quei 2 dati, ormai tanto
sbiaditi da risultare quasi irriconoscibili.
- “Che è
successo a questi qua?” – aveva
chiesto Yuri, finalmente serio dopo i lunghi minuti di risate
successivi allo scontro tra la testa della sua partner e
l’ala dell’aereo. Era abbastanza certa che non si
riferisse allo stato in cui erano i cadaveri, ma a ciò che
vedeva lei: spesso dimenticava che ciò che lei scrutava con
gli occhi era tutto ciò che lui poteva vedere.
- Colpa del virus. -
rispose lapidaria lei, avvicinandosi al cadavere più vicino
appartenente ad un uomo sulla cinquantina a detta sua. Il numero che
indicava la durata vitale era chiaramente uno zero, ma non riusciva
comunque a leggere il nome. Anche gli altri erano in uno stato pessimo.
- “Eh!? Ora sono
curioso. Com’è possibile che abbia fatto un
macello del genere?” –
Stentava a crederlo
anche lei che tale situazione si potesse verificare: le era stato
riferito di questa eventualità, ma doveva trattarsi di casi
più unici che rari considerando le descrizioni sbrigative
che le erano state fornite.
- Sai che
l’anima contiene tutte le informazioni riguardo una persona
no? Beh, sembra che ogni tanto avvengano casi in cui anche delle
condizioni fisiche lasciano il segno; la mia ipotesi è che
il virus abbia infettato queste persone molto rapidamente e le abbia
danneggiate al punto che le Pagine non sono riuscite a registrare
l’informazione completa riguardo le circostanze della morte
prima che il conto alla rovescia si azzerasse.
In pratica, sono tutti
morti in modo talmente rapido che l’anima non è
riuscita a “registrare” l’evento in tempo
reale e, nel tentativo di farlo, ha danneggiato altre informazioni che
aveva annotato in precedenza, incluso il nome delle vittime. Non
è un danno irreparabile, ma temo che una volta tornati
avremo parecchie “riparazioni” da effettuare. -
spiegò con un ultimo sospiro di rassegnazione per aver
deciso di esplorare la città e trovare l’origine
del ruggito invece di cercare subito i vampiri.
Ora che ci pensava, come
avrebbe capito chi erano di preciso le persone che doveva aiutare?
Quella là non si era di certo persa nei dettagli quando le
stava spiegando la sua parte del loro accordo… Va beh,
immaginava che le avrebbe riconosciute in qualche modo. Per ora, era il
caso di raccogliere anche quelle Anime che gli altri incappucciati
sembravano aver ignorato per quanto erano messe male.
Quando prese
l’ultima nei paraggi, notò in lontananza un altro
nome ed una durata vitale ancora ben distinguibili:
- Mmm…
“Su… Me… Ra… Gi
Ha… Ru… To… 0”. Molto bene.
- si disse, avvicinandosi al nome che aveva visto.
Si avvicinò
ancora di più, accorgendosi che il nome aveva origine da
quello che pareva essere un bambino rimasto schiacciato
all’interno di un auto (in effetti, aveva sentito che il
virus non avrebbe ucciso chi aveva dai 13 anni in giù, ma
non era escluso che quella notte sarebbero potuti capitare incidenti
come quello), ma quando stava per recuperare l’Anima,
percepì distintamente la strada tremare sotto i suoi piedi
finché da una strada secondaria si fece avanti il motivo che
la aveva convinta a non andare subito all’inseguimento dei
succhia-sangue. La castana rimase sorpresa di vedere nuovamente quei
mostri, perché in altro modo non era possibile definirli,
tanto era difficile anche solo capire cosa fossero: una creatura con
diverse gambe di colore verdastro che sorreggevano un corpo nero e
bianco e una bocca con diversi denti aguzzi all’altezza di
quello che doveva essere l’addome. A completare il tutto
c’erano 2 lunghe zampe nere con chele bianche… Ed
una di quelle era sollevata in aria e stava per colpirla!
Kaguya si
lanciò di lato, rialzandosi dopo una capriola per poi al
sesto piano di un edificio lì vicino, entrando nella
struttura da una spaccatura nella parete. Sospirò sollevata
per essere riuscita a sfuggire all’attacco, ma presto
scoprì che allontanarsi era stata una pessima
mossa… A parte la spaccatura creata dall’enorme
chela, il mostro non la seguì più (con la stazza
che si ritrovava, le sembrava strano riuscisse a muoversi
così in fretta, figurarsi a saltare), perché non
era lei ad interessargli davvero: con le chele aveva infatti cominciato
a rompere l’auto per recuperare il corpo del bambino,
tenendolo imprigionato nella sua morsa e portandolo verso la bocca
sull’addome.
La shinigami allora
saltò giù dalla sua postazione e si
avvicinò di corsa al mostro, la mano destra vicina alla
fascia dove fumo e petali rossi si stavano accumulando, ma ormai era
tardi: il prigioniero della chela scomparve oltre la bocca dai denti
aguzzi della creatura, e quest’ultima si allontanò
a grandi passi da lì una volta consumata la sua (le saliva
un conato di vomito anche solo a ripensarci)
“cena”… E l’odore di carta che
aveva sentito prima fece la stessa fine. Un’anima pura e
giovane era stata appena spazzata via senza che lei potesse fare
nulla… Un’anima che poteva ancora avere un futuro
davanti a sé… Un’anima che aveva ancora
davanti a sé infinite possibilità e
scelte… Un’anima che aveva incontrato la sua fine
troppo presto…
-
Perché… Perché è dovuto
succedere ancora… - si rimproverò mentalmente lei
mentre una lacrima cominciava a percorrerle il viso. Con la mano ancora
libera si toccò il viso, percependo la scia umida sulla
guancia… Ma che le prendeva ora? Non aveva più
pianto da quando…
-
… Perché? –
-
Eh? –
-
Come mai sei qui? –
-
C-Che cosa? N-non so d-di che parli… -
-
… Com’è possibile? Come…
Come fai a non ricordarti di me…? –
-
Io… Mi spiace ma… -
-
Perché… Perché… Rispondimi!
Perché!? –
Quella volta era stato
un suo errore: chi aveva visto realmente e chi credeva di avere davanti
non potevano essere la stessa, malgrado la singolare somiglianza.
Ricordava ancora bene quel
giorno… Quello del suo primo compito come
shinigami… Quando Yuri non era ancora con lei…
Aveva quasi dimenticato
quella bambina… Con una lama in mano… Circondata
da sangue e morte… Esattamente come lei quando era ancora
umana. Come ci era finita lì non le interessava saperlo, ma
si augurava che fosse scampata a ciò che stava vedendo ora:
un mondo in cui non era rimasto nulla se non i colori che aveva
cominciato ad odiare da quando la sua di vita era stata stravolta.
- Ehi Yuri… -
mormorò lei, mentre il fumo rosso cominciava ad acquisire
forma e consistenza nella sua mano.
- “Mh? Cosa
c’è? Vuoi condividere con me le tue ultime
parole?” – sghignazzò
lievemente, perché già sapeva come sarebbe andata
a finire lo “scontro” tra loro e quel mostro che
ora si stava allontanando in cerca di altre prede: già li
avevano incontrati tempo prima ed avevano appreso che mangiavano solo
umani. Non gli interessavano creature che non lo fossero.
- Ah ah. Molto
divertente. Comunque, ti ricordi che cosa mi hai detto prima che
partissimo stasera? - nel mentre, il fumo si era avvolto sul suo arto,
per poi dissolversi in pochi sbuffi per lasciare nella mano della
castana una katana infoderata.
Da parte del partner,
Kaguya non ottenne risposta se non un semplice suono che indicava che
Yuri aveva risposto affermativamente alla sua domanda.
- Mi hai chiesto come
mai continuassi ad indossare questi colori seppure ti avessi detto di
non sopportarne la vista. - passò la mano dalla guancia alla
manica del kimono:
- Bianco come la
Luna in cielo nelle sere in cui giocavo prima di rientrare in
casa… - la mano si spostò quindi alla gonna,
godendosi la sensazione di seta tra le dita:
- Nero come i capelli
di mia madre… - chiuse un attimo gli occhi, ripensando ad
uno dei pochi volti che aveva avuto importanza nella sua vita e che
sperava non svanisse mai dai suoi ricordi, qualsiasi cosa dovesse
succederle; la mano risalì il suo corpo per andare al
girocollo:
- Rosso come quei
fiori… Quei gigli ragno che sbocciavano in tarda estate nel
giardino della villa… - infine, l’arto
trovò la sua gemella sull’arma, liberandola dal
fodero e lasciando che la lama rilucesse alla pallida luce del Sole che
stava sorgendo all’orizzonte, per poi puntarla contro il
mostro che aveva davanti.
- Quei colori erano il
mio mondo… Una vita tranquilla che è stata
distrutta troppo presto... Non li odio perché mi ricordano
ciò che ora non sono più, ma perché
qualcuno ha minacciato di far cambiare completamente significato a
qualcosa che amavo… E questo non glielo perdonerò
mai! Quel maledetto vampiro… Anzi, chiunque si trovi
là fuori, non sarà mai all’altezza
della mia determinazione! – affermò lei con rabbia
e decisione, facendo ghignare soddisfatto il partner mentre sulla lama
cominciava a disegnarsi incisioni simili ai gigli ragno cari ad
entrambi:
- “è per
questo che hai accettato l’accordo con tu-sai-chi
allora… Un ragionamento semplice per una mente
semplice”. - la schernì senza
però riuscire a metterci troppa serietà nelle sue
parole, mentre fumo e petali rossi cominciavano a roteare intorno alla
ragazza, eseguendo una danza che presto avrebbe trovato un
accompagnamento musicale… Ovviamente nelle grida di
sconfitta di quel Cavaliere dell’Apocalisse.
- “Va beh…
Spero che almeno tu non mi faccia annoiare”.
–
- E io mi auguro che tu
sappia ancora come si combatte. Non ti sarai arrugginito durante la
sospensione? – rise lei, prendendo una rapida rincorsa e
saltando, trovandosi ormai a pochi metri di distanza dal mostro suo
bersaglio:
- “Umpf. Come se questi
cosi senza cervello possano competere con me! Devi solo dare
l’ordine e assisterai ad uno spettacolo che sarà
valsa la pena stare solo a raccogliere anime tutta la notte.”
-
Un ultimo salto e fu
sopra di lui:
- Then strike it, Red
Lily! [1] – gridò lei per poi tagliare a
metà il mostro, ma il colpo sembrò attraversarlo
semplicemente, manco fosse stato trasparente perché non
riportò alcun danno e non arrestò nemmeno la sua
corsa; Kaguya si allontanò a sua volta e ripose la katana
che si trasformò nuovamente in fumo rosso per riprendere il
suo posto sotto la fascia, ghignando e leccandosi le labbra per quello
che avrebbe visto da lì a poco. Era un po’ che non
ammirava gli effetti del potere di Yuri…
Dopo secondi che le
sembrarono infiniti, il Cavaliere dell’Apocalisse si
ritrovò sollevato in aria da raffiche di vento che portavano
con sé una miriade di petali rossi che si avvicinarono
sempre più, prima appiccicandosi solamente, arrivando
però a penetrare nella corazza fino a creare tagli da cui
cominciarono ad uscire fiotti di sangue; poco dopo, anche il resto del
corpo cadde in pezzi, prima le zampe, poi l’addome ed infine
la testa che si sgretolarono fino a diventare polvere. A terra era
rimasto solo il liquido rosso e ora in aria i petali mortali che lo
avevano ferito danzavano elegantemente, seguendo il vento che ora era
brezza gentile.
La ragazza
portò una mano avanti che raccolse alcuni petali, ma a
differenza del Cavaliere dell’Apocalisse, non ne rimase
ferita e sorrise lievemente:
- è
bellissimo. È splendido Yuri. –
- “Ti avevo detto che ne
sarebbe valsa la pena. E ora cerchiamo i succhia-sangue prima
che… Oh oh” –
Stava per domandargli
quale fosse il problema quando davanti a lei vide ciò che
non le avrebbe permesso di continuare la sua ricerca: una sfera
luminosa si stava avvicinando sempre più rapidamente a loro,
balzando su e giù a zig zag prima di fermarsi davanti alla
shinigami. Attenuato il bagliore, la sfera si rivelò essere
un piccolo coniglio bianco dagli occhi di un innaturale colore
violetto; la castana mise le mani a coppa per farlo salire, seppure
quell’animaletto fosse così piccolo da poter
restare comodamente su una sola delle sue mani, e in quegli occhi del
colore delle ametiste più brillanti, la ragazza capii che
non potevano dilungarsi ulteriormente in quel posto.
- Ufff…
è già ora di andare immagino. -
farfugliò lei, concedendosi un ultimo attimo per guardare in
lontananza nella speranza di scorgere qualcosa, qualsiasi cosa che le
permettesse di avere un punto di partenza per la prossima volta che
fosse giunta nel Mondo Umano, con suo dispiacere, non riuscì
a notare nulla di utile. Solo gli altri Tristi Mietitori che
scomparivano uno per uno in cielo per tornare al loro mondo.
Tornò quindi
a guardare il coniglio che emise una luce abbagliante violetta; quando
essa si affievolì, della shinigami non c’era
più traccia. Solo un giglio ragno rosso abbandonato in quel
punto a testimoniare il suo passaggio.
[1]: “Allora
colpiscilo, Red Lily!” (Fonte: google traduttore)
Angolo
dell’autrice
Ora avete
avuto un esempio della forza di Kaguya, ma lei non sarà
comunque l’unico shinigami rimasto coinvolto in questa
situazione. Beh, diciamo che il suo arrivo ha cambiato un po’
di cose per i Tristi Mietitori, ma qualche dettaglio in più
lo vedremo nel prossimo capitolo.
Probabilmente
si è già capito, ma Yuri è un demone
simile a quelli rinchiusi nelle armi maledette usate dai soldati della
JIDA. Il suo nome ha lo stesso significato del nome dell’arma
in cui è rinchiuso (“Yuri” in giapponese
e “Lily” in inglese significano entrambi
“giglio”. Dato che “Red Lily”
è il nome vero e proprio dell’arma, ho preferito
non tradurlo), ma il suo nome è stata una scelta di Kaguya.
Già che siamo in tema, il nome di lei significa
“Notte splendente”.
Passando ad
altro, il coniglio che ha visto non era lì a caso: qualcuno
si è accorto che è rimasta più del
dovuto e ha usato un animale creato coi suoi poteri per richiamarla.
Chi si vedrà più in là.
Spero che vi
siate goduti il capitolo e che magari vogliate lasciarmi un piccolo
commento.
Alla prossima
pagina della storia.
Crow
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