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Autore: Soul of the Crow    23/07/2016    1 recensioni
Umani, vampiri, demoni ed angeli: quel mondo devastato avrebbe presto visto combattere queste grandi schiere.
Manca però una figura tra di esse: una che non può prendere alcuna delle due parti, che fa semplicemente il suo dovere in quel mondo fin troppo crudele con tutti. Quel qualcuno ha una sua storia, una che tenta di non far sparire per sempre, ma che saprà tenersi stretta quando ritroverà coloro che ha fallito ad aiutare anni prima?
[Dal capitolo...]
- Anche se è ciò che tu hai deciso, non significa che la cosa mi debba piacere. -
- Non mi importa. Farò di tutto per la mia famiglia. E se Guren, Shinoa o gli altri intendono usarmi, che facciano come vogliono. -
.
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- ... Questa è la scelta peggiore che potevi fare, ma immagino non potrò fermarti ugualmente. Non è forse così? -
- Sì. Salverò Mika, te lo assicuro. -
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- Mmm... Allora forse c'è ancora qualcosa che posso fare. -
Nel mondo dopo l'Apocalisse si aggiunge un'altra persona: un nuovo alleato per la Shinoa Squad, che necessiterà del loro aiuto per portare a termine le promesse fatte a chi le ha dato uno scopo.
[Pairings: fem!MikaYuu, altre in seguito] [AU per discostamento dagli avvenimenti del manga] [Successivo cambiamento di rating]
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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The third page: through the night until dawn


L’Anima…

La prova che una persona è realmente vissuta…

Le gioie che l’hanno colmata ed i dolori che ha sopportato…

Le virtù ed i peccati commessi prima della venuta del sonno eterno…

Era qualcosa di davvero misterioso, molto più di qualunque oggetto fisico concepito dalla mente umana che ha continuato ad evolversi nei secoli, e che allo stesso tempo non poteva trovare per sé una definizione completa e corretta: nessuna è uguale ad un’altra, così come ogni persona è diversa da un’altra.
Ognuno ha una sua identità, qualcosa che gli permette di capire chi è e cosa vuole fare, e che nell’arco della vita entra a contatto con persone ed eventi che la rendono unica rispetto alle altre. Nel bene o nel male, l’identità è ciò di cui nessuno può fare a meno: senza di essa, ognuno perderebbe un’importante parte di sé, sentendosi così spaesato e insicuro di fronte alle porte del mondo che gli si sono improvvisamente chiuse intorno.
Detto questo, un individuo può benissimo accantonare consciamente o meno la memoria di cattive azioni compiute e simulare di non ricordarsele, ma quegli atti rimarranno per sempre immortalati in quel registro chiamato “Anima”, in attesa di essere giudicato dopo la morte per far sì che quella persona possa raggiungere il suo posto nell’aldilà.

Per gli shinigami, raccogliere le Anime serve però a qualcos’altro, un motivo forse più egoistico ma fin troppo importante per loro: ogni volta che una persona moriva, poteva esserne nata un’altra da qualche altra parte. Per ogni inizio c’era anche una fine, così come per ogni nuovo nato sarebbe arrivata la morte un giorno; un fatto più che risaputo, ma una materia molto delicata per un Triste Mietitore: la loro “specie” (perché la maggior parte di loro era guidata dal semplice istinto… Dalla semplice necessità di svolgere quel lavoro di “raccoglitori di anime” per poter sopravvivere… La maggior parte di loro non era diversa da un branco di animali che cacciavano prede più piccole e deboli… Nulla di più e nulla di meno) ha avuto origine in tempi che ormai nessuno ricorda più, da particolari categorie di umani che dopo la morte sin sono ritrovati catapultati in un’altra realtà, privi delle loro precedenti identità e con nuovi ruoli da portare avanti. Credevano di poter vivere senza dover entrare più in contatto col mondo che si era dimenticato di loro, ma non era così: la verità è che loro erano come parassiti. Non potevano vivere senza gli umani, o meglio, senza le Anime…

Potrebbe essere difficile crederlo, ma il meccanismo della vita e della morte ad un certo punto aveva generato una sorta di equilibrio tra il numero di persone che nascevano e quelle che morivano, o più precisamente tra il valore delle vite che hanno origine e quelle ormai spente. Chi o cosa abbia stabilito tali criteri è rimasto tuttora un mistero, ma le cose stavano così: se un certo numero di persone od una che ha avuto un particolare valore per il mondo moriva, un numero di anime corrispondenti al valore di quelle perdute veniva generato; analogamente, se un’anima in qualche modo riuscisse a sfuggire alla morte, altrettante che corrispondono a quel valore andrebbero incontro ad una fine prematura.

Nascita e morte erano piatti di una bilancia in perfetto equilibrio, la quale si serviva degli shinigami per mantenere la propria stabilità e, nel caso tale condizione fosse minata in qualche modo, avrebbero dovuto porre rimedio in ogni modo possibile e senza alcuna eccezione. Non era raro che in questi casi particolari alcuni di loro finissero per scomparire, ma non faceva molta differenza: se una persona rappresentava una potenziale acquisizione tra le schiere dei Tristi Mietitori, si procedeva in modo da cancellare ogni singola traccia della sua esistenza da umano; l’essere dimenticati da amici, parenti e conoscenti era una parte di questa nuova condizione. Che dire, non si può ricevere qualcosa senza ottenerne un’altra, cioè la perdita di ciò che sei stato come umano in cambio dei poteri di cui può disporre uno shinigami; molti di essi però non si rendevano conto della gravità della perdita: come è già stato detto, la maggior parte di loro non è diversa da un branco di animali guidati dal puro istinto, in cui la perdita di un componente comportava un rimpiazzo con un elemento altrettanto valido.
Era così che avevano sempre funzionato le cose…

- è quasi un peccato che io non sia come loro, altrimenti alcune cose sarebbero un po’ più semplici. - si lamentò mentalmente Kaguya, mentre sorvolava quelli che erano diventati dei resti malandati della città. Malgrado le ali fossero un altro elemento tipico degli shinigami (seppure Yuri le avesse alterate anche solo d’aspetto per rallentare la corruzione del suo corpo da parte dei poteri di Mietitore), era la loro volontà che permetteva di usarle (altrimenti sarebbero state un elemento decorativo piuttosto ingombrante) e lei cominciava a sentirsi piuttosto stanca; questo perché chi l’ha salvata dalla morte l’ha trasformata in un particolare tipo di Triste Mietitore che, a differenza di quelli che ormai erano disseminati ovunque in città a raccogliere le Anime che scomparivano subito dopo dentro i loro mantelli scuri, percepiva stimoli fisici in modo non troppo differente da un umano. Non era l’unica messa in quello stato, ma il più delle volte si si ripeteva che era meglio così: sapeva cosa erano di preciso quelli coi mantelli scuri, e non l’idea di ridursi in quelle condizioni la allettava meno di trovarsi davanti cibo ammuffito ed essere costretta a mangiarlo.

In ogni caso, era veramente stanca e la testa cominciava pure a farle male; erano passate circa quattro ore da quando aveva lasciato l’orfanotrofio, durante le quali una pioggia acida aveva cominciato a cadere, spegnendo le fiamme e danneggiando a sua volta quello che era rimasto in piedi dopo l’incendio, ma non aveva ancora trovato la fonte del ruggito: per un attimo aveva creduto di esserselo immaginata a causa dell’emicrania, ma poi lo sentì altre 5 volte e decise di continuare per la strada; sfortunatamente, a parte lo scenario post-apocalittico e la presenza dei suoi “colleghi Mietitori”, non c’era nient’altro che potesse rendere quel posto ancora più anormale di quanto non lo fosse già…
Che avesse sbagliato strada? Che dovesse continuare col suo compito? Ma non aveva altri indizi oltre al primo foglio che Yuri le aveva mostrato…
- “Stiamo andando nella direzione giusta. Ed è inutile continuare col lavoro: dovremmo aver terminato dopo il tuo primo giretto turistico ed essere tornati indietro all’orfanotrofio per recuperare gli “avanzi”. Te lo dicevo io che quel posto aveva una piccola base sotterranea di ricerca!” – rispose il partner alla sua insicurezza, chiedendo poi perplesso:
- “E poi non intendevi seguire i succhia-sangue? Stiamo andando da tutt’altra parte! Chiunque stai cercando di preciso sarà già stato ucciso o portato via da quei tipi.” – sentendo quelle parole, lei scosse energicamente la testa:
- Non può essere! Tu-sai-chi ha detto che li avrei trovati e così sarà! - quasi urlò alla poca fede dell’altro, anche se non lo poteva vedere adesso.
Dopo aver cercato di rimettersi a posto il cappuccio e le ciocche bagnate e scompigliate (con scarsi risultati data la pioggia fitta), si diede un paio di schiaffi leggeri per sfuggire ad un sonno che voleva ma non poteva concedersi ancora e per distrarsi dal gelo che ormai sentiva fino alle ossa.  
- “Se fossi diventata uno di quei cosi…” – una scia di fumo rosso uscì di nuovo dalla fascia rossa per indicare le figure incappucciate sotto di loro:
- “Questo problema non lo avresti più.”
Se lo avesse avuto davanti e possibilmente non sotto forma di nebbiolina rossastra, gli avrebbe dato volentieri un pugno. Ma che pensava quello!?
- E io ti ricordo che tu finirai ancora peggio di come stiamo ora se ciò dovesse succedere. – disse senza poter fare a meno di scherzarci un po’ sopra e lasciarsi andare ad un risolino, riuscendo a guadagnare uno sbuffo scocciato da parte dell’altro. Che non osasse dimenticarsi che in quel gioco erano in due a partecipare, e nessuno di loro voleva e tantomeno amava perdere.
- “Sì sì come… Kaguya attenta! Stai per…” - un rumore interruppe la sua frase a metà, e con “rumore” s’intende la sua partner che si era distratta quello che bastava per non accorgersi di stare volando verso un aereo che era caduto schiantandosi contro una delle ali del mezzo di trasporto, sbattendo molto forte la testa. Non si era fatta chissà cosa essendo un Triste Mietitore, ma un bel bernoccolo non glielo avrebbe tolto nessuno, ovviamente per la felicità di Yuri che scoppiò a ridere alla sbadataggine della sua collega e ritirando le ali rosse, facendo cadere la castana sull’abitacolo del mezzo di trasporto con un tonfo.
- Ahi ahi ahi… - si lamentò lei massaggiandosi il capo e appuntandosi mentalmente di non mettersi a chiacchierare nuovamente con Yuri in volo se voleva risparmiarsi certe figure.
Si rialzò lentamente, ma dopo pochi passi (durante i quali era ancora disorientata per la “brutta sorpresa” di poco prima) scivolò dall’abitacolo dell’aereo per atterrare sul duro asfalto; provò a rimettersi nuovamente in piedi, quando qualcos’altro catturò la sua attenzione: come all’orfanotrofio Hyakuya, anche lì c’era quell’odore… Quello di carta di libri… Tuttavia, era chiaramente diverso da quello che aveva percepito in precedenza. Era molto forte, segno che l’Anima da cui proveniva era molto vicina, ma era quasi… piacevole: non era pungente e non sembrava portare con sé il fetore di muffa o tarme. Doveva ammettere che era abbastanza invitante: avrebbe avuto lo stesso effetto di un dolce davanti ad un bambino goloso, e per gli shinigami non esisteva nulla di più irresistibile dell’odore di quel particolare tipo di Anime (quelle più pure e giovani, cioè quelle che non finivano spesso tra le loro grinfie, ed era meglio così).  

Quell’odore proveniva da non molto lontano da lì e, spinta dalla curiosità di vedere se quel qualcuno se la fosse cavata o se dovesse raggiungere le migliaia di morti di quella sera, si allontanò dall’aereo distrutto con tutti i cadaveri ormai prosciugati dalle Anime, non diversi da quelli che ormai erano presenti in tutta la città; s’imbatté in altri corpi dopo pochi minuti, ma notò che erano diversi da quelli che aveva visto finora: nomi e le durate vitali erano ancora lì, segno che nessuno era ancora passato a raccogliere quelle Anime (cosa strana visto che ormai gli altri Mietitori dovrebbero aver concluso il “rastrellamento” considerando in quanti erano arrivati nel Mondo Umano quella sera), ma ciò che stupiva la ragazza era il fatto che sembrava che qualcuno avesse passato una gomma sopra quei 2 dati, ormai tanto sbiaditi da risultare quasi irriconoscibili.
- “Che è successo a questi qua?” – aveva chiesto Yuri, finalmente serio dopo i lunghi minuti di risate successivi allo scontro tra la testa della sua partner e l’ala dell’aereo. Era abbastanza certa che non si riferisse allo stato in cui erano i cadaveri, ma a ciò che vedeva lei: spesso dimenticava che ciò che lei scrutava con gli occhi era tutto ciò che lui poteva vedere.
- Colpa del virus. - rispose lapidaria lei, avvicinandosi al cadavere più vicino appartenente ad un uomo sulla cinquantina a detta sua. Il numero che indicava la durata vitale era chiaramente uno zero, ma non riusciva comunque a leggere il nome. Anche gli altri erano in uno stato pessimo.
- “Eh!? Ora sono curioso. Com’è possibile che abbia fatto un macello del genere?”
Stentava a crederlo anche lei che tale situazione si potesse verificare: le era stato riferito di questa eventualità, ma doveva trattarsi di casi più unici che rari considerando le descrizioni sbrigative che le erano state fornite.
- Sai che l’anima contiene tutte le informazioni riguardo una persona no? Beh, sembra che ogni tanto avvengano casi in cui anche delle condizioni fisiche lasciano il segno; la mia ipotesi è che il virus abbia infettato queste persone molto rapidamente e le abbia danneggiate al punto che le Pagine non sono riuscite a registrare l’informazione completa riguardo le circostanze della morte prima che il conto alla rovescia si azzerasse.
In pratica, sono tutti morti in modo talmente rapido che l’anima non è riuscita a “registrare” l’evento in tempo reale e, nel tentativo di farlo, ha danneggiato altre informazioni che aveva annotato in precedenza, incluso il nome delle vittime. Non è un danno irreparabile, ma temo che una volta tornati avremo parecchie “riparazioni” da effettuare. - spiegò con un ultimo sospiro di rassegnazione per aver deciso di esplorare la città e trovare l’origine del ruggito invece di cercare subito i vampiri.
Ora che ci pensava, come avrebbe capito chi erano di preciso le persone che doveva aiutare? Quella là non si era di certo persa nei dettagli quando le stava spiegando la sua parte del loro accordo… Va beh, immaginava che le avrebbe riconosciute in qualche modo. Per ora, era il caso di raccogliere anche quelle Anime che gli altri incappucciati sembravano aver ignorato per quanto erano messe male.
Quando prese l’ultima nei paraggi, notò in lontananza un altro nome ed una durata vitale ancora ben distinguibili:
- Mmm… “Su… Me… Ra… Gi Ha… Ru… To… 0”. Molto bene. - si disse, avvicinandosi al nome che aveva visto.
Si avvicinò ancora di più, accorgendosi che il nome aveva origine da quello che pareva essere un bambino rimasto schiacciato all’interno di un auto (in effetti, aveva sentito che il virus non avrebbe ucciso chi aveva dai 13 anni in giù, ma non era escluso che quella notte sarebbero potuti capitare incidenti come quello), ma quando stava per recuperare l’Anima, percepì distintamente la strada tremare sotto i suoi piedi finché da una strada secondaria si fece avanti il motivo che la aveva convinta a non andare subito all’inseguimento dei succhia-sangue. La castana rimase sorpresa di vedere nuovamente quei mostri, perché in altro modo non era possibile definirli, tanto era difficile anche solo capire cosa fossero: una creatura con diverse gambe di colore verdastro che sorreggevano un corpo nero e bianco e una bocca con diversi denti aguzzi all’altezza di quello che doveva essere l’addome. A completare il tutto c’erano 2 lunghe zampe nere con chele bianche… Ed una di quelle era sollevata in aria e stava per colpirla!
Kaguya si lanciò di lato, rialzandosi dopo una capriola per poi al sesto piano di un edificio lì vicino, entrando nella struttura da una spaccatura nella parete. Sospirò sollevata per essere riuscita a sfuggire all’attacco, ma presto scoprì che allontanarsi era stata una pessima mossa… A parte la spaccatura creata dall’enorme chela, il mostro non la seguì più (con la stazza che si ritrovava, le sembrava strano riuscisse a muoversi così in fretta, figurarsi a saltare), perché non era lei ad interessargli davvero: con le chele aveva infatti cominciato a rompere l’auto per recuperare il corpo del bambino, tenendolo imprigionato nella sua morsa e portandolo verso la bocca sull’addome.
La shinigami allora saltò giù dalla sua postazione e si avvicinò di corsa al mostro, la mano destra vicina alla fascia dove fumo e petali rossi si stavano accumulando, ma ormai era tardi: il prigioniero della chela scomparve oltre la bocca dai denti aguzzi della creatura, e quest’ultima si allontanò a grandi passi da lì una volta consumata la sua (le saliva un conato di vomito anche solo a ripensarci) “cena”… E l’odore di carta che aveva sentito prima fece la stessa fine. Un’anima pura e giovane era stata appena spazzata via senza che lei potesse fare nulla… Un’anima che poteva ancora avere un futuro davanti a sé… Un’anima che aveva ancora davanti a sé infinite possibilità e scelte… Un’anima che aveva incontrato la sua fine troppo presto…
- Perché… Perché è dovuto succedere ancora… - si rimproverò mentalmente lei mentre una lacrima cominciava a percorrerle il viso. Con la mano ancora libera si toccò il viso, percependo la scia umida sulla guancia… Ma che le prendeva ora? Non aveva più pianto da quando…

- … Perché? –

- Eh? –

- Come mai sei qui? –

- C-Che cosa? N-non so d-di che parli… -

- … Com’è possibile? Come… Come fai a non ricordarti di me…? –

- Io… Mi spiace ma… -

- Perché… Perché… Rispondimi! Perché!? –

Quella volta era stato un suo errore: chi aveva visto realmente e chi credeva di avere davanti non potevano essere la stessa, malgrado la singolare somiglianza. Ricordava ancora bene quel giorno… Quello del suo primo compito come shinigami… Quando Yuri non era ancora con lei…
Aveva quasi dimenticato quella bambina… Con una lama in mano… Circondata da sangue e morte… Esattamente come lei quando era ancora umana. Come ci era finita lì non le interessava saperlo, ma si augurava che fosse scampata a ciò che stava vedendo ora: un mondo in cui non era rimasto nulla se non i colori che aveva cominciato ad odiare da quando la sua di vita era stata stravolta.
- Ehi Yuri… - mormorò lei, mentre il fumo rosso cominciava ad acquisire forma e consistenza nella sua mano.
- “Mh? Cosa c’è? Vuoi condividere con me le tue ultime parole?” – sghignazzò lievemente, perché già sapeva come sarebbe andata a finire lo “scontro” tra loro e quel mostro che ora si stava allontanando in cerca di altre prede: già li avevano incontrati tempo prima ed avevano appreso che mangiavano solo umani. Non gli interessavano creature che non lo fossero.
- Ah ah. Molto divertente. Comunque, ti ricordi che cosa mi hai detto prima che partissimo stasera? - nel mentre, il fumo si era avvolto sul suo arto, per poi dissolversi in pochi sbuffi per lasciare nella mano della castana una katana infoderata.
Da parte del partner, Kaguya non ottenne risposta se non un semplice suono che indicava che Yuri aveva risposto affermativamente alla sua domanda.
- Mi hai chiesto come mai continuassi ad indossare questi colori seppure ti avessi detto di non sopportarne la vista. - passò la mano dalla guancia alla manica del kimono:
- Bianco come la Luna in cielo nelle sere in cui giocavo prima di rientrare in casa… - la mano si spostò quindi alla gonna, godendosi la sensazione di seta tra le dita:
- Nero come i capelli di mia madre… - chiuse un attimo gli occhi, ripensando ad uno dei pochi volti che aveva avuto importanza nella sua vita e che sperava non svanisse mai dai suoi ricordi, qualsiasi cosa dovesse succederle; la mano risalì il suo corpo per andare al girocollo:
- Rosso come quei fiori… Quei gigli ragno che sbocciavano in tarda estate nel giardino della villa… - infine, l’arto trovò la sua gemella sull’arma, liberandola dal fodero e lasciando che la lama rilucesse alla pallida luce del Sole che stava sorgendo all’orizzonte, per poi puntarla contro il mostro che aveva davanti.
- Quei colori erano il mio mondo… Una vita tranquilla che è stata distrutta troppo presto... Non li odio perché mi ricordano ciò che ora non sono più, ma perché qualcuno ha minacciato di far cambiare completamente significato a qualcosa che amavo… E questo non glielo perdonerò mai! Quel maledetto vampiro… Anzi, chiunque si trovi là fuori, non sarà mai all’altezza della mia determinazione! – affermò lei con rabbia e decisione, facendo ghignare soddisfatto il partner mentre sulla lama cominciava a disegnarsi incisioni simili ai gigli ragno cari ad entrambi:
- “è per questo che hai accettato l’accordo con tu-sai-chi allora… Un ragionamento semplice per una mente semplice”. - la schernì senza però riuscire a metterci troppa serietà nelle sue parole, mentre fumo e petali rossi cominciavano a roteare intorno alla ragazza, eseguendo una danza che presto avrebbe trovato un accompagnamento musicale… Ovviamente nelle grida di sconfitta di quel Cavaliere dell’Apocalisse.
- “Va beh… Spero che almeno tu non mi faccia annoiare”. –
- E io mi auguro che tu sappia ancora come si combatte. Non ti sarai arrugginito durante la sospensione? – rise lei, prendendo una rapida rincorsa e saltando, trovandosi ormai a pochi metri di distanza dal mostro suo bersaglio:
- “Umpf. Come se questi cosi senza cervello possano competere con me! Devi solo dare l’ordine e assisterai ad uno spettacolo che sarà valsa la pena stare solo a raccogliere anime tutta la notte.” -
Un ultimo salto e fu sopra di lui:
- Then strike it, Red Lily! [1] – gridò lei per poi tagliare a metà il mostro, ma il colpo sembrò attraversarlo semplicemente, manco fosse stato trasparente perché non riportò alcun danno e non arrestò nemmeno la sua corsa; Kaguya si allontanò a sua volta e ripose la katana che si trasformò nuovamente in fumo rosso per riprendere il suo posto sotto la fascia, ghignando e leccandosi le labbra per quello che avrebbe visto da lì a poco. Era un po’ che non ammirava gli effetti del potere di Yuri…
Dopo secondi che le sembrarono infiniti, il Cavaliere dell’Apocalisse si ritrovò sollevato in aria da raffiche di vento che portavano con sé una miriade di petali rossi che si avvicinarono sempre più, prima appiccicandosi solamente, arrivando però a penetrare nella corazza fino a creare tagli da cui cominciarono ad uscire fiotti di sangue; poco dopo, anche il resto del corpo cadde in pezzi, prima le zampe, poi l’addome ed infine la testa che si sgretolarono fino a diventare polvere. A terra era rimasto solo il liquido rosso e ora in aria i petali mortali che lo avevano ferito danzavano elegantemente, seguendo il vento che ora era brezza gentile.
La ragazza portò una mano avanti che raccolse alcuni petali, ma a differenza del Cavaliere dell’Apocalisse, non ne rimase ferita e sorrise lievemente:
- è bellissimo. È splendido Yuri. –
- “Ti avevo detto che ne sarebbe valsa la pena. E ora cerchiamo i succhia-sangue prima che… Oh oh”
Stava per domandargli quale fosse il problema quando davanti a lei vide ciò che non le avrebbe permesso di continuare la sua ricerca: una sfera luminosa si stava avvicinando sempre più rapidamente a loro, balzando su e giù a zig zag prima di fermarsi davanti alla shinigami. Attenuato il bagliore, la sfera si rivelò essere un piccolo coniglio bianco dagli occhi di un innaturale colore violetto; la castana mise le mani a coppa per farlo salire, seppure quell’animaletto fosse così piccolo da poter restare comodamente su una sola delle sue mani, e in quegli occhi del colore delle ametiste più brillanti, la ragazza capii che non potevano dilungarsi ulteriormente in quel posto.
- Ufff… è già ora di andare immagino. - farfugliò lei, concedendosi un ultimo attimo per guardare in lontananza nella speranza di scorgere qualcosa, qualsiasi cosa che le permettesse di avere un punto di partenza per la prossima volta che fosse giunta nel Mondo Umano, con suo dispiacere, non riuscì a notare nulla di utile. Solo gli altri Tristi Mietitori che scomparivano uno per uno in cielo per tornare al loro mondo.
Tornò quindi a guardare il coniglio che emise una luce abbagliante violetta; quando essa si affievolì, della shinigami non c’era più traccia. Solo un giglio ragno rosso abbandonato in quel punto a testimoniare il suo passaggio.



[1]: “Allora colpiscilo, Red Lily!” (Fonte: google traduttore)



Angolo dell’autrice
Ora avete avuto un esempio della forza di Kaguya, ma lei non sarà comunque l’unico shinigami rimasto coinvolto in questa situazione. Beh, diciamo che il suo arrivo ha cambiato un po’ di cose per i Tristi Mietitori, ma qualche dettaglio in più lo vedremo nel prossimo capitolo.

Probabilmente si è già capito, ma Yuri è un demone simile a quelli rinchiusi nelle armi maledette usate dai soldati della JIDA. Il suo nome ha lo stesso significato del nome dell’arma in cui è rinchiuso (“Yuri” in giapponese e “Lily” in inglese significano entrambi “giglio”. Dato che “Red Lily” è il nome vero e proprio dell’arma, ho preferito non tradurlo), ma il suo nome è stata una scelta di Kaguya. Già che siamo in tema, il nome di lei significa “Notte splendente”.

Passando ad altro, il coniglio che ha visto non era lì a caso: qualcuno si è accorto che è rimasta più del dovuto e ha usato un animale creato coi suoi poteri per richiamarla. Chi si vedrà più in là.
Spero che vi siate goduti il capitolo e che magari vogliate lasciarmi un piccolo commento.
Alla prossima pagina della storia.
Crow
  
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