Il fiato si fece sempre più affannato, dalla fronte
cominciarono a scendere gocce di sudore per la preoccupazione, non
riuscivo a reggermi in piedi: potevo solamente guardare quella scena
impotente. Alle mie spalle Alec sembrava quello più in
ansia, ma anche quello più forte; sicuramente stava
meditando di fare qualche sciocchezza per tentare di risolvere quella
situazione. Mi girai verso di lui nel tentativo di aiutarlo ad
affrontare questa difficile situazione, ma era come immobile,
pietrificato, non rispondeva ai miei stimoli.
Un sorriso da killer occupava il suo volto, mentre le lacrime
scendevano a fior di quattrini; gli presi la mano ed avvolsi le mie
dita alle sue, ma la sua stretta si faceva via via più
intensa, al punto da farmi provare un dolore per il sangue che scorreva
dalle mie nocche.
-Basta Alec, mi stai facendo male.- non riuscivo a liberarmi dalla sua
stretta ed il sangue continuava a scorrere su tutto il braccio.
Mi stava praticamente ignorando; avvertivo che poteva sentirmi, ma non
rispondeva in alcuna maniera, i suoi occhi erano concentrati in zone
diverse da dove mi trovavo io.
- Non riesci a sentire il caldo del mio sangue che scorre su entrambe
le nostre mani?.- cercavo di fare nascer in lui un ennesimo senso di
preoccupazione.
Al suono della parola "sangue" le sue pupille si dilatarono e diresse
lo sguardo dove il calore di quella'"acqua rossa" riscaldava ogni zona
del braccio. Potevo sentire il battito del suo cuore accellerare, ma
non era ancora pronto ad abbandonare la sua presa...
-Magn..Mag..- non riusciva neppure a pronuncia il mio nome.
- Sono qua, non avere paura.- dovevo farlo sentire il più al
sicuro possibile.
- Cosa sto facendo?.- finalmente lascia cadere la sua mano nel vuoto,
facendo gocciolare il mio sangue a terra.
- Niente che non si possa risolvere.- tentai un approccio diretto nei
suoi confronti, diminuendo la distanza tra noi due.
- No, fermati.- evitava ogni tipo di contatto fisico che cercavo di
instaurare.
L'ultima cosa che volevo era renderlo ancora più agitato di
quanto non mostrasse, così mi arresi all'idea di non poterlo
abbracciare. Volsi il mio sguardo alla scena che aveva procurato in
Alec uno stato vegetativo, ma ormai i protagonisti si erano dileguati.
Da una vita semplice che assumevo, mi ritrovo in un'altra dimensione,
di cui ignoravo l'esistenza, con uno shadowhunter momentaneamente
disturbato da chissà quali pensieri.
Pensieri... al pronunciare di questa parola, qualcosa mi sfiora la
mente, sembra quasi una mezza idea.
Ma cosa avrei potuto risolvere solo con quella dannata parola?
L'ambiente non era dei migliori per riuscire a meditare una soluzione
al problema di Alec, e pensai che un drink con concentrazione massima
di alcool mi avrebbe aiutato a distendere i nervi.
*****
-1 cocktail, il più forte che avete per favore.- rivolsi
queste parole al proprietario di questo bar accogliente.
- Il suo amico non prende niente?.- mi chiese puntando gli occhi su di
Alec.
- No, al momento è assorto nei suoi pensi....- non ebbi
tempo di finire la frase, che al solo intento di pronunciare quella
parola, mi venne una fitta alla testa.
- Si sente bene signore?.- si avvicinò il barrista
preoccupato, poggiando la sua mano sulla mia spalla.
- Non si preoccupi, solo una fitta alla testa.- stranamente quando
cercavo di sillabare quella dannata parola.
Ma cosa poteva mai suggerirmi di fare? Con tutte le voci preoccupate
attorno mi era impossibile elaborare una soluzione. Chiusi gli occhi,
estraniando la mente da ogni pensiero diverso dal risolvere l'enigma di
Alec. Caddi per terra, una visione si era fatta protagonista nella mia
testa.
Non riuscivo a capire dove mi trovassi, vedevo attorno solo una gran
varietà di tombe: quelle addobbate con fiori, quella
addobbate con cioccolatini, ma anche quelle prive di ogni decorazioni.
Una donna muoveva la testa a destra e sinistra, come per vedere se
qualcuno l'avesse seguita in questo lugubre luogo. Io ero proprio di
fronte lei, ma sembrava quasi che fossi invisibile; allungai una mano
per attirare la sua attenzione, ma quest'ultima trapassò il
suo collo, facendomi sentire ogni vena ed arteria che trasportava
sangue.
Un'altra figura si avvicina alla nostra posizione: un'uomo,
più o meno alto, una grande cresta rossa, una giacca colma
di brillantini e scarpe con i lustrini, se non voleva essere seguito,
il suo outfit non lo aiutava di certo.
Solo dopo che questa figura passò la soglia dell'ombra,
riuscì a capire chi fosse: ero io nel 1987!
Qualcosa non quadrava, come potevo essere in due posti
contemporaneamente e nello stesso preciso istante? come mai non
riuscivo ad identificare la donna? perché non riuscivo a
ricordarmi di questo incontro?
Non mi era parso un buon momento per farsi prendere dal panico con una
raffica di domande, presi un bel respiro e stetti a guardare lo
svolgersi dell'episodio in silenzio vicino ad una reliquia di un'uomo.
Il me medesimo alla vista della misteriosa donna, levò la
giacca con la quale era venuto, rimanendo con una semplice t-shirt blu
con evidenti zone di macchie rosse.
- Hai fatto ancora pratica?.- chiese la donna sorridendogli.
- Ci stavo per lo meno provando.- esplose in una risata contagiosa.
La donna sembrava non approvare il mio comportamento, ma non ero molto
furbo in quei tempi per accorgermene.
- Oggi ti insegnerò l'arte della convulsione.-
cambiò argomento la giovane signora.
Cosa?? l'arte della convulsione? che io sappia, è un potere
esclusivo dell'essere vampiri...
- Sono pronto Camill.- doveva essere questo il suo nome.
Pensandoci su, in qualche libro catalogato secondo la voce
"pericoloso", mi è parso di leggere qualche paragrafo
riguardante alcuni maghi dell'antichità che hanno provato
una specie di fusione tra l'essere maghi e l'essere vampiri, se non
vado errato venivano chiamati "speciali", ma io che legami ho con
questo tipo di mondo?
- Sei pronto Magnus?.- chiese Camill.- ricorda lo scopo per cui lo
fai.- concluse il discorso.
Cosa avevo fatto nel 1987 per ricorrere a questo tipo di arte oscura?
un totale blackout avvolse la mia mente... ero incapace di ricordare.
- Sono pronto, non dilunghiamoci oltre.- ero convinto di ciò
che stavo facendo.
.- L'arte della convulsione è qualcosa di estremamente
semplice da fare, lo si insegna a tutti i ne-vampiri, il trucco
è crederci.- cominciò l'addestramento.
- In che senso crederci?.- anche in quel secolo ero un totale idiota.
- Sappiamo entrambi che la convulsione obbliga un qualsiasi individuo,
che non sia mago o vampiro, ad ubbidire in ciò che gli
è appena stato detto.- riprese il discorso.- molti sbagliano
poiché proferiscono solo un mucchio di parole con senso
logico, senza convincersi che le cose poco prima dette siano vere. Bhe
lascia che ti dica qualcosa al riguardo: è questo il trucco,
crederci.- riprese un po' di fiato.
- Tutto ciò che devo fare è crederci?.- chiesi
intontito dalla lunghezza del discorso.
- Esattamente.- annuì Camill
- Posso fare una prova adesso?.-
- Si, sarà bene che ti eserciti.- sfortunatamente una donna
che passava di lì per lasciare degli omaggi su di una tomba,
fu nominata come "cavia da laboratorio".
Senza aspettare neppure un secondo, con la super velocità di
cui sono dotati i vampiri mi avventai sulla povera signora.
- Non urlerai e non potrai muoverti. Prendi un coltello appena arrivata
a casa e pugnalati con esso 5 volte nel ventre.- dovevo essere proprio
uno stronzo, se ho ordinato una cosa del genere ad una persona.
- No così Magnus.- appena in tempo Camill riuscì
ad ordinare il contrario, salvando la vita a quella povera donna.
- Rovini tutto il divertimento ed il bello di essere vampiri.- sbuffai,
raccogliendo la giacca da terra.
- Tento solo di proteggere la nostra specie.- rispose addolorata.-
immaginavo tu chiedessi una cosa del genere con il potere della
convulsione e questo dobbiamo assolutamente evitarlo.-
Dobbiamo? ma se erano soltanto in due.
- Dobbiamo? ma siamo solo noi due.- almeno mi posso riconoscere in lui.
- In realtà non siamo soli.- ammise vergognosa Camill.
-Io non vedo nessun'altra però.- gli occhi del me
medesimo erano colpi di preoccupazione.
- Puoi uscire adesso.- urlò in modo tale che la potessero
sentire anche a 3 miglia di distanza.
Improvvisamente una persona ha cambiato il suo stato di
invisibilità in quello di visibilità. Ma cosa sta
succedendo? e perché non mi ricordo niente di questa scena?
Per il troppo pensare mi sento nuovamente in stato di semi-coscienza...
ma dovevo resistere, dovevo capire perché non ricordassi
niente di tutto questo.
- E.. e lui chi è?.- chiese lui con un'aria di chi avesse
appena qualcosa che avrebbe sconvolto la sua vita.
- Mi presento, sono Odyr, sono uno sciamano.- entrambi rimanemmo
scioccati da questa rivelazione.- sono venuto per porre fino alla tua
scia di sangue che ti porti dietro. Ormai il mondo sospetta di noi.-
concluse il discorso.
- E cosa vorresti fare? sono anche uno stregone quindi un'immortale.-
cominciò a indietreggiare di qualche passo.
- Anche noi sciamani siamo il risultato della fusione di un vampiro ed
uno stregone, ma al contrario degli speciali abbiamo più
padronanza di entrambi i nostri lati, il che ci rende più
forti rispetto a voi.- rispose avvicinandosi rapidamente.
-Adesso tu non urlerai e non emetterai nessun fiato, non cercherai di
scappare ma ascolterai attentamente ciò che sto per dirti.-
stava usando lo stesso potere che prima il mio medesimo aveva usato
contro la donna- dimenticherai di essere mai stato un vampiro,
ricorderai solo di essere uno stregone molto forte, a cui non
è passata mai l'intenzione di fare la fusione.- concluse il
discorso, sparendo con Camill 2 secondi dopo.
Cosa mi sta succedendo? no, no di nuovo quella fitta alla testa...
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