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Autore: Malec895    24/07/2016    0 recensioni
Mentre attraversavo il portale che mi conduceva a casa, pensavo a come dovesse essere la mia vita tra qualche tempo; sono un'immortale ,di cose ne ho viste, ma vedere rinnegare chi tu sia per le tradizioni, la famiglia e il lavoro... è stato un getto d'acqua gelida.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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Il fiato si fece sempre più affannato, dalla fronte cominciarono a scendere gocce di sudore per la preoccupazione, non riuscivo a reggermi in piedi: potevo solamente guardare quella scena impotente. Alle mie spalle Alec sembrava quello più in ansia, ma anche quello più forte; sicuramente stava meditando di fare qualche sciocchezza per tentare di risolvere quella situazione. Mi girai verso di lui nel tentativo di aiutarlo ad affrontare questa difficile situazione, ma era come immobile, pietrificato, non rispondeva ai miei stimoli.
Un sorriso da killer occupava il suo volto, mentre le lacrime scendevano a fior di quattrini; gli presi la mano ed avvolsi le mie dita alle sue, ma la sua stretta si faceva via via più intensa, al punto da farmi provare un dolore per il sangue che scorreva dalle mie nocche.

-Basta Alec, mi stai facendo male.- non riuscivo a liberarmi dalla sua stretta ed il sangue continuava a scorrere su tutto il braccio.
Mi stava praticamente ignorando; avvertivo che poteva sentirmi, ma non rispondeva in alcuna maniera, i suoi occhi erano concentrati in zone diverse da dove mi trovavo io.
- Non riesci a sentire il caldo del mio sangue che scorre su entrambe le nostre mani?.- cercavo di fare nascer in lui un ennesimo senso di preoccupazione.
Al suono della parola "sangue" le sue pupille si dilatarono e diresse lo sguardo dove il calore di quella'"acqua rossa" riscaldava ogni zona del braccio. Potevo sentire il battito del suo cuore accellerare, ma non era ancora pronto ad abbandonare la sua presa...

-Magn..Mag..- non riusciva neppure a pronuncia il mio nome.
- Sono qua, non avere paura.- dovevo farlo sentire il più al sicuro possibile.
- Cosa sto facendo?.- finalmente lascia cadere la sua mano nel vuoto, facendo gocciolare il mio sangue a terra.
- Niente che non si possa risolvere.- tentai un approccio diretto nei suoi confronti, diminuendo la distanza tra noi due.
- No, fermati.- evitava ogni tipo di contatto fisico che cercavo di instaurare.

L'ultima cosa che volevo era renderlo ancora più agitato di quanto non mostrasse, così mi arresi all'idea di non poterlo abbracciare. Volsi il mio sguardo alla scena che aveva procurato in Alec uno stato vegetativo, ma ormai i protagonisti si erano dileguati. Da una vita semplice che assumevo, mi ritrovo in un'altra dimensione, di cui ignoravo l'esistenza, con uno shadowhunter momentaneamente disturbato da chissà quali pensieri.
Pensieri... al pronunciare di questa parola, qualcosa mi sfiora la mente, sembra quasi una mezza idea.
Ma cosa avrei potuto risolvere solo con quella dannata parola? L'ambiente non era dei migliori per riuscire a meditare una soluzione al problema di Alec, e pensai che un drink con concentrazione massima di alcool mi avrebbe aiutato a distendere i nervi.

*****
-1 cocktail, il più forte che avete per favore.- rivolsi queste parole al proprietario di questo bar accogliente.
- Il suo amico non prende niente?.- mi chiese puntando gli occhi su di Alec.
- No, al momento è assorto nei suoi pensi....- non ebbi tempo di finire la frase, che al solo intento di pronunciare quella parola, mi venne una fitta alla testa.
- Si sente bene signore?.- si avvicinò il barrista preoccupato, poggiando la sua mano sulla mia spalla.
- Non si preoccupi, solo una fitta alla testa.- stranamente quando cercavo di sillabare quella dannata parola.

Ma cosa poteva mai suggerirmi di fare? Con tutte le voci preoccupate attorno mi era impossibile elaborare una soluzione. Chiusi gli occhi, estraniando la mente da ogni pensiero diverso dal risolvere l'enigma di Alec. Caddi per terra, una visione si era fatta protagonista nella mia testa.
Non riuscivo a capire dove mi trovassi, vedevo attorno solo una gran varietà di tombe: quelle addobbate con fiori, quella addobbate con cioccolatini, ma anche quelle prive di ogni decorazioni.
Una donna muoveva la testa a destra e sinistra, come per vedere se qualcuno l'avesse seguita in questo lugubre luogo. Io ero proprio di fronte lei, ma sembrava quasi che fossi invisibile; allungai una mano per attirare la sua attenzione, ma quest'ultima trapassò il suo collo, facendomi sentire ogni vena ed arteria che trasportava sangue.

Un'altra figura si avvicina alla nostra posizione: un'uomo, più o meno alto, una grande cresta rossa, una giacca colma di brillantini e scarpe con i lustrini, se non voleva essere seguito, il suo outfit non lo aiutava di certo.
Solo dopo che questa figura passò la soglia dell'ombra, riuscì a capire chi fosse: ero io nel 1987!
Qualcosa non quadrava, come potevo essere in due posti contemporaneamente e nello stesso preciso istante? come mai non riuscivo ad identificare la donna? perché non riuscivo a ricordarmi di questo incontro?
Non mi era parso un buon momento per farsi prendere dal panico con una raffica di domande, presi un bel respiro e stetti a guardare lo svolgersi dell'episodio in silenzio vicino ad una reliquia di un'uomo.
Il me medesimo alla vista della misteriosa donna, levò la giacca con la quale era venuto, rimanendo con una semplice t-shirt blu con evidenti zone di macchie rosse.

- Hai fatto ancora pratica?.- chiese la donna sorridendogli.
- Ci stavo per lo meno provando.- esplose in una risata contagiosa.
La donna sembrava non approvare il mio comportamento, ma non ero molto furbo in quei tempi per accorgermene.
- Oggi ti insegnerò l'arte della convulsione.- cambiò argomento la giovane signora.
Cosa?? l'arte della convulsione? che io sappia, è un potere esclusivo dell'essere vampiri...

- Sono pronto Camill.- doveva essere questo il suo nome.
Pensandoci su, in qualche libro catalogato secondo la voce "pericoloso", mi è parso di leggere qualche paragrafo riguardante alcuni maghi dell'antichità che hanno provato una specie di fusione tra l'essere maghi e l'essere vampiri, se non vado errato venivano chiamati "speciali", ma io che legami ho con questo tipo di mondo?
- Sei pronto Magnus?.- chiese Camill.- ricorda lo scopo per cui lo fai.- concluse il discorso.
Cosa avevo fatto nel 1987 per ricorrere a questo tipo di arte oscura? un totale blackout avvolse la mia mente... ero incapace di ricordare.

- Sono pronto, non dilunghiamoci oltre.- ero convinto di ciò che stavo facendo.
.- L'arte della convulsione è qualcosa di estremamente semplice da fare, lo si insegna a tutti i ne-vampiri, il trucco è crederci.- cominciò l'addestramento.
- In che senso crederci?.- anche in quel secolo ero un totale idiota.
- Sappiamo entrambi che la convulsione obbliga un qualsiasi individuo, che non sia mago o vampiro, ad ubbidire in ciò che gli è appena stato detto.- riprese il discorso.- molti sbagliano poiché proferiscono solo un mucchio di parole con senso logico, senza convincersi che le cose poco prima dette siano vere. Bhe lascia che ti dica qualcosa al riguardo: è questo il trucco, crederci.- riprese un po' di fiato.

- Tutto ciò che devo fare è crederci?.- chiesi intontito dalla lunghezza del discorso.
- Esattamente.- annuì Camill
- Posso fare una prova adesso?.-
- Si, sarà bene che ti eserciti.- sfortunatamente una donna che passava di lì per lasciare degli omaggi su di una tomba, fu nominata come "cavia da laboratorio".
Senza aspettare neppure un secondo, con la super velocità di cui sono dotati i vampiri mi avventai sulla povera signora.

- Non urlerai e non potrai muoverti. Prendi un coltello appena arrivata a casa e pugnalati con esso 5 volte nel ventre.- dovevo essere proprio uno stronzo, se ho ordinato una cosa del genere ad una persona.
- No così Magnus.- appena in tempo Camill riuscì ad ordinare il contrario, salvando la vita a quella povera donna.
- Rovini tutto il divertimento ed il bello di essere vampiri.- sbuffai, raccogliendo la giacca da terra.
- Tento solo di proteggere la nostra specie.- rispose addolorata.- immaginavo tu chiedessi una cosa del genere con il potere della convulsione e questo dobbiamo assolutamente evitarlo.-

Dobbiamo? ma se erano soltanto in due.

- Dobbiamo? ma siamo solo noi due.- almeno mi posso riconoscere in lui.
- In realtà non siamo soli.- ammise vergognosa Camill.
-Io non vedo nessun'altra però.-  gli occhi del me medesimo erano colpi di preoccupazione.
- Puoi uscire adesso.- urlò in modo tale che la potessero sentire anche a 3 miglia di distanza.
Improvvisamente una persona ha cambiato il suo stato di invisibilità in quello di visibilità. Ma cosa sta succedendo? e perché non mi ricordo niente di questa scena?

Per il troppo pensare mi sento nuovamente in stato di semi-coscienza... ma dovevo resistere, dovevo capire perché non ricordassi niente di tutto questo.

- E.. e lui chi è?.- chiese lui con un'aria di chi avesse appena qualcosa che avrebbe sconvolto la sua vita.
- Mi presento, sono Odyr, sono uno sciamano.- entrambi rimanemmo scioccati da questa rivelazione.- sono venuto per porre fino alla tua scia di sangue che ti porti dietro. Ormai il mondo sospetta di noi.- concluse il discorso.
- E cosa vorresti fare? sono anche uno stregone quindi un'immortale.- cominciò a indietreggiare di qualche passo.
- Anche noi sciamani siamo il risultato della fusione di un vampiro ed uno stregone, ma al contrario degli speciali abbiamo più padronanza di entrambi i nostri lati, il che ci rende più forti rispetto a voi.- rispose avvicinandosi rapidamente.

-Adesso tu non urlerai e non emetterai nessun fiato, non cercherai di scappare ma ascolterai attentamente ciò che sto per dirti.- stava usando lo stesso potere che prima il mio medesimo aveva usato contro la donna- dimenticherai di essere mai stato un vampiro, ricorderai solo di essere uno stregone molto forte, a cui non è passata mai l'intenzione di fare la fusione.- concluse il discorso, sparendo con Camill 2 secondi dopo.

Cosa mi sta succedendo? no, no di nuovo quella fitta alla testa...
   
 
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