Il
destino dell’amore
È arrivato il mio giorno. Il nostro giorno. Il tempio è
stato addobbato a festa, con fiori scelti appositamente da Ino: iris, orchidee
rosa e glicini, nastri di seta bianchi a legare i bouquet.
Kami ed io ci guardiamo, nel silenzio della mia stanza,
stringendoci le mani.
“È arrivato il momento di cominciarsi a preparare,
Hinata-sama. Vi vado a ritirare il vestito dalla stireria.” Annuisco e abbasso
il capo.
Sento bussare allo stipite della porta, e dico: “Avanti.”
“Hinata…sono venuto a portarti io il vestito. Quello che
avevi scelto non mi sembrava appropriato.”
Mio padre si avvicina, con una scatola lunga ed ingiallita,
che appoggia sul letto.
“Ma, padre, lo ho fatto fare su misura, e sembravate
concordare, e poi…con tutto quello che vi è costato…”
Ci guardiamo, mi fa cenno col capo di aprire la scatola, ed
aspetta che io dispieghi il kimono davanti a me per parlare.
È un kimono splendido: bianco madreperla, iridescente,
decorato con nuvole dai contorni argentati ed aironi che sfumano dall’avorio al
rosa su un cielo realizzato con fili pervinca luminescenti.
L’obi è pervinca ed argento, darari, il cordone bianco.
Il modello è vecchia maniera, classico e raffinato, di
quelli che ormai non si usano più perché troppo sofisticati per le sartorie e
per i gusti moderni.
“Quando ci sposammo, tua madre indossava questo kimono. Sono
sicuro che lei avrebbe insistito affinché tu lo indossassi oggi, e non voglio
deludere le sue aspettative. Se desideri, ho allegato anche il corsetto
tradizionale con le stecche di balena. Aspetterò qui fuori che tu esca e mi
assicurerò che Hanabi sia preparata a dovere e che venga condotta con le altre
damigelle nel matroneo.”
Mi tuffo tra le braccia di mio padre e mi aggrappo alla sua
schiena, mentre le sue braccia robuste mi si stringono intorno e mi bacia
dolcemente sulla fronte.
“Sarai bellissima, ai-chin”.
Ai-chin? È la prima volta che mio padre mi chiama…amore.
Piccolo amore.
“Oh, papà!”
Mi prende per le spalle e mi guarda negli occhi,
sentenziando: “Rendimi fiero.”
Dopodiché, mio padre esce dalla stanza ed entrano le mie
domestiche a prepararmi.
Prima indosso una lunga sottoveste di lino, sopra la quale
mi legano, stretta da togliere il fiato, il corsetto, dopo ancora una veste
indaco con le maniche lunghe, svasato, ed in ultimo il kimono, il darari obi ed
il lungo cordone a fermare tutto.
Come seconda cosa, indosso cinque fili di perle di diverse
lunghezze, degli orecchini di giada e perle e nascondo un sacchetto di erbe
profumate in una manica.
Per ultimo, mi vengono acconciati capelli in modo
estremamente articolato: uno chignon alto, costellato di gelsomini ed adorno di
camelie, bloccato con il fermaglio di mia madre, dal quale scende un velo
inamidato lungo tutta la schiena. Il mio viso di porcellana viene impreziosito
dalla cipria di riso e dalle tinte del lilla e del perla sulle palpebre. Gli
occhi mi vengono bordati, con un pennello, di una pasta nera morbida e lucida,
le ciglia tirate dal piegaciglia e le labbra dipinte ad arte con una crema fluida
rosa acceso. Dopo un’ora e mezza di preparativi, posso dire di essere pronta
per uscire.
Prima di uscire dalla mia camera Kami mi avvolge in una
cappa nera e pesante, dopodiché arrivo al portone principale, dove mi aspetta
una lettiga privata, mio padre è già seduto dentro di essa e mi aiuta ad
entrare, sostenendomi con le mani.
Una volta al tempio, gli uomini fermano la lettiga prima
davanti all’entrata del matroneo, cosicché io possa sgattaiolare dentro, e poi
lasciano mio padre di fronte alla scalinata frontale.
Quando mi trovo circondata da tutte le mie amiche, sono
costretta a ricacciare indietro le lacrime di gioia: Ino, Sakura, Temari,
TenTen e la mia piccola Hanabi, tutte vestite con dei kimono pesca decorati
d’azzurro, con obi blu e capelli acconciati in una “banana”, fermata da una
gerbera bianca, mi salutano allegre, festose, e mi abbracciano confusionarie.
“Sei bellissima! Sei fa-vo-lo-sa!”dice per prima Temari “Si
sentiranno tutti male, quando ti vedranno.”
“Ahem…Hinata, ti dobbiamo dire una cosa. –dicono Sakura ed
Ino- Ha insistito per venire anche Naruto…Sappi comunque che ci sarà sempre
Sasuke con lui, per assicurarsi che non succeda nulla di sgradevole. Ci
dispiace tanto, ma non abbiamo potuto evitarlo.” Ecco, ci mancava anche questo
per caricarmi d’ansia. Ho paura che qualcosa vada storto.
“Un bicchiere d’acqua, per favore.” Domando ad uno degli
inservienti, che si appresta a portarmi quanto richiesto.
“Va bene, va bene, non c’è problema. Alla fin fine,
Naruto-kun è sempre un caro amico.” sorrido.
“Tanti auguri...e figlie femmine!!!”acclama TenTen, con
l’aria maliziosa e contenta.
“E soprattutto goditi il didietro più bello di Konoha e
fanne buon uso!” aggiunge Ino, ridendo.
“INO!” la riprendo scherzosamente io.
“Embè? Che c’è? Avanti, chi di voi non lo ha mai pensato?”
la bionda alza un sopracciglio “Ecco, visto? Non sono l’unica!”
“Hinata, cerca di essere tanto felice e non affaticare il
tuo fisico. Per qualsiasi cosa, puoi contare su di me. – Sakura mi si avvicina
e mi bisbiglia all’orecchio – e quando rimarrai in stato interessante chiamami
che ti voglio avere in cura io!”
“Va bene. Grazie. Grazie a tutte, grazie di essere venute,
grazie per gli auguri, per il sostegno, per l’affetto, per essere come delle
sorelle – al che strizzo gli occhi ad Hanabi – per me. Vi voglio bene.”
“Bene, ora andiamo: qui c’è un matrimonio da celebrare!” Ino
si mette a capo di tutte noi come un sensei con il suo team.
Le guardo uscire, una per una, con incedere aggraziato e
solenne, disporsi elegantemente dal lato opposto ai testimoni di Neji: Lee,
Gaara, Sasuke e Shikamaru.
Vedo Neji e mio padre farsi avanti fieri, come due leoni,
orgogliosi della loro nobiltà e del rispetto che gli altri nutrono per loro.
È così bello che vorrei correre da lui e supplicarlo di
andar via da davanti a tutta questa gente.
Ed invece no. Una donna mi toglie la cappa nera e mi copre
il volto col velo, quindi inizio ad avanzare con passi piccoli, ben calibrati,
facendo attenzione al distendersi e al contrarsi dei muscoli, e sento che ad ogni passo l’ansia recede e
lascia il posto ad un’emozione bellissima ed incontenibile, che libero con un
sorriso, contro ogni tradizione che vorrebbe la sposa inespressiva, e a questo
punto tutti i trecento invitati si alzano ed applaudono.
I battiti delle loro mani mi fanno vibrare tutta,
rabbrividire di piacere, e vorrei urlare dalla felicità, tanto che mi devo
coprire la bocca con le mani per non scoppiare a ridere ed applaudire a mia
volta in segno di ringraziamento.
D’improvviso, quando arrivo davanti a Neji, e scorgo dietro
di lui mio padre, ho l’immagine di mia madre che gli si fa accanto, con un
kimono elegante ed i capelli nerissimi sciolti, la fronte cinta da una
coroncina di perle ed increspata da una ruga, e mi saluta, lanciandomi un bacio
dalle labbra rosse.
Sbatto le palpebre e vedo la realtà: era semplicemente una
visione, mio padre è solo, e mi osserva.
Eppure, in qualche modo, so che lei c’è.
Questo mi basta.
***
Dopo la festa, Neji ed io torniamo alla villa a notte fonda.
In silenzio, ci dirigiamo verso l’ala sud: abbiamo deciso di
stabilirci lì per avere la privacy necessaria e per poter avere una vera e
propria dependance, dotata di sala da pranzo autonoma e di una piccola
palestra.
Tra l’altro, è la parte più vicina al giardino della
camelie, così posso prendermene cura.
Nella camera da letto, davanti al futon matrimoniale, ci
cominciamo a baciare nel silenzio e nel buio più assoluto.
“Ci avresti mai creduto? Cioè, lo avresti mai detto che alla
fine saremmo stati felici?”
“Io credo che certe persone siano destinate a
soffrire per poi poter godere di una felicità maggiore degli altri.”
“Neji, non cambierai mai! Insomma, seriamente, adesso che
siamo arrivati a questo punto cosa ci resta da fare?” lo guardo, smarrita,
mentre lui mi sorride rassicurante.
“Adesso bisogna fare una bella revisione delle regole
interne alla famiglia. La prima donna primogenita della casata
principale…pensavi davvero di passare inosservata?” dice, in tono di sfida.
“Credimi, farò di tutto per imporre come canone di
eccellenza non la nascita, ma il merito.”
Sono finalmente convinta di ciò che faccio.
Nessuno dovrà mai più soffrire, o essere vittima di
sacrifici solo per colpa di una stupida divisione tra casate. Voglio essere la
prima a perorare questa battaglia.
Voglio che mi si guardi con rispetto e che si pensi di
me che sono una donna in gamba.
“Sei forte, bambina.”
Io in ginocchio tra le gambe di Neji, seduto di fronte a me,
che mi cinge la schiena con le braccia e strofina il suo naso contro il mio,
teneramente, lasciandosi sfuggire un bacio sulle mie labbra.
Il suo sapore mi rapisce del tutto, e mi trasporta in un
altro mondo, in un’altra dimensione in cui solo l’amore esiste, e solo noi
siamo perfettamente combacianti.
Gli abiti scivolano delicatamente a terra, lungo le nostre
gambe, che si cercano e si stringono, ed il profumo delle nostre pelli calde si
mescola fino a creare un distinto, veemente odore di desiderio.
“Hinata…Hinata, dobbiamo parlare…io...io voglio un figlio.”
Neji mi prende il viso tra le mani, per guardarmi dritta
negli occhi, e a me manca il fiato.
Lo bacio io, questa volta, e lo sento tirarmi a sé sul
futon, sotto le coperte piene del calore dei nostri sospiri, per esaudire un
desiderio che segni il termine della divisione tra casate, che possa abolire
una tradizione di odio, tinta dal sangue, quello stesso sangue che accomunava
vincitori e vinti nella guerra dei destini.
“Neji, io ti amo. Ti amerò per sempre, qualunque cosa
accada.”
“Ti amo anche io Hinata…Il nostro amore è stato scritto nei
nostri occhi.”
***
.:Spazio Cos:.
Ebbene, è arrivato il momento degli addii.
La nostra avventura insieme è finita, e annuncio a tutti che per il
momento mi dedicherò alle originali, in particolare alla ripubblicata “Ballando
sull’orlo del precipizio”.
Con questo capitolo si conclude questa fanfiction tanto amata e
altrettanto odiata.
Amata, perché è stata la prima long-fic da me portata a termine e da me
concepita,
ciò oltre ad essere un traguardo importante è una grande crescita, ed
un’impresa non indifferente.
Odiata, per il lunghissimo periodo di pausa che mi sono dovuta prendere
per terminarla,
durante il quale la storia incompleta mi continuava a rodere come un
tarlo.
Tutto sommato, mi sembra di aver fatto un buon lavoro, quindi va bene
così.
Ringrazio, prima tra tutti quanti, Solarial: è grazie ad una sua
fanfiction trovata per caso su internet che ho scoperto EFP, e che mi sono
innamorata dello Hyuugacest.
Sei un’autrice formidabile, ti ammiro con tutta me stessa.
Un grande ringraziamento va alle autrici che mi sono state vicine:
Talpina Pensierosa, prima di tutte.
Kurenai88, una grande maestra.
Arwen5786. Nella speranza che legga.
Ki_chan, per la convinta partecipazione!
Lea91, per aver seguito e recensito con dedizione.
AliDiPiume, col desiderio che tu non abbia smesso di sperare di vedere
questo capitolo.
Sakura03, con cui vorrei parlare.
ElderClaud, un mito ed una persona deliziosa.
Wiwo, simpaticissima <3
Himawari, miky, HyugaUchiha fan,Neji Hyuga Marty Torsy, miss England,
sabri92, Lucy369,
ed i seguenti che hanno messo la storia tra i preferiti:
1 - ElderClaud [Contatta]
2 - Hermione93 [Contatta]
3 - ki_chan [Contatta]
4 - LEA91 [Contatta]
5 - Lisa Kanzaki [Contatta]
6 - Miss England [Contatta]
7 - Neji Hyuga [Contatta]
8 - Sakura03 [Contatta]
9 - Selvy [Contatta]
10 - Talpina
Pensierosa [Contatta]
11 - tentennina [Contatta]
12 - Yumi_chan [Contatta]
Siete stati grandiosi!
Un bacio e, con ogni speranza, a presto.
Ah, al solito: RECENSITE anime pie!!! E che il destino sia con voi!
Costanza, aka Hinata Hyuuga.