dramione dania
Buonasera a tutte e a tutti!!
Dopo aver postato il secondo capitolo della mia fic I
martini non prendono il sole ho avuto un'idea tanto
potente da non poterla far aspettare.
Così sono fiera (mi piace così tanto che mi
permetto di essere altisonante xD) di presentarvi l'unico capitolo di
"La nostra tazza di tè", nata da una mia idea e scritto in
collaborazione con la mia amica
Giselle
Claire .
Buona lettura!
Un
bambino sempre solo.
Mai una
carezza.
Mai una
parola gentile.
I grandi
sempre indaffarati, sempre di cattivo umore.
Neanche
la fantasia riusciva a trasformare quella vecchia, grande casa in un
vascello di pirati o in un castello protetto da un feroce ippogrifo.
Risate,
urla allegre, neanche le lacrime rompevano quell'assordante
silenzio.
Draco
aveva smesso prima di cominciare ad attirare l'attenzione degli
altri.
Nessuno
lo avrebbe salutato con un sorriso.
Nessuno
lo avrebbe consolato se fosse caduto dalla scopa.
Nessuno
lo avrebbe coccolato prima di andare a dormire.
Per
i suoi primi undici anni visse nell'imponente Malfoy Manor cresciuto
dagli elfi domestici, osservato a distanza dall'ansiosa Narcissa
Black e studiato dall'irreprensibile Lucius Malfoy.
Il
rampollo dell'antica casata venne allevato, non educato o cresciuto,
dai genitori.
Il
biondo mangiamorte desiderava ardentemente che fosse un guerriero,
suo degno erede, e che entrasse al più presto fra le fila
dei
servitori dell'Oscuro Signore.
Fin
dalla tenera età sottopose il figlio a dure sessioni di
allenamento.
A qualsiasi ora, in qualunque luogo, alla presenza di chiunque Draco
veniva colpito da incantesimi verbali e non.
Doveva
diventare sempre più resistente, sempre più
forte. Sempre più
invulnerabile.
Narcissa
guardava pavida da dietro le tende del salotto. Il suo unico figlio
veniva trattato come carne da macello. Ma lei non poteva far altro
che pregare.
Trasgredire
a Lucius significava morire.
Draco
non si lamentò mai di quel gioco al massacro. Vedeva suo
padre
ammirato come un eroe, forte, privo di paura, insensibile al dolore.
Voleva
essere come lui.
Viveva
per vedere un'espressione di soddisfazione sul suo volto. Ma nulla
che faceva sembrava sufficiente.
Neanche
quando scrisse ai genitori che era stato smistato in Serpeverde, la
casa di Hogwarst che era sempre stata lodata a Malfoy Manor.
Ancora
una volta si sentiva di averlo deluso.
Meditò
spesso, durante le fredde notti nel dormitorio, se valesse la pena
restare in quella scuola.
Suo
padre l'aveva allenato per servire l'Oscuro Signore: non doveva
imparare altro.
Le
lezioni erano molto noiose, terribilmente ripetitive.
Vecchi
insegnanti ripetevano come una cantilena vecchie formule che quasi
nessuno usava più.
Lucius
gli aveva insegnato ciò che veramente serviva nella vita.
Tutti
però ascoltavano inermi, quasi pendessero dalle loro labbra.
Idioti.
Tutti
idioti, tranne una.
La
ragazza che per anni lo avrebbe innervosito ed eccitato.
Hermione
Granger.
Una
supponente ragazzina dai voluminosi e ricci capelli castani e dalla
costante parlantina.
Ad
ogni domanda del professore lei rispondeva correttamente.
Ad
ogni cambio del programma lei interveniva.
Sapeva
cosa era necessario imparassero. A cosa serviva ogni incantesimo,
ogni pozione.
Era
intelligente quasi quanto lui.
Per
anni provò ad avvicinarsi per parlarle.
Finalmente,
dopo anni di solitudine, qualcuno attirava la sua attenzione.
L'intera
popolazione di Hogwarst non avrebbe mai potuto compensare la mancanza
di umanità di quegli anni.
Erano
tutti estremamente noiosi, infantili.
Nessuno
era come lei.
Tuttavia
ogni suo approccio era stato fallimentare.
Ogni
parola un litigio, anche uno schiaffo.
Non
riusciva a parlarle senza farla infuriare.
Dannata
supponente egoista!
Credeva
che solo lei fosse arrabbiata?
Lei
che invece di cercare qualcuno alla sua altezza, qualcuno con cui
avere un rapporto umano degno d'interesse, continuava a frequentare
Potter e Weasley!
Un
egocentrico e un succube! Come poteva cadere così in basso
qualcuno
di tanto perfetto?
Addirittura
girava voce che si fosse messa assieme a quel pel di carota!
Un'autentica assurdità!
Fortunatamente
la politicamente corretta strategia di far unire le case
servì su un
piatto d'argento un'occasione più unica che rara.
La
McGranitt, professoressa che adorava la Granger, le diede il compito
di dare il buon esempio e preparare un progetto, abbastanza
complicato per gli altri idioti, che completasse il programma
dell'anno con l'altro brillante alunno, ovvero Draco.
Una
collaborazione, la loro, che avrebbe cominciato ad abbattere il tabù
della rivalità tra le case di Hogwarst.
La
Stanza delle Necessità fu teatro dell'incontro
più atteso
dell'adolescenza di entrambi.
Da
un lato l'introverso Draco Malfoy, che finalmente aveva trovato
qualcuno degno della sua attenzione.
Dall'altro
la migliore strega della sua generazione, Hermione Granger. Oppressa
dal peso del costante successo e dall'aspettativa di un progresso che
non voleva cercare.
Dopo
un'infanzia solitaria per via del dono della magia, ad Hogwarst
sperava di aver trovato una famiglia. Ma non ci era riuscita.
Nell'unica
cosa che le interessava davvero aveva fallito.
Harry
era fin troppo concentrato su un passato così tenebroso da
offuscargli il presente e il futuro.
Ron,
schiacciato dalla presenza di troppo fratelli, più belli,
più
intelligenti e più divertenti di lui, sperava di vivere
della luce
riflessa del bambino sopravvissuto.
Solo
Ginny, forse per solidarietà femminile, era l'unico punto di
contatto nel secondo mondo che l'aveva lasciata sola.
Rotto
il ghiaccio parlando, per la prima volta senza litigare, del progetto
su cui dovevano lavorare, i due parvero rilassarsi.
Si
scambiavano idee su ciò che leggevano e cercavano di trovare
un
nesso tra i numerosi libri che dovevano leggere.
Scappò
anche una risata per alcune tesi trattate tanto antiche da far
impallidire le loro vivaci menti.
Draco,
ammirato dal sorriso di lei, decise di far portare dalle cucine
qualcosa per una piccola pausa.
Lei
intimidita accettò.
Poco
dopo comparve su un tavolo vicino al loro un servizio di porcellana.
Due tazze, un vassoio con dei biscotti e una teiera fumante.
Il
tè.
Hermione
si commosse fino a singhiozzare. Draco, scioccato, la strinse a
sé,
timoroso che il suo gesto l'avesse offesa.
La
ragazza dopo qualche istante si riprese e gli spiegò il
malinteso.
L'ora
del tè era l'unico momento in cui lei e i suoi genitori
riuscivano a
comunicare, in cui erano una famiglia.
Erano
anni che non riuscivano a berlo insieme.
Voltandosi
verso di lui e sorridendo ammise che quella fosse la prima volta dopo
tanto tempo che sentiva di nuovo l'odore della bevanda.
Lui
sorrise felice e non poté trattenersi dal baciarla.
Lei,
dopo un istante di esitazione, rispose al bacio con passione.
Molti
incontri seguirono a quello.
A
tutti dicevano di andare a bere il tè con un'amica.
La
verità la sapevano solo loro.
Bevevano
una tazza di tè con la persona di cui erano innamorati fra
le
lenzuola di un letto disfatto.
La
loro storia proseguì per qualche mese fra fughe improvvise
all'insaputa di tutti, segreti, bugie e più libri da
consultare di
quanti necessitasse la ricerca.
Poi
cominciarono i problemi.
Blaise
Zabini, il migliore amico di Draco, li sorprese baciarsi in
corridoio.
Il
biondo temeva il peggio: tutta la società purosangue sapeva
del suo
matrimonio combinato, imminente per giunta, con la secondogenita dei
Greengrass. Se avesse rivelato la sua storia con la Granger ci
sarebbero stati parecchi problemi.
Nessuno
doveva sapere della Grifondoro. E, soprattutto, la riccia non doveva
sapere che lui fosse già promesso.
L'avrebbe
lasciato finché non avesse trovato una soluzione.
Sicuramente.
Ovviamente
avrebbe risolto quella questione assurda (nemmeno conosceva Astoria
Greengrass) ma serviva del tempo.
Lucius
cominciava a torchiarlo per entrare tra le fila dei mangiamorte, lo
voleva marchiare al più presto.
Draco
prendeva tempo e cercava di evitare di tornare a Malfoy Manor per le
vacanze.
Non
voleva più avere la vita che aveva suo padre.
Non
lo ammirava più.
Voleva
vivere con la Granger.
Voleva
il rumore, la luce, i colori, le risate dei bambini.
Sembrava
andare tutto bene fra loro.
Nonostante
l'enorme litigio che aveva avuto la riccia con Potter e Weasley, dopo
che questi li avevano visti uscire sorridenti dalla Stanza delle
Necessità, che aveva portato all'allontanamento definito dei
tre,
Hermione era contenta.
Finalmente
aveva trovato l'amore.
Qualcuno
con cui costruire una famiglia.
Infatti,
poco tempo prima aveva scoperto di essere incinta.
Non
era stato assolutamente programmato ma era felicissima. E pensava che
anche Draco lo fosse.
La
stava aspettando nella Stanza delle Necessità.
Era
il momento: gliel'avrebbe detto.
Ma
quando entrò vide la cosa peggiore che avesse mai potuto
immaginare.
Draco,
il ragazzo di cui si era innamorata, con cui voleva costruire una
famiglia, era nel letto, con cui avevano condiviso dei bellissimi
momenti, con Pansy Parkinson.
Con
le lacrime agli occhi e un urlo di orrore trattenuto si
portò una
mano al ventre.
Gli
sbraitò contro che voleva dirgli che era incinta. Come
poteva essere
andato con lei? Da quanto andava avanti?
Lui
tentò di andarle incontro ma svenì.
La
Parkinson sorrise malefica e le mostrò una fiala stretta fra
le
dita.
Si
era fidato di un'altra donna al punto da permetterle di avvelenarlo.
Come
poteva essere un padre qualcuno che non era abbastanza forte da farsi
valere con una persona del genere?
Se
ne andò con la vista offuscata dalle lacrime.
Era
definitivamente sola. Ancora.
Seguirono
settimane frenetiche.
Le
ultime lezioni, gli ultimi test.
E
il risultato di quel test, il più importante, che
l'assillava giorno
e notte.
Draco
sapeva che era incinta. Le aveva anche provato a parlarle, ma lei non
ne voleva sapere.
Ormai
non era più solo il bambino o la bambina ad essere un
argomento di
cui discutere, ma il loro rapporto.
Non
stavano più insieme, perché non si era dimostrato
l'uomo che
pensava che fosse. Di cui si era innamorata.
Non
doveva neanche più considerarsi il padre del bambino.
L'uomo
che l'aveva messa incinta era morto andando a letto con Pansy
Parkinson.
Purtroppo
però con sé stessa non poteva smettere di parlare.
Avere
dei figli era una cosa che aveva sempre sognato di fare. Una cosa
bellissima che voleva condividere con l'uomo che amava più
di
chiunque altro.
Però
in quel momento non era così. Non stava affatto vivendo il
suo
sogno.
Era
da sola con un test di gravidanza positivo.
Cosa
doveva fare?
Accettare
di avere un bambino e crescerlo da sola? Rinunciando, forse per
sempre, ad avere una famiglia tutta sua e unita?
Era
possibile, pensava, quale uomo accetterebbe di aiutarla a crescere un
bambino non suo a quell'età? E poi poteva innamorarsi di un
uomo che
non fosse Draco?
Era
assai probabile anche che non s'innamorasse mai più. E che
quella
fosse l'unica possibilità di avere un figlio o una figlia.
Le
idee le martellavano in testa. Era davvero confusa.
Neanche
l'unica persona rimasta accanto a lei per tutto il tempo, Ginny, le
riusciva a dare la giusta risposta a quel dilemma.
Un
giorno, poi, avvenne qualcosa che sbloccò la situazione.
Le
insistenze di Draco di parlare, di chiarire quello che era un immenso
e orribile equivoco arrivarono al culmine.
Nel
bel mezzo di una lezione venne chiamata in corridoio dalla McGranitt.
Accanto alla professoressa c'erano due auror che l'avrebbero portata
in tribunale.
Era
stata chiamata a testimoniare.
Stupita
seguì i due uomini.
L'immensa
struttura si manifestò davanti ai suoi occhi in una veste
insolita.
Era
piena di persone, accalcate per quello che si sussurrava fosse il
processo del secolo.
Alcuni
volti noti spiccavano tra i tanti sconosciuti.
Molti
membri dell'Ordine, qualche mangiamorte comparso sulla
“Gazzetta
del Profeta” e poi lui.
Draco.
Sedeva
a fianco ad un uomo di origine asiatica che la chiamò a
deporre come
testimone oculare.
Intimorita
e imbarazza si avvicinò alla sedia che le indicarono
cercando di
evitare lo sguardo del biondo.
Un
membro del tribunale le rivolse la parola cercando di spiegarle cosa
stesse accadendo.
Draco
Malfoy aveva citato in giudizio Pansy Parkinson e il padre Lucius per
averlo ingannato con un filtro d'amore, averlo costretto a ricevere
il marchio di Voldemort e a sposare Astoria Greengrass.
Lei
spalancò la bocca e lo guardò. Lui fiero le
sorrise dolcemente.
Stava
denunciando un gruppo di criminali, che avrebbero potuto far
scoppiare una guerra da un momento all'altro.
Li
stava fermando. Per loro tre.
Lei
rispose sinceramente a ogni domanda che le venne posta, sebbene
ricordare le facesse male. Sebbene gli ormoni le causarono qualche
lacrima.
A
vedere quelle scie liquide sulle guance della ragazza Draco
s'inalberò.
Il
processo si stava concludendo. Su tutte le brutte storie stavano
calando la giustizia a metter ordine e pace.
Si
sarebbe fatto perdonare.
Le
avrebbe spiegato.
Avrebbe
riconquistato lei e il loro bambino.
Tutto
si sarebbe rimesso a posto.
Parola
di Draco Malfoy.
Qualche
anno dopo...
Un
bellissimo giardino fuori dal centro abitato del mondo magico.
Un
bambino che correva urlando di pura gioia ai suoi amichetti.
Un
tavolo apparecchiato con caraffe di limonata e torta di cioccolato
servita nei piatti.
Adulti
che parlavano sorridenti dando di tanto in tanto un occhio alla
combricola.
Fra
loro anche una coppia innamoratasi con una tazza di tè,
sorridente
come allora.
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