-Sono innamorato di te Andy.- disse
Ashley e io non credei
alle mie orecchie. Sorrisi. In un attimo la mia felicità era
alle stelle, gli
presi il viso tra le mani e lo baciai, sorridendo ancora sulle sue
labbra.
Ricambiava e non potevo esserne più felice.
-Anch’io, davvero Ash.-
appoggiai la fronte alla sua e gli
strinsi la vita tra le mani.
Passammo la giornata fuori di casa, i
baci che ci demmo non
li seppi contare, le labbra di Ashley erano morbide, ma sottili ed era
davvero
bello baciarlo. Non riuscivo ancora a credere che ora io e lui stavamo
insieme.
Fu così che io e Ash
dovemmo uscire da quel regno di pace
che ci eravamo creati e tornare non solo a scuola, ma anche a fare le
prove
della band. Il giorno di ritorno alla realtà era stato
disastroso. Ashley non
c’era quando ero arrivato davanti a scuola e io mi
preoccupavo sempre più,
tenevo costantemente gli occhi puntati sulla porta nel caso avessi
scorto due
occhi color caramello. Nessun paio di occhi così caldi mi
trovarono e io,
deluso, me ne andai in classe. Vidi Ashley solo dopo il secondo
intervallo, ad
educazione fisica. Non mi venne incontro, ma sorrise e con la palla da
basket
tra le mani filò in campo dietro un Radke ghignante. Cosa
mi ero perso?
Non mi degnò di
un’occhiata durante la lezione e io ero deluso
da questo comportameno senza senso. Mi sentivo
una pezza calpestata. Sentii uno sprazzo di conversazione tra Ronnie e
il mio
ragazzo.
-Bravo Ash, lo lascerai stare?- disse
il più grande
stringendo il braccio del castano. Lui fece una smorfia di dolore e
scosse la
testa.
-No.- il moro fece scattare la mano e
Ashley cadde a terra.
-Sei morto.- disse e il ragazzo
colpito scattò verso la
porta uscendo dalla stanza.
-Andiamo
via, ora!- corremmo
fino ad arrivare nel cortile e ancora, fuori dal cancello della scuola.
Ashley
mi abbracciò subito dopo
essersi fermato, con ancora il fiatone che gli impediva di respirare
adeguatamente.
-Dovresti
lasciarmi andare,
Radke ti farà nero.- lui scosse la testa io sospirai e presi
ad accarezzargli i
capelli.
-Andiamo
a casa okay?- mi disse
e poco dopo eravamo sotto la pensilina del bus.
Ashley
stava rinunciando a tutto
per stare con me: la sua popolarità, i suoi amici. Mi
sentivo in colpa.
Tornammo a casa anche se avremmo dovuto avere ancora tre lezioni ed
Ashley
aveva anche gli allenamenti di basket, ma non pensai volesse andarci
dopo
essersi preso un pugno da Radke.
Il
padre di Ash aveva la
giornata libera quindi fummo costretti a nasconderci a casa mia. Nel
pomeriggio
avevamo le prove con CC, Jake e Jinxx. Li invitammo per pranzo,
nonostante il
castano continuasse a guadarmi malizioso.
-Ashley
vedo i tuoi sguardi da
dietro al muro.- dissi ridacchiando e lui venne in cucina a baciarmi.
Mi
appoggiai al tavolo e lasciai che mi baciasse, non so per quanto tempo
lo
facemmo, ma fummo interrotti dal suono del campanello che qualche
insistente
stava pigiando ripetutamente.
-Fatto,
ora posso andare ad
aprire ai cazzoni fuori da casa tua.- sorrise e seguii il movimeto
delle sue
labbra che si incurvavano sopra i suoi denti dritti. Ricambiai e lo
seguii alla
porta. L’allegria di Christian contagiò tutti
infatti dopo pranzo decidemmo di
parlare seriamente.
Dovevamo
scrivere un’altra
canzone e Jinxx aveva detto di conoscere un tipo di una certa casa
discografica. Erano pazzi, per Ashley, lui voleva far successo certo,
ma aveva
troppi dubbi e paure. Io invece ero sicuro che una canzone come
“I’m
Bulletproof” avrebbe convinto il suddetto tipo a darci una
mano nella nostra
ascesa. Chiudemmo la giornata provando due canzoni,
“Savior” e “Fallen Angel”
avevo scritto tutto di getto in queste due. Tutti i miei ricordi di
Miles, il
padre di Ashley, i suoi lividi e le sue labbra , le nostre stranezze,
il mio
amore per Ash e la musica, per i miei compagni di band ed amici.
Io
e
Ashley stemmo insieme fino a tarda sera poi lui dovette tornare a casa,
avevo
le labbra gonfie dai troppi, ma non per questo rifiutati, baci che mi
aveva
dato.
I
giorni passavano e io mi
sentivo sempre più opprimere da Ronnie. Mi aspettava davanti
alla palestra agli
allenamenti di basket e mi seguiva in bagno continuando a cantilenare
con la
voce che se non avessi fatto la lista di cose che aveva preparato per
me
avrebbe detto tutto a Bill. Avevo paura.
Quando
mi stufai di tutto
questo, accettai la sua richiesta, nascondendo a Andy la faccenda. il
moro era
sospettoso e faceva domande mirate, ma non rispondevo anche se mi
sentivo in
colpa.
Il
mio primo compito era andare
a ritirare i compiti da un Sophomore che “lavorava”
per Radke. Andai. Lui era
spaventato a morte, mi disse che l’aveva minacciato e io mi
sentii male per
quel ragazzino che probabilmente veniva chiuso negli armadietti e
buttato a
terra troppe volte in una giornata.
La
seconda volta che dovetti
fare qualcosa per Ronnie non ce la feci e mi presi un pugno,
più la ramanzina
di Andy che non mi aveva più lasciato solo un momento. Non
volevo mentirgli, ma
non volevo nemmeno metterlo in pericolo.
io
e il mio ormai ragazzo
avevamo iniziato a passare ogni weekend a casa sua. Io dormivo spesso
lì e Bill
non si faceva vedere per colpa del lavoro. Aveva trovato una compagna,
ma non
avevo chiesto chi fosse o da dove venisse. Una volta l’avevo
vista di sfuggita
ed era esattamente come la immaginavo: bionda, labbra e seno rifatto.
Qual’era
il suo nome? Kina forse, ma potrebbe essere stato anche Kristy o
Christina.
Ero
in camera di Andy, sul letto
in silenzio, lui aveva la testa appoggiata sul mio petto e io facevo
scorrere
le dita tra i suoi capelli, accarezzando la rasatura sui lati con le
dita. Ogni
tanto mi abbassavo e lo baciavo poi lui si alzò e si sedette
sul mio bacino.
-E-ehi!-
esclamai
accarezzandogli una guancia. –Questo spirito di
intraprendenza da dove viene?-
mi sorrise e riprendemmo a baciarci, lasciando che le nostre labbra si
lasciassero solo per riprendere fiato da quell’intreccio
bollente. Le mie mani
accarezzavano la base della sua
schiena,
che avevo liberato dalla t-shirt. Andy mi aveva tolto la maglia e con
le dita
passava sopra il tatuaggio, pizzicandomi ogni tanto.
Io
e Andy non avevamo fatto
ancora nulla, nessun tocco era andato più in là,
ma quel pomeriggio trovai la
pelle gelida del ragazzo così irresistibile e entrambi non
riuscimmo a
fermarci. Le mie mani lo avevano accarezzato e portato al piacere e lui
con
molto più imbarazzo aveva ricambiato finchè non
ci trovammo distesi in uno
strano intreccio di arti e coperte.
Il
mio telefono squillò.
-Chi
è?- dissi con la voce di
chi si era appena svegliato.
-Secondo
te chi è?- Ronnie.
-Cosa
vuoi?-
-Mi
servi per un lavoretto a
scuola, abbiamo deciso di sostituire i libri in biblioteca con qualcosa
di più…
istruttivo.- mi passai una mano sulla nuca e guardai Andy che
ricambiò il mio
sguardo, confuso. –Se non verrai il tuo ragazzo
avrà dei problemi, stanne
certo. A mezzanotte sotto casa tua. Conto su di te.- chiuse la chiamata
senza
darmi il tempo di rispondere.
-Chi
era?- chiese il ragazzo al
mio fianco, lasciandomi un bacio sul collo.
-Radke.-
Risposi sapendo che la
reazione di Andy sarebbe stata pessima.
-Cosa
voleva ancora? Ash tu non
puoi continuare a fare i suoi comodi. Ti farai del male.-
Gli
sorrisi e mi alzai,
recuperando i jeans che erano finiti a terra prima.
-Devo…insomma
Andy io ti amo,
non voglio che lui ti faccia del male.-
Il
ragazzo mi prese per mano e
si portò il palmo alle labbra, baciandolo. Chiuse gli occhi.
-Stai
attento, ti chiedo solo
questo. Torna qui dopo, per favore.- lo abbracciai di slancio, finendo
per
cadere sopra di lui, che era ancora steso a letto.
-Starò
attento, te lo prometto-
detto questo mi preparai e dopo aver baciato Andy uscii di casa.
Ronnie
mi aspettava davanti alla
macchina, mi sorrise, anche se sembrava un ghigno e io salii in
macchina
insieme al mio possibile aguzzino.
-Bene,
cosa dobbiamo fare?- il
ragazzo al mio fianco accelerò e imboccò la
strada per scuola.
-Domani
ci sarà una mostra in
biblioteca e voglio darli il meglio di Santa Monica.- disse indicando
un
borsone pieno di libri, immaginai. Non preannunciava nulla di buono.
Scendemmo
dalla macchina, Ronnie
prese la borsa e io corsi a scavalcare il muretto. Dopo che il moro mi
raggiunse cercammo un’entrata. Era la porta di emergenza, ma
era collegata alle
telecamere della stazione di polizia della città. Il ragazzo
mi passò del
nastro isolante nero e io, attento a non farmi vedere, ne appicicai due
pezzi
davanti alle due telecamere che coprivano l’ingresso. In quel momento mi fermai e
Ronnie si
avvicinò.
-So
che probabilmente non vuoi
che il tuo ragazzo non finisca male per questo devi aiutarmi. In un
libro là in
biblioteca c’è della cocaina che mi ha lasciato un
mio caro amico e..non vuoi
che il tuo nome, o quello di Andy venga fuori, vero?- scossi la testa e
seguii
il moro.
“sei
un criminale..” questo
urlava la mia testa. Una volta entrati un viso conosciuto ci accolse.
-Molly?-
lei mi guardò e si
passò una mano tra i lunghi capelli, ora colorati di un rosa
pallido. Ero
confuso.
-Ce
ne avete messo di tempo e
Ashley, caro, non hai portato il tuo ragazzo?-
-Pensavo
che tu e Andy foste
amici, mi sbagliavo, evidentemente.-
la
ragazza alzò un sopracciglio.
-Ti
sbagliavi molto, sono la
sorella adottiva di Ronnie e indovina chi gli ha detto che tu te la
spassavi
con il mio amichetto?-
Strinsi
i pugni e i denti, feci
per replicare, ma il ragazzo prese parola.
-Andiamo,
prima che si accorgano
delle telecamere.- andammo nella biblioteca. Era buia, ma Ronnie
tirò fuori tre
torce.
-Tu.
Disse indicando me –Andrai
alle vetrine sulla sinistra e cambierai i libri con questi.- disse
porgendomi
una borsa colma di tomi.
Erano
tutti volumi vecchi e
tutti parlavano di sesso o violenza, ne rimasi quasi disgustato.
Vidi
che anche Molly stava
iniziando a cambiare i libri, mentre Ronnie era sparito. Vidi una luce
da fuori
e mi sbrigai a sostituire i libri. Quando finii sentii la porta che si
apriva.
“Merda” pensai mentre mi abbassavo, cercando di
nascondermi. Delle voci, la
bibliotecaria e due poliziotti, la divisa sembrava quella.
Cercai
di andarmene, ma passai
di fianco ad una scrivania con una pila di libri in bilico
sull’angolo, la feci
cadere e di conseguenza mi
videro.
Corsi,
cercai di scappare e ce
la feci per un pelo, arrivai nel cortile e scavalcai, mi misi a
correre. La
macchina di Ronnie non c’era più, probabilmente
avevano programmato tutto i due
“Fratelli”. Corsi finchè non mi trovai
davanti casa mia, composi velocemente il
numero di Andy al telefono.
-Pronto..-
la voce assonnata del
mio ragazzo mi fece sorridere.
-Sono
vivo.- dissi passandomi
una mano sulla nuca leggermente bagnata dal sudore.
-Dio,
Ashley! Vengo giù,
aspetta.- mi bloccò, quasi gridando con la sua voce calda e
roca.
-No,
sai lì, riposati, io vado a
casa. Ti passo a prendere domani alle otto.- aspettai che desse una
risposta,
che fu affermativa e chiusi la chiamata.
Entrai
in casa, Bill era
addormentato sul divano e io stetti attento a non fare il minimo
rumore. Salii
in camera e mi spogliai. Solo in quel momento mi misi a pensare sul
serioa
quello che avevo fatto. Avevo sicuramente infranto molte leggi, avevo
aiutato
Ronnie a recuperare della droga e Molly era la sua sorellastra. Mi ero
messo in
pericolo ed ero stato minacciato. Cosa mi era passato per la testa?
Strofinai
le mani sugli occhi e
mi spogliai velocemente, volevo farmi una doccia prima di coricarmi. Mi
sentivo
sporco, come se quella serata mi avesse lasciato una patina di orrore
sulla
pelle. Strofinai la spugna un numero indicibile di volte poi andai a
letto,
sperando che gli occhi blu di Andy mi venissero a trovare durante la
notte.
La
sveglia suonò prima del
previsto, mi sembrava di non aver dormito. Mi bruciavano gli occhi ed
ero sicuro
che fossero striati di un rosso acceso. Mi vestii e uscii di casa,
intravedendo
Bill seduto al tavolo della cucina.
Andy
mi aspettava fuori dalla
porta, mi accolse con un sorriso ed un abbraccio. Fra le sue braccia mi
sentivo
a casa, la vera casa. Mi strinse forte per un po’ poi mi
lasciò un bacio sulla
testa e io alzai il viso per incontrare le sue labbra. Non so per
quanto stemmo
lì a baciarci, ma ci risvegliò la voce di sua
madre che ci diceva di andare a
scuola.
Facemmo
come ci aveva detto la
voce. Andammo a scuola, impallidii appena vidi una folla di ragazzi
attorno
all’entrata. La porta era sbarrata dai poliziotti che stavano
sopra i gradini
dell’entrata. Andy mi
guardò e mi prese
per mano. I nostri amici: CC, Jake e Jinxx ci raggiunsero dopo pochi
minuti.
Restammo in silenzio finchè Christian lo ruppe.
-Sono
entrati in Biblioteca,
c’era della droga, non sanno chi è stato.- mi
sentii mancare, i sensi di colpa
erano troppi. Mi avvolsi tra le braccia di Andy e lui prese ad
accarezzarmi la
nuca. –Una ragazza è stata accoltellata. Molly.-
Sbiancai, Andy mi guardò
interrogativo e io scossi la testa. Ronnie aveva accoltellato Molly ed
era
scappato con la droga?
Tornammo
a casa dopo un’ ora
circa, dove cercai di mantenermi a distanza dai poliziotti che avevano
fatto
alcune domande agli studenti.
Anche
Andy voleva delle
risposte, infatti appena mi chiusi la porta di camera sua alle spalle
lui
parlò.
-È
stato Radke vero?- io annui.
–Perché?-
-C’era
della droga e Andy, se lo
avessi saputo non sarei andato, ci hanno quasi preso.- dissi tutto di
un fiato.
–Non so cos’èsuccesso, sono andati via:
Ronnie e Molly. Sono scappati, non ho
guardato se Molly era ancora dentro. Mi ha ricattato, ha minacciato te.-
Stavo
tremando. Mi sentivo una
pezza. Il viso di Andy era scuro e sicuramente era arrabbiato, ma mi
lasciò un
bacio sulla fronte e scese in cucina, non lo seguii. Quando
tornò aveva fra le
mani due tazze di the, lo presi volentieri. Mi fece cenno di andare da
lui, sul
letto. Lo accontentai e mi sedetti, facendolo sedere tra le mie gambe.
-Non
approvo quello che hai
fatto, mi dispiace però Ashley. Ronnie è un
bastardo, dovrebbe morire per
quello che ha fatto, e ti ha ricattato. Dio, Ash. Ti amo, mi dispiace.-
finì la
frase sussurrando e io gli lasciai u bacio fra i capelli. Appena
finimmo il the
ripresi a baciarlo. Le sue labbra erano morbide e il piercing creava un
piacevole contrasto con il calore delle nostre bocche.
Ora
dovevamo aspettare che
Ronnie facesse un altro passo falso per farlo scoprire, non sarebbe
stato
facile.
Il
giorno seguente andammo a
trovare la ragazza in ospedale. La stanza di Molly era vuota, niente
palloncini
o fiori, asettica. La puzza di disinfettante era quasi fastidiosa.
Stava dormendo
e non osammo svegliarla. Le lasciai un biglietto di scuse sul comodino
e ce ne
andammo.
I
giorni passarono veloci, ma di
Ronnie neanche l’ombra, a scuola non veniva più.
Ne ero ossessionato, lo vedevo
ad ogni angolo. Andy mi stava vicino e mi rassicurava come poteva,
avevo paura
di diventare un peso per lui e cercavo di non lamentarmi. A noi due era
successo di rimanere da soli ancora qualche volta, in cui ci eravamo
spinti
ancora più in là. Il corpo di Andy era caldo,
sarei stato ore ad abbracciarlo ed
accarezzarlo. Eravamo arrivati a spogliarci completamente. Solo in quei
momenti
riuscivamo entrambi a dimenticare il mondo. C’eravamo solo
noi: Andy e il suo
respiro affannoso contro il mio orecchio, le sue mani che mi
stringevano i
bicipiti e mi pizzicavano la pelle sopra il tatuaggio. Mi aveva
confessato che
quel gesto era una sua mania, che adorava il mio “
Outlaw” e doveva tracciarne
i contorni come se le sue dita fossero calamitate da esso.
Attendevo
con impazienza il
giorno in cui Andy sarebbe stato mio,
solo
mio.
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