Revolution of life Capitolo VI
Ciao
a tutti! :3 Rieccomi con un nuovo capitolo corposo! Mi scuso in
anticipo se troverete alcune frasi in caratteri più piccoli, ma
non ho capito cosa è preso all'html e per quanto lo correggo
ritorna uguale a prima <.< Comunque.. Ringrazio tutti coloro che
hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite e soprattutto
invito abnormal a leggere attentamente per capire in che cosa sono
stata da lei ispirata! Buona lettura a tutti e, mi raccomando,
recensite!!!
Capitolo
VI
"Partenze..."
Palazzo
delle Tuileries
Maria
Antonietta avanzava in fretta lungo il corridoio tetro e freddo,
mentre il cuore le batteva forte nel petto e la mente cavalcava
selvaggia.
Finalmente
la buona sorte sembrava essersi ricordata di loro, finalmente uno
spiraglio di luce, seppur fioco, era comparso davanti a lei,
riscaldandola con i suoi raggi.
Era
tutto reale, o forse si trattava di un magnifico sogno da cui si
sarebbe risvegliata improvvisamente?
Inforcò
senza la minima esitazione la porta della stanza da letto e,
incurante del marito addormentato, spalancò le tende consunte,
dirigendosi a rapidi passi davanti allo specchio sporco.
Un
sorriso felice le adornava le labbra, formando quella fossetta che
tanto le piaceva e che un tempo era invidiata da ogni dama di corte.
“Siamo
salvi, lo so.. Deve essere così.. Lei.. Lei ci salverà, come sempre
ha fatto.. Oh sono così felice.. Così felice..”
Lacrime
trasparenti cominciarono a scenderle lungo le guance, ben presto
coperte dalle dita pallide.
Da
quanto non si sentiva così?
Le
pareva di essere tornata di nuovo giovane, di nuovo bambina.
Si
sentiva come quando rincorreva le farfalle nei giardini di
Schonbrunn, come quando nel lontano 1770, giunta
finalmente in Francia, aveva visto una figura longilinea cavalcare
accanto alla sua
carrozza
ed era rimasta incantata a guardarla...
Clop,
Clop, Clop
Il
passo regolare del cavallo era come una ninna nanna selvaggia che le
accarezzava le orecchie. Era giunta da poco in quella terra
straniera, ma già si era innamorata di quel paesaggio, a tratti
brullo, a tratti verdeggiante, che circondava la sontuosa carrozza
che la trasportava.
Non
era tuttavia il paesaggio ad attirarla maggiormente, quanto un
soldato, un meraviglioso soldato dai lunghi capelli dorati e dallo
sguardo azzurro come il cielo primaverile.
Era
rimasta tutto il tempo ad osservarlo, godendo della grazia e
dell'eleganza dei suoi movimenti, della serietà della sua
espressione, dei giochi di luce che i raggi del sole creavano
illuminando le sue medaglie.
Ne
aveva così tante, eppure pareva così giovane!
“Vostra
Altezza, siete piuttosto silenziosa, non è da voi..”
La
voce gentile della sua accompagnatrice le giunse alle orecchie come
se provenisse da un altro mondo.
“Io..
Oh.. Mi dispiace.. Devo essermi distratta..”
“Stavate
osservando il capitano Oscar, non è vero? E' così tremendamente
affascinante..”
La
donna si lasciò andare ad un sospiro estatico, al quale Maria
Antonietta non potè fare a meno di unirsi
“Avete
ragione.. Non ho mai visto un ragazzo così bello e delicato al tempo
stesso..”
“Un
ragazzo.. vostra Altezza?” la dama scosse appena la testa, prima di
abbandonarsi ad una risata, a stento contenuta dall'elegante quanto
laborioso ventaglio. “Allora non sapete.. Il comandante Oscar è
una donna! E' stata allevata da suo padre, il generale De Jarjayes,
come un ragazzo ed ora è il comandante delle guardie reali. Si
occuperà personalmente della vostra sicurezza, come siete fortunata!
Non sapete cosa darei per poterla avere intorno tutto il tempo!”
Maria
Antonietta spalancò le labbra a quelle parole e si portò una mano
alla guancia color pesca “Una donna, dite..? Che delusione..”
Il
russare rumoroso del marito la riportò bruscamente alla realtà.
Ricordava
ancora quell'emozione, quella sensazione che le aveva fatto contrarre
lo stomaco, quel giorno, e che la prendeva ogni volta che vedeva
Oscar.
Nulla
era cambiato nonostante gli anni trascorsi, anzi... l'affetto
che nutriva nei confronti del capitano era aumentato a dismisura,
alimentato dalla sua gentilezza, dalla sua devozione e dalla sua
lealtà.
Quanto
aveva sofferto quando si erano separate, quanto aveva sofferto quando
le avevano confidato la notizia della sua morte.
E
quanto era felice in quel momento, nonostante la difficile situazione
in cui si trovava!
“Oscar..
Quante altre volte mi salverai la vita? Quanto ancora dovrò
ringraziarti? Quanto forte ancora batterà il mio cuore alla tua
vista? Stamane mi hai sorriso, come mi sorridevi una volta, incurante
dei miei capelli, delle mie mani.. Mi hai stretto con forza e io mi
sono aggrappata a te come il naufrago alla sua zattera.. Oh Oscar..
Non sai quanto significa averti rivisto.. E' stato come una ventata
di giovinezza, un'immersione nei nostri ricordi.. E' stato come
tornare a Versailles, nella sala da ballo, e danzare sulle note del
Minuetto di Boccherini. Ricordi quanto ci piaceva?
Era
la nostra musica preferita...”
Un
altro russare la fece sobbalzare, quasi fosse stata una ladra colta
sul punto di rubare un gioiello.
Maria
Antonietta si portò una mano al petto e con un respiro profondo
cercò di calmare gli emozionati battiti del proprio cuore,
imponendosi di concentrarsi su quanto era necessario fare in quel
momento: svegliare suo marito e informarlo di tutto.
“Luigi..
Luigi! Svegliati, Luigi!” esclamò con voce perentoria,
avvicinandosi in fretta al letto.
“Il
lucchetto è troppo spesso, mastro fabbro, non vedete..?” bofonchiò
il marito per tutta risposta.
“Luigi!
Insomma!!” esclamò ancora Maria Antonietta, cercando di sovrastare il rumore
assordante e cominciando a scuotere
il marito
per le spalle senza la minima grazia.
A
quel gesto, il pover'uomo scattò a sedere, gli occhi ancora
semichiusi e i capelli arruffati
“Antonietta!
Cosa succede?”
“Ho
una splendida notizia da darti.. Una notizia magnifica..”
“Hai
ricevuto una lettera da tuo fratello?” tentò lui speranzoso,
piegando poi le labbra in una smorfia di disappunto quando lei scosse
la testa
“No,
ma una notizia altrettanto importante.. Oscar.. Oscar è venuta qui!”
“Oscar...?
Il comandante.. Oscar..?” ripetè il marito sconvolto, mentre le
labbra si piegavano per la seconda volta, assumendo un'espressione
perplessa.
“Lei
è viva! E ha organizzato la nostra fuga! Partiremo stanotte con i
bambini e ci salveremo da questo inferno!!”
“Fuga..?
Stanotte? Ma di cosa stai parlando? Sei impazzita? Non possiamo
fuggire.. Il popolo..”
“Il
popolo vuole la nostra morte, Luigi.. La nostra sconfitta non ha
placato l'anima dei rivoltosi più agguerriti... Oscar...”
“E
non hai pensato nemmeno un istante che potrebbe essere una trappola?”
la interruppe lui con voce tagliente, mozzandole il respiro.
“Una
trappola? Ma cosa stai dicendo, Luigi?”
“Mi
sembra di ricordare che il comandante Oscar ci ha tradito ed è
passata dalla parte dei ribelli. Non ricordi forse che la Bastiglia è
caduta grazie alla sua azione? E ora mi chiedi di seguire il suo
consiglio e di fuggire dalla mia città come un codardo? Tu forse hai
dimenticato il suo gesto disonorevole, ebbene, io no! Noi non ci
muoveremo da qui, nemmeno se il fantasma del mio caro nonno
comparisse davanti a noi!”
Maria
Antonietta scosse la testa, le mani prese da un fremito
incontrollabile
“No..
No Luigi, tu non capisci.. Lei.. Lei è sempre stata mia amica. Lei è
mia amica.. Non mi farebbe mai del male..”
“Lei
ti ha già fatto del male, Antonietta.. Ci ha abbandonato nel momento
del maggior bisogno e ora ritorna con chissà quali oscuri propositi!
Potrebbe essere agli ordini di Robespierre, non ci hai pensato? Forse
vuole consegnarci direttamente ai ribelli..”
“Tu
vaneggi.. Lei non farebbe mai..”
“SEI
TU CHE VANEGGI!” urlò Luigi, facendo rimbombare la voce nella
piccola stanza.
Maria
Antonietta rabbrividì e indietreggiò di un passo. Non aveva mai
visto il marito così risoluto, né l'aveva mai udito alzare la voce
contro di lei o contro chiunque.
“Antonietta,
ti prego, non capisci che è una follia..? Se pure Oscar ha davvero
intenzione di salvarci, come pensi che riuscirà nel suo intento?
Parigi è controllata, i confini sono controllati..”
“Io
mi fido di lei come di nessun altro.. Lei salverà le nostre vite e
con esse quelle dei nostri figli.. Non pensi a loro? Sono spaventati,
terrorizzati e io non resterò con le mani in mano, aspettando che
quelle bestie me li strappino via! Io devo proteggerli e se questo
significa abbandonare quel briciolo di dignità che mi è rimasta,
ebbene.. Lo farò senza rimorsi, né rimpianti, perché mia madre
l'avrebbe fatto per me..”
Luigi
XVI sospirò, alzandosi dal letto e raggiungendo la moglie che
intanto si era voltata di spalle
“Per
i nostri figli..?” domandò con voce sottile
“Per
i nostri figli, Luigi.. Te lo chiedo in nome dell'amore accecante che
nutro per loro.. Non voglio rivivere quello che ho vissuto con Louis
Joseph..”
L'uomo
si irrigidì al ricordo del figlioletto morto e sentì dissolvere
dentro di sé anche il più piccolo impeto battagliero.
“E
sia.. Ci fideremo di lei ancora una volta, ma sia chiaro.. E' solo
per la vita di Maria Teresa e di Louis Charles, non per altri
motivi..”
Maria
Antonietta si voltò parzialmente, gli occhi resi lucidi dalle
lacrime imminenti “Grazie.. Non te ne pentirai, te lo prometto.
Lei.. lei ci salverà ancora una volta come ha fatto in passato..”
Luigi
XVI sospirò, scuotendo
leggermente la testa “Prego che accada, altrimenti non ci sarà più
nulla a salvarci dalla morte..”
Base
ribelle
Robespierre
guardava i fatiscenti palazzi di Parigi in perfetto silenzio, le mani
conserte dietro la schiena e lo sguardo rilassato.
Era
in trepidante attesa, certo che prima o poi Oscar si sarebbe fatta
viva per annunciargli la riuscita della prima parte del suo
piano.
Curioso
quanto fosse stato facile portarla
dalla sua parte.
Era
bastato parlare della Francia e della morte presunta dei sovrani per
convincerla.. Non era affatto la persona che i ribelli avevano
idealizzato e inneggiato.
Era
debole e i deboli non avevano posto nella società florida
e forte che sarebbe nata sotto la sua guida.
Aveva
bisogno di uomini e donne senza scrupoli, pronti a sacrificare tutto
e tutti pur di andare avanti. Aveva bisogno di gente come lui, capaci
di scavalcare persino il proprio sangue o i propri amici pur di
emergere.
Nessuno
avrebbe scommesso su di lui un tempo, eppure eccolo lì, il leader
della rivoluzione, il padrone assoluto di Parigi.
"Robespierre!
Robespierre!" Una voce concitata lo distrasse dai suoi
pensieri.
"Cosa
succede, Michel?"
"Il
comandate Oscar è qui e chiede di vederti.."
Robespierre
mascherò
abilmente il suo ghigno dietro un'espressione falsamente incuriosita
e fece cenno all'uomo di farla entrare.
Oscar
inforcò
la soglia senza cerimonie,
squadrandolo con sguardo freddo prima di chiudersi la porta alle
spalle.
"Ebbene
comandante?"
"La
regina ha accettato. Stanotte saranno pronti a partire."
Robespierre
le rivolse un sorriso soddisfatto e battè
appena le mani "Eccellente,
davvero eccellente comandante. Sapevo di poter contare su di voi.
Ordunque è tutto sistemato, non vi resta che aspettare la notte e
recarvi lì. Riceverete mie istruzioni.."
"Un
momento, prego, robespierre" Oscar lo interruppe con voce
risoluta "ho accettato di portare a termine questa missione, è
vero, ma questo non mi rende uno dei vostri galoppini. Voi mi direte
tutto adesso. Non sono abituata ad agire senza avere prima un piano
ben congegnato."
Robespierre
sorrise "molto bene allora, comandante. Se è questo che
desiderate.." Si spostò di lato, appoggiando i polpastrelli al
tavolo alla sua destra e dispiegò
una mappa
"Questa
è Parigi, come vedete.. E qui.. Abbiamo
Meux (nota 1).
Qui vi aspetterà Jacques,
il mio contatto, che prenderà i sovrani e li porterà a Varennes,
dove rimarranno nascosti finché non si calmeranno le acque."
Oscar
rimase qualche momento in silenzio
"E
per quanto riguarda le guardie delle
Tuileries...?"
"Non
saranno un problema. Li conosco personalmente, non vi fermeranno.
Ubbidiscono ai miei ordini. Questi sono i vostri documenti di
viaggio" aprì
un cassetto ed estrasse alcune pergamene.
"Vi
fingerete il cocchiere della famiglia Korf.
Non
temete, la vera baronessa Korf si è trasferita oramai da diverso
tempo in Russia per motivi economici e nessuno si ricorda più né di
lei, né della sua famiglia, Avete
degli abiti da adattare per l'occasione?"
Oscar
annuì distrattamente, le dita che si muovevano lungo la mappa fino a
fermarsi su una piccola macchia d'inchiostro
"Questa
è una foresta, non è vero?"
Robespierre
allungò il collo e annuì
"non molto estesa, né intricata da quanto ricordo, conosco
quelle zone personalmente.."
"Non
mi piace.. Le foreste sono dei luoghi insidiosi, soprattutto in certe
occasioni. Non c'è un percorso alternativo..?" Socchiuse gli
occhi e una piccola strada attirò la sua attenzione "ecco..
Passeremo di qui, è molto più pianeggiante ed adatto ad un viaggio
in carrozza."
Robespierre
le rivolse un sorriso "come preferite, comandante. Siete voi lo
stratega tra di noi.."
Oscar
lo guardò per un lungo istante, per poi afferrare le pergamene e
dirigersi verso l'uscita
"Voi..
Avete pensato a cosa fare qualora venissimo scoperti?" Domandò
appena prima di aprire la porta
"Andrà
tutto bene, comandante, glielo assicuro. E qualora accadesse
qualcosa, parlerò io al popolo e gli spiegherò cosa è accaduto.
Non avete da temere nulla né per voi, né per la regina.. So che le
siete molto affezionata e che fareste di tutto per aiutarla, non è
vero?"
Oscar
si voltò e lo fulminò con lo sguardo "sono una persona leale,
robespierre, lo sono sempre stata e sempre lo sarò.."
"Abbiamo
un'altra cosa in comune allora, capitano. Prima o poi vi fiderete di
me, ve lo assicuro. Vi sto rendendo un enorme servigio.."
"Lo
spero, robespierre, altrimenti sarò pronta ad agire di conseguenza e
non sarebbe piacevole."
Robespierre
sogghignò
e le fece un cenno di saluto con il capo, guardandola finché non
svanì dietro la porta di legno scuro.
"Hai
sentito tutto?" Mormorò poi, voltando il viso verso la libreria
alla sua destra.
Si
sentì un leggero schiocco e il mobile si spostò, svelando la figura
minuta di
Saint-just.
"Naturalmente..
Dobbiamo modificare il piano?"
"Non
molto.. La foresta era il punto perfetto per il nostro assalto e lì
i ragazzi avrebbero
potuto cavarsela
anche da soli. Ma
adesso.. devi partire anche tu e occuparti della
questione..".
Saint-just
portò
indietro la testa e scoppiò
a ridere "finalmente un po' di azione!" esclamò,
estraendo un pugnale dalla cintura e cominciando a
giocherellarci
"Devi
ucciderla, hai capito? È un'occasione perfetta e non deve essere
sprecata. Lei è sola, senza Bernard né alain e ha il braccio fuori
uso. Non puoi fallire.."
Saint-just
sorrise e gli si avvicinò, accarezzandogli piano una guancia "max..
Io sono il tuo angelo della morte.. Sono nato per uccidere chiunque
tu voglia.."
Robespierre
socchiuse appena gli occhi e coprì la mano pallida dell'altro con la
propria, più grande e forte "ho la massima fiducia in te,
infatti. Presto, insieme saremo i re indiscussi di questa città e
della Francia intera.."
Saint-just
annuì e poggiò
le proprie labbra su quelle dell'altro in un rapido
bacio.
Robespierre
assecondò
quell'effusione per un lungo momento, prima di allontanarsi
leggermente "devi andare, hai molte cose da fare prima di
partire.."
Saint-just
mugolò appena, dirigendosi nuovamente verso il nascondiglio nella
libreria.
Aveva
già messo un piede all'interno, quando si voltò verso robespierre
"max.."
"Mmm..?"
"Sta
attento.."
Robespierre
annuì rassicurante e quando la libreria si richiuse, sussurrò
"sta
tu attento piuttosto, angelo mio... Va e torna vincitore.."
Rifugio
dei ribelli
Non
c'era altro rumore nella stanza fiocamente illuminata se non quello
della corsa dell'ago attraverso la stoffa.
Rosalie
sedeva su una delle polverose sedie di legno accanto al tavolo,
intenta a rammendare uno dei calzini di Bernard
“Come
sei brava a cucire mamma!"
La voce entusiasta della bambina fece piegare le labbra sottili di
Nicole in un luminoso sorriso.
"Appena
sarai più grande, lo insegnerò anche a te, piccolina mia.."
"Ma
io sono grande mamma, guarda!" La bambina si sistemò in piedi
sulla sedia e allungò
le braccia verso l'alto "non vedi come sono alta?"
Il
sorriso di Nicole si trasformò in una risata alla vista della figlia
e della sua espressione risoluta "sei davvero un gigante! Ma
vedi, rosalie, per certe cose serve esperienza, pazienza e tanta
buona volontà.."
"Ma
tu dici sempre che io sono la bambina più votenterosa del
quartiere!"
"Volenterosa,
Rosalie.." La corresse con un sorriso Nicole, guadagnandosi uno
sguardo imbronciato.
"Votenterosa
sì, come ho detto io!" Insistè rosalie, sistemando le manine
sul tavolo scheggiato "se mi insegni, mamma, ti aiuterò e non
dovrai sempre fare tardi la sera! Lo so che rimani sveglia per poter
cucire sempre e comprare tante cose buone per me e
Jeanne.
Non voglio che ti stanchi tanto!"
Nicole
rivolse un sorriso affettuoso alla bambina e le accarezzò piano una
guancia "come farei senza la tua bontà, piccola rosalie? Vieni
qui allora, ti faccio vedere.."
Spostò
leggermente la stoffa e riprese a cucire più lentamente, in modo che
la bambina potesse osservare i suoi movimenti "prima su, poi
giù.. Prima su e poi giù. Prima su e poi giù e il buchetto non c'è
più!" Canticchiò,
facendo battere le mani alla piccola rosalie, che subito ripetè
felice
"Prima
su e poi giù, prima su e poi giù, prima su e poi giù e il buchetto
non c'è più!"
Rosalie
si riscosse da quei felici ricordi a malincuore.
Quanto
tempo era trascorso da quei giorni difficili, ma
che a lei parevano
così spensierati?
Quanto
tempo era trascorso dall'ultima volta che aveva abbracciato sua
madre?
La
figura dell'esile e al tempo stesso battagliera donna comparve vivida
davanti ai suoi occhi, rendendoli immediatamente lucidi.
"Mi
manchi così tanto, mamma. Soprattutto in momenti come questi. Tu
sapresti consigliarmi e dirmi ciò che è meglio per me. Mi
abbracceresti e io mi nasconderei nel tuo petto per dimenticare ogni
tristezza.. Oh mamma, se solo potessi confidare a qualcuno i tormenti
del mio cuore.. Ho così tanta paura.. Per Oscar, per me, per il
nostro futuro, per questo domani così incerto e terribile!! Sono
così confusa, così preoccupata.. Chissà cosa penseresti di me..
Avevi così tanti progetti.. Sognavi che sarei diventata una persona
importante, che avrei sposato un uomo buono e gentile quando mi fossi
innamorata.. Oh mamma.. Adesso sono innamorata come mai pensavo di
esserlo, ma di lei.. Di
lei che quando mi guarda mi fa impazzire..
Di
lei che riempie ogni mio singolo pensiero, ogni mia emozione.. Di lei
così sfuggente e così misteriosa. Di lei che è fuggita via senza
avere il coraggio di sostenere il mio sguardo. Non
era mai accaduto prima... Cosa voleva dirmi e cosa ha tenuto celato
nel suo cuore? I suoi occhi, seppur per un breve momento, mi hanno
parlato. Ho visto la luce, la fiamma che li animavano.. Se solo
potessi essere certa, se solo potessi essere sicura che ciò che ho
visto è ciò che è e non ciò che il mio cuore spera che sia.. Mi
ero ripromessa di espormi, di dirle tutto ciò che provo per lei, ma
è
inutile.. Ho troppa paura, troppa paura di sbagliare, troppa paura di
stare vivendo un'illusione, troppa paura di perderla... Se solo fossi
più coraggiosa, se solo fossi più simile a te, mamma.. Tu eri così
forte, mentre io così debole.. Non so fare altro che piangere.. Non
sono stata nemmeno capace di convincerla a non partire stanotte..
Già, stanotte.. Se solo ci penso tremo di terrore.. Come
potrà affrontare un così grande pericolo..? È sola, è ferita..
Cosa accadrebbe se la attaccassero? No, non posso
pensarci, non posso accettarlo.. Io..
Io devo fare qualcosa.. Io.. Io.. Io devo
andare con lei! Sì,
non c'è altro modo.. Partirò anch'io.. Non
mi importa cosa mi dirà, non
mi importa se
si arrabbierà.. Io devo farlo..
Devo aiutarla.. In un modo o nell'altro.."
Il
grattare della porta la fece sobbalzare e per poco l'ago non le punse
il dito.
Oscar
entrò stancamente in casa, quasi trascinando i piedi, il viso più
pallido che mai.
"Ciao
rosalie.." mormorò, rivolgendole un sorriso.
"Monsieur
Oscar! Per fortuna siete già tornata a casa! Temevo che Robespierre
vi trattenesse troppo a lungo! Avete bisogno di riposo, nelle vostre
condizioni.."
"Mi
sento bene, rosalie, non temere.. Devo solo.. Riposare un po'.."
ebbe
solo il tempo di rispondere Oscar prima di barcollare sul
posto.
"Monsieur
Oscar!” esclamò
Rosalie preoccupata, affrettandosi ad affiancarla e ad accompagnarla
verso la sua sedia.
Tremava
di freddo e, con enorme probabilità, aveva anche la febbre.
“Non
dovete assolutamente muovervi.. Siete già così debole e ora
tremate.. Non potete partire, non stanotte, bisogna avvisare gli
altri, il piano..”
“Il
piano non verrà modificato e io partirò stanotte..” la voce di
Oscar era gelida quasi quanto le dita che si erano strette intorno al
polso di Rosalie in una morsa glaciale.
“Non
avremo un'altra possibilità e non sarà un po' di freddo a
fermarmi..”
Rosalie
scosse lentamente la testa, agitando la mano per liberarsi dalla
stretta dell'altra.
“Consentitemi
perlomeno di prepararvi qualcosa di caldo o gelerete su quella sedia”
mormorò, dandole le spalle e dirigendosi dall'altro lato della
stanza.
Oscar
sospirò, massaggiandosi lentamente la radice del naso, mentre un
rauco colpo di tosse le piegava le spalle.
Si
sentiva malissimo, era vero, ma non poteva tirarsi indietro, non dopo
essere riuscita a convincere la regina, non dopo aver organizzato
ogni cosa.
Allungò
le gambe per dare un po' di sollievo alla sua schiena dolorante e
socchiuse gli occhi, cullata dai rumori soffusi che Rosalie stava
producendo.
Faceva
freddo, tanto freddo e la neve, nonostante avesse già coperto il
paesaggio circostante, continuava a cadere.
Oscar
strinse le spalle nel sottile mantello e si guardò intorno.
Non
c'era nulla, tranne lei e la neve.
Cos'era
quel posto? E, soprattutto, perché si trovava lì?
Non
ricordava nemmeno come vi fosse arrivata.
Era
sul punto di iniziare a camminare, quanto meno per scaldarsi i piedi
intirizziti, quando un urlo soffocato, proveniente dalle sue spalle,
attirò la sua attenzione.
Oscar
si voltò in fretta, appena in tempo per vedere due figure poco
distanti, una più alta dell'altra, che sembravano discutere
animatamente.
Chi
erano..? Perchè erano in quel posto dimenticato?
“Monsieur
Oscar!!” il grido terrorizzato della più piccola ebbe il potere di
paralizzarle il cuore.
Rosalie..
Solo Rosalie la chiamava in quel modo..
“Rosalie!
Rosalie!”
Oscar
scattò in una folle corsa, totalmente dimentica del freddo
pungente,il cuore che le batteva furiosamente nel petto.
“Oscar!”
gridò nuovamente Rosalie, mentre l'altra figura la afferrava per i
polsi e li teneva sollevati davanti a sé.
“Non
toccarla! Lasciala stare!” ringhiò Oscar furiosa, accelerando
l'andatura.
Erano
così vicini, eppure sembravano tanto distanti..
“Chi
sei? Abbi il coraggio di mostrarti!”
La
figura sconosciuta scosse lentamente la testa e altrettanto
lentamente sollevò il capo.
Portava
una maschera, una maschera inquietante: aveva il fondo grigio e su di
esso era dipinta un'espressione talmente innaturale da far tremare
Oscar di paura.
“Chi..
Chi sei tu..?”
“Monsieur
Oscar! Monsieur Oscar!” la voce dolce di Rosalie le parve potente
quanto un tuono.
“Rosalie!”
esclamò trasognata, rabbrividendo sulla sedia e agitandosi appena.
“Perdonatemi
se vi ho svegliata, ma è un peccato farlo raffreddare..”
Oscar
allungò il collo curiosa e alla vista del liquido ambrato non potè
fare a meno di spalancare gli occhi.
“Non
posso crederci.. E' quello che penso io..?”
Rosalie
sorrise e annuì contenta “E' thè.. Ero sicura di farvi felice..”
Oscar
lo afferrò immediatamente, portando la tazza vicino al viso per
godere di quell'odore forte che da troppo tempo non percepiva.
“Come
hai fatto a trovarlo? E' rarissimo di questi tempi..”
“E'
stato il destino a volerlo.. Una signora me l'ha regalato per
ringraziarmi di averla aiutata a curare il suo bimbo malato. Penso
che fosse la cosa più preziosa che possedesse..”
Oscar
le sorrise, prima di assaporare la bevanda e socchiudere gli occhi
“Non
ricordo nemmeno l'ultima volta che l'ho bevuto.. Non sai quanto mi
hai reso felice..”
“Ne
ero certa.. So quanto vi piace. Vi sentite meglio?”
“Mi
sento rinata, è diverso.. Ne vuoi un po' anche tu?”
Rosalie
annuì e, allungate le mani, si beò della leggera carezza che le
regalarono le dita di Oscar nel passarle la tazza.
Rimasero
qualche minuto in silenzio, Oscar con gli occhi socchiusi e un
sorriso accennato e Rosalie che beveva, godendosi la vista dell'altra
finalmente tranquilla.
Fu
proprio lei a rompere la calma della stanza.
“Ho
preso una decisione, monsieur Oscar..”
“Una
decisione..? Riguardo a cosa..?”
“Stanotte
verrò con voi e vi accompagnerò per tutto il viaggio..”
A
quelle parole il sorriso di Oscar svanì, sostituito da
un'espressione di pura disapprovazione
“E'
fuori discussione. Tu rimarrai qui al rifugio e alcuni ragazzi
guarderanno la casa. Mi sembrava di essere stata chiara.”
“Lo
siete stata, infatti, ma io non sono affatto d'accordo.”
“Non
sei d'accordo? E pensi che io sia d'accordo a farti venire con me?”
“Non
importa, perché verrò ugualmente, anche a costo di attaccarmi alle
vostre caviglie..”
Oscar
scosse la testa e si sollevò in piedi “Tu non verrai, è troppo
pericoloso e io non permetterò che tu..”
“Io
verrò, perché non posso sopportare il pensiero di perdervi ancora!”
l'urlo
di Rosalie riempì la stanza intera, facendola poi ripiombare in un
silenzio assordante.
“Rosalie...”
"No!
Non dite altro! Nulla di quello che direte mi potrà convincere del
contrario!"
"Ma
non pensi ai rischi? Non posso permettere che ti accada qualcosa, non
lo capisci?"
Rosalie
a quella frase sollevò il capo, gli occhi lucidi di lacrime e di
determinazione "se non mi portate con voi, morirò di paura al
pensiero che possa capitarvi qualcosa. Siete già morta una volta,
non posso sopportare che accada ancora.."
Oscar
non disse nulla, ma voltò il viso, incapace di sostenere lo sguardo
risoluto dell'altra.
Perché?
Perché le stava chiedendo una cosa così difficile?
E
perché lei non riusciva ad imporsi davanti a quegli occhi?
Il
cuore le batteva talmente forte da farle male e le mani le tremavano
per l'emozione. Non doveva voltarsi, non doveva guardarla,
altrimenti, sapeva, lei avrebbe letto nei suoi occhi tutto l'amore
che a stento il suo cuore stava cercando di trattenere.
"Monsieur
Oscar.." La leggera carezza che rosalie le deposito' sul polso
non fece altro che aumentare i suoi brividi.
"Vi
prego.."
"E
sia.. Ma sappi che se lo faccio è solo perché non posso sopportare
di farti soffrire." mormorò Oscar senza voltarsi, agitando
appena la mano per liberarsi dalla presa dell'altra.
Rosalie
non rispose, mentre un sorriso felice le incurvava le labbra.
"Monsieur
oscar, io.." cominciò, ma la voce secca e quasi aspra di Oscar
la
interruppe bruscamente "Sbrighiamoci, c'è molto da preparare e
ben poco
tempo
da gestire.."
Place
de le Revolution, quella notte
Il
palazzo delle Tuileries si stagliava imponente e silenzioso di fronte
a lei.
Non
c'era nulla, in quella calma apparente, che lasciava presagire quello
che di lì a poco sarebbe avvenuto.
Mancava
poco, ormai, all'ora stabilita e Oscar si stupiva di essere riuscita
a preparare tutto in tempo.
Mentre
Rosalie si era occupata di trovare degli abiti consoni al loro
travestimento, infatti, lei aveva trascorso gran parte del pomeriggio
nei pressi del palazzo delle Tuilereis, per studiare con minuzia i
movimenti delle guardie all'interno dei giardini.
Con
suo enorme sollievo aveva scoperto che si muovevano in gruppi di due
o di tre, compiendo costantemente lo stesso giro intorno al perimetro
della struttura, per poi aprirsi ad arco in prossimità della fontana
principale e tornare sui loro passi.
Con
la giusta tempistica e una buona dose di fortuna sarebbe riuscita ad
entrare nel palazzo senza farsi vedere da nessuno.
Sebbene
Robespierre le avesse assicurato che le guardie non avrebbero osato
contravvenire ai suoi ordini, infatti, Oscar si fidava ben poco delle
sue parole.
“Sarò
io ad entrare nel palazzo di nascosto, mentre tu mi aspetterai con la
carrozza nel luogo stabilito, uno degli uomini di Robespierre ti
accompagnerà a destinazione..”
“Entrare
nel palazzo di nascosto? Ma, Monsieur Oscar, non capisco.. Che
bisogno c'è di entrare di nascosto quando le guardie non faranno
alcuna opposizione..? L'ha detto lui stesso che...”
“Non
mi fido di quello che dice quell'uomo. Avrò accettato la missione,
ma non sono stupida al punto tale da prendere per oro colato ogni sua
parola, Rosalie..
Svelta,
preparati e recati in Rue de l'Universitè. In base agli accordi ti
staranno già aspettando..”
L'espressione
coraggiosa che Rosalie le aveva rivolto si mostrava ancora vivida di
fronte ai suoi occhi stanchi.
“Rosalie..
Così piccola e fragile, eppure così risoluta e determinata.. A
volte credo di conoscerti, altre volte mi rendo conto di non
conoscerti affatto.. Se penso a com'eri quando sei giunta al mio
palazzo e a come sei diventata quasi non ci credo.. Sei cresciuta
così tanto che quasi mi spaventi.. Non avrei mai, mai voluto
portarti con me.. Tremo solo al pensiero di quello che potrebbe
capitarti, ma al tempo stesso so che avrei sofferto enormemente
sapendoti lontana da me.. Mai come stanotte credo di aver bisogno
della tua forza..”
In
lontananza un campanile battè le ore.
“Mezzanotte
meno un quarto, è il momento..”
Oscar
raddrizzò le spalle e, dopo essersi sistemata meglio il cappuccio
sul capo, silenziosa come un'ombra uscì dal cantuccio nel quale era
rimasta nascosta, dirigendosi in fretta verso la propria
destinazione.
Palazzo
delle Tuileries, camera da letto
Maria
Antonietta sedeva davanti al solito specchio, all'apparenza calma e
tranquilla più delle altre sere.
Il
suo cuore, tuttavia, fremeva di eccitazione al pensiero che di lì a
poco Oscar sarebbe arrivata per condurli verso la libertà e la
salvezza.
“Oh
Oscar.. Non sai quanto desidero vederti adesso.. Sono così felice,
ma allo stesso tempo così preoccupata. Andrà tutto bene, non è
vero..? Oh.. ma certo che andrà tutto bene se ci sei tu accanto a
noi.. Oscar, oh Oscar.. Quando arriverai..? Non attendo altri che te,
seduta in questa fredda stanza..”
Inconsapevolmente,
le esili dita della mano destra corsero verso la manica sinistra
dell'abito ormai consunto e ne estrassero una piuma, una singola
piuma bianca che ancora riluceva, perfetta nella sua semplicità,
alla luce della candela ormai morente.
Maria
Antonietta sorrise, avvicinando la piuma al volto e socchiudendo gli
occhi, mentre il ricordo del giorno felice in cui aveva preso quel
piccolo oggetto, le pervadeva l'anima.
“Buon
compleanno, maestà!"
"Tanti
cari auguri, vostra altezza!"
Quelle
esclamazioni avevano riempito i lunghi corridoi della reggia sin
dalla mattina presto, riempiendo
di gioia il cuore di Maria Antonietta.
Era
il 2
novembre ed era il suo compleanno.
Lo
aspettava da più di una settimana ormai e giorno dopo giorno aveva
vessato suo marito per scoprire in anticipo quali regali avrebbe
ricevuto e quali sorprese sarebbero state organizzate
in suo onore. Era riuscita a scoprire quasi tutto ciò che
desiderava, visto che il pover'uomo, suo malgrado, aveva dovuto
gettare la spugna e raccontarle quello che sapeva del ballo, dei
fuochi d'artificio e dei musici che sarebbero giunti direttamente
dall'Italia solo per lei, tuttavia..
Tuttavia
c'era qualcosa di quel giorno che ancora non conosceva e moriva dalla
voglia di scoprire.
Sebbene
fosse ormai giunta la sera, infatti, ancora non sapeva quale sarebbe
stato il regalo di Oscar.. Il biondo comandante l'aveva ormai
abituata al fatto di ricevere un piccolo pensiero da parte sua in
occasione del suo compleanno. Non
erano regali costosi, né fastosi, ovviamente, ma preziosi e
riservati come lei: dei
dolcetti fatti in casa dalla nonna di andré, dei ricami creati
da madame de jarjayes e una volta un
libro di poesie talmente bello da aver catturato persino lei che mai
aveva amato la lettura.
"Avete
visto il comandante Oscar quest 'oggi?" la sua voce ruppe il
silenzio della stanza, facendo trasalire la cameriera che la stava
aiutando negli ultimi preparativi per il ballo imminente.
"No,
altezza, ma ho sentito dire che è stata molto occupata per la parata
che si terrà domani in onore delle vostre maestà.."
"Capisco..
Molto bene, qui abbiamo finito. Puoi andare.."
"Sì
maestà.." Mormorò la giovane, congedandosi con un
inchino
Maria
Antonietta sospiro' e lentamente si alzò in piedi, dirigendosi con
calma attraverso il corridoio che portava al salone degli specchi, un
solo pensiero a riempirle la mente
"Oscar non ha trovato nemmeno il tempo di farmi gli auguri..
Non
era mai capitato prima.."
Incredibile
come quella semplice constatazione le avesse tolto l'entusiasmo che
solitamente l'accompagnava prima di ogni ballo.
"Sua
altezza reale, la regina Maria Antonietta!"
La
voce del ciambellano la fece sobbalzare, mentre
la calda luce dei lampadari di cristallo la costringeva a socchiudere
gli occhi
"Altezza
reale.."
"Vostra
grazia.."
"I
nostri migliori auguri.."
Maria
Antonietta si premurò di regalare un sorriso ad ognuno di quei visi
adoranti prima
di lasciarsi
andare ad un sospiro: sempre le stesse frasi, sempre le stesse facce,
sempre la stessa routine.
"Forse
non è stata poi una buona idea farmi raccontare ogni cosa da Luigi..
Per colpa della mia curiosità non avrò alcuna sorpresa stasera.."
pensò delusa, avvicinandosi all'enorme buffet di fronte a lei.
Fu
un improvviso brusio alle sue spalle però ad attirare la sua
attenzione.
Incuriosita,
si voltò immediatamente e quello che vide le fece battere
il cuore
per
l'emozione.
Non
molto distante da lei, bellissima ed altera, se ne stava Oscar in
alta uniforme:
il
tessuto bianco le aderiva perfettamente al corpo esile e longilineo,
facendo risaltare le spalle larghe, mentre i capelli biondi parevano
fatti di oro puro
paragonati
all'argento delle medaglie.
Maria
Antonietta spalancò le labbra e le mani le tremarono tanto da far
oscillare pericolosamente il bicchiere di finissimo cristallo colmo
di vino.
Oscar
la stava osservando, il solito sorriso tranquillo ad incorniciarle le
labbra.
Da
quando i suoi occhi erano diventati così magnetici..?
Da
quando il suo viso era divenuto così perfetto da sembrare irreale..?
Stava
forse sognando o era tutto vero?
“I
miei omaggi, vostra Maestà. Vi porgo i miei più sinceri e
affettuosi auguri di un felice compleanno.” la voce seria ed
impostata di Oscar, inginocchiata
di fronte a lei,
la riportò bruscamente alla realtà.
Maria
Antonietta le sorrise, iniziando a sventolare il ventaglio per
calmare l'inspiegabile quanto irrefrenabile tremore alle mani
“Comandante
Oscar, finalmente vi vedo e per giunta in alta uniforme! Temevo vi
foste dimenticato di me, non siete venuto a salutarmi stamane come
vostra abitudine. Attendevo con ansia i vostri auguri..”
“E
il mio regalo, presumo..” aggiunse Oscar scherzosamente, facendo
ridacchiare l'altra.
“Precisamente,
comandante. Devo dedurre che la sorpresa che ho provato vedendovi qui
per danzare possa essere considerato un regalo sufficiente?”
“Non
esattamente, vostra Altezza. Vedete, se sono qui stasera è solo ed
esclusivamente per una ragione..”
“Non
mi dite.. Avete già scelto la fortunata dama che vi accompagnerà
nelle danze?”
“Naturalmente,
maestà... Quella
dama.. siete voi..”
Per
un attimo tutto intorno a lei svanì.
Voleva..
Voleva danzare con lei..? Era questo, dunque, il suo regalo?
“Mi
concedereste l'onore di danzare con me..?”
Maria
Antonietta non rispose, limitandosi ad osservare la mano guantata
dell'altra allungarsi verso di lei, le guance rosse come due
ciliegie.
“Io..
Io ne sarei enormemente felice..”
I
ricordi svanirono così come erano giunti.
Era
stata una serata magica, talmente indimenticabile da rimanere
indelebile nella sua mente. Aveva danzato con Oscar per tutto il
tempo, si era stretta a lei come mai era successo, l'aveva guardata
negli occhi così a lungo da aver imparato a memoria ogni sfumatura
di quel meraviglioso blu e alla fine della festa, senza nemmeno
sapere cosa stava facendo, le aveva rubato quella piuma dal cappello,
quella stessa medesima piuma che in quel momento stava stringendo al
petto come il tesoro più prezioso che possedeva.
“Antonietta..
Antonietta!” la voce ovattata di suo marito, proveniente dall'altra
stanza, la fece rabbrividire, costringendola a riporre in fretta il
piccolo oggetto
“Cosa
succede, Luigi?”
“Antonietta,
sbrigati, Oscar è qui, è ora!”
Nota
1: Meux. Come ho già spiegato nel capitolo precedente, non ho
rispettato i reali eventi storici legati alla fuga di Varennes.
Difatti la città di Meux era effettivamente presente nel tragitto
originale, ma non so se mai si sono fermati lì xD Senza contare poi
che nella mia storia Varennes è la meta finale, mentre nella storia
la loro destinazione era Montmeady
e
l'episodio è noto come fuga di Varennes semplicemente perché i
sovrani furono catturati a Varennes!
Per
ulteriori delucidazioni, vi invito a leggere la nota 2 del capitolo
5!
|