Il
cinguettio degli uccellini lo risvegliò gradualmente mentre
il sole faceva
capolino dalle montagne.
La prima
cosa che riuscì a pensare era che la testa gli doleva da
morire. Dio, quanto
aveva bevuto?
Rimase
sdraiato a terra, respirando piano l’odore
dell’erba fresca sotto di sé,
cercando di rilassarsi, invano.
Aveva
bisogno di una sigaretta.
Maledizione
a Usop che gli aveva incenerito l’ultimo pacchetto la sera
prima gettandolo,
per sbaglio a suo dire, nel falò.
Aveva pure
cercato di scusarsi inventando una stupida storia! Figuriamoci se lui
si era
dimenticato davvero le sue sigarette sopra la legna accatastata pronta
per la
brace!
Non lo
aveva malmenato solo perché non riusciva a prenderlo! Quello
scemo aveva
imparato tecniche sopraffine nei due anni di separazione, ma non
ricordava che
lo sdoppiamento fosse tra quelle. Aveva cercato di acciuffarlo, ma la
sua
faccia continuava a raddoppiare e a ruotare in circolo. Che razza di
tecnica
era???
Ricordava
solo di essersi arreso e di aver avvertito sapore di terra umida in
bocca, poi
più nulla, fino ad ora.
“Buongiorno
bell’addormentato!” riuscì ad aprire
mezzo occhio, giusto per riuscire a
scorgere l’oggetto dei suoi pensieri: Usop stava in piedi
sopra di lui,
coprendogli il sole, con quella che sembrava una tazza di fumante
caffè in
mano.
“Come ti
senti?” con un tono cauto, il cecchino gli si sedette
accanto, con un tonfo
secco.
Sanji si
alzò a sedere con fatica. “Come se mi fosse
passato sopra il Puffing Tom.”
“Questo
dovrebbe aiutarti, allora.”
Mise a
fuoco la tazza di caffè e l’accettò
debolmente, con gratitudine.
Ancora
assonnato, notò in fronte a lui i resti del falò
della sera prima.
Il russare
inconfondibile di Franky, poco lontano da lui, aveva trovato un degno
rivale in
quello di Bartolomeo. Profondamente addormentato e completamente ignaro
di
avere il sedere del carpentiere a due centimetri dal viso.
Individuò
subito anche Smoker e Kobi. Svettavano chiaramente tra tutti i marine
dormienti
che riusciva a scorgere. Il primo per la serie di nuvolette di fumo che
produceva anche da addormentato, il secondo perché aveva il
vizio di borbottare
nel sonno. Credo stia sognando delle
ciambelle giganti…
Lo stomaco
brontolava, ma non ci badò più di tanto. Prima
doveva far smettere alla testa
di vorticare furiosamente.
“Forse non
ricordi molto, ma hai dato il peggio di te, ieri
sera…” Mormorò naso lungo.
Le membra
avrebbero mai smesso di dolergli così tanto..?
“Li hai
visti, ok… ho anche compreso le tue ragioni, in
parte… ma non è stato giusto
reagire così!” continuò Usop.
…era ormai
sicuro che quel dolore lo avrebbe accompagnato fino alla
morte…
“Insomma…
non è certo colpa loro se tu… beh… hai
capito…!” aggiunse frettoloso,
urtandogli un braccio con il gomito e risvegliandolo
improvvisamente…
…eh…?
“Andiamo,
non farmelo dire ad alta voce!!” pretese indispettito
l’altro, incrociando le
braccia.
“…ma di che
diavolo stai parlando?” gli domandò, sorpreso.
“Di ieri
sera, Sanji!!” esclamò il nakama, punto sul vivo.
Si era
appena reso conto che non aveva ascoltato una parola del suo monologo.
Si stava
arrabbiando, ma la faccia inebetita priva di qualsiasi barlume di
intelligenza
di Sanji, lo fece tornare sui propri passi.
“Non
ricordi proprio niente?” chiese cautamente.
“Di ieri
sera ricordo solo i drink di Shanks.” Iniziò,
calibrando le parole “Le mie
sigarette con me. Tutti che ridevano e bevevano attorno al
falò. Le mie
splendide dee che ballavano illuminate dalla luna piena,
e…” il tono mieloso
che stava fiorendo sulla sua bocca, svanì veloce come era
arrivato quando
ricordò che cosa aveva visto.
“Oddio…” sussurrò a
sé stesso, lasciando cadere
la tazza vuota a terra.
Ad Usop non
sfuggì il repentino cambio d’umore del biondo.
“Te lo ricordi adesso…?”
azzardò.
Ma non
ricevette risposta. Lo scrutò in viso, constatando che, si,
la sua espressione
sconvolta era chiara: se n’era ricordato.
L’ululato
che seguì quella reminiscenza, scoppiò
all’improvviso.
“LE MIE
DEEEEEEEEE!!!!!! LE MIE BELLISSIME MERAVIGLIOSE SPLENDIDE DEE!!! COME?
COME È
POSSIBILE??”
“Sanji…?”
Usop, preso alla sprovvista, tentò di allontanarsi dal fuoco
dirompente che il
compagno aveva preso a sprigionare intorno a sé.
Al diavolo
il mal di testa. Qui c’era un onore da difendere!
“Come può
essere accaduta una cosa simile senza che io ne avvertissi la
benché minima
avvisaglia???” arrabbiato, prese di forza il cecchino per il
bavero,
scuotendolo energicamente.
“E io che
ne so?” mugugnò quello in risposta, cercando di
non vomitare.
“Maledetti
frega-dee… non la passeranno liscia!!”
giurò deciso, a nessuno in particolare,
mollando il nakama che cadde con un tonfo sonoro a terra.
Prese a
camminare avanti e indietro, rimuginando sul da farsi, ignorando
l’amico
dolorante.
“Sono
contento di vedere che ti sei ripreso…”
borbottò quest’ultimo.
“Io invece
non provo piacere nell’averti qui. Abbiamo un discorso in
sospeso noi due!”
rispose con tono acido l’altro, non smettendo di camminare.
“Ce l’hai
ancora con me per le sigarette???” esclamò Usop,
mentre si massaggiava il
sedere.
“Mi hai
trovato un nuovo pacchetto??” indagò Sanji.
Lo fissò
sorpreso, grattandosi la testa “No…”
“E allora
sono ancora arrabbiato!” Concluse il cuoco.
“…”
“…”
“La tua
spocchia per l’astinenza da nicotina ha raggiunto i massimi
livelli…” mormorò
Usop, risentito.
Sanji lo
ignorò completamente. Doveva concentrarsi.
Non poteva
essere così difficile… dunque… il
falò, la festa, i marine, le ciurme alleate,
i ragazzi, le sue meravigliose compagne… davanti agli occhi
rivide tutto come
un flash, soffermandosi sull’ultima immagine, le ragazze.
Loro ballavano
e…
Si strozzò
con la sua saliva.
Non era uno
scherzo della sua mente. Era tutto vero, solo che faticava a crederci.
Che diavolo
c’entravano con loro??? Questa avrebbero dovuto spiegargliela.
“Usop, dove
sono gli altri?” il cecchino lo guardò,
accigliandosi.
“Perché lo
vuoi sapere?” chiese, cauto.
“Voglio
uccidere qualcuno…” asserì il cuoco.
Lo vide
alzare gli occhi al cielo “Sanji, smettila. Ne abbiamo
parlato anche ieri. Non
ci puoi fare niente, è andata così! Non le hanno
costrette, hanno scelto loro!”
Allargò le braccia in segno di resa.
“Ma
Nami-san… Robin-chan…”
mormorò balbettando, titubante, rammentando ora sprazzi
del dialogo avuto con lui la sera precedente, mentre era ubriaco. Non
era
ancora convinto a cedere del tutto.
“Senti,
ieri hai fatto il diavolo a quattro quando le hai viste ballare intorno
al
fuoco. Eri fuori di testa!! Hai davvero esagerato! Santo cielo, volevi
davvero
ammazzare Rufy e Zoro!! Con tutto quello che il capitano ha
già passato, hai
avuto un gran coraggio!!” dichiarò serio.
“Ti è andata bene che l’hanno tutti
presa sul ridere, ma non hai fatto una bella
figura…”
Sanji non
trovò nulla con cui ribattere. Iniziava a ricollegare i
pezzi.
Ricordò di
aver notato Rufy e Robin emergere da una zona nell’ombra,
oltre il bosco,
insieme. Di averli visti sfiorarsi volutamente, per il resto della sera
e
cercarsi con lo sguardo quando non erano vicini.
Ricordò di aver
provato un gran fastidio, nel rendersi conto che quel babbeo era
riuscito a
penetrare lo scudo di ghiaccio della bella mora, come lui non era stato
in
grado di fare mai.
Li stava
ancora spiando di sottecchi, quando un’altra immagine si
sovrappose a quella
dell’archeologa.
Nami, la
sua Nami-san, che beveva in un angolo boccali su boccali di birra in
compagnia
di quell’odioso arrotacoltelli dello spadaccino, entrambi
già parecchio brilli.
Ricordò di
aver avvertito il senso di fastidio acuirsi sempre più,
mentre li guardava
ridere insieme vicini, troppo vicini.
Le gambe
che si incrociavano, le mani che si sfioravano… nulla
sembrava casuale. Nemmeno
il rossore diffuso sul volto della navigatrice, unito alle occhiate
furtive che
le lanciava Zoro, lo erano. Non sembrava affatto colpa
dell’alcool!
Cosa stava
succedendo quella sera??
Il culmine
della disperazione lo raggiunse quando ricordò di averle
viste afferrare, in
simultanea, rispettivamente capitano e spadaccino per condurli a
ballare con
loro attorno al falò.
A quel
punto, qualcosa scoppiò dentro di lui.
Si era
avvicinato al buffet
e aveva prosciugato
le riserve di Rhum e Cola (Franky non ne aveva più bisogno)
preparate da Shanks
quel pomeriggio.
Di quel che
accadeva dopo rammentava poco.
Lui che si
avviava verso di loro, decretando a gran voce la morte dei suoi
migliori amici.
Un calcio
lanciato a folle velocità verso Rufy. Nico Robin che faceva
fiorire centinaia
di braccia.
Zoro che si
parava davanti a Nami, una mano alle spade. Un fulmine che lo stordiva.
Molte
risate nervose attorno a lui e quel senso di odio e fastidio
impellente, che
non voleva andarsene.
Ancora
arrabbiato, allontanarsi traballante. Cercare le sue sigarette, per
constatare poi,
che quella volpe del cecchino le aveva trasformate in cenere. Il senso
di colpa
che iniziava a farsi sentire.
Subito dopo,
il buio.
Usop non
parlava da qualche minuto.
Continuava
a fissare Sanji prendere coscienza di quello che era successo.
Il suo
volto teso e angosciato parlava chiaro. L’aveva presa
male…
Non ne era
particolarmente stupito. Sapeva bene quando ci tenesse alle loro
compagne,
forse fin troppo…
Nonostante
tutto, la rabbia che lo permeava era strana.
Ripensò al
comportamento visto la sera precedente e ai suoi monologhi sconnessi.
Si sorprese
nel constatare sul suo volto fastidio e gelosia, ma non come li
proverebbe un
amante tradito.
Sembrava
quasi… invidioso…?
Sbattè gli
occhi di fronte a quella rivelazione inaspettata.
Era geloso
marcio si, ma del rapporto che
univa
i suoi compagni!
Incredibile…
Non ci
aveva mai pensato prima, ma era cambiato, il suo amico.
Troppo
preso da cose più importanti (il suo sogno, affinare nuove
tecniche, Barbanera,
Akainu… Kaya…), negli ultimi due anni non
c’aveva dato peso. Ma ora, che di
tempo ne aveva a iosa, si trovò inaspettatamente a
riflettere su cose che aveva
recluso in un angolo del suo cervello.
Dal mancato
matrimonio di due anni prima Sanji era, inevitabilmente, cambiato.
Spesso serio,
fumava di più, faceva meno moine alle ragazze…
Non era più
la stessa persona che aveva conosciuto quel giorno al Baratie. Dio,
sembrava
accaduto in un’altra vita…
Eppure
sarebbe bastato così poco per farlo tornare a
sorridere… al massimo due mesi di
navigazione e una certa isola… con un bellissimo campo di
girasoli…
Provò a
sondare il terreno, senza farlo arrabbiare ulteriormente, prendendola
alla
larghissima. “Senti, Sanji… non è la
fine del mondo! Quello che dobbiamo fare
noi è solo essere felici per loro e sperare che una simile
fortuna ci capiti
quanto prima!” esclamò, sorridendo incoraggiante.
Il compagno
si voltò a guardarlo, stancamente.
La rabbia,
ormai passata del tutto, aveva lasciato il posto ad un’amara
malinconia.
Prese fiato
prima di mormorare “Io sono
felice
per loro… Davvero, Usop!” Aggiunse, alla vista di
un’alzata di sopracciglia,
scettica, da parte del cecchino.
“Non è
proprio il modo di dimostrarlo, allora...”
“È solo
che…” non era facile da ammettere
“…ieri sera mi sono reso conto che…
beh…
insomma…”
“Si…?”
“Si,
insomma… di essere solo…”
“…”
“…”
“È per
questo che hai bevuto e hai fatto il pazzo?”
“Credo di
si…”
“…”
“…”
“…mi sembra
una scusa un po’ fiacca…”
bisbigliò il cecchino.
“Tu hai
Kaya, che ne sai?” replicò il cuoco, alzando un
po’ la voce.
“Lo so,
invece! Sono sempre stato solo anch’io! È vero ho
Kaya, ma per quanto ne so al
mio ritorno potrei trovarla già sposata ad un
altro!” mormorò affranto, per la
prima volta quella mattina “Siamo
sempre
stati solo amici… lei non mi vede come un possibile
fidanzato.”
Sanji non
si diede per vinto “Io non l’ho conosciuta, ma ho
sentito Nami nominarla molte
volte. Da come ne parla sembra una ragazza meravigliosa che stravede
per te e
per le tue storie sceme!” Usop fece un sorrisetto.
“Ma soprattutto, col sennò
di poi, mi rendo conto che una donna innamorata è capace di
riconoscerne
un’altra… non dovresti temere rivali da questo
punto di vista!” concluse,
risoluto.
Usop lo
guardò senza parole per un attimo, prima di sorridergli di
cuore.
Sanji pensò
che era il momento adatto per andarsene, aveva
delle scuse da fare.
“In ogni
caso…” esordì nuovamente il cecchino,
prima che potesse fare alcunché “So bene cosa
provi!”
Il ragazzo
lo fissò con ritrovata sufficienza. “Non parlare
di cose che non conosci!”
“Ti dico
che lo so!” insistette.
“Piantala,
Usop! Non hai idea di come stia!” garantì, serio.
“Ne so
abbastanza per capire che sai di essertene andato da Dressrosa troppo
presto!”
Sanji sbiancò. “E lo credo
anch’io!” concluse naso lungo, soddisfatto.
“Tu non sai
niente!” mormorò stringendo i pugni.
Usop era
deciso a restituire il favore e se quello scemo di un cuoco non si
rendeva
conto di avere il suo pezzetto di lieto fine a portata di nave, beh,
sarebbe
toccato a lui svegliarlo.
“Lei è una
principessa… e allora? Diavolo, Sanji, tu sei ancora un
principe!”
L’occhiataccia
che gli lanciò avrebbe raggelato chiunque ma il cecchino,
memore di aver
finalmente coronato il suo sogno, si fece coraggio “Ti sei
liberato dei tuoi
demoni da tempo, hai realizzato le tue ambizioni… ti manca
solo una cosa per
essere felice e sai già cos’è! Lo sai
da due anni! Da quando hai lasciato
quell’isola!”
Sempre più
teso, Sanji continuava a stringere i pugni ad ogni nuova parola
dell’amico,
fino a farsi sbiancare le nocche “Anche se fosse vero quello
che dici, non
significa che per lei sia lo stesso.” sentenziò.
Usop prese
fiato per ribattere, distraendosi il tempo di un secondo, che
bastò al cuoco
per volatilizzarsi improvvisamente, lasciandolo basito a fissare il
punto in
cui poco prima c’era l’amico. Che
cosa…?
“Buongiorno,
ragazzi! Che sta succedendo? Vi sentivo urlare da
laggiù.” Il cecchino ruotò su
sé stesso per individuare la fonte di quella voce che
conosceva bene. Ed eccola
lì, la sua risposta.
Sanji, ritornato
velocemente il solito amabile e zuccheroso gentleman, cercava di
afferrare la
mano di Bibi che, dolce come sempre, cercava di allontanarlo con garbo.
E ti
pareva…
“Bibiiiiiiiii!!!!!
Meraviglioso fiore del deserto!!! Che cosa ti porta dal tuo Mr.
Prince??”
Usop
soffocò una risatina. Almeno quelle cose non cambiavano.
“Vedo che
stai meglio stamattina.” Esclamò soddisfatta la
principessa, seguendo con lo
sguardo l’ammasso di miele in forma umana, che le trottava
attorno.
“Certo, mia
splendida dea!”
“Ottimo!
Allora, perché stavate urlando prima?”
indagò, curiosa, guardandoli entrambi.
“Per le
pene d’amore di Sanji…”
esordì il cecchino, mentre lei lo fissava stupita.
Chiamato in
causa, tornò serio “Piantala, Naso
lungo…”
Ma fu Bibi
a prendere parola “Oh, Sanji... ammetto che Rufy e NicoRobin
sono stati una
sorpresa anche per me, ma non puoi dire lo stesso per Nami e Zoro. Era
palese
da anni…”
Usop annuì
energicamente, sotto lo sguardo, di nuovo affranto, del cuoco.
“Si, è vero, ma
io non mi riferivo a loro…” continuò
“I pensieri del nostro latin lover, sono
rivolti a qualcun altro…” garantì,
sicuro.
“Ti ho
detto di piantarla!” Sanji si stava alterando sempre
più.
“Ma di chi
parlate?” si intromise la principessa, sempre più
curiosa.
“Ma di te,
mia splendida, adorab…” Bibi si scansò
appena in tempo dal suo abbraccio,
facendo spiaccicare il cuoco sul terreno con la faccia.
“…della
principessa di Dressrosa!” rispose l’altro, ancora
in piedi.
“La
principes… aspetta, intendi Viola?”
Sanji,
ancora a terra, la fissò serio per la prima volta,
così come l’amico.
“La
conosci??” le domandarono entrambi all’unisono,
sorpresi.
“L’ho
incontrata circa due anni fa… ricordate il Reverie a cui
avrebbero dovuto
partecipare anche i Vinsmoke? C’era anche
lei…”
“Le hai
parlato?” il cuoco si alzò di scatto, illuminato
da una nuova luce.
Era la
prima volta che riceveva uno straccio di notizia di lei, dopo essersene
andato
dall’isola.
“Abbiamo
stretto amicizia subito. Mi ha raccontato che cosa avete fatto per
loro. È una
ragazza molto simpatica, siamo rimaste in contatto! L’ultima
sua lettera è di
un mese fa, mi diceva di stare bene e che si stava impegnando molto
ogni
giorno, per il suo paese.” Esclamò, felice di
portare buone notizie.
Sanji
l’ascoltava rapito.
Dopo mesi
di sofferenza finalmente sapeva qualcosa di lei da una fonte
affidabile!
Più volte
aveva pensato di scriverle, accantonando l’idea ogni volta.
Non aveva quasi mai
avuto un attimo di respiro dopo aver lasciato Dressrosa… il
tempo gli era
sempre mancato.
Bugiardo…
mormorò
una voce santa (che somigliava
stranamente a quella di Usop), nella sua testa.
A sé stesso
non poteva mentire.
Se avesse davvero
voluto, il tempo lo avrebbe
trovato.
La verità è
che aveva paura. Paura di scoprire che per lei, lui non significava
niente. Che
si era immaginato tutto, che non aveva mai avvertito
l’istintiva necessità di
stargli sempre accanto, come la avvertiva lui.
Con Viola
non era come con tutte le altre, se n’era accorto subito. Lei era diversa, Lui
era
diverso.
Non voleva
sentirsi sbattere in faccia l’orrenda verità per
l’ennesima volta, da una
donna.
Soprattutto
perché sapeva bene che il suo rifiuto, a differenza delle
altre volte, lo
avrebbe dilaniato.
No, meglio
non sapere nulla e cercare di dimenticarla. Cosa facile
all’inizio, ma che si
rivelò più dura di quanto credesse.
Aveva
pensato a lei ogni giorno, per due lunghi anni, e non accennava a
smettere.
Il suo
cuore batteva furioso ogni volta che qualcuno nominava Dressrosa, per
caso. Cercava
di accontentarsi del suo ricordo, divorando i giornali che riuscivano a
trovare
a caccia di qualche menzione al suo regno, trovandovi sempre articoli
sporadici
e mai nulla su di lei. Stava impazzendo da mesi…
Ma ora Bibi
gli portava notizie fresche e per lui furono come la prima boccata
d’aria dopo
una lunga apnea.
Non gli
bastava, ne voleva sapere di più e la incalzava.
La
principessa rideva, guardandolo trasognato, lanciando sguardi complici
al
cecchino, ancora al suo fianco… avevano
capito…
Al diavolo anche
questo, si disse
Sanji, io devo sapere tutto di lei! Prima di
perdere la ragione completamente.
“Mi
racconta sempre come procedono i lavori di ricostruzione della
città, dopo la
battaglia con Do Flamingo. Del suo rapporto con il padre e con sua
nipote
Rebecca. Ma soprattutto, non fa che elogiare la ciurma di Cappello di
Paglia.
Sa che ero una Mugiwara e ne parliamo senza timori. Ripete sempre che
avrà un
debito infinito verso di voi. In questo ci
assomigliamo…” sorrise teneramente
“…e spera un giorno di poter ricambiare, in
qualche modo... È felice, Sanji.
Molto felice!” concluse sospirando dolcemente, guardandolo
sorridere inebetito,
gli occhi lievemente lucidi.
Non aveva
mai visto il ragazzo con quell’espressione emozionata, in
viso. Gli occhi che
brillavano come se non aspettasse altro dalla vita, se non quello che
lei gli
aveva appena raccontato.
Quello che
gli passava per la testa era chiaro.
Era quasi
commovente vedere con quanta disperazione cercasse notizie di Viola,
pur
cercando di mantenere una posa stoica e distaccata. La maschera di
freddezza si
stava via via sgretolando sempre più.
Non credeva
che avrebbe mai visto Sanji soffrire per amore. Soffrire davvero.
Affrontava
il dolore come un uomo, ma ne aveva già passate
troppe… non si meritava di patire
così tanto anche per questo.
“Sai…”
esordì nuovamente, ben conscia di stare per sconvolgere il
delicato equilibrio
dell’amico “Mi ha parlato molto anche di
te…” Il diretto interessato sollevò lo
sguardo, sgranando gli occhi, mentre Usop riprendeva a fissarla,
attento.
“Mi ha
detto cosa hai fatto per lei. Di come tu sia stato l’unico a
capire che fingeva
di stare dalla parte di Do Flamingo. Di come l’hai
salvata…
“Ha saputo
del tuo mancato matrimonio, della lotta con Big Mom e della tua
famiglia. È stata
in pena per te per mesi. Mi chiede spesso se stai bene, se ho tue
notizie.
Purtroppo, fino a tre settimane fa non ho mai potuto darle nozioni
certe. Le
mie informazioni su di voi le prendevo dai giornali, e lo stesso faceva
lei.
Sono felice
di poterle finalmente rispondere sicura, la prossima volta.”
Sentenziò felice.
Sanji non
parlava. Continuava a mantenere un’espressione seria, rivolta
a terra.
Bibi
scambiò uno sguardo interrogativo con il cecchino, che le
rispose con un’alzata
di spalle.
Che
succedeva? Non era felice di sapere che Viola pensava a lui?
Prima che
potesse porgli qualsiasi domanda, il cuoco la precedette.
“Ti
ringrazio, Bibi. Sapere che sta bene ed è felice
è la sola cosa che volevo
sapere. Adesso posso tornare al Baratie con l’animo
più sereno.” Concluse, sorridendo
mesto.
Qualcosa
non tornava… avrebbe dovuto mostrare più
entusiasmo!
“Sanji, ti
ho appena detto che anche lei ti pensa! Tiene molto a te e ha sofferto
per
quello che ti è successo con la tua famiglia! Non significa
niente per te…?”
tentò, la ragazza, aggrottando le sopracciglia.
Ma Sanji
non parlava. Fissava le sue scarpe e sembrava tutto tranne che felice.
“Amico,
qual è il problema?” si intromise Usop.
Il soggetto
in questione alzò nuovamente la testa fissando prima uno,
dopo l’altro dei suoi
amici. “Sapere che mi pensa mi fa davvero piacere
ma… lo farebbe per ciascuno
di noi. Non vuol dire che tenga a me nella stessa maniera in cui io
tengo a
lei…
“Davvero,
Bibi, grazie per tutto. Per essere venuta ad aiutarci con Pell e gli
altri,
durante la battaglia e per avermi portato notizie di Viola.
L’ho apprezzato
moltissimo!” concluse con un sorriso sincero.
La
principessa sgranò gli occhi.
Usop si
grattava la testa, cercando di guardare da un’altra parte. La
tristezza del suo
amico era talmente palese da trapassargli la pelle ed entragli
nell’animo.
“Ora,
scusatemi. Vorrei prendere un’aspirina e mi sono anche reso
conto di dovere le
mie scuse a quattro cari amici.” Proseguì il
cuoco, tentando di alleggerire
quell’aria pesante che avvertiva attorno “Spero
riusciranno a perdonarmi per
aver attentato alla loro vita…”
“Sanji, aspetta!
Forse… forse non mi sono espressa bene… Viola sta
pensando seriamente di
rinunciare al trono!” lo interruppe Bibi, alzando la voce.
“E lo vuole fare per
te!”
La fissò
sorpreso. “Di che parli?”
“Lei… lei non
pensa a te perché si sente in debito!”
esclamò la ragazza, di rimando “È
innamorata
di te!”
Usop voleva
i pop corn!
Gli
sembrava d’essere ad uno spettacolo teatrale!
A
quest’ultima uscita aggrottò le sopracciglia,
colto alla sprovvista, mentre il
suo amico sbiancava in maniera preoccupante.
“Non sto
scherzando, Sanji…” riprese sicura la sua amica
“Viola tiene a te più di quanto
credi. Ti ama!”
Il cuoco
non parlava... poteva vedere il suo cervello lavorare febbrilmente
sotto il
ciuffo biondo. Si stava scervellando per assodare la
veridicità delle sue
parole.
La faccia
che aveva la diceva lunga.
Paura.
Paura estrema di soffrire ancora. Era stato troppo male nella vita, non
voleva
più illudersi.
Bibi sembrò
capirlo quanto lui. “È la verità,
Sanji.
“Me lo ha
confidato al Reverie e da allora non ha mai smesso di credere che
saresti
tornato a Dressrosa, un giorno. Non so come, ma è sempre
stata certa che anche
tu provassi qualcosa per lei! Ha parlato di una sorta di alchimia
chimica scaturita
tra voi da quella volta in cui ti dirò un calcio in pieno
viso.” rise “Non ha
mai cercato di contattarti perché voleva lasciarti del tempo
per realizzare il
tuo sogno, non voleva essere un ostacolo alla tua vita di pirata.
Ti sta
aspettando da tanto tempo…
“Se non mi
credi prendi la Sunny, va da lei e fattelo dire di persona.”
Esclamò con un
sorrisetto complice.
Il cuoco
sembrò riprendersi a quelle parole.
Con
espressione neutra e senza proferire verbo, rifece il nodo alla
cravatta,
allentata in precedenza, e si sistemò il colletto della
giacca.
Successivamente,
sotto lo sguardo attento dei suoi amici che non si perdevano una sua
mossa, si
stirò le pieghe dei pantaloni con le mani, e
assestò il fazzoletto da taschino.
“Sanji…?”
Bibi, confusa, azzardò una domanda, che le morì
in gola non appena il ragazzo
alzò lo sguardo su di lei.
Sul viso
dell’amico si stagliava il sorriso più bello che
avessero mai visto.
Li lasciò
senza fiato.
È
così che ci si sente, allora… Usop non poté
impedirsi di pensarlo, intenerito.
Poi, sempre
sorridendo dolcemente, fece ad entrambi un gesto di saluto col capo, si
mise le
mani in tasca e si avviò a passo sicuro verso la cittadina.
Bibi non
riuscì a trattenere una lacrima di commozione, guardandolo
allontanarsi.
Il cecchino
spostò lo sguardo, notando solo allora Bartolomeo, poco
lontano, ringraziare
platealmente i Kami per aver potuto dormire a così stretto
contatto con Franky,
mentre il Boss lo guardava scuotendo la testa, rassegnato.
Mancavano
quattro giorni alla partenza.
Non vedo
l’ora di vedere Kaya…
Sanji ormai
era diventato un minuscolo puntino.
Usop pensò
a quello che gli aveva detto. Sapeva di avere ragione solo in parte.
I demoni
del suo amico non se ne sarebbero mai andati del tutto, ma era molto
fiducioso.
Se Viola lo avesse aiutato, avrebbe potuto imparare a conviverci, un
giorno.
ANGOLO
AUTRICE:
Ciao!! Ecco (con un pò di ritardo) il
nuovo capitolo. Volevo solo far sapere a quelle buone anime che leggono
e recensiscono che purtroppo, causa impegni abbondanti,
andrò un pò a rilento con la stesura dei
capitoli, che saranno ancora credo massimo tre.... ringrazio tantissimo
chiunque si soffermi a leggere le mie menate! ^-^ E prometto di portare
a termine la storia il prima possibile!! Ancora Grazie a tutti!!
Momo
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