cliché contest
Nickname: _Flowermoon_/
-Sacchan-
Titolo
della storia: Tanto va la convivenza che ci
lascia lo zampino
Cliché
utilizzato: Parenti Serpenti
Fandom: Dolce Flirt
Coppia: CastielxNathaniel
Generi: AU!
Localizzazione: General!AU,
qui Nathaniel e Castiel hanno più anni del gioco difatti
Nathaniel è uno studente universitario mentre Castiel lavora
come commesso e barista. A parte loro non sono presenti altri
personaggi di DF.
Biglietti
B&R: 3, 4, 18
Partecipa al contest "It's too cliché, seconda edizione"
indetto da Rhys89 sul forum di EFP
TANTO VA LA CONVIVENZA CHE CI LASCIA LO ZAMPINO
Se qualcuno desta il tuo interesse è più facile
notare
quelle piccole cose che in un contesto normale non noteresti mai.
Una sera come tante, lo ricordi ancora, e lui non è certo il
tipo di cliente che definiresti abituale.
Non puoi ricordare tutte le facce di coloro che passano per il pub
dove lavori, ma di una cosa sei sicuro: lui, in
quel pub, non c'è mai entrato e a giudicare dal suo
comportamento non sembra solito frequentarli.
Si è seduto in un tavolino adibito per due persone lontano
dal
bancone, vicino a una finestra e ancora non si è alzato per
ordinare
da bere o da mangiare; semplicemente se ne sta lì, seduto a
testa bassa con lo sguardo concentrato sulla carta del menù.
In
realtà non sta leggendo una singola
lista dei cocktail riportati: passa il tempo, in completa
solitudine, rimurginando fra sé.
"Per stasera è sufficiente così, puoi andare
Castiel."
"Grazie capo." Sbuffi togliendoti il grembiule dalla vita.
Prima di andartene il tuo sguardo ricade su quel
ragazzo solitario.
"Proprio un tipo adatto a te, eh?" Ti ha sussurrato complice il tuo
migliore amico e collega passandoti accanto: è uno smemorato
ma
quando vuole sa esattamente dove andare a parare.
Puoi lasciarlo perdere ma, niente da fare,
vuoi toglierti quella curiosità. Con due birre in mano lo
raggiungi e le posi sul tavolino, esattamente sotto i suoi occhi e
tanto basta ad ottenere un minimo di attenzione.
"No..." Ti dice frastornato. "Ci deve essere un errore, io non ho
ancora..."
"Ordinato niente, lo so." Rispondi aspro, prendendo posto a sedere di
fronte a lui. "Però, sai, se sei qui ad
occupare un tavolo tutto solo da una mezz'ora buona,
senza ordinare nulla, la cosa non mi va giù. Da dove credi
arrivi il mio stipendio?"
Forse non è il caso di essere troppo diretto con uno
sconosciuto, ma
non avere peli sulla lingua è una delle tue
peculiarità: un
tuo pregio e un tuo difetto.
"Oh..!" Esclama il ragazzo. "Ti chiedo scusa non era mia
intenzione... cioè, io volevo ordinare, sì, solo
che
ancora..."
"Va bene, è ok. Ora bevi e non pensarci su." Porti la birra
alle labbra bevendo un lungo sorso, invitandolo a
fare lo stesso.
"Niente da fare, la birra proprio non mi piace." Risponde dopo averla
appena assaggiata.
Con quelle
parole ti senti liquidato; non è da te
impicciarsi degli affari altrui, ma stasera lo
desideri.
"Quindi? Quale è il problema?"
"Eh?"
"Ti sto chiedendo cosa ti tiene qui, seduto da solo a fissare il vuoto."
Lo vedi fare spallucce.
"La non voglia di rientrare a casa, suppongo."
Quando tuo padre ti dice che da tempo frequenta un'altra donna e che a
breve avrebbe voluto ricostruirsi una vita con lei ciò non
ti
sorprende per niente: hai già fiutato qualcosa nell'aria,
quell'uomo è troppo
semplicione per far sì che non te ne accorgessi.
E quando ti chiede cosa ne pensi l'unico gesto che fai è
scrollare le spalle.
"Non mi interessa, la vita è la tua."
Tuo padre è abituato alle tue risposte secche e
disinteressate, ma questa volta, no, non lascia perdere.
"Sabato prossimo si va fuori a cena! Ho intenzione di fartela conoscere
e lei deve conoscere te! Perciò vedi di essere presente e
presentabile!"
Girandoti verso di lui gli sorridi beffardo: mai ti presenteresti a una
semplice cena vestito di tutto punto.
"Chiederò un permesso al mio capo."
Il sabato dell'incontro è arrivato fin troppo in fretta, ma
questo a
te non importa. Nemmeno di quella donna seduta di fronte a tuo padre te
ne può fregare.
Certo, è molto bella: bionda e vestita in modo elegante ma
fine,
dalla parlantina sofisticata e mai banale: un vero esempio di donna di
alta classe.
"Mio figlio sarà qui a momenti, ti piacerà
vedrai;
è un bravo ragazzo, diligente e studioso." Nel dire quelle
parole ti è sembrato quasi di vedere qualche frecciatina.
"Ha
accolto questa notizia nel modo più entusiasta possibile."
Fin dall'inizio ti sei accorto delle occhiate lanciate al tuo
aspetto ribelle, ai tuoi capelli tinti, all' abbigliamento dai toni
cupi e alla catenella col teschio che porti al collo. Tuo padre ti ha,
sì, pregato di vestirti come si deve ma non puoi
indossare abiti che non rispecchiano il tuo essere: quella donna deve
conoscerti.
"Non c'è alcun problema." Le risponde tuo padre gentilmente.
"Possiamo aspettarlo e inizieremo a mangiare solo quando
sarà
presente anche lui."
"Purtroppo è sempre così impegnato. Ora che oltre
agli
esami ha preso parte anche al tirocinio universitario lo vedo poco
anche io."
"Ripeto, non..."
Ma una voce lo interrompe: un ragazzo biondo e dal sorriso gentile si
è presentato al tavolo.
"Vi chiedo scusa per avere fatto tardi, piacere io sono Nathaniel.
Spero di non aver fatto attendere troppo."
La tua bocca si storce nella sorpresa: è lui, il ragazzo
solitario di quella sera.
Si è seduto proprio di fronte a te, sorridendo cordiale,
forse non riconoscendoti.
Eppure la sera che l'hai conosciuto non era così allegro. A
pensarci bene tutto si incastonava.
"Ti sto chiedendo cosa ti tiene qui, seduto da solo a fissare il vuoto."
"La non voglia di rientrare a casa, suppongo."
Ti sei acceso una sigaretta da fumare solitario: birra e sigaretta, un
connubio perfetto e un modo per pensarci su.
"Stai meditando di scappare? Ti sconsiglio di farlo: pensa ai tuoi
poveri genitori."
Il ragazzo sorride sconsolato.
"No, i miei ora staranno sicuramente litigando..."
"Oh..." Hai commentato tenendo la sigaretta fra l'indice e il medio a
pochi centimetri dalla bocca, ti sembra di rivivere una situazione
già nota.
"Da molto tempo è così: mamma e papà
non fanno
altro che litigare ogni sera, ma stasera papà ha presentato
la
lettera di separazione."
La stessa, identica, condizione.
"Bene, buon per te. Presto i tuoi finiranno per separarsi e tutto
questo inferno che stai vivendo tornerà alla
normalità."
"Eh?"
Poggi la sigaretta nel posacenere e lo guardi beffardo.
"Puoi anche fingere, ma è ovvio che vuoi che tutto
questo finisca; tu non vedi l'ora che i tuoi si separino, vero?
Due pugni colpiscono ferocemente il tavolo rischiando di far cadere le
bottiglie di birra; il ragazzo biondo, che finora ha tenuto gli occhi
bassi e il viso a terra, si è alzato di scatto, con rabbia e
fissandoti con astio.
"Cosa stai dicendo? Che sarei contento della loro separazione? Stai
seriamente pensando che così io starei meglio?"
Non sei capace di dire frasi incoraggianti come non
preoccuparti,
andrà tutto bene; forse dovresti: mentire, ma
perché farlo quando conosci già la
realtà dei fatti?
Opti per il chi tace acconsente, il tuo silenzio è
più eloquente di altre parole.
"Sai che ti dico? Vai al diavolo!"
Lo guardi incredulo: non è da tutti mandare al diavolo una
persona che neanche si conosce. Se fossi stato qualcun'altro magari la
cosa ti avrebbe fatto adirare ancora di più, per fortuna non
è così.
"Però!" Fischi. "Hai un bel caratterino, eh?"
"Grazie per la birra." Sputa velenoso per poi abbandonare il tavolo;
ringraziamento più che superfluo: la birra neanche l'ha
bevuta.
'Quindi? Chi aveva ragione? Tu o
io?'
Ti eri ritrovato a pensare.
A cena quasi finita sei andato fuori sulla terrazza del ristorante,
l'unico
luogo adibito a spazio fumatori, ti serve aria fresca per riordinare
le idee.
Lui non è più ritornato nel pub, non si
è più
fatto vedere e tu non sei riuscito a dimenticartelo, chissà
perché poi.
"Ah!" Esclami passando una mano sulla fronte e tirando indietro la
frangia. "Ci sto pensando ancora, peggio di una femminuccia."
"Castiel!"
Nathaniel avanza verso di te, impeccabile nel suo abbigliamento formale
costituito da giacca, camicia e cravatta.
Nathaniel non è troppo alto, anzi è
più basso, ma
non è nemmeno troppo basso e non sembra essere il tipo di
ragazzo a cui piaccia fare sport o che si dedica al fisico. Tuttavia,
da
quel poco che puoi immaginare, sembra avere quella giusta
quantità di muscoli e grasso che sembrano renderlo
irresistibile e che sai essere di tuo gradimento.
Sì, sai, perché in fondo gli uomini non ti
dispiacciono affatto.
"Ormai sta per essere servito il dolce, vuoi rientrare?" Chiede
candido.
Eppure lui non è una persona così gentile come
appare, ne
sei a conoscenza. Ricordi bene lo sguardo di fuoco che ti ha lanciato
quella sera e quell'imprecazione pronunciata con tanta rabbia.
Già, devi averlo fatto
adirare molto.
Nella tua mente ti ritrovi pure a pensare che rivederlo così
disinibito non dovrebbe essere affatto male, ne sorridi al pensiero.
"Ne vuoi una?" Domandi infilando una mano nella tasca dei jeans e
tirandone fuori il pacchetto blu di Camel Light.
Vedi Nathaniel sgranare
appena gli occhi, probabilmente non se lo aspettava.
"No, io non fumo."
"Poco male, puoi sempre iniziare." Tenti di provocarlo. "Io fumo
parecchio quindi dovrai prepararti a respirare del fumo passivo; da
oggi in poi pare che trascorreremo parecchio tempo assieme io e te."
Accendi la sigaretta proteggendo la fiamma dal vento con la mano per
poi osservarlo di sbieco: qualcosa nel suo viso è mutato,
che le
provocazioni facciano effetto?
"Il fumo fa male ai polmoni, inoltre non ho mai fumato finora figurati
se inizierò a farlo adesso."
"Oh, davvero?" Esclami fintamente sorpreso. "C'è sempre una
prima volta, vuoi provarla adesso?"
Nathaniel aggrotta le soppracciglia contrariato.
"Sono venuto qui solo per chiederti di rientrare. Finisci la tua
sigaretta, io me ne torno dentro." Lo vedi girare i tacchi e fare per
andarsene però non vuoi che vada via per davvero, non hai
certo
ancora finito con lui.
"Allora? Sei contento?"
Quella domanda sembra scuoterlo.
"Di cosa?"
"Di questa bella famigliola che si sta formando. Andiamo, sia mio padre
che tua madre sono presi parecchio l'uno dall'altro, si vede. Presto
nessuno dei due vivrà solamente col proprio genitore ma ne
avrà uno nuovo e un nuovo fratello. Quindi? Ti fa piacere?
"Mamma è felice e questo mi basta."
Batti il piedi impaziente: perché non capisce che avete
ancora una incognita in sospeso? Non se la ricorda per davvero?
"Ti sto chiedendo di rispondermi alla domanda che ti ho fatto quella
sera." Sottolinei.
L'ultima frase sembra lasciarlo interdetto.
"Cosa? Quale sera?" Chiede spaesato. Per alcuni attimi ti ammutolisci
sperando che capisca e ricordi da solo, ma niente.
Come volevasi dimostrare non ricorda. Si è scordato di te
con la
stessa velocità con cui tu ti ricordi di lui.
Spazientito, tiri l'ultima boccata di fumo e poi getti la sigaretta a
terra per poi calpestarla camminando.
"Non importa." Pronunci freddo passandogli accanto. "Ora torniamo
dentro, ci stanno aspettando."
Pochi giorni dopo l'incontro ufficiale ti sei trasferito in quella che
sarebbe diventata la tua nuova casa. Hai abbandonato quel misero
appartamento che dividevi con tuo padre per iniziare una nuova vita da
quattro sotto un tetto pensando che, in una casa più grande,
avresti avuto ancora più privacy ma ti sei dovuto ricredere.
"Caro, non va bene che Castiel abbia abbandonato gli studi, alla sua
età è importante studiare per avere un sicuro
sbocco
lavorativo."
Tuo padre e la tua nuova madre già si chiamano con i
nomignoli e la cosa non sai essere di tuo gusto o no.
Lei è totalmente l'opposto di tuo padre; l'hai scoperta
essere
l'agente generale di una agenzia assicurativa e come tale ne
gestisce l'intero ufficio e le relative subagenzie. Il tuo
fratellastro, Nathaniel, è un diligente studente
universitario
di economia e finanza e sei pronto a scommettere che tale indirizzo di
studio sia in qualche modo correlato al lavoro esercitato dalla madre.
Sicuramente un giorno ci sarà lui dietro la scrivania che
ora
appartiene alla madre.
"Ah, ma lui è sempre stato così: uno spirito
libero e
indipendente." Senti rispondere tuo padre ridente, ma al tempo stesso
imbarazzato.
"Mi piace quel senso di libertà e di indipendenza economica
che ti regala un lavoro." Controbatti deciso.
La vedi scuotere la testa, delusa, prima di rispondere.
"Commesso in un negozio di strumenti musicali di giorno e cameriere in
un pub di
notte." Ripete la donna. "Non so che tipo di vita decente possa essere
questa."
Vorresti zittirla nel modo più repentino possibile ma opti
che sia meglio lasciar perdere. Non
puoi inimicarti la nuova matrigna già dai primi giorni di
convivenza.
"Tu non sei d'accordo con me, Nath?"
Vedi Nathaniel alzare appena il viso dal libro che sta leggendo.
"Non saprei, non ho idea di quanto possa essere appagante avere uno
stipendio
proprio. Tuttavia, credo che una persona che al mattino non si alza
nemmeno se gli suoni un tamburo sotto le orecchie non possa poi
combinare molto."
Sotto i baffi nascondi un ghigno, c'era da aspettarsela una risposta
così da lui.
"Non penso di volermelo sentir dire da uno che si sveglierebbe alle
cinque
del mattino persino se le sue lezioni si tengono di pomeriggio."
Nathaniel appoggia il libro aperto sul tavolo, guardandoti con aria di
sfida.
"Alzarsi presto è fondamentale per portare a termine tutti
gli obbiettivi della giornata."
"Insomma, basta ragazzi! Ma che vi prende? Possibile che non vi siate
presi nemmeno un po' in simpatia?" Si intromette tuo padre, alzando la
voce per mettervi entrambi a tacere.
Nathaniel si dimostra più veloce di te nel rispondere.
"Non è prendersi in simpatia la questione, semplicemente non
abbiamo nulla in comune."
Strano a dirsi, sei d'accordo con lui.
Così è il tuo rapporto con il tuo fratellastro.
Non vi
parlate e a malapena vi sopportate. In presenza di altri Nathaniel
continua a mantenere quella facciata da bravo ragazzo diligente e
rispettoso che mostra verso tutti. Da soli ti evita in un modo
così ambiguo che pare
una ragazzina in cerca di attenzioni.
Neanche sai bene come prenderlo: vorresti fargli ricordare di quella
sera e della vostra brevissima discussione, di una domanda lasciata in
sospeso e di cui vorresti una risposta ma così è
impossibile.
Il tuo migliore amico -Lysandre- ti direbbe che ne sei ossessionato.
Ossessionato, poi. Proprio tu che non mostri interesse per nessuno?
Una sera, non sai dire esattamente quanto tempo dopo, hai ritrovato
Nathaniel in
un vicolo poco lontano da casa. Stai rientrando dal negozio e devi
lavarti e cambiarti per poi recarti al pub quando l'hai visto dirigersi
verso una stradina a fondo chiuso con un pacchetto sotto braccio.
Incuriosito l'hai seguito, per poi sorprenderlo inginocchiato in un
angolo a fare chissà cosa.
"Ehi!" Lo chiami alzando la voce di proposito.
"Ah!" Si spaventa lui girandosi di scatto per poi calmarsi subito dopo.
"Sei tu..." Ti risponde con noncuranza.
"Già, sono io." Dici ironico. "Che combini?"
Lo vedi sorriderti.
"Strano, detto da te. Non ti è mai interessato
ciò che mi riguarda."
"Nemmeno tu ti sei mai interessato a ciò che combino io.
Allora? Che fai?"
Percepisci un piccolo miagolio nell'aria: dai piedi di Nathaniel vedi
spuntare un piccolo batuffolo di pelo nero, seguito da un altro e
un altro ancora. Tre piccoli mici, non più neonati ma
comunque
piccoli, barcollano zampettando qua e là.
"Ah, mi hai scoperto eh?" Lo vedi portarsi una mano al capo per
grattarselo imbarazzato.
"Ti stai prendendo cura di questi gattini?"
"Beh..." Boccheggia. "Mamma è allergica al pelo e per quanto
ne
desiderassi uno non ho mai potuto averlo, perciò mi sono
sempre
preso cura dei gatti di quartiere."
"Capisco." Avanzi verso di lui. "A me non sono mai piaciuti molto i
gatti, li trovo ruffiani." Ti inginocchi poco lontano da Nathaniel, la
verità è che vuoi osservarlo meglio mentre si
atteggia a
mamma chioccia per quei tre gattini: i piccoli sembrano già
averlo preso in simpatia dato che continuano a strusciarsi attorno alle
sue caviglie.
"Eh?" Fa lui sorpreso per poi afferrarne uno delicatamente fra le mani
portandotelo sotto agli occhi.
"Come possono non piacerti? Guardali! Non
li trovi adorabili?"
Non sai esattamente che tipo di risposta vorrebbe
sentirti dire, fatto sta che il suo viso si è arrossato
assieme
alle orecchie, tirando fuori una parte di sé che nulla ha a
che vedere con la sua tipica compostezza.
Assottigli gli occhi
annoiato: niente da fare, quella piccola palla di pelo dalle zampette
morbide proprio non ti fa nessun effetto.
"Però da piccolo avevo un cane." Prosegui destando il suo
interesse.
"Tu?" Ride. "Che ti prendi cura di un cane? Impossibile."
"Strano ma è così." Rispondi un poco scocciato.
"Non te la prendere..." Ti sorride tenendo ancora in braccio quel
piccolino. "Ma è davvero strano."
Casualmente l'occhio ti casca sull'orologio: è tardi e non
puoi
trattenerti oltre, ti tiri su pronto ad andartene quando
improvvisamente un pensiero in mente prende forma.
"Al pub dove lavoro scartiamo sempre del cibo a fine serata. Non si
potrebbe ma... posso rimediarti qualcosa per quei piccolini."
E te ne vai, senza notare lo sguardo di stupore che Nathaniel ti lancia
alle spalle: davvero non se l'aspettava.
"Certo che sono cresciuti parecchio..." Sbadigli annoiato osservando il
tuo fratellastro mentre dà da mangiare a quel trio di
gattini.
"Merito anche tuo: il pane e il latte che mi porti dal pub mi aiutano
parecchio." Nathaniel, ai tuoi occhi, diventa tutta un'altra persona
quando si prende cura di quei micini.
"Domani sera proverò a portarti un po' di pasta..."
Biascichi scrollandoti i jeans dalla polvere.
"Forse una sera dovrei venire a trovarti per ringraziarti..." Commenta
Nathaniel mentre tenta di far bere altro latte al gattino
più
piccolo.
"Tu? Che vieni in un pub a bere?" Lo prendi in giro. "Ma non farmi
ridere."
Ancora non sei riuscito a dirgli che sai benissimo che è
astemio, che non gli piace la birra e che non è solito
frequentare i pub. Hai quasi paura a farlo: ultimamente i rapporti fra
di voi sono migliorati e persino in casa riuscite a parlarvi
senza azzannarvi troppo. Ma il ricordo di lui e del suo sguardo carico
d'odio ti sovrasta: Nathaniel sotto sotto ti piace, proprio
perché è fragile pur avendo un certo caratterino.
Però sei anche conscio che arriverà il giorno in
cui
ricorderà e dovrà ringraziarti, eccome se
dovrà
farlo. Non aspetti altro.
"Non pigliarmi in giro." Interrompe il tuo flusso di pensieri.
"Piuttosto dimmi come posso ringraziarti. Non mi va giù
l'idea
di essere stato aiutato e non poter contraccambiare."
Alzi un dito davanti a te, vuoi provarci almeno.
"Perché allora non mi dai la soddisfazione di sentirmi dire
che
quella sera avevo ragione?" Dubiti che una domanda così vaga
gli
permetta di ricordare, ma chissà. Peccato che i suoi occhi
stupiti ti fanno capire di aver fatto cilecca.
"Oh! Intendi ciò che mi hai detto quella sera sul balcone?"
Esita. "Beh,
sì, sono contento di avere di nuovo una famiglia come si
deve,
non lo ritenevo più possibile."
Un completo buco nell'acqua, forse dovresti davvero riportarlo al pub
per fargli ricordare. Oppure mediti se non sia il caso di dirgli tutto
quando un tocco caldo e morbido ti sfiora una guancia.
Possibile che sia stato un bacio?
"Bacio di ringraziamento." Sorride sornione. "Dato che tu non ti decidi
a dirmi cosa vorresti." Ridacchia sfacciato.
Non è esattamente ciò che ti aspettavi.
"Bleah! Che schifo! Cioè mi hai davvero baciato?"
Si porta le mani in tasca sorridendo.
"Tranquillo, nessuno verrà a sapere di questa piccola
macchia
sul tuo onore." Esclama divertito prima di dileguarsi verso casa.
I tuoi occhi indugiano sulla sua figura, lo stampo del bacio ancora
bolle sulla gota; inutile mentire: Nathaniel proprio ti attrae con quel
suo caratterino tutt'altro che docile. Peccato che sia così
ottuso.
A un paio di mesi dalla nuova convinvenza tuo padre è voluto
uscire a pranzo una domenica, ritenendolo un ottimo modo per
festeggiare la nuova felicità raggiunta. La tua nuova mamma
si
è dimostrata subito felice della cosa: per lei ogni
occasione
è buona per sfoggiare il suo bon ton, per te è
solo una
grande seccatura e per Nathaniel... beh, lui accondiscende qualsiasi
cosa quindi non fa testo.
Ovviamente il ristorante è stato scelto dalla matrigna,
figurati
se tuo padre avrebbe avuto carta bianca; anzi è
già tanto
che abbia deciso di portare tutta la famiglia a pranzo fuori visto che
le sue domeniche trascorrono in pantofole sul divano.
Il
posto scelto è quello dove ci sono state le prime
presentazioni
ufficiali; forse è proprio in quel ristorante dove ha
incontrato la sua futura compagna, chissà.
Ti appoggi con i gomiti alla ringhiera della solita terrazza e tiri una
boccata di fumo.
"Sapevo che ti avrei trovato qui." Ti sorprende Nathaniel. "Hai il
brutto vizio di andare fuori a fumare dopo aver mangiato."
Appoggia la schiena al muretto rimanendo a pochi centimetri da te. Noti
che si è tolto la giacca e si è allentato i primi
bottoni
della camicia; nonostante sia solo un pranzo non ha potuto fare a meno
di vestirsi elegante come è nel suo essere, altro che te con
i
tuoi jeans e la giacca di pelle.
"Fammi indovinare: sei scappato anche tu?" Gli domandi beffardo.
"Beh..." Sorride complice. "L'atmosfera stava diventando un po' intima,
mi sono sentito di troppo."
Volgendo lo sguardo lontano, all'interno della sala-ristorante,
individui il tavolo dove i vostri genitori sono seduti, intenti a
chiacchierare
amabilmente con una mano intrecciata fra loro.
Non ricordi quanto tempo è passato dall'ultima volta che tuo
padre ha proposto di uscire fuori a pranzo la domenica; è
più facile ricordarsi, invece, di tutte le volte che sei
dovuto
scappare di casa per evitare di sentire i litigi, le grida e le porte
sbattute.
"Castiel?" Ti chiama Nathaniel, riportandoti alla realtà.
"Mh?" Lo guardi di sbieco, curioso del motivo per cui ti ha chiamato.
"Posso farti anche io quella domanda che mi hai fatto tu?"
Sposti il peso da un piede all'altro espirando un'altra boccata di
fumo.
"Vuoi chiedermi se sono felice di questa nuova situazione famigliare?"
Gli domandi ripetendo le tue stesse parole.
Nathaniel si passa una mano fra i capelli biondi imbarazzato.
"Sì. Non si capisce mai ciò che pensi a meno che
qualcuno non ti faccia una domanda diretta, quindi..."
"Lo sono." Rispondi secco lasciandolo senza parole. "C'è
stato
un periodo, dopo che mia mamma ci lasciò, che
papà andò in
depressione. Non usciva di casa e non frequentava nessuno, perse il
lavoro e per molto tempo abbiamo avuto dei problemi. Penso sia stato
allora che ho abbandonato gli studi e iniziato a lavorare, tanto la
voglia di studiare non ce l'avevo fin dall'inizio."
Nathaniel abbassa il mento, pensieroso su ciò da dire.
"Mi dispiace. E hai mai pensato che fosse stato meglio così?
Che la separazione dei tuoi fosse la miglior soluzione?"
Sembra quasi surreale il modo ingenuo con cui ti ha posto la stessa
domanda che tu, direttamente, gli hai fatto al vostro primo incontro. A
distanza di tutti gli anni che sono passati sei ancora fermamente
convinto di ciò che hai creduto allora e credi adesso.
"So che è brutto da dire, ma sono contento che i miei
abbiano
deciso di separarsi. Non ne potevo più di vederli litigare
ogni
giorno, non riuscivo a tornare a casa da scuola che loro erano
già in mezzo a un nuovo litigio. Era una situazione
diventata
insostenibile per me e loro devono averlo capito." Affermi con
decisione.
"L'hai pensato da subito, fin dall'inizio?"
Chissa come mai insiste così tanto, abbandoni a terra la
sigaretta e la schiacci con la suola della scarpa.
"Fin da quando ho capito che non potevano più vivere come
moglie
e marito. Credo continuassero a sopportarsi solo perché
c'ero
io, ma a me non stava bene e una sera glielo dissi in faccia a tutte e
due." Lo guardi con aria di sfida. "Dai, ammettilo che anche per te
è stato così."
Gliela butti lì un po' sul ridere, ormai non speri certo
più che si ricordi di te.
Nathaniel sposta lo sguardo di lato, con l'espressione imbarazzata che
è tipica di lui quando si sente a disagio. Sembra voler dire
qualcosa e non ne trova il coraggio.
"Una sera..." Racconta. "...sono scappato di casa.
Fu la sera in cui papà presentò la lettera di
separazione. Sotto sotto ci speravo anche io che prima o poi accadesse
ma il desiderio che davvero volevo che si separassero mi faceva sentire
in colpa. Insomma, quale figlio desidera vedere i propri genitori
separati? C'è stato un ragazzo che mi ha sbattuto in faccia
la
verità e fu così dura sul momento da accettare
che non
riuscì a fare altro che mandarlo al diavolo."
Lo guardi sbalordito; non starà certo prendendoti in giro,
no?
"Tu..." Inizi col dire.
Ti ricordi di me? Vorresti chiedergli.
Nathaniel alza gli occhi, puntandoli contro i tuoi e
fissandoti serio.
"Sì, parlo di te."
"Ti ricordi di me?" Ti lasci sfuggire in contemporanea a lui.
"Come potevo scordarmi di quel cameriere arrogante che aveva
saputo comprendermi meglio di qualcun'altro? Ma lì per
lì
ho solo potuto reagire da codardo scappando. Molte sere sono ritornato
al pub dove lavori e ogni volta non avevo il coraggio di entrare per
raccontarti la fine della storia e ringraziarti."
Incroci le braccia al petto guardandolo accigliato, non sai se ti senti
preso in giro o cosa.
"Potevi farlo, non mangio mica, sai?"
"Te l'ho detto: mi mancava il coraggio di affrontarti." Si giustifica
Nathaniel incurvando le spalle. "Sono stato così scortese,
in
più non ero sicuro che mi avresti ricordato: con tutte le
facce che sarai solito vedere mentre lavori."
"Ma poi ci siamo rincontrati! Non avevi capito che io mi ricordavo
perfettamente di te?"
"Beh, sì." Si passa una mano fra i capelli a disagio. "Ma
non
sapevo davvero come affrontarti, in più stavamo per
diventare
fratelli. Mi sentivo imbarazzato all'idea della figura che ho fatto."
Ci rifletti un po' su. Non l'avevi trovato poi così
scortese, anzi la sua sfacciataggine ti era piaciuta.
"Beh..." Ti metti una mano su un fianco sorridendogli. "Adesso puoi
finalmente ringraziarmi come si deve, ma lascia che te lo chieda io
tanto per chiudere i conti: come stai adesso?"
Nathaniel tenta di reggere il tuo sguardo, però non riesce a
fare a meno di sbuffare.
"Molto meglio di quanto stavo prima." Ammette seccato, la sconfitta per
un tipo orgoglioso come lui deve essere bruciante.
Alzi un braccio per tirare una pacca alla sua schiena.
"Meglio averlo capito più tardi che mai, eh?"
Il tuo fratellastro annuisce, massaggiandosi la parte lesa.
"Penso sia meglio rientrare e..."
Le voci entusiaste dei vostri genitori interrompono il vostro dialogo;
non
vedendovi tornare al tavolo erano usciti anche loro sulla terrazza
esterna, tenendosi a braccetto.
"Castiel, Nathaniel! Eccovi dove eravate." Vi chiama vostro padre. "Non
volete rientrare per il caffè?"
"C'è anche la torta." Suggerisce la tua nuova mamma.
"L'abbiamo fatta fare apposta per la giornata di oggi."
Vedi Nathaniel grugnire.
"Ma mamma, è inutile che me lo dici." Protesta. "Lo sai che
odio i dolci."
Gli tiri una gomitata per zittirlo.
"Suvvia non fare il guastafeste, una fetta di torta non ti
ucciderà una volta tanto." Rivolgi un'occhiata affermativa a
tuo
padre, che comprende al volo. "Finiamo di parlare e arriviamo."
Lo vedi annuire con il viso sorridente.
"Quanto meno sono contento che vi state iniziando a prendere in
simpatia."
"Oh, sì. Eravamo così preoccupati che non sareste
mai
andati d'accordo." Dicono prima di ritornare a sedersi al tavolo.
Appena torna a calare il silenzio rivolgi un'occhiata eloquente a
Nathaniel ancora al tuo fianco. Pare avere l'atteggiamento di chi
ancora non ha detto tutto tutto ma non è il caso di
proseguire
oltre dato che vi stanno aspettando.
"C'è ancora una cosa che volevo chiederti, ma non
è il
caso adesso. Stasera vieni nella mia camera, ok?" Conclude per poi
ritornare dentro al ristorante.
A pensarci bene questa sarebbe poi la prima volta che ti invita nella
sua stanza: non l'ha mai fatto e nemmeno tu l'haxi mai invitato
nella tua. Non sai nemmeno come è fatta, poiché
l'hai
sempre vista da fuori e quando Nathaniel vi è rinchiuso
dentro
ha sempre la porta sigillata.
Chissà che altro ha da dire poi.
Stendi le braccia e le fai scrocchiare prima di ritornare al tuo posto.
"Iniziavo a pensare che tu dormissi sepolto dai libri!" Commenti
entrando nella camera da letto di Nathaniel.
Quando vi siete trasferiti nella nuova casa questa era ancora arredata
a
metà, ma a te è bastato riprendere i vecchi
mobili che
tenevi nella vecchia per essere a posto.
I suoi invece danno la parvenza di essere stati comprati per
l'occasione.
"Mamma ha voluto comprarli nuovi." Sottolinea Nathaniel rispondendo al
tuo pensiero. "Siediti pure sul letto." Accenna.
Lo fai e ti accorgi subito della morbidezza del materasso. Per
accertartene lo tasti col palmo della mano, sotto lo sguardo di
lui.
"Imbottito di piuma d'oca." Tossisce a disagio. "Sempre mamma l'ha
voluto."
Sospiri esasperato.
"Che altro vuoi dirmi?" Sospiri, tagliando di netto l'imbarazzo.
Vedi Nathaniel riempirsi un bicchiere e sorseggiare dell'acqua
lentamente.
"Quella sera, al pub, ce l'avevo con me stesso per il modo in cui me ne
ero andato..." Inizia.
Accavalli di poco le gambe, ancora quella storia? Nathaniel deve essere
uno che se le prende proprio a cuore le questioni.
"...e al tempo stesso ora non riesco a fare a meno di chiedermi
perché sei venuto da me o cosa ti ha spinto a farlo."
Ti guarda dritto negli occhi.
"Perché l'hai fatto? Non può essere stato solo
perché ero entrato da solo."
Colpito e affondato, pensi, ma come rispondergli? Dirgli la
verità potrebbe metterlo in imbarazzo pertanto decidi di
tacere.
"Ci sono stati momenti, da quando siamo diventati fratelli, che ho
pensato che tu provassi le stesse cose che provo io." Mormora notando
il tuo silenzio, sicuramente si è accorto che stai
riflettendo
sul da dirsi.
"Che stai dicendo? Quali cose?" Domandi.
"Curiosità." Mormora. "Verso l'altro, intendo." E la sua
voce diventa via via sempre più bassa.
Con una mano ti gratti il capo pensando seriamente a che dire:
è
un argomento delicato, al tempo stesso imbarazzante.
"Non avrei fatto bene il mio lavoro se non ti avessi notato." Mormori,
optando per una delle tue solite risposte sarcastiche.
Nathaniel porta una mano alla fronte sbuffando.
"Ancora a quello pensi? Guarda che non me ne sarei andato senza
consumare."
Sollevi una mano in aria per stopparlo. Hai già capito che,
o
gli dici la verità o rischi di offenderlo ulteriormente.
"Aspetta, fammi finire. Prima hai parlato di curiosità ed
è esattamente la risposta che cercavi. Ero curioso,
sì. E
attratto. Volevo davvero sapere di più su di te. Questo
è quanto." Dichiari
schietto e quella confessione sembra rilassarlo.
Dopo una presa di coraggio, sottoforma di respiro, allunga una mano
verso di te.
"Questo mi porta alla conclusione del discorso."
"Sono tutto orecchi."
"Diventiamo amici, ti va? Vorrei davvero che iniziassimo a conoscerci
un po' meglio." Abbassa lo sguardo. "In questi mesi non abbiamo fatto
altro che prenderci a insulti, evitarci e parlare solo se costretti, ma
conoscendoti meglio non mi sembri affatto male ."
Ha le guance rosse e il rossore si estende fino alle orecchie -tipico
da lui-, evita di
guardarti negli occhi e non puoi fare a meno di ghignare.
"Sai, anche io non ti sopporto quando fai tutto l'altezzoso..." Stringi
la sua mano nella tua. "...ma lo ammetto: non sei male nemmeno tu."
Tieni fra le braccia due buste di cartone, tra le dita cerchi di tenere
agganciato una busta piena di snack e patatine.
O quella tortura finisce in fretta o potrebbero scapparti le migliori
imprecazioni.
Fortuna che ci pensa la tua matrigna a levarti almeno un peso di dosso.
"Ok, queste appoggiamole qui." Dice soddisfatta. "Una vera fortuna
averti incontrato per strada, da sola non ce l'avrei fatta!"
"Ci sono ancora sacchetti pieni in macchina, ti ricordo." Sbuffi
pensando a quante volte ti toccherà fare su e
giù.
"Oh, non lamentarti! Pensa a quanto faremo felice tuo padre non appena
vedremo cosa gli stiamo preparando."
"Non ne dubito... ma perché tutta questa esagerazione? Non
bastava semplicemente una cena?"
Ripensi nauseato a quante volte la tua nuova mamma ha ideato feste e
ricevimenti fra amici e colleghi per ogni qualsiasi cosa.
"Tuo padre ha appena ricevuto una promozione importante! In
più
festeggiamo un anno del nostro anniversario, quindi festeggiamenti
doppi! Non sei contento per lui?"
Inarchi gli occhi al cielo.
"Oh, certo, certo. Almeno da quando ci sei tu lo vedo impegnato in
qualcosa e non sempre sdraiato sul divano a leggere il giornale."
La vedi guardarti stupita.
"Sai, io ho spesso pensato che non mi avresti mai accettato..." si
morde le labbra colorate di rossetto. "E che tu e Nathaniel sareste
rimasti sempre come cane e gatto; invece vedo che adesso andate
d'accordo, noi due andiamo d'accordo e ora posso dire per certo che
siamo davvero una famiglia." Ti risponde contenta e leggi la
felicità nei suoi occhi, tuttavia sorridi sotto i baffi; ci
sono
molte cose che lei non sa: cose che
riguardano te, cose che riguardano Nathaniel, cose che riguardano
entrambi. Ma non c'è bisogno che lei sappia, per ora.
"Comunque non chiamerò i miei amici suonare." Lamenti
intrecciando le braccia al petto. "E non suonerò nemmeno io,
sia
chiaro." Con tutti quei uomini e quelle donne di mezza età
invitati la musica alternative-rock sarebbe del tutto sprecata.
Lei ridacchia dolcemente coprendosi la bocca con una mano.
"Messaggio ricevuto. E se ti proponessi invece di preparare i cocktail
e l'aperitivo?" Ti fa l'occhiolino
complice.
"Affare fatto." Concludi soddisfatto, almeno il tuo lavoro serve a
qualcosa.
Lasci la cucina dirigendoti in camera di Nathaniel, ormai un suo invito
ad entrare è diventato superfluo.
Apri di poco la porta e lo vedi seduto alla scrivania davanti al
computer, quando si accorge della tua presenza ti invita ad entrare con
un sorriso e un cenno della mano.
"Sei tornato."
"Già, pieno di buste della spesa." Ruoti di poco gli occhi
fino allo schermo. "Come procede?"
"Ho quasi finito di fare i bigliettini d'invito, ora non mi resta che
stamparli." Risponde cliccando sul tasto 'salva'.
Lo sorprendi abbracciandolo da dietro e baciandogli un orecchio.
"Mamma mi ha relegato come barista della serata." Gli sussurri in un
lobo facendolo arrossire di poco.
"Ah, sempre meglio che stare all'ingresso a ricevere e salutare tutti."
Si gira verso di te cogliendo subito il segnale: lo baci sulle labbra,
prima a stampo poi più approfonditamente, Nathaniel solleva
appena un braccio traendoti verso sé, lo lasci fare
schioccandogli tanti piccoli, umidi, baci.
La vostra relazione si è trasformata col tempo in qualcosa
di
più: da amici siete passati ad amanti, il tutto mantenendo
la
facciata di fratelli. Come sia scattata esattamente la cosa non ricordi
bene, sai per certo di aver fatto tu il primo passo verso di lui, di
essere rimasto sorpreso quando lui non ti ha respinto ma, anzi, ti ha
confessato che sotto sotto ci sperava e che l'interesse e l'attrazione
erano reciproche, solo non sapeva come esternarle. Le cose sono venute
poi da
sé e ora siete ufficialmente una coppia di fatto, ma nessuno
lo
sa ancora.
Porti una mano su un suo fianco insinuandola sotto la camicia, il
contatto con la sua pelle è caldo; no, di solito Nathaniel
è sempre molto caldo quando lo tocchi. Gli sfiori un'anca e
percorri le sue ossa
con le dita, Nathaniel attira la tua attenzione afferrandoti una ciocca
di capelli e tirandotela appena.
"Non qui." Esordisce serio. Continua ad avere delle strane regole per
quanto riguarda
la sua camera da letto, ma tu te ne freghi e costringi il suo
bacino a scontrarti con il tuo.
"Se stasera la noia ti assale fino a diventare troppa vieni da me."
Soffi
sul suo viso. "Troveremo il modo di rendere questo ricevimento
più interessante." Il messaggio pare chiaro.
Ti copre la bocca guardandoti contrariato.
"Eddai, cerca di fare la persona per bene e non il solito animale."
Ti stacchi di pochi centimetri da lui, ma non ne esci assolutamente
sconfitto: sai bene che sarà Nathaniel a chiederti il resto.
"Ti aspetto comunque stasera." Gli dici sfiorando il suo petto.
"Vedrò se mi andrà o no." Sbuffa.
Oh, certo che ti andrà, pensi, ma allontani comunque le
mani.
Fai per andartene ma Nathaniel ti blocca per un polso e ti costringe a
baciarlo ancora una volta. Come al solito vorrebbe avere l'ultima
parola. Vorrebbe, almeno.
"A stasera allora." Ti liquida tornando al pc.
Chiudi la porta della sua camera alle tue spalle, giusto in tempo
mentre vieni richiamato per chissà quali faccende.
Ritornando al
piano inferiore passi per la tua di stanza, molto più
trasandata
e in disordine rispetto a quella di Nathaniel. Prima che si avvicini
l'orario della festa ti prometti di darle una sistemata, in fondo
quella è ormai una camera che ospita un segreto di famiglia.
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