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Autore: Sacchan_    10/10/2016    3 recensioni
[dal testo]
Pochi giorni dopo l'incontro ufficiale ti sei trasferito in quella che sarebbe diventata la tua nuova casa. Hai abbandonato quel misero appartamento che dividevi con tuo padre per iniziare una nuova vita da quattro sotto un tetto pensando che, in una casa più grande, avresti avuto ancora più privacy ma ti sei dovuto ricredere.
AU! con coppia principale [Castiel]x[Nathaniel], sperando di aver fatto un buon lavoro per quanto riguarda l'introspezione e l'IC dei personaggi.
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Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Castiel, Nathaniel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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cliché contest
Nickname: _Flowermoon_/ -Sacchan-
Titolo della storia: Tanto va la convivenza che ci lascia lo zampino
Cliché utilizzato: Parenti Serpenti
Fandom: Dolce Flirt
Coppia: CastielxNathaniel
Generi: AU!
 Localizzazione: General!AU, qui Nathaniel e Castiel hanno più anni del gioco difatti Nathaniel è uno studente universitario mentre Castiel lavora come commesso e barista. A parte loro non sono presenti altri personaggi di DF.
Biglietti B&R: 3,  4, 18



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TANTO VA LA CONVIVENZA CHE CI LASCIA LO ZAMPINO



Se qualcuno desta il tuo interesse è più facile notare quelle piccole cose che in un contesto normale non noteresti mai.
Una sera come tante, lo ricordi ancora, e lui non è certo il tipo di cliente che definiresti abituale.
Non puoi ricordare tutte le facce di coloro che passano
per il pub dove lavori, ma di una cosa sei sicuro: lui, in quel pub, non c'è mai entrato e a giudicare dal suo comportamento non sembra solito frequentarli.
Si è seduto in un tavolino adibito per due persone lontano dal bancone, vicino a una finestra e ancora non si è alzato per ordinare da bere o da mangiare; semplicemente se ne sta lì, seduto a testa bassa con lo sguardo concentrato sulla carta del menù.
In realtà  non sta leggendo una singola lista dei cocktail riportati: passa il tempo, in completa solitudine, rimurginando fra sé.
"Per stasera è sufficiente così, puoi andare Castiel."
"Grazie capo." Sbuffi togliendoti il grembiule dalla vita.
Prima di andartene il tuo sguardo ricade su quel ragazzo solitario.
"Proprio un tipo adatto a te, eh?" Ti ha sussurrato complice il tuo migliore amico e collega passandoti accanto: è uno smemorato ma quando vuole sa esattamente dove andare a parare.
Puoi lasciarlo perdere ma, niente da fare, vuoi toglierti quella curiosità. Con due birre in mano lo raggiungi e le posi sul tavolino, esattamente sotto i suoi occhi e tanto basta ad ottenere un minimo di attenzione.
"No..." Ti dice frastornato. "Ci deve essere un errore, io non ho ancora..."
"Ordinato niente, lo so." Rispondi aspro, prendendo posto a sedere di fronte a lui. "Però, sai, se sei qui ad occupare un tavolo tutto solo da una mezz'ora buona, senza ordinare nulla, la cosa non mi va giù. Da dove credi arrivi il mio stipendio?"
Forse non è il caso di essere troppo diretto con uno sconosciuto, ma non avere peli sulla lingua è una delle tue peculiarità: un tuo pregio e un tuo difetto.
"Oh..!" Esclama il ragazzo. "Ti chiedo scusa non era mia intenzione... cioè, io volevo ordinare, sì, solo che ancora..."
"Va bene, è ok. Ora bevi e non pensarci su." Porti la birra alle labbra bevendo un lungo sorso, invitandolo a fare lo stesso.
"Niente da fare, la birra proprio non mi piace." Risponde dopo averla appena assaggiata.
Con quelle parole ti senti liquidato; non è da te impicciarsi degli affari altrui
, ma stasera lo desideri.
"Quindi? Quale è il problema?"
"Eh?"
"Ti sto chiedendo cosa ti tiene qui, seduto da solo a fissare il vuoto."
Lo vedi fare spallucce.
"La non voglia di rientrare a casa, suppongo."



Quando tuo padre ti dice che da tempo frequenta un'altra donna e che a breve avrebbe voluto ricostruirsi una vita con lei ciò non ti sorprende per niente: hai già fiutato qualcosa nell'aria, quell'uomo è troppo semplicione per far sì che non te ne accorgessi.
E quando ti chiede cosa ne pensi l'unico gesto che fai è scrollare le spalle.
"Non mi interessa, la vita è la tua."
Tuo padre è abituato alle tue risposte secche e disinteressate, ma questa volta, no, non lascia perdere.
"Sabato prossimo si va fuori a cena! Ho intenzione di fartela conoscere e lei deve conoscere te! Perciò vedi di essere presente e presentabile!"
Girandoti verso di lui gli sorridi beffardo: mai ti presenteresti a una semplice cena vestito di tutto punto.
"Chiederò un permesso al mio capo."

 

Il sabato dell'incontro è arrivato fin troppo in fretta, ma questo a te non importa. Nemmeno di quella donna seduta di fronte a tuo padre te ne può fregare.
Certo, è molto bella: bionda e vestita in modo elegante ma fine, dalla parlantina sofisticata e mai banale: un vero esempio di donna di alta classe.
"Mio figlio sarà qui a momenti, ti piacerà vedrai; è un bravo ragazzo, diligente e studioso." Nel dire quelle parole ti è sembrato quasi di vedere qualche frecciatina. "Ha accolto questa notizia nel modo più entusiasta possibile."
Fin dall'inizio ti sei accorto delle occhiate lanciate al tuo aspetto ribelle, ai tuoi capelli tinti, all' abbigliamento dai toni cupi e alla catenella col teschio che porti al collo. Tuo padre ti ha, sì, pregato di vestirti come si deve ma non puoi indossare abiti che non rispecchiano il tuo essere: quella donna deve conoscerti.
"Non c'è alcun problema." Le risponde tuo padre gentilmente. "Possiamo aspettarlo e inizieremo a mangiare solo quando sarà presente anche lui."
"Purtroppo è sempre così impegnato. Ora che oltre agli esami ha preso parte anche al tirocinio universitario lo vedo poco anche io."
"Ripeto, non..."
Ma una voce lo interrompe: un ragazzo biondo e dal sorriso gentile si è presentato al tavolo.
"Vi chiedo scusa per avere fatto tardi, piacere io sono Nathaniel. Spero di non aver fatto attendere troppo."
La tua bocca si storce nella sorpresa: è lui, il ragazzo solitario di quella sera.
Si è seduto proprio di fronte a te, sorridendo cordiale, forse non riconoscendoti.
Eppure la sera che l'hai conosciuto non era così allegro. A pensarci bene tutto si incastonava.



"Ti sto chiedendo cosa ti tiene qui, seduto da solo a fissare il vuoto."
"La non voglia di rientrare a casa, suppongo."
Ti sei acceso una sigaretta da fumare solitario: birra e sigaretta, un connubio perfetto e un modo per pensarci su.
"Stai meditando di scappare? Ti sconsiglio di farlo: pensa ai tuoi poveri genitori."
Il ragazzo sorride sconsolato.
"No, i miei ora staranno sicuramente litigando..."
"Oh..." Hai commentato tenendo la sigaretta fra l'indice e il medio a pochi centimetri dalla bocca, ti sembra di rivivere una situazione già nota.
"Da molto tempo è così: mamma e papà non fanno altro che litigare ogni sera, ma stasera papà ha presentato la lettera di separazione."
La stessa, identica, condizione.
"Bene, buon per te. Presto i tuoi finiranno per separarsi e tutto questo inferno che stai vivendo tornerà alla normalità."
"Eh?"
Poggi la sigaretta nel posacenere e lo guardi beffardo.
"Puoi anche fingere, ma è ovvio che vuoi che tutto questo finisca; tu non vedi l'ora che i tuoi si separino, vero?
Due pugni colpiscono ferocemente il tavolo rischiando di far cadere le bottiglie di birra; il ragazzo biondo, che finora ha tenuto gli occhi bassi e il viso a terra, si è alzato di scatto, con rabbia e fissandoti con astio.
"Cosa stai dicendo? Che sarei contento della loro separazione? Stai seriamente pensando che così io starei meglio?"
Non sei capace di dire frasi incoraggianti come non preoccuparti, andrà tutto bene; forse dovresti: mentire, ma perché farlo quando conosci già la realtà dei fatti?
Opti per il chi tace acconsente, il tuo silenzio è più eloquente di altre parole.
"Sai che ti dico? Vai al diavolo!"
Lo guardi incredulo: non è da tutti mandare al diavolo una persona che neanche si conosce. Se fossi stato qualcun'altro magari la cosa ti avrebbe fatto adirare ancora di più, per fortuna non è così.
"Però!" Fischi. "Hai un bel caratterino, eh?"
"Grazie per la birra." Sputa velenoso per poi abbandonare il tavolo; ringraziamento più che superfluo: la birra neanche l'ha bevuta.
'Quindi? Chi aveva ragione? Tu o io?'
Ti eri ritrovato a pensare.



A cena quasi finita sei andato fuori sulla terrazza del ristorante, l'unico luogo adibito a spazio fumatori, ti serve aria fresca per riordinare le idee.
Lui non è più ritornato nel pub, non si è più fatto vedere e tu non sei riuscito a dimenticartelo, chissà perché poi.
"Ah!" Esclami passando una mano sulla fronte e tirando indietro la frangia. "Ci sto pensando ancora, peggio di una femminuccia."
"Castiel!"
Nathaniel avanza verso di te, impeccabile nel suo abbigliamento formale costituito da giacca, camicia e cravatta.
Nathaniel non è troppo alto, anzi è più basso, ma non è nemmeno troppo basso e non sembra essere il tipo di ragazzo a cui piaccia fare sport o che si dedica al fisico. Tuttavia, da quel poco che puoi immaginare, sembra avere quella giusta quantità di muscoli e grasso che sembrano renderlo irresistibile e che sai essere di tuo gradimento.
Sì, sai, perché in fondo gli uomini non ti dispiacciono affatto. 
"Ormai sta per essere servito il dolce, vuoi rientrare?" Chiede candido.
Eppure lui non è una persona così gentile come appare, ne sei a conoscenza. Ricordi bene lo sguardo di fuoco che ti ha lanciato quella sera e quell'imprecazione pronunciata con tanta rabbia. Già, devi averlo fatto adirare molto.
Nella tua mente ti ritrovi pure a pensare che rivederlo così disinibito non dovrebbe essere affatto male, ne sorridi al pensiero.
"Ne vuoi una?" Domandi infilando una mano nella tasca dei jeans e tirandone fuori il pacchetto blu di Camel Light.
Vedi Nathaniel sgranare appena gli occhi, probabilmente non se lo aspettava.
"No, io non fumo."
"Poco male, puoi sempre iniziare." Tenti di provocarlo. "Io fumo parecchio quindi dovrai prepararti a respirare del fumo passivo; da oggi in poi pare che trascorreremo parecchio tempo assieme io e te." Accendi la sigaretta proteggendo la fiamma dal vento con la mano per poi osservarlo di sbieco: qualcosa nel suo viso è mutato, che le provocazioni facciano effetto?
"Il fumo fa male ai polmoni, inoltre non ho mai fumato finora figurati se inizierò a farlo adesso."
"Oh, davvero?" Esclami fintamente sorpreso. "C'è sempre una prima volta, vuoi provarla adesso?"
Nathaniel aggrotta le soppracciglia contrariato.
"Sono venuto qui solo per chiederti di rientrare. Finisci la tua sigaretta, io me ne torno dentro." Lo vedi girare i tacchi e fare per andarsene però non vuoi che vada via per davvero, non hai certo ancora finito con lui.
"Allora? Sei contento?"
Quella domanda sembra scuoterlo.
"Di cosa?"
"Di questa bella famigliola che si sta formando. Andiamo, sia mio padre che tua madre sono presi parecchio l'uno dall'altro, si vede. Presto nessuno dei due vivrà solamente col proprio genitore ma ne avrà uno nuovo e un nuovo fratello. Quindi? Ti fa piacere?
"Mamma è felice e questo mi basta."
Batti il piedi impaziente: perché non capisce che avete ancora una incognita in sospeso? Non se la ricorda per davvero?
"Ti sto chiedendo di rispondermi alla domanda che ti ho fatto quella sera." Sottolinei.
L'ultima frase sembra lasciarlo interdetto.
"Cosa? Quale sera?" Chiede spaesato. Per alcuni attimi ti ammutolisci sperando che capisca e ricordi da solo, ma niente.
Come volevasi dimostrare non ricorda. Si è scordato di te con la stessa velocità con cui tu ti ricordi di lui.
Spazientito, tiri l'ultima boccata di fumo e poi getti la sigaretta a terra per poi calpestarla camminando.
"Non importa." Pronunci freddo passandogli accanto. "Ora torniamo dentro, ci stanno aspettando."



Pochi giorni dopo l'incontro ufficiale ti sei trasferito in quella che sarebbe diventata la tua nuova casa. Hai abbandonato quel misero appartamento che dividevi con tuo padre per iniziare una nuova vita da quattro sotto un tetto pensando che, in una casa più grande, avresti avuto ancora più privacy ma ti sei dovuto ricredere.
"Caro, non va bene che Castiel abbia abbandonato gli studi, alla sua età è importante studiare per avere un sicuro sbocco lavorativo."
Tuo padre e la tua nuova madre già si chiamano con i nomignoli e la cosa non sai essere di tuo gusto o no.
Lei è totalmente l'opposto di tuo padre; l'hai scoperta essere l'agente generale di una agenzia assicurativa e come tale ne gestisce l'intero ufficio e le relative subagenzie. Il tuo fratellastro, Nathaniel, è un diligente studente universitario di economia e finanza e sei pronto a scommettere che tale indirizzo di studio sia in qualche modo correlato al lavoro esercitato dalla madre. Sicuramente un giorno ci sarà lui dietro la scrivania che ora appartiene alla madre.
"Ah, ma lui è sempre stato così: uno spirito libero e indipendente." Senti rispondere tuo padre ridente, ma al tempo stesso imbarazzato.
"Mi piace quel senso di libertà e di indipendenza economica che ti regala un lavoro." Controbatti deciso.
La vedi scuotere la testa, delusa, prima di rispondere.
"Commesso in un negozio di strumenti musicali di giorno e cameriere in un pub di notte." Ripete la donna. "Non so che tipo di vita decente possa essere questa."
Vorresti zittirla nel modo più repentino possibile ma opti che sia meglio lasciar perdere. Non puoi inimicarti la nuova matrigna già dai primi giorni di convivenza.
"Tu non sei d'accordo con me, Nath?"
Vedi Nathaniel alzare appena il viso dal libro che sta leggendo.
"Non saprei, non ho idea di quanto possa essere appagante avere uno stipendio proprio. Tuttavia, credo che una persona che al mattino non si alza nemmeno se gli suoni un tamburo sotto le orecchie non possa poi combinare molto."
Sotto i baffi nascondi un ghigno, c'era da aspettarsela una risposta così da lui.
"Non penso di volermelo sentir dire da uno che si sveglierebbe alle cinque del mattino persino se le sue lezioni si tengono di pomeriggio."
Nathaniel appoggia il libro aperto sul tavolo, guardandoti con aria di sfida.
"Alzarsi presto è fondamentale per portare a termine tutti gli obbiettivi della giornata."
"Insomma, basta ragazzi! Ma che vi prende? Possibile che non vi siate presi nemmeno un po' in simpatia?" Si intromette tuo padre, alzando la voce per mettervi entrambi a tacere.
Nathaniel si dimostra più veloce di te nel rispondere.
"Non è prendersi in simpatia la questione, semplicemente non abbiamo nulla in comune."
Strano a dirsi, sei d'accordo con lui.
Così è il tuo rapporto con il tuo fratellastro. Non vi parlate e a malapena vi sopportate. In presenza di altri Nathaniel continua a mantenere quella facciata da bravo ragazzo diligente e rispettoso che mostra verso tutti. Da soli ti evita in un modo così ambiguo che pare una ragazzina in cerca di attenzioni.
Neanche sai bene come prenderlo: vorresti fargli ricordare di quella sera e della vostra brevissima discussione, di una domanda lasciata in sospeso e di cui vorresti una risposta ma così è impossibile.
Il tuo migliore amico -Lysandre- ti direbbe che ne sei ossessionato.
Ossessionato, poi. Proprio tu che non mostri interesse per nessuno?



Una sera, non sai dire esattamente quanto tempo dopo, hai ritrovato Nathaniel in un vicolo poco lontano da casa. Stai rientrando dal negozio e devi lavarti e cambiarti per poi recarti al pub quando l'hai visto dirigersi verso una stradina a fondo chiuso con un pacchetto sotto braccio. Incuriosito l'hai seguito, per poi sorprenderlo inginocchiato in un angolo a fare chissà cosa.
"Ehi!" Lo chiami alzando la voce di proposito.
"Ah!" Si spaventa lui girandosi di scatto per poi calmarsi subito dopo. "Sei tu..." Ti risponde con noncuranza.
"Già, sono io." Dici ironico. "Che combini?"
Lo vedi sorriderti.
"Strano, detto da te. Non ti è mai interessato ciò che mi riguarda."
"Nemmeno tu ti sei mai interessato a ciò che combino io. Allora? Che fai?"
Percepisci un piccolo miagolio nell'aria: dai piedi di Nathaniel vedi spuntare un piccolo batuffolo di pelo nero, seguito da un altro e un altro ancora. Tre piccoli mici, non più neonati ma comunque piccoli, barcollano zampettando qua e là.
"Ah, mi hai scoperto eh?" Lo vedi portarsi una mano al capo per grattarselo imbarazzato.
"Ti stai prendendo cura di questi gattini?"
"Beh..." Boccheggia. "Mamma è allergica al pelo e per quanto ne desiderassi uno non ho mai potuto averlo, perciò mi sono sempre preso cura dei gatti di quartiere."
"Capisco." Avanzi verso di lui. "A me non sono mai piaciuti molto i gatti, li trovo ruffiani." Ti inginocchi poco lontano da Nathaniel, la verità è che vuoi osservarlo meglio mentre si atteggia a mamma chioccia per quei tre gattini: i piccoli sembrano già averlo preso in simpatia dato che continuano a strusciarsi attorno alle sue caviglie.
"Eh?" Fa lui sorpreso per poi afferrarne uno delicatamente fra le mani portandotelo sotto agli occhi.
"Come possono non piacerti? Guardali! Non li trovi adorabili?"
Non sai esattamente che tipo di risposta vorrebbe sentirti dire, fatto sta che il suo viso si è arrossato assieme alle orecchie, tirando fuori una parte di sé che nulla ha a che vedere con la sua tipica compostezza.
Assottigli gli occhi annoiato: niente da fare, quella piccola palla di pelo dalle zampette morbide proprio non ti fa nessun effetto.
"Però da piccolo avevo un cane." Prosegui destando il suo interesse.
"Tu?" Ride. "Che ti prendi cura di un cane? Impossibile."
"Strano ma è così." Rispondi un poco scocciato.
"Non te la prendere..." Ti sorride tenendo ancora in braccio quel piccolino. "Ma è davvero strano."
Casualmente l'occhio ti casca sull'orologio: è tardi e non puoi trattenerti oltre, ti tiri su pronto ad andartene quando improvvisamente un pensiero in mente prende forma.
"Al pub dove lavoro scartiamo sempre del cibo a fine serata. Non si potrebbe ma... posso rimediarti qualcosa per quei piccolini."
E te ne vai, senza notare lo sguardo di stupore che Nathaniel ti lancia alle spalle: davvero non se l'aspettava.



"Certo che sono cresciuti parecchio..." Sbadigli annoiato osservando il tuo fratellastro mentre dà da mangiare a quel trio di gattini.
"Merito anche tuo: il pane e il latte che mi porti dal pub mi aiutano parecchio." Nathaniel, ai tuoi occhi, diventa tutta un'altra persona quando si prende cura di quei micini. 
"Domani sera proverò a portarti un po' di pasta..." Biascichi scrollandoti i jeans dalla polvere.
"Forse una sera dovrei venire a trovarti per ringraziarti..." Commenta Nathaniel mentre tenta di far bere altro latte al gattino più piccolo.
"Tu? Che vieni in un pub a bere?" Lo prendi in giro. "Ma non farmi ridere."
Ancora non sei riuscito a dirgli che sai benissimo che è astemio, che non gli piace la birra e che non è solito frequentare i pub. Hai quasi paura a farlo: ultimamente i rapporti fra di voi sono migliorati e persino in casa riuscite a parlarvi senza azzannarvi troppo. Ma il ricordo di lui e del suo sguardo carico d'odio ti sovrasta: Nathaniel sotto sotto ti piace, proprio perché è fragile pur avendo un certo caratterino.
Però sei anche conscio che arriverà il giorno in cui ricorderà e dovrà ringraziarti, eccome se dovrà farlo. Non aspetti altro.
"Non pigliarmi in giro." Interrompe il tuo flusso di pensieri. "Piuttosto dimmi come posso ringraziarti. Non mi va giù l'idea di essere stato aiutato e non poter contraccambiare."
Alzi un dito davanti a te, vuoi provarci almeno.
"Perché allora non mi dai la soddisfazione di sentirmi dire che quella sera avevo ragione?" Dubiti che una domanda così vaga gli permetta di ricordare, ma chissà. Peccato che i suoi occhi stupiti ti fanno capire di aver fatto cilecca.
"Oh! Intendi ciò che mi hai detto quella sera sul balcone?" Esita. "Beh, sì, sono contento di avere di nuovo una famiglia come si deve, non lo ritenevo più possibile." 
Un completo buco nell'acqua, forse dovresti davvero riportarlo al pub per fargli ricordare. Oppure mediti se non sia il caso di dirgli tutto quando un tocco caldo e morbido ti sfiora una guancia.
Possibile che sia stato un bacio?
"Bacio di ringraziamento." Sorride sornione. "Dato che tu non ti decidi a dirmi cosa vorresti." Ridacchia sfacciato.
Non è esattamente ciò che ti aspettavi.
"Bleah! Che schifo! Cioè mi hai davvero baciato?"
Si porta le mani in tasca sorridendo.
"Tranquillo, nessuno verrà a sapere di questa piccola macchia sul tuo onore." Esclama divertito prima di dileguarsi verso casa.
I tuoi occhi indugiano sulla sua figura, lo stampo del bacio ancora bolle sulla gota; inutile mentire: Nathaniel proprio ti attrae con quel suo caratterino tutt'altro che docile. Peccato che sia così ottuso.



A un paio di mesi dalla nuova convinvenza tuo padre è voluto uscire a pranzo una domenica, ritenendolo un ottimo modo per festeggiare la nuova felicità raggiunta. La tua nuova mamma si è dimostrata subito felice della cosa: per lei ogni occasione è buona per sfoggiare il suo bon ton, per te è solo una grande seccatura e per Nathaniel... beh, lui accondiscende qualsiasi cosa quindi non fa testo.
Ovviamente il ristorante è stato scelto dalla matrigna, figurati se tuo padre avrebbe avuto carta bianca; anzi è già tanto che abbia deciso di portare tutta la famiglia a pranzo fuori visto che le sue domeniche trascorrono in pantofole sul divano.
Il posto scelto è quello dove ci sono state le prime presentazioni ufficiali; forse è proprio in quel ristorante dove ha incontrato la sua futura compagna, chissà.
Ti appoggi con i gomiti alla ringhiera della solita terrazza e tiri una boccata di fumo.
"Sapevo che ti avrei trovato qui." Ti sorprende Nathaniel. "Hai il brutto vizio di andare fuori a fumare dopo aver mangiato."
Appoggia la schiena al muretto rimanendo a pochi centimetri da te. Noti che si è tolto la giacca e si è allentato i primi bottoni della camicia; nonostante sia solo un pranzo non ha potuto fare a meno di vestirsi elegante come è nel suo essere, altro che te con i tuoi jeans e la giacca di pelle.
"Fammi indovinare: sei scappato anche tu?" Gli domandi beffardo.
"Beh..." Sorride complice. "L'atmosfera stava diventando un po' intima, mi sono sentito di troppo."
Volgendo lo sguardo lontano, all'interno della sala-ristorante, individui il tavolo dove i vostri genitori sono seduti, intenti a chiacchierare amabilmente con una mano intrecciata fra loro.
Non ricordi quanto tempo è passato dall'ultima volta che tuo padre ha proposto di uscire fuori a pranzo la domenica; è più facile ricordarsi, invece, di tutte le volte che sei dovuto scappare di casa per evitare di sentire i litigi, le grida e le porte sbattute.
"Castiel?" Ti chiama Nathaniel, riportandoti alla realtà.
"Mh?" Lo guardi di sbieco, curioso del motivo per cui ti ha chiamato.
"Posso farti anche io quella domanda che mi hai fatto tu?"
Sposti il peso da un piede all'altro espirando un'altra boccata di fumo.
"Vuoi chiedermi se sono felice di questa nuova situazione famigliare?" Gli domandi ripetendo le tue stesse parole.
Nathaniel si passa una mano fra i capelli biondi imbarazzato.
"Sì. Non si capisce mai ciò che pensi a meno che qualcuno non ti faccia una domanda diretta, quindi..."
"Lo sono." Rispondi secco lasciandolo senza parole. "C'è stato un periodo, dopo che mia mamma ci lasciò, che papà andò in depressione. Non usciva di casa e non frequentava nessuno, perse il lavoro e per molto tempo abbiamo avuto dei problemi. Penso sia stato allora che ho abbandonato gli studi e iniziato a lavorare, tanto la voglia di studiare non ce l'avevo fin dall'inizio."
Nathaniel abbassa il mento, pensieroso su ciò da dire.
"Mi dispiace. E hai mai pensato che fosse stato meglio così? Che la separazione dei tuoi fosse la miglior soluzione?"
Sembra quasi surreale il modo ingenuo con cui ti ha posto la stessa domanda che tu, direttamente, gli hai fatto al vostro primo incontro. A distanza di tutti gli anni che sono passati sei ancora fermamente convinto di ciò che hai creduto allora e credi adesso.
"So che è brutto da dire, ma sono contento che i miei abbiano deciso di separarsi. Non ne potevo più di vederli litigare ogni giorno, non riuscivo a tornare a casa da scuola che loro erano già in mezzo a un nuovo litigio. Era una situazione diventata insostenibile per me e loro devono averlo capito." Affermi con decisione.
"L'hai pensato da subito, fin dall'inizio?"
Chissa come mai insiste così tanto, abbandoni a terra la sigaretta e la schiacci con la suola della scarpa.
"Fin da quando ho capito che non potevano più vivere come moglie e marito. Credo continuassero a sopportarsi solo perché c'ero io, ma a me non stava bene e una sera glielo dissi in faccia a tutte e due." Lo guardi con aria di sfida. "Dai, ammettilo che anche per te è stato così."
Gliela butti lì un po' sul ridere, ormai non speri certo più che si ricordi di te.
Nathaniel sposta lo sguardo di lato, con l'espressione imbarazzata che è tipica di lui quando si sente a disagio. Sembra voler dire qualcosa e non ne trova il coraggio.
"Una sera..." Racconta. "...sono scappato di casa. Fu la sera in cui papà presentò la lettera di separazione. Sotto sotto ci speravo anche io che prima o poi accadesse ma il desiderio che davvero volevo che si separassero mi faceva sentire in colpa. Insomma, quale figlio desidera vedere i propri genitori separati? C'è stato un ragazzo che mi ha sbattuto in faccia la verità e fu così dura sul momento da accettare che non riuscì a fare altro che mandarlo al diavolo."
Lo guardi sbalordito; non starà certo prendendoti in giro, no?
"Tu..." Inizi col dire.
Ti ricordi di me? Vorresti chiedergli.
Nathaniel alza gli occhi, puntandoli contro i tuoi e fissandoti serio.
"Sì, parlo di te."
"Ti ricordi di me?" Ti lasci sfuggire in contemporanea a lui.
"Come potevo scordarmi di quel cameriere arrogante che aveva saputo comprendermi meglio di qualcun'altro? Ma lì per lì ho solo potuto reagire da codardo scappando. Molte sere sono ritornato al pub dove lavori e ogni volta non avevo il coraggio di entrare per raccontarti la fine della storia e ringraziarti."
Incroci le braccia al petto guardandolo accigliato, non sai se ti senti preso in giro o cosa.
"Potevi farlo, non mangio mica, sai?"
"Te l'ho detto: mi mancava il coraggio di affrontarti." Si giustifica Nathaniel incurvando le spalle. "Sono stato così scortese, in più non ero sicuro che mi avresti ricordato: con tutte le facce che sarai solito vedere mentre lavori."
"Ma poi ci siamo rincontrati! Non avevi capito che io mi ricordavo perfettamente di te?"
"Beh, sì." Si passa una mano fra i capelli a disagio. "Ma non sapevo davvero come affrontarti, in più stavamo per diventare fratelli. Mi sentivo imbarazzato all'idea della figura che ho fatto."
Ci rifletti un po' su. Non l'avevi trovato poi così scortese, anzi la sua sfacciataggine ti era piaciuta.
"Beh..." Ti metti una mano su un fianco sorridendogli. "Adesso puoi finalmente ringraziarmi come si deve, ma lascia che te lo chieda io tanto per chiudere i conti: come stai adesso?"
Nathaniel tenta di reggere il tuo sguardo, però non riesce a fare a meno di sbuffare.
"Molto meglio di quanto stavo prima." Ammette seccato, la sconfitta per un tipo orgoglioso come lui deve essere bruciante.
Alzi un braccio per tirare una pacca alla sua schiena.
"Meglio averlo capito più tardi che mai, eh?"
Il tuo fratellastro annuisce, massaggiandosi la parte lesa.
"Penso sia meglio rientrare e..."
Le voci entusiaste dei vostri genitori interrompono il vostro dialogo; non vedendovi tornare al tavolo erano usciti anche loro sulla terrazza esterna, tenendosi a braccetto.
"Castiel, Nathaniel! Eccovi dove eravate." Vi chiama vostro padre. "Non volete rientrare per il caffè?"
"C'è anche la torta." Suggerisce la tua nuova mamma. "L'abbiamo fatta fare apposta per la giornata di oggi."
Vedi Nathaniel grugnire.
"Ma mamma, è inutile che me lo dici." Protesta. "Lo sai che odio i dolci."
Gli tiri una gomitata per zittirlo.
"Suvvia non fare il guastafeste, una fetta di torta non ti ucciderà una volta tanto." Rivolgi un'occhiata affermativa a tuo padre, che comprende al volo. "Finiamo di parlare e arriviamo."
Lo vedi annuire con il viso sorridente.
"Quanto meno sono contento che vi state iniziando a prendere in simpatia."
"Oh, sì. Eravamo così preoccupati che non sareste mai andati d'accordo." Dicono prima di ritornare a sedersi al tavolo.
Appena torna a calare il silenzio rivolgi un'occhiata eloquente a Nathaniel ancora al tuo fianco. Pare avere l'atteggiamento di chi ancora non ha detto tutto tutto ma non è il caso di proseguire oltre dato che vi stanno aspettando.
"C'è ancora una cosa che volevo chiederti, ma non è il caso adesso. Stasera vieni nella mia camera, ok?" Conclude per poi ritornare dentro al ristorante.
A pensarci bene questa sarebbe poi la prima volta che ti invita nella sua stanza: non l'ha mai fatto e nemmeno tu l'haxi mai invitato nella tua. Non sai nemmeno come è fatta, poiché l'hai sempre vista da fuori e quando Nathaniel vi è rinchiuso dentro ha sempre la porta sigillata.
Chissà che altro ha da dire poi.
Stendi le braccia e le fai scrocchiare prima di ritornare al tuo posto.



"Iniziavo a pensare che tu dormissi sepolto dai libri!" Commenti entrando nella camera da letto di Nathaniel.
Quando vi siete trasferiti nella nuova casa questa era ancora arredata a metà, ma a te è bastato riprendere i vecchi mobili che tenevi nella vecchia per essere a posto.
I suoi invece danno la parvenza di essere stati comprati per l'occasione.
"Mamma ha voluto comprarli nuovi." Sottolinea Nathaniel rispondendo al tuo pensiero. "Siediti pure sul letto." Accenna.
Lo fai e ti accorgi subito della morbidezza del materasso. Per accertartene lo tasti col palmo della mano, sotto lo sguardo di lui. 
"Imbottito di piuma d'oca." Tossisce a disagio. "Sempre mamma l'ha voluto."
Sospiri esasperato.
"Che altro vuoi dirmi?" Sospiri, tagliando di netto l'imbarazzo.
Vedi Nathaniel riempirsi un bicchiere e sorseggiare dell'acqua lentamente.
"Quella sera, al pub, ce l'avevo con me stesso per il modo in cui me ne ero andato..." Inizia.
Accavalli di poco le gambe, ancora quella storia? Nathaniel deve essere uno che se le prende proprio a cuore le questioni.
"...e al tempo stesso ora non riesco a fare a meno di chiedermi perché sei venuto da me o cosa ti ha spinto a farlo."
Ti guarda dritto negli occhi.
"Perché l'hai fatto? Non può essere stato solo perché ero entrato da solo."
Colpito e affondato, pensi, ma come rispondergli? Dirgli la verità potrebbe metterlo in imbarazzo pertanto decidi di tacere.
"Ci sono stati momenti, da quando siamo diventati fratelli, che ho pensato che tu provassi le stesse cose che provo io." Mormora notando il tuo silenzio, sicuramente si è accorto che stai riflettendo sul da dirsi.
"Che stai dicendo? Quali cose?" Domandi.
"Curiosità." Mormora. "Verso l'altro, intendo." E la sua voce diventa via via sempre più bassa.
Con una mano ti gratti il capo pensando seriamente a che dire: è un argomento delicato, al tempo stesso imbarazzante.
"Non avrei fatto bene il mio lavoro se non ti avessi notato." Mormori, optando per una delle tue solite risposte sarcastiche.
Nathaniel porta una mano alla fronte sbuffando.
"Ancora a quello pensi? Guarda che non me ne sarei andato senza consumare."
Sollevi una mano in aria per stopparlo. Hai già capito che, o gli dici la verità o rischi di offenderlo ulteriormente.
"Aspetta, fammi finire. Prima hai parlato di curiosità ed è esattamente la risposta che cercavi. Ero curioso, sì. E attratto. Volevo davvero sapere di più su di te. Questo è quanto." Dichiari schietto e quella confessione sembra rilassarlo.
Dopo una presa di coraggio, sottoforma di respiro, allunga una mano verso di te.
"Questo mi porta alla conclusione del discorso."
"Sono tutto orecchi."
"Diventiamo amici, ti va? Vorrei davvero che iniziassimo a conoscerci un po' meglio." Abbassa lo sguardo. "In questi mesi non abbiamo fatto altro che prenderci a insulti, evitarci e parlare solo se costretti, ma conoscendoti meglio non mi sembri affatto male ." 
Ha le guance rosse e il rossore si estende fino alle orecchie -tipico da lui-, evita di guardarti negli occhi e non puoi fare a meno di ghignare.
"Sai, anche io non ti sopporto quando fai tutto l'altezzoso..." Stringi la sua mano nella tua. "...ma lo ammetto: non sei male nemmeno tu."



Tieni fra le braccia due buste di cartone, tra le dita cerchi di tenere agganciato una busta piena di snack e patatine.
O quella tortura finisce in fretta o potrebbero scapparti le migliori imprecazioni.
Fortuna che ci pensa la tua matrigna a levarti almeno un peso di dosso.
"Ok, queste appoggiamole qui." Dice soddisfatta. "Una vera fortuna averti incontrato per strada, da sola non ce l'avrei fatta!"
"Ci sono ancora sacchetti pieni in macchina, ti ricordo." Sbuffi pensando a quante volte ti toccherà fare su e giù.
"Oh, non lamentarti! Pensa a quanto faremo felice tuo padre non appena vedremo cosa gli stiamo preparando."
"Non ne dubito... ma perché tutta questa esagerazione? Non bastava semplicemente una cena?"
Ripensi nauseato a quante volte la tua nuova mamma ha ideato feste e ricevimenti fra amici e colleghi per ogni qualsiasi cosa.
"Tuo padre ha appena ricevuto una promozione importante! In più festeggiamo un anno del nostro anniversario, quindi festeggiamenti doppi! Non sei contento per lui?"
Inarchi gli occhi al cielo.
"Oh, certo, certo. Almeno da quando ci sei tu lo vedo impegnato in qualcosa e non sempre sdraiato sul divano a leggere il giornale."
La vedi guardarti stupita.
"Sai, io ho spesso pensato che non mi avresti mai accettato..." si morde le labbra colorate di rossetto. "E che tu e Nathaniel sareste rimasti sempre come cane e gatto; invece vedo che adesso andate d'accordo, noi due andiamo d'accordo e ora posso dire per certo che siamo davvero una famiglia." Ti risponde contenta e leggi la felicità nei suoi occhi, tuttavia sorridi sotto i baffi; ci sono molte cose che lei non sa: cose che riguardano te, cose che riguardano Nathaniel, cose che riguardano entrambi. Ma non c'è bisogno che lei sappia, per ora.
"Comunque non chiamerò i miei amici suonare." Lamenti intrecciando le braccia al petto. "E non suonerò nemmeno io, sia chiaro." Con tutti quei uomini e quelle donne di mezza età invitati la musica alternative-rock sarebbe del tutto sprecata.
Lei ridacchia dolcemente coprendosi la bocca con una mano.
"Messaggio ricevuto. E se ti proponessi invece di preparare i cocktail e l'aperitivo?" T
i fa l'occhiolino complice.
"Affare fatto." Concludi soddisfatto, almeno il tuo lavoro serve a qualcosa.
Lasci la cucina dirigendoti in camera di Nathaniel, ormai un suo invito ad entrare è diventato superfluo.
Apri di poco la porta e lo vedi seduto alla scrivania davanti al computer, quando si accorge della tua presenza ti invita ad entrare con un sorriso e un cenno della mano.
"Sei tornato."
"Già, pieno di buste della spesa." Ruoti di poco gli occhi fino allo schermo. "Come procede?"
"Ho quasi finito di fare i bigliettini d'invito, ora non mi resta che stamparli." Risponde cliccando sul tasto 'salva'.
Lo sorprendi abbracciandolo da dietro e baciandogli un orecchio.
"Mamma mi ha relegato come barista della serata." Gli sussurri in un lobo facendolo arrossire di poco.
"Ah, sempre meglio che stare all'ingresso a ricevere e salutare tutti." Si gira verso di te cogliendo subito il segnale: lo baci sulle labbra, prima a stampo poi più approfonditamente, Nathaniel solleva appena un braccio traendoti verso sé, lo lasci fare schioccandogli tanti piccoli, umidi, baci.
La vostra relazione si è trasformata col tempo in qualcosa di più: da amici siete passati ad amanti, il tutto mantenendo la facciata di fratelli. Come sia scattata esattamente la cosa non ricordi bene, sai per certo di aver fatto tu il primo passo verso di lui, di essere rimasto sorpreso quando lui non ti ha respinto ma, anzi, ti ha confessato che sotto sotto ci sperava e che l'interesse e l'attrazione erano reciproche, solo non sapeva come esternarle. Le cose sono venute poi da sé e ora siete ufficialmente una coppia di fatto, ma nessuno lo sa ancora.
Porti una mano su un suo fianco insinuandola sotto la camicia, il contatto con la sua pelle è caldo; no, di solito Nathaniel è sempre molto caldo quando lo tocchi. Gli sfiori un'anca e percorri le sue ossa con le dita, Nathaniel attira la tua attenzione afferrandoti una ciocca di capelli e tirandotela appena.
"Non qui." Esordisce serio. Continua ad avere delle strane regole per quanto riguarda la sua camera da letto, ma tu te ne freghi e costringi il suo bacino a scontrarti con il tuo.
"Se stasera la noia ti assale fino a diventare troppa vieni da me." Soffi sul suo viso. "Troveremo il modo di rendere questo ricevimento più interessante." Il messaggio pare chiaro.
Ti copre la bocca guardandoti contrariato.
"Eddai, cerca di fare la persona per bene e non il solito animale."
Ti stacchi di pochi centimetri da lui, ma non ne esci assolutamente sconfitto: sai bene che sarà Nathaniel a chiederti il resto.
"Ti aspetto comunque stasera." Gli dici sfiorando il suo petto.
"Vedrò se mi andrà o no." Sbuffa.
Oh, certo che ti andrà, pensi, ma allontani comunque le mani. 
Fai per andartene ma Nathaniel ti blocca per un polso e ti costringe a baciarlo ancora una volta. Come al solito vorrebbe avere l'ultima parola. Vorrebbe, almeno.
"A stasera allora." Ti liquida tornando al pc.
Chiudi la porta della sua camera alle tue spalle, giusto in tempo mentre vieni richiamato per chissà quali faccende. Ritornando al piano inferiore passi per la tua di stanza, molto più trasandata e in disordine rispetto a quella di Nathaniel. Prima che si avvicini l'orario della festa ti prometti di darle una sistemata, in fondo quella è ormai una camera che ospita un segreto di famiglia.


   
 
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