CAPITOLO
2
Allison
scese dal taxi che la lasciò proprio di fronte al ristorante, anzi per la
precisione davanti al tavolo che Elijah aveva occupato e seduto al quale stava
bevendo una tazza di tè. La cacciatrice abbozzò un sorriso e dopo aver pagato la
corsa gli si fermò in piedi davanti.
L’Originale
era elegante come sempre, ma quel giorno non indossava la cravatta e i capelli
erano pettinati di lato. “La nuova pettinatura ti dona” gli disse guardandolo
da capo a piedi. “È bello rivederti Elijah Mikaelson.”
Lui
sorrise e le si avvicinò di qualche passo, la strinse in un abbraccio veloce e
poi le spostò la sedia per farla sedere. Pensò che era davvero bello rivedersi
dopo tutto quel tempo; Allison era luminosa, i capelli un po’ più chiari
rispetto all’ultima volta che l’aveva vista, il viso bello e gli occhi
brillanti. Era elegante nel suo vestito scuro e cappotto, elegante nel suo modo
di muovere le mani, nel suo modo di fare ogni cosa.
“Cosa
ti è successo?” le domandò indicando la fasciatura con un dito. “Per questo ti
trovavi in ospedale? Hai detto che non era nulla di grave.”
“Non
lo è infatti” la cacciatrice fece cenno ad una cameriera e ordinò un caffè
quando lei si avvicinò con in mano un taccuino. “Sono solo alcuni punti di
sutura, sopravvivrò.”
“Potrei
aiutarti, con la ferita intendo.”
“Non
è necessario, non è per questo che ti ho chiesto di raggiungermi. Anzi, grazie
di essere arrivato così presto.”
“Tu
non chiedi mai aiuto, se l’hai fatto vuol dire che la situazione è grave.”
Allison
rubò uno dei biscotti che avevano portato, suppose, insieme al tè di Elijah e
ridacchiò. “Prima di tutto io non ho chiesto aiuto, ti ho solo detto che
credevo fosse necessario che mi raggiungessi ma non ho mai detto di aver
bisogno di aiuto.”
“Fa
differenza?”
“Un’enorme
differenza” precisò lei. “Secondo, tieniti forte Elijah, perché dopo quello che
ti dirò forse sarai tu ad aver bisogno di aiuto” scorse velocemente qualcosa
sul suo cellulare e ad un certo punto si fermò. “La mia mano ferita mi ha
portato alla scoperta di qualcosa di davvero… incredibile. Il dottore che mi ha
suturata e fasciata è in pericolo, ho avuto una specie di visione quando mi ha
toccata.”
“Che
tipo di visione?”
“Una
tragica di orrore e morte” Allison fece un amaro sospiro. “Ma non è questa la cosa
incredibile” gli mostrò qualcosa sul cellulare ed Elijah sgranò gli occhi. “Ti
presento il dottor Joel Goran, capo dell’ospedale Hope Zion e, a questo punto
direi che è davvero ufficiale, tuo Doppelgänger.”
****
“Quindi
tu sei qui per dare un premio a nome dell’associazione di tuo padre” Elijah
andò avanti e indietro per la stanza d’hotel, dopo una notte ed un giorno
passati a leggere su tutti i libri della cacciatrice qualcosa che potesse
svelare il mistero del suo Doppelgänger. Non aveva trovato
nulla e metà della nuova giornata era passata. Dalla finestra di quell’albergo
a cinque stelle entrava la luce rossastra di un tramonto mentre Allison si
cambiava pronta a partecipare ad una festa a cui anche Joel Goran avrebbe
partecipato e a cui lui, per ovvie ragioni, non poteva mettere piede.
L’Originale guardò il sole sparire e lasciare
il posto al buio della sera e si accorse di essere confuso come non gli
capitava da molto. Non solo aveva un doppione ma quel tizio era in pericolo e,
benché provasse a nasconderlo, era chiaro negli occhi nocciola di Allison che
le sorti del dottore le stavano più a cuore di quanto dicesse.
“Sì” rispose lei con calma. “Joel non sa chi
sono, nessuno in ospedale lo sa a dire il vero. Stasera premierò l’Hope Zion e
poi proverò a capirci di più sulla visione che vede la morte di Goran. Spero
che non mi odierà scoprendo chi sono davvero perché ho come la sensazione che
indagare diventerebbe incredibilmente complicato se lui si rifiutasse di
parlarmi.”
“Anche se smetterà di parlarti ricorda che
posso comunque soggiogarlo e costringerlo a dirci tutto quello che serve” il
vampiro si versò un bicchiere di vino. “Pensavo che forse potrei venire alla
festa, cercare di passare inosservato e…”
Allison comparve dalla camera da letto,
bellissima in un abito color fragola che le calzava a pennello e faceva
spiccare la sua pelle chiara in modo perfetto. Era talmente bella che per un
istante l’Originale rimase senza parole, a fissarla con la bocca aperta mentre
lei arrossiva appena.
“Ti sembra troppo esagerato per questo tipo di
serata?”
Elijah scosse il capo e deglutì a vuoto. “Sei
bellissima” le disse. “Sul serio.”
“Grazie” mormorò lei con un sorriso accennato
che le fece spuntare le fossette sulle guance. “Tornerò tardi credo ma non
preoccuparti, farò attenzione e se qualcosa mi sembrerà sospetto ti farò una
telefonata. Fammi gli auguri” gli disse avvicinandosi.
Ma il vampiro abbassò lo sguardo e chiuse gli
occhi mentre sul viso alcune vene rosse facevano capolino scomparendo subito
dopo. “Scusa” le disse in imbarazzo.
Lei gli sollevò il viso con due dita. “Cos’è
successo El?”
“È… è il tuo profumo. E l’odore del tuo sangue
anche, era da parecchio che non lo sentivo così forte. Non ero più abituato…”
Allison fece un grosso respiro ma non disse
nulla, recuperò la sua borsetta e si schiarì la voce. “Mi dispiace di averti
trascinato in tutto questo. Forse telefonarti non è stata una buona idea,
immagino che tu abbia già molte cose di cui occuparti a New Orleans.”
“No” si affrettò a precisare lui. “No, sono
contento che tu mi abbia chiamato. Sono felice di essere qui, con te.”
“Bene allora” la donna cercò di riprendere il
controllo. “Sarà meglio che vada ora, ci vediamo dopo.”
“Sì, a dopo.”
****
Joel fissò la donna dubbioso; non era certo che
fosse lei eppure qualcosa nel modo di muoversi di quella donna di spalle gli
ricordava la bella Allison Morgan. Quando quella figura si voltò e sorrise
allora lui ebbe la certezza che si trattava proprio di lei.
“Allison” gli disse avvicinandosi. “Che ci fai
qui?”
La cacciatrice sorrise e salutò le persone con
cui stava parlando. “Joel…” gli disse. “È imbarazzante e mi odierai perché non
te l’ho detto prima ma…”
“Oh cielo!” esclamò lui scuotendo il capo e
stringendo in mano una brochure. “Ecco perché il tuo nome mi era così
familiare” le disse agitandola piano in alto. “La Allison Morgan figlia di
Christofer Morgan, sei tu. Tu sei la donna che deciderà a quale ospedale
andranno i soldi del premio annuale della fondazione.”
“Beccata!” provò a scherzare lei ma Joel era
terribilmente serio e aveva l’aria quasi mortificata. “Mi dispiace di non
averti detto chi ero ma non volevo che mi trattaste in modo… speciale solo
perché da me dipende il premio di questa sera.”
“Certo” replicò sarcastico il suo
interlocutore. “Mi sembra logico.”
“Ne riparliamo dopo” gli disse Allison calma.
“Ora rilassati e sorridi Joel, l’Hope Zion sta per incassare mezzo milione di
dollari.”
Si allontanò e lui la seguì con lo sguardo. Era
un po’ arrabbiato ma il suo ospedale avrebbe avuto mezzo milione e Allison…
cavolo! Era bella da togliere il fiato.