A ogni secondo immerso nel mio silenzio, la mano di mio fratello
stringe sempre di più la presa sulla mia sinistra, incurante
delle mie nocche che cominciano a scricchiolare.
-Seifer, mi stai facendo male- mormoro infine, più per
abitudine che per altro. Da quando ho memoria, mi è sempre
bastato dire questa frase per far subito desistere mio fratello da
qualsiasi cosa mi stesse facendo, anche per gioco.
Oggi no. E
questo certamente non è un gioco.
-Quando farai ciò che ti ho chiesto, ti lascerò
andare- è infatti la risposta serena di Seifer, che
sottolinea la sua affermazione stringendo ancora di più le
mie dita.
Socchiudo gli occhi e mi mordo un labbro per resistere al dolore;
forse, quando risolleverò le palpebre, in qualche modo non
incontrerò più gli occhi dorati di Seifer, la sua
stretta di ferro o il suo cuore di ghiaccio.
Forse questo è un altro dei miei sogni perversi, in
cui io sono una stupida ragazzina arrendevole, mio fratello mi fa del
male e il gallinaccio finalmente serve a qualcosa.
-Atra, comincio a spazientirmi- interviene seccamente la Strega,
inviandomi una fredda stilettata che sopporterei a malapena, se non
fosse per un improvviso, pauroso scricchiolio e una tremenda ondata di
dolore ancora più forte, che mi costringono a spalancare gli
occhi: Seifer sta stritolando la mia mano con tutta la forza che
possiede e probabilmente me la sta rompendo.
Ancora quegli occhi.
Ancora quella stretta.
Ancora quel ghiaccio.
No, non sto sognando né giocando: questo è veramente
mio fratello.
-Atra, non farmi arrabbiare- mi ammonisce gelidamente lui, le
sopracciglia sollevate ad arco che fremono d'impazienza, il tono
ammonitorio e infastidito di un adulto che sta parlando a un bambino
capriccioso.
Gli occhi mi si riempiono involontariamente di lacrime:
-Seifer, per...- comincio, ma lui mi interrompe, urlandomi in faccia:
-VUOI DARMI QUELLA DANNATA RISPOSTA?!-.
Il primo schiocco mi avvisa che il mignolo è andato, come mi
conferma subito l'atroce fitta di dolore che mi risale lungo il braccio
e raggiunge con uno spasmo ogni singolo nervo del mio corpo.
Affondo i denti nel labbro inferiore e mi impongo di non arrendermi
così facilmente: fino a quando il dolore non sarà
più umanamente sopportabile, io non cederò.
-Basta, Seifer! Lasciala andare!- interviene in questo momento Zell, ma
mio fratello si volta come una furia, mentre anche il mio anulare cede
sotto la sua stretta convulsa:
-Gallinaccio, immischiati ancora una volta e...-.
Altro cedimento a sottolineare le sue parole: questo è il
medio. Il mio braccio comincia a tremare in modo incontrollato,
così come le ginocchia, mentre una goccia di sangue scivola
rapida dalle mie labbra tagliate fino a raggiungere il mento.
-SEIFER, LE STAI...-.
-A quanto pare vuoi continuare anche con l'indice...- lo ignora lui,
come se stesse semplicemente punendo un bambino cattivo.
Il dito scricchiola paurosamente e le falangi stridono le une sulle
altre piegandosi come carta, poi Seifer allenta la pressione sul
pollice e si concentra sul mio indice, sfiorando intenzionalmente anche
le altre dita rotte.
Stringo il pugno destro e affondo le unghie nel palmo, i denti che
stridono gli uni sugli altri quando serro le mascelle fino
all'indolenzimento, prima che nella mia testa cominci a farsi strada,
attraverso le pugnalate di dolore provenienti dalle mie dita, l'impulso
tremendo di sferrare un pugno a Seifer e costringerlo così a
lasciarmi andare.
Tuttavia, proprio in questo momento la Strega riprende a inviarmi
impulsi rapidi come stilettate, precisi come frecce e altrettanto
letali, che poi diventano coltelli che non si limitano a infliggere la
ferita, ma a giocare a tormentarla.
Attaccata su due fronti, quello fisico e quello mentale, non posso fare
altro che andare contro la mia natura e rinnegare la mia convinzione,
il mio orgoglio, la mia pretesa di non essere nata per questo, di
essere forte, più forte di chiunque altro.
-Basta, mi arrendo
- sputo con voce strozzata dal dolore e dall'umiliazione - Va bene,
parlerò- ansimo, cercando di non concentrarmi troppo sul
dolore pulsante e contemporaneamente di deglutire un singhiozzo.
Zell, che stava per scattare a frapporsi fra me e Seifer, si ferma di
colpo con un'espressione sconvolta dipinta sul viso, mentre mio
fratello ritorna a guardarmi indifferente, allentando semplicemente la
stretta:
-Comincia, allora - mi incalza - La Strega ha atteso abbastanza-.
Gli rivolgo un'ultimo sguardo carico di rancore e mille altre emozioni
silenziose, prima di iniziare a raccontare con voce assente e monotona,
il volto ben fisso negli occhi dorati di Seifer, il primo dei due sogni
che ho fatto.
Quando termino il racconto e sto per cominciare il secondo, la Strega
mi ferma:
-Questo lo conosco, l'ho visto insieme a te. Allora, sei ancora
convinta che siano dei semplici sogni?-.
Questa volta evito di rispondere come la prima volta e mi limito a fare
spallucce, troppo stanca e scioccata per pensare ad altro.
Edea scuote lentamente la testa e sorride:
-Cosa sai di Adele, Atra? - mi domanda. Faccio per snocciolarle per
filo e per segno il capitolo di storia al riguardo, tanto per annoiarla
un po', quando lei solleva una mano - Non quello che hanno raccontato a
voi sprovveduti, ovviamente- si affretta a precisare, osservando
interessata il movimento delle proprie unghie contro il sole.
Stringo le palpebre, la mano rotta che ha un doloroso fremito tra le
dita di Seifer.
-Allora una sprovveduta non può compiacerti in questo,
Strega- sputo acida, prima di mordermi il labbro quando mi accorgo di
aver tirato troppo la corda, ribattendo come sono solita fare.
Stranamente Edea non reagisce e annuisce:
-Hai ragione, ma quello che hai visto dovrebbe averti già
dato informazioni sufficienti-.
-Cosa significa? - sbotto confusa - Quelli erano solo...-.
In questo momento il suono cigolante del montacarichi mi costringe a
interrompermi, mentre in cima alla torre fa la sua comparsa il
comandante dell'esercito, che fa una riverenza tremante.
-Riferisci, soldato- ordina semplicemente la Strega, senza nemmeno
voltarsi e continuando a trafiggermi con gli occhi.
Il soldato prende un respiro tremolante:
-Il presidente Vin...ehm, Deling...è...-.
-Ho dato io l'ordine di non farlo partire all'orario stabilito e ho i
miei buoni motivi per farlo- lo interrompe seccamente Edea.
Il soldato emette un gemito frustrato, prima di riformulare la frase
con agitazione crescente:
-Signora, il presidente Deling è stato...rapito-.
-COSA?!-.
-Soldato, muovi più energicamente quella lingua o te la
farò strappare. Le orecchie degli umani qui presenti - lo
sguardo della Strega scivola sprezzante su me, Zell e Seifer, che
abbiamo ancora le bocche aperte - hanno delle notevoli manchevolezze-.
-Si tratta del presidente Deling. E' stato...rapito- ripete il
comandante, tremando come una foglia. Edea falcia l'aria con un'unghia:
-Non sono nemmeno le quattro del pomeriggio, come può essere
partito in anticipo?- domanda melliflua, un incantesimo che scintilla
placido fra due dita. Il soldato si irrigidisce ancora di
più, se possibile:
-Due ragazzi ci hanno riferito che Lei aveva predisposto
così...- mormora terrorizzato. La Strega si osserva
interessata un artiglio e giocherella con la magia che ha nella mano:
-E dimmi...questi ragazzi erano forse diretti a Timber?- azzarda poi,
la voce leggermente più roca.
Il rumore della deglutizione del soldato anticipa la sua risposta
affermativa:
-Hanno detto di essere in missione per Le...-.
Edea ne ha abbastanza e scaglia un Flare sul comandante, che non ha
nemmeno il tempo di strillare, solo di scomparire in una polverina
grigiastra e luminosa al sole. La Strega si rivolge a Seifer:
-Cosa gli hai detto?- gli chiede, la voce ridotta a un ringhio. Mio
fratello impallidisce, ma recupera presto la sua aria sicura:
-Esattamente ciò che mi hai ordinato: né di
più né di meno- asserisce deciso, allentando
ancora un po' la stretta sulle mie dita. Gli lancio un'occhiata
affilata:
-Ma che bravo, fratellone- gli sibilo, il tono carico di ironia
velenosa.
Seifer fa per rinsaldare la presa sulla mia mano in un chiaro gesto di
avvertimento, ma questa volta sono più rapida di lui e mi
libero con uno strattone deciso, ignorando l'intensa e vibrante fitta
di dolore che risale istantaneamente lungo il mio braccio al movimento
brusco delle mie dita.
-Proprio un bravo cagnolino-
rincaro la dose, sfoderando un ghigno appena tremante nel tentativo di
dissimulare la mia sofferenza, per poi arretrare velocemente di qualche
passo, gli occhi fissi sulla sua mano ancora semiaperta e sospesa a
mezz'aria.
Mio fratello si allunga immediatamente in avanti per riaccuffarmi, ma
in questo momento lo sguardo autoritario di Edea lo costringe a
bloccarsi dove si trova, prima di dedicarsi a me e Zell:
-Non potete essere stati voi: non vi ho persi di vista un attimo -
continua a ragionare tranquillamente - I due ragazzi devono aver agito
da soli...forse li ho sottovalutati-.
E non è l'unica! Chi avrebbe mai detto che Fujin e Raijin
avessero uno spirito d'iniziativa così sviluppato?! Io no di
certo, dato che sono rimasti tutto il tempo a tremare dietro le casse,
senza nemmeno provare a dare una mano. Ora però è
tutto più chiaro: piuttosto che per aiutare noi, hanno
preferito sfruttare la loro unica occasione per dare una
possibilità a Rinoa e i SeeD. Beh...non posso biasimarli,
dato che io e Zell ormai siamo spacciati.
-Ad ogni modo, i Galbadiani sono degli incapaci completi - commenta in
questo momento Edea - Non vedo l'ora di potermi disfare di loro-.
-Ma voi non siete alleati?- domanda confuso Zell, grattandosi la testa.
Un sorriso compiaciuto increspa le labbra della Strega:
-Certo, certo. Oggi è una giornata straordinaria per
Galbadia e il mondo intero: a Timber, Deling darà un
importante annuncio riguardo Esthar e renderà di dominio
pubblico la nostra alleanza, che verrà ufficializzata con
una cerimonia a De...-
-...ma Deling è stato rapito- la interrompo seccamente
incrociando le braccia, senza nemmeno più la forza di
chiedermi cosa diavolo c'entri Esthar adesso.
Tuttavia, la Strega prosegue senza curarsi di me:
-...a Deling City. Una volta ottenuta la piena fiducia di Deling,
sarà un gioco da ragazzi liberarmi di lui- completa con tono
pratico, senza un'emozione a ravvivarle il viso.
Un nodo mi stringe lo stomaco, soprattutto quando noto un breve sorriso
compiaciuto sollevare gli angoli della bocca di Seifer.
-Stai facendo il doppio gioco per ottenere il dominio di Galbadia,
allora- le sibilo disgustata. In risposta, Edea scuote lentamente la
testa:
-E qui ti sbagli di nuovo, Atra. Ho lo stesso obiettivo dei ribelli di
Timber: abbattere l'ignominiosa dittatura di un presidente avido,
opportunista e...-.
A queste parole, mi sfugge una risata amara:
-Vuoi convincerci di non essere malvagia e opportunista?
Qualcuno potrà anche averci creduto, ovviamente - il mio
sguardo e le mie parole pungono Seifer sul vivo, facendogli contrarre
di colpo la mascella - ma non inganni me-.
Edea scuote ancora la testa, questa volta più seccata:
-Non ho interesse a inserirmi nella vostra stupida lotta per il potere.
Se l'avessi voluto, me lo sarei conquistato da sola e senza tutte
queste difficoltà- chiarisce sprezzante, distendendo la mano
in un ampio gesto che taglia l'aria con un sibilo.
-E se hai dei fini tanto nobili, perché non l'hai strappato
subito a Deling appena ne hai avuto l'opportunità?- la
incalzo, guardandomi per la prima volta la mano gonfia e viola, dalle
dita storte e inanimate. Quando risollevo lo sguardo, incontro quello
di Seifer fisso sullo stesso punto, ma in questo momento la Strega
parla ancora:
-Sai Atra, è difficile per una Strega controllare il proprio
potere, soprattutto se non ha un Cavaliere. Tu dovresti saperlo molto
bene-.
L'immagine di Adele che perde il controllo mi sfreccia improvvisamente
nella memoria, accompagnata dalla frase di Edea: credi ancora che siano sogni?
-Uhm, sei davvero così intelligente come diceva tuo fratello
- concede la Strega, prima di sollevare il mento - Se conquistassi il
potere con la forza, ne sarei così ossessionata da volerne
ancora di più-.
-Quando ottenere qualcosa è facile, l'ambizione ti chiede
sempre fino a dove puoi arrivare secondo lo stesso passo- mi ritrovo ad
ammettere, beccandomi subito uno sguardo stranito da parte di Zell, che
sta seguendo la conversazione con espressione sempre più
sconvolta.
Andiamo, questo dovrebbe capirlo! Questi siamo io e Seifer, sempre
pronti a chiedere di più a noi stessi e sempre certi di
ottenerlo!
Tuttavia, aggiungo subito la precisazione necessaria:
-Questo ti fa davvero pensare che appoggeremo la tua politica di
nasconderti nell'ombra?!- mi affretto infatti a continuare, convinta
che Edea ci stia solo raccontando un mucchio di stronzate. Se
è in grado di giocare a due giochi diversi con Deling,
perché non potrebbe essere capace di farlo anche con noi?
Il punto è: perché dovrebbe ingannarci? Ormai da
qui non possiamo scappare, siamo completamente nelle sue mani,
considerando per di più il fatto che Seifer sembra obbedirle
in tutto e per tut...un momento, ma lui non è ancora suo
Cavaliere, giusto?
E se non stesse ingannando noi, cioè me e Zell, ma Seifer,
per tenerselo stretto fino a quando non lo nominerà
Cavaliere? In tal caso, come potrei metterle i bastoni fra le ruote?
Intanto la Strega soffia una risata, a cui si unisce inaspettatamente
anche mio fratello:
-Oh, io non ho bisogno della vostra approvazione, umani... - sorride
alla fine, una mano posata sulla spalla di Seifer (per l'appunto: ho
ragione) - ...verrete ugualmente con noi, volenti o nolenti...-.
Un brivido rovente mi investe da capo a piedi:
-TE LO PUOI SCORD...- comincio rabbiosa, prima che lei mi zittisca con
l'ennesima, dolorosa pugnalata dritta al cervello.
-...e non opporrete resistenza, perché, anche se non posso
uccidervi, posso comunque farvi molto male- continua tranquillamente,
osservando il mio corpo tremare, sostenuto cautamente da Zell.
-Non sei contenta, Atra? - gongola improvvisamente Seifer, il mento
sollevato con aria spavalda - Potrai assistere alla realizzazione del
grande sogno romantico di tuo fratello!-.
-Cioè diventare un cane
bastardo?- lo rimbecco disgustata, sollevando la mano come
prova del fatto che sia sulla retta via.
Queste parole faticano a uscire dalla mia bocca, ma mi costringo a
sputarle come se fossero semplici e fastidiosi elementi estranei; se
non riesco a riscuotere Seifer con le buone, forse insultarlo lo
farà uscire dai gangheri e allora...
-Atra, i tuoi insulti mi danno solo sui nervi - mi ammonisce
immediatamente lui, come se in qualche modo avesse intuito le mie
intenzioni; oh, dimenticavo: lui
è cambiato, ma io sono sempre la stessa -
Comunque, mi riferivo ad altro: finalmente è giunto il mio
momento! Nessuno mi guarderà più come l'eterno
rivale di Squall Leonhart o come il semplice fratello maggiore di
Atra...-.
-Aspetta, cosa...- mi ritrovo a mormorare, prima di perdere di colpo il
filo dei miei pensieri, completamente disorientata e scioccata dalle
sue parole, che affondano lentamente nel mio cuore come freddi pugnali.
Mio fratello ha appena ammesso quanto gli sia stata di peso in tutti
questi anni e io...io non posso biasimarlo, maledizione. Ne sono sempre
stata consapevole, soprattutto da quando me lo aveva detto durante la
nostra prima (e ultima) lite; ma quella volta aveva ammesso lui stesso
di essere arrabbiato, oggi invece lo vedo appagato, sognatore come non
è mai stato prima...e noi, di sogni, ne abbiamo fatti tanti
e in grande, sempre.
-...questa volta tutti mi chiameranno con il mio nome soltanto: Seifer
Almasy, il Cavaliere della Strega!-.
Il Cavaliere della Strega.
Il silenzio accoglie queste ultime parole e le amplifica, facendole
rimbombare in ogni angolo della torre così ossessivamente da
privarle quasi
di significato.
Quasi.
Non per me.
Seifer sta dicendo di volere
tutto questo. Sta dicendo di voler
buttare via la sua vita proprio davanti ai miei occhi, per poi
cominciarne un altra da freddo, insensibile burattino dal passato
cancellato. Rifiutato,
anzi.
Ma questo non cambia nulla, non è importante il fatto che
lui faccia tutto questo per liberarsi di una vita che gli va stretta,
di un legame
troppo vincolante...conta il fatto che lui voglia farlo e che
lo farà, se non ci sarà qualcuno a impedirglielo.
Ma qualcuno che possa fermarlo c'è. Ci sono io.
"Esserci" è sempre stata la mia prima promessa per Seifer e
l'ho sempre rinnovata senza batter ciglio, credendoci fermamente,
soprattutto ogni volta che per lui si chiudeva un altro anno di
fallimenti, di pregiudizi, di umiliazioni da subire da parte di chi non
voleva accettare che fosse semplicemente se stesso.
L’ho giurato anche il giorno dell’ultimo compleanno
che abbiamo trascorso insieme, in cui l’ho finalmente visto
tornare ad appoggiarsi a me e prepararsi ad affrontare il mondo con il
mio supporto.
Quella volta ho giurato di esserci, ma con la precisazione di essere
sempre sincera con lui, di non comportarmi da incomodo e, per questo,
di non seguirlo a testa bassa ovunque vada.
Non serve che lo giuri anche ora:
io ci sarò nonostante tutto, anche al prezzo
del mio sacrificio, se sarà richiesto.
Questa è l'occasione di dargliene prova, questa volta la mia
non rimarrà solo una promessa, anche se non avevo alcun
dubbio che potesse essere altrimenti.
La motivazione di questa follia mi compare davanti agli occhi ancora
prima che io possa realizzarla: è l’immagine di
Seifer che mi volta le spalle, quel pomeriggio in cui avevamo litigato
furiosamente.
Lo strappo sordo del nostro legame, che allora si era spezzato come una
parola troncata a metà o una risata improvvisamente
congelata, mi riecheggia ossessivo nelle orecchie e riporta il dolore
martellante del rimpianto, che non mi ha mai abbandonata da allora, di
essere solo un inutile incomodo nella sua vita, facendomi tornare
bruscamente, addirittura furiosamente alla realtà.
-TU SEI PAZZO!- esplodo all'improvviso, liberandomi della stretta
ferrea di Zell e slanciandomi in avanti come una furia.
Il pugnale è già nella mano buona e la lama fende
già l'aria nella mia corsa, la punta che ha già
trovato il suo bersaglio.
Mio fratello mi guarda interdetto sfrecciargli davanti, pronto a
sostenere un assalto che però non è diretto a
lui; perché io ho già trovato il mio bersaglio,
che rimane tranquillamente immobile a fronteggiarmi, senza alcun
turbamento a scalfirne il viso di marmo.
Anzi, la Strega sorride
alla punta metallica rivolta contro il suo petto.
Salve a tutti,
signori! E' da tantissimo tempo che non pubblico, ma non crediate che
la storia sia finita qui, ho solo avuto dei mesi piuttosto burrascosi
in cui non mi è stato facile scrivere e, di conseguenza,
pubblicare.
Finalmente però sono tornata (quasi) attiva,
cercherò di pubblicare più o meno velocemente
questi ultimi capitoli de "Il legame del sangue", per poi prendermi una
pausa prima di cominciare il secondo giro con il secondo capitolo di
questa serie.
Innanzitutto, questo è uno dei capitoli più duri
che io abbia mai scritto, ovviamente per il comportamento di Seifer e
per la reazione di Atra, che non sta più riconoscendo il
fratello, ma è perfettamente consapevole del fatto che la
persona che ha davanti è la stessa che ha conosciuto da una
vita. E' questo a scuoterla e a farla reagire: infatti il capitolo
finisce con lei che si scaglia contro Edea, nonostante la Strega possa
fermarla senza muovere un muscolo.
Questo capitolo è legato a un ricordo che ho pubblicato
nella mia raccolta il 22 settembre, in occasione del compleanno di
Seifer. Adesso anche quel ricordo ha il suo capitolo abbinato, eheh.
Per quanto riguarda la questione delle visioni di Atra...Edea
ovviamente sa già tutto, ma vuole che Atra ci arrivi da
sola...chissà come mai.
Ultima cosa...penso abbiate notato tutti che la storia di Timber
è abbastanza diversa: qui c'entra Esthar e la Strega
dovrebbe essere presente insieme a Deling...se non fosse stato rapito,
grazie al genio (inaspettatissimo) di quei due beoti di Fujin e Raijin.
Chiedo scusa a tutti i lettori per non aver aggiornato prima, ma non
temete, un giorno sarà completa anche lei: piuttosto che
lasciar incompleta questa storia, la lascio scrivere direttamente ad
Atra (perché, non lo stai già facendo? nd Atra)!
Un saluto, una buona domenica a tutti e grazie in anticipo a chi ha
letto il capitolo! A presto!
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