Anika le provò
tutte.
Usò la forza, il
ricatto, la pseudo
minaccia e persino l'implorazione ma nulla, Zenigata era
irremovibile.
Il suo essere silenzioso la
uccideva.
Caso volle che l'ispettore
entrò nella
sua stanza di ospedale, era dovuta restare in mancanza di una firma
dei genitori, sedendosi sulla poltrona vicino al letto.
Anika era ammanettata e non
aveva
forze, in più avevano dovuto rimetterle i punti
perchè si era
riaperta la ferita per via del suo tentativo di fuga.
Zenigata la
guardò per qualche
istante, prima di distogliere nuovamente lo sguardo.
“Hai solo sedici
anni” mormorò
“cosa ti ha spinto a seguire certi consigli di tuo padre? Di
Masucci” precisò “perchè
Lupin e la sua banda?”
Anika sospirò.
Il tono di Zenigata era
gentile, non
sembrava neanche arrabbiato, voleva solo sapere come mai stava nella
banda di Lupin.
Era tentata dall'utilizzare
la facoltà
di non rispondere ma, si rese conto che era meglio chiarire le idee
anche a lui, nonostante le sue fossero ben poco limpide.
“Io...io non ho
davvero una famiglia”
Zenigata le
lanciò un occhiataccia ma
rimase in attesa di un proseguimento
“Jigen
è mio padre adottivo...mi ha
trovata quando ero molto piccola, è stata mia madre ad
affidarmi a
lui e non si conoscevano neanche”
a quel punto
Zazà drizzò bene le
orecchie e ascoltò con attenzione, sentiva la
sincerità nella
ragazza.
“Lei mi ha
nominato Masucci ma io non
ho idea di chi sia, il mio nome è Anika Daisuke e non
Serena”
sentì alcune lacrime scorrere lungo il suo volto
“Jigen sarà
anche burbero ma è pur sempre mio padre...e Lupin
è mio zio”
“Anche Goemon
Ishikawa?” chiese
Zenigata, come se volesse fare conversazione.
Anika chiuse gli occhi
“Lui...per lui
è come se non
esistessi...” ripensò a tutte le volte che l'aveva
respinta, che
si ritraeva sotto al suo tocco o ad un suo bacio.
Pensò a tutte le
delusioni che le
aveva inflitto, anche a sua insaputa.
“Ma non
importa” continuò “ho
pur sempre mio padre e mio zio...anche se...se ora so che non li
rivedrò mai più” a quel punto le
lacrime uscirono copiose, ma il
pianto era silenzioso, quasi impercettibile.
La stanza
sprofondò nel silenzio più
tombale.
Anika ebbe l'atmosfera
giusta per
pensare.
Sorvolò su
Goemon, sapeva di non
essere ricambiata e quindi lo mise in secondo piano.
Suo padre, Jigen, si era
sempre
mostrato schivo con lei, nonostante le poche volte in cui aveva
dimostrato di tenerci a lei.
E suo zio? Il suo caro
zietto? Lui
l'adorava eppure, in quel preciso frangente, lei era ancora
lì, su
un letto d'ospedale e con Zenigata che sembrava essere più
interessato a lei di chiunque altro.
Giurò che a
volte la guardasse in
maniera ben poco pudica, nonostante fosse troppo giovane per lui...o
per chiunque altro.
Era abbandonata persino da
Fujiko, cosa
che non le dispiacque più di tanto.
Quel silenzio, affollato di
pensieri
che urlavano sia da parte sua che di Zenigata, venne interrotto da un
sonora CLAC derivante dalle manette.
Anika si voltò
di scatto e vide il suo
polso libero.
“Ma
cosa..?”
Zazà stava in
piedi di fianco a lei,
le chiavi delle manette in mano e lo sguardo basso.
“Ispettore?”
attimi di silenzio
“Non posso
fermarti” disse lui in tono calmo“sei una della
banda di Lupin e
conosci bene i suoi trucchi”
Anika lo guardò
sconcertata, senza
capire.
“Sei minorenne,
hai bisogno di una
famiglia, anche se quella che hai non rientra fra le migliori del
mondo” aggiunse “non è giusto che paghi
per le colpe di Masucci
o di Daisuke o di Lupin ma ti avverto...” la
guardò con la coda
dell'occhio “Quando diventerai maggiorenne non
sarò così gentile”
e si voltò.
E fu in quel preciso
istante che Anika
realizzò.
Zazà la stava
liberando...la stava
lasciando andare.
Si massaggiò la
mano e si alzò dal
letto velocemente, ignorando la spalla che doleva.
Si avvicinò
all'Ispettore, che le dava
le spalle.
Per essere un uomo burbero,
il cui solo
scopo era catturare suo zio Lupin, si stava dimostrando più
affabile
della sua famiglia, che aveva intenzione di lasciare alle spalle, sia
Masucci che Jigen.
“La ringrazio
Ispettore” sorrise
appena e, senza farselo ripetere due volte, uscì di corsa
dalla sua
stanza, mentre Zazà avvisava i poliziotti di guardia di non
muoversi
e lasciarla andare.
Percorse tutti i corridoi
dell'ospedale
fino a raggiungere il retro, dove veniva buttata la spazzatura.
Fece per avanzare e solo in
quel
momento si accorse di uno degli infermieri, che la guardava con la
sigaretta in bocca.
Alto, grande e grosso.
E, sempre in quel preciso
istante, si
accorse di avere ancora addosso la camicia da notte dell'ospedale.
“E tu cosa ci fai
qui!?” esclamò a
gran voce “Ispettore! Ispettore!”
“Calma calma che
succede?” uno dei
poliziotti uscì dalla stessa porta e li osservò
“Questa paziente
è in isolamento e
deve restarci per ordine del vostro superiore”
spiegò l'infermiere
“stava tentando di scappare”
Anika scosse la testa
spaventata,
Daisuke o meno era comunque la più codarda dei membri della
sua
famiglia.
“No vi prego,
è stato Zenigata a
dirmi di uscire”
“Si si dicono
tutte così”
l'infermiere fece per avvicinarsi ma il poliziotto lo fermò
“La riporto
io” disse “si faccia
pure un'altra sigaretta” e, dopo aver fatto il saluto
militare,
rientrò dentro con Anika, badando bene a tenerla per il
braccio
sano.
La ragazza non aveva la
forza di
reagire e tenne gli occhi spalancati.
Non fece neanche caso al
fatto che il
poliziotto non entrò in nessuna delle porte che dava sui
corridoi
principali.
Al contrario,
salì fin sopra al tetto,
dove stavano gli elisoccorsi.
Quando sentì la
brezza serale sul
volto, si decise ad alzare lo sguardo e guardare dove fosse.
“Che ci facciamo
qui?” non capiva
“la prego mi lasci andare”
“Sicura
ragazzina?” quella voce...
Anika guardò il
poliziotto, che si
mise una mano sul volto e lo strappò gettandolo a terra.
“Pensavi davvero
che ti avremmo
lasciata qui cherie?”
Ad Anika si
illuminò il volto e i suoi
occhi ripresero a lacrimare, ma dalla gioia.
“Zietto!”
“Al suo servizio
milady”
vennero interrotti dal
rumore di
eliche, provenienti da un elisoccorso.
Quello più
vicino a loro aveva acceso
i motori e sembrava essere in attesa che loro salissero.
Lupin l'aiutò a
salire e chiuse il
portellone appena in tempo.
Si udirono le grida di
Zenigata, che
uscì sul tetto anche lui gridando come un dannato.
Doveva aver udito le urla
dell'infermiere ed essersi accorto che qualcosa non andava.
“Lupiiiiin!”
gridò “sei in
arresto!” lo videro prendere una corda e lanciarla contro i
piedi
dell'elicottero.
Erano manette allungabili,
un
invenzione dell'ispettore.
La mira fu giusta e lo
videro stare
aggrappato alla corda e arrampicarsi.
Volarono verso il mare,
l'unico punto
più sicuro per tutti.
“Goemon
è tutto tuo!” esclamò
Lupin e Anika vide Goemon, che stava sulla coda dell'elisoccorso
senza farsi notare, scattare in avanti e usare la spada sulla corda
delle manette.
Zenigata cadde con un
sonoro SPLASH
nell'acqua mentre tutti i poliziotti, che l'avevano seguito, si
fermarono al porto, chiamandolo a gran voce.
Lupin potè
tirare un sospiro di
sollievo e così anche Anika, per il momento erano salvi.
“Zietto!”
si fiondò fra le sue
braccia, facendo attenzione al suo che era ferito.
“Non ti avremmo
mai lasciata li
dentro” sorrise Lupin
“Per un attimo
l'ho pensato” ammise
“non arrivavi più”
“Ehi, sono Lupin
III e chi sta con me
non rimane mai indietro”
si sentì uno
sbuffo provenire dal
pilota.
Jigen.
“Papà!”
andò subito da lui e lo
strinse, facendolo sorridere
“Stai bene
nanetta?”
“Si sto
bene” disse, anche se
sapeva i pensieri che aleggiavano nella testa di suo padre.
Sapeva che la ferita era
stato lui a
provocargliela ma senza volerlo.
Reprimette tutti i suoi
istinti di
mandare al diavolo la famiglia.
Erano venuti a prenderla,
allora ci
tenevano ancora a lei.
Jigen tenne lo sguardo
basso.
“Papà...?”
“Vai dietro,
sennò mi distrai”
“Ma...”
“Anika”
la chiamò Lupin “vieni
con me”
e lei andò,
anche se contro voglia.
“Lascialo
perdere, fa solo il
burbero”
“Burbero lo dici
a Goemon!”
Lupin lo ignorò
“Gli passerà” le
mise una mano sulla spalla sana “ti fa tanto male?”
scosse la testa
“No, non più”
Lupin sorrise e le
scompigliò i
capelli “vado a dare una mano al burbero”
“EHI!”
“Tu stai
tranquilla e cambiati”
indicò alcuni suoi vestiti in un angolo
“destinazione, isola di
Hashima!”
Si vestì subito
e si andò a sedere
vicino a Goemon, che rimase immobile.
“Grazie
Goemon” disse
Lui la guardò
senza capire
“Sei venuto anche
tu a
prendermi...grazie”
Goemon sbuffò
“Il dovere di un vero
samurai è quello di proteggere gli innocenti”
Anika non sapeva se ridere
o piangere.
Optò per un
lieve sorriso e,
lentamente, avvicinò la sua mano a quella di Goemon.
Lui non ritrasse, ma
spalancò gli
occhi tremando.
Lasciò che lei
stringesse la sua e
rimase immobile per poi ricambiare la stretta.
Anika rimase sorpresa,
forse non era un
tipo da lasciar trasparire i suoi sentimenti, ma ti faceva capire.
Forse, piano piano, si
sarebbe
completamente fidato di lei come Anika si fidava ciecamente di lui.
Si appoggiò alla
sua spalla sospirando
e respirando il profumo di lui.
“Grazie”
mormorò prima di cadere
in sonno profondo.
A discapito di quello che
molti di voi
lettori silenziosi mi avete detto in via privata, io
continuerò a
coltivare l'amore che Anika prova per Goemon e ricordatevi che, anche
se minorenne, Anika ha 16 anni ed è in grado di sapere
quello che
vuole.
Nella realtà
cominciano tutte a dodici
anni, che sono ancora bambine in tutti i sensi, nella fantasia
lasciatemi libero arbitrio, altrimenti mi tocca citarvi la favola
originale di Biancaneve...vediamo quanti la conoscono oppure quella
della bella addormentata o Pochaontas...proseguo o avete inteso?
Grazie a chiunque abbia
seguito fino ad
ora e grazie per la vostra attesa.
Un Grazie di cuore anche ad
Evelyn80 <3
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