Il
cibo della mensa non era ottimo, ma neanche terribile. Non ho mai
avuto un debole per le minestre, ma la passata di zucchine era
abbastanza saporita. Il pane era leggermente duro, ma buono.
Stavo
seduta al tavolo con Stacie nella spaziosa mensa
dell’istituto. Era
un po’ più piccola della mensa della mia vecchia
scuola, ma
l’ambiente era piacevole. Mentre mi portai alla bocca un
cucchiaio
di minestra, notai con la coda dell’occhio Valentin sedersi
con un
libro in mano ad un tavolo vuoto. Intuii che quel ragazzo, molto
probabilmente, avesse anche il posto in mensa riservato solo per lui.
Trovai la cosa alquanto patetica.
-
Stamattina, sulle scale, mi hai detto che Valentin è un
pessimo
elemento - ricordai a Stacie. - Cosa intendevi esattamente? - le
chiesi infine. Mi sembrava strano che la gente evitasse Valentin solo
per il suo essere scontroso. Non lo consideravo un motivo abbastanza
valido, insomma, pensavo che qualche pregio dovesse pur averlo, quel
finlandese.
-
Non hai avuto una prova stamattina? Hai visto quanto è
scorbutico? -
mi fece rammentare Stacie quella scena accaduta poco prima di entrare
a scuola.
-
C’è dell’altro? - chiesi curiosa. -
Insomma, mi sembra così
assurdo che non abbia nemmeno un amico, ha per caso fatto qualcosa di
grave in passato? - continuai con le mie domande. Stacie mi disse che
sapeva tutto di tutti, perciò avrebbe sicuramente saputo
rispondermi.
-
Uhm, a parte il fatto che fuma e che una volta è stato
ritrovato
svenuto in bagno con un sacchettino di coca vicino al suo corpo...
no, non ha fatto niente di strano - mi rispose con ironia la ragazza,
ma quella volta non seppi ridere davanti al suo umorismo. La fame mi
diminuì. - Ah, e dunque ha passato l'intera estate chiuso in
una
clinica per disintossicarsi.
-
Mi stai prendendo in giro?
-
No, Eleanor, è tutto vero - mi garantì Stacie,
poi addentò il suo
panetto.
Mi
voltai verso Valentin, angosciata, e lo vidi mordere una mela mentre
sfogliava il suo libro. In quel momento mi chiesi da dove
spuntò
quel frutto, dato che pochi attimi prima il ragazzo non aveva niente
in mano, se non quel mattone dalla copertina verde.
-
Mangia sempre e solo una mela a pranzo, povero uomo - disse Stacie
osservando come me lo strano finlandese. - La tiene sempre dentro un
sacchettino che custodisce in una tasca interna della giacca,
qualunque lui indossi - aggiunse lei come se mi avesse appena letto
nel pensiero rispondendo alla domanda che mi posi mentalmente.
-
Ah - boccheggiai. - Legge spesso qui in mensa?
-
Lui vive leggendo, non legge solo a pranzo - mi
rivelò la
ragazza.
In
quel momento notai che io e Valentin avevamo una cosa in comune: la
passione per la lettura.
E
mi meravigliai di come la cosa potesse interessarmi. Mi chiesi che
libro stesse leggendo in quel momento e quale fossero i suoi generi
preferiti.
-
E’ strano come possa essere così ribelle e allo
stesso tempo
appassionato di libri - feci la mia osservazione.
-
Valentin è un tipo tutto particolare, penso che sia unico al
mondo -
disse Stacie ridacchiando. – E poi è anche molto
bravo a
dipingere, suonare e cantare. Gli anni scorsi teneva spettacoli
durante le feste scolastiche, ma dubito che quest'anno ci faccia
sentire ancora qualcosa, dato che l'ultima volta che ha suonato ha
sconvolto tutti con una canzone dal tema erotico - continuò
lei ad
informarmi. Più Stacie mi parlava di Valentin,
più rimanevo senza
parole. Non avevo mai conosciuto un ragazzo così strano e
pieno di
talenti in vita mia.
-
Suona la chitarra? - chiesi e Stacie annuì. Prima di
portarsi
nuovamente il cucchiaio di passata alla bocca, lei si bloccò
e mi
fissò negli occhi riducendo i suoi in due fessure. Mi fermai
a
guardarla preoccupata.
-
Che hai?
-
Perché mi hai fatto queste domande su Valentin Virtanen? -
mi chiese
lei, maliziosa. Chissà cosa stesse pensando...
-
Per curiosità, non potevo?
-
Ho capito, ti piace - arrivò Stacie a quella soluzione
affrettata,
convinta di aver beccato una mia presunta cotta per quel ragazzo.
-
Assolutamente no! - risposi con convinzione, ma Stacie era difficile
da convincere.
-
Ma andiamo, bisogna ammettere che, nonostante il suo comportamento e
la sua fama, è un bel pezzo di gnocco - mi
confidò la mia nuova
amica arrossendo ed io scoppiai a ridere nel vederla alzare due volte
le sopracciglia maliziosamente.
-
Credo proprio che quella ad essere cotta di Valentin, qui, sei tu -
le dissi indicandola.
-
Devi sapere, Eleanor, che le ragazze di questa scuola si suddividono
in due tipi: quelle affascinate da Valentin e quelle spaventate da
Valentin- mi informò l’occhialuta.
-
E tu? Da che parte stai?
-
Valentin è il mio sogno proibito, ma tu non dirlo a nessuno
- mi
rispose Stacie per farmi intendere che di certo non faceva parte
della ragazze che avevano paura di quell’ombroso. Risi di
nuovo per
quanto fosse spiritosa quella piccola giornalista.
-
Di certo tu non sei una di quelle che lo teme, dato che oggi non gli
hai ceduto il parcheggio - disse Stacie cercando di nuovo di farmi
ammettere una cosa che non provavo realmente. Ci avevo parlato solo
una volta, potevo essermi già presa una cotta per lui?
Impossibile.
-
Io non faccio parte né della prima schiera né
della seconda –
dissi, decisa, poi mi voltai nuovamente verso Valentin mentre lui era
ancora assorto nel libro che stava leggendo. Aveva quasi finito di
mangiare la mela, ormai morsa fino al torsolo. Era vero,
però, che
lui avesse un certo fascino. I suoi occhi così chiari e
freddi
avevano provocato in me una breve tempesta nel petto quando colpirono
per la prima volta i miei, prima di entrare a scuola. Valentin mi
trasmetteva inquietudine, ma allo stesso tempo mi attraeva. Non
potevo di certo, però, considerare le mie sensazioni come
sintomi di
una cotta. Nel mio cuore c’era ancora il ricordo triste di
Andrew e
ogni minuto che passava desideravo averlo accanto a me. Detestavo
sapere che tra me e lui ci fosse l’oceano. I suoi capelli
ricci li
sentivo ancora tra le dita e i suoi occhi scuri li sentivo ancora
fissi su di me, ma insieme a loro si aggiunsero quelli gelidi di
Valentin che, mentre stavo ancora seduta a fissarlo leggere, mi
tagliarono le iridi blu. Mi girai di scatto verso la superficie
liscia del tavolo sul quale stavo mangiando e feci finta di nulla.
-
Sbaglio o Valentin ti sta guardando? - si accorse anche Stacie del
fatto che quel ragazzo ricominciò a lanciarmi occhiatine.
-
Già, lasciamo stare - dissi svuotando finalmente il mio
piatto di
minestra, poi bevvi un sorso d’acqua.
-
Sto pensando ad un articolo che intitolerò
“Eleanor Cole riesce a
distrarre Valentin Virtanen dalla sua lettura durante il pranzo:
sarà
lei la prossima preda per il misterioso della scuola?” -
propose la
ragazza la sua idea, ma io l’abolii immediatamente.
-
No, ti prego, lascia perdere!
-
Sai quanti articoli ho scritto su Valentin? Questo potrebbe essere
uno dei più interessanti! E poi devo scrivere anche di te,
ricordatelo!
Sbuffai
a quelle parole. Pensai che prima o poi ci sarei dovuta finire per
forza sulle pagine del giornalino scolastico, ma io non volevo.
-
Hai dovuto intervistare Valentin molte volte per i tuoi articoli? -
chiesi a Stacie cercando di allontanarla dall’idea di
inserirmi nel
suo giornale.
-
Lui non ha bisogno di essere intervistato, fa parlare di sé
anche
senza interviste - disse la mora dagli occhi grigi e gli occhiali
neri ben posizionati sul naso. -Però ammetto che delle volte
ci ho
provato - aggiunse infine.
-
E come è andata?
-
Mi ha sempre mandata a 'fanculo, non mi ha mai ascoltata - mi rispose
Stacie ridendo amaramente. Le lessi in viso che le dispiaceva essere
trattata in quel modo da Valentin, ma lei non voleva comunque passare
per vittima. La salvava sempre la sua ironia in momenti come quelli,
perciò quando era imbarazzata o triste parlava di
sé ridendo.
In
quel momento suonò la campanella e la pausa pranzo
sembrò fosse
volata. Quando mi alzai dal tavolo insieme a Stacie per svuotare il
vassoio in un apposito cestino, mi voltai ancora verso il posto di
Valentin, ma lui si era già alzato dal suo tavolo e, quando
lo
avvistai, buttò il torsolo di mela e il sacchettino di
plastica
accartocciato in un bidone, poi estrasse un pacchetto di sigarette da
una tasca dei jeans. Posai il vassoio ormai vuoto sul bancone
apposito, poi i miei occhi ricatturarono Valentin come una macchina
fotografica rapisce un’immagine. Con una mano teneva chiuso
il suo
libro e con l’altra teneva una sigaretta appena accesa. Stava
poggiato allo stipite dell’entrata della mensa e guardava
tutti gli
studenti uscire. Alcuni lo ignoravano, altri facevano brutti commenti
non appena lo superavano oltre la grande porta. Io e Stacie stavamo
per avvicinarci a lui, poiché dovevamo uscire anche noi
dalla mensa,
e ciò che mi preoccupò fu un suo probabile
intervento. Mi avrebbe
guardata? Mi avrebbe parlato? In qualsiasi caso, io lo avrei
ignorato.
-
Ciao, bella - lo sentii parlare non appena gli passai accanto e il
fumo della sua sigaretta invase le mie narici. Gli lanciai un sguardo
e lo vidi sorridermi maliziosamente, ma come mi ero imposta di fare,
lo lasciai perdere e non ricambiai il suo saluto. Avanzai dritta per
il corridoio con Stacie come se nessuno mi avesse appena salutata.
-
Virtanen! Cominci bene quest’anno, eh? Spegni subito quella
sigaretta! - sentii la voce potente di un uomo rimproverare il
ribelle Valentin che, contro il regolamento, stava fumando
all’interno dell’istituto. Io e Stacie ci voltammo
indietro per
assistere alla scena.
-
Vuole fare un tiro, prof? - fece lui lo spiritoso porgendo la
sigaretta al professore. Avevo già visto
quell’uomo prima di
pranzo, era il mio docente di matematica. Tutti i presenti ridevano e
commentavano la scena che, sicuramente, era la millesima di una lunga
serie.
-
Quello che tirerei è un ceffone sulla tua faccia! -
continuò il
prof a sgridarlo davanti a tutti gli studenti e Valentin
scoppiò a
ridere, divertito.
- Si calmi prof,
adesso esco, okay? - disse il ragazzo una volta aver placato le risate,
ma sul suo volto rimase stampato il sorriso di uno che gode dei fastidi
altrui. Alzò le mani in segno di resa e, dando le spalle al
professore, se ne andò prendendo la strada
dall’altra parte del corridoio, verso l’uscita
d’emergenza. Lo vidi camminare mentre continuava ad aspirare
e sputare fumo.
E in quella
camminata vidi ancora una volta Andrew.
-
Virtanen! Virtanen! Vieni qui! - lo richiamò il docente di
matematica, ma Valentin fece come se non l’avesse sentito e
non si
girò mai indietro per rispondergli. L’uomo
gettò la spugna e,
infuriato, si allontanò dall’entrata della mensa.
I suoi passi
decisi e lunghi mi fecero capire che le sue intenzioni non erano di
certo buone.
-
Starà andando ancora una volta a telefonare la preside
Wesley -
sentii la voce di una ragazza poco lontana da me mentre parlava con
un’amica. Per Valentin si stavano avvicinando dei guai,
pensai.
- Oddio, questo
lo devo assolutamente scrivere sul prossimo numero del giornalino! -
esultò Stacie una volta essersi ripresa dallo stupore. Le
pagine del mensile scolastico avrebbero parlato ancora del
comportamento ribelle di Valentin, ma ci sarebbe stato anche un inserto
dedicato a me? Sperai vivamente di no.
* * *
Gettai un
sospiro di sollievo quando suonò l’ultima
campanella della giornata. Finalmente il primo giorno di scuola era
terminato e non vedevo l’ora di tornare a casa solo per fare
una video chiamata con i miei amici di Ottawa tramite computer. Ci
sarebbe stato anche Andrew insieme a loro e io stavo morendo dalla
voglia di vederlo.
-
Eleanor! - mi chiamò qualcuno poco prima che io uscissi
dalla classe
e mi voltai indietro. Vidi un mio compagno di scuola raggiungermi
mentre teneva fermo il suo zaino su una spalla. Purtroppo non avevo
ancora ben memorizzato i nomi dei miei compagni e non seppi
riconoscerlo subito.
-
Dimmi… Victor, giusto? - provai ad indovinare il suo nome,
poiché
mi sembrò di aver sentito un Victor durante
l’appello.
-
Esatto - confermò lui sorridendo. - Mi chiedevo
se… - cominciò la
frase, ma non seppe continuarla.
-
…se? - lo incitai ad andare avanti.
-
Mi chiedevo se sei fidanzata, ecco - sputò il rospo Victor
ed io
cominciai ad agitarmi. Mi venne subito in mente Andy. In quel momento
immaginai Andrew raggiungermi chiedendo
“C’è qualche problema
qui?” per poi portarmi via. Una volta lo fece ad una festa
mentre
un ragazzo cercò di baciarmi. Le due situazioni erano
diverse,
certo, ma in quel momento mi sentivo un po’ a disagio davanti
a
Victor e avrei voluto tanto che qualcuno venisse a rapirmi. Avrei
accettato anche Stacie. Nonostante tutto, feci come era mio solito
fare nei momenti di ansia: tenere duro e mettermi nei panni della
ragazza sicura di sé, il mio alter ego, insomma.
-
No, ho appena rotto con il mio ex - risposi sistemandomi bene su due
piedi, ma me ne pentii subito. Avrei dovuto dire che ero già
occupata con qualcuno, invece fui sincera. Pessima mossa.
-
Oh, mi dispiace - disse Victor, ma non mi sembrò tanto
dispiaciuto
come voleva farmi credere. - Allora esci con me stasera? - mi chiese
subito dopo. Lo sapevo, non gliene importava nulla della mia fresca
rottura, anzi, mi invitò subito ad uscire. La sua fretta mi
irrigidì
ancora di più.
-
Perdonami, ma stasera ho parecchio da fare - mentii fingendomi
dispiaciuta, proprio come lui ebbe appena fatto con me.
-
Allora domani pomeriggio? - ci riprovò Victor e a me
scappò uno
sbuffo.
- Ti faccio
sapere io quando sono libera, okay? Ci vediamo domani, ciao! - liquidai
il ragazzo scuotendo la mano e gli diedi le spalle senza neanche dargli
tempo per replicare. Oltre gli sguardi maliziosi di Valentin, non
volevo qualcun altro che mi facesse la corte, pensai.
A proposito di
Valentin, mi chiesi che fine avesse fatto quel giorno. Dopo la pausa
pranzo non lo vidi più e quando raggiunsi la mia macchina
per tornare a casa, la sua auto blu accanto alla mia grigia non
c’era più: il parcheggio era vuoto. Pensai che
probabilmente se n’era andato mentre Victor mi tenne ferma
davanti alla porta dell’aula. In fondo andò meglio
così. Dovevo stare lontana da Valentin Virtanen, lontana dai
guai.
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Angolo
autrice.
Buonasera
himsters e non, finalmente il secondo capitolo della storia
è qui.
E' entrato in scena un nuovo personaggio: Victor. Pareri su di lui?
Fate attenzione a questo qui!
Abbiamo anche un'idea un po' più chiara sul personaggio di
Valentin, ma c'è ancora molto da scoprire, quindi non
perdetevi il prossimo capitolo!
Vi ringrazio se siete arrivati a leggere fin qui, vi assicuro che nei
prossimi aggiornamenti ci saranno molte sorprese, sia belle che brutte,
quindi vi invito a rimanere connessi. Spero di non deludervi.
Kisses
and heartgrams,
Julie
Darkeh.