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Autore: Julie Darkeh    28/11/2016    1 recensioni
Eleanor Cole, una giovane canadese appassionata di arte e di libri, si ritrova catapultata in un nuovo ambiente quando arriva a Londra dal padre che non vede da due anni. La sua scomoda situazione familiare non l'aiuta a trovare coraggio per affrontare un intero anno nell'umida Inghilterra e l'incontro con Valentin Virtanen, personaggio tenebroso e dall'oscuro passato della William Blake Art School, sconvolgerà tutto. Nella nuova vita di Eleanor c'è anche Gwen Berry, ex ragazza di Valentin, la quale non ha bei rapporti con quest'ultimo, ma lo tiene sott'occhio insieme alla nuova arrivata sin da subito. Inoltre al caos si aggiunge Stacie Peters, direttrice del giornalino scolastico, una ficcanaso combina guai fiancheggiata dai suoi fidati soci Ralph e Melanie. Insieme trovano sempre un modo per creare scompigli con i loro articoli di gossip e dai quali non è facile scamparvi.
Una storia che comincia come tante, ma che finisce come poche.
Intrecci, misteri da svelare, bugie e amori imperfetti.
Questa è "Baciata dalla luna".
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2 - Un libro e una mela







Il cibo della mensa non era ottimo, ma neanche terribile. Non ho mai avuto un debole per le minestre, ma la passata di zucchine era abbastanza saporita. Il pane era leggermente duro, ma buono.

Stavo seduta al tavolo con Stacie nella spaziosa mensa dell’istituto. Era un po’ più piccola della mensa della mia vecchia scuola, ma l’ambiente era piacevole. Mentre mi portai alla bocca un cucchiaio di minestra, notai con la coda dell’occhio Valentin sedersi con un libro in mano ad un tavolo vuoto. Intuii che quel ragazzo, molto probabilmente, avesse anche il posto in mensa riservato solo per lui. Trovai la cosa alquanto patetica.

- Stamattina, sulle scale, mi hai detto che Valentin è un pessimo elemento - ricordai a Stacie. - Cosa intendevi esattamente? - le chiesi infine. Mi sembrava strano che la gente evitasse Valentin solo per il suo essere scontroso. Non lo consideravo un motivo abbastanza valido, insomma, pensavo che qualche pregio dovesse pur averlo, quel finlandese.

- Non hai avuto una prova stamattina? Hai visto quanto è scorbutico? - mi fece rammentare Stacie quella scena accaduta poco prima di entrare a scuola.

- C’è dell’altro? - chiesi curiosa. - Insomma, mi sembra così assurdo che non abbia nemmeno un amico, ha per caso fatto qualcosa di grave in passato? - continuai con le mie domande. Stacie mi disse che sapeva tutto di tutti, perciò avrebbe sicuramente saputo rispondermi.

- Uhm, a parte il fatto che fuma e che una volta è stato ritrovato svenuto in bagno con un sacchettino di coca vicino al suo corpo... no, non ha fatto niente di strano - mi rispose con ironia la ragazza, ma quella volta non seppi ridere davanti al suo umorismo. La fame mi diminuì. - Ah, e dunque ha passato l'intera estate chiuso in una clinica per disintossicarsi.

- Mi stai prendendo in giro?

- No, Eleanor, è tutto vero - mi garantì Stacie, poi addentò il suo panetto.

Mi voltai verso Valentin, angosciata, e lo vidi mordere una mela mentre sfogliava il suo libro. In quel momento mi chiesi da dove spuntò quel frutto, dato che pochi attimi prima il ragazzo non aveva niente in mano, se non quel mattone dalla copertina verde.

- Mangia sempre e solo una mela a pranzo, povero uomo - disse Stacie osservando come me lo strano finlandese. - La tiene sempre dentro un sacchettino che custodisce in una tasca interna della giacca, qualunque lui indossi - aggiunse lei come se mi avesse appena letto nel pensiero rispondendo alla domanda che mi posi mentalmente.

- Ah - boccheggiai. - Legge spesso qui in mensa?

- Lui vive leggendo, non legge solo a pranzo - mi rivelò la ragazza.

In quel momento notai che io e Valentin avevamo una cosa in comune: la passione per la lettura.

E mi meravigliai di come la cosa potesse interessarmi. Mi chiesi che libro stesse leggendo in quel momento e quale fossero i suoi generi preferiti.

- E’ strano come possa essere così ribelle e allo stesso tempo appassionato di libri - feci la mia osservazione.

- Valentin è un tipo tutto particolare, penso che sia unico al mondo - disse Stacie ridacchiando. – E poi è anche molto bravo a dipingere, suonare e cantare. Gli anni scorsi teneva spettacoli durante le feste scolastiche, ma dubito che quest'anno ci faccia sentire ancora qualcosa, dato che l'ultima volta che ha suonato ha sconvolto tutti con una canzone dal tema erotico - continuò lei ad informarmi. Più Stacie mi parlava di Valentin, più rimanevo senza parole. Non avevo mai conosciuto un ragazzo così strano e pieno di talenti in vita mia.

- Suona la chitarra? - chiesi e Stacie annuì. Prima di portarsi nuovamente il cucchiaio di passata alla bocca, lei si bloccò e mi fissò negli occhi riducendo i suoi in due fessure. Mi fermai a guardarla preoccupata.

- Che hai?

- Perché mi hai fatto queste domande su Valentin Virtanen? - mi chiese lei, maliziosa. Chissà cosa stesse pensando...

- Per curiosità, non potevo?

- Ho capito, ti piace - arrivò Stacie a quella soluzione affrettata, convinta di aver beccato una mia presunta cotta per quel ragazzo.

- Assolutamente no! - risposi con convinzione, ma Stacie era difficile da convincere.

- Ma andiamo, bisogna ammettere che, nonostante il suo comportamento e la sua fama, è un bel pezzo di gnocco - mi confidò la mia nuova amica arrossendo ed io scoppiai a ridere nel vederla alzare due volte le sopracciglia maliziosamente.

- Credo proprio che quella ad essere cotta di Valentin, qui, sei tu - le dissi indicandola.

- Devi sapere, Eleanor, che le ragazze di questa scuola si suddividono in due tipi: quelle affascinate da Valentin e quelle spaventate da Valentin- mi informò l’occhialuta.

- E tu? Da che parte stai?

- Valentin è il mio sogno proibito, ma tu non dirlo a nessuno - mi rispose Stacie per farmi intendere che di certo non faceva parte della ragazze che avevano paura di quell’ombroso. Risi di nuovo per quanto fosse spiritosa quella piccola giornalista.

- Di certo tu non sei una di quelle che lo teme, dato che oggi non gli hai ceduto il parcheggio - disse Stacie cercando di nuovo di farmi ammettere una cosa che non provavo realmente. Ci avevo parlato solo una volta, potevo essermi già presa una cotta per lui? Impossibile.

- Io non faccio parte né della prima schiera né della seconda – dissi, decisa, poi mi voltai nuovamente verso Valentin mentre lui era ancora assorto nel libro che stava leggendo. Aveva quasi finito di mangiare la mela, ormai morsa fino al torsolo. Era vero, però, che lui avesse un certo fascino. I suoi occhi così chiari e freddi avevano provocato in me una breve tempesta nel petto quando colpirono per la prima volta i miei, prima di entrare a scuola. Valentin mi trasmetteva inquietudine, ma allo stesso tempo mi attraeva. Non potevo di certo, però, considerare le mie sensazioni come sintomi di una cotta. Nel mio cuore c’era ancora il ricordo triste di Andrew e ogni minuto che passava desideravo averlo accanto a me. Detestavo sapere che tra me e lui ci fosse l’oceano. I suoi capelli ricci li sentivo ancora tra le dita e i suoi occhi scuri li sentivo ancora fissi su di me, ma insieme a loro si aggiunsero quelli gelidi di Valentin che, mentre stavo ancora seduta a fissarlo leggere, mi tagliarono le iridi blu. Mi girai di scatto verso la superficie liscia del tavolo sul quale stavo mangiando e feci finta di nulla.

- Sbaglio o Valentin ti sta guardando? - si accorse anche Stacie del fatto che quel ragazzo ricominciò a lanciarmi occhiatine.

- Già, lasciamo stare - dissi svuotando finalmente il mio piatto di minestra, poi bevvi un sorso d’acqua.

- Sto pensando ad un articolo che intitolerò “Eleanor Cole riesce a distrarre Valentin Virtanen dalla sua lettura durante il pranzo: sarà lei la prossima preda per il misterioso della scuola?” - propose la ragazza la sua idea, ma io l’abolii immediatamente.

- No, ti prego, lascia perdere!

- Sai quanti articoli ho scritto su Valentin? Questo potrebbe essere uno dei più interessanti! E poi devo scrivere anche di te, ricordatelo!

Sbuffai a quelle parole. Pensai che prima o poi ci sarei dovuta finire per forza sulle pagine del giornalino scolastico, ma io non volevo.

- Hai dovuto intervistare Valentin molte volte per i tuoi articoli? - chiesi a Stacie cercando di allontanarla dall’idea di inserirmi nel suo giornale.

- Lui non ha bisogno di essere intervistato, fa parlare di sé anche senza interviste - disse la mora dagli occhi grigi e gli occhiali neri ben posizionati sul naso. -Però ammetto che delle volte ci ho provato - aggiunse infine.

- E come è andata?

- Mi ha sempre mandata a 'fanculo, non mi ha mai ascoltata - mi rispose Stacie ridendo amaramente. Le lessi in viso che le dispiaceva essere trattata in quel modo da Valentin, ma lei non voleva comunque passare per vittima. La salvava sempre la sua ironia in momenti come quelli, perciò quando era imbarazzata o triste parlava di sé ridendo.

In quel momento suonò la campanella e la pausa pranzo sembrò fosse volata. Quando mi alzai dal tavolo insieme a Stacie per svuotare il vassoio in un apposito cestino, mi voltai ancora verso il posto di Valentin, ma lui si era già alzato dal suo tavolo e, quando lo avvistai, buttò il torsolo di mela e il sacchettino di plastica accartocciato in un bidone, poi estrasse un pacchetto di sigarette da una tasca dei jeans. Posai il vassoio ormai vuoto sul bancone apposito, poi i miei occhi ricatturarono Valentin come una macchina fotografica rapisce un’immagine. Con una mano teneva chiuso il suo libro e con l’altra teneva una sigaretta appena accesa. Stava poggiato allo stipite dell’entrata della mensa e guardava tutti gli studenti uscire. Alcuni lo ignoravano, altri facevano brutti commenti non appena lo superavano oltre la grande porta. Io e Stacie stavamo per avvicinarci a lui, poiché dovevamo uscire anche noi dalla mensa, e ciò che mi preoccupò fu un suo probabile intervento. Mi avrebbe guardata? Mi avrebbe parlato? In qualsiasi caso, io lo avrei ignorato.

- Ciao, bella - lo sentii parlare non appena gli passai accanto e il fumo della sua sigaretta invase le mie narici. Gli lanciai un sguardo e lo vidi sorridermi maliziosamente, ma come mi ero imposta di fare, lo lasciai perdere e non ricambiai il suo saluto. Avanzai dritta per il corridoio con Stacie come se nessuno mi avesse appena salutata.

- Virtanen! Cominci bene quest’anno, eh? Spegni subito quella sigaretta! - sentii la voce potente di un uomo rimproverare il ribelle Valentin che, contro il regolamento, stava fumando all’interno dell’istituto. Io e Stacie ci voltammo indietro per assistere alla scena.

- Vuole fare un tiro, prof? - fece lui lo spiritoso porgendo la sigaretta al professore. Avevo già visto quell’uomo prima di pranzo, era il mio docente di matematica. Tutti i presenti ridevano e commentavano la scena che, sicuramente, era la millesima di una lunga serie.

- Quello che tirerei è un ceffone sulla tua faccia! - continuò il prof a sgridarlo davanti a tutti gli studenti e Valentin scoppiò a ridere, divertito.

- Si calmi prof, adesso esco, okay? - disse il ragazzo una volta aver placato le risate, ma sul suo volto rimase stampato il sorriso di uno che gode dei fastidi altrui. Alzò le mani in segno di resa e, dando le spalle al professore, se ne andò prendendo la strada dall’altra parte del corridoio, verso l’uscita d’emergenza. Lo vidi camminare mentre continuava ad aspirare e sputare fumo.

E in quella camminata vidi ancora una volta Andrew.

- Virtanen! Virtanen! Vieni qui! - lo richiamò il docente di matematica, ma Valentin fece come se non l’avesse sentito e non si girò mai indietro per rispondergli. L’uomo gettò la spugna e, infuriato, si allontanò dall’entrata della mensa. I suoi passi decisi e lunghi mi fecero capire che le sue intenzioni non erano di certo buone.

- Starà andando ancora una volta a telefonare la preside Wesley - sentii la voce di una ragazza poco lontana da me mentre parlava con un’amica. Per Valentin si stavano avvicinando dei guai, pensai.

- Oddio, questo lo devo assolutamente scrivere sul prossimo numero del giornalino! - esultò Stacie una volta essersi ripresa dallo stupore. Le pagine del mensile scolastico avrebbero parlato ancora del comportamento ribelle di Valentin, ma ci sarebbe stato anche un inserto dedicato a me? Sperai vivamente di no.

 * * *

Gettai un sospiro di sollievo quando suonò l’ultima campanella della giornata. Finalmente il primo giorno di scuola era terminato e non vedevo l’ora di tornare a casa solo per fare una video chiamata con i miei amici di Ottawa tramite computer. Ci sarebbe stato anche Andrew insieme a loro e io stavo morendo dalla voglia di vederlo.

- Eleanor! - mi chiamò qualcuno poco prima che io uscissi dalla classe e mi voltai indietro. Vidi un mio compagno di scuola raggiungermi mentre teneva fermo il suo zaino su una spalla. Purtroppo non avevo ancora ben memorizzato i nomi dei miei compagni e non seppi riconoscerlo subito.

- Dimmi… Victor, giusto? - provai ad indovinare il suo nome, poiché mi sembrò di aver sentito un Victor durante l’appello.

- Esatto - confermò lui sorridendo. - Mi chiedevo se… - cominciò la frase, ma non seppe continuarla.

- …se? - lo incitai ad andare avanti.

- Mi chiedevo se sei fidanzata, ecco - sputò il rospo Victor ed io cominciai ad agitarmi. Mi venne subito in mente Andy. In quel momento immaginai Andrew raggiungermi chiedendo “C’è qualche problema qui?” per poi portarmi via. Una volta lo fece ad una festa mentre un ragazzo cercò di baciarmi. Le due situazioni erano diverse, certo, ma in quel momento mi sentivo un po’ a disagio davanti a Victor e avrei voluto tanto che qualcuno venisse a rapirmi. Avrei accettato anche Stacie. Nonostante tutto, feci come era mio solito fare nei momenti di ansia: tenere duro e mettermi nei panni della ragazza sicura di sé, il mio alter ego, insomma.

- No, ho appena rotto con il mio ex - risposi sistemandomi bene su due piedi, ma me ne pentii subito. Avrei dovuto dire che ero già occupata con qualcuno, invece fui sincera. Pessima mossa.

- Oh, mi dispiace - disse Victor, ma non mi sembrò tanto dispiaciuto come voleva farmi credere. - Allora esci con me stasera? - mi chiese subito dopo. Lo sapevo, non gliene importava nulla della mia fresca rottura, anzi, mi invitò subito ad uscire. La sua fretta mi irrigidì ancora di più.

- Perdonami, ma stasera ho parecchio da fare - mentii fingendomi dispiaciuta, proprio come lui ebbe appena fatto con me.

- Allora domani pomeriggio? - ci riprovò Victor e a me scappò uno sbuffo.

- Ti faccio sapere io quando sono libera, okay? Ci vediamo domani, ciao! - liquidai il ragazzo scuotendo la mano e gli diedi le spalle senza neanche dargli tempo per replicare. Oltre gli sguardi maliziosi di Valentin, non volevo qualcun altro che mi facesse la corte, pensai.

A proposito di Valentin, mi chiesi che fine avesse fatto quel giorno. Dopo la pausa pranzo non lo vidi più e quando raggiunsi la mia macchina per tornare a casa, la sua auto blu accanto alla mia grigia non c’era più: il parcheggio era vuoto. Pensai che probabilmente se n’era andato mentre Victor mi tenne ferma davanti alla porta dell’aula. In fondo andò meglio così. Dovevo stare lontana da Valentin Virtanen, lontana dai guai.

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Angolo autrice.

Buonasera himsters e non, finalmente il secondo capitolo della storia è qui.
E' entrato in scena un nuovo personaggio: Victor. Pareri su di lui? Fate attenzione a questo qui!
Abbiamo anche un'idea un po' più chiara sul personaggio di Valentin, ma c'è ancora molto da scoprire, quindi non perdetevi il prossimo capitolo!
Vi ringrazio se siete arrivati a leggere fin qui, vi assicuro che nei prossimi aggiornamenti ci saranno molte sorprese, sia belle che brutte, quindi vi invito a rimanere connessi. Spero di non deludervi.

Kisses and heartgrams, 

Julie Darkeh.









   
 
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