04. Chapter Four
The
Storm.
Chapter
Four - "Ti va di fare un giro?"
Avete presente quel
momento in cui
hai un sonno pazzesco, tanto forte da addormentarti mentre stai
svolgendo un qualcosa magari anche di importante, ma che appena ti
metti a letto il sonno scompare? Ecco, io stavo affrontando un
momento simile.
Mi girai e mi rigirai
tra le
lenzuola, ero ormai diventata come la carne avvolta in una piadina
per fare i kebab. Non riuscivo a dormire, eppure avevo passato una
giornata lunga e stressante. Erano le due di notte e i pensieri non
facevo altro che affollare la mia mente. La frase di Jeremy, che aveva
detto a Justin quasi sussurrando ma che io, avendo un super udito,
avevo sentito mi stava tormentando. Che impegno aveva Justin?
Aveva fatto un giuramento di castità? Aveva giurato di non
toccare una ragazza?
O
magari sei tu il problema, Becky.
Mi ripeteva la vocina
idiota che
spesso mi disturbava. Davvero, stavo cominciando a non sopportarla.
"Prima mi piacevi, sai?" sussurrai tra me e me, stringendo il cuscino
al petto. Le palpebre di stare chiuse non volevano saperne,
così
le chiusi con prepotenza e strizzai gli occhi, provocandomi solo
dolore.
Sbuffai e mi alzai dal
letto,
cominciando a camminare per la stanza. Cosa potevo fare alle due di
notte? Di certo, non potevo mettermi a cantare o a ballare.
Così
aprii la finestra e mi affacciai, guardando il cielo. Era di un blu
molto, molto scuro. Il solito blu notte. Ciò che
però
faceva la differenza, erano le stelle. Quelle miriadi di stelle. E la
luna, la luna era la protagonista indiscussa. Era piena quella notte, e
lucente più che mai. Mi fermai ad osservarla e a contemplare
la
magnificenza della creazione. Era tutto così stupendo e
perfetto
per essere nato per caso, come insegnano a scuola. Come potevano le
stelle e i pianeti essere allineati così perfettamente dopo
un'esplosione? Come ha potuto un'esplosione aver creato l'intero
universo? Come ha potuto un'esplosione creare così tante
forme
di vita autonome? La Terra stessa è un'eccellente esempio di
come non sia stata un'esplosione a creare tutto: se ci trovassimo anche
solo di poco più vicino al sole la Terra sarebbe inabitabile
per
il troppo caldo, se ci trovassimo più lontani dal sole ci
sarebbe troppo freddo. Come può il caso aver creato tutto
questo? Non può, ecco la risposta. E' tutto troppo perfetto
per
essere stato frutto del caso.
Spostai lo sguardo dal
cielo alla
casa di fronte a me, specialmente alla camera di Justin. Si riusciva a
notare la luce di un'abat-jour accesa. Forse è sveglio,
pensai.
Avevo voglia di
scrivergli, avevamo
scambiato un paio di messaggi da quando era andato via ma nulla di
più. Avevo voglia di vederlo, ma era notte fonda.
Forse,
però, nei miei sogni sarei riuscita a incontrarlo..
Click
clock.
Aggrottai le
sopracciglia e mi girai verso il mio cellulare, mi era appena arrivato
un messaggio. Lentamente, per non svegliare tutti, aprii la chat di
whatsapp per poi notare un messaggio da Charly. Sorrisi, guardando la
sua immagine del profilo. Eravamo io e lei qualche giorno fa, mentre
provavamo un nuovo vestito. Sia papà che Ryley erano a casa
così ne avevo approfittato per passare un paio di ore con la
mia
migliore amica.
Da:
Pazza.<3
'Dormi?'
Ridacchiai,
guardando poi l'ora. Erano le due e mezza e lei aveva pure il coraggio
di chiedermelo?
A:Pazza.<3
'Anche
se ti avessi risposto di
sì mi avresti svegliata, ma tanto non riesco a prendere
sonno
per cui ti sei salvata in calcio d'angolo. ;)'
Da:Pazza.<3
'Scusa
patata! Domani mattina solito programma?'
A:Pazza.<3
'Se
vuoi certo, poi se ti va
possiamo andare a mangiare una pizza per pranzo, Ryley dovrebbe stare a
casa per le due e ho già preparato il pranzo per domani.'
Da:Pazza.<3
'PIZZA.
PIZZA. PIZZA.*-* Fatti venire più spesso queste idee! Notte
patata.<3'
A:Pazza.<3
'Pizza=pazza
proprio come te lol. Notte pazza.<3'
Sorrisi e mi sedetti
di nuovo sulla
finestra a osservare il cielo. L'indomani sarebbe stato sabato e il
sabato era uno dei miei giorni della settimana preferiti. Oltre a non
avere scuola, potevo anche pulire casa in grazia di Dio senza i bambini
che sporcassero tutto. Inoltre, potevo andare all'ospedale a trovare la
mamma. Il
tutto con Charly, così potevamo stare insime almeno un
giorno e
divertirci come ai vecchi tempi.
Click
clock.
Nuovamente
la suoneria del mio
cellulare mi fece tornare alla realtà. Ma chi poteva essere?
Charly mi aveva appena salutato e Ryley sarebbe venuto in camera se
aveva bisogno di qualcosa. Sbloccai subito la schermata, notando che
era un messaggio normale. Lo aprii alla svelta e, non appena notai, il
destinatario sorrisi subito.
Da:
VicinoSexy.
'Non
riesci a dormire?' mi
girai
immediatamente verso la sua finestra, notando che stava anche lui
guardando fuori. Lo salutai con un gesto veloce della mano, mi sorrise
di rimando.
A:
VicinoSexy.
'I
pensieri non vogliono
abbandonarmi.' sorrisi
sconfortata, sentendo un gran peso sul cuore.
Gli avrei dovuto dire che era la frase di suo papà a
rendermi
così pensierosa?
Da:
VicinoSexy.
'Ti
va di fare un giro?' aggrottai
le sopracciglia e mi girai a guardarlo. Semplicemente fece spallucce e
mi indicò il cellulare. Voleva una risposta.
A:
VicinoSexy.
'Alle
due di notte? o.o' mi
mordicchiai un unghia, ringraziando ancora Polly l'estetista, era un
angelo quella donna e se non fosse stato per lei in quel momento mi
sarei ritrovata le unghie più corte di una briciola di pane.
Da:
VicinoSexy.
'Alle
due di notte, sì.
Allora, ti va di uscire con me?' arrossii immediatamente,
perché
doveva essere così schietto?
A:
VicinoSexy.
'Solo
se mi porti in spiaggia.' lo guardai aspettando una
risposta, che non tardò ad arrivare.
Da:VicinoSexy.
'E
che spiaggia sia, miledy.'
sorrisi e
scesi dal davanzale, lo guardai farmi un occhiolino e di
rimando chiusi le tende, così non avrebbe potuto spiarmi.
Forse era una pazzia
uscire alle
due di notte con un ragazzo, ma poco mi interessava. Mi aveva
espressamente chiesto di uscire e sinceramente non volevo farmi
scappare l'invito. Così aprii l'armadio, presi un paio di
jeans
attillati, una maglia nera con la scritta REBEL in bianco e un
giacchetto nero con delle borchie sulle spalle. Indossai le scarpe nere
borchiate e pettinai i capelli, rendendoli abbastanza presentabili. In
pochi secondi passai la matita all'interno dell'occhio e un po' di
mascara per rendere le ciglia più lunghe. Mi guardai allo
specchio abbastanza soddisfatta, ed erano passati meno di quindici
minuti.
Notai l'orario e le
tre erano
appena scoccate. Così presi le chiavi, il cellulare e uscii
piano di casa, senza svegliare nessuno. Justin era già
pronto
fuori casa sua, con un sorriso davvero bello e smagliante.
"Hei." gli picchiettai
la spalla e gli sorrisi, ricevendo in cambio un suo sorriso.
"Hei."
ricambiò il saluto,
dandomi un bacio sulla guancia. E avevo ragione. Le sue labbra erano
davvero morbide. "Pronta?" mi chiese, estraendo le chiavi dell'auto.
Annuii semplicemente, per poi entrare nella sua Range Rover
rigorosamente nera.
"Piuttosto, sai dove
andare?" gli chiesi, ricordando che era appena arrivato dal Canada.
Scosse la testa ridacchiando.
"Avevo pensato di
andare a caso e
di usare il mio super istinto, ma se lei, signorina, ha voglia di
spiegarmi cortesemente la strada, sappia che lo gradirei molto." mi
fece un'occhiolino, cominciando a guidare dalla parte opposta alla
spiaggia.
"Come prima cosa,
inverta subito la
sua rotta che da quella parte si arriva in autostrada." ridacchiai e
subito fece un inversione a U facendomi sballottolare a destra e a
sinistra. Be', cominciamo benissimo.
In una quindicina di
minuti
arrivammo in spiaggia, sani e salvi per nostra fortuna. Tolsi scarpe e
calzini, toccando con le dita nude dei miei piedi la sabbia. Era fresca
e sembrava quasi bagnata, ma era una sensazione bellissima. Chiusi gli
occhi e lasciai che il venticello fresco scompigliasse i miei capelli,
l'odore salmastro proveniente dal mare si sentiva parecchio.
Deficiente, sei su una
spiaggia.. sussurrò la mia voce. Pronta a rovinare ogni
fottuto momento.
"E' bello qui." Justin
ruppe il ghiaccio, cominciando a camminare verso la riva.
"Be', qui è
diverso. Sia tu
che io proveniamo da ambienti completamente diversi. Quasi mi sorprende
il fatto che non ci sia una festa in questo momento." esordii
avvicinando a lui, l'acqua del mare cominciò ad infrangersi
contro i miei piedi provocandomi un brivido, un brivido piacevole
però.
"D'estate dev'essere
bellissimo.." chiuse gli occhi, mentre io mi girai verso il suo viso.
"Che immagini,
già le ragazze in costume?" ridacchiai, sentendo
però un bruciore allo stomaco.
"Forse."
ridacchiò, per poi
guardarmi negli occhi. "Ti va di fare un bagno?" mi chiese, di punto in
bianco. Spalancai gli occhi e lo guardai ridacchiando.
"No, grazie." alzai le
mani in
segno di resa e arretrai. "Non sia mai uno squalo viene a sbranarci.."
portai le mani davanti alla bocca e mi 'finsi' spaventata,
perché in realtà avevo davvero paura degli
squali.
"Hai paura di essere
sbranata da
uno squalo?" alzò un sopracciglio e si avvicinò a
me.
"Dai, solo un tuffo e poi saliamo." mi prese per i fianchi e mi
avvicinò a sé con uno strattone.
"Ma non ci tengo
proprio, passo
grazie." cercai di girarmi, ma le sue mani erano ben piantate sui miei
fianchi. Imbarazzata mi morsi il labbro e arrossii, meno male che era
buoio.
"Fifona."
incollò le labbra
al mio orecchio e una scarica di adrenalina mi fece tremare.
Sembrò accorgersene, tant'è che sorrise per poi
staccarsi. "Camminiamo o restiamo qui?" mi chiese, guardando verso il
mare.
"Camminiamo." strinsi
le scarpe tra
le mie mani e cominciai a camminare sulla riva. L'acqua del mare era
fresca, ma mi piaceva. Era rilassante camminare e staccare la spina un
po' da tutto, anche se erano le tre di notte in quel momento mi sentivo
davvero bene. Non percepivo la stanchezza e non avevo voglia di tornare
a casa. Tutto ciò che volevo, era camminare ancora e sentire
la
voce di quel ragazzo tanto armoniosa. Mi trasmetteva
tranquillità ed era tutto ciò di cui avevo
bisogno in
quel momento.
"Come mai non riuscivi
a dormire?" mi chiese all'improvviso, guardandomi.
"Troppi pensieri."
sussurrai, stringendomi nel giacchetto.
"Ti va di..parlarne?"
si bloccò per un secondo e mi toccò il braccio,
fermando di conseguenza anche me.
"E' che.. da quando
mamma non
c'è.. non mi sembra di fare la vita di una diciannovenne."
ammisi, sedendomi sulla spiaggia.
"Dov'è tua
mamma?" mi chiese, sedendosi al mio fianco.
"E' malata di
leucemia." sospirai,
per poi continuare. "Sono due anni, non si riprende più. Da
quando si è ammalata papà ha dovuto fare i doppi
turni a
lavoro, Ryley pure ha dovuto cercarsi un lavoro mentre io mi occupo
della casa e dei bambini. Sono sempre indaffarata e non ho mai del
tempo per me." guardai il bellissimo spettacolo che mi si poneva
davanti, il mare era diventato una tavola calma e il vento smise di
soffiare. "Domani, ad esempio, la mattina devo preparare
cinque bambini
da sola, preparare loro la colazione, mettere a posto e lucidare
l'intera casa. Tutto questo per le undici, perché alle
undici e
mezza devo trovarmi in ospedale per andare a salutare mamma. Non che
questo mi dispiaccia, anzi. Andare a trovare mamma è la
parte
più bella della giornata. Però è
stancante fare
tutto da sola." portai le ginocchia al petto e continuai a guardare il
mare, la luna risplendeva in esso. "Non esco mai con Charly e non ho un
ragazzo dall'ultima era glaciale, sono sempre bloccata in casa e non
riesco mai a riscattare un po' di tempo per me. Però, faccio
sempre tutto, perché so di essere l'unica donna di casa
adesso e
con cinque fratelli ho davvero una grande responsabilità.
Non
voglio che crescano con una baby sitter, preferisco piuttosto
sacrificarmi. Cosa che sto facendo, certe volte di malavoglia ma lo sto
facendo. Per carità, non dico di malavoglia
perché odio i
miei fratelli, anzi. Li amo con tutto il mio cuore. Vorrei solo
più tempo per me, ecco tutto." finii il mio discorso ,
poggiando
la testa sulle ginocchia.
Justin non emise una
parola, si
limitò a circordare le mie spalle con un braccio e a
poggiare la
sua testa sulla mia spalla. Era ciò che mi ci voleva.
Potermi
sfogare con qualcuno e non sentirmi dire 'brava' o 'fai la cosa giusta,
sei davvero una brava sorella' eccetera, eccetera, eccetera. Poco mi
importava dei pensieri altrui, perché non potevano
certamente
cambiare la situazione. Non potevano sanare immediatamente mamma e non
potevano allungare le giornate con altre ventiquattro ore.
"Sei forte."
sussurrò
Justin. "Vorrei avere un briciolo della tua forza."
continuò,
provocandomi un qualcosa nello stomaco. "Ti stimo molto."
alzò
la testa dalla mia spalla e mi prese il mento tra le mani, girandomi
verso di sé. "E sappi, che d'ora in poi ci sarò
io ad
aiutarti ogni qual volta ne avrai bisogno."
Mi sorrise, un sorriso
che non
avevo mai visto. Non uno di quelli che si fanno così tanto
per
fare, non era programmato e non era nemmeno finto. Era un sorriso che
ti trasmetteva calore e verità, uno di quei sorrisi che ti
provengono dal cuore e che ti rassicurano e ti fanno sentire meglio.
Senza emettere parola,
affondai sul
suo petto e chiusi gli occhi, sentendo le lacrime cominciare a scendere
sempre più. Erano un fiume in piena e si sa, chi
può
fermarlo? Così, senza neanche aspettarmelo, Justin
poggiò
le mani sulla mia nuca e cominciò ad accarezzarmi, erano
delle
carezze davvero leggere e date con amore.
'E sappi, che d'ora in
poi ci
sarò io ad aiutarti ogni qual volta ne avrai bisogno.' ecco
finalmente qualcuno che aveva capito ciò che avevo bisogno
di
sentirmi dire.
L'unico quesito che mi
ponevo era: ci sarebbe stato sul serio?
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Buonsalve!!
Come state patate mie?
Come state, uhm,uhm,uhm?
Io sto morendo di sonno
e sono stanchissima, ugualmente sono qui per voi.
Dopo una settimana mi
sentivo in dovere di pubblicare e.. eccomi qui.
Del tipo, che non appena
ho riletto le prime frasi ho detto 'cavolo, ma mi sono descritta!',
perché in
questi giorni non sto dormendo molto la notte a causa dei pensieri.
Il punto è
che sto capitolo l'ho scritto.. mesi fa?
Per cui è una
la risposta: prevedo il futuro.
LOL.
Allora, che ve ne pare
di questi due bei ragazzi?
A chi non paicerebbe
uscire alle tre di notte e andare in spiaggia?
Abbiamo scoperto
qualcosa in più sulla nostra lady, la nostra Rebecca: sua
madre, ha la leucemia.
Ma Justin? Cosa ci
nasconde? E come mai il vento si era fermato?
Mi aspetto un vostro parere,
tesori miei. Mi mancavo tantissimo i vostri commenti, sapete?
Grazie infinitamente per
avermi sopportata lol.
Al prossimo capitolo,
bellezze.
Much love.
-Sharon.
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