NOTA
DELL’AUTRICE:
Mie carissime commentatrici, devo dire
che mi avete davvero stupito. Ho letto delle appassionate recensioni
che mi
hanno davvero riscaldato il cuore. Vi ringrazio. Vedo che ogni giorno
c’è un
seguito o un preferito in più e allora mi appresto con
più zelo a scrivere un
nuovo cap. Desidero rispondervi, nonostante abbia pochissimo tempo.
_zafry_:
Grazie, sei un tesoro. Ormai è un bel pezzo che non macino
più trigo, ma
ricordo con orrore le mie lotte con la materia… non mi
è stato affatto
difficile impersonarmi in Bella! Ci fosse stato un
bell’Edward con me! Baci
vasq:
Grazie davvero per la tua recensione, sono molto contenta che ti sia
piaciuta
la mia versione di New Moon, penso anche io che sia uno snodo cruciale
della
saga della zia Stephie. E’ di sicuro il più
complicato dei quattro libri,
quello con tematiche più complesse da gestire …
Da ora in poi, tuttavia dovrei
cambiare titolo … ormai i nostri eroi si sono ritrovati! Ma
si sa, certe
esperienze ti cambiano e ti segnano profondamente… Potranno
ancora essere
quelli di una volta?! Spero che continuerai a seguirmi, ci conto! Kiss
endif
Meticcia:
Ehi cara
piacere di ritrovarti!!! Concordo con te per l’opinione su
Bella del day after
Twilight. Ma in effetti l’esperienza di New Moon la marchia
anche a fuoco, non
trovi? A dirla tutta un paio di sberle gliele avrei suonate volentieri
in alcune
parti dei libri di zia Stephie, per questo ho preferito descriverla a
modo mio.
Felice che apprezzi!!!!! Gli altri personaggi, bhè Alice
come non inserirla, e
poi movimentano la storia. Jacob, effettivamente dà un
po’ l’idea del bimbone
cavernicolo, ma nel cap precedente credo di averlo riscattato un
po’. Ue, era
disposto a farsi massacrare da Ed pur di farlo scadere agli occhi di
Bella…! Di
sicuro un vero fissato!!! Cmq, ti ringrazio dello stoicismo con cui ti
sei
propinata tutti quei cappy insieme, sei una temeraria!!! Aspetto altri
tuoi
commenti, ci conto!!!! Baci endif
Gazy:
Carissima Rita, non ti azzardare a dire che ti senti inutile!!!! Io ho
preso ad
immergermi nella storia come dici tu, solo da quando hai preso a
recensirmi!
Non mi abbandonare proprio ora che stiamo al giro di boa e si cambia
rotta
verso lidi nuovi e sconosciuti!! I tuoi consigli tecnici sono molto
apprezzati
ed utili, ma la storia ha bisogno di te, di una delle mie maggiori
sostenitrici
e critiche. Vero che Eddy è romantico da morire?!! E siamo
solo all’inizio del
loro ritrovarsi! Non è mia intenzione stillarvi anche
l’unica goccia di
pazienza che avete in corpo, ma a volte mi rendo conto che ne escono
fuori dei
cap enormi, di otto pagine, che si scrivono da sole, non appena mi
decido a
mettere nero su bianco. Pensi che dovrei postarli insieme? Mi sento in
effetti
un po’ sadica, ma non so proprio come fare, altrimenti
rischio di aggiornare
una volta al mese. Tu capisci, scrivo, poi rileggo, correggo, rileggo,
aggiusto
il paragrafo, rileggo … Help me, mi stò
incasinando!!! Baci Maria Luisa
Bellas:
Grazie cara, il tuo commento mi fa capire che sei una delle mie
fedelissime,
sempre presente e con una parola di incoraggiamento che mi aiuta ad
affrontare
la stesura di un nuovo cappy…Baci endif
titty88:
Eh già, cosa faranno? Ma studieranno, è ovvio!!!
Non posso farti soffrire
ancora, leggi dai!!!
anna
cullen:
Magari lo avessi avuto anche io al liceo, e chi si diplomava
più, facevo
la ciuccia a vita pur di continuare lezioni private così, ma
, soprattutto, con
questo professore!!!!! Baci endif
CAP.
25
LEZIONI
PRIVATE
BELLA
Lo
fissavo
inebetita mentre con un equilibrio chiaramente sovrannaturale se ne
stava
appollaiato sulle punte dei piedi, sul davanzale della finestra della
mia
camera.
«Scusami
se ti
ho spaventata, forse avevi dimenticato che dovevo darti una mano con
trigonometria …» il suono della sua voce limpida
che pronunciava quelle
semplici parole sembrava conferire alla materia che tanto odiavo una
magia ed
un fascino tutte particolari. Era come se avesse detto che dovevamo
sfogliare
insieme il libro degli incantesimi di un mago misterioso …
«No,
è che non
mi sono ancora riabituata al silenzio con cui riuscite a
muovervi.» adottai il
plurale nel tentativo di usare il massimo della delicatezza possibile
per non
fargli notare che era al SUO movimento silenzioso che non sarei mai
riuscita ad
abituarmi, dopo che era stato via tanti mesi.
Lo
vidi inarcare
un sopracciglio e balzare agile e silenzioso sul pavimento. Mi sorrise
e senza
staccare gli occhi dai miei si avvicinò lentamente
«Capisco.» disse.
Eh
no caro Cullen non capisci proprio un cavolo, e
se mi guardi ancora così non rispondo più di me.
Ti stavo aspettando da tutto
il pomeriggio …
Pensai deglutendo piano.
Mi
raddrizzai
con la schiena sulla sedia e lo guardai afflitta. Dio come era bello!
Avrei
lanciato in aria i libri e mi sarei gettata su di lui come
un’affamata, ma non
potevo non apprezzare la galanteria con cui si era offerto di darmi
lezioni
private per non farmi perdere il diploma.
Il
diploma!
Mancava ormai una settimana agli esami finali ed io ero sempre
più sconfortata.
Avevo perso troppe lezioni, ma lui era convinto che non avrei avuto
problemi.
Gli
gettai uno
sguardo nervoso senza avere il coraggio di mantenere i miei occhi sui
suoi.
Già, proprio nessun problema, eccetto che in questo momento
avrei voluto
avventarmi sul mio insegnante e mandare alle ortiche libri, lezioni e
diploma …
«Vogliamo
cominciare?» mi chiese con allegria chinandosi sul libro
aperto sulla scrivania.
Nel farlo avvicinò la sua spalla all’altezza dei
miei occhi. Il suo odore mi
stordì. Espirai, chiusi gli occhi e mormorai «Se
proprio non possiamo fare
altro …»
«Perché
c’è
qualche altra materia che ti dà noie?»
corrugò la fronte ed una piccola, familiare
ruga gli comparve in mezzo agli occhi.
Lo
guardai
stralunata. Ma che cavolo combinavo, gli stavo facendo delle proposte
osè?!
«No, no. Trigonometria è più che
sufficiente. Cominciamo.» e sprofondai il
volto paonazzo nel libro, sperando che la luce soffusa mi desse un
po’ di
privacy.
Passammo
le
successive due ore immersi nello studio.
La
notte intorno
a noi era quieta e silenziosa, la luce nella stanza proveniente solo
dalla
piccola lampada da tavolo creava strane ombre illuminando a malapena
gli angoli
più lontani e conferendo al suo viso un pallore ancora
più accentuato. La mia
tenuta succinta, ma comoda e fresca, mi faceva sentire completamente a
mio
agio.
Edward
era di
una pazienza e di una calma straordinarie. Aveva un talento innato nel
rendere
semplici anche le regole più ostiche, ma il problema non era
lui, ma io. La mia
concentrazione mi aveva salutato parecchio tempo prima e lo ascoltavo
per il
puro piacere di udire la sua voce melodiosa. Aveva lo sguardo
professionale, e
gli occhi seri e attenti. Il bronzo dei suoi capelli spettinati
riluceva quando
muoveva un po’ il capo indicando un passaggio sul libro. La
maglietta nera a
mezza manica ed i jeans strappati alle ginocchia gli conferivano un
ricercato
aspetto trasandato.
Bello
e dannato … mi
venne da pensare proprio come
un’adolescente idiota.
Ad
un tratto, si
interruppe.
Lo
guardai.
Panico.
Mi aveva
fatto una domanda e non avevo sentito un’acca.
«Bella
se ho non
mi sono spiegato interrompimi, non temere.» disse lui dolce
e, dando
un’occhiata all’orologio aggiunse: «forse
è ora di riposare. Sarà meglio che
vada. Continueremo domani sera.» E si alzò in
piedi.
«NO!»
dissi con
troppa veemenza aggrappandomi ai braccioli della poltroncina da studio,
quindi
inspirai e aggiunsi con più pacatezza allentando la presa
delle mie dita: «Non
sono stanca, davvero. Continuiamo ancora un po’.»
Lui
mi guardò
con una strana espressione, si avvicinò piano e mettendomi
da dietro le mani
sulle spalle in un tocco leggero sussurrò chinandosi al mio
orecchio: «Non sarai
stanca, ma molto tesa sì. E’ da tanto che non ti
prendi una pausa …».
I
suoi pollici
cominciarono a percorrere la base del mio collo scoperto in movimenti
circolari, lenti e sensuali.
«Mmmm,
in
effetti una pausa non ci starebbe poi male.» E
se la facciamo insieme, poi, è ancora meglio …
i miei pensieri
cominciarono a sbandare in direzioni pericolose. Chiusi gli occhi e
lasciai che
il suo tocco gelido e ristoratore mi desse un po’ di
sollievo.
Calma
Bella o rischi di non sapere più come fare
retromarcia.
Una vocina nella mia testa mi suggeriva di essere razionale, ma decisi
che non
mi importava … non più.
Le
sue dita
continuavano a danzare sulla mia pelle con una pressione lievemente
più
intensa, a voler sciogliere i muscoli. Un piccolo gemito di piacere mi
uscì
dalle labbra.
Lui
si fermò e
mormorò preoccupato: «Ti ho fatto male?»
«No,
continua
sei un mago …» pronunciai quelle parole in preda
ad un’estasi sconosciuta. Lo
sentii ridere sommessamente e riprendere il movimento. Chinai un
po’ il collo
in avanti effettuando una mezza torsione. Lo sentii esitare un attimo,
poi il
tocco cambiò impercettibilmente, si fece più
profondo, più carezzevole. Ora le
sue dita scorrevano dal collo alla schiena passando sulla spina dorsale.
Mai
gelo fu più
bollente di quello che le sue mani trasmettevano al mio corpo.
Lì dove lui
passava la pelle sembrava vibrare piano. Il mio respiro prese a
velocizzarsi,
ma a farsi anche meno profondo quando le sue mani dalla schiena
scivolarono
lievi davanti, sul collo. La punta delle sue dita dalla mascella
percorreva il
collo in tutta la sua lunghezza. Tutto con una lentezza esasperante, un
erotismo tale che pensieri lussuriosi cominciarono a vorticarmi in
testa.
Presi
ad
ansimare.
Poi,
dopo un
breve istante in cui sembrò fermarsi del tutto, la sua mano
scese ancora un
po’, fermandosi all’altezza del mio seno.
Il
respiro mi si
mozzò del tutto.
«Bella
calma, il
tuo cuore stà galoppando» cercò di dire
con un po’ di leggerezza, ma non mi
sfuggì il tono roco della sua voce. Era eccitato quanto lo
ero io. Mi voltai
lentamente e lo fissai negli occhi, due pozze nere e misteriose.
Mi
voleva,
glielo leggevo in viso con chiarezza. Era ancora chino vicino a me e,
senza dar
ascolto alla mia voce razionale che in questo momento mi urlava di
scostarmi,
allungai le braccia verso il suo collo e distesi il mio bacino in modo
che il
mio viso fosse quanto più possibile vicino al suo.
Non
riuscivo a
staccare gli occhi dalle sue labbra piene e carnose. Mi morsi il labbro
inferiore, e piano, gliele sfiorai. Lo sentii trattenere il respiro.
Tentai
ancora,
non potevo essermi sbagliata. Volevo anche io una sua reazione. Mi
avvicinai
più decisa, ma con le labbra leggermente dischiuse. Il mio
respiro, unito
all’umidità della porzione socchiusa delle mie
labbra sembrò non essere
abbastanza coinvolgente per lui. Stavo per ritrarmi afflitta, non ero
ancora
pronta ad osare di più perché temevo troppo un
suo rifiuto, ma la sua mano mi
trattenne il capo con fermezza.
«Dio,
sei così
bella …» Nella tensione quasi tangibile tra di
noi, inclinò il capo e cominciò
a tempestarmi di piccoli baci sul percorso creato prima dalle sue dita.
Lo
sentivo diventare sempre più vorace, più
impaziente, meno delicato. Si
tratteneva a stento. Ero rimasta inizialmente perplessa, ma poi,
l’esaltazione
mi colse. Avevo deciso che non mi sarei accontentata. A qualunque
prezzo.
Volevo
di più.
Mi inarcai verso di lui offrendogli meglio la porzione candida del mio
collo.
Lo
volevo e
sentivo che anche per lui era così.
Aprii
gli occhi
e lessi nel suo sguardo un desiderio di possesso e di violenza che non
avrei
mai creduto potesse albergare in lui. Sprofondò il viso nel
mio collo ed
inspirò profondamente una volta. Un’altra ancora
e, poi, un’altra.
Rimanemmo
così,
sospesi tra la terra ed il cielo per un lunghissimo attimo.
Poi,
si
raddrizzò, ad occhi chiusi. Rimase immobile una frazione di
secondo, li riaprì
e guardandomi con calore mi prese una mano tra le sue.
Avvicinò alle labbra il
polso ed inspirò ancora, sempre con gli occhi fissi nei
miei.
Infine,
sussurrò: «Buonanotte, amore mio.» e,
voltandomi il palmo all’ingiù si chinò
con delicatezza a depositare un lieve bacio sul dorso della mano. Me la
riposò
con grazia sul ventre e sparì dalla finestra in un attimo.
Stavo
per
aggrapparmi alla sedia per darmi lo slancio necessario per fiondarmi
alla
finestra, ma solo allora mi accorsi che un bracciolo della poltroncina
era
scomparso, ridotto in polvere sul pavimento.
ALICE
Dopo
una soddisfacente
giornata all’insegna dello shopping sfrenato, mi stavo
godendo il giusto relax
in compagnia di Jasper. Ce ne stavamo seduti entrambi sulla stessa
poltrona
bianca del salotto. Le sue gambe erano distese al lato della mia spalla
sinistra, le mie erano una piegata sotto il braccio di lui,
l’altra distesa di
lato alla sua spalla. L’uno di fronte all’altra ci
guardavamo negli occhi da un
paio di ore senza stancarci di quello che ci stava davanti. Le sue mani
mi
carezzavano lente e sensuali il ginocchio.
Lo
adoravo. I suoi
occhi ardevano della stessa passione ormai da decenni, non aveva mai
avuto un
cedimento, un tentennamento.
Quando
i vampiri si
uniscono, lo fanno per l’eternità e osservando il
mio amore pensai che la nostra
eternità non sarebbe stata abbastanza per contenere tutto
l’amore, la passione,
la felicità che ogni giorno lui sapeva donarmi. Ripensai al
giorno in cui mi
ero svegliata in forma di vampiro.
“Non
ricordavo nulla della mia vita precedente, ma sapevo solo che delle
lame
arroventate mi dilaniavano la gola. Avevo sete, una sete
incontrollabile. Mi
ero lanciata su un gatto che passava vicino ad un cassonetto
dell’immondizia nella
lurida strada in mezzo a cui mi ero risvegliata. L’avevo
dilaniato con le mani
senza riuscire a riflettere sulle mie azioni, ma agendo puramente
d’istinto.
Quando avevo finito di bere anche l’ultima goccia del suo
sangue, mi ero
raddrizzata, avevo gettato quel corpicino esanime lontano da me e mi
ero
osservata le mani.
Le
mie mani avevano appena ucciso, per quanto ne sapessi, per la prima
volta.
Mi
ero toccata un labbro e raccolto una gocciolina di sangue che stava
colando giù.
L’avevo leccata avidamente, poi mi ero fermata osservandomi
le dita ancora
sporche.
Avevo
appena bevuto del sangue animale, anche questo, forse, per la prima
volta.
Che
razza di essere faceva queste cose?
Non
avrei saputo dire quando avevo avuto l’esatta percezione
della mia nuova
natura, ma sapevo solo che era strana, nuova e, soprattutto pericolosa.
Avevo
vagato per non so quanto tempo in mezzo a boschi e luoghi solitari per
mantenermi il più possibile lontano da altri individui, che
sapevo essere
diversi da me e per i quali avevo capito di essere letale.
Ma
anche io ero spaventata da morire. Per non parlare di quando delle
strane
visioni avevano cominciato ad affollare la mia mente. Non dormivo mai,
non mi
stancavo mai, non mi ferivo, ma quando mi colpivano quelle immagini
sentivo
tutto: la mente si annebbiava come in un sogno, un atroce dolore mi
avvolgeva e
mi lasciava inerme e tremante. Rapidi flash si susseguivano, alcuni
erano
sempre simili, altri variavano di volta in volta. Su tutti
l’immagine di una
chioma leonina, un volto simile al mio, pallido, ma con gli occhi rosso
cremisi.
La
pace mi invadeva, la paura scompariva.
Era
lui il mio destino, non avrei saputo dire con precisione quando, ma ero
certa
che prima o poi il nostro cammino dovesse procedere insieme.
Man
mano che il tempo passava avevo capito che le visioni riguardavano il
futuro.
La maggior parte delle volte c’era il riscontro reale delle
mie immagini,
altre, invece, non si avveravano.
La
sera che avevo incontrato Jasper avevo visto la bettola dove si era
rifugiato
proprio in una visione. Era molto turbato, con l’animo
distrutto e il peso di
troppa violenza vissuta sulla propria pelle da reggere sulle spalle.
Quando ero
entrata in quella locanda dello Yorkshire, sapevo di avere incontrato
l’uomo
della mia vita. Nessuna chiacchiera inutile, nessun convenevole. Mi ero
avvicinata a lui e gli avevo chiesto il suo nome. Lui mi aveva risposto
drizzando le spalle ed alzandosi in piedi da perfetto gentiluomo del
sud che
era il maggiore Jasper Witlock,
ed era al mio servizio.
Che
romantico che era!
Gli
avevo preso la mano ed eravamo spariti nel buio della notte,
consapevoli che
ogni tassello era finalmente andato al posto giusto.
Da
allora non ci eravamo mai separati.”
La
mente corse
immediatamente ad Edward e Bella. La loro era una storia complicata,
anime
gemelle, fatte l’una per l’altro come me e Jazz, ma
appartenenti a due mondi
diversi. Le mie visioni avevano percepito Bella diventare una di noi,
ma Edward
si era intestardito e si opponeva
con
forza ad un evento che ritenevo ormai inevitabile. Se fossi stata
sicura che
avrei resistito, l’avrei fatto io stessa. Ma forse, era
meglio che toccasse a
Carlisle, con lui non avrebbe corso alcun pericolo.
Sorrisi
tra me e me.
Edward non avrebbe resistito per molto tempo ancora. Il suo desiderio
di lei
stava rasentando l’impossibile ed anche lui se ne stava
rendendo conto pian
piano. L’attrazione tra di loro era ormai palpabile a
chiunque stesse nei paraggi.
Per quanto si sforzasse di controllarsi ogni carezza, ogni bacio,
poteva
trasformarsi in un atto di violenza su di lei, così fragile,
così umana.
Io
gli avevo
consigliato di trasformarla direttamente prima di rischiare di farle
del male,
ma lui mi aveva risposto che avrebbe trovato una soluzione alternativa.
Si,
ma se si
comportavano ancora come questa sera …
Mi
ero stupita
dell’autocontrollo di Edward, ma soprattutto della goffaggine
di Bella! Quella
ragazza era totalmente inconsapevole dell’effetto che gli
faceva e del fatto
che l’avrebbe potuto far capitolare con un niente.
La
mano di Jazz si
fermò sulla mia coscia, i miei occhi si strinsero in due
fessure.
L’immobilità
divenne
assoluta.
Il
silenzio fu
interrotto dallo sbattere della porta d’ingresso. Un Edward
in evidente stato
d’agitazione piombò nel salone e si diresse in due
falcate senza alcuna
esitazione sul divano di fronte alla nostra poltrona. Vi si
tuffò letteralmente
sopra e, dopo aver inspirato ed espirato un paio di volte disse
guardando Jazz
dritto negli occhi: «Tu, devi usare un bel po’ del
tuo potere sui miei nervi, e
tu …» si girò con occhi fiammeggianti
nella mia direzione « … tu non devi far
vibrare nemmeno la più piccola e nascosta delle tua corde
vocali per almeno due
ore.».
Senza
muovere
null’altro che non fossero i nostri bulbi oculari, avevamo
seguito la scena
impassibili. Poi, all’unisono i nostri sguardi si
incrociarono e una muta
conversazione avvenne tra di noi.
«No,
che non sono
impazzito. Ma stasera c’è mancato un soffio che
non le saltassi addosso per
farla mia, senza curarmi delle possibili conseguenze.» disse
lui affranto
rispondendo ad entrambi i nostri pensieri e chinando il capo in segno
di
sconfitta.
Poi,
l’alzò di scatto
con gli occhi fiammeggianti e sembrò voler saltare addosso a
Jazz: «Che
significa “e allora”? Jasper, avrei potuto
morderla, maledizione!» la sua voce
era vibrante e su di tono.
Guardai
mio marito
osservare mio fratello con gli occhi colmi di comprensione. Lui
più di tutti
si rendeva conto
perfettamente del
tormento che dilaniava l’animo di Edward.
Quando
mi accorsi che
quest’ultimo aveva chiuso gli occhi ed aveva appoggiato
stancamente le spalle
allo schienale del divano, mi sciolsi dalla posizione intrecciata in
cui ero e,
proprio senza muovere nessuna corda vocale pensai
E’
inutile che ti tormenti, fratellino. Ho già avuto una
visione, solo il tempo è
incerto, ma se vuoi potrei organizzare qualcosa …
E gli mandai l’immagine che avevo avuto poche ore prima di
Bella che ansimava e
gemeva sotto il peso del suo corpo. non si riusciva a capire se era in
forma
umana o vampira. Ebbi giusto il tempo di scattare fuori dal salotto
prima che
lui allungasse una mano verso il mio collo e sbraitasse più
agitato di prima:
«ALICE, TIENI PER TE QUESTE VISIONI!»
La
mia risata
scampanellò a lungo mentre correvo via.
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