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Autore: endif    19/05/2009    8 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Mie carissime commentatrici, devo dire che mi avete davvero stupito. Ho letto delle appassionate recensioni che mi hanno davvero riscaldato il cuore. Vi ringrazio. Vedo che ogni giorno c’è un seguito o un preferito in più e allora mi appresto con più zelo a scrivere un nuovo cap. Desidero rispondervi, nonostante abbia pochissimo tempo.

_zafry_: Grazie, sei un tesoro. Ormai è un bel pezzo che non macino più trigo, ma ricordo con orrore le mie lotte con la materia… non mi è stato affatto difficile impersonarmi in Bella! Ci fosse stato un bell’Edward con me! Baci

vasq: Grazie davvero per la tua recensione, sono molto contenta che ti sia piaciuta la mia versione di New Moon, penso anche io che sia uno snodo cruciale della saga della zia Stephie. E’ di sicuro il più complicato dei quattro libri, quello con tematiche più complesse da gestire … Da ora in poi, tuttavia dovrei cambiare titolo … ormai i nostri eroi si sono ritrovati! Ma si sa, certe esperienze ti cambiano e ti segnano profondamente… Potranno ancora essere quelli di una volta?! Spero che continuerai a seguirmi, ci conto! Kiss endif

Meticcia: Ehi cara piacere di ritrovarti!!! Concordo con te per l’opinione su Bella del day after Twilight. Ma in effetti l’esperienza di New Moon la marchia anche a fuoco, non trovi? A dirla tutta un paio di sberle gliele avrei suonate volentieri in alcune parti dei libri di zia Stephie, per questo ho preferito descriverla a modo mio. Felice che apprezzi!!!!! Gli altri personaggi, bhè Alice come non inserirla, e poi movimentano la storia. Jacob, effettivamente dà un po’ l’idea del bimbone cavernicolo, ma nel cap precedente credo di averlo riscattato un po’. Ue, era disposto a farsi massacrare da Ed pur di farlo scadere agli occhi di Bella…! Di sicuro un vero fissato!!! Cmq, ti ringrazio dello stoicismo con cui ti sei propinata tutti quei cappy insieme, sei una temeraria!!! Aspetto altri tuoi commenti, ci conto!!!! Baci endif

Gazy: Carissima Rita, non ti azzardare a dire che ti senti inutile!!!! Io ho preso ad immergermi nella storia come dici tu, solo da quando hai preso a recensirmi! Non mi abbandonare proprio ora che stiamo al giro di boa e si cambia rotta verso lidi nuovi e sconosciuti!! I tuoi consigli tecnici sono molto apprezzati ed utili, ma la storia ha bisogno di te, di una delle mie maggiori sostenitrici e critiche. Vero che Eddy è romantico da morire?!! E siamo solo all’inizio del loro ritrovarsi! Non è mia intenzione stillarvi anche l’unica goccia di pazienza che avete in corpo, ma a volte mi rendo conto che ne escono fuori dei cap enormi, di otto pagine, che si scrivono da sole, non appena mi decido a mettere nero su bianco. Pensi che dovrei postarli insieme? Mi sento in effetti un po’ sadica, ma non so proprio come fare, altrimenti rischio di aggiornare una volta al mese. Tu capisci, scrivo, poi rileggo, correggo, rileggo, aggiusto il paragrafo, rileggo … Help me, mi stò incasinando!!! Baci Maria Luisa

Bellas: Grazie cara, il tuo commento mi fa capire che sei una delle mie fedelissime, sempre presente e con una parola di incoraggiamento che mi aiuta ad affrontare la stesura di un nuovo cappy…Baci endif

titty88: Eh già, cosa faranno? Ma studieranno, è ovvio!!! Non posso farti soffrire ancora, leggi dai!!!

anna cullen: Magari lo avessi avuto anche io al liceo, e chi si diplomava più, facevo la ciuccia a vita pur di continuare lezioni private così, ma , soprattutto, con questo professore!!!!! Baci endif

CAP. 25

LEZIONI PRIVATE

 

BELLA

Lo fissavo inebetita mentre con un equilibrio chiaramente sovrannaturale se ne stava appollaiato sulle punte dei piedi, sul davanzale della finestra della mia camera.

«Scusami se ti ho spaventata, forse avevi dimenticato che dovevo darti una mano con trigonometria …» il suono della sua voce limpida che pronunciava quelle semplici parole sembrava conferire alla materia che tanto odiavo una magia ed un fascino tutte particolari. Era come se avesse detto che dovevamo sfogliare insieme il libro degli incantesimi di un mago misterioso …

«No, è che non mi sono ancora riabituata al silenzio con cui riuscite a muovervi.» adottai il plurale nel tentativo di usare il massimo della delicatezza possibile per non fargli notare che era al SUO movimento silenzioso che non sarei mai riuscita ad abituarmi, dopo che era stato via tanti mesi.

Lo vidi inarcare un sopracciglio e balzare agile e silenzioso sul pavimento. Mi sorrise e senza staccare gli occhi dai miei si avvicinò lentamente «Capisco.» disse.

Eh no caro Cullen non capisci proprio un cavolo, e se mi guardi ancora così non rispondo più di me. Ti stavo aspettando da tutto il pomeriggio … Pensai deglutendo piano.

Mi raddrizzai con la schiena sulla sedia e lo guardai afflitta. Dio come era bello! Avrei lanciato in aria i libri e mi sarei gettata su di lui come un’affamata, ma non potevo non apprezzare la galanteria con cui si era offerto di darmi lezioni private per non farmi perdere il diploma.

Il diploma! Mancava ormai una settimana agli esami finali ed io ero sempre più sconfortata. Avevo perso troppe lezioni, ma lui era convinto che non avrei avuto problemi.

Gli gettai uno sguardo nervoso senza avere il coraggio di mantenere i miei occhi sui suoi. Già, proprio nessun problema, eccetto che in questo momento avrei voluto avventarmi sul mio insegnante e mandare alle ortiche libri, lezioni e diploma …

«Vogliamo cominciare?» mi chiese con allegria chinandosi sul libro aperto sulla scrivania. Nel farlo avvicinò la sua spalla all’altezza dei miei occhi. Il suo odore mi stordì. Espirai, chiusi gli occhi e mormorai «Se proprio non possiamo fare altro …»

«Perché c’è qualche altra materia che ti dà noie?» corrugò la fronte ed una piccola, familiare ruga gli comparve in mezzo agli occhi.

Lo guardai stralunata. Ma che cavolo combinavo, gli stavo facendo delle proposte osè?! «No, no. Trigonometria è più che sufficiente. Cominciamo.» e sprofondai il volto paonazzo nel libro, sperando che la luce soffusa mi desse un po’ di privacy.

Passammo le successive due ore immersi nello studio.

La notte intorno a noi era quieta e silenziosa, la luce nella stanza proveniente solo dalla piccola lampada da tavolo creava strane ombre illuminando a malapena gli angoli più lontani e conferendo al suo viso un pallore ancora più accentuato. La mia tenuta succinta, ma comoda e fresca, mi faceva sentire completamente a mio agio.

Edward era di una pazienza e di una calma straordinarie. Aveva un talento innato nel rendere semplici anche le regole più ostiche, ma il problema non era lui, ma io. La mia concentrazione mi aveva salutato parecchio tempo prima e lo ascoltavo per il puro piacere di udire la sua voce melodiosa. Aveva lo sguardo professionale, e gli occhi seri e attenti. Il bronzo dei suoi capelli spettinati riluceva quando muoveva un po’ il capo indicando un passaggio sul libro. La maglietta nera a mezza manica ed i jeans strappati alle ginocchia gli conferivano un ricercato aspetto trasandato.

Bello e dannato … mi venne da pensare proprio come un’adolescente idiota.

Ad un tratto, si interruppe.

Lo guardai.

Panico. Mi aveva fatto una domanda e non avevo sentito un’acca.

«Bella se ho non mi sono spiegato interrompimi, non temere.» disse lui dolce e, dando un’occhiata all’orologio aggiunse: «forse è ora di riposare. Sarà meglio che vada. Continueremo domani sera.» E si alzò in piedi.

«NO!» dissi con troppa veemenza aggrappandomi ai braccioli della poltroncina da studio, quindi inspirai e aggiunsi con più pacatezza allentando la presa delle mie dita: «Non sono stanca, davvero. Continuiamo ancora un po’.»

Lui mi guardò con una strana espressione, si avvicinò piano e mettendomi da dietro le mani sulle spalle in un tocco leggero sussurrò chinandosi al mio orecchio: «Non sarai stanca, ma molto tesa sì. E’ da tanto che non ti prendi una pausa …».

I suoi pollici cominciarono a percorrere la base del mio collo scoperto in movimenti circolari, lenti e sensuali.

«Mmmm, in effetti una pausa non ci starebbe poi male.» E se la facciamo insieme, poi, è ancora meglio … i miei pensieri cominciarono a sbandare in direzioni pericolose. Chiusi gli occhi e lasciai che il suo tocco gelido e ristoratore mi desse un po’ di sollievo.

Calma Bella o rischi di non sapere più come fare retromarcia. Una vocina nella mia testa mi suggeriva di essere razionale, ma decisi che non mi importava … non più.

Le sue dita continuavano a danzare sulla mia pelle con una pressione lievemente più intensa, a voler sciogliere i muscoli. Un piccolo gemito di piacere mi uscì dalle labbra.

Lui si fermò e mormorò preoccupato: «Ti ho fatto male?»

«No, continua sei un mago …» pronunciai quelle parole in preda ad un’estasi sconosciuta. Lo sentii ridere sommessamente e riprendere il movimento. Chinai un po’ il collo in avanti effettuando una mezza torsione. Lo sentii esitare un attimo, poi il tocco cambiò impercettibilmente, si fece più profondo, più carezzevole. Ora le sue dita scorrevano dal collo alla schiena passando sulla spina dorsale.

Mai gelo fu più bollente di quello che le sue mani trasmettevano al mio corpo. Lì dove lui passava la pelle sembrava vibrare piano. Il mio respiro prese a velocizzarsi, ma a farsi anche meno profondo quando le sue mani dalla schiena scivolarono lievi davanti, sul collo. La punta delle sue dita dalla mascella percorreva il collo in tutta la sua lunghezza. Tutto con una lentezza esasperante, un erotismo tale che pensieri lussuriosi cominciarono a vorticarmi in testa.

Presi ad ansimare.

Poi, dopo un breve istante in cui sembrò fermarsi del tutto, la sua mano scese ancora un po’, fermandosi all’altezza del mio seno.

Il respiro mi si mozzò del tutto.

«Bella calma, il tuo cuore stà galoppando» cercò di dire con un po’ di leggerezza, ma non mi sfuggì il tono roco della sua voce. Era eccitato quanto lo ero io. Mi voltai lentamente e lo fissai negli occhi, due pozze nere e misteriose.

Mi voleva, glielo leggevo in viso con chiarezza. Era ancora chino vicino a me e, senza dar ascolto alla mia voce razionale che in questo momento mi urlava di scostarmi, allungai le braccia verso il suo collo e distesi il mio bacino in modo che il mio viso fosse quanto più possibile vicino al suo.

Non riuscivo a staccare gli occhi dalle sue labbra piene e carnose. Mi morsi il labbro inferiore, e piano, gliele sfiorai. Lo sentii trattenere il respiro.

Tentai ancora, non potevo essermi sbagliata. Volevo anche io una sua reazione. Mi avvicinai più decisa, ma con le labbra leggermente dischiuse. Il mio respiro, unito all’umidità della porzione socchiusa delle mie labbra sembrò non essere abbastanza coinvolgente per lui. Stavo per ritrarmi afflitta, non ero ancora pronta ad osare di più perché temevo troppo un suo rifiuto, ma la sua mano mi trattenne il capo con fermezza.

«Dio, sei così bella …» Nella tensione quasi tangibile tra di noi, inclinò il capo e cominciò a tempestarmi di piccoli baci sul percorso creato prima dalle sue dita. Lo sentivo diventare sempre più vorace, più impaziente, meno delicato. Si tratteneva a stento. Ero rimasta inizialmente perplessa, ma poi, l’esaltazione mi colse. Avevo deciso che non mi sarei accontentata. A qualunque prezzo.

Volevo di più. Mi inarcai verso di lui offrendogli meglio la porzione candida del mio collo.

Lo volevo e sentivo che anche per lui era così. 

Aprii gli occhi e lessi nel suo sguardo un desiderio di possesso e di violenza che non avrei mai creduto potesse albergare in lui. Sprofondò il viso nel mio collo ed inspirò profondamente una volta. Un’altra ancora e, poi, un’altra.

Rimanemmo così, sospesi tra la terra ed il cielo per un lunghissimo attimo.

Poi, si raddrizzò, ad occhi chiusi. Rimase immobile una frazione di secondo, li riaprì e guardandomi con calore mi prese una mano tra le sue. Avvicinò alle labbra il polso ed inspirò ancora, sempre con gli occhi fissi nei miei.

Infine, sussurrò: «Buonanotte, amore mio.» e, voltandomi il palmo all’ingiù si chinò con delicatezza a depositare un lieve bacio sul dorso della mano. Me la riposò con grazia sul ventre e sparì dalla finestra in un attimo.

Stavo per aggrapparmi alla sedia per darmi lo slancio necessario per fiondarmi alla finestra, ma solo allora mi accorsi che un bracciolo della poltroncina era scomparso, ridotto in polvere sul pavimento.

 

ALICE

Dopo una soddisfacente giornata all’insegna dello shopping sfrenato, mi stavo godendo il giusto relax in compagnia di Jasper. Ce ne stavamo seduti entrambi sulla stessa poltrona bianca del salotto. Le sue gambe erano distese al lato della mia spalla sinistra, le mie erano una piegata sotto il braccio di lui, l’altra distesa di lato alla sua spalla. L’uno di fronte all’altra ci guardavamo negli occhi da un paio di ore senza stancarci di quello che ci stava davanti. Le sue mani mi carezzavano lente e sensuali il ginocchio.

Lo adoravo. I suoi occhi ardevano della stessa passione ormai da decenni, non aveva mai avuto un cedimento, un tentennamento.

Quando i vampiri si uniscono, lo fanno per l’eternità e osservando il mio amore pensai che la nostra eternità non sarebbe stata abbastanza per contenere tutto l’amore, la passione, la felicità che ogni giorno lui sapeva donarmi. Ripensai al giorno in cui mi ero svegliata in forma di vampiro.

“Non ricordavo nulla della mia vita precedente, ma sapevo solo che delle lame arroventate mi dilaniavano la gola. Avevo sete, una sete incontrollabile. Mi ero lanciata su un gatto che passava vicino ad un cassonetto dell’immondizia nella lurida strada in mezzo a cui mi ero risvegliata. L’avevo dilaniato con le mani senza riuscire a riflettere sulle mie azioni, ma agendo puramente d’istinto. Quando avevo finito di bere anche l’ultima goccia del suo sangue, mi ero raddrizzata, avevo gettato quel corpicino esanime lontano da me e mi ero osservata le mani.

Le mie mani avevano appena ucciso, per quanto ne sapessi, per la prima volta.

Mi ero toccata un labbro e raccolto una gocciolina di sangue che stava colando giù. L’avevo leccata avidamente, poi mi ero fermata osservandomi le dita ancora sporche.

Avevo appena bevuto del sangue animale, anche questo, forse, per la prima volta.

Che razza di essere faceva queste cose?

Non avrei saputo dire quando avevo avuto l’esatta percezione della mia nuova natura, ma sapevo solo che era strana, nuova e, soprattutto pericolosa. Avevo vagato per non so quanto tempo in mezzo a boschi e luoghi solitari per mantenermi il più possibile lontano da altri individui, che sapevo essere diversi da me e per i quali avevo capito di essere letale.

Ma anche io ero spaventata da morire. Per non parlare di quando delle strane visioni avevano cominciato ad affollare la mia mente. Non dormivo mai, non mi stancavo mai, non mi ferivo, ma quando mi colpivano quelle immagini sentivo tutto: la mente si annebbiava come in un sogno, un atroce dolore mi avvolgeva e mi lasciava inerme e tremante. Rapidi flash si susseguivano, alcuni erano sempre simili, altri variavano di volta in volta. Su tutti l’immagine di una chioma leonina, un volto simile al mio, pallido, ma con gli occhi rosso cremisi.

La pace mi invadeva, la paura scompariva.

Era lui il mio destino, non avrei saputo dire con precisione quando, ma ero certa che prima o poi il nostro cammino dovesse procedere insieme.

Man mano che il tempo passava avevo capito che le visioni riguardavano il futuro. La maggior parte delle volte c’era il riscontro reale delle mie immagini, altre, invece, non si avveravano.

La sera che avevo incontrato Jasper avevo visto la bettola dove si era rifugiato proprio in una visione. Era molto turbato, con l’animo distrutto e il peso di troppa violenza vissuta sulla propria pelle da reggere sulle spalle. Quando ero entrata in quella locanda dello Yorkshire, sapevo di avere incontrato l’uomo della mia vita. Nessuna chiacchiera inutile, nessun convenevole. Mi ero avvicinata a lui e gli avevo chiesto il suo nome. Lui mi aveva risposto drizzando le spalle ed alzandosi in piedi da perfetto gentiluomo del sud che era il maggiore Jasper Witlock, ed era al mio servizio.

Che romantico che era!

Gli avevo preso la mano ed eravamo spariti nel buio della notte, consapevoli che ogni tassello era finalmente andato al posto giusto.

Da allora non ci eravamo mai separati.”

La mente corse immediatamente ad Edward e Bella. La loro era una storia complicata, anime gemelle, fatte l’una per l’altro come me e Jazz, ma appartenenti a due mondi diversi. Le mie visioni avevano percepito Bella diventare una di noi, ma Edward si era intestardito e si opponeva  con forza ad un evento che ritenevo ormai inevitabile. Se fossi stata sicura che avrei resistito, l’avrei fatto io stessa. Ma forse, era meglio che toccasse a Carlisle, con lui non avrebbe corso alcun pericolo.

Sorrisi tra me e me. Edward non avrebbe resistito per molto tempo ancora. Il suo desiderio di lei stava rasentando l’impossibile ed anche lui se ne stava rendendo conto pian piano. L’attrazione tra di loro era ormai palpabile a chiunque stesse nei paraggi. Per quanto si sforzasse di controllarsi ogni carezza, ogni bacio, poteva trasformarsi in un atto di violenza su di lei, così fragile, così umana.

Io gli avevo consigliato di trasformarla direttamente prima di rischiare di farle del male, ma lui mi aveva risposto che avrebbe trovato una soluzione alternativa.

Si, ma se si comportavano ancora come questa sera …

Mi ero stupita dell’autocontrollo di Edward, ma soprattutto della goffaggine di Bella! Quella ragazza era totalmente inconsapevole dell’effetto che gli faceva e del fatto che l’avrebbe potuto far capitolare con un niente.

La mano di Jazz si fermò sulla mia coscia, i miei occhi si strinsero in due fessure.

L’immobilità divenne assoluta.

Il silenzio fu interrotto dallo sbattere della porta d’ingresso. Un Edward in evidente stato d’agitazione piombò nel salone e si diresse in due falcate senza alcuna esitazione sul divano di fronte alla nostra poltrona. Vi si tuffò letteralmente sopra e, dopo aver inspirato ed espirato un paio di volte disse guardando Jazz dritto negli occhi: «Tu, devi usare un bel po’ del tuo potere sui miei nervi, e tu …» si girò con occhi fiammeggianti nella mia direzione « … tu non devi far vibrare nemmeno la più piccola e nascosta delle tua corde vocali per almeno due ore.».

Senza muovere null’altro che non fossero i nostri bulbi oculari, avevamo seguito la scena impassibili. Poi, all’unisono i nostri sguardi si incrociarono e una muta conversazione avvenne tra di noi.

«No, che non sono impazzito. Ma stasera c’è mancato un soffio che non le saltassi addosso per farla mia, senza curarmi delle possibili conseguenze.» disse lui affranto rispondendo ad entrambi i nostri pensieri e chinando il capo in segno di sconfitta.

Poi, l’alzò di scatto con gli occhi fiammeggianti e sembrò voler saltare addosso a Jazz: «Che significa “e allora”? Jasper, avrei potuto morderla, maledizione!» la sua voce era vibrante e su di tono.

Guardai mio marito osservare mio fratello con gli occhi colmi di comprensione. Lui più di tutti si  rendeva conto perfettamente del tormento che dilaniava l’animo di Edward.

Quando mi accorsi che quest’ultimo aveva chiuso gli occhi ed aveva appoggiato stancamente le spalle allo schienale del divano, mi sciolsi dalla posizione intrecciata in cui ero e, proprio senza muovere nessuna corda vocale pensai

E’ inutile che ti tormenti, fratellino. Ho già avuto una visione, solo il tempo è incerto, ma se vuoi potrei organizzare qualcosa … E gli mandai l’immagine che avevo avuto poche ore prima di Bella che ansimava e gemeva sotto il peso del suo corpo. non si riusciva a capire se era in forma umana o vampira. Ebbi giusto il tempo di scattare fuori dal salotto prima che lui allungasse una mano verso il mio collo e sbraitasse più agitato di prima: «ALICE, TIENI PER TE QUESTE VISIONI!»

La mia risata scampanellò a lungo mentre correvo via.

   
 
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