EDIT: grazie anche ai vostri voti, la mia fic
ha vinto il concorso, classificandosi prima!! ^_____^
Grazie di cuore, sono felicissima!
Questa storia
partecipa al Contest ‘These Sweet Days’ indetto dal forum COS Collection of Starlight.
Le
regole d’ingaggio prevedevano:
~ La storia deve essere ambientata in
un Luna Park.
~ Una giostra deve avere un ruolo centrale nello svolgimento della storia.
~ Un riferimento alla preparazione di un dolce.
~ Un riferimento a un gioco dell’infanzia.
Se, dopo
averla letta, vorrete votare per farla vincere, troverete il link del sondaggio
alla fine.
Grazie dell’attenzione e buona lettura.
Questa è la mia seconda fic su Host Club *__* (giusto ieri ho preso tra le zampine il
primo volume in ristampa, gioia e giubilo! ^O^) e
trovo doveroso ringraziare per le bellissime parole di commento che ho ricevuto
per la prima fic “Haruhi’s Melody (My Awareness)”.
26 recensioni sono andate ben oltre le mie più rosse
aspettative.
A voi, il mio grazie più sincero.
Ely
<>O<>O<>O<>
Teacups Fair & Blackberry Pie
[Childhood Memories]
“Sarà una giornata perfetta!” aveva esclamato Tamaki, congratulandosi con se stesso per la brillante idea
che aveva avuto. “Estremamente proficua!”
Haruhi, al suo fianco, lo guardava
perplessa: “Sinceramente, senpai, io non capisco la
necessità di tutta questa segretezza.”
“Vedi, mia cara: per carpire le preferenze ludiche della
plebe, bisogna mescolarsi ad essa e studiarla con occhio critico!”
“Ma…”
“Ricorda che questa non è una visita di piacere!” aveva
agitato l’indice verso di lei, con chiaro intento di negazione. “L’Host Club è qui, questa domenica, per osservare
e fare tesoro, di modo che le nostre clienti siano sempre soddisfatte! Vedrai, quando costruiremo il nostro Host
Park, rimarranno estasiate!” aveva gongolato.
La ragazza aveva sospirato, rassegnata. “Tamaki senpai, il parco dei divertimenti in costruzione apparterrà
alla famiglia di Ootori senpai,
non al nostro club… e poi non credo che così passeremmo inosservati…” aveva
indicato un’anonima divisa blu alla marinaretta che
era stata costretta ad indossare per l’occasione.
Il giovane Suou, che portava l’equivalente
uniforme maschile, aveva raddrizzato con orgoglio il proprio colletto inamidato.
“Abbigliati in questo modo, ci confonderemo con le folle studentesche
proletarie e faremo meglio il nostro lavoro di investigazione!”
Fujioka aveva raccolto la propria
pazienza prima di parlare. “I ragazzi proletari non girano in divisa nei
momenti di svago, soprattutto di domenica!”
Il bel volto del Lord si era gelato all’istante. “Ah.” Si era
chinato affranto a terra, a fare cerchietti col dito nella polvere. “Ma non
potevi dirmelo prima?” aveva piagnucolato.
“Ci ho provato diverse volte, però non mi hai dato retta.”
“Ne sono mortalmente dispiaciuto, Haru-chan!”
si era scusato, stringendole le mani con le proprie. “E’ imperdonabile, da
parte mia, non aver dato ascolto ai tuoi saggi consigli…”
“Ormai è tardi, senpai.” Lo aveva
liquidato, sciogliendo il contatto senza tante cerimonie.
“Potremmo comunque approfittare dell’occasione, eh?” aveva
proposto, speranzoso, con gli occhioni luccicosi spalancati.
Additando la familiare combriccola che li aveva preceduti in
fila all’entrata, Haruhi aveva assentito. “Credo che
gli altri lo stiano già facendo!”
S’erano quindi incamminati per raggiungerli, lasciando
vagare lo sguardo davanti a loro, dove decine di famiglie e loro coetanei si
stavano svagando, tra musiche un po’ stagionate, giostre variopinte, palloncini
colorati e schiamazzi di paura e divertimento.
Quando, il giorno addietro, Tamaki
aveva esordito con una sua ennesima trovata - stavolta sui Luna Park -, i
ragazzi avevano accolto l’idea con entusiasmo e Haruhi
si era rassegnata a seguirli, benché quella domenica pomeriggio avesse
programmato di fare il bucato.
Nessuno le avrebbe tolto di mente che quell’azione di spionaggio non fosse altro che
un pretesto per passare del tempo insieme a divertirsi. Ma in fondo stava bene
con loro, perciò non aveva rifiutato.
E così era finita col farsi trascinare tra le bancarelle e
le varie attrazioni: i gemelli avevano fatto ben cinque giri di filato sulle
montagne russe, sfidando il loro buonsenso e il loro stomaco; Honey e Mori avevano effettuato una gara di tiro al
bersaglio, lasciando sul lastrico il povero ambulante: avevano sbancato
praticamente tutti i premi a disposizione e siccome Haninozuka
senpai era certo che il suo coniglietto si sarebbe
offeso se avesse adottato un altro animale, aveva lasciato ad Haruhi l’intera vincita. Alla fine, il buon cuore di lei
aveva prevalso, facendola rinunciare al generoso regalo offerto. Ma i ragazzi
avevano insistito a tal punto da costringerla ad accontentarsi almeno di un gigantesco cane di pezza morbidissimo, -
che Mori si era offerto di portarle, data la mole consistente - due bambole di
pezza dall’aria vagamente inquietante, una papera quaquereggiante
e un orsetto dolcissimo a cui nessuno - le aveva detto Tamaki
- avrebbe saputo resistere.
La tappa successiva li aveva portati alle bancarelle dei
dolci, tra mele caramellate e zucchero filato, per la gioia di Honey senpai.
Poi avevano assistito allo spettacolo di magia di un esperto
illusionista; avevano fatto un giro sul trenino elettrico che percorreva il
perimetro dell’intero parco, avevano messo ai voti l’idea di entrare nella casa
dei mostri.
Sull’immensa ruota panoramica, avevano ammirato il paesaggio
dall’alto, dove le persone sembravano piccole piccole e dove si era scoperto che Ootori senpai preferiva di gran
lunga rimanere con i piedi a terra, ma lui avrebbe negato questa sua debolezza sino
alla morte. La loro.
Glissando le battutacce dei gemelli con una freddezza
austera che prometteva future ritorsioni, Kyoya si
era seduto su una panca di legno sotto l’ombra di un albero, bofonchiando
qualcosa su una transizione urgente da completare, e aveva infilato il naso nel
palmare, ignorandoli tutti.
Le due pesti si erano allora fiondate sulla giostra più
vicina, aspettando che sbollisse l’arrabbiatura, e avevano trascinato gli altri
con loro, istigandoli all’ennesima gara. Non che la giostra delle tazze girevoli
fosse esattamente ‘la competizione per eccellenza’, ma con quei due diavoli
ogni pretesto era buono.
Alla fine, avevano persuaso il piccolo Honey,
e il senpai li aveva seguiti, scortato
dall’inseparabile cugino; mentre Tamaki, Haruhi e i pupazzi vinti avevano gentilmente declinato
l’offerta e si erano appoggiati alla balaustra che circondava l’attrazione
restando a sorvegliarli.
Benché i sedili fossero ampi, Kaoru
e Hikaru avevano preso possesso di una tazza a testa,
giurandosi un duello all’ultimo sangue. Invece Haninozuka
senpai se ne stava appollaiato sulla spalla di Mori senpai, mentre questi faceva girare la loro giostra ad una
velocità più moderata e, quando passavano accanto ai loro amici spettatori, li
salutavano allegramente, intanto che i gemelli si sbracciavano invano, nel
tentativo di girare su se stessi il più velocemente possibile.
“Non so se mi preoccupano di più quando sono in combutta o
in competizione tra loro!” scherzò Fujioka, impostando
un tono semiserio.
“Neanch’io!” convenne il giovane,
lanciando un’occhiata all’amico in disparte. “Ma credo che Kyoya
troverà il modo di vendicarsi, prima o poi.”
“Il senpai è ancora arrabbiato?” si
interessò Haruhi, guardando il ragazzo moro intento a
trafficare col piccolo, inseparabile portatile ipertecnologico.
“Vado a chiedergli come sta.”
Qualche istante dopo, la ragazza si rimise al fianco del
Lord.
“Perché hai uno sguardo così stupito?”
“Ootori senpai
dice che ha scattato delle foto dei ragazzi mentre sono sulle giostre e le sta
rivendendo alle nostre clienti in un’asta on-line.” Dichiarò, sconcertata.
Ma Tamaki, anziché biasimarlo,
sorrise gioioso. “Benissimo, il nostro club ha continuamente bisogno di nuovi
fondi per poter offrire sempre il meglio alle nostre preziose principesse!”
“E allora perché non ti unisci al gruppo per contribuire?”
lo incitò, con un vago tono di delusa recriminazione.
“Non si abbandona da sola una gentile fanciulla, anche se è
l’Host Club a richiederlo.”
“Non ti preoccupare, senpai, so
badare benissimo a me stessa!” protestò lei, ma non ottenne la risposta che si
aspettava.
“In verità… Oggi niente lavoro.” Confessò candidamente, accarezzando
l’orsetto che si era ritrovato in braccio.
Quindi era vero, si
disse lei. La missione sotto copertura
aveva in realtà un secondo fine.
“Sai, Haru-chan?
Non ero mai andato in un Luna Park, prima d’ora.” Riprese d’un tratto, senza
curarsi del discorso precedente. “Non ne ho mai avuto l’occasione.”
“Intendi dire che hai frequentato solo intrattenimenti per
ragazzi ricchi?”
“No, neppure quelli.” Sorrise in modo nostalgico. “Eppure,
questa giostra con le tazze mi è in qualche modo famigliare, mi riporta alla
mia infanzia.”
Haruhi avrebbe voluto chiedere il
perché, ma attese che fosse lui a parlare, se avesse voluto confidarsi con lei.
“Rideresti, se ti rivelassi che da piccolo passavo il tempo
a bere del tè? So che può sembrare un’affermazione poco virile, detta così, ma...”
“Io non ci trovo niente di male nel bere del tè, senpai.” Dichiarò, con l’abituale tono pratico.
“Ma io non sto parlando dell’iniziazione alla nobile scuola
dell’onorevole arte Chado!”
“Oh, neanch’io.” Chiarì lei. “La pace in una tazza di tè.” Recitò
ridondante. “E’ una bellissima filosofia di vita, certamente; ma lo è
altrettanto centellinare un infuso da una tazzina, dividendo il tempo con una
persona che ami.”
Tamaki sussultò sorpreso, colpito
dalla sconvolgente semplicità con cui Fujioka aveva
delineato quel pezzo della sua vita e i sentimenti ad essa collegati.
“L’antica cerimonia del tè l’ho imparata
qui in Giappone, per compiacere mia nonna. Ma hai ragione tu: sono altri,
i riti che ho imparato ad amare.” Si zittì un istante,
per raccogliere le idee o forse il coraggio. Poi riprese. “Mia
madre era di salute cagionevole, non poteva allontanarsi da casa, non sarebbe
riuscita ad accompagnarmi in un posto come questo.
Perciò, passavo le mie giornate con lei, le tenevo compagnia
suonandole il pianoforte, leggevamo libri di avventura e di luoghi che non
avremmo mai potuto visitare.
Durante i nostri lunghi pomeriggi, quando si sentiva un po’
meglio, scendevamo in cucina e preparavamo assieme la merenda.
C’era uno sgabello su cui salivo per raggiungere la giusta altezza
del tavolo, e disponevamo le ciotole, i componenti dosati, il mattarello per
stendere la pasta, l’acqua, le formine per i biscotti o la tortiera da
imburrare.
Era bello giocare con la farina, mescolare gli ingredienti,
sbirciare nel forno la lievitazione, o se era giunto il punto di cottura.
Io stesso andavo dietro casa nostra, nel pollaio, e
raccoglievo le uova fresche deposte dalle galline; successivamente mi recavo nell’orto
che c’era di fianco e sceglievo i frutti freschi che avremmo usato per la guarnizione.
Per quanto la nostra cuoca fosse brava, le torte che
cucinavamo io e la mamma avevano un sapore speciale. Quella con le more era la
migliore in assoluto, la mia preferita.
Poi preparavamo il tè, che avremmo bevuto insieme.
Maman aveva un’intera collezione di chicchere
pregiate, e io mi divertivo a servirglielo, scegliendo ogni giorno un servizio
diverso.”
Haruhi si raffigurò nella mente
l’infinità di volte in cui aveva visto il Lord riempire le tazzine alle tante
ospiti, con gesti misurati e accorti, e soprattutto con impegno e devozione,
come se fosse un rituale antico da far rivivere.
“Alle volte, quando non riusciva ad alzarsi, facevamo finta
di cucinare le torte lì, sul letto, ci inventavamo gli ingredienti con le cose che
lei aveva nella stanza. Niente torte di terra e fango, beninteso, ma il libro
sul comodino diventava un vassoio intarsiato; i suoi orecchini di perle erano
dolcetti ricoperti di glassa; il lenzuolo era la tovaglia, naturalmente. Io
sceglievo le tazze ugualmente, e fingevamo di sorbire un tè verde, una tisana
al gelsomino o un infuso di bacche e ribes.”
“Non… non ti mancavano degli amici con cui giocare?” si
sorprese a chiedere.
“Forse. Ma ero felice di starle
accanto. Lei era tutto il mio mondo.”
Mentre si sistemava la frangia bionda con finta noncuranza,
non si arrischiò a incrociare i loro sguardi.
Se non avesse guardato la giostra delle tazze, non avrebbe
mai confessato a nessuno questa parte privata della sua vita. Solo Kyoya sapeva qualcosa, e neanche tutto.
Ma si era confidato con lei perché il suo silenzio e la sua riservatezza
lo incoraggiavano. Sapeva che poteva fidarsi di Haruhi.
Non era la prima volta che accadeva, e dopo averlo fatto si sentiva sempre un
po’ più leggero.
“La vedi quella color verde
intenso, con bordo e manico con le rifiniture gialle?” attese che lei la
inquadrasse.
“Quella occupata da Kaoru?”
“Non so se è Kaoru o Hikaru…” ammise. “Ma certamente è una buona imitazione di
una tazza ‘Ginori’.”
“Ne riconosci altre?” s’interessò lei, incuriosita
dall’insolita lezione.
“Quella su cui siedono Honey e Takashi-kun è una ‘Meissen’ e… questa,
che sta girando vicino a noi, è una ‘Wedged’; l’altro
gemello Hitachiin usa una ‘Worcester’, mi sembra.”
“E poi?”
“La ‘Roslyn’ ha i fiorellini con i
petali gialli, la parte centrale è quasi arancione, e peduncoli sono rosso
corallo. La scorgi là in fondo, dov’è seduta quella coppia di graziose signorine
vestite in jeans.”
“E la teiera?”
“E’ una ‘Biedermeier’, senza dubbio.
Raffigurazione di scene esotiche, manico a riccio, una riproduzione abbastanza
fedele. L’originale risale all’epoca napoleonica.”
“E la tua preferita qual è?”
“La ‘Rosenthal’. Ha una lavorazione
a rilievo, con gli inserti in oro su fondo avorio. Qui non
c’è.”
“Ah, no?”
“Devo confessarti che in realtà è una coppa da consommé. Ma
me ne sono innamorato la prima volta che l’ho vista. Aveva
delle roselline adorabili.”
“Non sapevo avessi la stessa passione per le tazze di Suzushima senpai e Kasuga-chan!”
“Forse è così, ma per motivi molto differenti.” Concesse. “Un
giorno, mi piacerebbe farti conoscere mia madre, credo che la affascineresti. E
dopo potrei offrivi il tè, nelle tazze della mia infanzia.”
“Sarebbe molto bello.”
Tamaki si rabbuiò. “Ma non so se…”
“Vedrai che prima o poi avremo quest’occasione!” lo
persuase, convinta. “Comunque adesso non sei più solo, no? Ci siamo noi a
tenerti compagnia! Però… senpai… se desideri che i
ragazzi passino del tempo libero a divertirsi con te, non dovresti ricorrere a
pretesti o sotterfugi. Dovresti essere onesto, perché loro sono tuoi amici. Sono
certa che avrebbero accettato volentieri, se tu gliel’avessi chiesto.”
Il Lord sorrise colpevole. “Hai ragione. Farò
tesoro di queste parole.”
“Bene! E ora ti andrebbe
di fare un giro in giostra?” propose lei, prendendolo per mano e trascinandolo
verso la fila in attesa di salire.
“Ma…” Il ragazzo osservò riluttante i gemelli scatenati. “Non
voglio che il giro sulle tazze diventi una sfida.”
“Non dovrà esserlo, se non vuoi. Aspetteremo che gli altri
scendano, poi saliremo noi. Sarà un giro tutto nostro.”
“D’accordo.”
Mentre si dirigevano al cancelletto, Mori fece loro capire
che sarebbe andato al chiosco delle torte lì di fronte, perché per Honey-senpai era tempo di fare merenda per la terza volta.
“Haru-chan, desideri anche tu
qualcosa?”
“No, grazie.” Rifiutò. “Però… senpai,
posso chiederti una cosa?”
“Dimmi...”
“Come mai non ti ho mai visto mangiare la tua torta
preferita?”
“Perché conservo il ricordo di quel sapore. Niente reggerebbe al confronto.”
Haruhi arricciò le labbra in modo
pensieroso.
“A me non piacciono i dolci, ma
credo di aver capito.”
“Non so quando succederà, ma ti prometto che le torte di mia
madre ti faranno cambiare idea!” promise il Lord, riacquistando il suo
caratteristico buonumore. “Ti offriremo tè e gateau, i migliori del mondo,
bien sûr!”
“Accetto.” Annuì lei, mentre Tamaki
le cedeva cavallerescamente il passo, prendendole una mano e facendola
accomodare nella tazza imbottita. “Ora però godiamoci questo giro. Niente
passato o futuro. Solo questo.”
- Fine
-
Disclaimer: I
personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto.
Ho verificato i nomi delle tazze da tè, che sono realmente
esistenti. Alcune riproduzioni vengono vendute ancora oggi. Ho attinto alle
informazioni e alle descrizioni da vari siti web, in questo non vi è alcuna
forma di appropriazione o di lucro da parte mia.
Note dell’autore:
Nella fic vi è un piccolo accenno
all’episodio n°2 dell’anime, con Suzushima
senpai e Kasuga-chan.
Chicchera = tazzina
Blackberry = mora di rovo
Gateau = torta, dolce
Bien sûr = certamente, certo.
“Il Gyokuro è il tè verde
più pregiato, che viene raccolto una sola volta l’anno, costituito dalle gemme
o al più la prima foglia. Dopo l’essiccazione può
essere ridotto in polvere per produrre il Matcha
destinato alle cerimonie del tè. (…)
La riunione è la manifestazione esteriore di una sensibilità
interiore che viene acquisita attraverso lo studio e la disciplina del Chado "il percorso del tè".
Attualmente, le comodità ed i meccanismi moderni hanno
alleggerito l’uomo dal lavoro più pesante, il tempo e la fatica richiesti per
preparare una tazza di tè sembrano superflui. Ma una tazza di tè, preparata secondo
i principi del Chado, è un rituale sviluppato per
soddisfare i bisogni dell’uomo, per la tranquillità interiore. E’ un rito semplice ed essenziale che si può sintetizzare nella
seguente frase: "La pace in una tazza di tè" (Peacefulness
through one bowl of tea)”. [Info dal web]
Ed ora, un piccolo sforzo da parte
vostra!
Se la mia fic
vi è piaciuta, vi prego di votare per me in questo sondaggio, confermando brevemente con un commento il perché della vostra
scelta (altrimenti il voto è nullo).
Ad ogni buon conto, se ritenete
che un’altra fic sia più meritevole della mia, votate
secondo coscienza.^^
Link per votare la fic (con i
giudizi espressi dal Collegio di valutazione del forum):
http://fanfictioncontest.forumcommunity.net/?t=27850645
Per correttezza: link delle fic in gara oltre alla mia:
http://fanfictioncontest.forumcommunity.net/?t=27850578
Non è assolutamente obbligatorio
presentarsi nel forum, per votare basta essere iscritti al circuito.
Se NON riuscite a votare, è
perché non siete iscritti al circuito di forumcommunity,
ma bastano pochi secondi per farlo!
Grazie dell’attenzione!
Risultati "These Sweet Days"
1° Classificato: elyxyz
http://fanfictioncontest.forumcommunity.net/
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milioni di scrittori.
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elyxyz