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CAPITOLO 23
Giunti ai piedi di una montagna dalla forma di rancor, almeno
così l’aveva descritta Jessa, Han fermò il muletto e scese per esaminare il
terreno.
C’erano parecchie impronte in quella zona: piedi umani, piedi
droidi, ruote, zampe di vari animali… un po’ di tutto, insomma.
«A quanto pare sembra che da queste parti sia passato un
circo! – esclamò scrutando bene il terreno e chinandosi a prendere in mano un
pugnetto di terra – Chissà che diavolo è successo qui…», mentre lui continuava
la sua perlustrazione Leia gli fece notare un grosso albero spezzato appoggiato
in maniera insolita ad un sottile fuscello.
«Ehi guarda là, mi chiedo come fa quell’alberello sottile a
sorreggere tutto il peso dell’altro».
«Già, me lo chiedo anch’io – si insospettì lui – temo che si
tratti di un’illusione ottica…»
«Vuoi dire che…», lei non aveva ancora terminato la frase che
già Han si era diretto verso il finto arbusto e, andando a tastoni, sollevò la
rete mimetica che copriva il Falcon.
«Fantastico!!! L’abbiamo trovato!», esultò euforica.
«Sì, ma…», non voleva smorzare l’entusiasmo della
principessa, però c’era un problema…
«Che c’è?», si calmò subito lei.
«Il tronco grosso non è un’illusione ottica, è appoggiato
sulla scocca del Falcon e probabilmente ha fatto qualche danno…».
«Dici che è una cosa grave?».
«Prima bisognerebbe spostarlo da lì senza rompere
qualcos’altro e non è così facile…», Han era fortemente demoralizzato.
«Pensi che gli imperiali se ne siano accorti?», Leia capì il
suo stato d’animo e cercò di parlargli con dolcezza.
«Non lo so, di sicuro sono passati per di qua, almeno a
giudicare da tutte queste impronte».
«Il sistema di comunicazione però funziona lo stesso,
potremmo provare a chiedere aiuto alle nostre squadre, che ne dici ?! Sono
sicura che lassù qualcuno è rimasto ad aspettarci!», cercò di rassicurarlo con
un sorriso fiducioso.
«Okay, potrebbe essere un'idea», le rispose lui pensieroso.
Appena salito a bordo del Falcon, il capitano Solo attivò i
generatori di emergenza, poi impostò la frequenza radio e tentò di mettersi in
contatto con le squadre esterne.
«Squadra 1, qui è il Millenium Falcon, mi sentite?», rimase
per alcuni minuti in ascolto, ma dal microfono non uscì nessun segnale.
«Squadra 2, mi sentite?», ancora niente.
«Squadra 3, qui è il Falcon, ci siete?».
Di nuovo la cabina di pilotaggio rimase in completo silenzio.
«Accidenti!!! – Han assestò un pugno sulla consolle tale da
far vibrare gran parte delle spie luminose – quel maledetto albero ha rotto
tutto là dietro, compresa l’antenna radio! Non ce ne va dritta una!!!».
Si buttò di peso sulla poltrona del pilota e da lì non si
mosse per un po’. Leia pensò che fosse più prudente farlo sfogare, così tornò
fuori per studiare la posizione del tronco in attesa di avere qualche idea
geniale che avrebbe potuto farli uscire da quel guaio., Leia comparve sei
cambiatoe frasche e falcian
L’albero era troppo grosso per essere spostato a mano,
potevano provare ad accendere il Falcon cercando di muoversi, sempre se i motori
ancora funzionavano, però la scocca ne avrebbe risentito crepandosi
ulteriormente.
Dopo qualche tempo Han comparve dallo sportello del vano
motori e camminando in equilibrio precario arrivò fino alla parabola della
radio.
«Provi a riparare il sistema di comunicazione?», chiese
timidamente la principessa; lui aveva ancora il volto piuttosto scuro ed era
meglio dosare bene le parole quando c'era aria di tempesta.
«Se riuscirò a farmi largo fra questi rami forse potrò fare
un tentativo!», rispose falciando rabbiosamente le frasche che ostruivano il
passaggio.
«Ed è per questo che ti sei cambiato?», Leia buttò la testa
fuori dallo sportello cercando la via migliore per raggiungerlo e vide che
indossava i suoi abiti normali.
«Se devo lavorare sul mio Falcon voglio avere i miei vestiti…
e la mia pistola a portata di mano, odio quella maledetta divisa imperiale!»,
lui era parecchio indaffarato a districare una matassa di cavi, ma quando la
vide in procinto di avventurarsi sul tetto del Falcon mollò tutto:
«Fermati! Fermati! E’ troppo scivoloso qui, resta dove sei»,
esclamò sbracciandosi.
«Volevo solo aiutarti…», si ribellò lei sentendosi vagamente
intimidita e impacciata.
«Sì, però resta lì… – le disse lui in tono sbrigativo – Anzi,
vai nella cabina di pilotaggio e al mio segnale prova a vedere se funziona la
radio, okay?».
La principessa tornò indietro e si accomodò sulla poltrona
del copilota, quella di Chewbacca, in attesa del segnale. In quel momento non
poté fare a meno di pensare al grosso Wookiee e pregò il suo spirito affinché li
aiutasse a risolvere quella brutta situazione e soprattutto che intervenisse per
mantenere calmo il suo migliore amico, la pacatezza e la razionalità di entrambi
erano di vitale importanza in quel momento.
«Prova ora!», la voce di Han la richiamò alla realtà.
Azionò tutti gli interruttori della radio e fece qualche
tentativo di comunicazione, ma niente.
«E adesso?», lui provò a cambiare la posizione di alcuni
cavi, ma senza successo.
A questo seguirono numerosi altri tentativi finché, esausto,
la richiamò:
«Principessa temo che questo maledetto coso risenta della mia
influenza negativa!».
Lei sorrise, poi propose:
«Vuoi che proviamo a fare cambio?».
«Mah, non so che altro fare… facciamo anche questo
tentativo», si arrese lui.
Lui si alzò e si offrì di accompagnarla per evitare che
scivolasse giù, ma Leia lo allontanò con un gesto gentile ma fermo, non voleva
dargli troppa corda e il sorriso che aveva intravisto sul muletto poco prima non
lasciava presagire niente di buono.
«Posso farcela da sola, dimmi che devo fare», gli disse con
aria regale.
«Bene, – lui si stupì dell’atteggiamento guardingo della
principessa, aveva forse intuito i suoi propositi?
– dunque… secondo me il problema deriva da questi due cavi: bisogna tenerli
vicini affinché facciano contatto e provare a mettere la parabola in modo che
riceva il segnale. Adesso vediamo se tu sei più fortunata di me…».
Han tornò alla cabina di pilotaggio e provò ad azionare la
radio: come previsto il microfono rimase muto.
«Prova a spostare la parabola, vediamo che succede…», le urlò
lui.
Quando ormai aveva perso le speranze e si era di nuovo
accasciato sulla sua poltrona sentì qualche segnale di vita da parte
dell’apparecchio. Di colpo si rialzò e prese in mano il microfono:
«Squadra 1, mi sentite? Qui è il Falcon…».
«..dra 2, … ete?», rispose una voce gracchiante dall'altra
parte.
Han rimase a bocca aperta sentendo finalmente un riscontro.
«Leia! Stai ferma così come sei, non ti muovere di un
millimetro!», gli disse speranzoso.
La principessa nel frattempo era scivolata di qualche passo,
fortunatamente era riuscita ad afferrare la parabola con una mano prima che
volasse giù mentre con l’altra cercava di tenere uniti i due fili che dovevano
fare contatto.
«Maledizione! – pensò lei – Proprio in questa posizione
doveva mettersi a funzionare!».
«Squadra 2, qui è il Falcon, vi sento a malapena. Noi non
riusciamo a decollare, il Falcon è stato danneggiato, qualcuno riesce a darci un
passaggio?», il contrabbandiere tentò ancora, stavolta con successo.
«Han? Sono Jessa! Dove siete?».
«Non sai quanto sono felice di sentirti! Sono ai piedi della
montagna a forma di rancor che mi hai indicato tu, ho trovato il Falcon, ma
purtroppo un grosso albero si è spezzato e ci è caduto sopra. La scocca dietro è
troppo danneggiata, se anche i motori funzionassero non sarebbe mai in grado di
sopportare la pressione dell’atmosfera», disse il contrabbandiere scandendo bene
la parole.
«Okay, allora dobbiamo trovare un’astronave abbastanza grossa
per rimorchiarvi… adesso provo a sentire Luke».
«Luke? La sua nave è troppo piccola, non ce la farà mai…».
«La sua no… ma quella del rappresentante hapano che è appena
giunto qui sì!», gli comunicò Jessa con uno strano tono di voce.
«Cosa? – lui deglutì – E’ arrivato il rappresentante della
Regina Madre? Diavolo, ci mancava solo questo! Pensi davvero che ci possa
aiutare?».
«Stai tranquillo Han, è una persona un po’ diversa da quella
che ci aspettavamo... Uhm...dunque... poi ti spiegherò tutto. Dammi un po’ di
tempo per organizzarci, voi restate fermi lì ok?».
«E chi si muove!», rispose sospettoso, molto probabilmente
Jessa non poteva parlare liberamente e questo rappresentante hapano non gli
ispirava molta fiducia.
“Okay, cerchiamo di non pensarci, ora l’importante è andare
via di qua!”, lui si scrollò dai suoi pensieri e raggiunse Leia sul tetto del
Falcon.
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