Capitolo IV
Bloem
Nonostante il
sole, Bloem sentiva che quella giornata era la più cupa di
quell'anno, sebbene aprile fosse iniziato solo da alcuni giorni; era
raro che nelle terre di lord Slytherin i raggi solari l'avessero vinta
sulla nebbia e l'umidità, eppure quel giorno la strega
poteva distinguere persino ciò che si celava all'orizzonte.
Una cosa di solito impossibile.
Bloem sedeva
sulla sedia, la tenda che la nascondeva, ma il suo sguardo era perso
alla ricerca di qualcosa che non riusciva a trovare e il suo cattivo
umore non aveva nulla a che vedere con il tempo o col cibo che aveva
gettato in faccia alla nuova domestica poco prima.
Anche la
sconosciuta era un fastidio: Bloem non aveva amato granché
la presenza di Alyssa, ma fino a quel momento non aveva capito che
senza di lei si sarebbe sentita un po' sola. A scuola aveva parecchia
scelta se voleva scaricare un po' le sue manie su qualcuna, ma in
effetti nessuna di quelle streghe era importante. Alyssa in qualche
modo era quello che poteva definire legame importante, anche se non lo
avrebbe mai ammesso ad alta voce; era ovvio che suo padre avrebbe
trovato qualcun altro, eppure Bloem per quel giorno sentiva di avere
fatto il pieno.
Erano tornati
al maniero Slytherin da due giorni lei e Eskil, quando lord Salazar
aveva voluto riunirli nel suo studio: lei non aveva idea di cosa
avrebbe potuto volere, ma mai si sarebbe aspettata che suo fratello
fosse stato ritenuto degno di indossare l'anello di famiglia. A Bloem
sembrava ancora strano, per quanto non avesse mai voluto veramente
indossarlo: era troppo grande, troppo fuori dal suo concetto di gusto,
però era un simbolo.
Era
il segno che il padre teneva davvero in considerazione Eskil e lei ne
era stata davvero felice. Fino al momento in cui aveva capito che per
lei, lord Slytherin non aveva proprio niente; anche questo sarebbe
passato sotto il silenzio se lei non avesse avuto l'idea folle e un po'
ingenua di chiedere apertamente come mai non le avesse portato qualcosa.
Lo sguardo del
padre era sempre stato il solo in grado di farla tremare: Bloem non
aveva fatto un passo indietro soltanto perché il suo
orgoglio era così forte da sostenerla in quel momento di
debolezza.
"Cosa
avrai mai fatto per meritare un cimelio così importante?
Sorridere in modo smielato a quei perdenti di studenti che non hanno un
minimo di spina dorsale?"
Le parole del
padre le ronzavano in testa e non volevano uscire, anzi scavavano a
fondo nella ferita, infettandola ancora di più. Bloem non si
era mai sentita più inutile di quel momento, quello in cui
aveva potuto ascoltare con le sue orecchie quanto suo padre - uno dei
maghi più potenti al mondo e il solo a cui le interessava
effettivamente dimostrare qualcosa - la ritenesse inadeguata.
Non era corsa
via perché solo la consapevolezza che avrebbero riso di lei
l'aveva frenata, ma dalla sera prima non era più uscita
dalla sua stanza. Non voleva neanche vedere Eskil: lei si preoccupava
che suo fratello non corresse rischi con il suo nuovo incantesimo, che
aveva mostrato funzionare quando erano stai aggrediti dal nemico
ignoto, ma non si sarebbe mai aspettata che il padre lo ritenesse
così grandioso.
La
notizia non era trapelata, gli altri Fondatori erano convinti che il
morto vivente fosse stato evocato da chi li aveva aggrediti; Bloem era
convinta di avere fatto un buon lavoro aiutando il padre a ripulire
eventuali tracce magiche. E invece niente, non valgo nulla.
La strega non
pianse, ma una strana amarezza le rendeva la giornata insopportabile:
non era certo invidiosa dell'abilità di Eskil anzi, era
strabiliante che fosse riuscito in qualcosa che fino a quel momento era
pressoché impossibile, era solo sorpresa della scarsissima
considerazione che lord Slytherin aveva di lei.
La strega non
gli aveva parlato dei suoi studi con lady Hufflepuff condotti in quegli
ultimi due anni: a Bloem erano venuti tutti naturali ed era sicurissima
di avere aiutato la potente strega a scoprire qualcosa, ma fino a quel
momento non aveva mai pensato di correre a vantarsi col padre per farsi
notare.
Un lieve
rumore attirò la sua attenzione e Bloem osservò
la piccola margherita nel suo vaso, che la guardava.
Sorrise.
Tra le varie cose che il padre non aveva notato, c'era la margherita
che lei teneva al sicuro nel vaso nella sua stanza: Bloem aveva trovato
il modo di animare il fiore, che ogni tanto emetteva qualche delizioso
versetto, anche se finora non capiva cosa volesse dire, ma a lei
piaceva davvero tanto. Sembrava quasi che cantasse, per quel poco che
poteva fare. La strega si preoccupava di tenerla al sicuro, non era
neppure certa che Eskil sapesse di quell'incantesimo; in passato se ne
era quasi preoccupata, non le piaceva tenerlo all’oscuro di
qualcosa, ma una volta sulla torre aveva capito che anche lui aveva i
suoi segreti. Non si era limitato a studiare i suoi esperimenti, li
aveva davvero perfezionati e non le aveva detto niente,
chissà per quale ragione. Infastidita, Bloem lo stava ancora
tenendo a distanza, non l'aveva voluto considerare durante i pochi
giorni prima della fine della scuola e neppure ora.
Solo che
adesso doveva fare i conti con le parole che suo padre le aveva
rivolto. Possibile che valesse così poco?
Sentendo la
porta aprirsi, la strega voltò la testa sapendo che c'era
soltanto una persona in grado di osare tanto: neppure Eskil aveva il
permesso di entrare senza bussare, sia per non irritarla, sia per non
sorprenderla magari svestita o non presentabile. E difatti
era proprio lord Slytherin ad avere aperto la sua porta, come a
ricordarle della sua esistenza; quasi per precauzione si strinse il
vaso della margheritina a se, come se temesse che fosse lì
per quello.
Solo
in un secondo momento si accorse che il mago aveva fatto levitare fino
ai suoi piedi un baule, che la lasciò sorpresa: era di
foggia splendida, niente a che vedere con quelli che usava quando
andava a Hogwarts. Bloem posò il vaso sul davanzale
sentendosi curiosa quasi quanto il fiorellino al suo interno mentre si
avvicinava all'oggetto.
"A tanto
arrivate, padre? Volete cacciarmi di casa?"
La ragazza non
aveva timore di parlare con il grande e temibile lord Slytherin, almeno
non quanto ne aveva Eskil, più cauto. Chissà per
quale ragione poi, in fondo era pur sempre il loro padre.
Lo
sguardo tornò su quel baule: ne aveva visti altri di simili,
si usavano per sistemarci all'interno le proprie cose e lei non
dubitava neppure che avesse una capienza più ampia di quella
che dimostrava in apparenza. Aveva i colori tipici della loro famiglia,
eppure Bloem non riusciva a capire la ragione di quel dono. Ne aveva
già tanti e, purtroppo, quello aveva l'aspetto di un baule
da viaggio.
Il mago
sembrò quasi scrollare le spalle, come se le parole della
figlia non lo avessero minimamente scalfito e intendesse minimizzare la
situazione.
"Suvvia, non
ti sembra di prenderla un po' troppo sul personale? Come vedi ho
qualcosa anche per te, dovresti sentirti onorata perché l'ho
creato personalmente" le disse mentre lei continuava a osservarlo
circospetta, consapevole che non poteva essere finita lì. "E
poi potrai metterci dentro tutto quello che vuoi, anche quel... quel
tuo fiorellino fastidioso".
Bloem
soffocò una risatina: suo padre aveva parlato nascondendo a
fatica un certo disgusto mentre con lo sguardo guardava il suo vaso,
tuttavia non si sarebbe certo scusata per un innocente incantesimo.
"Resta il
fatto che volete che me ne vada, ma dove e perché?"
La strega non
aveva nessuna intenzione di lasciar cadere il discorso: voleva sapere
cosa era accaduto di tanto importante per mandarla via
perché - e ne era sicura - era quello l'obiettivo finale.
"A un certo
punto alla tua età, o anche prima, le streghe cambiano casa
per un'altra; non ti sorprenderà sapere che ho trovato per
te un ottimo partito e da questo momento puoi cominciare a pensare a
tuti i dettagli per il tuo imminente matrimonio".
Bloem per un
momento pensò che il mondo fosse imploso: non era davvero
sorpresa, già alcune altre sue conoscenze avevano trovato
marito, chi scelto dai genitori e chi aveva addirittura messo in atto
una fuga d'amore con qualche mago di ordinaria importanza. Era quindi
sicura che pure lei prima o poi avrebbe dovuto sopportare
quell'imposizione, solo che non avrebbe mai pensato che questo sarebbe
accaduto tanto presto.
Protestare?
Oh no, sapeva quanto inefficace sarebbe stata quella reazione. Si mise
a sedere sulla sua poltrona preferita, come se stesse riflettendo.
"Ero sul punto
di ringraziarvi, padre, ma ho paura che non conosciate bene il
significato di ottimo partito. Tutti i vostri amici sono vecchi o
direttamente nelle loro tombe". Si concesse un piccolo sorrisetto, come
a sottolineare che non la conosceva così bene se pensava di
avere trovato il mago perfetto. "Non ho nessuna voglia di sposare un
vecchio bacucco, sono sicura che mi capirete..."
No, era certa
che qualunque cosa avesse detto, il padre di certo non l'avrebbe
capita, perché non voleva e non gli interessava. In fondo
questo non la offendeva affatto, per quanto quello pareva essere il
discorso più lungo mai fatto fino a quel momento con lei, a
parte le spiegazioni quando erano a Hogwarts.
"Questa
volta potrei sorprenderti, è addirittura più
giovane di me" le disse e Bloem inarcò le sopracciglia,
cercando di pensare a chi diavolo avesse pensato. Forse uno di quei
palloni gonfiati appena uscito da scuola come lei? O per caso, e
nessuno volesse quello, qualche lontano parente... no, aveva detto
ottimo partito, in circolazione non c'era chissà chi ed era
una cosa su cui lei aveva puntato ritenendosi al sicuro da quella
sorpresa.
Il nome che le
disse le fece quasi risputare l'acqua che stava lentamente
sorseggiando, e guardò il genitore con aria sconvolta e
chiedendosi se faceva davvero sul serio.
"Tata! Sono
io!"
Le scuderie
erano vuote a parte la presenza degli animali e Bloem si era rivolta al
suo destriero che stava accucciata a terra, le ali ripiegate. La vide
alzare il muso grigio e nitrire gioiosamente nel riconoscerla; Bloem
aveva praticamente visto nascere la puledrina quattro anni prima e
adesso era diventata una cavalla bella e forte, con un'apertura alare
da fare invidia a chiunque. L'aveva portata con sé a
Hogwarts per chiedere aiuto a lord Gryffindor per crescerla; l'anno
prima era morto il Crup e siccome anche a lei mancava un po' e non solo
a suo fratello, una volta trovata la sua piccola Tata, non se ne era
più separata.
Eskil
aveva riso a crepapelle sentendo il nome che lei gli aveva dato, ma
Bloem non l'aveva mai cambiato: lo trovava simpatico e adatto, inoltre
era sua e questo bastava.
Godric
Gryffindor. Bloem aveva ai brividi da quando suo padre le aveva
rivelato il nome di chi avrebbe dovuto sposare: non che fosse un uomo
terribile e di sicuro sulla sua fama non c'era nulla da ridire, ma la
cosa le pareva quantomeno grottesca e sinistra. Non poteva certo
sposare un suo insegnante! Era assurdo ed era decisa a impedirlo;
tuttavia davanti alle sue proteste, suo padre aveva solo detto che il
matrimonio sarebbe servito per l'alleanza contro il nuovo nemico e a
rendere più tranquilli i rapporti con quello che era il suo
quotidiano nemico.
La strega
sbuffò mentre convinceva Tata a farla salire in groppa:
certo, doveva essere lei a finire nelle mani di uno che probabilmente
si sarebbe servito di quel matrimonio per dimostrare quanto odiasse
Salazar.
"Mio
padre non la spunterà e lord Gryffindor non può
volere certo questo" sussurrò a Tata proprio come se fosse
un'amica in grado di capirla; il nitrito sembrava darle ragione e la
ragazza si sentì un po' confortata. Doveva partire e
parlargli prima che quella follia prendesse davvero forma e Tata era
sicuramente il mezzo ideale più rapido per giungere alle sue
terre. Il decollo come sempre la riempiva di euforia e poco dopo i due
sparirono alla vista mentre la cavalla alata fendeva il cielo con le
sue poderose ali.
Augustus
L'inchiostro
non era mai abbastanza, ma per quella volta non ne avrebbe avuto
bisogno ancora per molto, la pergamena era già fitta di
appunti e per il momento non aveva altro da aggiungere. Scorse con lo
sguardo quello che aveva scritto, non c'era un angolo che fosse libero
e lo ripiegò attentamente, cercando di non romperlo mentre
lo sistemava alla zampa del barbagianni.
"Allora sei
guarito, pronto per un viaggetto?" sussurrò il mago al
volatile, accarezzandogli gentilmente le piume; l'animale aveva avuto
un problema alle zampe qualche settimana prima, ma sembrava
completamente ristabilito e lo capì dal modo in cui gli
beccò il dito.
Doveva in
fondo fare un lungo viaggio, da Hogwarts ai paesi nordici c'era un po'
di strada in volo, non avrebbe rischiato di inviare un animale non in
buona salute. Sia per il gufo che per la missiva.
Se
una persona diversa dal destinatario avesse voluto leggerla, non
avrebbe potuto capirla. Prudentemente Augustus si era servito di un
linguaggio in codice e non credeva che qualcuno lo avrebbe potuto
comprendere in caso di ritrovamento accidentale. Però non
era la prima volta che faceva qualcosa del genere e fino a quel momento
le sue precauzioni avevano funzionato, lo dimostrava l'attacco che la
scuola aveva subito quella settimana: niente di ciò che
aveva voluto era stato danneggiato, le sue informazioni avevano dato
l'esito sperato.
A lui quasi
dispiaceva, ma la scuola non era certo stata distrutta e poi erano
intervenuti i Fondatori prima che quei ragazzini pensassero di essere
degli adulti e facessero degenerare tutto. Lo sapevano tutti quanto
fossero maldestri i ragazzini, anche quelli che si ritenevano forti e
potenti.
Un frullo
d'aria lo rese improvvisamente sul chi vive.
"Ho
scoperto il segreto che Salazar mi voleva tenere nascosto".
Una voce lo
indusse a voltarsi con la bacchetta sguainata, del tutto sorpreso, in
particolar modo dall'identità di chi parlava. Non credeva
che avrebbe osato giungere fino a lì: era vero che la sua
stanza era poco frequentata, in particolar modo ora che il castello era
deserto, ma era comunque un grosso rischio.
Abbassò
la bacchetta, controllando che non ci fosse veramente nessuno e si rese
conto che il barbagianni si era posato sul mantello del nuovo arrivato;
se avesse immaginato quella sorpresa, avrebbe evitato di spendere
troppo tempo a scrivere la missiva, si disse seccato.
"Tranquillo,
non ho alcuna ragione per far saltare la tua copertura. A proposito,
semmai te ne parlasse, hai appena regalato un fiore rosa a quella
ragazzina che sembra un angioletto in terra".
Per un momento
Augustus guardò il mago, incredulo.
"Ti sei finto
me? E chi ti dice che volessi fare un gesto del genere?" chiese,
seccato solo al pensiero di essere stato involontariamente usato.
Sapeva bene a chi si riferisse, anche solo perché non
c'erano molte persone a Hogwars in quel momento. Le lezioni erano
terminate ed era rimasta solo lady Hufflepuff con il suo seguito di
apprendisti. E Lys, la maggiore delle sue figlie, ma il giovane non
indugiò su quel piccolo particolare. Sven
ridacchiò sentendo quelle parole, ma lui non percepiva alcun
divertimento provenire da quel suono.
"È'
bastato vedere come mi ha guardato credendo fossi tu. Però
sono compiaciuto, credevo fosse un elfo domestico umano con quel
faccino, invece hai pescato l'erede di lady Hufflepuff... ma lasciamo
perdere, ero qui solo per complimentarmi per il tuo bel lavoro. Non
sapevo che ci fossero segreti così ghiotti a Hogwarts. Credo
che questa scuola mi piacerà parecchio una volta che
l'avrò in mano, anche se ho dovuto rivedere i piani iniziali
dopo le recenti scoperte".
Augustus
tacque. Gli piaceva poco parlare a sproposito e di certo quello non era
il momento buono per una sceneggiata, non con Sven che non solo era una
specie di guida, ma anche un mago molto potente, forse allo stesso
livello dei Fondatori. E neanche voleva approfondire lo spinoso
argomento.
Sistemò
la manica del mantello e sistemò i capelli scuri, cercando
di immaginare a che cosa portassero quelle parole.
"Pensavo
volessi distruggere la scuola, da quando hai cambiato idea? Per via
della storia di Alyssa?"
Augustus
sapeva abbastanza dettagli dei piani dell'anziano mago - anche se non
tutti, naturalmente - ed era stato lui in quegli anni a scoprire che
Sven aveva una figlia, avuta con chissà quale
maganò serva di Salazar Slytherin. Stranamente al mago quel
particolare era interessato molto e da lì aveva iniziato a
pensare a un ritorno in Inghilterra.
Fino a poco
prima dell'inizio della scuola, quando aveva scoperto che la ragazza
era morta.
Una faccenda
insabbiata che Augustus aveva scoperto quasi per caso, parlando col
figlio maschio di lord Slytherin; una volta che lo aveva sorpreso in
una delle aule della scuola a fare qualche esperimento: come
attendente, Augustus poteva tranquillamente circolare per la scuola e
fare riferimento ai Fondatori su eventuali problemi. Allo stesso tempo
molti studenti si fidavano di lui, i figli dei Fondatori non facevano
grandi eccezioni e così aveva scoperto l'accaduto.
Quando
Eskil Slytherin aveva parlato con lui, ad Augustus era sembrato
genuinamente disperato. Non aveva ben compreso cosa fosse accaduto, ma
se ne era fatto un’idea e aveva capito che si era trattato di
un incidente fatale. Proprio per questo aveva pensato di non parlarne
con Sven, a che pro arrecare a tutti ulteriore dolore? Ma alla fine
Augustus aveva capito di non avere avuto altra scelta. Era gli occhi e
le orecchie del mago norreno lì in Inghilterra, da sempre in
pratica. Ormai il ragazzo viveva a Hogwarts da anni, da quando i popoli
del Nord si erano ritirati lasciando lui, insieme ad altri, come
ostaggi a garanzia della pace stipulata con il re. Da allora tutti lo
chiamavano Augustus, col nome che gli avevano attribuito gli Angli che
non riuscivano a pronunciare quello di origine, e sebbene il ragazzo si
fosse ormai abituato a quella vita, al servizio dei Fondatori che lo
avevano preso sotto la loro ala, nulla di tutto ciò poteva
cambiare il fatto che lui era Aðalmærki, e che i suoi
legami con la sua terra d’origine erano più saldi
che mai.
“Ti
diranno molte cose” gli aveva sempre detto Sven,
“ma tu non dimenticare mai chi sei. Non dimenticare a chi sei
fedele.”
Augustus
riportò lo sguardo su Sven, che sembrava stranamente
interessato alle sue parole.
"Non
proprio, però scoprire questo dettaglio ne sta portando alla
luce altri due molto più grossi: non appena il mio vecchio
amico Salazar ha capito che ero arrivato, ha iniziato una ritirata
strategica. Ma nessuno dei suoi tre amici ha capito...”
Augustus si
chiese di cosa stesse parlando esattamente Sven, non gli sembrava che
un'alleanza tra i quattro Fondatori potesse definirsi una ritirata;
certo non era un'azione belligerante, ma i quattro non avevano idea di
chi avessero come nemico, non era una mossa stupida.
Per quale
ragione Sven parlava in quel modo? Il giovane era perplesso, ma poteva
provare a scoprirlo: era pur vero che non gli dispiaceva lavorare con
lui, ma era più per conoscere altri poteri e la sete di
conoscenza era ciò che lo animava da tutta la vita.
"Sono sicuro
che in questi cinque mesi avrai parecchio da fare, con pure un
matrimonio di mezzo".
Augustus
vide che Sven stava finendo di leggere quello che gli aveva scritto
nella lettera, le ultime novità del caso, e si chiese
perché tra tutte, doveva interessargli proprio quel
particolare. Comunque era vero, da quando era arrivato e ottenuto la
fiducia dei quattro, trascorreva i mesi di chiusura di Hogwarts in
viaggio e passando del tempo assieme a loro in alternanza.
Non avrebbe
fatto eccezione quell'anno.
"Ora
vado, sento qualcuno in arrivo, ma è ancora lontano.
Restiamo in contatto come sai" disse Sven prima di svanire; per un
momento Augustus pensò che si fosse Smaterializzato,
riuscendo a violare gli incantesimi che lo impedivano, ma vide che si
era soltanto Trasfigurato in un piccolo insetto e volato via,
silenzioso come il suo imprevisto arrivo.
Il giovane
mago sospirò per poi uscire dal suo studio, sapeva chi stava
arrivando in quanto come ogni anno erano lui e lady Hufflepuff a
lasciare per ultimi Hogwarts, giusto in tempo per completare gli
incantesimi di protezione che sarebbero stati attivi fino alla fine di
settembre, poco prima che i cancelli venissero riaperti a nuovi
studenti.
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