Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Violet Tyrell    29/01/2017    1 recensioni
"Cosa sappiamo di questo nostro nemico?" si affretto a chiedere il mago, prendendo posto attorno al tavolo rotondo, trovando la poltrona particolarmente invitante in quel momento per riprendere parte delle energie. Anche i tre colleghi non avevano un aspetto particolarmente ordinato, ma era anche normale. Di fronte a lui, separato solo dal tavolo, c'era proprio Salzar, il più disinteressato da quello che mostrava, ai lati erano invece sedute Helga - con ancora la veste sporca di sangue e fango - e Rowena, anche lei non al meglio. Tutti però perfettamente lucidi.
Storia a quattro mani (Violet e Lisa ) - ambientata ai tempi dei Fondatori, particolarmente incentrata sui figli di Salazar Slytherin personaggi originali) e un grosso segreto.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I fondatori, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo IV


Bloem



Nonostante il sole, Bloem sentiva che quella giornata era la più cupa di quell'anno, sebbene aprile fosse iniziato solo da alcuni giorni; era raro che nelle terre di lord Slytherin i raggi solari l'avessero vinta sulla nebbia e l'umidità, eppure quel giorno la strega poteva distinguere persino ciò che si celava all'orizzonte. Una cosa di solito impossibile.
Bloem sedeva sulla sedia, la tenda che la nascondeva, ma il suo sguardo era perso alla ricerca di qualcosa che non riusciva a trovare e il suo cattivo umore non aveva nulla a che vedere con il tempo o col cibo che aveva gettato in faccia alla nuova domestica poco prima.


Anche la sconosciuta era un fastidio: Bloem non aveva amato granché la presenza di Alyssa, ma fino a quel momento non aveva capito che senza di lei si sarebbe sentita un po' sola. A scuola aveva parecchia scelta se voleva scaricare un po' le sue manie su qualcuna, ma in effetti nessuna di quelle streghe era importante. Alyssa in qualche modo era quello che poteva definire legame importante, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce; era ovvio che suo padre avrebbe trovato qualcun altro, eppure Bloem per quel giorno sentiva di avere fatto il pieno.

Erano tornati al maniero Slytherin da due giorni lei e Eskil, quando lord Salazar aveva voluto riunirli nel suo studio: lei non aveva idea di cosa avrebbe potuto volere, ma mai si sarebbe aspettata che suo fratello fosse stato ritenuto degno di indossare l'anello di famiglia. A Bloem sembrava ancora strano, per quanto non avesse mai voluto veramente indossarlo: era troppo grande, troppo fuori dal suo concetto di gusto, però era un simbolo.


Era il segno che il padre teneva davvero in considerazione Eskil e lei ne era stata davvero felice. Fino al momento in cui aveva capito che per lei, lord Slytherin non aveva proprio niente; anche questo sarebbe passato sotto il silenzio se lei non avesse avuto l'idea folle e un po' ingenua di chiedere apertamente come mai non le avesse portato qualcosa.
Lo sguardo del padre era sempre stato il solo in grado di farla tremare: Bloem non aveva fatto un passo indietro soltanto perché il suo orgoglio era così forte da sostenerla in quel momento di debolezza.


"Cosa avrai mai fatto per meritare un cimelio così importante? Sorridere in modo smielato a quei perdenti di studenti che non hanno un minimo di spina dorsale?"
Le parole del padre le ronzavano in testa e non volevano uscire, anzi scavavano a fondo nella ferita, infettandola ancora di più. Bloem non si era mai sentita più inutile di quel momento, quello in cui aveva potuto ascoltare con le sue orecchie quanto suo padre - uno dei maghi più potenti al mondo e il solo a cui le interessava effettivamente dimostrare qualcosa - la ritenesse inadeguata.
Non era corsa via perché solo la consapevolezza che avrebbero riso di lei l'aveva frenata, ma dalla sera prima non era più uscita dalla sua stanza. Non voleva neanche vedere Eskil: lei si preoccupava che suo fratello non corresse rischi con il suo nuovo incantesimo, che aveva mostrato funzionare quando erano stai aggrediti dal nemico ignoto, ma non si sarebbe mai aspettata che il padre lo ritenesse così grandioso.


La notizia non era trapelata, gli altri Fondatori erano convinti che il morto vivente fosse stato evocato da chi li aveva aggrediti; Bloem era convinta di avere fatto un buon lavoro aiutando il padre a ripulire eventuali tracce magiche. E invece niente, non valgo nulla.
La strega non pianse, ma una strana amarezza le rendeva la giornata insopportabile: non era certo invidiosa dell'abilità di Eskil anzi, era strabiliante che fosse riuscito in qualcosa che fino a quel momento era pressoché impossibile, era solo sorpresa della scarsissima considerazione che lord Slytherin aveva di lei.
La strega non gli aveva parlato dei suoi studi con lady Hufflepuff condotti in quegli ultimi due anni: a Bloem erano venuti tutti naturali ed era sicurissima di avere aiutato la potente strega a scoprire qualcosa, ma fino a quel momento non aveva mai pensato di correre a vantarsi col padre per farsi notare.
Un lieve rumore attirò la sua attenzione e Bloem osservò la piccola margherita nel suo vaso, che la guardava.


Sorrise. Tra le varie cose che il padre non aveva notato, c'era la margherita che lei teneva al sicuro nel vaso nella sua stanza: Bloem aveva trovato il modo di animare il fiore, che ogni tanto emetteva qualche delizioso versetto, anche se finora non capiva cosa volesse dire, ma a lei piaceva davvero tanto. Sembrava quasi che cantasse, per quel poco che poteva fare. La strega si preoccupava di tenerla al sicuro, non era neppure certa che Eskil sapesse di quell'incantesimo; in passato se ne era quasi preoccupata, non le piaceva tenerlo all’oscuro di qualcosa, ma una volta sulla torre aveva capito che anche lui aveva i suoi segreti. Non si era limitato a studiare i suoi esperimenti, li aveva davvero perfezionati e non le aveva detto niente, chissà per quale ragione. Infastidita, Bloem lo stava ancora tenendo a distanza, non l'aveva voluto considerare durante i pochi giorni prima della fine della scuola e neppure ora.
Solo che adesso doveva fare i conti con le parole che suo padre le aveva rivolto. Possibile che valesse così poco?
Sentendo la porta aprirsi, la strega voltò la testa sapendo che c'era soltanto una persona in grado di osare tanto: neppure Eskil aveva il permesso di entrare senza bussare, sia per non irritarla, sia per non sorprenderla magari svestita o non presentabile.  E difatti era proprio lord Slytherin ad avere aperto la sua porta, come a ricordarle della sua esistenza; quasi per precauzione si strinse il vaso della margheritina a se, come se temesse che fosse lì per quello.


Solo in un secondo momento si accorse che il mago aveva fatto levitare fino ai suoi piedi un baule, che la lasciò sorpresa: era di foggia splendida, niente a che vedere con quelli che usava quando andava a Hogwarts. Bloem posò il vaso sul davanzale sentendosi curiosa quasi quanto il fiorellino al suo interno mentre si avvicinava all'oggetto.
"A tanto arrivate, padre? Volete cacciarmi di casa?"
La ragazza non aveva timore di parlare con il grande e temibile lord Slytherin, almeno non quanto ne aveva Eskil, più cauto. Chissà per quale ragione poi, in fondo era pur sempre il loro padre.


Lo sguardo tornò su quel baule: ne aveva visti altri di simili, si usavano per sistemarci all'interno le proprie cose e lei non dubitava neppure che avesse una capienza più ampia di quella che dimostrava in apparenza. Aveva i colori tipici della loro famiglia, eppure Bloem non riusciva a capire la ragione di quel dono. Ne aveva già tanti e, purtroppo, quello aveva l'aspetto di un baule da viaggio.
Il mago sembrò quasi scrollare le spalle, come se le parole della figlia non lo avessero minimamente scalfito e intendesse minimizzare la situazione.
"Suvvia, non ti sembra di prenderla un po' troppo sul personale? Come vedi ho qualcosa anche per te, dovresti sentirti onorata perché l'ho creato personalmente" le disse mentre lei continuava a osservarlo circospetta, consapevole che non poteva essere finita lì. "E poi potrai metterci dentro tutto quello che vuoi, anche quel... quel tuo fiorellino fastidioso".


Bloem soffocò una risatina: suo padre aveva parlato nascondendo a fatica un certo disgusto mentre con lo sguardo guardava il suo vaso, tuttavia non si sarebbe certo scusata per un innocente incantesimo.
"Resta il fatto che volete che me ne vada, ma dove e perché?"
La strega non aveva nessuna intenzione di lasciar cadere il discorso: voleva sapere cosa era accaduto di tanto importante per mandarla via perché - e ne era sicura - era quello l'obiettivo finale.
"A un certo punto alla tua età, o anche prima, le streghe cambiano casa per un'altra; non ti sorprenderà sapere che ho trovato per te un ottimo partito e da questo momento puoi cominciare a pensare a tuti i dettagli per il tuo imminente matrimonio".
Bloem per un momento pensò che il mondo fosse imploso: non era davvero sorpresa, già alcune altre sue conoscenze avevano trovato marito, chi scelto dai genitori e chi aveva addirittura messo in atto una fuga d'amore con qualche mago di ordinaria importanza. Era quindi sicura che pure lei prima o poi avrebbe dovuto sopportare quell'imposizione, solo che non avrebbe mai pensato che questo sarebbe accaduto tanto presto.


Protestare? Oh no, sapeva quanto inefficace sarebbe stata quella reazione. Si mise a sedere sulla sua poltrona preferita, come se stesse riflettendo.
"Ero sul punto di ringraziarvi, padre, ma ho paura che non conosciate bene il significato di ottimo partito. Tutti i vostri amici sono vecchi o direttamente nelle loro tombe". Si concesse un piccolo sorrisetto, come a sottolineare che non la conosceva così bene se pensava di avere trovato il mago perfetto. "Non ho nessuna voglia di sposare un vecchio bacucco, sono sicura che mi capirete..."
No, era certa che qualunque cosa avesse detto, il padre di certo non l'avrebbe capita, perché non voleva e non gli interessava. In fondo questo non la offendeva affatto, per quanto quello pareva essere il discorso più lungo mai fatto fino a quel momento con lei, a parte le spiegazioni quando erano a Hogwarts.


"Questa volta potrei sorprenderti, è addirittura più giovane di me" le disse e Bloem inarcò le sopracciglia, cercando di pensare a chi diavolo avesse pensato. Forse uno di quei palloni gonfiati appena uscito da scuola come lei? O per caso, e nessuno volesse quello, qualche lontano parente... no, aveva detto ottimo partito, in circolazione non c'era chissà chi ed era una cosa su cui lei aveva puntato ritenendosi al sicuro da quella sorpresa.
Il nome che le disse le fece quasi risputare l'acqua che stava lentamente sorseggiando, e guardò il genitore con aria sconvolta e chiedendosi se faceva davvero sul serio.




"Tata! Sono io!"
Le scuderie erano vuote a parte la presenza degli animali e Bloem si era rivolta al suo destriero che stava accucciata a terra, le ali ripiegate. La vide alzare il muso grigio e nitrire gioiosamente nel riconoscerla; Bloem aveva praticamente visto nascere la puledrina quattro anni prima e adesso era diventata una cavalla bella e forte, con un'apertura alare da fare invidia a chiunque. L'aveva portata con sé a Hogwarts per chiedere aiuto a lord Gryffindor per crescerla; l'anno prima era morto il Crup e siccome anche a lei mancava un po' e non solo a suo fratello, una volta trovata la sua piccola Tata, non se ne era più separata.


Eskil aveva riso a crepapelle sentendo il nome che lei gli aveva dato, ma Bloem non l'aveva mai cambiato: lo trovava simpatico e adatto, inoltre era sua e questo bastava.
Godric Gryffindor. Bloem aveva ai brividi da quando suo padre le aveva rivelato il nome di chi avrebbe dovuto sposare: non che fosse un uomo terribile e di sicuro sulla sua fama non c'era nulla da ridire, ma la cosa le pareva quantomeno grottesca e sinistra. Non poteva certo sposare un suo insegnante! Era assurdo ed era decisa a impedirlo; tuttavia davanti alle sue proteste, suo padre aveva solo detto che il matrimonio sarebbe servito per l'alleanza contro il nuovo nemico e a rendere più tranquilli i rapporti con quello che era il suo quotidiano nemico.
La strega sbuffò mentre convinceva Tata a farla salire in groppa: certo, doveva essere lei a finire nelle mani di uno che probabilmente si sarebbe servito di quel matrimonio per dimostrare quanto odiasse Salazar.

"Mio padre non la spunterà e lord Gryffindor non può volere certo questo" sussurrò a Tata proprio come se fosse un'amica in grado di capirla; il nitrito sembrava darle ragione e la ragazza si sentì un po' confortata. Doveva partire e parlargli prima che quella follia prendesse davvero forma e Tata era sicuramente il mezzo ideale più rapido per giungere alle sue terre. Il decollo come sempre la riempiva di euforia e poco dopo i due sparirono alla vista mentre la cavalla alata fendeva il cielo con le sue poderose ali.



Augustus



L'inchiostro non era mai abbastanza, ma per quella volta non ne avrebbe avuto bisogno ancora per molto, la pergamena era già fitta di appunti e per il momento non aveva altro da aggiungere. Scorse con lo sguardo quello che aveva scritto, non c'era un angolo che fosse libero e lo ripiegò attentamente, cercando di non romperlo mentre lo sistemava alla zampa del barbagianni.
"Allora sei guarito, pronto per un viaggetto?" sussurrò il mago al volatile, accarezzandogli gentilmente le piume; l'animale aveva avuto un problema alle zampe qualche settimana prima, ma sembrava completamente ristabilito e lo capì dal modo in cui gli beccò il dito.
Doveva in fondo fare un lungo viaggio, da Hogwarts ai paesi nordici c'era un po' di strada in volo, non avrebbe rischiato di inviare un animale non in buona salute. Sia per il gufo che per la missiva.


Se una persona diversa dal destinatario avesse voluto leggerla, non avrebbe potuto capirla. Prudentemente Augustus si era servito di un linguaggio in codice e non credeva che qualcuno lo avrebbe potuto comprendere in caso di ritrovamento accidentale. Però non era la prima volta che faceva qualcosa del genere e fino a quel momento le sue precauzioni avevano funzionato, lo dimostrava l'attacco che la scuola aveva subito quella settimana: niente di ciò che aveva voluto era stato danneggiato, le sue informazioni avevano dato l'esito sperato.
A lui quasi dispiaceva, ma la scuola non era certo stata distrutta e poi erano intervenuti i Fondatori prima che quei ragazzini pensassero di essere degli adulti e facessero degenerare tutto. Lo sapevano tutti quanto fossero maldestri i ragazzini, anche quelli che si ritenevano forti e potenti.
Un frullo d'aria lo rese improvvisamente sul chi vive.


"Ho scoperto il segreto che Salazar mi voleva tenere nascosto".
Una voce lo indusse a voltarsi con la bacchetta sguainata, del tutto sorpreso, in particolar modo dall'identità di chi parlava. Non credeva che avrebbe osato giungere fino a lì: era vero che la sua stanza era poco frequentata, in particolar modo ora che il castello era deserto, ma era comunque un grosso rischio.
Abbassò la bacchetta, controllando che non ci fosse veramente nessuno e si rese conto che il barbagianni si era posato sul mantello del nuovo arrivato; se avesse immaginato quella sorpresa, avrebbe evitato di spendere troppo tempo a scrivere la missiva, si disse seccato.
"Tranquillo, non ho alcuna ragione per far saltare la tua copertura. A proposito, semmai te ne parlasse, hai appena regalato un fiore rosa a quella ragazzina che sembra un angioletto in terra".
Per un momento Augustus guardò il mago, incredulo.
"Ti sei finto me? E chi ti dice che volessi fare un gesto del genere?" chiese, seccato solo al pensiero di essere stato involontariamente usato. Sapeva bene a chi si riferisse, anche solo perché non c'erano molte persone a Hogwars in quel momento. Le lezioni erano terminate ed era rimasta solo lady Hufflepuff con il suo seguito di apprendisti. E Lys, la maggiore delle sue figlie, ma il giovane non indugiò su quel piccolo particolare. Sven ridacchiò sentendo quelle parole, ma lui non percepiva alcun divertimento provenire da quel suono.


"È' bastato vedere come mi ha guardato credendo fossi tu. Però sono compiaciuto, credevo fosse un elfo domestico umano con quel faccino, invece hai pescato l'erede di lady Hufflepuff... ma lasciamo perdere, ero qui solo per complimentarmi per il tuo bel lavoro. Non sapevo che ci fossero segreti così ghiotti a Hogwarts. Credo che questa scuola mi piacerà parecchio una volta che l'avrò in mano, anche se ho dovuto rivedere i piani iniziali dopo le recenti scoperte".
Augustus tacque. Gli piaceva poco parlare a sproposito e di certo quello non era il momento buono per una sceneggiata, non con Sven che non solo era una specie di guida, ma anche un mago molto potente, forse allo stesso livello dei Fondatori. E neanche voleva approfondire lo spinoso argomento.
Sistemò la manica del mantello e sistemò i capelli scuri, cercando di immaginare a che cosa portassero quelle parole.
"Pensavo volessi distruggere la scuola, da quando hai cambiato idea? Per via della storia di Alyssa?"


Augustus sapeva abbastanza dettagli dei piani dell'anziano mago - anche se non tutti, naturalmente - ed era stato lui in quegli anni a scoprire che Sven aveva una figlia, avuta con chissà quale maganò serva di Salazar Slytherin. Stranamente al mago quel particolare era interessato molto e da lì aveva iniziato a pensare a un ritorno in Inghilterra.
Fino a poco prima dell'inizio della scuola, quando aveva scoperto che la ragazza era morta.
Una faccenda insabbiata che Augustus aveva scoperto quasi per caso, parlando col figlio maschio di lord Slytherin; una volta che lo aveva sorpreso in una delle aule della scuola a fare qualche esperimento: come attendente, Augustus poteva tranquillamente circolare per la scuola e fare riferimento ai Fondatori su eventuali problemi. Allo stesso tempo molti studenti si fidavano di lui, i figli dei Fondatori non facevano grandi eccezioni e così aveva scoperto l'accaduto.


Quando Eskil Slytherin aveva parlato con lui, ad Augustus era sembrato genuinamente disperato. Non aveva ben compreso cosa fosse accaduto, ma se ne era fatto un’idea e aveva capito che si era trattato di un incidente fatale. Proprio per questo aveva pensato di non parlarne con Sven, a che pro arrecare a tutti ulteriore dolore? Ma alla fine Augustus aveva capito di non avere avuto altra scelta. Era gli occhi e le orecchie del mago norreno lì in Inghilterra, da sempre in pratica. Ormai il ragazzo viveva a Hogwarts da anni, da quando i popoli del Nord si erano ritirati lasciando lui, insieme ad altri, come ostaggi a garanzia della pace stipulata con il re. Da allora tutti lo chiamavano Augustus, col nome che gli avevano attribuito gli Angli che non riuscivano a pronunciare quello di origine, e sebbene il ragazzo si fosse ormai abituato a quella vita, al servizio dei Fondatori che lo avevano preso sotto la loro ala, nulla di tutto ciò poteva cambiare il fatto che lui era Aðalmærki, e che i suoi legami con la sua terra d’origine erano più saldi che mai.
“Ti diranno molte cose” gli aveva sempre detto Sven, “ma tu non dimenticare mai chi sei. Non dimenticare a chi sei fedele.”
Augustus riportò lo sguardo su Sven, che sembrava stranamente interessato alle sue parole.


"Non proprio, però scoprire questo dettaglio ne sta portando alla luce altri due molto più grossi: non appena il mio vecchio amico Salazar ha capito che ero arrivato, ha iniziato una ritirata strategica. Ma nessuno dei suoi tre amici ha capito...”
Augustus si chiese di cosa stesse parlando esattamente Sven, non gli sembrava che un'alleanza tra i quattro Fondatori potesse definirsi una ritirata; certo non era un'azione belligerante, ma i quattro non avevano idea di chi avessero come nemico, non era una mossa stupida.
Per quale ragione Sven parlava in quel modo? Il giovane era perplesso, ma poteva provare a scoprirlo: era pur vero che non gli dispiaceva lavorare con lui, ma era più per conoscere altri poteri e la sete di conoscenza era ciò che lo animava da tutta la vita.
"Sono sicuro che in questi cinque mesi avrai parecchio da fare, con pure un matrimonio di mezzo".


Augustus vide che Sven stava finendo di leggere quello che gli aveva scritto nella lettera, le ultime novità del caso, e si chiese perché tra tutte, doveva interessargli proprio quel particolare. Comunque era vero, da quando era arrivato e ottenuto la fiducia dei quattro, trascorreva i mesi di chiusura di Hogwarts in viaggio e passando del tempo assieme a loro in alternanza.
Non avrebbe fatto eccezione quell'anno.


"Ora vado, sento qualcuno in arrivo, ma è ancora lontano. Restiamo in contatto come sai" disse Sven prima di svanire; per un momento Augustus pensò che si fosse Smaterializzato, riuscendo a violare gli incantesimi che lo impedivano, ma vide che si era soltanto Trasfigurato in un piccolo insetto e volato via, silenzioso come il suo imprevisto arrivo.
Il giovane mago sospirò per poi uscire dal suo studio, sapeva chi stava arrivando in quanto come ogni anno erano lui e lady Hufflepuff a lasciare per ultimi Hogwarts, giusto in tempo per completare gli incantesimi di protezione che sarebbero stati attivi fino alla fine di settembre, poco prima che i cancelli venissero riaperti a nuovi studenti.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Violet Tyrell