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PROPOSTA DI
MATRIMONIO SULLA SPIAGGIA
Successivamente
a quell’evento la pace tornò a regnare fra i ragazzi e all’ora di pranzo si
recarono presso un chiosco per gustare l’ottimo gelato prodotto su Felicitas
I.
“Quando
verrai a vivere con me?”, domandò Benten ad Oropa fra lo stupore generale.
Il
ragazzo arrossì, fissando il gesto che la lingua dell’amata compiva nel portarsi
il gelato alla bocca.
“Prima
vorrei… guadagnare dei soldi per…”.
“Fare
cosa?”, domandò Shinobu.
Oropa
tacque imbarazzato.
“A
che ti servono i soldi, caro?”, domandò la dea assestando una leggera gomitata
alle costole del ragazzo per spronarlo a rispondere.
“Mi
servono…se in futuro… cioè… mi servono per il matrimonio, ecco!”.
Il
tavolo esplose in un boato e tutti festeggiarono la coppia. “Ma non c’è ancora
niente di programmato, è solo il mio… sogno!”, ammise il ragazzo biondo.
“Non
ho acconsentito, infatti!”, affermò Benten picchiando i palmi sul tavolo e
pietrificando tutti.
“Se
mi vuoi in moglie… dovrai sconfiggermi!”, ringhiò all’indirizzo del povero
Oropa.
Lamù,
Benten e Oyuki erano nuovamente schierate contro Oropa, il quale però ora aveva
al suo fianco Ataru e Shutaro. Attorno a loro, una folla di curiosi li
chiudevano all’interno di un ring umano.
“Siamo
alle solite…”, commentò Tzukino in compagnia dei suoi amici sotto il
chiostro.
Le
tre aliene scattarono all’unisono.
Ataru
fece gli occhi dolci a Lamù, che volò fra le sue braccia. “Tesoruccio!”, disse
felicissima mentre lui la abbracciava e comunicava ad Oropa la riuscita della
sua parte facendogli l’occhiolino.
Benten
si voltò verso Oyuki… che stava stringendo la mano a Shutaro!
“Allora
siamo d’accordo!”, affermò il giovane Mendo. “In cambio della mia rinuncia a
prendere parte a questa contesa, le offrirò i servigi delle mie guardie per un
giorno intero, durante il quale spaleranno tutta la neve che vorrà!”.
Furibonda,
la dea si abbatté sul suo amato, stringendolo in una morsa; il ragazzo si
liberò, ma Benten lo colpì al ventre con un gancio destro, facendolo crollare al
suolo.
Oropa
cercò con lo sguardo Ryoda e gli fece un cenno, poi strattonò il filo di nylon e
il reggiseno di Benten prese il volo, mentre il professore immortalava la scena
con una polaroid.
La
dea si coprì il seno con le braccia e rivolse all’amato spietati occhi di fuoco.
“Truffaldino, traditore!”, ringhiò la ragazza.
“Ora
parlo io”, intimò il ragazzo mentre stringeva in pungo il costume rosso
dell’amata. “Le tue alleate sono fuori gioco, non hai la possibilità di muovere
a tuo piacimento gli arti superiori ed io sono in possesso di una tua foto
compromettente. Se assalirai il mio amico, trattandosi di un elemento esterno
alla guerra, finirai al tribunale militare, dove verrai accusata di crimini di
guerra e il tuo onore verrà fatto a pezzi; se assalirai me per aggiudicarti al
vittoria, questa foto verrà resa di dominio pubblico, distruggendo la tua
immagine di dea; se ti dichiarerai sconfitta, distruggerò la fotografia e non vi
saranno ulteriori sviluppi. Ora scegli!”.
Benten
prese tempo per pensare.
“Ti
avverto che fra la folla è nascosto un secondo fotografo e che un secondo filo
invisibile è agganciato al pezzo inferiore del tuo costume… un gesto avventato e
ti spoglio completamente, mia cara!”.
Benten
sobbalzò per lo spavento e cercò di individuare il filo senza riuscirvi; madida
di sudore cercò una soluzione ma i suoi pensieri erano invasi da Oropa e dalla
sua incredibile astuzia.
“HAI
VINTO!”, strillò la dea. “ORA SMETTILA!”.
“Ryoda
non ha scattato quella foto e nessun filo di nylon potrebbe sfilarti il
costume”, confessò il ragazzo con un sorriso sfacciato stampato sul volto.
“Sei…
sei…”, sibilò Benten inginocchiata sulla sabbia.
“Sottomettere
l’esercito nemico senza combattere è prova di suprema abilità!”, esclamò
Oropa.
“Questa
è l’arte della guerra!”, disse Shutaro illuminandosi in viso.
“Se
conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in
pericolo!”, continuò il ragazzo.
“Finiscila!”,
intimò Benten.
“Acconsenti
a sposarmi?”.
“Acconsento!”.
Shutaro
ed Ataru si avvicinarono al ragazzo. “Questa prova ci fa capire perché i miei
uomini ti hanno soprannominato Oropa la volpe!”, gli disse il giovane Mendo
carico d’orgoglio.
“Offrici
da bere, poi!”, propose Ataru assestando una pacca sulla spalla del ragazzo.
“Il
merito di questa vittoria è anche vostro!”, disse Oropa ai due con un
inchino.
“E
basta con questo cerimoniale!”, sbottò il giovane Moroboshi.
Oropa
si avvicinò a Benten e le offrì il costume; quando la ragazza glielo strappò di
mano, qualcosa cadde sulla sabbia.
Benten
pensò potesse trattarsi del gancio del costume e cercandolo si trovò in mano un
delicato anellino d’oro; con gli occhi lucidi fissò il suo amato. “Ma questo
è…”.
Oropa
s’inginocchiò, prese la mano dell’amata e disse: “Mia amata Benten, vorresti
diventare la mia consorte per il resto della nostra vita?”.
Entrambi
i giovani avevano le lacrime agli occhi e si fissavano intensamente. “Certo che
voglio sposarti, sciocco!” rispose lei.
Uno
splendido abbraccio sigillò la promessa mentre i ragazzi applaudivano forte e le
ragazze si abbracciavano fra loro commosse.
Il
resto della giornata passò tranquillo; Kurama e Ryoda annunciarono a tutti il
loro matrimonio fra un mese esatto e offrirono da bere a tutti i presenti in
quel tratto di spiaggia.
Alla
sera venne acceso un grande falò; mentre Lamù, Benten, Oyuki e tutte le altre
ragazze ballavano intorno al fuoco, Oropa e gli altri ragazzi chiacchieravano
ridacchiando delle avventure vissute durante tutto il tempo della scomparsa di
Oropa.
Ad
un tratto il ragazzo si alzò ed andò ad osservare da vicino al sua futura
moglie, che ballava scatenata.
“Rimpianti?”,
gli chiese Ryoda notando gli occhi lucidi dell’amico.
“Sento
già che mi mancherai, come mi mancheranno questi giorni!”, ammise Oropa.
“Non
lasciare spazio alla malinconia, amico mio!”, suggerì saggiamente il professore.
“La vita è un’avventura e nel momento in cui ti smarrisci in ricordi dolorosi
capita che perdi l’istante che attendevi da una vita…”.
“Cosa
mi attenderà in futuro?”.
“Giorni
felici alternati a giorni tristi… e lei sarà la luce che ti accompagnerà lungo
il tuo cammino nei momenti più bui. Non scordarlo mai!”.
“Non
lo faremo!”, esclamarono all’unisono Oropa, Ataru e Shutaro, intenti ad
osservare le loro amate. Ryoda rise e si allontanò insieme a Kurama e ai tengu per fare ritorno sul pianeta
natale del giovane.
Ataru
e Shutaro si unirono al ballo, mentre Benten vide il suo amato che la fissava
con gli occhi umidi. Lasciò le amiche ed andò ad abbracciarlo col suo corpo
caldo e umido di sudore. Afferrò Oropa per un braccio e cominciò a trascinarlo
lontano dal fuoco, nell’oscurità del bosco di palme.
“Dove
mi porti?”, chiese lui.
“A
fare l’amore!”, rispose lei.
“Non
dovremmo attendere la prima notte di nozze?”.
“Stai
scherzando?”, chiese Benten mentre cominciava a togliersi il costume.
La
fioca luce della luna illuminò il suo corpo nudo ed Oropa sentì il cuore in gola
che gli batteva all’impazzata.
“Fai
piano, però”, chiese la dea un po’ imbarazzata. “Questa è la prima volta e temo
che mi farà un po’ male!”.
Così
dicendo si lanciò sull’amato e i due si sdraiarono sulla fredda sabbia.
Quando
anche lui fu nudo e sentì il suo corpo premuto contro quello di lei, non seppe
resistere oltre e disse all’amata: “Benten, io non avrò paura di nulla, se solo
ti avrò al mio fianco”.
“Ti
amo…”, sussurrò lei un attimo prima di baciarlo con passione, mentre gli
carezzava dolcemente una guancia.
“Anch’io
ti amo, Benten!”, disse poi Oropa, mentre sopra di loro le stelle brillavano nel
cielo più intensamente che mai.
FINE
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