Il
cielo era sempre più scuro
e l'aria si era ormai raffreddata quando Hiro e Baymax tornarono
alla villa di Fred per recuperare i quattro compagni e raggiungere
Isola Akuma. Honey Lemon si perse in convenevoli su quanto fossero
stati in pensiero nel notare che non ritornavano e Wasabi aveva
confessato
di voler chiamare la polizia e l'ambulanza. Era stato solo grazie al
sangue freddo di Gogo, e anche ad una sua tipica sfuriata senza
emozioni, che avevano deciso di preoccuparsi per Hiro e Baymax in
silenzio.
<< Che vista mozzafiato. >> Si espresse
Gogo, dall'alto di una spalla di Baymax mentre sorvolavano San
Fransokyo.
Honey Lemon, dall'altra parte, fece spallucce senza lasciare la presa
sul braccio di Hiro. Fred e Wasabi erano appesi alle mani del robot, e
mentre il ragazzo biondo si metteva in pose straordinarie facendo finta
di essere Superman, l'altro si aggrappava disperatamente al braccio
dell'automa, inveendo contro le altezze e
asserì che lui
soffriva di vertigini.
Ci vollero circa quindici minuti per arrivare sull'isola e Hiro diede
ordine a Baymax di atterrare all'interno di un recinto spinato. Una
volta atterrati, non fu difficile per i cinque ragazzi capire che la
piccola struttura circondata dal filo di ferro era una base segreta di
cui i proprietari non volevano si scoprisse nulla. Dovunque erano
affissi segnali di pericolo e cartelli con avvisi di quarantena per
niente rassicuranti che implicavano una probabile morte per chiunque
avesse osato addentrarsi. Un silenzio inquietante regnava sovrano
sull'isola, nascondendo un velo di tensione e paura per una minaccia
invisibile, ma ben presente.
Fred era l'unico che non sembrava affatto turbato da quell'atmosfera.
<< Fantastico, ragazzi! Il nostro primo atterraggio da
supereroi! >>
Il fatto che considerasse il gruppo come dei supereroi diede da pensare
ad Hiro. Certo, era figo e straordinario ma lui non aveva alcuna
intenzione di continuare a nascondersi sotto un casco e intervenire
ogni qual volta c'era bisogno di aiuto in città.
Ciò che
stavano facendo era per una faccenda puramente personale. Una volta
portata a termine la loro missione, avrebbero ripreso la loro normale
vita da studenti universitari.
<< Andiamo, forza. >> Ordinò
Hiro, poco convinto.
A Wasabi non sfuggirono i vari avvisi affissi sul recinto e intorno
alla struttura e non perse tempo ad esprimere tutto il suo terrore.
<< Quarantena? No, cioè... Qualcuno sa esattamente cosa
significa? >>
<< Quarantena: isolamento forzato durante epidemie o
malattie per
prevenire contagio, o in alcuni casi la morte. >>
Spiegò
subito Baymax, puntando il dito verso l'alto come per
sottolineare l'importanza della spiegazione. Essendo un
robot,
non aveva il senso del sarcasmo e Wasabi non la prese bene.
Continuò ad esprimere il suo disappunto finchè
Hiro non
lo zittì, una volta arrivati davanti ad una grande porta di
ferro che bloccava loro l'accesso all'edificio.
<< Fate attenzione, potrebbe essere ovunque.
>>
Si sa che la paura può essere fortemente contagiosa, e ne
diede
prova il fatto che sentire un lieve rumore alle loro spalle,
scatenò tutto il terrore che i cinque ragazzi avevano
cercato
invano di nascondere. Fu una reazione a catena. Hiro urlò, e
a
lui seguirono Wasabi che cominciò a menare fendenti all'aria
con
le sue lame laser, poi Gogo che lanciò i suoi dischi
magnetici
ad un soggetto invisibile e infine Honey Lemon e Fred che crearono
diverse pericolosissime reazioni chimiche che culminarono in esplosioni
rumorose. Una volta accertatosi di aver abusato abbastanza
dell'armamentario a loro disposizione, si accertarono di avere almeno
colpito la causa di quel rumore. Quando la cortina di fumo si
diradò, davanti a loro, sul terreno bruciato, apparve un
colombo
che volò via subito dopo.
<< Era solo un uccello... >>
Commentò Fred.
<< A-almeno sappiamo che l'attrezzatura funziona!
>> Affermò Honey Lemon, imbarazzata.
Hiro era solo felice che nella confusione generale, nessuno avesse
notato che si era nascosto dietro Baymax come un bambino impaurito.
Alla faccia del leader impavido! Una parte di lui cercò di
giustificarsi per il fatto che fosse l'unico disarmato senza il robot e
che, in fondo, era ancora un bambino rispetto agli altri e come loro
era impaurito.
Era giustificato!
Una volta riacquistata la concentrazione, Wasabi si fece avanti con una
delle sue lame per liberare la via all'interno della struttura. Il
plasma-laser penetrò senza problemi la superficie spessa
della
porta e la tranciò di netto dopo averla sminuzzata in forma
circolare. La porta cedette con un sonoro tonfo che
riecheggiò
macabro nel corridoio buio che si parò davanti ai ragazzi.
Hiro deglutì silenziosamente, facendo cenno agli altri di
avanzare. I loro passi sembravano rimbombare sulle pareti spoglie,
mescolandosi poi al silenzio che avvolgeva il luogo. Lievi
neon illuminavano a malapena il tunnel e alcuni erano così
rovinati che tremavano oppure avevano smesso di funzionare. Hiro doveva
riconoscere che poteva essere il posto perfetto per le leggende che si
raccontavano. Piccoli brividi attraversavano la sua pelle e una strana
inquietudine si era insidiata dentro di lui, cominciando a rodere i
suoi nervi. Il luogo non sembrava così mal ridotto da
sembrare
abbandonato da molto tempo, ma ancora non riuscivano a capire di
che cosa si trattasse esattamente, nè c'erano tracce che
lasciassero intendere cosa fosse successo. Ma la preoccupazione
più grande che tormentava le menti di tutti era la presenza
del
loro nemico, che a detta di Baymax doveva trovarsi lì. I
nervi
erano tesi e l'udito attento ad ogni tipo di suono. Spesso si
guardavano le spalle perchè gli sembrava di aver sentito un
rumore, ma una volta girati, non c'era
niente. E la loro tensione saliva.
Silenzioso com'era, quell'uomo sarebbe potuto apparire da un momento
all'altro
dietro di loro e colpirli senza pietà, portando a termine
ciò che aveva tentato di fare già una volta.
E se le cose non fossero andate per il verso giusto? Se quell'uomo li
avesse uccisi, dove avrebbe sepolto i loro cadaveri? O peggio, li
avrebbe usati per fare esperimenti? E loro sarebbero stati dichiarati
scomparsi senza che nessuno venisse a cercarli? Solo quei pensieri gli
davano i brividi.
<< Sei
intrepidi eroi,
guidati da Fred, il leader Fred,
Fred's Angelz... Mmm... Fred's Angelz. >>
Fred iniziò a canticchiare quella che sembrava una bizzarra
colonna sonora per qualche telefilm degli anni '80. Quale fosse la
necessità, nessuno lo sapeva. Sembrava solo che l'amico non
la
stesse prendendo poi così seriamente come avrebbe dovuto. E
Wasabi non perse tempo a rinfacciarglielo.
<< Fred, se continui ti do uno schiaffo-laser!
>>
<< Ragazzi dai, finitela! >>
Sussurrò Hiro infastidito. Era già abbastanza
teso senza
bisogno che si creassero discordie nel gruppo. Il pericolo poteva
essere
ovunque, e come se non bastasse non sapeva nemmeno dove stavano
andando.
<< Baymax, riesci a individuarlo? >>
Il robot provò ad attivare il suo sensore, ma tutto
ciò
che riuscì a creare fu una serie di immagini distorte e
confuse
davanti al suo schermo.
<< Questa struttura interferisce con i miei sensori.
>>
<< Perfetto, il robot è rotto!
>> Asserì Wasabi, visibilmente seccato.
<< Uh... Ragazzi, venite a vedere... >>
La voce di Honey Lemon risuonò nel corridoio in un sussurro
che
non prometteva niente di buono. Erano appena passati di fianco ad una
grande porta di ferro rimasta socchiusa e la ragazza ne aveva
approfittato per sbirciare oltre la soglia. Entrarono in quello che
sembrava un piano superiore che affacciava su un'enorme sala
accogliente due pilastri distrutti, uniti tra loro da degli strani
binari ormai arrugginiti. E su uno di quei
pilastri, giaceva come un mostro dormiente una grande costruzione
circolare visibilmente consumata da qualche cataclisma. La plastica che
ricopriva
la superficie esterna era stata erosa dall'umidità e dai
batteri, e fili elettrici sgusciavano fuori dalla dimensione interna,
come organi strappati da un corpo mummificato.
<< Secondo te cos'è, genio? >>
Chiese Gogo, un filo di tensione nella sua voce.
<< Non ne sono sicuro, ma... Guarda. >>
Hiro indicò la parte inferiore della costruzione e solo
allora
tutti gli altri si accorsero del simbolo che era affisso su di esso.
Una rondine di colore rosso al centro di un cerchio. Era lo stesso
simbolo che Hiro aveva visto su un pezzo della cosa che l'uomo
mascherato stava facendo riemergere ai suoi microbot dal fondo del
mare, e il ragazzino era sicuro di averlo visto anche sulla lavagna del
magazzino in cui era entrato dopo aver seguito il microbot che gli era
rimasto. Quei tre luoghi erano tutti connessi, dunque. Ma che cosa
simboleggiava esattamente quel disegno?
<< Hiro, lassù... >>
Il piccolo si volse verso la direzione indicata da Honey Lemon e i suoi
occhi si scontrarono con la vista di una stanza vetrata da cui
proveniva una macabra luce rossa. Si diressero verso di essa, e Baymax
aprì cautamente la porta socchiusa. Non sembrava esserci
nessuno
lì. Ogni cosa era in disordine, come se chiunque fosse stato
lì prima avesse abbandonato il luogo in fretta. Le sedie
erano
spostate dalle rispettive scrivanie e ogni macchinario sembrava
completamente inutilizzabile. Fogli e documenti erano sparsi sui tavoli
e per terra, ma il bagliore rosso sembrava provenire dall'interno
della stanza. Doveva essere stata una
sala comandi o di sorveglianza, perchè vi erano dei grandi
schermi che i ragazzi identificarono come riprese di telecamere di
sicurezza.
Alcuni dei monitor erano rimasti accesi e il più grande
aveva le
dimensioni dell'intera stanza. L'enorme simbolo della rondine era
disegnato in nero e giaceva su uno sfondo cremisi, come un inquietante
incontro tra inchiostro e sangue.
Il gigantesco monitor sembrava ancora funzionante, Hiro premette il
tasto di
accensione e il simbolo svanì per lasciare posto ad una
divisione dello schermo in nove parti corrispondenti. Ognuna di queste,
mostrava una fotogramma di ciascun video ripreso dalle telecamere di
sorveglianza.
E alla vista di uno di quei fotogrammi, Hiro sentì il suo
respiro aumentare notevolmente quando riconobbe una persona a lui nota.
<< Krei... >>
L'uomo era stato ripreso mentre camminava su uno dei pontili vicino
alla struttura circolare nella sala grande, insieme a quelli che
apparivano come poliziotti o guardie dell'esercito. Premette il tasto
di avvio e il video cominciò a scorrere davanti ai suoi
occhi,
mostrando immagini nascoste di una vicenda oscura.
<< Ci
è stato chiesto di
fare l'impossibile, e noi lo abbiamo fatto. State per assistere alla
dimostrazione di qualcosa di straordinario. Vi presento il progetto:
Rondine Silente >>
La voce di Alister Krei risuonò profonda e tranquilla,
sicura di
sè, esattamente come quando aveva parlato con lui alla fiera
del
campus. Il ragazzino sentì un brivido scorrere lungo la sua
schiena. Improvvisamente, quella voce gli faceva paura. Era la voce di
un manipolatore, di qualcuno che sa esattamente cosa vuole ed
è
disposto a tutto pur di ottenerlo.
<< Permette,
generale? >> Chiese l'uomo nel
video, tendendosi verso un uomo massiccio con la divisa, che gli
cedette il suo cappello.
In quel momento, Krei fece un gesto rivolto ad un tecnico dall'altro
lato del pontile e al centro del grande pannello circolare apparve uno
strano flusso dal colore celeste. I ragazzi si accorsero subito che sul
pilastro attualmente vuoto era prima presente una struttura circolare
simile a quella che era rimasta. Le due costruzioni dovevano essere
connesse, in qualche modo.
E proprio mentre cominciavano a chiederselo, Krei lanciò il
cappello nel flusso. Ma invece di finire dall'altra parte, quest'ultimo
rispuntò invece dal secondo pannello, finendo nelle mani
dell'operatore tecnico, che procedette a ripetere l'azione.
Lanciò il cappello nel flusso e questo fuoriuscì
automaticamente dal corrispettivo pannello. Krei lo prese al volo,
restituendolo al proprietario.
<< Teletrasporto:
il trasporto temporale della materia attraverso lo spazio. Da oggi non
è più solo fantascienza.
>>
Quella spiegazione così dettagliata dell'esperimento in
questione fece accapponare la pelle ai ragazzi.
Com'era possibile? Un'azione del genere era qualcosa che si vedeva nei
film, era pura fantasia. Eppure, quell'uomo era riuscito a rendere una
cosa del genere realtà.
<< Inutile
che vi spieghi che
non abbiamo speso mesi di lavoro e soldi per teletrasportare un
cappello. Signori, siete testimoni di un momento storico. Sei pronta a
farti un giro, Abigail? >>
<< Oggi
abbiamo degli spettatori. Cerchiamo di dargli un bello spettacolo.
>>
La voce di una donna, vellutata e decisa, fece capolino dalle casse del
monitor e gli occhi dei ragazzi si spostarono su un altro frame, il
quale mostrava una ragazza rivestita interamente di una tuta bianca e
il viso in parte coperto da un casco integrale. Il volto era ben
squadrato e un ciuffo di capelli castani spuntava dalla parte alta
della fronte, gli occhi grandi erano di un bellissimo colore azzurro,
due zaffiri luminosi.
Hiro ebbe una strana sensazione mentre la guardava. In qualche modo,
gli sembrava... familiare. Possibile che l'avesse già vista
da
qualche parte?
La donna procedette a sedersi in quella che sembrava una capsula
orbitale, e dopo aver premuto alcuni pulsanti dall'interno, la parte
anteriore del veicolo si mosse in avanti, intrappolandola dentro. A
quel punto, fu ovvio per tutti quello che Krei aveva intenzione di
fare.
Fin da bambini, si era abituati a notare che il teletrasporto era
un potere particolare e fantastico. Ma era, appunto, solo una fantasia.
Hiro in particolare non avrebbe mai pensato a una simile
possibilità.
E lui era un genio!
Krei diede ordini specifici riguardo alla preparazione per lanciare la
capsula nel portale, denigrando il possibile errore di sistema
individuato da un tecnico, che non sembrava poi così
importante.
Una voce elettronica femminile intonò il conto alla rovescia
e i sei compagni non poterono fare a meno di stare col fiato sospeso
per tutto il tempo.
<< Lancio
capsula. >>
La telecamera interna riprese quel momento incredibile, mostrando la
ragazza che, senza perdere quella determinazione stampata sul suo
volto, si aggrappò forte ai braccioli del sedile mentre la
sua
capsula veniva spedita all'interno del portale. Un cambio di
angolazione mostrò il veicolo sparire nel flusso celeste.
Ma la capsula non
uscì mai dall'altra parte.
Improvvisamente, il secondo pannello cominciò a tremare e
subito
dopo esplose, causando il primo portale ad andare in tilt e a creare un
terribile campo magnetico che iniziò a risucchiare dentro di
sè ogni cosa all'interno del laboratorio. Le urla dei
tecnici e
degli scienziati riecheggiarono strazianti, e forti rumori di
distruzione riempirono la sala e le orecchie dei cinque ragazzi, che
osservavano increduli e terrorizzati quello spettacolo crudele.
<< Krei,
spenga quella macchina! Subito! >>
All'ordine del colonello, l'uomo aprì un pannello sulla
scrivania dei comandi e premette un pulsante che spense immediatamente
il portale, lasciando solo una sala piena di distruzione e
desolazione.
Hiro deglutì. Era inutile domandarsi cosa fosse successo al
pilota nella capsula. Quegli occhi così determinati e
volenterosi... Non avrebbero più visto la luce del giorno. E
Krei,
che in quell'ultimo
fotogramma aveva uno sguardo colmo di stupore e disperazione, sembrava
completamente distrutto.
Ora tutto combaciava. L'esperimento era già stato stabilito
per
avere un alto grado di difficoltà e pericolo, e per questo
era
stato fatto costruire un laboratorio segreto sull'isola più
sperduta dell'arcipelago di San Fransokyo. Doveva essere un momento
importantissimo, ma le cose non erano andate come Krei aveva previsto e
tutto quello che aveva ricavato era stato un taglio netto ai fondi di
sperimentazione e la cancellazione del progetto da parte del governo.
Non c'erano più dubbi. Krei voleva vendicarsi di quel torto
subito. Alister Krei era l'uomo mascherato.
<< Oh no. >>
Sentire Baymax pronunciare quelle brevi parole fu abbasanza
perchè Hiro sentisse il cuore in gola. C'era un pericolo
nelle
vicinanze. Ma prima che potessero reagire, un rumore fortissimo di
vetri infranti e mura crollate penetrò le loro orecchie e
una
terribile spinta li schiacciò, oscurando il luogo intorno a
loro. Fortunatamente, Baymax era riuscito ad intercettare in tempo il
grande pezzo di soffitto che era stato lanciato contro di loro ed era
riuscito ad evitare una strage. Lo sollevò sulle sue spalle,
dando la possibilità ai ragazzi di respirare. Honey Lemon
tossì a causa della polvere dei detriti.
Hiro si alzò in piedi, riprendendosi dallo shock che gli
aveva
causato l'idea di essere stato per poco schiacciato vivo, e
cercò di mostrarsi forte.
<< Baymax, facci uscire da qui! >>
Il robot ubbidì, squarciando il pezzo di soffitto con il suo
pugno-razzo e liberando la strada. Davanti a loro, l'uomo con la
maschera kabuki
fluttuava
come un fantasma sui microbots ed era rivolto verso di loro. Le dorate
iridi vuote scrutavano il gruppo con particolare fastidio e un gesto
delle spalle fece intendere quanto fosse seccato che non fossero morti.
<< Mirate al trasmettitore, dietro la maschera!
>> Urlò Hiro, ma prima
che potesse intervenire, l'uomo fece lanciare ai microbots un altro
grande frammento di soffitto verso di lui.
Baymax afferrò velocemente uno dei detriti per terra e lo
utilizzò come scudo contro l'attacco, ma l'impatto fu
talmente
forte da destabilizzarlo e catapultarlo violentemente contro il muro.
Hiro accorse spaventato, accertandosi che il robot stesse bene.
Honey Lemon, Gogo e Wasabi si lanciarono uno sguardo terrorizzato. Era
arrivata l'ora di combattere, il momento di mettere in pratica tutto
quello per cui si erano allenati. Ma d'improvviso, compresero che la
realtà dei fatti era molto più paurosa di quello
che si
erano immaginati. Erano davanti a qualcuno che non si faceva scrupoli
ad ucciderli, e per quanto loro potessero essere protetti con le tute e
le armi, erano terrorizzati dal fatto che tutto sarebbe potuto crollare
da un momento all'altro e che non se la sarebbero certo cavata solo con
qualche graffio.
Per loro fu come ritrovarsi nel bel mezzo di una guerra, avendo in
mente solo l'idea di ciò che poteva essere, ma completamente
inesperti. Non erano ancora pronti a morire.
Wasabi scrollò le spalle, cercando di non far notare il
tremolio nella sua voce.
<< Ok, qual è il piano? >>
Ma prima che Gogo e Honey si potessero esprimere, Fred si pose
davanti a loro con un sorriso deciso stampato in faccia.
<< E' il mio momento. >>
Abbassò teatralmente il cappuccio su di se, nascondendo il
viso
affilato sotto la maschera da mostro e saltò in alto,
rimbalzando sulla ringhiera per tendere un attacco
aereo. Ma a parte l'agilità, era decisamente scontato per
l'uomo
mascherato, il quale ordinò mentalmente ai microbots di
tirargli
un solido pugno, facendolo cadere dall'altra parte della sala.
<< Sul serio, qual è il piano?!
>> Chiese di nuovo
Wasabi, il terrore che cominciava a definirsi sul suo volto.
Gogo fece scoppiare la gomma da masticare e riacquistò la
sua
freddezza. << Prendiamo la maschera. >>
Disse, infilando i
dischi alle caviglie e sfrecciando verso la sala grande.
<< Aspetta, vengo anch'io! >> La
seguì Honey Lemon, ignorando le proteste dell'amico di
colore.
L'uomo mascherato si volse verso la ragazza dall'armatura dorata e
cercò di individuarla, tendendo un braccio per ordinare ai
microbots di colpirla. Ma Gogo era veloce, e schivò ogni
attacco
con facilità, saltando da un padiglione all'altro. Pose in
avanti la gamba sinistra per aiutarsi nella discesa e una volta a terra
roteò su se stessa, caricando la forza nelle braccia per
lanciare uno dei dischi magnetici contro il nemico. Lo colpì
dritto sulla fronte, ma nonostante lo avesse stordito non era bastato a
far cadere la maschera dal volto.
Honey Lemon nel frattempo agiva cautamente, avanzando di soppiatto
dietro ai pannelli integri. Seguiva l'amica con gli occhi, attendendo
il momento giusto per cogliere l'uomo di sorpresa. Saltellò
come
una cavaletta da un pilastro all'altro, appiattendosi contro la fredda
parete. Digitò alcuni elementi dal display della tracolla e
afferrò la pallina chimica tra le dita, stringendola forte.
Respirò a fondo, cercando di contenere i battiti del suo
cuore e
ascoltò silenziosamente i rumori alle sue spalle,
immaginando
davanti ai suoi occhi ogni mossa, ogni azione del nemico. Lo vedeva
agitare le braccia, vedeva i microbots che si muovevano come serpenti
giganti in attesa di stritolare una preda, vedeva Gogo che scattava
come una lepre, veloce e aggrazziata per cercare di disorientarlo e
rubare la maschera del demone.
Le sue orecchie sentirono lo stridìo lontano dei cerchi
dell'amica e decise di agire.
<< Ehi! >> Urlò per attirare
l'attenzione del
nemico, ma le sue iridi smeraldine si dilatarono quando vide uno dei
dischi dorati volare verso di lei.
Venne violentemente colpita sul casco e l'impatto fu così
forte
da destabilizzarla. La pallina chimica scivolò dalle sue
mani e
si infranse sul pavimento, creando una patina trasparente scivolosa.
Gogo scese a terra proprio in quel momento e scivolò,
scontrandosi con il corpo di Honey Lemon. L'uomo le
scrutò
dalle orbite infuocate della sua maschera, probabilmente pensando a
quanto fossero stati sciocchi quei cinque ragazzini a pensare di
mettersi contro di lui, giocando a fare i supereroi. Una voce maschile
attirò la sua attenzione, costringendolo a voltarsi.
Riconobbe
il ragazzo di colore, che però non sembrava molto convinto
di
quello che
stava facendo.
<< Hai voglia di fare un balletto, uomo
mascherato? >> Esclamò Wasabi, sguainando le
sue lame
laser.
Si lanciò in una serie di mosse drammatiche e per niente
intimidatorie, e quando affilati tentacoli di microbots cominciarono a
colpirlo persino lui si stupì di riuscire a centrarli.
Lanciava
gridolini spaventati e si muoveva convulsamente fendendo ogni cosa che
si muovesse, finchè non sentì più i
piccoli bots
attaccarlo.
<< Ah ah! E' tutto qui quello che sai fare?
>>
Si pentì subito di averlo detto non appena sentì
uno
strano solleticò ai piedi. Abbassò lo sguardo e
notò che una melma nera di microbots si era annidata proprio
intorno alle sue caviglie, senza lasciargli scampo.
Con un gesto della mano, l'uomo scaraventò via il ragazzo
che
finì addosso a Fred, appena riemerso da una presa d'aria.
Cominciava a stancarsi, era giunto il momento di finirla. Quei
ragazzini non erano degni di sprecare il suo tempo. Ordinò
ai
microbots di formare un enorme e pesante pistone, sospeso
minacciosamente sui loro corpi indeboliti. Sarebbe bastato un colpo
secco e finalmente sarebbero stati fuori da piedi per sempre.
Ma improvvisamente, un forte colpo d'aria attraversò il suo
corpo e quasi perse l'equilibrio. Alzò lo sguardo e
notò
Hiro e Baymax volare sopra di lui. Il ragazzino aveva cercato di
strappargli la maschera ma non ci era riuscito. Rotearono nell'aria e
si diressero di nuovo verso il loro nemico, aumentando la
velocità. Se non riuscivano a disarmarlo avrebbero dovuto
destabilizzarlo. Ma l'uomo non si fece cogliere di sorpresa e
sparò contro i due un pugno di ferro fatto di microbots che
colpì in pieno il robot. Hiro venne sbalzato in avanti e
cadde
addosso all'uomo.
Rotolarono entrambi giù per le scale buie, finendo sul
pavimento freddo del laboratorio.
In quel momento, la maschera volò via dal volto del suo
ospite e
i microbots persero vita, disintegrando ogni costruzione massiccia che
avevano formato.
Il pistone si sgretolò sulle teste dei quattro ragazzi, che
sentirono il freddo metallo dei piccoli bots come una pioggia
benedetta. Hiro alzò il busto. Avvertiva dolore in ogni
parte
del corpo e una tremenda confusione in testa. Confusione che si
diradò come nebbia quando vide davanti a lui la maschera kabuki. In un
attimo realizzò, l'uomo era ormai disarmato. Senza la
maschera non poteva fare niente, lo aveva in pugno.
Ce l'aveva fatta. La raccolse velocemente, come impaurito che il suo
nemico potesse reagire violentemente per cercare di riprendersela, e si
alzò in piedi, scrutandolo severamente.
<< E' finita, Krei. >>
Il suo sguardo si assottigliò, eliminando ogni traccia di
pietà per l'uomo che stava cercando di rimettersi in piedi a
fatica.
Voleva che si voltasse, che lo guardasse negli occhi. Voleva che
capisse chi era
quel ragazzo a cui aveva strappato l'anima, voleva che lo fronteggiasse
per sentire il rimorso di aver ucciso una persona innocente. Era giunto
il momento della resa dei conti.
E lui si voltò.
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