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Autore: LittleBloodyGirl    13/02/2017    2 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il cielo era sempre più scuro e l'aria si era ormai raffreddata quando Hiro e Baymax tornarono alla villa di Fred per recuperare i quattro compagni e raggiungere Isola Akuma. Honey Lemon si perse in convenevoli su quanto fossero stati in pensiero nel notare che non ritornavano e Wasabi aveva confessato di voler chiamare la polizia e l'ambulanza. Era stato solo grazie al sangue freddo di Gogo, e anche ad una sua tipica sfuriata senza emozioni, che avevano deciso di preoccuparsi per Hiro e Baymax in silenzio.
<< Che vista mozzafiato. >> Si espresse Gogo, dall'alto di una spalla di Baymax mentre sorvolavano San Fransokyo.
Honey Lemon, dall'altra parte, fece spallucce senza lasciare la presa sul braccio di Hiro. Fred e Wasabi erano appesi alle mani del robot, e mentre il ragazzo biondo si metteva in pose straordinarie facendo finta di essere Superman, l'altro si aggrappava disperatamente al braccio dell'automa, inveendo contro le altezze e asserì che lui soffriva di vertigini.
Ci vollero circa quindici minuti per arrivare sull'isola e Hiro diede ordine a Baymax di atterrare all'interno di un recinto spinato. Una volta atterrati, non fu difficile per i cinque ragazzi capire che la piccola struttura circondata dal filo di ferro era una base segreta di cui i proprietari non volevano si scoprisse nulla. Dovunque erano affissi segnali di pericolo e cartelli con avvisi di quarantena per niente rassicuranti che implicavano una probabile morte per chiunque avesse osato addentrarsi. Un silenzio inquietante regnava sovrano sull'isola, nascondendo un velo di tensione e paura per una minaccia invisibile, ma ben presente.
Fred era l'unico che non sembrava affatto turbato da quell'atmosfera.
<< Fantastico, ragazzi! Il nostro primo atterraggio da supereroi! >>
Il fatto che considerasse il gruppo come dei supereroi diede da pensare ad Hiro. Certo, era figo e straordinario ma lui non aveva alcuna intenzione di continuare a nascondersi sotto un casco e intervenire ogni qual volta c'era bisogno di aiuto in città. Ciò che stavano facendo era per una faccenda puramente personale. Una volta portata a termine la loro missione, avrebbero ripreso la loro normale vita da studenti universitari.
<< Andiamo, forza. >> Ordinò Hiro, poco convinto.
A Wasabi non sfuggirono i vari avvisi affissi sul recinto e intorno alla struttura e non perse tempo ad esprimere tutto il suo terrore.
<< Quarantena? No, cioè... Qualcuno sa esattamente cosa significa? >>
<< Quarantena: isolamento forzato durante epidemie o malattie per prevenire contagio, o in alcuni casi la morte. >> Spiegò subito Baymax, puntando il dito verso l'alto come per sottolineare l'importanza della spiegazione.  Essendo un robot, non aveva il senso del sarcasmo e Wasabi non la prese bene. Continuò ad esprimere il suo disappunto finchè Hiro non lo zittì, una volta arrivati davanti ad una grande porta di ferro che bloccava loro l'accesso all'edificio.
<< Fate attenzione, potrebbe essere ovunque. >>
Si sa che la paura può essere fortemente contagiosa, e ne diede prova il fatto che sentire un lieve rumore alle loro spalle, scatenò tutto il terrore che i cinque ragazzi avevano cercato invano di nascondere. Fu una reazione a catena. Hiro urlò, e a lui seguirono Wasabi che cominciò a menare fendenti all'aria con le sue lame laser, poi Gogo che lanciò i suoi dischi magnetici ad un soggetto invisibile e infine Honey Lemon e Fred che crearono diverse pericolosissime reazioni chimiche che culminarono in esplosioni rumorose. Una volta accertatosi di aver abusato abbastanza dell'armamentario a loro disposizione, si accertarono di avere almeno colpito la causa di quel rumore. Quando la cortina di fumo si diradò, davanti a loro, sul terreno bruciato, apparve un colombo che volò via subito dopo.
<< Era solo un uccello... >> Commentò Fred.
<< A-almeno sappiamo che l'attrezzatura funziona! >> Affermò Honey Lemon, imbarazzata.
Hiro era solo felice che nella confusione generale, nessuno avesse notato che si era nascosto dietro Baymax come un bambino impaurito. Alla faccia del leader impavido! Una parte di lui cercò di giustificarsi per il fatto che fosse l'unico disarmato senza il robot e che, in fondo, era ancora un bambino rispetto agli altri e come loro era impaurito.
Era giustificato!
Una volta riacquistata la concentrazione, Wasabi si fece avanti con una delle sue lame per liberare la via all'interno della struttura. Il plasma-laser penetrò senza problemi la superficie spessa della porta e la tranciò di netto dopo averla sminuzzata in forma circolare. La porta cedette con un sonoro tonfo che riecheggiò macabro nel corridoio buio che si parò davanti ai ragazzi.
Hiro deglutì silenziosamente, facendo cenno agli altri di avanzare. I loro passi sembravano rimbombare sulle pareti spoglie, mescolandosi poi al silenzio che avvolgeva il luogo. Lievi neon illuminavano a malapena il tunnel e alcuni erano così rovinati che tremavano oppure avevano smesso di funzionare. Hiro doveva riconoscere che poteva essere il posto perfetto per le leggende che si raccontavano. Piccoli brividi attraversavano la sua pelle e una strana inquietudine si era insidiata dentro di lui, cominciando a rodere i suoi nervi. Il luogo non sembrava così mal ridotto da sembrare abbandonato da molto tempo, ma ancora non riuscivano a capire di che cosa si trattasse esattamente, nè c'erano tracce che lasciassero intendere cosa fosse successo. Ma la preoccupazione più grande che tormentava le menti di tutti era la presenza del loro nemico, che a detta di Baymax doveva trovarsi lì. I nervi erano tesi e l'udito attento ad ogni tipo di suono. Spesso si guardavano le spalle perchè gli sembrava di aver sentito un rumore, ma una volta girati, non c'era niente. E la loro tensione saliva.
Silenzioso com'era, quell'uomo sarebbe potuto apparire da un momento all'altro dietro di loro e colpirli senza pietà, portando a termine ciò che aveva tentato di fare già una volta.
E se le cose non fossero andate per il verso giusto? Se quell'uomo li avesse uccisi, dove avrebbe sepolto i loro cadaveri? O peggio, li avrebbe usati per fare esperimenti? E loro sarebbero stati dichiarati scomparsi senza che nessuno venisse a cercarli? Solo quei pensieri gli davano i brividi.
<< Sei intrepidi eroi,
guidati da Fred, il leader Fred,
Fred's Angelz... Mmm... Fred's Angelz.
>>
Fred iniziò a canticchiare quella che sembrava una bizzarra colonna sonora per qualche telefilm degli anni '80. Quale fosse la necessità, nessuno lo sapeva. Sembrava solo che l'amico non la stesse prendendo poi così seriamente come avrebbe dovuto. E Wasabi non perse tempo a rinfacciarglielo.
<< Fred, se continui ti do uno schiaffo-laser! >>
<< Ragazzi dai, finitela! >>
Sussurrò Hiro infastidito. Era già abbastanza teso senza bisogno che si creassero discordie nel gruppo. Il pericolo poteva essere ovunque, e come se non bastasse non sapeva nemmeno dove stavano andando.
<< Baymax, riesci a individuarlo? >>
Il robot provò ad attivare il suo sensore, ma tutto ciò che riuscì a creare fu una serie di immagini distorte e confuse davanti al suo schermo.
<< Questa struttura interferisce con i miei sensori. >>
<< Perfetto, il robot è rotto! >> Asserì Wasabi, visibilmente seccato.
<< Uh... Ragazzi, venite a vedere... >>
La voce di Honey Lemon risuonò nel corridoio in un sussurro che non prometteva niente di buono. Erano appena passati di fianco ad una grande porta di ferro rimasta socchiusa e la ragazza ne aveva approfittato per sbirciare oltre la soglia. Entrarono in quello che sembrava un piano superiore che affacciava su un'enorme sala accogliente due pilastri distrutti, uniti tra loro da degli strani binari ormai arrugginiti. E su uno di quei pilastri, giaceva come un mostro dormiente una grande costruzione circolare visibilmente consumata da qualche cataclisma. La plastica che ricopriva la superficie esterna era stata erosa dall'umidità e dai batteri, e fili elettrici sgusciavano fuori dalla dimensione interna, come organi strappati da un corpo mummificato.
<< Secondo te cos'è, genio? >> Chiese Gogo, un filo di tensione nella sua voce.
<< Non ne sono sicuro, ma... Guarda. >>
Hiro indicò la parte inferiore della costruzione e solo allora tutti gli altri si accorsero del simbolo che era affisso su di esso. Una rondine di colore rosso al centro di un cerchio. Era lo stesso simbolo che Hiro aveva visto su un pezzo della cosa che l'uomo mascherato stava facendo riemergere ai suoi microbot dal fondo del mare, e il ragazzino era sicuro di averlo visto anche sulla lavagna del magazzino in cui era entrato dopo aver seguito il microbot che gli era rimasto. Quei tre luoghi erano tutti connessi, dunque. Ma che cosa simboleggiava esattamente quel disegno?
<< Hiro, lassù... >>
Il piccolo si volse verso la direzione indicata da Honey Lemon e i suoi occhi si scontrarono con la vista di una stanza vetrata da cui proveniva una macabra luce rossa. Si diressero verso di essa, e Baymax aprì cautamente la porta socchiusa. Non sembrava esserci nessuno lì. Ogni cosa era in disordine, come se chiunque fosse stato lì prima avesse abbandonato il luogo in fretta. Le sedie erano spostate dalle rispettive scrivanie e ogni macchinario sembrava completamente inutilizzabile. Fogli e documenti erano sparsi sui tavoli e per terra, ma il bagliore rosso sembrava provenire dall'interno della stanza.  Doveva essere stata una sala comandi o di sorveglianza, perchè vi erano dei grandi schermi che i ragazzi identificarono come riprese di telecamere di sicurezza. Alcuni dei monitor erano rimasti accesi e il più grande aveva le dimensioni dell'intera stanza. L'enorme simbolo della rondine era disegnato in nero e giaceva su uno sfondo cremisi, come un inquietante incontro tra inchiostro e sangue.
Il gigantesco monitor sembrava ancora funzionante, Hiro premette il tasto di accensione e il simbolo svanì per lasciare posto ad una divisione dello schermo in nove parti corrispondenti. Ognuna di queste, mostrava una fotogramma di ciascun video ripreso dalle telecamere di sorveglianza.
E alla vista di uno di quei fotogrammi, Hiro sentì il suo respiro aumentare notevolmente quando riconobbe una persona a lui nota. << Krei... >>
L'uomo era stato ripreso mentre camminava su uno dei pontili vicino alla struttura circolare nella sala grande, insieme a quelli che apparivano come poliziotti o guardie dell'esercito. Premette il tasto di avvio e il video cominciò a scorrere davanti ai suoi occhi, mostrando immagini nascoste di una vicenda oscura.
<< Ci è stato chiesto di fare l'impossibile, e noi lo abbiamo fatto. State per assistere alla dimostrazione di qualcosa di straordinario. Vi presento il progetto: Rondine Silente >>
La voce di Alister Krei risuonò profonda e tranquilla, sicura di sè, esattamente come quando aveva parlato con lui alla fiera del campus. Il ragazzino sentì un brivido scorrere lungo la sua schiena. Improvvisamente, quella voce gli faceva paura. Era la voce di un manipolatore, di qualcuno che sa esattamente cosa vuole ed è disposto a tutto pur di ottenerlo.
<< Permette, generale? >>  Chiese l'uomo nel video, tendendosi verso un uomo massiccio con la divisa, che gli cedette il suo cappello.
In quel momento, Krei fece un gesto rivolto ad un tecnico dall'altro lato del pontile e al centro del grande pannello circolare apparve uno strano flusso dal colore celeste. I ragazzi si accorsero subito che sul pilastro attualmente vuoto era prima presente una struttura circolare simile a quella che era rimasta. Le due costruzioni dovevano essere connesse, in qualche modo.
E proprio mentre cominciavano a chiederselo, Krei lanciò il cappello nel flusso. Ma invece di finire dall'altra parte, quest'ultimo rispuntò invece dal secondo pannello, finendo nelle mani dell'operatore tecnico, che procedette a ripetere l'azione. Lanciò il cappello nel flusso e questo fuoriuscì automaticamente dal corrispettivo pannello. Krei lo prese al volo, restituendolo al proprietario.
<< Teletrasporto: il trasporto temporale della materia attraverso lo spazio. Da oggi non è più solo fantascienza. >>
Quella spiegazione così dettagliata dell'esperimento in questione fece accapponare la pelle ai ragazzi.
Com'era possibile? Un'azione del genere era qualcosa che si vedeva nei film, era pura fantasia. Eppure, quell'uomo era riuscito a rendere una cosa del genere realtà.
<< Inutile che vi spieghi che non abbiamo speso mesi di lavoro e soldi per teletrasportare un cappello. Signori, siete testimoni di un momento storico. Sei pronta a farti un giro, Abigail? >>
<< Oggi abbiamo degli spettatori. Cerchiamo di dargli un bello spettacolo. >>
La voce di una donna, vellutata e decisa, fece capolino dalle casse del monitor e gli occhi dei ragazzi si spostarono su un altro frame, il quale mostrava una ragazza rivestita interamente di una tuta bianca e il viso in parte coperto da un casco integrale. Il volto era ben squadrato e un ciuffo di capelli castani spuntava dalla parte alta della fronte, gli occhi grandi erano di un bellissimo colore azzurro, due zaffiri luminosi.
Hiro ebbe una strana sensazione mentre la guardava. In qualche modo, gli sembrava... familiare. Possibile che l'avesse già vista da qualche parte?
La donna procedette a sedersi in quella che sembrava una capsula orbitale, e dopo aver premuto alcuni pulsanti dall'interno, la parte anteriore del veicolo si mosse in avanti, intrappolandola dentro. A quel punto, fu ovvio per tutti quello che Krei aveva intenzione di fare.
Fin da bambini, si era abituati a notare che il teletrasporto era un potere particolare e fantastico. Ma era, appunto, solo una fantasia. Hiro in particolare non avrebbe mai pensato a una simile possibilità.
E lui era un genio!
Krei diede ordini specifici riguardo alla preparazione per lanciare la capsula nel portale, denigrando il possibile errore di sistema individuato da un tecnico, che non sembrava poi così importante. Una voce elettronica femminile intonò il conto alla rovescia e i sei compagni non poterono fare a meno di stare col fiato sospeso per tutto il tempo.
<< Lancio capsula. >>
La telecamera interna riprese quel momento incredibile, mostrando la ragazza che, senza perdere quella determinazione stampata sul suo volto, si aggrappò forte ai braccioli del sedile mentre la sua capsula veniva spedita all'interno del portale. Un cambio di angolazione mostrò il veicolo sparire nel flusso celeste.
Ma la capsula non uscì mai dall'altra parte.
Improvvisamente, il secondo pannello cominciò a tremare e subito dopo esplose, causando il primo portale ad andare in tilt e a creare un terribile campo magnetico che iniziò a risucchiare dentro di sè ogni cosa all'interno del laboratorio. Le urla dei tecnici e degli scienziati riecheggiarono strazianti, e forti rumori di distruzione riempirono la sala e le orecchie dei cinque ragazzi, che osservavano increduli e terrorizzati quello spettacolo crudele.
<< Krei, spenga quella macchina! Subito! >>
All'ordine del colonello, l'uomo aprì un pannello sulla scrivania dei comandi e premette un pulsante che spense immediatamente il portale, lasciando solo una sala  piena di distruzione e desolazione.
Hiro deglutì. Era inutile domandarsi cosa fosse successo al pilota nella capsula. Quegli occhi così determinati e volenterosi... Non avrebbero più visto la luce del giorno. E Krei, che in quell'ultimo fotogramma aveva uno sguardo colmo di stupore e disperazione, sembrava completamente distrutto.
Ora tutto combaciava. L'esperimento era già stato stabilito per avere un alto grado di difficoltà e pericolo, e per questo era stato fatto costruire un laboratorio segreto sull'isola più sperduta dell'arcipelago di San Fransokyo. Doveva essere un momento importantissimo, ma le cose non erano andate come Krei aveva previsto e tutto quello che aveva ricavato era stato un taglio netto ai fondi di sperimentazione e la cancellazione del progetto da parte del governo.
Non c'erano più dubbi. Krei voleva vendicarsi di quel torto subito. Alister Krei era l'uomo mascherato.
<< Oh no. >>
Sentire Baymax pronunciare quelle brevi parole fu abbasanza perchè Hiro sentisse il cuore in gola. C'era un pericolo nelle vicinanze. Ma prima che potessero reagire, un rumore fortissimo di vetri infranti e mura crollate penetrò le loro orecchie e una terribile spinta li schiacciò, oscurando il luogo intorno a loro. Fortunatamente, Baymax era riuscito ad intercettare in tempo il grande pezzo di soffitto che era stato lanciato contro di loro ed era riuscito ad evitare una strage. Lo sollevò sulle sue spalle, dando la possibilità ai ragazzi di respirare. Honey Lemon tossì a causa della polvere dei detriti.
Hiro si alzò in piedi, riprendendosi dallo shock che gli aveva causato l'idea di essere stato per poco schiacciato vivo, e cercò di mostrarsi forte.
<< Baymax, facci uscire da qui! >>
Il robot ubbidì, squarciando il pezzo di soffitto con il suo pugno-razzo e liberando la strada. Davanti a loro, l'uomo con la maschera kabuki fluttuava come un fantasma sui microbots ed era rivolto verso di loro. Le dorate iridi vuote scrutavano il gruppo con particolare fastidio e un gesto delle spalle fece intendere quanto fosse seccato che non fossero morti.
<< Mirate al trasmettitore, dietro la maschera! >> Urlò Hiro, ma prima che potesse intervenire, l'uomo fece lanciare ai microbots un altro grande frammento di soffitto verso di lui.
Baymax afferrò velocemente uno dei detriti per terra e lo utilizzò come scudo contro l'attacco, ma l'impatto fu talmente forte da destabilizzarlo e catapultarlo violentemente contro il muro. Hiro accorse spaventato, accertandosi che il robot stesse bene.
Honey Lemon, Gogo e Wasabi si lanciarono uno sguardo terrorizzato. Era arrivata l'ora di combattere, il momento di mettere in pratica tutto quello per cui si erano allenati. Ma d'improvviso, compresero che la realtà dei fatti era molto più paurosa di quello che si erano immaginati. Erano davanti a qualcuno che non si faceva scrupoli ad ucciderli, e per quanto loro potessero essere protetti con le tute e le armi, erano terrorizzati dal fatto che tutto sarebbe potuto crollare da un momento all'altro e che non se la sarebbero certo cavata solo con qualche graffio.
Per loro fu come ritrovarsi nel bel mezzo di una guerra, avendo in mente solo l'idea di ciò che poteva essere, ma completamente inesperti. Non erano ancora pronti a morire.
Wasabi scrollò le spalle, cercando di non far notare il tremolio nella sua voce.
<< Ok, qual è il piano? >>
Ma prima che Gogo e Honey si potessero esprimere, Fred si pose davanti a loro con un sorriso deciso stampato in faccia.  << E' il mio momento. >>
Abbassò teatralmente il cappuccio su di se, nascondendo il viso affilato sotto la maschera da mostro e saltò in alto, rimbalzando sulla ringhiera per tendere un attacco aereo. Ma a parte l'agilità, era decisamente scontato per l'uomo mascherato, il quale ordinò mentalmente ai microbots di tirargli un solido pugno, facendolo cadere dall'altra parte della sala.
<< Sul serio, qual è il piano?! >> Chiese di nuovo Wasabi, il terrore che cominciava a definirsi sul suo volto.
Gogo fece scoppiare la gomma da masticare e riacquistò la sua freddezza. << Prendiamo la maschera. >> Disse, infilando i dischi alle caviglie e sfrecciando verso la sala grande.
<< Aspetta, vengo anch'io! >> La seguì Honey Lemon, ignorando le proteste dell'amico di colore.
L'uomo mascherato si volse verso la ragazza dall'armatura dorata e cercò di individuarla, tendendo un braccio per ordinare ai microbots di colpirla. Ma Gogo era veloce, e schivò ogni attacco con facilità, saltando da un padiglione all'altro. Pose in avanti la gamba sinistra per aiutarsi nella discesa e una volta a terra roteò su se stessa, caricando la forza nelle braccia per lanciare uno dei dischi magnetici contro il nemico. Lo colpì dritto sulla fronte, ma nonostante lo avesse stordito non era bastato a far cadere la maschera dal volto.
Honey Lemon nel frattempo agiva cautamente, avanzando di soppiatto dietro ai pannelli integri. Seguiva l'amica con gli occhi, attendendo il momento giusto per cogliere l'uomo di sorpresa. Saltellò come una cavaletta da un pilastro all'altro, appiattendosi contro la fredda parete. Digitò alcuni elementi dal display della tracolla e afferrò la pallina chimica tra le dita, stringendola forte. Respirò a fondo, cercando di contenere i battiti del suo cuore e ascoltò silenziosamente i rumori alle sue spalle, immaginando davanti ai suoi occhi ogni mossa, ogni azione del nemico. Lo vedeva agitare le braccia, vedeva i microbots che si muovevano come serpenti giganti in attesa di stritolare una preda, vedeva Gogo che scattava come una lepre, veloce e aggrazziata per cercare di disorientarlo e rubare la maschera del demone.
Le sue orecchie sentirono lo stridìo lontano dei cerchi dell'amica e decise di agire.
<< Ehi! >> Urlò per attirare l'attenzione del nemico, ma le sue iridi smeraldine si dilatarono quando vide uno dei dischi dorati volare verso di lei.
Venne violentemente colpita sul casco e l'impatto fu così forte da destabilizzarla. La pallina chimica scivolò dalle sue mani e si infranse sul pavimento, creando una patina trasparente scivolosa. Gogo scese a terra proprio in quel momento e scivolò, scontrandosi con il corpo di Honey Lemon. L'uomo le scrutò dalle orbite infuocate della sua maschera, probabilmente pensando a quanto fossero stati sciocchi quei cinque ragazzini a pensare di mettersi contro di lui, giocando a fare i supereroi. Una voce maschile attirò la sua attenzione, costringendolo a voltarsi. Riconobbe il ragazzo di colore, che però non sembrava molto convinto di quello che stava facendo.
<< Hai voglia di fare un balletto, uomo mascherato? >> Esclamò Wasabi, sguainando le sue lame laser.
Si lanciò in una serie di mosse drammatiche e per niente intimidatorie, e quando affilati tentacoli di microbots cominciarono a colpirlo persino lui si stupì di riuscire a centrarli. Lanciava gridolini spaventati e si muoveva convulsamente fendendo ogni cosa che si muovesse, finchè non sentì più i piccoli bots attaccarlo.
<< Ah ah! E' tutto qui quello che sai fare? >>
Si pentì subito di averlo detto non appena sentì uno strano solleticò ai piedi. Abbassò lo sguardo e notò che una melma nera di microbots si era annidata proprio intorno alle sue caviglie, senza lasciargli scampo.
Con un gesto della mano, l'uomo scaraventò via il ragazzo che finì addosso a Fred, appena riemerso da una presa d'aria.
Cominciava a stancarsi, era giunto il momento di finirla. Quei ragazzini non erano degni di sprecare il suo tempo. Ordinò ai microbots di formare un enorme e pesante pistone, sospeso minacciosamente sui loro corpi indeboliti. Sarebbe bastato un colpo secco e finalmente sarebbero stati fuori da piedi per sempre.
Ma improvvisamente, un forte colpo d'aria attraversò il suo corpo e quasi perse l'equilibrio. Alzò lo sguardo e notò Hiro e Baymax volare sopra di lui. Il ragazzino aveva cercato di strappargli la maschera ma non ci era riuscito. Rotearono nell'aria e si diressero di nuovo verso il loro nemico, aumentando la velocità. Se non riuscivano a disarmarlo avrebbero dovuto destabilizzarlo. Ma l'uomo non si fece cogliere di sorpresa e sparò contro i due un pugno di ferro fatto di microbots che colpì in pieno il robot. Hiro venne sbalzato in avanti e cadde addosso all'uomo.
Rotolarono entrambi giù per le scale buie, finendo sul pavimento freddo del laboratorio.
In quel momento, la maschera volò via dal volto del suo ospite e i microbots persero vita, disintegrando ogni costruzione massiccia che avevano formato.
Il pistone si sgretolò sulle teste dei quattro ragazzi, che sentirono il freddo metallo dei piccoli bots come una pioggia benedetta. Hiro alzò il busto. Avvertiva dolore in ogni parte del corpo e una tremenda confusione in testa. Confusione che si diradò come nebbia quando vide davanti a lui la maschera kabuki. In un attimo realizzò, l'uomo era ormai disarmato. Senza la maschera non poteva fare niente, lo aveva in pugno.
Ce l'aveva fatta. La raccolse velocemente, come impaurito che il suo nemico potesse reagire violentemente per cercare di riprendersela, e si alzò in piedi, scrutandolo severamente.
<< E' finita, Krei. >>
Il suo sguardo si assottigliò, eliminando ogni traccia di pietà per l'uomo che stava cercando di rimettersi in piedi a fatica.
Voleva che si voltasse, che lo guardasse negli occhi. Voleva che capisse chi era quel ragazzo a cui aveva strappato l'anima, voleva che lo fronteggiasse per sentire il rimorso di aver ucciso una persona innocente. Era giunto il momento della resa dei conti.
E lui si voltò.

  
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