27.
Un
giorno intero, tanto era passato da quando entrando in casa alle due di notte,
Elijah si era accorto che Allison non era lì ad aspettarlo. Da allora,
nonostante avesse cercato praticamente ovunque, la sua bella fidanzata sembrava
essere sparita nel nulla. L’Originale si passò una mano sul viso mentre andava
avanti e indietro per la stanza sotto gli sguardi preoccupati di Freya, Hayley
e Klaus. Incredibile anche solo a pensarci, suo fratello Finn si era
gentilmente offerto di perlustrare la città anche se, sosteneva, con molta
probabilità Allison se l’era data a gambe levate capendo finalmente che razza
di mostri fossero tutti loro.
“Dovrà
pure esserci un altro modo per rintracciarla” disse fermandosi e fissando lo
sguardo su sua sorella. “Freya.”
“Ci
sto provando” mormorò lei leggendo qualcosa su un libro. “Ma ogni incantesimo
di localizzazione che conosco non sembra funzionare.”
Elijah
fece un grosso respiro e guardò l’orologio al suo polso, quello che proprio
Allison gli aveva regalato per Natale. Si sentiva mancare il respiro senza
sapere dove fosse, se stesse bene o se invece le fosse successo qualcosa. Klaus
aveva suggerito che forse, visto che non riuscivano a trovarla, era perché non
voleva essere trovata.
Tornerà
quando ne avrà voglia gli aveva detto con un sorriso
cercando di sdrammatizzare. Ma la sua voce aveva tradito ansia e
preoccupazione. Lucien era ancora in circolazione, da troppo tempo silenzioso.
Con molta probabilità stava tessendo le tele del suo piano distruttivo da qualche
parte, pronto a colpire di nuovo.
Aveva
già provato a fare del male ad Allison e l’avevano salvata per un soffio… e se
ci avesse provato di nuovo? Se magari ci fosse riuscito? Elijah aveva sempre
pensato che se le fosse successo qualcosa in qualche modo lo avrebbe percepito
ma in quel momento quel pensiero non gli era di nessun conforto.
“Ti
prego, non fermarti fin quando non avrai avuto successo” chiese a Freya.
Lei
sorrise appena. “Non lo farò. Perché non provi di nuovo a telefonarle?”
“Perché
non chiami la Strige?” suggerì Hayley. “Tristan è praticamente ossessionato da
lei e hai detto tu stesso che uno dei suoi la tiene sempre d’occhio. Con molta
probabilità questo improvvisato bodyguard è l’ultimo ad averla vista.”
Elijah
sembrò rifletterci per un attimo, infine fece un grosso respiro e compose il
numero di Tristan. Fu al secondo squillo che il capo della Strige fece il suo
ingresso alla tenuta, da solo e con un’espressione piena di terrore sul viso. L’Originale
pensò che era decisamente un brutto segno e si preparò a qualunque cosa sarebbe
uscita dalla bocca velenosa del suo primo vampiro.
“Perché
nessuno di voi mi ha detto che Allison è sparita?” tuonò lui con una furia
negli occhi.
“Perché
non sono affari tuoi” replicò Klaus avvicinandosi a suo fratello,
affiancandolo. “Ma visto che lo hai saputo comunque, perché non chiedi al tuo
gorilla che le fa da guardia del corpo di dirci quello che sa?”
“Perché
non sa niente. Ha perso le sue tracce ieri sera e ha provato, invano, a
cercarla per tutta la notte.”
“Dov’era
l’ultima volta che l’ha vista?” stavolta fu Freya a parlare, speranzosa di
avere una qualche indicazione geografica così da poter concentrare le sue
ricerche.
“In
auto da qualche parte sulla statale che porta fuori città.”
“Hey”
fece il suo ingresso Marcel. “Uno dei mei ha trovato l’auto di Allison. È ferma
nel Bayou.”
Elijah
si voltò a guardare Hayley che annuì tirando fuori il suo cellulare. “Telefono
a Jackson.”
“Mettilo
in vivavoce” Elijah si avvicinò al tavolo sul quale l’Ibrida poggiò il
cellulare e fece un respiro profondo in attesa che il lupo rispondesse.
Sperando che lo facesse.
“Hayley…
cosa posso fare per te?”
“Hey
Jackson” lei si schiarì la voce. “Sei in vivavoce, Elijah ha bisogno di chiederti
una cosa.”
“Elijah
è con te, che sorpresa! Cosa posso fare, all’alba, per la mia coppia preferita?”
replicò
Jackson con sarcasmo. Un sarcasmo che Elijah ignorò completamente.
“Allison
è sparita” gli disse infatti senza troppi preamboli. “Da ventiquattro ore non
ho sue notizie ma uno dei vampiri di Marcel ha visto la sua auto nel Bayou. Mi
chiedevo se tu e il tuo branco poteste iniziare a cercarla mentre io vi
raggiungo.”
“Allison
non è sparita” Jackson fece un grosso respiro. “Sta
benissimo, in questo momento probabilmente sta tirando con l’arco, ha voluto
che le insegnassi, è piuttosto brava devo dire.”
Il
maggiore dei Mikaelson sentì un misto di sollievo, rabbia e fastidio
attraversargli il corpo; così intenso da fargli tremare le mani. “È stata con
te tutto questo tempo? Non hai pensato che fosse strano? Non ti è venuto in
mente di chiederle perché fosse venuta lì nel cuore della notte?”
Jackson
rimase per un attimo in silenzio. “Non abbiamo parlato molto a dire il vero”
disse con un tono che ad Elijah fece bruciare il centro del petto. “Le dirò
che la state cercando” riattaccò e al vampiro servì tutto il controllo di
cui era capace per non distruggere ogni cosa in quella stanza.
“Vado
a prenderla” mormorò Tristan guardandolo. “Se si è rifugiata a casa di quel
selvaggio l’ha fatto perché di certo non vuole averti intorno.”
L’Originale
sentì gli occhi iniettarsi di sangue e i canini farsi aguzzi. Strinse i pugni e
dopo un rapido sguardo a suo fratello si calmò e respirò a fondo. “Vado io a
prenderla” disse afferrando le chiavi dell’auto, senza però rimettere né la
giacca né la cravatta che aveva tolto preda dell’ansia che gli aveva fatto
venire caldo. “Non voglio trovarti al mio ritorno.”
Uscì
dalla tenuta e Klaus lo seguì.
****
“Il
segreto” Allison spolverizzò sapientemente la superficie con zucchero di canna
e sorrise. “È mettere la giusta quantità di zucchero di canna. Se ne metti
troppo brucerà in forno, se ne metti poco non si sentirà, ma se ne metti la
giusta quantità allora avrai una dolcissima crosticina croccante sopra e una
sofficissima torta di mele sotto.”
Mary
la guardò con la fronte corrugata, poi sorrise. “Tu mi piaci ragazza, sei
versatile, sai fare qualunque cosa.”
L’altra
ridacchiò. “Era una ricetta di mia madre. La preparava per me ogni volta che
ero triste. Cosa che non capitava molto spesso ad essere onesti, ho avuto una
giovinezza piuttosto spensierata. Almeno fino a quando… fino a quando non sono
morti.”
L’anziana
le accarezzò con delicatezza un braccio, poi mise a bollire dell’acqua per il
tè e la invitò a sedersi a tavola. Allison lo fece e intrecciò le mani sul
legno robusto perdendosi nei suoi pensieri. Si chiese se Elijah la stesse
cercando, se fosse preoccupato, se si fosse accorto che era sparita. Non era
così scontato dopotutto, non in quell’ultimo periodo.
Ebbe
la sua risposta qualche minuto dopo quando Jackson ritornò e chiese a Mary di
lasciarli da soli.
“Elijah
ti cerca, credeva che fossi sparita, che ti fosse successo qualcosa. A dire il
vero credo che ogni vampiro di New Orleans ti cerchi. Qualcuno ha visto la tua
auto e mi hanno telefonato per chiedermi di cercarti.”
“Così
gli hai detto che ero qui.”
“L’ho
fatto. Elijah stava comunque venendo…” Jackson si schiarì la voce e la prese
piano per le spalle. “Allison, non so cosa sia successo tra di voi e puoi
rimanere qui tutto il tempo che vuoi, sei la benvenuta e prenderò Elijah a
calci se vuoi che ti lasci in pace… beh, quanto meno ci proverò” accennò una
risata e lei fece lo stesso. “Ma questa non sei tu. La Allison che io conosco
non si nasconde mai; affronta ogni cosa a testa alta, ha il Re dell’Inferno tra
le chiamate rapide del suo cellulare e degli amici angeli. È una tosta… sei una
tosta.”
Allison
arricciò poco la bocca per non piangere, deglutì a vuoto e abbracciò Jackson. Quando
sentì l’auto arrivare, uscì fuori.
****
Non
si sognò neppure di aprire bocca per provare a spiegare mentre Elijah la raggiungeva
a passo svelto, un accenno di barba sul viso, le maniche della camicia bianca
arrotolate fino a poco più giù del gomito. Aveva l’aria stanca ed era
arrabbiato, Allison poteva notarlo dal modo in cui contraeva la mascella. Le
dispiaceva vederlo in quello stato, però non riusciva a sentirsi in colpa.
Quella
piccola fuga le era servita per chiarirsi le idee, per sfogarsi un po’, per
provare a calmare i suoi pensieri. Non ci era riuscita fino in fondo ma la
tequila aveva aiutato, l’amicizia di Jackson anche.
Con
la coda dell’occhio vide Klaus poggiarsi all’auto, le braccia incrociate sul
petto e un’espressione quasi dolce negli occhi quando incrociò il suo sguardo
per un istante. Negli occhi di Elijah invece c’era una specie di furore.
“Dove
diavolo è il tuo cellulare?” esplose allargando le braccia. “Sei sparita per
ventiquattro ore, non sapevo dove fossi, non sapevo se stessi bene. Ho pensato
ogni terribile cosa a cui potevo pensare; ho pensato che avessi avuto un
incidente, o peggio. Ho creduto di impazzire mentre tu imparavi a tirare con l’arco
nel bel mezzo dei boschi insieme a Jackson.” Si fermò un istante poi continuò. “Da
quando siete così amici, a proposito? Mi sono perso qualcosa forse?”
Lei
si inumidì le labbra e abbassò lo sguardo, quando li rialzò lui la stava fissando
con gli occhi pieni di lacrime.
“Di’
qualcosa, maledizione!” urlò quasi.
Allison
fece qualche passo avanti, con delicatezza gli afferrò una mano e se la poggiò
sul viso dopo averne baciato il palmo. “Ti amo” gli sussurrò. “Andiamo a casa.”
Elijah
sentì tutta la rabbia scivolare via e lasciare il posto all’amore e alla
tenerezza più grandi che avesse mai sperimentato. Con decisione ma dolcezza le
prese il viso tra le mani e la baciò lasciando andare ogni paura contro quelle
labbra soffici.
“Mi
dispiace” le disse lasciando cadere qualche lacrima. “Non volevo urlarti contro.”
Lei
gli asciugò il viso con la punta del pollice. Poi andarono a casa.