NOT
THE SAME WOMAN ANYMORE
Allison
fece un grosso respiro mentre l’ultimo vampiro andava giù sotto i colpi frutto
di quel potere che non era ancora in grado di controllare a dovere. Una volta
aveva visto Castiel usare quell’energia in modo molto più veloce ed efficace di
quanto lei stesse facendo, ma non credeva di essere capace di replicare.
In
quell’improvvisato fight-club che Marcel aveva messo su nessuno si aspettava di
vederla battere tutti quei vampiri, neppure lei stessa a dire il vero. Klaus
non aveva smesso di guardarla con occhi confusi e sorpresi, in quelle iridi
chiare Allison ci aveva visto anche un briciolo di orgoglio. Marcel dal suo
canto sembrava spaventato, colto alla sprovvista da quel potere a cui non aveva
creduto quando lei glielo aveva raccontato.
“Chi
è il prossimo?” urlò la cacciatrice fermandosi un attimo per riprendere fiato.
Fece un giro su se stessa, i capelli scompigliati e il respiro corto ma, si
accorse, non sentiva stanchezza. Non aveva idea da quanto tempo stesse
combattendo, ma a giudicare dalla luce che filtrava attraverso le finestre
sporche e le erbacce alte probabilmente aveva combattuto tutta la notte. “Tutto
qui? Quanti ne ho sconfitti fino ad ora?” chiese volgendo lo sguardo a Klaus.
“Venti?”
Lui
rifletté un attimo. “Quarantatré se la memoria non mi inganna.”
“Quarantatré?”
Allison sgranò gli occhi. “Ah questo è un nuovo record. Congratulazioni a me.”
“Non
cantare ancora vittoria” Alistar si tolse la giacca e arrotolò le maniche della
camicia con cura. Quel gesto portò Allison indietro nel tempo a tanti anni
prima. Si domandò se Elijah stesse bene, se Hayley fosse riuscita a svegliarli,
se la cura avesse funzionato, se avesse trovato il suo biglietto… forse ora
credeva che fosse morta, forse quel pensiero gli aveva spezzato il cuore.
Sperò
di poterlo vedere un’ultima volta per dirgli quanto lo amava, per dirgli quanto
quei cinque anni senza di lui fossero stati difficili. Voleva solo quella bocca
sulla sua un’ultima volta, il resto non le importava. Aveva già vissuto la sua
personale favola, Elijah era stato il principe azzurro perfetto e se lieto fine
non fosse arrivato poco male, avrebbe gioito comunque vedendolo di nuovo, anche
solo per un minuto.
Non
era così che gli aveva detto una volta? Qualunque cosa accada sei stato il
mio posto più felice.
“Voglio…
voglio che tu sappia che qualunque cosa accada in futuro, io quel posto
speciale l’ho trovato” la donna piegò poco il capo. “Amo il modo in cui mi
guardi, il modo in cui mi fai sentire. Amo il fatto che tu sappia scegliere un
vestito per me, un vestito che mi sta meglio di qualunque altro vestito io
abbia mai acquistato, tra le altre cose” ridacchiò. “Amo il modo in cui mi
accarezzi la guancia per asciugare le lacrime quando piango, amo il fatto che
tu sappia sempre cosa voglio per colazione e amo la tua premura e il modo in
cui mi sorridi. Amo il modo in cui mi ami perché mai nessuno lo ha fatto prima
di te, non così. Quindi qualunque sia il futuro che il destino ha scritto per
noi voglio che tu sappia che amo ogni cosa di te e che sei il posto più felice
in cui mi sia mai capitato di vivere.”
Elijah
rimase con gli occhi fissi dentro i suoi, non si accorse nemmeno che alcune
lacrime gli avevano rigato le guance fino a quando lei non le asciugò con un
movimento delicato del pollice. Spiazzato sarebbe stato l’aggettivo giusto da
usare in quel momento per descrivere come si sentiva; spiazzato dall’amore che
aveva sentito in quella dichiarazione, dal battito del suo cuore che batteva in
sincrono con quello della meravigliosa donna che amava. Senza dire niente
avvicinò la bocca alla sua e la baciò, stringendosela addosso con delicatezza.
“Io
ti amo più di ogni altra cosa al mondo” le disse. “Non sono altro che un’ombra
senza di te, non lo sapevo prima di quel bacio al gusto di gelato di tanti anni
fa. L’ho saputo solo nel momento esatto in cui le tue labbra hanno toccato le
mie e mi sono sentito vivo come mai prima” le accarezzò i capelli facendo
vagare lo sguardo dagli occhi alla bocca. “Ti amo più di ogni altra cosa al
mondo” ripeté. “Più di ogni altra persona.”
Un
colpo al viso la scosse dai suoi pensieri, barcollò e per poco non cadde. Dal
suo naso prese a scendere del sangue. Avrebbe potuto guarirla concentrandosi
solo un po’, ma non sapeva ancora come farlo e farlo male le avrebbe
semplicemente fatto perdere tempo ed energia e di entrambi non ne aveva a
sufficienza.
“Ti
ho colta di sorpresa forse?” Alistar rise guardandola. “Non te l’hanno
insegnato? La regola numero uno è mai abbassare la guardia.”
La
cacciatrice rimase immobile un attimo mentre un altro ricordo le sfiorava la
mente. Regola numero uno…
Lui
le baciò delicatamente le labbra, poi annuì. “Parla pure.”
“Abbiamo,
o comunque stiamo per intraprendere una relazione, giusto?”
“Corretto.”
“Bene,”
Allison gli baciò il collo ed il mento prima di continuare. “Affinché funzioni
dobbiamo stabilire qualche semplice regola.”
L’Originale
fece cenno di sì col capo mentre un calore lo scaldava e il suo corpo reagiva istintivamente
al profumo che lei emanava.
“Regola
numero uno, nessun segreto. Ci diremo tutto, anche se sapremo che l’altro non
sarà d’accordo, anche se probabilmente ci arrabbieremo l’uno con l’altra.
Nessun segreto” la donna alzò le braccia invitandolo a sfilarle la maglietta e
lui lo fece facendo poi scorrere il dorso di una mano sulla parte di seno
destro libera dal reggiseno.
“Nessun
segreto” ripeté sbottonandole i jeans.
“Regola
numero due, ci preoccupiamo l’uno per l’altra, ma rispettiamo i reciproci
spazi. Io mi fiderò delle tue scelte e tu ti fiderai delle mie. Magari ne
discuteremo, ma non dobbiamo mai dimenticare che indipendentemente da tutto, io
so ciò che faccio e…beh anche tu sai ciò che fai.”
“Non
ti dirò mai e poi mai cosa fare. Capito.”
Allison
rise. “Sei sveglio, Mikaelson. Hai saputo leggere tra le righe.”
Il
vampiro sospirò, le prese il viso tra le mani e disegnò il contorno di quelle
labbra rosate con la punta della lingua. “Hai altre richieste?” le domandò
facendo scivolare le mani fino a fianchi.
“Dimmelo
di nuovo,” la voce della donna divenne un sussurro mentre lui se la stringeva
addosso, facendo aderire perfettamente i loro corpi.
Lui
affondò la lingua dentro la sua bocca, in un bacio forte, intenso,
appassionato. Si perse in quella danza calda e umida di cui non avrebbe più
saputo fare a meno e la strinse ancora di più. “Ti amo” le sussurrò staccandosi
dalle sue labbra.
“È
tutto quello che sai fare?” le disse ancora Alistar e per quanto lei stesse
provando a controllarsi una rabbia le montò dentro, esattamente come quando
aveva sperimentato la prima volta quel potere.
Ridendo
alzò il capo e tendendo la mano gli fece segno di avvicinarsi. “Cosa stai
aspettando?”
Alistar
attaccò.
****
Elijah
non aspettò gli altri, fece strada all’interno della tenuta, di quella che una
volta era la loro casa. Era lì che Freya aveva rintracciato Allison usando un
campione del suo sangue di cui Hayley era in possesso.
“Fermati
Elijah” gli disse Kol pizzandoglisi davanti. “Non sappiamo cosa ci aspetta lì
dentro, non possiamo entrare così impulsivamente. Marcel è ancora la bestia che
cinque anni fa ci ha morsi condannandoci a metà decade in una maledetta
dimensione alternativa.”
Il
maggiore dei Mikaelson guardò la mano che suo fratello gli aveva poggiato sul
petto per fermarlo, poi rialzò lo sguardo su di lui. “Allison è lì dentro” gli
disse. “Forse anche nostro fratello.”
“Nostro
fratello sa cavarsela” gli disse Kol. “Quanto ad Allison, credo che potrà aspettare
qualche altro minuto. Se non…”
“Non
dirlo!” lo avvertì Elijah. “Non dire quello che stavi per dire.”
“Ma
è una possibilità e tu lo sai.”
“Ho
passato gli ultimi cinque anni con lei, a stretto contatto” intervenne Hayley
guardando prima Kol, poi anche Rebekah e Freya. “Credetemi se vi dico che se lì
dentro qualcuno è morto non è di certo Allison.”
Ripresero
il cammino e quando arrivarono nel grande atrio si fermarono fissando lo
sguardo sulla scena che si presentò loro. Una cinquantina di vampiri morti
sparsi per tutto il pavimento, Klaus, Allison e Marcel in piedi in mezzo ad
essi. La donna dava loro le spalle ma si raddrizzò non appena li percepì.
Lo
sguardo di tutti e tre si poggiò su di loro. L’Ibrido Originale rimase
immobile, travolto da una marea di sensazioni diverse. Cinque anni lontano
dalla sua famiglia e solo ora si rendeva conto di quanto gli fossero mancati
tutti. “I Mikaelson al completo” mormorò con un sorriso. “Ce ne è voluto di
tempo.”
Allison
si voltò verso Marcel. “Sparisci” gli intimò. Lui guardò per un attimo Rebekah,
poi sparì.
****
Hayley
fece un discreto cenno del capo ad Allison mentre Klaus abbracciava i suoi
fratelli dopo aver abbracciato lei. La cacciatrice ricambiò, poi poggiò gli
occhi su Elijah che le si stava avvicinando a passo lento. Aveva gli occhi
pieni di lacrime e come la più sciocca delle ragazzine lei si chiese se avesse
un aspetto decente o se invece fosse fuori come si sentiva dentro: un disastro.
“Allison”
le sussurrò lui.
Lei
indietreggiò e scuotendo il capo alzò una mano per fermarlo. “Dio solo sa
quanto sono felice di vederti Elijah” gli disse iniziando a piangere. “L’unica
cosa che vorrei fare adesso è baciarti e stringerti fino allo sfinimento.”
“Allora
fallo, perché io voglio lo stesso.”
“Non
sono più la donna che ricordi. Ho ucciso tutti questi vampiri” disse allargando
le braccia. “E potrei andare avanti per tutto il giorno senza accusare neppure
un briciolo di stanchezza. Non sono più la donna che amavi cinque anni fa.”
Lui
la raggiunse e senza esitazione le prese le mani. “Tu sarai sempre la donna che
amo” le accarezzò il viso e infine lo prese tra le mani. “Qualunque cosa tu
faccia, qualunque cosa tu sia io ti amo.”
Allison
pianse più forte, cinque anni di paura nascosta uscirono fuori bagnandole il
viso, bagnando le mani grandi di Elijah.
Lo
baciò.
Quando
l’Originale ricambiò stringendola forte si accorse che per cinque anni aveva
trattenuto il respiro.