Yume
wo otte mayoikonda kokoro no mori no oku
Kagami
yori sunda izumi
utsuru yuganda Smile
Koboreta
namida wa (Don't Cry) kin demo gin demo nakute
Arifureta
namida
(Fall From My Eyes) megami mo kizukanai
Masayume
Chasing Chasing
Koero
motto jibun shijou saikou no
Ima
wo
Chasing Chasing
Sou
egaita jibun ni natte moyase mune no hi wo
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na na na
na Oh
Kakenukero
Hero
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na (Hey)
na na na (Oh)
Moyase
mune no hi wo (My Life... Yeah)
Me
wo tojite mimi sumaseba kasukani yobu koe
Daremo
inai hazu no mori
de miageta sora no ao
Koko
he ha modoranai (Good Bye) kodoku toiu
na no moudoku no
Amaku
Kaoru Hana (Fill up the sky) sakihokoru
sekai ni
Sayonara
Changing Changing
Koero
motto jibun shijyou saikou no
Egao
Changing Changing
Sou
Onegai ha Kanau wa kitto terase mune no hi
yo
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na na na
na Oh
Kakenukero
Hero
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na (Hey)
na na na (Oh)
Terase
mune no hi yo
Hey
mou mechakucha haato de hontou no jibun ga dareda ka
Wake
up shite
make up enen mainichi kurikaeshite Fade Out (Ah...)
Konna
akumu
kara (La...) No Way Baby (No Way Baby)
(na
na na na na) Nukedasu
ni ha (Go Gotta Go Now) me wo samasu shika nai
Mabushii
asahi
abite me wo korasu saki ni
Ano
hi ni mita mirai ga te wo
hirogeteru
Whoa
Whoa
Masayume
Chasing Chasing
Koero
motto jibun shijou saikou no
Toki
wo
Chasing Chasing
Sou
egaita jibun ni natte moyase mune no hi wo
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na na na
na Oh
Kakenukero
Hero
Na
na na na na na na Oh
Na
na na na na Hey Hey
Na
na na na (Hey)
na na na (Oh)
Moyase
mune no hi wo
(Masayume
Chasing-BoA)
Tutto
è per Zeref.
Esisto
solo per Zeref.
Non
c'è nulla che non sia per Zeref.
Apro
gli occhi per la prima volta pensando a questo.
“Occhi,
io ho degli occhi.”
Mi
guardo intorno, ma vedo poco, non sono ancora abituata alla luce.
“La
luce, cioè ciò che vedono i miei
occhi.”.
Però
io... chi sono?
“Etherious,
la più pura razza demoniaca che esista, creata dal Sommo
Zeref.”.
“Tutto
è per Zeref.”.
“Io
sono un Etherious.”.
“Io
sono per Zeref.”.
“Come
le so queste cose?”.
Finalmente
ci vedo bene.
Ci
sono altri Etherias (come so che lo sono?) qui con me, e sono molto,
molto grandi... no, sono io a essere piccola (piccola, il contrario
di grande); se fossi stata un'umana, avrei avuto l'aspetto di una
bambina di otto o nove anni (come faccio a saperlo? Umana,
cos'è
un'umana?).
Non
che sia importante, sono tutti per Zeref, come me.
Uno
che sembra un grosso polipo (che cos'è un polipo?) mi
squadra con la
bava tra le labbra.
-Una
nuova? Chissà se è saporita...-.
Faccio
un passo indietro, deglutendo a vuoto. Queste parole mi fanno...
paura. Paura?
Cos'è?
Non mi piace...
-Heh!
Boom!- Un demone poco più grande di me (dodici anni fosse un
umano,
e ci assomiglia, ma ha delle orecchie e un naso da ocelot;
cos'è, un
animale? E un animale, cos'è?) schizza da una parte
all'altra della
stanza, facendo esplodere oggetti al suo tocco.
Esplodere...
questo concetto è difficile...
Poi
ce n'è uno più grosso, corazzato d'acciaio e con
l'aspetto di un
pesce, mi scruta con aria diffidente (come so tutte queste parole?).
-Sarà
davvero utile alla nostra causa? È piccina.-.
Gonfio
le guance, questo mi ha messa a disagio. Ma non so perché, e
non so
nemmeno cosa sia il disagio. Anche questo, immagino, mi mette a
disagio.
-Tutto
è utile se è creato da Zeref.- Tuona qualcuno,
è qualcuno di
importante, lo sento; e io mi inginocchio a terra, abbassando lo
sguardo d'istinto.
“Questa
voce è di Zeref-sama? No, è di...
M...Mard...Geer-sama? Mard Geer,
chi è? Io gli devo... obbedienza... totale
obbedienza.”.
Anche
gli altri si sono inginocchiati, persino il felino scalmanato; Mard
Geer, chiunque egli sia, è alle mie spalle e quindi non lo
vedo, ma
sento la sua presenza schiacciante che mi immobilizza.
Una
figura in fondo, però, si alza e mi si avvicina;
è in ombra, poi la
vedo bene, una giovane ragazza (ancora il linguaggio umano) di circa
vent'anni, dai lunghi capelli verdi ispidi tra i quali spuntano
orecchie appuntite, o forse è solo la sua acconciatura, non
lo
capisco; ha due labbra scure e sottili come petali di rose nere, dei
lineamenti appuntiti e aquilini, ma soprattutto ha un grande seno
prosperoso e accogliente, le mani artigliate e forti e le gambe
rapaci, affilate per lacerare la carne e capaci di afferrare un uomo
e scagliarlo lontano... oppure di prendermi e portarmi via.
Prendimi
con te...
“Mamma?”.
Arrossisco.
“Cosa
sto pensando? Tutto è per Zeref, perché ho
pensato quelle... parole
strane?”.
La
ragazza si abbassa alla mia altezza, allunga la mano e mi accarezza
le guance. Le sue dita pungono, fanno un po' male... ma è
piacevole... è molto piacevole...
-Il
mio nome è Kyouka. Il tuo qual è?-.
Nome?
Ma non serve, è tutto per... un nome... però il
suo è bello...
Kyouka
alza un poco le dita, sfiorandomi i capelli.
-Che
ne dici di Sayla? Ti piace?-.
Io
la guardo confusa, non so cosa dire. Percepisco tante farfalle volare
nel mio stomaco, e la testa è tanto calda.
Kyouka
mi sorride, allora mi sento mancare, il mio cuore ha fatto una
giravolta: non ho idea di cosa sia, e anche se mi sembra faccia male
in realtà... è piacevole... molto piacevole...
che bello...
-Sì!-
Esclamo di getto, qualunque cosa detta da lei è musica per
me.
Uhm,
dunque è questa la mia voce. Non è brutta, ma mi
piace di più
quella della nobile Kyouka.
-Bene,
sono contenta. Sei molto bella, Sayla-chan.-.
Mi
sento di nuovo mozzare il fiato.
-Grazie...-
Riesco a sussurrare, e in viso devo essere paonazza; che vuol dire
rossissima.
Kyouka
aggrotta la fronte.
-Però
penso che potrei renderti unica... se mi permetti.-.
Io,
Sayla, annuisco, lei può fare qualunque cosa voglia con me.
Ora è
come se esistessi anche per lei.
Così,
lentamente, Kyouka allontana le mani dal mio cranio e, sempre
lentamente, sento la testa diventare... diventare pesante.
Mi
metto le mani tra i capelli, incontrando qualcosa di duro. Tastando
capisco che sono due corna. Due splendide corna, due regali di
Kyouka.
-Allora,
ti piacciono?- Lei sorride di nuovo, stavolta con un lieve rossore
alle guance; e io, oh, io non riesco a trattenermi! Il mio petto
batte fortissimo, allora le salto addosso e la abbraccio più
forte
che posso, tuffandomi in quelle morbide mammelle.
Dopo
un paio di secondi mi immobilizzo in quella posizione, temo di aver
commesso un errore irrimediabile; ma poi le braccia di Kyouka mi
cingono la schiena, massaggiandola delicatamente.
Ancora
quella sensazione di felicità, e quella parola strana in
testa.
“Mamma.”.
Non
ci sono...
Non
ci sono
Non
ci sono più
Non
ci sono più.
Non
ci sono più!
Non
ci sono più!
Non
ci sono più!!
NON
CI SONO PIÙ!!!
Controllo
ricontrollo mi strappo i capelli devono esserci sono sempre state
lì
perché non riesco più a sentirle
perché non ci sono più??? Dove
dove dove sono dove so-
Ah...
Sono...
A
terra...
Eccole,
sono a terra, ma...
Sono
così...
Così
piccole... sono scheggie così piccole, non riesco nemmeno...
nemmeno
a tenerle tra le mani... non... a...
Per...
ché...
Perché...
per... quale... motivo... per quale motivo??? Per quale motivo
è
successo questo perché le mie corna non ci sono
più perché il suo
dono non c'è più perché
perché perché PERCHÉ PERCHÉ
PERCHÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ???
-RHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-.
Quel
ruggito mi esce dalla bocca mischiato a sangue e particelle di
anti-ethernano, e con essi si spiaccica a terra in una pozza scura e
densa.
Urlo,
urlo e urlo più forte, alla fine la voce mi viene meno e non
mi
resta che piangere.
E
piango, piango tutto quello che mi rimane, tutto il dolore, la paura,
la disperazione, lo piango così, col vomito.
-K-Kyouka-sama!
I-Il suo-suo regalo! Le-Le-sue-i-io-c-co-cosa-ho-f-fatto???
Co-Cosa-ho-fa-tto???-.
L'ho
tradita, ho permesso che-che quello che mi aveva dato... che quello
che mi aveva dato... che le sue corna... le sue... n-noh! No-oh!
No-hoh!!! No!!!
Senza
rendermene conto mi sono sdraiata e mi giro tra la polvere,
singhiozzando e rigurgitando insieme. Del resto mi sono dimenticata,
degli umani, della missione, dell'umiliazione subita, persino del
dolore che mi incendia tutto il corpo; è quello in petto a
fare
davvero male, per averla delusa, è per questo che mi strappo
i
capelli e urlo anche se non ho più una voce che mi
appartenga.
-Pe-er-do-nami!
Per-donami! Perdonami, Kyouka-sama! Per-do-dona-a-mi!!!-.
Caldo
Ssento
caldo; è il mio corpo?
No,
no, non posso essere io, io non... No, dall'alto, viene dall'alto ed
è sempre più forte, così tanto che le
mie lacrime nemmeno si
versano più; e anche del rigurgito sul terreno non rimane
altro che
una macchia sbiadita.
Poi
una forte esplosione mi mozza il fiato e mi acceca; ma nella mia
iride rimane impressa la sagoma di fuoco che ora si erge furiosa
davanti a me.
Quanto
era passato? Dodici... forse tredici mesi... non riusciva a
ricordarlo...
Balle.
Tredici
mesi, due settimane e quattro giorni; quello era il tempo passato da
quando l'aveva visto l'ultima volta.
Poco
più di un anno dunque, ed era cambiato molto da come se lo
ricordava; e quel giorno lo ricordava bene, molto bene,
maledettamente bene.
I
capelli erano un po' più lunghi, infatti un ciuffo quasi gli
copriva
l'occhio destro, e avevano assunto la tonalità scarlatta che
quella
volta aveva dominato la rosea solo per un paio di istanti; ma ora
avevano anche le punte nere come la pece. Era diventato più
alto,
forse più di lei, anche se un po' più asciutto;
la sua pelle era
bruciata in più punti, fumava; le braccia e le gambe erano
coperte
di bende, ma portava anche dei pantaloni neri anch'essi ustionati; il
tatuaggio di Fairy Tail ora era su entrambe le spalle, rosso
anch'esso, ma spento e sovrastato da quello scuro di Tartaros; e lo
stesso simbolo era marchiato a fuoco, un marchio recente, sul suo
stomaco.
E
i suoi occhi erano...
Malvagi.
Prima
erano carichi di vita e tanto buoni, ora erano come infuocati
dall'ira, dalla sete di distruzione, però anche anneriti da
un lieve
strato di fuliggine che conferiva loro un senso di vuoto abissale.
Ma
a cambiare più di tutto era la sua aura: era stravolta, era
devastante solo percepirla, e soffocante per il calore che emanava.
Era
furioso, come mai l'aveva visto prima.
Eppure
era proprio lui, era il suo Natsu, il suo compagno di gilda, il suo
amico, il suo allievo, il suo compagno di bagno, dopo tutto quel
tempo finalmente lo rivedeva, poteva parlargli, poteva-
PEW
L'orecchio
sinistro ebbe come un botto, lo sentì bruciare, poi venne
l'odore di
capelli bruciati.
I
suoi.
Una
ciocca intera era stata portata via; voltatasi, vide che lo stesso
era successo al cannone Armstrong.
E
ai petti di Jet e Droy.
I
due, sotto il suo sguardo esterrefatto e impotente, aprirono la
bocca, sputarono un fiotto sanguigno e crollarono a terra. E si
sentiva come se avesse colpito anche lei.
-Avrei
potuto accettare- Iniziò lui: -che l'aveste semplicemente
sconfitta.-.
“N...No...
questo... non è possibile...”.
-Avrei
potuto accettare che l'aveste ferita.-.
“Ha
appena... lui ha appena... no...”.
-Avrei
potuto accettare... sì, persino che l'aveste uccisa,
perché eravate
suoi nemici. Io questo l'avrei accettato.-.
“No...
non di nuovo... non di nuovo...”.
Si
inginocchiò, l'orecchio scottava come un carbone vampante,
scaldava
le sue lacrime rendendole lava sulle guance.
-Ma
non posso... io non posso assolutamente accettare che l'abbiate fatta
piangere in questo modo!!!-.
Una
ventata d'aria calda le sferzò i capelli, ridandole un
momento di
lucidità.
“Per
questo allora... per questo tu... per averla fatta piangere...”.
Ma
poi il calore diventò insostenibile, e dovette piegarsi per
sputare
la bile che le otturava la gola.
-Non
posso... non posso... NON LO POSSO
ASSOLUTAMENTE ACCETTARE!!!-.
Erza
sentì il sangue nelle vene ribollire, ogni singolo capillare
si
accendeva di rosso tracciando un reticolato su tutta la sua pelle;
poi se la portò via, tutta quanta, la vide annerirsi e
sbriciolarsi
davanti ai suoi occhi, scoprendo i nudi muscoli, quindi sparirono
anche quelli, poi le ossa, poi i capelli, poi il cranio, poi tutto
quanto, di lei non rimaneva che una fuliggine nera e poi
sparì anche
quella.
Rimase
solo il calore, e l'odore di carne bruciata e...
Quel
rumore.
Quel
rumore indescrivibile, possente, tonante, bruciato; spaventoso, tanto
spaventoso.
E
non una semplice paura, come quella del buio o dei fantasmi,
né
l'angoscia durante una battaglia che aveva già incontrato
molte
volte.
No.
Era
il terrore primordiale di trovarsi di fronte a un demonio, di essere
una flebile candela davanti a un interminabile incendio e di venire
divorata da esso.
-Voi
brucerete, brucerete tutti, umani.-.
Natsu
parlava tenendo i denti stretti e il tono basso, come un ringhio
sommesso ma scandito in ogni parola: -Non
mi
fermerò finché non sarete tutti cenere sotto le
mie scarpe. Perciò
tremate ogni secondo della vostra inutile vita, perché io
tornerò,
e voi implorerete pietà.-.
Pietà
Pietà
Era
quello
Che
le spettava?
No.
Cazzo
no.
Si
rialzò; risentì il cranio, i capelli, le ossa, i
muscoli, il sangue
nelle vene, e sguainò la spada contro di lui (doveva essere
una
figura patetica vista da fuori, tremolante e balbuziente al limite
del ridicolo. Già, doveva essere così.
Chissà.).
-T-Ti
sbagli.-.
Lui
già non la badava più, si era voltato e aveva
preso tra le braccia
la demoniessa; però lei non si mosse, continuò a
tenere alta la
lama, il braccio stava collassando ma non per questo si sarebbe
arresa.
Non
un'altra volta.
-Q-Q-Questo
non cambia nulla... questo non cambia proprio nulla.- Sputò
fuori;
una fiammata lo circondò, l'aveva capito, stava per
andarsene di
nuovo. Allora riprese.
-Faremo
di tutto per fermarti. Se tu ci brucerai, noi arderemo, ma non ci
consumeremo fino a quando non capirai.-.
Natsu
si fermò.
-Capire
cosa?-.
Era
difficile parlare ancora, le mancava il fiato, eppure riuscì
a
rispondergli ghignando.
-Che
ti stiamo aspettando, Natsu.-.
-Non
vediamo l'ora che tu ritorni.-.
Natsu
ammutolì, poi il fuoco lo nascose e, quando la vampata si
attenuò,
lui era scomparso.
Allora,
finalmente, abbassò il braccio e inspirò a pieni
polmoni. O quello
che ne restava.
Bickslow
e Kagura erano rimasti a terra, e così Freed, Lisanna,
Yukino, Juvia
e Flare; Jet e Droy, poco più indietro, non si sarebbero
rialzati
più.
Versò
una lacrima per ognuno di loro, poi le altre vennero da sole.
Si
mise a carponi e sfogò al cielo tutta la sua rabbia, fino a
quando
non riuscì più a tenere gli occhi aperti.
Il
mostro di ferro grugnì sotto la maschera, il suo sembrava un
respiro
scatarrato amplificato al megafono; i suoi capelli ispidi si
rizzarono all'indietro mentre guardava il diavolo sparire nel fuoco,
pizzicando il piccolo essere sulla sua schiena, il cui unico occhio
aperto non si spostava dai due cadaveri.
E.N.D.
non aveva mai avuto una buona memoria; o almeno, nulla di
eccezionale.
Perciò
a volte si perdeva in quel castello, a dirla tutta non sapeva neanche
quante stanze avesse; a sua discolpa era davvero molto grande, il che
poteva essere divertente in alcune situazioni: per esempio lasciava
in giro Mirajane quando era in stato passivo e si divertiva a
monitorare la sua reazione quando si svegliava.
Ma
in quel momento ricordava tutto e anche di più.
Ripercosse
a partire dal trono ogni passo di sette settimane e due giorni prima.
Dieci passi nel corridoio di destra, che rimbombavano offuscati dai
lamenti di Sayla.
-Scusi...
sigh... mi scusi... ho fallito... sigh... mi scusi...-.
Strinse
i denti, oltre le due porte in fondo, quindi a sinistra.
-La
prego... io... mi scusi... sigh... non volevo... ho provato... io ho
provato a...- Gli vomitò addosso.
Otto
metri poi di nuovo a sinistra.
-Sigh...
la prego... non punisca... non la punisca... sigh... è solo
colpa
mia... la prego...- Ancora vomito.
Due,
cioè tre passi a sinistra e... cazzo quanto ancora???
-È
colpa mia... sigh... l'ho delusa... ho deluso tutti... sono un
fallimento... sigh... così patetica...-.
Eccola
finalmente, sfondò la porta con un calcio ed
entrò nella “stanza
da ricchi sposati” come la chiamava lui.
-Mi
odierà... le ho perse... lei mi odierà... sigh...
sono diventata...
una di loro... sono patetica... sono...-.
Le
mise un polpastrello sulle labbra, finendo di sistemarla nel letto, e
lei si zittì. Muoveva le pupille sotto le palpebre chiuse
come se
cercasse di vederlo, ma per il resto ora era immobile.
Lui
alzò le dita e le fece passare tra i suoi capelli, fermando
un
ciuffo di capelli tra pollice e indice.
Sayla
borbottò qualcosa, schiudendo appena le labbra.
-Sola...
non mi lasci sola... la prego...-.
La
guardò, rimase a lungo su di lei, era composta anche in
quella
posizione: teneva il mento alto e lo sguardo rilassato, nonostante
fosse solcato da mille lacrime; ed era bella, bella davvero.
Era
doloroso guardarla, un dolore al cuore, e se lo strinse.
Poi
la sentì.
-Mi
dispiace.-.
Lui
non si voltò neanche, si immaginava la sua faccia
dispiaciuta e
questo gli bastava.
A
stomacarlo.
-Voi
umani siete dei mostri.- Disse invece.
Buffo,
era la prima volta che se ne rendeva conto; ah, lei non capiva, lo
percepiva, e il suo dubbio era irritante.
Strinse
i pugni, guardare Sayla ancora gli faceva salire una tale rabbia, e
ripensare alla voce di Meldy, quel “mi dispiace”
così
desolato... e le parole di quella donna, ancora disposta a
riaccettarlo, che gli parlava così dolcemente nonostante
tutto
quello che aveva fatto, era... era...
-Mi
fate schifo! Siete tutti uguali! Tutti!!!- Glielo urlò sulla
sua
faccia stupita, poi la attraversò e uscì; era da
tanto che non
sentiva quel tipo di fiamme in corpo, quella furia e quella voglia di
vendetta, quella rabbia, non per lui, ma per qualcun altro, verso
quegli umani bastardi, che mai come allora aveva voluto schiacciare
sotto le sue suole e ridurre in polvere, lentamente, penosamente, e
gustarsi le loro grida disperate mentre...
Da
quel momento tutto si fece vacuo, non sapeva come né
perché ma era
finito in quella stanza.
-Na...tsu?-.
Quel
tono confuso era benzina sul fuoco.
-Cos'è
che non capisci? Non posso stare qui forse???-.
-No,
no... sono contenta...-.
La
vide, rintanata in un angolo, stretta in quella coperta lurida, un
misero verme sputato dal terreno, così come
l'umanità intera, sì,
quella non era solo Lucy, era tutta quanta la feccia.
E
vederla tutta insieme lo bruciava ancora di più.
-Come...
come fai a essere contenta??? Come fai a...-.
E
lei sorrise.
Quel
sorriso, quelle lacrime commosse, furono l'ultima goccia
dell'umanità.
Con
due grandi passi si spostò davanti a lei e le
sferrò un calcio
nello stomaco, all'umanità.
Lei
mugugnò e si sdraiò a terra, il suo legittimo
posto, offrendogli
ancora il ventre.
Accettò.
-Bugiarda!-
Calcio: -Sei una bugiarda!- Calcio: -Come tutti gli altri umani!-
Calcio: -Distruggete tutto, fate del male, ma non siete come noi! Noi
ce l'abbiamo in testa, non possiamo scegliere! Voi invece lo volete
fare, e poi dite che vi dispiace! Che non volevate! Mi fate
schifo!!!-.
Un
mancamento, buio, poi la sua voce.
-È
tutta colpa tua!-.
Buio.
-Tu
mi hai ammorbidito!-.
Buio.
-Tu
mi hai reso questo... questo ibrido! Tu mi stai facendo soffrire, lo
capisci??? Tu, tu, tu!!!-.
-Tu
hai permesso tutto questo! Tu hai fatto in modo che io lo
permettessi!-.
-Per
colpa tua io l'ho mandata lì! Per colpa tua lei si stava
scusando
con me!-.
-Lo
capisci??? Lei vomitava, e piangeva, e soffriva!-.
-E
si stava scusando! Con me! Non mi perdonerò mai per questo,
lo
capisci??? È tutta colpa
Mia
Già.
Sua.
Gli
umani non c'entravano nulla.
Era
solo sua la colpa.
Già.
Sua...
Sangue?
“Ho
il pugno che sanguina.” Pensò subito.
No,
era coperto di sangue. E di muco. E scottava.
Strana
sensazione, a dire il vero.
Uh,
nell'altra mano teneva qualcosa; alzò il viso e si chiese
cosa fosse
quella... cosa. Poi lo capì, e con uno scatto di orrore la
lasciò
andare.
Lei
cadde, e neanche un cadavere cadeva così.
Non
l'aveva colpita solo allo stomaco, era piena di lividi e di ustioni
anche sulle braccia, sulle gambe, sul seno, sulla schiena. Sul viso.
Tanto, sul viso. Era ormai irriconoscibile.
Tra
le dita sentiva ancora il pesto delle sue carni e il duro delle sue
ossa.
Si
allontanò, passandosi una mano sul viso per calmarsi; non
una bella
mossa, perché si imbrattò di sangue anche
lì.
Meldy,
apparsa da chissà dove, era piegata sulla carcassa di Lucy,
piangeva
e le chiedeva se poteva sentirla. Che sciocchezza, sapeva anche lei
che nessun altro a parte lui poteva sentirla, insomma, neanche
esisteva veramente.
Certo,
se avesse collegato col Link anche Lucy l'avrebbe vista. Uhm, e se
avesse collegato il suo esercito, non avrebbe facilitato le
comunicazioni? Perché non ci aveva pensato prima? Non era da
scartare come idea, anzi, quella magia poteva essere il suo asso
nella manica, sì, avrebbe subito provveduto a
CAZZO!!!
CAZZOCAZZOCAZZO!!!
Si
piegò e si rigurgitò sui piedi, poi si
sentì venir meno e uno
strano fischio alle orecchie gli fece quasi perdere l'equilibrio;
presto capì che non era un fischio, ma le grida di Lucy che
solo
allora gli arrivavano alle orecchie.
Vomitò
di nuovo.
Rialzatosi,
notò che due soldati erano apparsi sulla porta e lo
fissavano come
impietriti.
-Curatela.-
Si sentì dire.
I
due sussultarono.
-Ma
signore, noi non...-.
Il
pugno si schiantò sul muro, lasciando uno SPLAT al posto
della sua
testa.
Il
corpo del soldato si accasciò a terra, mentre l'altro
mollò la
lancia e indietreggiò terrorizzato.
Natsu
lo puntò, si scrocchiò il pugno dolorante e
ripeté l'ordine, e
stavolta il demone non perse tempo per prenderla tra le braccia.
Il
Cremisi barcollò ancora, scavalcò il cadavere e
uscì dalla stanza;
le fiamme della rabbia si erano estinte ma ne percepiva le ceneri
urticanti, quelli del rimorso.
Per
Sayla, per Lucy e per sé stesso. Soprattutto per
sé stesso.
Si
sedette nascondendo la testa tra le mani, lasciandosi inondare da un
nuovo fuoco, liquido, estraneo, acido, che usciva dagli occhi con le
lacrime e dalla bocca col vomito.
Più
tardi scoprì che lì dentro era rimasto mezz'ora.
***
Era
stata una giornata molto dura. Un'altra, come tutte.
Si
abbandonò sul morbido materasso, addormentandosi quasi
subito. Dormì
un paio d'ore, poi si svegliò sudata.
I
soliti incubi.
Andò
al bagno, si sciacquò il viso e si specchiò.
-Buongiorno.-
Disse al mostro dall'altra parte.
Rientrò
in camera, tirò le tende e si sdraiò di nuovo nel
letto.
Si
girò, girò e rigirò immersa nei suoi
pensieri, fin quando non
sentì uno svolazzio d'ali alla finestra.
-Wendy,
sei sveglia?-.
-Mmm.-.
Si
rialzò sbadigliando, come se avesse appena dormito, quando
erano
mesi che non ci riusciva più.
-Buongiorno
Charle.-.
-Non
hai dormito neanche stanotte?-.
Dritta
al punto, come sempre.
-Un
po' meglio delle altre volte, grazie. Dov'è Happy?-.
Charle
fece spallucce, ma sorrideva.
-E
chi lo sa!-.
Wendy
ridacchiò, ormai quel gatto blu era l'unica cosa che la
faceva
ridere ancora.
A
volte.
Comunque
Charle sembrava portare delle buone notizie.
-Wendy,
sono arrivate delle persone che vogliono vederti. Scendi, ti
piacerà.-.
Incuriosita,
la raggiunse al piano terra del condominio, dove trovò anche
le
“persone”.
-Men!
Il tuo parfum non è cambiato, Wendy cara!-.
Come
al solito si fecero avanti uno alla volta.
-Secondo
me invece sei sempre più affascinante.-.
-Non
è che ti trovi più matura...-.
-Puoi
chiamarmi fratellone, se ti va.-.
-Eheheh...-
Wendy indietreggiò un po' imbarazzata, anche loro erano
sempre
uguali.
-Men...-
Un exceed con il volto di Ichiya si mise ad annusarla.
-N-Nichiya-san...
è un piacere rivederti... e rivedervi tutti, è
ovvio.-.
-Kunkunkunkun...
men!-.
Ecco,
era con loro da un minuto e già si sentiva a disagio.
Ma
i “rinforzi” stavano entrando proprio in quel
momento.
-Yo,
Wendy!-.
La
dragon slayer si voltò, sobbalzò, si
illuminò.
-Ragazzi!
Non ci posso credere!-.
Asuka
corse da lei e la abbracciò; accidenti, era cresciuta
tantissimo!
-Ciao
Wendy-nee!-.
-Ciao
Asuka! È da un po' che non ci si vede, eh?-.
Alzack
e Bisca la raggiunsero, seguiti da Macao e Wakaba, tali e quali a
quando li aveva lasciati mesi fa; si salutarono, si sorrisero, poi si
chiesero l'un l'altro come stavano. Quelle che un tempo erano domande
di formalità ormai erano le uniche davvero sincere.
-Noi
tre viviamo vicino a Magnolia.- Iniziò Alzack: -Anche se
spesso io
devo partire per qualche missione.-.
-Magnolia?
Ma non è un po' vicino al confine?- Si preoccupò
Wendy.
Alzack
e Bisca si scambiarono un sorriso malinconico.
-È
pur sempre casa nostra. E poi è sicura.-.
-Già,
anche noi viviamo lì.- Annuì Macao.
-Parla
per te, vecchietto! Io mi do ancora da fare!- Fece Wakaba.
-Certo,
tra un bar e l'altro!-.
-Calmi,
calmi, non mettetevi a litigare...-.
-E
tu, Wendy?- Le chiese Bisca.
-Io?-.
-Già,
sei qui a Margareth.-.
-Onee-san,
vieni a trovarci?- Domandò Asuka.
-Ma
certo, Asuka.- Sorrise a quel bel visino roseo: -Non faccio molto,
aiuto all'ospedale.-.
-Io
invece ho sentito altro.- Intervenne Ichiya.
-Dicono
che tu sia la migliore qui, men!-.
-No,
che-che dite...-.
-Invece
è proprio così.- Charle atterrò al suo
fianco, guardandola
indispettita: -Anzi, lavora anche troppo.-.
-Nee,
non dovresti esagerare! Mamma e papà dicono sempre che fa
male!-.
Era
strano vedere quella faccina imbronciata contro di lei, anzi, era
strano che all'improvviso tutti la stessero rimproverando.
Fortunatamente Asuka tornò tra le braccia di Bisca, che le
grattò
amorevolmente la testa.
Poi
entrarono gli ultimi due.
Uno
era un uomo dai capelli metà neri e metà bianchi,
vestito con un
kimono da samurai e con una spada alla cintura; l'altro invece era un
ragazzino dai capelli violacei e gli occhi appuntiti, più o
meno
della sua stessa età.
-Romeo!-.
-Ciao
Wendy!-.
-E
lui è...- Cercò di ricordare chi fosse l'altro
uomo, se Romeo era
entrato con lui e non con suo padre dovevano avere un certo legame,
ma non le pareva di averlo mai visto prima...
-Il
mio nome è Totomaru.- Disse quello con asprezza come
leggendogli nel
pensiero.
-È
il mio maestro.- Le spiegò Romeo.
Poi,
a bassa voce: -Tranquilla, non è cattivo come sembra.-.
“Uhm,
speriamo...”.
-Cì!-
Happy sbucò dalle spalle dell'uomo: -Mi ha persino comprato
del
pesce prima!-.
Totomaru
lo gelò con lo sguardo, e Happy si rifugiò tra le
sue braccia.
-Ehm...
comunque, è bello vedervi, ma cosa ci facciamo tutti qui?-.
-Come,
non lo sai?- La apostrofò Wakaba: -Non hai anche tu questo?-.
Tirò
fuori dalla giacca un foglio di carta. L'aveva già visto,
tra le
mani di Lisanna.
“Non
può essere...”.
Tutti
gli altri ne tirarono fuori uno identico.
-Ho
io il tuo, ragazzina.- Totomaru glielo porse, e
Wendy non osò
chiedergli come mai lo aveva lui.
Proprio
quello che pensava, un invito per Crocus.
-Ma...
ma perché? Perché adesso?-.
-Beh...-
Macao fece per parlare, ma vacillò; e mandò un
qualche segnale muto
al figlio, perché lui disse: -Asuka, che ne dici di uscire a
giocare?-.
-Sì!
Posso mamma?-.
-Certamente.
Non correre trop-
Già
era corsa fuori.
-Vedi,
Wendy,- Riprese Macao: -dopo quello che è successo due
settimane fa
molti nuovi maghi sono stati chiamati nella capitale, soprattutto
quelli che ancora non combattevano.-.
Due
settimane fa... quando le era arrivata la notizia era rimasta
sconvolta... a pensarci bene era da allora che aveva intensificato il
lavoro. Un'altra volta.
-No,
un momento! Io volevo andare lì fin da subito, ma non me lo
hanno
permesso! E ora che sto facendo così tanto qui, mi chiedono
di
andarmene?-.
-Wendy,
capisco quello che vuoi dire.- Disse Alzack: -Però...-.
-No,
non puoi capire!.
Tutti
ammutolirono, persino lei era incredula nel sentirsi parlare in quel
modo.
-Sono
io che ho mandato lì Lisanna! Se solo l'avessi trattenuta
qui, se
solo non le avessi detto di andare, ora non sarebbe...-.
Fu
Bisca a interromperla stavolta: -Wendy, non dirlo neanche per
scherzo! Non è affatto, in nessun modo, colpa tua, e nemmeno
lei lo
pensa!-.
“Lo
penserebbe.” La corresse mentalmente.
-Men!
Ognuno di loro avevano scelto di essere lì, in quel momento,
e
sapevano il rischio che correvano.-.
-E
poi come potevi immaginare che sarebbe successa una cosa simile?-.
Tutti
ora cercavano di confortarla, tutti volevano essere gentili con lei;
ma se solo quella mattina le avesse detto di rimanere a Margareth,
ora Lisanna sarebbe stata bene.
-Considera
tra l'altro- Wendy si sorprese, era Totomaru a parlare adesso: -che
non è detto che sarebbe cambiato qualcosa. Non è
detto che la tua
amica, chiunque sia, sarebbe rimasta solo perché tu glie
l'avresti
chiesto. Oppure sarebbe rimasta solo per qualche giorno, e poi
sarebbe partita. O forse se ne sarebbe andata da qualche altra parte,
e ora sarebbe morta laggiù. O chissà, sarebbe
rimasta ma le sarebbe
successo qualcosa di grave qui. Non puoi saperlo, quindi non ha senso
che ti autoincolpi.-.
Wendy
boccheggiò, era rimasta senza parole. Non-non l'aveva mai
vista in
questo modo...
Sussultò
quando Charle la prese per mano.
-Wendy,
loro hanno ragione.-.
La
blu annuì leggermente.
-Non
è strano che ci chiamino solo adesso.- Riprese Macao: -Dopo
un
attentato simile, se ognuno non fosse rimasto al proprio posto,
immagina il caos che si sarebbe creato. Anch'io avrei voluto
precipitarmi lì, ma dovevano riorganizzarsi; almeno ora
potremo dare
una mano.-.
Wendy
abbassò la testa per la vergogna.
-Avete
ragione, scusatemi tutti.-.
Gli
altri le sorrisero comprensivi, poi Bisca le fece la domanda.
-Allora,
vieni con noi?-.
Wendy
distolse ancora lo sguardo: non c'era cosa che desiderava
più al
mondo in quel momento di andare a Crocus per aiutare i suoi amici; ma
non se la sentiva più di abbandonare Margareth, forse
l'avrebbe
fatto nell'impulso di quindici giorni prima, però adesso...
-Prr...-
Happy si era messo a fare le fusa tra le sue braccia.
Per
chissà quale richiamo del subconscio, ripensò a
quel giorno.
“Non
fa niente, solo... solo ritorna viva, ti prego.”.
“Certo,
ci puoi contare! Vedrai, ci rincontreremo presto!”.
“È
una promessa?”.
…
-Va
bene, vengo con voi.-.
-Bene,
allora prepara i bagagli, partiamo tra poco.-.
CRASH
Spaccò
il vetro con un pugno e atterrò sul pavimento del Cuore
dell'Inferno
con un tonfo rimbombante.
TONF
Aprì
e chiuse le dita un paio di volte.
Era
bello essere di nuovo vivi.
CRASH
CRASH
Si
voltò, aggrottando la fronte.
TONF
TONF
Altri
due Cambiati, che non aveva mai visto, grossi quanto lui (e non era
cosa da poco) avevano fatto probabilmente lo stesso pensiero.
Uno
era un uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi, pieno di segni
neri in viso e con gli occhi scarlatti; l'altro era più
anziano, con
la barba e i capelli ispidi e grigi e una zona pelosa al centro del
petto.
Emanavano
entrambi un'aura potente, molto più grande della sua.
Non
che fosse un problema, per due motivi.
Il
primo, ovvio, era che stavano dalla sua parte.
Il
secondo...
-Che
hai da guardare? Vuoi essere distrutto?- Grugnì il nero.
Sogghignò.
...era
che tanto poteva farli diventare più deboli di una formica.
E
piccoli abbastanza da essere calpestati.
Si
svegliò per un alito di vento in viso; socchiuse gli occhi,
non
aveva chiuso bene la grotta.
Si
trascinò lungo la parete a furia di spallate, prese in mano
un
fascio di foglie a terra, lo intinse nel fango e lo sistemò
sul
buco.
Ansimò,
non aveva più le forze per tornare indietro, quindi rimase
lì.
Senonché
sentì bagnato sul fianco, abbassò lo sguardo
già addormentato e
vide che la ferita si era riaperta.
Grandioso,
le bende erano di là. Si sdraiò a terra,
allungò la mano e iniziò
lentamente a trascinarsi.
Ogni
metro guadagnato era una fatica, un lamento e cinque minuti di pausa:
ci mise mezz'ora ad arrivare, e già il sangue inzuppava le
fasciature.
Si
sbendò, lavò, disinfettò,
ricucì e rimise tutto a posto.
Gettò
una rapida occhiata alle altre ferite. Stavano guarendo, o almeno non
spruzzavano più pus in giro.
Bene,
nel giro di un mese sarebbe riuscito ad abbandonare quel posto e
cercare di tornare a casa.
Certo
che Acnologia l'aveva spedito davvero lontano... ma non vedeva l'ora
di rivedere i ragazzi.
Un
mese... sperava che il mondo non sarebbe finito per allora.
Si
appoggiò alla parete, tutto eccetto la spalla.
Quella
era rimasta in aria.
“...facciamo
due mesi.”.
-Il
Primo Arco finisce così.-.
-Kukuku!
Lo so, non è così che avresti voluto finisse,
eh?-.
-Ma
è così che vanno le storie. Partono, accelerano,
rallentano, si
fermano, e non si può mai sapere quando o per quanto. E poi
ripartono. Forse.-.
-Sono
tutte uguali, non trovi? Una ripetizione ciclica di... distruzione.
Non succede altro. Si annientano l'una con l'altra, e poi che rimane
se non le ceneri?-.
-Ah,
guarda questa Luna, e queste stelle, si vedono così bene
qui,
sdraiati su questo tetto. Gli umani tendono a pensare... bizzarro,
che tutte le loro storie inizino o finiscano con esse.-.
Alzò
il palmo aperto sulla Luna, poi la strinse.
-Per
questo le distruggeranno. Le renderanno polvere al vento, è
tremendo, non credi?-.
-Oh!
Pensa un po', questo stesso mondo che mi rifiuta, io lo voglio
salvare da coloro che pensano di proteggerlo. È
così, la cosa più
orribile di loro è che in molti... no, tutti credono di
essere nel
giusto.-.
-Ma
non hanno visto tutto quello che ho visto io. Di me dicono che porto
la distruzione, si sbagliano. Io le pongo fine.-.
-Io
odio la morte. Essa è sempre con me, anzi, è alle
mie spalle,
perciò non mi raggiunge mai. Eppure la vedo ovunque posi il
mio
sguardo.-.
-Perché
essa è essenziale, per questo la amo. Ecco, io non porto la
distruzione, io porto la morte, e forse un giorno lei mi
raggiungerà.-.
Volse
lo sguardo di lato, sorridendo al tomo appoggiato al suo fianco.
-Anche
tu porti la morte, per questo ti amo. E porti la distruzione, per
questo ti odio. La tua storia è entrambe, tu sei il fuoco
epuratore,
e quindi tu metterai fine a tutte le altre.-.
-Anche
questa città. È un peccato, è
così bella... la Capitale dei
Fiori, e questo palazzo, il Palazzo Reale. Ma è necessario,
purtroppo, ogni traccia di umanità deve sparire da questo
mondo; la
ricostruiremo però. O forse lo farò solo io. O
chissà, magari mi
sorprenderai e lo farai solo tu.-.
-Forse
ti chiederai cosa ne è delle storie ancora in corso. Non ne
è
niente, non ne sarà niente, se non sono già
finite esse finiranno
presto, come le altre, perché non sono nel giusto.-.
Si
rialzò, riprendendo in mano il volume scarlatto e sorridendo
alla
Luna.
Ma
non c'era Luna quella sera.
-Tu
sei nel giusto, tu e io lo siamo.-.
-Natsu,
mio adorato fratello minore.-.
Il
mio ultimo angolo
Wow
A
dire il vero ho
pensato a lungo a cosa scrivere, ma adesso non mi ricordo niente,
quindi improvviso.
Cosa
dire, se non:
niente
No
dai così fa
schifo; allora, io mi sono sicuramente divertito, ma sono anche
dell'idea che una storia per essere davvero bella debba rimanere
almeno un po' dentro chi la legge. Ci sono riuscito? Magari no.
Ditemelo voi.
Comunque
per
chi se lo chiede
ho intenzione di chiudere così, con un finale aperto, piuttosto
che chiuderla male come
sicuramente farei.
Quindi
ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito (colpo di tosse x2):
INU16,
Lucy_
05,
Yuki263,
JMCA,
Redestinity,
_cercasinome_,
Barbara24Marzo92,
Dragon
slayer,
Gre__92,
ilenia
esposito,
Kushi2195,
Veiss,
_purcit_;
per le recensioni gallade
01,
Xenon2180,
Marcy
1999
(che per caso sei lo youtuber?)
e
soprattutto Midnight_1205!
Se ho dimenticato qualcuno/scritto male qualcuno chiedo umilmente
vena, e so che altri mi avranno letto... anche se solo una volta,
grazie mille, grazie di cuore.
Premere
il tasto “fine”
a una storia così lunga per me... capperi
è strano,
però
spero che continuerete a supportarmi anche per
le prossime;
nel frattempo vi saluto col mio modo cancerogeno, ovvero con un
grande XP!
AH,
CREDEVATE CHE SMETTESSI COSÌ EH???
Non
è vero niente del finale aperto, sto già
preparando il seguito!
Ammesso e non concesso che vogliate ancora sopportare questa palla al
piede quale sono io.
Quindi,
scuola permettendo e voi permettendo, riprenderò quanto
prima
possibile (penso, non so, 'sta estate?).
Ciao
a tutti e anche oggi, come le altre volte, spero non vi siate
aspettati un orario di pubblicazione decente :)
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